Falconeria e falconieri in Estonia

cetreria estonia 0001Attualmente la caccia con i falchi è famosa in tutto il mondo e ha praticanti appassionati in gran parte dei paesi. Tuttavia, la situazione di questa attività è molto lontana dall’essere omogenea: incontriamo paesi nei quali la falconeria è regolata perfettamente e in maniera soddisfacente e paesi nei quali è totalmente vietata, passando per quelli nei quali resta una attività tradizionale, quasi sconosciuta dalle regole legali. Anche nei paesi del nostro entourage, in Europa, le differenze sono notevoli. Pochi mesi fa AECCA ha ricevuto una richiesta di sostegno dai falconieri estoni, di fronte alla imminente revisione legale di questa attività nel loro paese. Anche se il Parlamento estone ricevette numerose sollecitazioni da parte di associazioni di tutto il mondo – tra cui la nostra – nelle quali si richiedeva la legalizzazione della falconeria, quest’ultimo ha purtroppo respinto le argomentazioni ricevute e ratificato il suo divieto. Ricordando che nella nostra storia recente anche noi abbiamo attraversato un periodo di abbandono, di recupero e di una successiva regolamentazione legale, abbiamo voluto avvicinarci ai nostri amici estoni affinché condividano con noi la realtà della falconeria nel loro paese. Siamo convinti che il futuro della falconeria passi attraverso il rafforzamento dei legami con gli amanti di questa modalità di caccia di tutto il mondo, per condividere le esperienze e unire tutti gli sforzi.

L’Estonia è situata sulla costa del golfo della Finlandia, sul mar Baltico. Il suo è un clima marittimo mite, con estati fresche e inverni gradevoli. L’ampiezza del territorio, da ovest a est, è di 350 km e da nord a sud è di 240 km. Non è un paese grande; è quasi uguale alla Danimarca o all’Olanda. Il nostro vicino nordico più prossimo è la Finlandia, un poco più in là, verso il nord-est si trova la Svezia e poi la Norvegia. A est l’Estonia confina con la Russia e a sud con la Lettonia. Per questo, storicamente, l’Estonia costituiva un punto di partenza per viaggiare verso la Scandinavia e i paesi baltici. La capitale dell’Estonia moderna è Tallin.

cetreria estonia 0004Prendendo in considerazione la posizione geografica dell’Estonia, si può dire con certezza che la falconeria è un metodo tradizionale di caccia per gli estoni che è stato dimenticato; il territorio dell’attuale Estonia, costituiva una zona di transito per i viaggi che rifornivano di falchi i cacciatori dell’Europa Occidentale. Si sa per certo che, nei secoli XV-XVI, la nobiltà estone conosceva bene la falconeria. Ci sono informazioni riguardo ciò in differenti archivi di tutto il mondo, come si può leggere nel libro di Robin S. Oggins, The Kings and Their Hawks, Falconry in Medieval England, oltre ad aver lasciato un’impronta nella letteratura, come nella novella di Viacheslav Zbaratskiy Pomitchiki (cacciatori di falchi), dove si menziona l’antica Estonia. Sappiamo anche di un uomo particolare, un nativo estone, Marek Laane, il cui antenato, Hans Luuste, insieme a Tonis Kulli allevavano rapaci, li addestravano e cacciavano con quelli nella seconda metà del XVI secolo.

In Estonia è permesso cacciare 36 specie distinte di uccelli e lepri, caprioli e anche lupi e linci. Quasi la metà del territorio della repubblica è formata da boschi e foreste, ideali per la caccia con lo sparviero o l’astore, le popolazione dei quali, per disgrazia, sono in diminuzione a causa della deforestazione. Sebbene gli spazi aperti non siano molto abbondanti, si sono adeguati per cacciare con le diverse specie di falchi, dai piccoli smerigli ai grandi girifalchi.

In Estonia esiste un’associazione di falconeria chiamata Molnia (www.hot.ee/molnia), che venne fondata nel 1995 da un gruppo di affezionati agli uccelli rapaci; nel 1999 entrò a far parte della IAF e dal 2006 fa parte dell’Unione degli Amici degli Uccelli dell’Estonia (www.linnuhuviliste.ee). Oggigiorno conta soltanto 5 membri.

cetreria estonia 0003Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta da parte di tutti i falconieri dell’Estonia il presidente di AECCA, Andrés Lòpez Sànchez, e tutti i falconieri spagnoli, per l’appoggio ai falconieri estoni nella lotta per la legalizzazione della falconeria nel nostro paese. Disgraziatamente la falconeria in Estonia continua ad essere vietata. All’inizio del 2013, la Commissione ambientale del Parlamento e anche il Parlamento estone stesso lasciarono invariato lo stato della falconeria nella nuova redazione della Legge di Caccia. Nonostante il nostro lavoro e i nostri sforzi e le 76 letture di sostegno per la legalizzazione della falconeria, ricevute da tutto il mondo, si rifiutò la proposta in base alle seguenti ragioni:
(1) Non è un’attività tradizionale estone.
(2) La natura dell’Estonia non permette di cacciare con questa modalità.
(3) Gli ibridi costituiscono un pericolo per gli uccelli selvatici.
Queste ragioni sono basate sulle opinioni degli specialisti della Società dei Cacciatori Estoni, dell’Unione Estone dell’Ornitologia, della Società Protettrice degli Animali e del Ministero dell’Ambiente. I cacciatori non sostengono la legalizzazione della falconeria, perché non la considerano come parte della cultura e tradizione del paese, come si spiega nella rivista Eesti Jahimees, sul numero di gennaio/febbraio del 2013. Paradossalmente, sono gli stessi cacciatori che avevano appoggiato la legalizzazione della caccia con l’arco. L’Unione Estone dell’Ornitologia, per qualche ragione, crede che la natura del paese non sia adeguata per la pratica della falconeria. Tuttavia, questo stesso ambiente naturale è certamente adatto per gli uccelli rapaci e, secondo loro stessi, nidificano circa 20 specie. Tanto per gli ornitologi quanto per coloro che vogliono proteggere gli animali, il più grande sospetto è costituito dagli ibridi utilizzati nella falconeria. È possibile che in futuro si smetterà di chiamare gli ibridi dei rapaci con la parola dispregiativa “ibrido” e si troverà una parola più adeguata. La cosa curiosa è che, mentre gli specialisti estoni sostengono che i falchi ibridi possano perdersi e incrociarsi con gli uccelli selvatici della zona, risulta che i falconieri estoni non sono interessati a utilizzare gli ibridi, se non per la caccia con l’astore. Non molto tempo fa, la legge sulla caccia non conteneva una sola parola circa la falconeria. È stata proibita nel 2002, per iniziativa degli ornitologi e del Ministro dell’Ambiente, quando si è saputo dell’esistenza dei falconieri. In Estonia si possono legalmente allevare e far volare rapaci, dal momento che è vietato solamente utilizzarli per cacciare. A causa di questo atteggiamento nel paese io sono l’unico che pratica la falconeria. Quando ho iniziato non c’erano internet né i forum internazionali ed era estremamente difficile, e a tratti impossibile, trovare o ottenere qualche informazione in relazione alla falconeria. Oggigiorno, grazie alle tecnologie moderne, la falconeria mondiale ha raggiunto un nuovo livello e si è resa accessibile a molta gente grazie ad internet.

cetreria estonia 0002Nel 1998 conobbi Rostislav Sorish, un falconiere ucraino molto conosciuto tra i falconieri russi, che è diventato il mio maestro. Condivise con me il suo sapere riguardo alla così chiamata “scuola slava di addestramento dei rapaci”. Questo metodo fu praticamente dimenticato durante svariati secoli, ma un gruppo di falconieri dell’Ucraina, della Russia e anche dell’Estonia provano a riportarlo di nuovo alla luce. Nel nord della Russia e dell’Ucraina, la scuola slava si conservò più pura (e inoltre, alcuni falconieri moderni di San Pietroburgo possono considerarsi suoi diretti e ultimi eredi). La principale caratteristica distintiva della scuola slava, che ha le proprie origini nell’epoca dell’antico stato Russo di Kiev, è l’utilizzo preferenziale del falco pellegrino e del falco girifalco rispetto agli altri rapaci. L’addestramento del falco con il richiamo è più sofisticato, perciò gli slavi elaborarono un metodo molto interessante che consiste nell’insegnare al falco a fare una serie di impennate e picchiate ripetute. Questo metodo permette di sfruttare tutto il potenziale del falco e trasformare la caccia in uno spettacolo indimenticabile. La singolarità di questa tecnica di caccia consiste nel fatto che il falco, quando veniva lanciato contro un gruppo di anatre, dopo aver colpito il primo uccello non si posava sopra di lui ma saliva di nuovo e colpiva il seguente, e così via. In Ucraina e in Estonia si è recentemente sperimentata questa tecnica con differenti rapaci. Questo metodo è descritto, in modo particolareggiato, nel libro di Rostislav Sorish, Sokoolinaya ojota nashij dnei (La falconeria dei giorni nostri), che si può leggere in formato digitale (in russo) sulla pagina Falcoresearch.info.

Duranti molti anni, i falconieri estoni si sono dedicati alla cura e al recupero dei rapaci malati e feriti. Siamo in contatto con i colombicultori, che ci portano i rapaci che finiscono nelle loro colombaie. Quando è necessario, forniamo ai predatori il trattamento adeguato e così, tutti gli anni riusciamo a guarire vari rapaci. Per la riabilitazione e il recupero delle abilità di cacciatori si ricorre a tecniche di falconeria. In questo modo si ottiene il rilascio in natura di uccelli capaci di procurarsi il cibo da soli. Grazie ad un facile processo, siamo riusciti a creare una colonia urbana di astori che avevano iniziato a nidificare nei parchi della città. L’essenza di questo procedimento consiste nell’addestrare un astore selvatico che si trovava precedentemente in una colombaia, attraverso brevi sessioni di ammansimento . In questa maniera, smette di temere le persone e ha la possibilità di cacciare e procurarsi il cibo nei parchi e nelle strade. Da quando l’uccello inizia a procurarsi il cubo da solo e con sicurezza, si smette di controllarlo. Basta un solo giorno perché l’uccello recuperi il suo stato selvatico ma prova molto meno paura davanti all’uomo. Come c’era da aspettarsi, questo metodo funziona solamente con gli uccelli giovani e questi esemplari si possono vedere per un lungo periodo nel luogo della liberazione, mentre quelli adulti abbandonano il posto in pochi giorni. Nonostante il divieto di utilizzare i rapaci per cacciare, i falconieri mantengono l’iniziativa, volontaria e disinteressata di aiutare i predatori selvatici quando è necessario. Così è la falconeria in Estonia!

Sull’autore

cetreria estonia 00004Dmitri Saska, vicepresidente dell’associazione estone della falconeria Molnia, entrò nel mondo della falconeria all’età di 13 anni. Il suo primo uccello fu un gheppio che gli portarono via delle persone incontrate nel bosco. Conosce Jevgeni Shergalin – l’attuale responsabile della collezione del Falconry Heritage Trust (www.falconryheritage.org) – e la sua eccezionale libreria fu l’inizio del suo processo di formazione come falconiere. Uno dei suoi maestri è stato il famoso falconiere ucraino Rostislav Sorish, il quale gli insegnò i segreti dell’addestramento degli uccelli da falconeria. Attualmente fa volare un falco sacro chiamato “Sakrat”, portato al centro di allevamento Galichya Gora della provincia di Lipetsk, in Russia. Considera la falconeria come una forma di integrazione con la natura. Oltre alla carica nell’associazione di falconeria, è il presidente dell’Unione degli Amici degli Uccelli dell’Estonia e delegato del suo paese nella IAF.

Testo di Dmitri Saksa
Fotografie di Leonid Garus

Si ringrazia per la traduzione: Eleonora Pavoni

Riproduzione Riservata – Articolo pubblicato sulla rivista di falconeria “La Alcandara” edita dalla AECCA e pubblicato su www.falconeria.org, con il permesso della AECCA Copyright 2015

Game fair 2015, l’evento del “fare”

game-fair-2015_1“Fare” e “sperimentare” sono le parole chiave che caratterizzano la venticinquesima edizione di Game fair Italia, l’unico esempio di Country festival italiano, in programma dal 30 maggio al 1° giugno alla Fiera di Grosseto, in località Madonnino, nella frazione di Braccagni, nel cuore della Maremma toscana. Game Fair stupirà ancora una volta i visitatori con ampie aree dedicate ad outdoor come equitazione, cinofilia e tiro sportivo.

Area espositiva, Ring spettacoli, Ring cani, Ring dimostrazioni, Ring sfilate, Levrieropoli, Coursing bassotti, Area Cani da ferma, Arena Benelli: questi gli spazi in cui sarà suddiviso il polo fieristico e all’interno dei quali le famiglie, gli amanti del country life e i semplici curiosi, possono scegliere tra gli oltre 250 appuntamenti, eventi e spettacoli interattivi previsti durante i tre giorni di Manifestazione.

Grande attenzione al mondo della cinofilia rappresentato da numerose dimostrazioni e attività alle quali possono partecipare grandi e piccini. L’antichissimo lavoro della pastorizia è portato in scena dagli allievi di Liuba Musso, famosi per le dimostrazioni di Sheep dog mentre, di elevata importanza sociale, è il lavoro svolto dall’Asd Dog park il Casalone: l’Associazione si occupa di addestrare cani coinvolti nel gioco dell’agility e altri capaci di ritrovare persone disperse, sia in superficie sia sotto le macerie, e che danno dimostrazione della loro bravura in emozionanti simulazioni. I più piccoli possono divertirsi con gli incredibili tuffi delle esibizioni di Splash dog, le acrobazie e i volteggi di A Tutto fresbee e le dimostrazioni di Disc dog.

Game Fair va incontro a tutti i gusti: anche gli appassionati di cinofilia venatoria hanno l’occasione ammirare gli esemplari canini più belli durante le sfilate di Retriever, Epagneul Breton, Segugi Maremmani, Grifon Bleu, Spaniel, Bracchi Francesi e Levrieri ma non solo… queste meravigliose razze sono anche protagoniste di dimostrazioni di riporto e di conduzione. Concludono le attività dedicate alla cinofilia le dimostrazioni di coursing per Bassotti e di caccia in palude per Springer Inglesi e Retrievers. Game Fair 2015 si onora di ospitare le equipes nazionali vincenti della Coppa Europa per cani da ferma continentali e inglesi, durante un interessante convegno/incontro nella sala conferenze del Madonnino.

L’uomo dei record, Renato Lamera, è il protagonista indiscusso dell’area dedicata al Tiro Sportivo: per tre volte al giorno gli appassionati di tiro al piattello hanno la possibilità di seguire le sue straordinarie performance, ammirando, in uno show d’eccezione, la sua incredibile precisione. Chi non si accontenta di rimanere ad osservare può mettersi alla prova e, affiancato da esperti maestri di tiro, mirare ai primi bersagli; i più esperti possono provare le armi delle più prestigiose case armiere sulle 12 linee di tiro a disposizione. Le tipologie di tiro sportivo sono numerose e al piattello si affiancano il tiro dinamico sportivo, tiro con replica western e avancarica, tiro a palla e tiro con l’arco, tiro con la fionda e ad aria compressa, ma anche il tiro virtuale con il laser shot.

Da sempre Game Fair rende omaggio anche all’antica tradizione della falconeria con il gruppo I Falconieri del Re: un entusiasmante spettacolo dedicato ai rapaci, tra i più suggestivi dell’intera Manifestazione, grazie ai falconieri a piedi e a cavallo che danno prova delle loro abilità e di quelle dei volatili che li accompagnano.

Per informazioni: www.gamefairitalia.it.

Corrado Facco, Direttore Generale di Fiera di Vicenza S.p.A., Presidente e Amministratore Delegato di GFI srl, sottolinea: «25 edizioni di Game Fair Italia sono un grande risultato, e la nuova location, in un’area fieristica ben attrezzata di 30 ettari, a Grosseto, zona strategica del centro Italia, rappresentano ulteriori elementi a conferma del successo fin qui raggiunto ma soprattutto solide basi per il futuro. Per questo continueremo nel nostro progetto di valorizzazione di un Evento che negli ultimi anni ha visto crescere costantemente i visitatori ed è divenuto punto di riferimento imprescindibile per le aziende del settore country, dell’attività e delle discipline sportive all’aria aperta e dell’outdoor. Game Fair è un appuntamento unico nel suo genere dove anche gli sport, le passioni del tiro sportivo e della caccia consolidano il valore e il rispetto della natura e dell’amore per l’ambiente. Cultura, divertimento e natura per tutte le età. Porteremo avanti il nostro impegno anche grazie alla collaborazione con Grossetofiere, a conferma della nostra forte attitudine a creare sinergie di ampio respiro con altri player fieristici».

UNCF sarà presente con proprio stand.

Dalla parte dell’Aquila di Bonelli “senza se e senza ma”. Falconieri uniti contro il bracconaggio

IMG_0562bOgni anno, con l’arrivo del periodo primaverile i siti siciliani di riproduzione dell’aquila del Bonelli diventano a rischio di bracconieri senza scrupolo, pronti a depredare i nidi di preziosi pulli. Preziosi proprio per la protezione della biodiversità di una regione tra le più ricche nella nostra nazione, dove l’aquila del Bonelli, una specie in via di estinzione, scomparsa per sempre dalla Sardegna, sopravvive solo in poche decine di esemplari.

47_1bonelli_s_eagle_1Trafficanti e bracconieri senza scrupoli sono pronti a mettere a rischio la sopravvivenza stessa della specie per un mero e turpe guadagno economico, o per avere un animale da collezione, incuranti del danno irreparabile che portano a una specie così a rischio. Il traffico delle Bonelli, pur partendo dall’Italia, vede spesso coinvolti paesi d’Oltralpe complici o mandanti dei furti dei pulli che spesso, dopo essere ‘legalizzati’ e forniti di documenti regolari in altre nazioni, vengono acquistati da falconieri tuttavia ignari della loro provenienza illecita.

brd_Cade_TPFI falconieri, nel corso dei secoli, hanno dimostrato una grande attenzione alla conservazione dei rapaci, del loro ambiente e delle loro prede e negli anni ’60 hanno contribuito fortemente a impedire l’estinzione del falco pellegrino negli Stati Uniti d’America a causa dell’uso massiccio del DDT, grazie a progetti di reintroduzione guidati dai falconieri del Peregrine Fund. Così come i falconieri, i biologi del CMS, il Gruppo per l’utilizzo sostenibile delle risorse dell’IUCN e il BirdLife International collaborano insieme da anni nella Saker Task Force per la conservazione del falco sacro: nelle steppe della Mongolia solo il problema dell’elettrocuzione causa la morte di circa 55 falchi sacri ogni 10 km all’anno.

Bonell's-Eagle-adm-feed_0101I veri falconieri non hanno nulla a che vedere con quelle ‘mani illegali’ che prelevano i piccoli dai nidi e sono pronti a impegnarsi in operazioni di supporto, sorveglianza e contrasto a tali pratiche illegali e inaccettabili. Accanto ad un’attenzione ferrea, non solo locale, ma anche a livello nazionale e internazionale, occorre individuare i manovratori e i destinatari di tali specie protette, in un mix di collaborazione fattiva tra i volontari della conservazione, le autorità pubbliche preposte al controllo del territorio e della fauna selvatica e i falconieri.
bonelli 3.img_assist_custom-300x225È assolutamente indispensabile che le istituzioni stesse si facciano carico del problema, mettendo in campo piani e azioni coordinate, che siano costanti e ripetute nel tempo.
Non si deve perdere altro tempo: lo impongono i numeri così fragili della popolazione dell’Aquila del Bonelli, poche decine, e le ultime coppie dell’avvoltoio capovaccaio presenti in Sicilia. La stessa allerta e attenzione va riservata anche per la più importante popolazione di falco lanario in Europa, circoscritta in aree localizzate e ben definite del territorio siciliano.

bonellis_eagle_p1Occorre una chiara volontà, per difende i nidi dell’Aquila del Bonelli e altre specie protette e per cercare di stroncare in modo definitivo questo traffico non solo illegale ma a dir poco indecente.
I falconieri italiani sono pronti alla collaborazione fattiva sul campo e sono pronti a impegnarsi nei tempi più brevi possibili nella creazione di un Albo dei falconieri e degli allevatori, con relativo codice etico e comportamentale, oltre che di un registro di proprietà delle specie più a rischio con dati anagrafici e indicazione di numero di anello (o chip di identificazione) e relativo CITES, oltre che, in caso di dubbi sulla provenienza, delle analisi genetiche tramite, ormai semplici e non invasive, analisi del DNA.

Come già accaduto con successo in Spagna, i falconieri italiani si auspicano, insieme a biologi esperti di conservazione e allevatori di rapaci, della creazione anche in Italia di un centro per la conservazione riproduzione in cattività dell’Aquila del Bonelli e di altre specie a rischio per successivi progetti di reintroduzione.

Unione Nazionale Cacciatori con il Falco (UNCF)
Associazione Conservazione e Progresso Falconeria (CPF)
Ordine dei Falconieri d’Italia
Circolo dei Falconieri d’Italia
Sifap Federfauna
Associazione Fondazione Lanario

Esperienze e riflessioni sulla caccia alla pernice con falconi d’alto volo

caza de la prdiz 0001Ricordo che faceva un caldo insopportabile: ad oggi per nessuna ragione al mondo volerei il falco alle tre del pomeriggio in pieno settembre quando la temperatura rasenta i quaranta gradi, ma allora, nel 1992, avevo molti anni in meno, e l’ansia di volare Sonia, la mia femmina di baharì, superava l’inclemenza del tempo.
Inoltre avevo molta fiducia in questo splendido falco di una sola muta, che a dire il vero, non aveva mai cacciato niente che non fosse uscito dalla mia borsa, ma aveva la peculiarità di poter volare a qualsiasi ora del giorno ed in qualsiasi ambiente, posizionandosi sempre sopra la mia testa non appena iniziavo a logorare.

caza de la prdiz 0003Quel giorno era il primo di una nuova tappa del mio percorso di falconiere, fino a quel momento incentrata sulla caccia al coniglio ed alla lepre con l’astore.
Sentì che era giunto il momento di dedicarmi alla caccia col falcone, e non limitandomi solamente alla cattura di piccioni di rilascio, come avevo fatto fino a quel momento, motivato forse dal fatto di non aver avuto l’ambiente adatto o non aver cacciato abbastanza da poterci provare sul serio.

Sonia era leggermente più bassa del suo solito peso. Non le avevo ancora tolto il cappuccio quando una brigata di pernici, che essa vide perfettamente, si alzò in volo a cento metri di distanza da dove ci trovavamo noi. Non ci fece minimamente caso, ed iniziò il suo volo a circa trecento metri alla mia destra agganciando una termica che per poco non me la faceva perdere.
caza de la prdiz 00004Ma la pellegrina era molto disciplinata e appena iniziai a girare il logoro, Sonia uscì dalla termica come un razzo e in pochi secondi si posizionò sopra la mia testa, in attesa del suo piccione.
Appena prima di aprire la borsa per servirglirelo, mi tornò in mente la brigata di pernici rosse e, senza particolare speranza, iniziai a correre verso la zona dove le avevo viste scendere. Iniziarono a scappare pernici in ogni direzione e Sonia non fece il minimo gesto di picchiare su di esse. Una pernice ebbe la malaugurata idea di passare in volo sopra alcune stoppie e, senza aspettarmelo, vidi che il falco piegava le ali e si lanciava in picchiata, impattando sulla pernice che cadde fulminata a cinquanta metri da me; in quel momento Sonia fece un ricciolo e si posò dolcemente sulla preda. Non ci potevo credere, iniziai a gridare e saltare: la nostra prima pernice!

caza de la prdiz 0004Feci fare alla mia brookei talmente tanto buon gozzo che quasi faceva fatica a respirare, la presi su e mi diressi a tutta velocità verso l’auto, perché non vedevo l’ora di chiamare il mio caro amico Fernando Izquierdo per raccontargli l’accaduto; lui, mai molto espansivo nell’esprimere emozioni, ascoltò pazientemente la mia storia ed al termine mi disse: “Molto bene, domani fanne un’altra”. In quel momento della stagione, Fernando, come ogni buon maestro falconiere, aveva già quattrocento pernici cacciate, ma tralasciando questo, decise di darmi un’opportunità.

caza de la prdiz 0005Fu in quel momento che sbocciò la mia grande passione, la caccia alle pernici rosse con falchi di alto volo. Da quel momento in avanti non ho trascorso neanche un solo giorno di caccia senza insediare le pernici. Rileggendo i miei diari, la memoria mi riporta alla mente più di un migliaio di catture veramente belle e speciali, ma non dimenticherò mai quella prima pernice che involandosi diede origine a quello che sarebbe stato il mio futuro come falconiere.

caza de la prdiz 0006Attraverso questa piccola, personale ed accattivante introduzione, cercherò di raccontare la mia modesta esperienza in questa tipologia di caccia, nella quale convergono diversi fattori. Il falconiere gioca un ruolo fondamentale perchè deve studiare l’attacco minuziosamente, soprattutto quando si tratta di volare un giovane. E’necessario preparare bene la strategia di attacco per poter avere l’opportunità di insediare una pernice.

Verso i primi giorni di ottobre le pernici sono un po’ più facili da fare ed il falco le può insediare un po’più facilmente. Non bisogna fare più di un paio di rilasci, perché altrimenti si corre il rischio che il falco ci si abitui, dato che si tratta di un volo troppo più semplice di quello che incontreranno sul campo.

caza de la prdiz 0007La cosa migliore è trovare una brigata di pernici in un luogo nel quale la rimessa sia sufficientemente lontana, e possibilmente, posizionandosi in un luogo riparato, in modo da consentirci di avvicinarci senza problemi. Col sole, sono solite mettersi all’ombra delle piante di retama e dei cipressi, perché le fa sentire più tranquille.
Dobbiamo arrivare ad attaccare la brigata quando il nostro falco si trova sulla loro verticale e alcuni metri avanti a noi. Per quanto possibile, dovremmo fare in modo di evitare che la brigata si muova di pedina. Questo infatti attira l’attenzione dei falchi giovani, che scendono provando a catturarle a terra, ma perdendo qualsiasi opportunità di cattura. Se le pernici si involano, ne deriverà comunque una lezione positiva.
Se partono lontane, prima che ci si sia potuti avvicinare, il falco imparerà a tenersi più alto per poter controllare un maggiore raggio di campo. Se le pernici si involano quando il falco è un po’ spostato e non le raggiunge per questo motivo, il giorno successivo sarà più centrato. Se nel tentativo di attaccare si troverà con un ciuffo di penne tra le zampe, stai pur tranquillo che in breve tempo imparerà a stoccarle. Saranno poi la caccia e il passare dei giorni a renderlo un falco maestro in questi lanci. Non esiste altra possibilità se non quella di imparare e poter così migliorare la propria capacità di sopravvivenza.
In precedenza ho parlato di quanto abusare dei rilasci, secondo il mio parere, sia controproducente, ma consiglio di tenere, nella prima stagione di caccia del nostro falco, una pernice nella borsa e servirgliela quando lo merita. Scegliere il momento giusto per servirgliela non è mai facile e molte volte questa è la caratteristica che fa la differenza tra avere un falco normale ed uno veramente valido. A tal proposito dopo molte stagioni di caccia mi sono convinto di una regola: faccio rilasci solo quando il falco ha volato ad una buona altezza, è stato ben centrato ed infine ha stoccato la preda seppure non sia riuscito a catturarla. Dopodichè attendo che il falco si posizioni nuovamente e gli servo il rilascio nel punto della rimessa della pernice, in modo molto naturale, affinché il falco non si accorga dello scambio.

Durante il primo anno, ogni volta che il falco cattura, sono solito dare buon gozzo abbondante, facendogli fare digiuno il giorno successivo.
Credo che questo dia ai falchi una sicurezza ed una fiducia straordinaria: il giorno di caccia seguente salgono molto motivati, desiderosi di un altro festino di carne calda.

caza de la prdiz 0009Un altro punto da tenere presente in questa tipologia di caccia nella quale il falconiere è tanto importante quanto il falco, è il posizionamento dell’attacco, dato che da esso dipende il risultato finale. Prima di mandare il nostro falco su di un attacco impossibile, dobbiamo visualizzare tutti i tipi di variabile possibili: vento, rimesse, arbusti, etc. Una volta verificato che il volo è fattibile, possiamo lanciare il nostro rapace.
Quei lanci nei quali le possibilità di cattura sono molto basse, possono causarne la demotivazione, soprattutto in questa fase nella quale deve proprio trovare la massima motivazione ad attaccare.

A volte questo è complicato da mettere in pratica, dato che abbiamo sempre meno pernici sui nostri terreni, motivo per il quale il falconiere può sentirsi anche stanco e demotivato dovendo cercare una brigata di pernici anche per diverse ore. Comunque, è necessario studiare bene il lancio, perché se non lo si pianifica bene fin dall’inizio, rischia di concludersi in un fallimento.
Un dibattito che coinvolge moltissimi falconieri riguarda la specie, il sesso ed il peso del falco idoneo a questo tipo di caccia. Io personalmente ho cacciato con terzuoli di poco più di 500 grammi e con femmine che superavano i 900, ma per cacciare in modo costante, prediligo falchi di almeno 550gr di peso di caccia. Ci sono persone che sono in disaccordo con questa teoria ma ho avuto modo di valutare in tutti questi anni che le pernici nel mese di Dicembre sono molto forti e dure e , se non ricevono una bella stoccata, non impattano con forza sufficiente al suolo. Noi abbiamo notato che questa è la modalità con cui si ottiene la morte della maggior parte delle pernici, motivo per il quale ricopre una certa importanza anche la differente struttura del suolo: sassi, maggese,…

caza de la prdiz 00010Probabilmente la mia grande scoperta per la caccia alle pernici sono stati gli ibridi ed in modo particolare i girpellegrini. Quando ho volato con i terzuoli, tutti, come dice un altro mio caro amico, mi sono sembrati i “primi della classe”, soprattutto nella rapidità nel montare.

Il primo ibrido col quale sono andato a caccia risale al 1997, e fu veramente facile prepararlo e metterlo a caccia, tanto che già nel mese di Novembre contava quasi 80 catture. Inizialmente pensai che fosse la qualità di un singolo esemplare e di aver beccato un terno al lotto. Riesco a malapena a ricordare i lanci falliti da questo falco, nonostante gli abbia presentato voli difficili per un giovane, ma era sempre ben posizionato, all’altezza giusta e molto efficace nello stoccare. Non era disposto a lasciar scappare niente. Le poche volte che la pernice riusciva ad evitare la picchiata, faceva sfoggio di una delle migliori qualità di questi ibridi: l’inseguimento. E seppure non mi faccia impazzire catturare in questo modo, non posso fare altro che ammirare questo incredibile atleta, che è capace di attaccarsi alla coda della pernice, raggiungere piena velocità e riuscire ad agganciarla.
Tra i compagni di viaggio di questa modalità di caccia tanto buona e aggiuntiva, ho l’obbligo di menzionare quello che considero il mio falco migliore, Zidane, un terzuolo ibrido di girifalco silver X pellegrino. Ha tre mute, con un peso di volo che supera gli 830gr. Nel descrivere il procedimento di addestramento di questo falco, molto falconieri troveranno diversi punti in comune con i propri rapaci. Zidane è stato allevato da Alfonso Arisò, e fin dall’inizio i suoi progressi furono spettacolari. Ricordo che il 19 di Luglio gli feci il suo terzo piccione ad un’altezza superiore ai 150 metri, dopo che volava da solo 9 giorni, e sembrava già un falco esperto, centrato ed attento. Mi sembrava ovvio destinarlo alle pernici, ma eravamo a Luglio e fino ad Ottobre mancavano due mesi e non avevo altra soluzione se non continuare con i piccioni viaggiatori, con l’intento di non farglieli prendere. E qui commisi un grande errore, perché visto che il falco era molto forte e determinato, faceva inseguimenti di chilometri, catturando la maggior parte delle volte.
Inizialmente non me ne preoccupai e decisi di lasciar perdere i piccioni, ma era troppo tardi poiché, appena tolto il cappuccio, il falco saliva come un razzo raggiungendo quota in attesa del piccione. Se non lo servivo, saliva ancora un po’, finché non ne avvistava uno, cosa piuttosto facile nella zona in cui lo addestravo. Non c’era altro rimedio che prendere l’auto ed andare a prenderlo, con la sua preda catturata. Come se non bastasse, mangiava con un’avidità e rapidità sorprendenti. Se tardavamo più di 15 minuti ad arrivare, lo trovavamo con un gozzo esagerato, risultato del suo bottino.

caza de la prdiz 0010Tutto questo fece me lo fece scadere molto per la falconeria. Per dare un dato, nel suo primo anno catturò 86 piccioni selvatici e solo 10 pernici. Durante la sua seconda muta 70 piccioni e 8 pernici. Questo significa che durante le sue due prime stagioni ho dovuto inseguirlo per ben 156 volte. Una follia, nella quale ero sempre accompagnato dal mio caro amico falconiere Miguel Cuesta, il quale, se ci ripenso, non so come abbia fatto a sopportare tante avventure per campanili, tetti, corti, piazze, fattorie, etc etc.
Quando ero sul punto di gettare la spugna, mi riproposi di dare a Zidane ed a me stesso un’ultima possibilità. Visto che a Toledo, zona dove caccio, è praticamente impossibile volare senza incontrare un piccione, decisi di farlo alle ultime ore della giornata, quando i columbidi fanno molta poca attività, dato che la maggior parte di essi è già nei dormitori. E funzionò. Lo ricompensai facendolo mangiare a volontà su ogni pernice catturata e non volandolo il giorno seguente, cosa che alcuni falconieri chiamano “fare le terze”.

Zidane capì immediatamente che era più fruttuoso e comodo restare con me che fare inseguimenti sui piccioni. Alla sua terza muta catturò 98 pernici e 5 piccioni. Posso dire che l’efficacia di questo falco in alcune stagioni raggiunse il 90%, catturando in luoghi inimmaginabili, con stoccate contundenti e risolutive. Arrivò a tanta maestria con le pernici rosse, che quando non le poteva attaccare perché la brigata non era dove l’avevamo divisa, le andava a trovare nella loro nuova posizione e veniva a cercarci perché gliele alzassimo. Veramente un maestro. Non so quanto tempo vivrà ancora, ma avendo già 13 anni non credo che potremo avere ancora molte stagioni di caccia da goderci sul campo. Fino ad ora non ha avuto un calo fisico drastico. Ho letto alcuni articoli americani che raccontano di ibridi volati fino ai 18 anni. E penso proprio che Zidane possa fare altrettanto. Suo padre, un girfalco Silver, morì a 23 anni, a casa del mio amico Fernando Izquierdo, dopo aver procreato una progenie di più di 300 pulli.

Nella caccia alla pernice sono molti i pellegrini validi, ma Sonia e Metrìn sono quelli che mi sono rimasti più impressi. Sonia, una femmina di Brookey con un peso di caccia di 800gr e Metrìn, un terzuolo di scozzese e pealei di 650gr di peso di caccia. Sonia fu il mio terzo falco e me lo regalò il mio amico, falconiere e maestro Miguel Cuesta. Trascorsi con lei 8 anni e la sua migliore qualità era quella di essere un falco molto efficace e sicuro. Usciva sempre trionfante, indipendentemente dall’orario, il luogo o il tempo atmosferico. La caratterizzava la facilità con la quale insediava le pernici. Coloro che l’hanno vista volare saranno d’accordo con me. Ma lei in pratica era così. In 8 anni l’ho vista raramente legare una preda. Registrò un tabellino di quasi 300 pernici, catturandole praticamente in qualsiasi luogo o situazione. Morì affogata dentro un pozzo inseguendo una pernice. Per un falconiere la morte di un falco è un momento doloroso e traumatico. E infatti per me fu cosi. Metrin, il terzuolo di pellegrino, è un falco dal grande stile e dotato di una tale aggressività che diventa divertente anche tenerlo al logoro, ma una volta che esce sulla preda, tutto si dimentica e passa come una cosa semplice e naturale. Raggiunge una buona altezza, si centra perfettamente e riesce a fare ciò che altri non riescono, essendo capace di picchiare al momento giusto. Picchia e picchia fino ad uccidere la pernice, perché questo è il ruolo del falco da caccia, ne va della sua vita. Voglio che questo sia ben chiaro perché ci sono alcune correnti di pensiero che sostengono che non è così. Per questi falconieri conta solamente l’altezza, ma salire fino a 700m non serve a niente se poi non si sa scendere in picchiata. Alla fine riusciranno a catturare solo piccioni di rilascio.

caza de la prdiz 0011Non dimentichiamo che la falconeria è la caccia di una preda selvatica nel suo ambiente naturale e per il bene della vera falconeria non dobbiamo mai scostarci da questa definizione. Sono a favore di ogni innovazione tecnologica che possa aiutarci a migliorare l’addestramento dei falchi, ma sempre con l’obiettivo della caccia naturale. I consimili selvatici non possono permettersi un apprendimento eterno e alla stessa stregua noi non dobbiamo intestardirci in addestramenti infiniti.

Un’altra questione da considerare è che, per molto tempo, si è voluto enfatizzare il fatto che la difficoltà e complessità della pernice varino di zona in zona. Innanzitutto se per difficoltà si intende che la pernice fa molti più voli o che procede più di pedina, io lo vedrei come un vantaggio ed un incentivo per il nostro falco, poiché con questo tipo di pernici si può solo migliorare e raggiungere obiettivi migliori rispetto a quelli perseguibili nei luoghi dotati di pochi spazi per pedinare, pieni di rimesse o di zone idonee al volo del falco.

Ho cacciato pernici in molti luoghi del territorio nazionale e quello che ho imparato è che ci sono terreni nei quali occorre preparare il volo da molto più lontano. Questa caratteristica si riscontra in quei luoghi nei quali la pernice ha una grande pressione da parte dei cacciatori in forma vagante e quindi si invola difficilmente. Al contrario, queste stesse pernici, compiono volti molto lunghi, facendo fare un notevole sforzo ai nostri falchi. Invece nelle zone nelle quali non sono soggette a questo tipo di pressione venatoria, le pernici si involano molto più spesso e questo permette di lanciare da distanze molto più ravvicinate. A tal proposito ritengo che le pernici siano tanto più difficili quanto corti sono i loro voli, poiché sgusciano e sfuggono ai nostri falchi. Per questo sono preferibili, potendo scegliere, pernici che fanno voli lunghi.

caza de la prdiz 0008Uno dei grandi alleati del quale noi cacciatori falconieri di pernici con l’alto volo possiamo avvalerci, è il cane. Devo riconoscere che inizialmente non tenevo molto in conto il loro aiuto, non attribuendogli la stessa importanza che giorno dopo giorno sono arrivato a riconoscergli oggi.
Quando hai un cane, ti sembra impossibile andare a caccia senza di lui, perché ti trovi in situazioni nelle quali sarebbe impossibile alzare una pernice senza il suo aiuto, potendole passare di fianco e, nascosta in un arbusto, non vederla neanche. A tal proposito ho aneddoti vissuti col mio caro amico Miguel, battendo arbusti da una parte e dall’altra, poi smettere, chiamare il falco al logoro, incappucciarlo, fare due metri e sentire il frullo inconfondibile delle pernici. Sembra impossibile. Praticamente ci manca poco e le abbiamo calpestate! Può capitare, se vai a caccia senza il cane.

Per quanto riguarda la razza del cane, ho passato anni cacciando con il Setter Inglese, e qualche anno con un grande alzatore come lo Springer Spaniel Inglese. Ma comunque esistono molte altre razze che sono di grande aiuto e possono aumentare la praticità dei lanci.

Resto sempre molto perplesso nel vedere falconieri che hanno buoni falchi e non riescono a catturare pernici con regolarità. Ho osservato molti di questi falconieri e nella maggior parte dei casi il problema non è radicato nel falco ma nel fatto che si sottovalutano le pernici. Esistono questioni tecniche in questi voli che dobbiamo seguire: ad esempio volare i falchi su coppie di pernici prima che su grandi brigate. Questo perché è più semplice e veloce per in nostro rapace scegliere e selezionare una tra due pernici che tra una decina di esse.
Quei millesimi di secondo che il nostro compagno alato perde, sono cruciali per un lancio proficuo. Inoltre ho falchi dell’anno che si fanno delle remore nel picchiare su brigate molto copiose e altri che picchiano dopo un secondo da quando si sono involate, con la conseguenza di un attacco poco proficuo.

Con i falchi maestri in questa specialità, si può cacciare senza dividere le pernici, ma occorre essere abbastanza certi che la brigata non si trovi in una zona troppo vasta.
Devono essere falchi che restano a lungo in ala, senza mollare. Ho avuto falchi pellegrini con queste qualità. Se si ha un solo falco gli si può dedicare molto più tempo e potenziare il fatto che giorno dopo giorno acquisisca sempre maggiori capacità.

In questo caso la strategia del falconiere conta un po’meno, dato che non possiamo prevedere il punto nel quale incontreremo la brigata.
Il nostro cane in questa situazione sarà il nostro migliore aiuto, la nostra guida; dobbiamo avere fiducia in lui ed attendere i suoi segnali.
Ho conosciuto alcuni falconieri che volano i propri falchi quasi esclusivamente in questo modo e posso dire di provare una grande ammirazione per la difficoltà che questa tecnica rappresenta. Il mio amico nonché grande falconiere Jesus Palencia, quando abbiamo avuto modo di volare insieme in Vallodolid, mi ha dilettato con voli lunghissimi e di grande stile. Davvero un bravo falconiere!
Mi capita di fare chiacchiere o scambiare pareri informali con altri falconieri, nei quali si valuta e discute la convenienza di catturare una pernice che sia stata mancata al primo volo. Sono in molti a sostenere che non si debba mai e poi mai insediare una pernice che sia stata sbagliata al primo volo ma ci sono anche quelli che pensano completamente il contrario. Può darsi che entrambi abbiano in parte ragione, ma come per ogni presa di posizione, l’estremismo non è mai una cosa buona.
Credo infatti che valutando pochissimi parametri e molto concisi, dobbiamo considerare in pochissimi minuti i danni o i benefici che possiamo dare ai nostri falchi in base alle scelte che faremo. E’ovvio che se stiamo volando un falco giovane ed abbiamo bisogno che si incattivisca sulle pernici, potremo essere un po’meno esigenti e, se anche non riuscisse a fare un secondo volo spettacolare arrivando a grandi altezze, ma comunque si mettesse in posizione corretta e attento a noi ed al cane, potrebbe essere utile servirgli una pernice facile; gli farà solo che un gran bene.
Invece occorre fare il perfetto contrario con i falchi già fatti e formati.
In questo caso dobbiamo essere molto rigorosi, onde evitare di essere ingannati dai nostri compagni alati. Una delle mie migliori femmine di pellegrino, dopo aver messo molte pernici in carniere, si abituò, a partire dalla sua quinta muta, a picchiare e invece di stoccare con forza per abbatterle, colpiva in modo molto leggero, con l’intenzione di far perdere loro la testa e farle rifugiare in rimessa. In quel momento rimontava in modo spettacolare sulle pernici nascoste e attendeva in aria per vedere cosa facessero finché non arrivavo, ed aspettava che io le alzassi.
Alcune volte le sarebbe bastato scendere per inseguirle semplicemente. Sicuramente se fossi caduto molte volte nel suo tranello, il falco si sarebbe rovinato e, col tempo, non avrebbe mai più fatto una picchiata sulle pernici al primo volo.

L’altro dilemma che si presente ai falconieri è che, talvolta, non siamo in grado di dare una risposta logica del motivo per cui alcuni falchi artigliano la pernice con percentuali più alte e altri invece inseguono in modo più regolare. Credo che il motivo sia legato alla dimensione della mano ed all’altezza alla quale essi volano. A 400mt di altezza ed alla velocità di 300km/h in picchiata, con una pernice che vola a 2mt scarsi dal suolo, sono sicuro che la legata diventa un’impresa pressoché impossibile. Al contrario, colpire anche lievemente la pernice implica una perdita di equilibrio tale da farla cadere a terra in modo fulminante, impattare al suolo e morire sicuramente, soprattutto se urta contro una pietra.
Se stiamo volando un terzuolo, questo è l’unico metodo valido per riuscire a fare una pernice. Legare in volo una pernice non è così facile come sembra e sono molti i lanci che sono falliti, ritrovandosi tra le mani un ciuffo di penne, e lo sanno bene i nostri falchi, che molte volte non hanno alternative, soprattutto in terreni di montagna e arbustivi, laddove stoccare significa spesso non riuscire più a ritrovare il punto nel quale è caduta la pernice.

Uno dei fattori che hanno più importanza nella pianificazione e nell’esecuzione di un lancio sulla pernice, è il vento. Per poco che sia, determina in modo straordinario l’esito del volo. Seppure si tratti di un’ovvietà e i falconieri ne siano consapevoli, in caso di vento dobbiamo sempre servire il falco col vento alle spalle, fattore che a volte non è per niente facile, soprattutto quando ci muoviamo da soli e non abbiamo nessun compagno che si muova a piedi, ma ci dobbiamo provare , per dare una direzione decisa alla brigata di pernici ed evitare che compiano uno scarto laterale. Un buon trucco è quello di iniziare a fare rumore una cinquantina di metri prima di arrivare alla brigata, perché in questo modo solitamente non si involano becco al vento. Se al contrario non saremo in grado di farle involare col vento alle spalle, il lancio che ne risulterà sarà veramente molto difficile e solo un falco maestro avrà qualche speranza, dato che la picchiata del rapace controvento risulta molto lenta e lo fa arrivare sulla pernice senza forza.

caza de la prdiz 0012Voglio solamente augurare il più grande in bocca al lupo a coloro che decidono di intraprendere la caccia alla pernice e mi auguro che l’esperienza maturata in vent’anni di questo ininterrotto tipo di caccia riportata in queste pagine possa essere loro di stimolo, sostegno ed aiuto. Sono convinto che altri falconieri dalla forma e stile migliori dei miei e anche con differenti opinioni e visioni della tipologia di lancio, possano farlo ugualmente se non addirittura meglio di me, ma il mio desiderio non è altro che quello di dare un contributo nella promozione e diffusione della falconeria spagnola ovviamente come arte cinegetica.

Testo di Luis Mozo
Fotografie di Alejandro Oria e Luis Mozo
Si ringrazia per la traduzione: Iacopo Stefanini

Riproduzione Riservata – Articolo pubblicato sulla rivista di falconeria “La Alcandara” edita dalla AECCA e pubblicato su www.falconeria.org, con il permesso della AECCA Copyright 2015

Cacciatori, giro di vite sul porto d’armi

cacciatori
La Questura sta revocando i permessi a chiunque abbia riportato condanne. Centinaia di trentini rischiano la licenza.

Tremano, i cacciatori trentini. Stanno arrivando nelle case di molte doppiette trentine provvedimenti di revoca del porto d’armi inviati dalla Questura. Si tratta di revoche o ritiri decisi in base a una nuova e più restrittiva interpretazione dell’articolo 43 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Un’interpretazione che è stata fornita dal Consiglio di Stato con un parere del 16 luglio 2014. In base a questo parere, va revocato il porto d’armi a chiunque abbia riportato condanne penali per delitti non colposi contro le persone commessi con violenza, ovvero per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione. La revoca è prevista anche per chi ha riportato condanne per violenza o resistenza all’autorità o per delitti contro la personalità dello Stato o contro l’ordine pubblico. La licenza di caccia può essere, ma in questo caso è un’opzione facoltativa, ritirata ai condannati per delitti diversi o non dà affidamento di non abusare delle armi. Il Consiglio di Stato ha concluso che va revocato il porto d’armi a chiunque sia stato condannato, anche se successivamente ha usufruito della riabilitazione e anche se ha ottenuto il porto d’armi successivamente alla condanna. La stretta arriva dopo numerosi episodi di violenza in cui sono state usate armi detenute con regolare licenza. In questi giorni la lettera della Questura con cui si revoca il porto d’armi è giunta anche a cacciatori che avevano condanne per piccoli reati. Condanne riportate vent’anni fa. Dopo il parere restrittivo del Consiglio di Stato, non si tiene conto del fatto che dopo la condanna non sono stati commessi altri reati e neanche si tiene conto della riabilitazione. Basta una condanna per un piccolo furto e si può dire addio alla doppietta. Per questo il provvedimento sta creando molti malumori tra i cacciatori trentini. Del resto, il parere del Consiglio di Stato è arrivato dopo alcuni episodi di violenza che avevano spinto molti a essere più severi con il rilascio e il rinnovo del porto d’armi. Molti cacciatori, però, fanno notare che adesso si cade nell’eccesso opposto. Infatti chi si comporta bene da decenni rischia di vedersi revocato il porto d’armi a causa di un errore commesso molti anni prima. Resta da vedere se lo stesso provvedimento di revoca può essere approvato in caso di patteggiamento. Da tempo l’equiparabilità della sentenza di patteggiamento a una condanna, infatti, è in discussione. Da più parti si cerca di capire se deve dire addio anche chi ha patteggiato la pena.

Il parere espresso dal Consiglio di Stato ha ad oggetto esclusivamente l’interpretazione del primo comma dell’articolo 43 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. In precedenza l’interpretazione della norma era più elastica. In particolare, il Tar, aveva sempre ritenuto che la riabilitazione potesse permettere ai condannati di mantenere il porto d’armi. Secondo il Consiglio di Stato, invece, «la condanna per quanto remota e superata dalla riabilitazione non perde la sua rilevanza in senso assoluto». I giudici spiegano: «Il testo della disposizione non lascia alcuna alternativa al diniego o alla revoca del porto d’armi benché questo automatismo possa apparire irragionevole con riguardo a reati come il furto o la resistenza all’autorità. Né ci sono altre disposizioni che possano consentire deroghe». In forza di questa interpretazione sono centinaia i cacciatori trentini che nei prossimi giorni potrebbero perdere il porto d’armi.

di Ubaldo Cordellini

fonte: trentinocorrierealpi.gelocal.it

Candidatura italiana UNESCO per la falconeria: “ARS VENANDI STORICA”

falconeriaE’ un’ars venandi secolare che appartiene alla storia dell’uomo”. Così ha argomentato il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, la candidatura italiana della falconeria a patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, avanzata su richiesta di tutte le maggiori associazioni e federazioni di settore.

Dopo le polemiche animaliste, Lipu soprattutto, che ha scritto una lettera a Renzi, il Presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, Giovanni Puglisi, ha precisato che: “l’Italia candida la falconeria che è già iscritta nella lista rappresentativa dell’Unesco dal 2010” e che “in questo caso la candidatura dei Beni Culturali assume la forma di estensione di un file già esistente”.  In pratica la Commissione, anche volendo, non avrebbe potuto escludere la candidatura. “Personalmente rispetto gli animali – dice Puglisi -, è capitato che la Commissione escludesse le proposte di feste tradizionali che ne prevedono l’impiego”. Ma non in questo caso, perchè appunto, la falconeria è già riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

“Nel 2010 furono gli Emirati Arabi capofila della candidatura che ebbe un totale di tredici stati aderenti, mentre oggi, assieme al nostro Paese, a sostenere i “rapaci in catene” – scrive la Lipu in una nota – si uniscono Germania, Portogallo, Pakistan e Kazakistan”. 

fonte: bighunter.it

La cattura non è un peccato

falcolandiaDopo lo scandalo delle Bonelli e dei lanari Feldeggii, c’è stata come una lunga pausa riflessiva; una sorta di sonno apparente che anestetizzava le coscienze.

Pare però, che a distanza di qualche anno, solo oggi il mondo della Falconeria Italiana ne stia avvertendo l’onda d’urto. Sembra che il falconiere italiano abbia d’un tratto percepito l’orribile sensazione di essere stato in qualche modo profanato,  violato nei suoi valori, e più d’ogni altra cosa, si è sentito impotente di fronte all’aggressione dal popolo degli animalari.

Il verbo è stato pronunziato, la parola maledetta è stata scandita, l’innominabile gesto è stato  chiamato per nome: cattura!

Una moltitudine di Falconieri feriti ha esposto il proprio sdegno sui social non lesinando buonismo e sputando sentenze… a volte, forse, anche da qualche pulpito che ne avrebbe dovuto fare a meno.

Proprio qualche sera fa, su un gruppo facebook, “allevatori italiani falchi”, c’è stata una bella discussione sull’argomento: pare che per arginare il problema delle catture di lanari e Bonelli, la IAF stia pensando (sono voci di corridoio) di istituire un pedigree anche per i rapaci. Quindi l’idea è che: DNA e pedigree servirebbero a fermare quest’ondata di catture che sta infangando il sacro nome della Falconeria e non solo quella italiana, perché se ha scomodato addirittura la IAF, oserei definire di portata europea.

Purtroppo però, ho maturato quel brutto vizio di fermarmi a riflettere, a modo mio cerco di guardare i problemi da tutte le angolazioni, così, mentre sono in veranda a fumare un discreto sigaro, in una fresca sera di primavera, mi sovviene un dubbio atroce: vuoi vedere che nell’arco di qualche anno la cattura dei rapaci sarà bandita da tutti gli stati europei e sarà condannata come un’azione riprovevole e intollerabile?

Ma è veramente questo che vogliamo? Possiamo realmente dirci obbiettivi sull’argomento?

Ho la strana sensazione che si stia per percorrere una strada sbagliata e soprattutto pericolosa. Stiamo ancora viaggiando sull’onda dell’emotività, dovremmo, prima di prendere decisioni affrettate, chiederci cosa sia meglio per noi. Fermiamoci a riflettere prima di tirare il grilletto, perché la testa su cui posa la canna è la nostra.

Le catture sono fondamentali per la Falconeria; magari controllate, regolate, autorizzate, ma pur sempre fondamentali. Noi voliamo falchi per “cacciare il selvatico nel suo ambiente naturale”; e cosa c’è di più geneticamente perfetto a compiere questo atto se non un “selvatico”?

Pensate veramente che la soluzione sia la continua ibridazione di falchi nati in cattività? Pensate veramente che tra 5, 10, 20 anni i falchi manterranno ancora quelle peculiarità che li rendono così magnificamente perfetti?

La morte della Falconeria saranno i falchi “domestici”; mostri senza grazia, e senza anima. Rimpasto genetico casuale, progettato ad oc per mirare all’unico obbiettivo di cui possa essere artefice l’essere umano: l’estetica.

Catturare è sbagliato solo se lo si fa nel modo scorretto e per fini spregevoli;

Sarebbe meglio focalizzare l’attenzione sul concetto di catture “Illegali”, piuttosto che generalizzare sull’idea di cattura-azione ignobile.

In America è possibile, con pochi dollari, catturare il tuo bel pellegrino, volarlo o riprodurlo e mantenere forte la linea di sangue e la sottospecie.

Ho sempre sperato che la nascita di tante associazioni italiane, mirassero a perseguire obbiettivi come quello della cattura controllata, che fossero fulgido esempio di una Falconeria non miope di fronte a certi discorsi, che mantenesse le spalle dritte e sapesse raccontarsi nel modo corretto.

Ogni giorno concediamo terreno ai nostri nemici, ogni volta che ci attaccano restiamo in silenzio, ci copriamo il capo e abbassiamo la voce.

Capisco e condivido che la Falconeria debba riprendersi il rispetto che merita; capisco e condivido che l’onestà e il rispetto delle leggi contribuiranno a rinforzare la dignità della nostra arte; ma attenti ad irrobustire tanto le mura del nostro castello, qui finisce che ne rimaniamo imprigionati dentro.

Matteo D’Errico

Tiempo de Azores – Finalmente disponibile!

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Dopo aver visto e rivisto ogni frame della promo di “Tiempo de Azores” (in italiano “Tempo di Astori”) è finalmente disponibile il DVD completo acquistabile online.

Un documentario girato da professionisti della ripresa in un contesto paesaggistico mozzafiato della Spagna.

Un filmato incentrato sulla Falconeria, sulla più pura e naturale forma di caccia che lega il falco e il falconiere da millenni. Una caccia basata sulla complicità conquistata con la fiducia.

Un video emozionante, suggestivo, etico, con riprese di vera caccia di basso volo con astori in cui traspare a meraviglia il legame indissolubile tra uomo e falco, il rispetto che li lega, la collaborazione nella caccia, la suddivisione della preda..

Un video entusiasmante che finalmente rende davvero chiara la straordinaria bellezza della falconeria agli occhi della opinione pubblica.

Disponibile in DVD e Blu ray in lingua e sottotitoli spagnola/inglese. 

Guarda il video introduttivo:

Tiempo de azores · teaser trailer from NaturaHD Films on Vimeo.

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