Qualsiasi variazione climatica di una certa entità comporta problemi alla locale fauna in un periodo delicato come quello delle nascite.
Localmente, l’innevamento per periodi piö lunghi del normale e le temperature piö rigide della norma, durante tutto l’inverno, hanno sicuramente “fatto selezioneâ€� su ogni specie,.. dal passero al cinghiale,.. è ovvio che soggetti molto giovani, vecchi o deboli per qualsiasi ragione, in tali condizioni climatiche, hanno avuto minori possibilità di sopravvivenza.
Tornando alla primavera,.. gli uccelli.. che nidificano in questo periodo, per aver successo in termini di prole allevata, necessitano di condizioni ottimali in quanto a temperatura, umidità , piovosità ecc… una nidiata che in media si sviluppa bene nella tiepida penombra di un nido primaverile, con qualche goccia di pioggia di tanto in tanto, avrà grosse difficoltà a sopravvirere sotto costanti acquazzoni e forti venti che comportano conseguente ipotermia sino alla morte dei giovani,.. ma vento e pioggia costante creano problemi ancor prima, quando le uova sono ancora nel nido e la femmina fatica a riscaldare cio che l’ambiente esterno raffredda in continuazione.
Inoltre l’azione meccanica del vento comporta, nel caso di nidi non perfettamente fissati, o fissati su rami secchi,.. la caduta degli stessi con conseguente perdita della covata.
Nel caso di mammiferi come la lepre o la minilepre che non scavano tane ma costruiscono semplici covi superficiali, continue piogge dovrebbero comportare la perdita per ipotermia (o addirittura di annegamento vero proprio nei casi in cui il covo sia creato in un avvallamento o in prossimità di corsi d’acqua) di parte dei neonati, ovviamente delicati e già soggetti all’azione dei predatori (ove esistenti),.. ma se Imonedas conferma il contrario, o perlomeno non nota perdite significative, tanto meglio,.. in fondo l’esperienza diretta formata da anni passati sul campo puo smentire qualsiasi teoria.
Non dovrebbero aver problemi (dovuti al clima) volpi e conigli,.. le profonde tane consentono protezione adeguata e temperature pressochè costanti.
Per i corvidi in particolare,..
Escludendo le taccole che sfruttano magistralmente tetti e strutture solide, come e meglio dei piccioni, ben al riparo da pioggia e vento,.. gazze, cornacchie, ghiandaie e nocciolaie (queste ultime piuttosto rare e presenti, in Italia, quasi esclusivamente sull’arco alpino), sono soggette alle stesse difficolta degli altri uccelli che nidificano sugli alberi.
Di fatto pero, i corvidi sembrano effettivamente molto robusti e poco soggetti alle condizioni climatiche (entro un certo limite).
Molto piö distruttive, per i corvidi, sono invece le trappole tipo “Larsenâ€� (sistema estremamente selettivo in quanto impiega un soggetto vivo della specie bersaglio che funge da richiamo) che in questi periodi le Province piazzano ovunque (se ritenuto opportuno) al fine del contenimento di questi “ex nociviâ€�,.. in una giornata possono essere catturati decine di esemplari su pochi ettari di territorio (ovviamente in caso di densità elevate).
Saluti, Dom.