dal sito geopress.org: Il sospetto del racket dei rapaci giocolieri e l’esiguità della pena – I protezionisti: un colpo gravissimo per un’Aquila che rischia l’estinzione
di redazione | 11 maggio 2013
Il furto è avvenuto l’altro ieri in provincia di Agrigento. Sulla parete rocciosa dove stava nidificando la rarissima Aquila, sono stati trovati numerosi segnali dell’avvenuto saccheggio. Dei due giovani, invece, non c’è più alcuna traccia.C’è tristezza ma anche rabbia tra i protezionisti del Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia, che da settimane sono ormai impegnati in un instancabile lavoro di tutela dei siti di nidificazione. Con questo ritmo, dicono mostrando studi scientifici, l’Aquila è destinata a scomparire. Un colpo durissimo per la biodiversità del nostro paese, essendo peraltro la Sicilia l’unica regione italiana dove ancora nidifica la rara Aquila.L’aspetto più inquietante della vicenda è però quello del luogo ove è avvenuto il furto. Un nido già conosciuto dalle Forze dell’Ordine. Quel posto, un paio di anni addietro, era infatti divenuto il punto di partenza di un’ampia attività del Corpo Forestale dello Stato che, su delega delle Procura della Repubblica di Caltanissetta, catapultò da Roma i suoi migliori investigatori. La Sezione Investigativa Cites riuscì a ricostruire i percorsi dei poveri aquilotti depredati. Venne così rilevato un lucroso quanto vasto traffico di uccelli rapaci che coinvolgeva numerosi paesi europei. Dalla Sicilia verso il centro europa. Qui, riciclati con documenti falsi, tornavano in alcuni casi proprio in Sicilia, dove sono stati poi sequestrati. Un’Aquila in particolare, riferì allora il Corpo Forestale dello Stato, faceva specifico riferimento ad un ben preciso nido. Un giro di delinquenti che, per quanto vasto, è ancora circoscrivibile, soprattutto per i basisti locali. Eppure lo stesso nido torna ad essere depredato.Allora il Corpo Forestale dello Stato riferì delle attività di falconeria illegale, purtroppo a volte incentivate da manifestazioni di stampo medioevale, pagate con soldi pubblici. Ancora più espliciti i volontari del Coordinamento, secondo i quali il boom dei furti nei nidi è avvenuto dopo la modifica della legge sulla caccia che ha legalizzato tale forma venatoria. Non tutti illegali, ovviamente. Prima di tale intervento, però, i bracconieri specializzati nei falchi, erano solo alcuni tedeschi, con scarsi appoggi locali. Depredavano, in particolare, i nidi dei falchi pellegrini fino all’interno della città di Palermo. Oggi si punta in alto. Falco Lanario ed ancor di più l’Aquila del Bonelli. Finanche in quei luoghi per i bracconieri decisamente pericolosi.Eppure, riferiscono sempre i volontari, anche quest’anno si era provveduto ad allertare i Distaccamenti della Forestale siciliana e l’Azienda Foreste demaniali. Per questo, ora più che mai, è importate rinnovare l’appello per una vigilanza ferrea del territorio . I bracconieri, infatti, si appoggiano a personaggi locali che sanno molto bene come muoversi. In queste ore sono sicuramente impegnati nei pressi di altri nidi. Ad agevolarli, purtroppo, anche l’esiguità della pena. Basti considerare che un falconiere fermato dalla Forestale siciliana in occasione di una manifestazione folcloristica di stampo medioevale, è stato recentemente condannato al pagamento di 500 euro. Questo nonostante, riferiva l’accusa, sarebbe stato trovato in possesso di due Falchi privi della necessaria documentazione. Per capire di cosa stiamo parlando, basti considerare che un’Aquila del Bonelli può arrivare a valere anche 15.000 euro.E dire che l’indagine di due anni addietro, partita proprio da quello stesso nido di Aquila del Bonelli ora depredato, si era avvalsa della comunicazione di nomi di numerosi sospetti basisti. Siciliani, pedine ma forse anche clienti, del traffico internazionale di uccelli rapaci. Dati alla mano, commentano dal Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia, l’Aquila del Bonelli è così avviata ad estinguersi. Questo nonostante sia tutelata da disposizioni nazionali ed internazionali, come nel caso della Direttiva comunitaria dalla quale sarebbero peraltro arrivati cospicui finanziamenti per la Regione siciliana.Un pugno di volontari, invece, continua a presidiare i nidi.I genitori dei due aquilotti rubati, hanno così nuovamente avuto distrutta la stagione riproduttiva. Volano alti e distanti da un nido ormai inutile. I due piccoli, molto probabilmente, sono già stati portati via dalla Sicilia.
fonte: geapress.org
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Siamo davvero stufi che i falconieri vengano associati ai bracconieri… Troppo facile dare colpa alla nostra categoria semplicemente per il fatto di non voler comprendere la nostra Arte Millenaria… Le aquile di Bonelli detenute da falconieri in Italia, si contano su una mano e sono in possesso di regolari documenti CITES con prelievo di DNA (giustamente). In Italia il CFS effettua controlli severissimi negli allevamenti di rapaci ed affermare che ci siano dubbi sui controlli degli allevamenti è come affermare che il CFS non adempie nel proprio compito. I falconieri italiani si dissociano dai ladri di nidi, dai trafficanti e da quelli che eludono le leggi. Chiamare un ladro “falconiere” è troppo facile ma assai utile per quelli che condannano la nostra Passione. Il falconiere rispetta la legge e le regole etiche che seguono la falconeria. Chi le infrange non è un falconiere ma un parassita della società che non ha scrupoli nel danneggiare animali preziosi ed in pericolo come l’aquila del Bonelli. Non sappiamo chi sono queste persone perchè non avremmo nessun problema a denunciarle. Credo che il furto sia stato commissionato dall’estero con la compiacenza di gente del luogo senza scrupoli. Queste aquile non spariranno nel nulla, dovranno cercarle fuori dall’ Italia e le autorità dovranno vagliare molto attentamente sul rilascio della nuova documentazione CITES e sui loro richiedenti. Dovranno andare a vedere tra i collezionisti, zoo, centri recupero, ricchi privati… La considerazione che appare lampante è invece: come è stato vigilato il nido? I pulli sono stati rubati di notte, chi vigilava ? Chi è che non ha visto o non ha voluto vedere? Perchè non sono state poste nella vicinanza del nido delle telecamere infrarosso o degli avvisatori acustici con fotocellula? Le attrezzature esistono, perchè non vengono utilizzate? Quello che gli ambientalisti non hanno capito è che i falconieri, sono dalla loro parte e sarebbero lieti di collaborare nella vigilanza se solo fossero coinvolti anzichè essere additati come ladri di uova! Pensateci!
Federico Lavanche
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sarete anche stufi, ma di fatto questi sono furti commissionato da falconieri o da allevatori di rapaci: del resto sapete bene chi teneva nascoste due delle aquile del bonelli sequestrate lo scorso anno, e le altre robette trovate qua e la in tutta italia, quindi di che vi lamentate? Isolate i ladroni e la gente eviterà di associare i falconieri onesti ai disonesti, altrimenti incassate e stop.
scusi, signor Federico, le do’ una notizia riferita da uno dei campisti: i campi di sorveglianza sono 3, ma quel sito non era sorvegliato se non saltuariamente perchè ricadente in un fondo privato, perdipiù di proprietà di una nota famiglia mafiosa. Questa notizia arriva direttamente da forze dell’ordine locali. Lascio a lei stabilire se, in presenza di fondi da spendere (?), io o lei possiamo andare a fare sorveglianza o peggio ancora mettere telecamere in una proprietà altrui. Il fatto che i proprietari siano, come dire, piuttosto compromessi con la giustizia, lascia aperte due possibilità: 1) i ladri non lo sanno e corrono seri rischi per la loro incolumità (lo stesso varrebbe per incauti “sorvegliatori” che ladri non sono); 2) i ladri lo sanno perchè sono della stessa pasta dei proprietari. Giusto o no? In ogni caso, che siano destinati a falconieri o a collezioni private, parliamo di una specie che di questo passo saluterà tutti, passando nel triste elenco delle specie estinte.
Sono perfettamente in linea con il suo pensiero. Si tratta di gente senza scrupoli che non si fanno intimidire ne dai campisti, ne dai proprietari del fondo…ne hanno scrupoli nel danneggiare una specie in pericolo come l’aquila del Bonelli!Non per questo però, nel 2013, i ladri di nidi devono farla franca in barba alle istituzioni e alle leggi internazionali! Non è possibile che il CFS che è l’organo a tutela della fauna e della flora non possa intervenire in questo breve periodo riproduttivo!
Messaggio di un falconiere: Credo nel valore della falconeria e sono orgoglioso di essere un falconiere. Sono rimasto attonito innanzi alla notizia del furto dei pulli dal nido di Aquila del Bonelli in Sicilia. Una tale perdita non può lasciare indifferente chi, quotidianamente, lavora alacremente per il benessere dei propri animali. Per chi compie azioni di questo genere esiste un nome ben preciso: BRACCONIERI. Persone da non confondere assolutamente con il mio essere falconiere e la mia passione per questa arte, che è parte stessa della mia vita. Condanno questo episodio, e per quanto possibile darò il mio contributo affinchè i colpevoli, che sono bracconieri e non falconieri, siano identificati e portati a giudizio. Ringrazio tutti coloro che insieme al Corpo Forestale dello Stato, giorno dopo giorno si impegnano a contrastare l’opera di queste persone, in forza dei poteri conferitigli dalla convenzione di Washington.
Prego amici, conoscenti e chiunque mi conosca e conosca la mia passione per la falconeria, di condividere questo messaggio, per interrompere queste miserabili azioni attraverso l’informazione e la consapevolezza.
Ritrovate le due aquile del Bonelli rubate dal loro nido nell’agrigentino!
https://www.falconeria.org/ritrovate-le-due-aquile-del-bonelli-sottratte-dal-loro-nido-nellagrigentino/