E' vero che in falconeria molti stili di caccia naturali non potrebbero mai ripetersi. Ad esempio un'altra tecnica di predazione che sicuramente sarebbe entusiasmante è quella dell'astore lanciato a tutta velocità in discesa nel mezzo di un bosco allo scopo di fulminare la preda. Purtroppo per godere di un piacere occorre rinunciare ad altri.
E allora andiamo avanti con la "filosofia" ... ;-)
Vito hai fatto un'osservazione che stimola a molte "penzate"... come dite in Campania... ;-)
"Sarebbe bello vedere..." è questo il punto. Piacerebbe a tutti assistere a "belle" azioni di caccia (sia con il fucile che con il falco) e spesso le "belle azioni" non portano alla cattura, ma il problema è proprio quello di riuscire ad assistere a cacciate particolari. Perché un'azione di caccia possa essere definita "bella" si devono incastrare alcune situazioni, alcune delle quali al di fuori del nostro controllo. Per esempio può succedere che il cane faccia un lavoro eccezionale, che il falco sia in posizione ottima, ma che la preda vada via di pedina facendo forzare il cane o abbassare il falco... per cui anche se la cattura avviene, lo spettacolo è di basso livello. Viceversa potrebbe succedere che sebbene il selvatico ci faccia vedere un frullo veloce, alto e lineare... il falco sbagli. Insomma se parliamo di caccia vera e ci aspettiamo una "bella azione" , tutto deve quadrare e spesso non è così.
Io non ho problemi a dire che ho "ricreato" artificialmente azioni "belle" in passato, non soltanto per la mia goduria estetica, ma anche per capire la potenzialità dei miei falchi e consiglio di farlo a tutti.
Mi spiego. Per esempio, come fare per sapere se il vostro astore partirebbe da lunga distanza sulle prede a terra o al frullo e con quanta tenacia inseguirebbe? Usando la tanto bistrattata scatola di lancio, si può sapere.
Vito vuoi sapere cosa farebbe il tuo astore se un fagiano partisse lungo un pendio boscoso sotto di te? se aspetti che ti succeda con i selvatici... ne hai da aspettare, ma con la scatola è semplice.
Ovvio che se si usa solo la scatola, il bello diventa noia e non ha senso, ma ogni tanto, anche per far lavorare l'astore in modo più impegnativo... ci sta. E' come spaccare legna tutto il giorno e ogni tanto fare un po' di panca in palestra... la muscolatura ci guadagna e
ogni tanto può anche essere divertente.
Io a caccia vera poche volte ho avuto la fortuna di aver visto un'azione veramente bella con i miei astori.
Una in particolare mi è cara, perché quell'astore era particolare.
Quando il selvatico non giocava bene, l'azione, sebbene correlata di cattura finale, non era poi così bella. In un'occasione, una fagiana fermata lunga dal cane fece un volo molto lungo al pulito per poi rasentare per 100 metri, volando a due metri da terra, un filare di pioppi dove voleva rimettersi. L'astore per non perdere tempo, anziché fare lo stesso percorso della fagiana, la seguì volando raso terra, tenendola sotto controllo dalla parte opposta del filare. Pur battendo le ali velocissime e schivando i cespugli, l'astore ogni tanto guardava rapidamente alla sua sinistra oltre gli alberi, per controllare il momento in cui la fagiana avrebbe avrebbe accennato ad entrare negli alberi. Appena lei rallentò per mettersi nei rovi alla base dei pioppi, l'astore con uno scarto perpendicolare agli alberi le tagliò la strada sbucandole davanti e agganciandola nel petto, a un metro da terra.
Quell'astore faceva spesso "percorsi alternativi" alla traiettoria delle sua prede (fagiani al 70%) perché probabilmente aveva capito che defilandosi dalla traiettoria precisa del volo di fuga, le prede si sentivano meno oppresse e diminuivano la velocità. Quando poi arrivavano a 10 metri dalla rimessa, che era per la massima parte costituita da campi di granoturco, i fagiani, potenti, ma con un elevato carico alare, dovevano per forza scendere e rallentare. In quel momento lei accelerava vistosamente e li agganciava quasi tutti a un metro da terra. Il 50% delle sue cattura a inizio stagione, sono avvenute agganciando così e cadendo fragorosamente con la preda due metri dentro al granoturco.
Il suo "recupero" negli ultimi 50 metri era impressionante. All'inizio poteva quasi sembrare che ci mollasse, me serviva soltanto per far rallentare la fuga, poi aumentava progressivamente fino allo scatto finale.
Impiegò due stagioni per imparare questa tecnica e ci vollero parecchi fagiani, ma alla fine ne perdeva pochissimi.
Naturalmente sempre in terreni con campi di granoturco in cui i fagiani adottavano quel tipo di volo verso la rimessa.
Questo per dire che sia le prede che i predatori si adattano alle condizioni di terreno e alla loro esperienza per modificare le proprie strategie e da questo dipende la qualità dell'azione di caccia.