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Il Forum, che racchiude anni di Passione per la Falconeria è ancora perfettamente funzionante e al servizio di chi vuole condividere con gli altri utenti la propria esperienza.

4000 volte Grazie di Cuore,

Federico Lavanche

P.S presto avremo una nuova community per scambiarci immagini, news e informazioni!

Aria, Uomini, Falchi – L’Arte della Falconeria nel libro fotografico di Serena Galvani

galvani_69078-2low“…guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.” Il grande Leonardo da Vinci è stato capace di svelare il segreto dell’attrazione che ci costringe irresistibilmente ad alzare gli occhi al cielo riassumendo in una sola frase un archetipo collettivo, il sogno di volare.

Certamente l’uomo non può volare con i propri mezzi, ma è altrettanto vero che arriva sempre il momento in cui la vita gli insegna a spiegare le ali. L’umanità però non si accontenta di metafore e, per tradurle in realtà, ha creato da millenni la vela, un’ala che gli permette di volare sulle onde. Questa è la sintesi magica che ha ispirato Serena Galvani, fotografa, fotoreporter A.I.R.F., appassionata armatrice e velista, a celebrare con sensibilità non comune l’antica e nobile Arte della Falconeria nel suo libro  “ARIA, UOMINI, FALCHI”.

Il libro di Serena Galvani è stato presentato sabato 10 Dicembre ad Asciano (Siena), nell’Azienda faunistico-venatoria di Salteano, presso il Podere Vesta, nella splendida cornice delle Crete Senesi e nell’ambito di un week end internazionale di Falconeria organizzato da Gianluca Barone con la collaborazione di due prestigiose aziende di settore quali CANICOM e Trabaldo. Ospiti d’onore e relatori Gianluca Dall’Olio, Presidente Nazionale di Federcaccia e Giulio Guazzini, giornalista RAI Sport 1, che hanno presentato il volume insieme all’autrice.

ARIA, UOMINI, FALCHI” è un racconto per immagini dove i  temi s’incarnano negli sguardi potenti di uomini e rapaci che si fondono gli uni agli altri, in vele e ali che insieme cercano il vento, in paesaggi aspri con remote torri medievali e tutti i soggetti attraversano il passato, così da restituire al mondo una memoria che porta dentro di sé i segni di lontani antenati e tradizioni mai dimenticate.

“ARIA, UOMINI, FALCHI” ©

Autore Serena Galvani, Editore A.R.I.E. dicembre 2016 – Pagg. 272 – Prezzo € 48,00

Per prenotazioni e ordini: http://www.arie-italia.it – www.serenagalvani.com –

La falconeria italiana diventa ufficialmente patrimonio dell’umanità Unesco

falconeriaL’Unesco ha riconosciuto l’antica pratica con il Living Heritage of Humanity insieme alle falconerie di altri paesi.

Patrizia Cimberio, falconiera e direttrice di Falconry Heritage Trust, ha pubblicato su Facebook un annuncio molto importante. L’Unesco ha appena dichiarato la falconeria italiana patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Si tratta di un riconoscimento davvero prestigioso e che era nell’aria, ora c’è anche l’ufficialità. Cimberio si è congratulata con i falconieri italiani, quelli tedeschi, portoghesi, kazachi e pachistani che sono stati inclusi dalla stessa Unesco nel riconoscimento.

La falconeria è patrimonio dell’umanità da diversi anni anche in altri paesi, come ad esempio la Francia, la Spagna, la Repubblica Ceca e il Belgio: si allarga dunque il gruppo di nazioni che possono beneficiare del Living Heritage of Humanity per quel che riguarda questa antica pratica che utilizza i falchi e altri uccelli rapaci per la caccia.

La falconeria risale addirittura a 4500 anni fa ed era diffusa molto probabilmente anche ai tempi dell’Impero Romano. La Legge Nazionale sulla Caccia disciplina questa pratica e il falco viene considerato proprio uno dei mezzi venatori consentiti. La richiesta del nostro Ministero dei Beni Culturali per ottenere il riconoscimento ne parlava come di una tradizione secolare che appartiene alla storia dell’uomo.

Simone Ricci

fonte: http://www.cacciapassione.com/

Falconeria.org si congratula sinceramente con Patrizia Cimberio per l’ottimo lavoro svolto, per l’impegno e il tempo dedicato per ottenere questo importantissimo riconoscimento.

Il Gruppo Falconieri Italiani fa il bilancio del primo anno di attività 2016

gruppo-falconieri-italiani-gfi-logoManca poco alla fine del 2016 e l’associazione sarà presente anche in occasione della fiera Caccia & Country di Forlì.

L’Astore – T.H. White

libro-astoreL’astore

Traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti

2016, pp. 201 , 1 fotografia b/n nel controfrontespizio, 15 illustrazioni b/n nel testo
isbn: 9788845931208
Temi: Letteratura inglese

€ 18,00 -15% € 15,30
T.H. White
RISVOLTO

Libro di chiaro stampo e fattura adelphiane, stuzzica il senso estetico educato nelle sere novecentesche del lettore moderatamente antimodernista e compiaciuto della propria antisocialità. Mi sono fatto l’autoscatto.

Del falco di passaggio si diceva che era come il cavallo da corsa rispetto al cavallo da sella. Selvatico, sano, penne lucenti, aspetto nobile: l’opposto del pullo dall’aria trasandata che, essendo stato preso dal nido, s’è trovato a dipendere dalle cure maldestre di un essere umano per la sua dieta e la sua pulizia. Niente penne rotte né piumaggio scarmigliato, e nemmeno un apprendimento inetto e disordinato. La natura l’ha educato a una perfetta compostezza e sensibilità; il becco ricurvo e la fulminea presa degli artigli gli hanno insegnato a essere un gentiluomo per istinto, un epicureo, un aristocratico sicuro di sé: tutte cose che grazie alla civiltà noi abbiamo cessato d’imparare. Determinato, incredibilmente perspicace senza meschine diffidenze, esuberante, integro nella mente e nel corpo: tale era la creatura contro la cui personalità dovevo adesso mobilitare le mie umane risorse d’ingegno.

T.H. White (Terence Hanbury), inglese, medievalista e scrittore di miti bardici, pubblica L’astore nel 1951 e non è facile per me cercare di comprendere il contesto nel quale un libro come questo viene concepito. Forse White percepisce l’avvicinarsi di un crinale della storia e si volge indietro, conscio di appartenere al tempo che verrà dimenticato? O forse al contrario si accomoda tra i cuscini del conformismo degli anni ’50 e rievoca una storia della tradizione? Probabilmente né l’uno né l’altro, diciamo che non lo so e rientriamo in questo questionabile 2017.

L’astore è senz’altro una nostalgia. Di un passato, di un’epoca, di certi valori e certa estetica, di un certo equilibrio tra gesti e forme, di pesi che erano disposti a favore di un’aristocrazia se non altro esistenziale, se non proprio intellettuale o di nascita.
Però non è solo una nostalgia, che altrimenti sarebbe una gran noia, mentre invece affascina, conquista e rende taciturni.
Appare come una testimonianza. Leggendolo viene da dare tutto per vero, letteralmente, come fosse un diario, mentre non lo è. È un’opera letteraria e il filtro dell’autore è forte.
Eppure tutto sembra così naturale, come fosse normale addestrare un astore, il più ostico e selvaggio dei falchi a basso volo.

S’impara presto la differenza tra falchi a basso volo e falchi ad alto volo (detti anche falconi), i primi addestrati dagli astorieri (ma non sono solo gli astori), i secondi dai falconieri. S’impara anche a distinguere la diversa forma dell’ala dei due tipi di falco, così che dalla immagine di copertina saprete riconoscere l’ala di un falcone da quella di un astore (s’impara anche ad apostrofare la i, per simbiosi adelphiana).
Ci si stupisce della lunga e complicata e faticosissima procedura per riuscire, quando va bene, a domare l’istinto selvaggio dell’uccello e farne un compagno di caccia.
Ci si trova quindi, bizzarramente, a leggere un compendio di un trattato di falconeria, che è ciò che si proponeva di scrivere la voce narrante, quella dello stesso autore.

Allo stesso tempo, però, quello che si vede scorrere, le frasi, i pensieri, il racconto degli eventi, è tutt’altro genere di testo. È la rappresentazione solitaria di un distacco dalle cose comuni, un dialogo con un interlocutore non umano, e per questo preferito. Ed è anche una ricerca artistica, oltre che esistenziale, perché il falco non rappresenta semplicemente l’elemento ferino, la natura primordiale non compromessa dalla civiltà, il falco rappresenta la tradizione più nobile della civiltà, che si allunga fino alla notte dei tempi, fino a Babilonia e ai falconieri assiri, la falconeria racconta una parte della storia dell’uomo nel suo difficile rapporto col mondo e con se stesso. Non a caso la falconeria talvolta viene definita uno sport, ma più spesso è riconosciuta come arte: l’arte della falconeria, con tutto il suo portato di mistero, apparato simbolico, tradizione, tecnica e l’immersione profonda in un rapporto ossessivo e simbiotico tra sé e il falco. Falco mai visto come semplice animale da addomesticare, da rendere servo, ma al contrario, nel rapporto tra falco e falconiere è il primo a dominare sul secondo. Una creatura di nobiltà assoluta, ma anche un mostro intrattabile, irascibile, imprevedibile, sanguinario.

Da un poscritto:

Legarsi a un falco significa non potersi permettere sciatterie e smancerie. Nessun falco può essere un animale da compagnia; il sentimentalismo è escluso. In un certo senso è l’arte dello psichiatra. Si mette in giuoco la propria mente contro un’altra mente con il massimo dell’impegno e tensione intellettuale. Non c’è nessun desiderio di transfer affettivi, nessuna richiesta di disonorevoli atti d’omaggio o di riconoscenza. È un tonico per la meno schietta ferinità del cuore umano.

Uno di quei libri che si ricorderanno con un sorriso lieve e silenzioso.

fonte: 2000battute.wordpress.com

La Liguria e il Piemonte puniscono, per legge, chi disturba i cacciatori

cacciaLa Lav annuncia ricorsi perché le norme, sostiene, ledono la libertà costituzionale di manifestare

Roma, 17 settembre 2016 – La LAV, con il suo ufficio legale, sta valutando la possibilità di intervenire, nelle sedi più opportune,  contro la Legge della Regione Liguria n.21 del 14 settembre, per far valere i principi democratici del nostro Paese. La Liguria, infatti, ha promulgato la Legge n.21 che, all’articolo 7, comma 1, prevede testualmente “Si applica la sanzione amministrativa da euro 100,00 a euro 400,00 per chi intenzionalmente cagiona l’interruzione o turba il regolare svolgimento dell’attività venatoria”, seguito dall’articolo 8 che stabilisce perfino l’urgenza del provvedimento, e quindi l’entrata in vigore il giorno successivo alla pubblicazione, giusto in tempo per l’avvio della nuova stagione di caccia.

“Il provvedimento ligure rappresenta l’ennesimo esempio di quanto l’interesse a favorire la minoranza di cittadini dediti all’attività venatoriafaccia convergere consensi da tutti gli schieramenti politici, unendo la maggioranza e una parte dell’opposizione nell’approvazione della norma”, riporta una nota della LAV.

“I cittadini contrari alla caccia, che rappresentano la maggioranza della popolazione, non possono essere esclusi per legge dal diritto costituzionale di manifestare il proprio pensiero – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali Selvatici – è una discriminazione inaccettabile, una violazione del diritto di espressione costituzionalmente garantito, che rimanda a leggi promulgate dalle peggiori dittature della Storia, una violazione di qualsiasi principio democratico!”.
Considerando che la norma nazionale stabilisce che per attività venatoria si intende “ogni atto diretto all’abbattimento o alla cattura di fauna selvatica”, è comunque sufficiente che un eventuale manifestante non interrompa né turbi tali atti. Se poi, lo stesso manifestante, andandosene in giro per le campagne dovesse spaventare lepri, fagiani o qualsiasi altro animale selvatico destinato per legge ad essere ammazzato dai cacciatori, non incorrerebbe ovviamente in alcuna violazione della norma autoritaria appena approvata dai consiglieri regionali liguri, spiega ancora la LAV.

“A causa di questa legge, però, chiunque volesse difendere la sua proprietà e i suoi cari dall’arrogante e pericolosissima presenza dei cacciatori, potrebbe essere denunciato dal cacciatore che dichiarasse di essere stato disturbato nell’esercizio del suo “diritto venatorio”, trovandosi nella posizione di dover dimostrare il contrario”. “Grazie ai politici liguri si aggiunge un altro odioso capitolo alla dilagante presenza di cacciatori armati fino ai denti nelle proprietà private altrui”, conclude Vitturi.

fonte: quotidiano.net

I falchi di Abu Dhabi

falconieriarabi“La tradizione della falconeria ha origini molto antiche e i falchi sono un simbolo culturale importante”

La falconeria, un tempo, era praticata da beduini per cacciare. Oggi, è uno sport ad Abu Dhabi.
Non è una disciplina facile, perchè i falchi non sono semplici da domare. I falconieri impiegano molto tempo, diversi mesi, per addestrarli a cacciare.

Cerchiamo di capire insieme come ci si prende cura di questi rapaci, come vengono impiegati nelle gare, il loro addestramento, la distinzione di sesso, il loro valore in termini monetari ed affettivi, il rapporto con l’uomo, la loro provenienza, di cosa si nutrono e  le attività turistiche organizzate con loro. 

Il The Abu Dhabi Falcon Hospital è l’unica clinica governativa presente ad Abu Dhabi.
Margit Gabriele Muller, la dottoressa veterinaria e direttrice della clinica, con 18 anni di esperienza alle spalle nella cura dei falchi, un dottorato in “studi sul bumblefoot, una malattia che colpisce i falchi usati per la caccia negli Emirati Arabi”, ci spiega, e autrice di un libro dal titolo ‘Manuale pratico di Zootecnia della medicina dei falchi‘, ci parla della clinica: “ilthe Abu Dhabi Falcon Hospital ha aperto nel 1999 e, ad oggi, è l’ospedale più grande del mondo specializzato nella cura dei falchi. Vengono persone da tutto il mondo, inclusi i campioni che fanno competizioni con i falchi, portando con sè i rapaci per curarne da eventuali malattie o infezioni, disponendo il centro di trattamenti high tech e potendo seguire il volatile con l’uso di tecniche di riabilitazione ad hoc. Ospitiamo i falchi in aree apposite, molto spaziose e il falconiere ha una scelta ampia sulle dimensioni della voliera che preferisce, in base alla disponibilità ovviamente.

Margit Gabriele Muller
Margit Gabriele Muller

I servizi che proponiamo hanno costi ragionevoli. Possiamoospitarefino a 250 falchi alla volta e la nostra struttura fa ricerche in merito alle malattie contratte dai falchi (conseguendo ottimi risultati, due malattie sono state scoperte di recente con relative pubblicazioni); ci occupiamo anche della riproduzione di questi animali, così per chi fosse interessato possiamo seguire questa fase passo passo e dare tutte le informazioni del caso; tramite programmi di stage e pubblicazioni cerchiamo di sensibilizzare le persone all’attenzione e alla conoscenza di questi animali meravigliosi, anche per quanto riguarda il loro allevamento; dal 2007 abbiamo aperto le porte a chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo e conoscerlo più da vicino, quindi la clinica è una delle maggiori attrazioni quando si visita Abu Dhabi.

Tradizione vuole anche che ci siano competizioni tra i falchi, ammaestrati da esperti falconieri. Uno di questi, Hamdan Bin Mejren, ha conseguito molte vittorie sul campo.Vincere è semplicemente una soddisfazione per il duro lavoro fatto dal falco e il falconiere che si addestrano senza sosta per mesi. Insieme hanno raggiunto risultati al top nei campionati di falconeria organizzati dall’HHC, ossia l’Hamdan Bin Mohammed Heritage Centre, e sotto il patrocinio di Shaikh Hamdan bin Mohammed bin Rashid bin Saeed Al Maktoum, principe ereditario di Dubai.
Hamdan Bin Mejren in un’intervista al ‘Khaleej Times‘ ha affermato: «Il mio falco si chiama Yerrat, dalla parola araba che descrive i movimenti rapidi e fluidi delle ali del falco. Yerrat, fino ad oggi, ha impressionato tutti con la sua velocità e le sue abilità. Credo sia uno dei falchi più veloci della storia. Per dare qualche esempio: quest’anno su 400 metri ha impiegato 18.035 secondi, l’anno scorso 15.555. Un tempo raggiunto ad Abu Dhabi, dove non ci sono giacche da vento per i rapaci, come a Dubai. Quindi il vento può fare la differenza nelle competizioni. E quando il vento è della parte del falco, spingendolo ancora di più, si ha anche fortuna e non sempre succede. Trascorro 6 mesi l’anno con i falchi, dalla fine di agosto all’inizio di aprile. Quindi devi essere davvero in simbiosi con loro e ti devono piacere moltissimo. Così è per me. È davvero un lavoro immenso, da mattina a sera in compagnia dei miei amici. Poi, per i restanti mesi dell’anno, mi rilasso. Questa è la mia vita: 6 mesi di lavoro e 6 mesi di riposo. Ad oggi sto crescendo 40 volatili, selezionando in modo accurate i migliori. Me ne accorgo da come interagiscono quando do loro da mangiare: se non sono collaborativi, non perdo troppo tempo e li cedo (senza pretendere soldi in cambio) ad altri».

Non avendo molto tempo, Hamdan deve focalizzare la propria attenzione solo sui falchi in grado di vincere delle gare. Non potendosi occupare di tutti, preferisce dare via quelli che non ritiene opportuno seguire a persone che possano prendersene cura in modo appropriato.
Al centro arrivano quando hanno pochi mesi di vita, oppure un pò più grandi, ma massimo due anni. Non crescono moltissimo in dimensioni, ma invecchiano e si nota osservando le ossa.
Inizialmente, allo stato ancora brado, sono selvaggi e spaventati per loro natura. Provengono da una voliera o da una gabbia ed hanno avuto pochi contatti con umani. Hamdan dice anche che: «è quando si nega loro da mangiare che diventano davvero affamati, tanto che si avvicinano loro a me a pretendere il cibo. Iniziano a mangiare dalla mia mano e piano piano mi riconoscono, diventando tutto più semplice. Quindi la prima fase dell’addestramento è difficile sì, ma molto eccitante. È come aprire una scatola: solo una volta scartata si capisce se sono falchi per cui vale la pena perdere tempo o meno».

Di solito i maschi sono più aggressivi delle femmine. Anche se si passa molto tempo con i maschi, questi tendono ad essere vivaci ed irrequieti. Hamdan ha sempre graffi sulle mani. Non attaccano mai l’uomo, se non per proteggere il loro nido.
E’ difficile farsi dire il valore dei falchi dai falconieri, che sembrano molto affezionati agli animali. Possono costare anche 20.000 dollari, il prezzo varia a seconda delle caratteristiche e delle abilità nella caccia e nelle performance durante le competizioni. Per esempio Hamdan, in un’intervista, sempre al ‘Khaleej Times‘ rivela che non venderebbe mai uno dei suoi falchi, per nessun prezzo, anche fosse molto alto. «Mi innamoro del falco dal momento in cui apre gli occhietti. A casa mia ci sono più falchi di persone».

Alcuni campioni  hanno iniziato la loro carriera con la caccia, quando non c’erano ancora le gare. Hamdan ha una fattoria dove si trovano quasi tutti i rapaci, alcuni li ha anche in casa, tra cui uno che non ha mai vinto una gara, ma che è molto caro af Hamadan, perché ha un legame affettivo molto stretto, che nemmeno Hamdan sa spiegare. Purtroppo non tutti i falchi riconoscono i propri addestratori, ma alcuni sì e quando succede è magia.

I falchi migliori provengono dalla Scozia, dove l’aria fresca e pulita fvorisce l’allevamento dei rapaci. Darren Chilton è un fornitore e contatto chiave per Dubai. Fornisce a Dubai i migliori falchi, i girfalchi, che sono simili ai pellegrini, ma maggiori in dimensioni, con un piumaggio più chiaro e la coda più allungata. Si affeziona ai rapaci, ma quando è tempo di darli via lì mette su un volo in direzione UAE. Alleva falchi dal 1989. Spesso questi volatili si ammalano in Scozia, perchè, stando in stanze con aria condizionata per la maggior parte del tempo, prendendo spesso delle infezioni alle vie respiratorie e ai polmoni chiamate ‘aspergillosis’.
Ci sono anche falchi che vengono dall’Artico. Lì l’aria fredda e sterile aiuta i falchi a sviluppare un sistema immunitario più forte.
I veterinari, sempre più specializzati, riescono a curare al meglio questi animali, come nel caso del the Abu Dhabi Falcon Hospital.

I falchi cacciano le loro prede, che di solito sono le pernici bianche, conigli, oche,donnole, lemming e scoiattoli. Se si trovano sulle rive di corsi d’acqua e del mare igabbiani e le anatre sono il loro cibo preferito. Le tecniche di caccia sono leggermente diverse se si parla di girflachi o pellegrini: i primi inseguono la preda anche per un lungo periodo, i secondi sono più rinunciatari e si stancano presto di cacciare la preda, quindi devono essere lanciati dal falconiere molto più vicino ad essa.

 

falconiere araboCi sono strutture negli Emirati Arabi che propongono attività molto particolari per gli ospiti dell’albergo che vedono protagonisti i falchi.
Uno di questi è il Qasr Al Sarab Desert Rose & Spa by Antara, tra le dune del deserto di Liwa, che fa parte del deserto del Rub al Khali. Qui, oltre a passeggiate nel deserto, yoga immersi tra le dune, gite in dromedario e a cavallo anche verso l’oasi di Liwa, giri con fat bike, bici ad hoc per il deserto, e tiro con l’arco, vengono organizzati spettacoli con falchi e saluki. Questo, di solito programmato due volte al giorno a partire dal mese di ottobre, è un evento molto gettonato, che piace al pubblico, perchè formativa, in quanto avvicina alla tradizione della caccia in deserto.
Gli ospiti hanno la possibilità di sperimentare un’esperienza molto tradizionale interagendo con i locali e imparando tecniche tradizionali della caccia e ascoltando storie sulla caccia stessa usando questi meravigliosi falchi. Il tutto in un contesto spettacolare, il deserto Liwa. Sia adulti che bambini adorano questo spettacolo, il più apprezzato tra tutti quelli che abbiamo da offrire, lo devo ammettere. Il costo è anche abbastanza contenuto: circa 310 AED (75 Euro) per gli adulti e 235 AED (57 Euro) per i bambini. Per la tradizione degli Emirati è molto importante lo sport della falconeria, perchè ha origini molto antiche. È praticato da millenni. I falchi sono dunque diventati un simbolo culturale della regione per via delle loro abilità e della loro personalità”, ci racconta il responsabile marketing della struttura, Sammar Hattab. Quattro falchi cacciano prede prelibate in uno spettacolo di voli in picchiata, il tutto mentre due saluki, cani di una razza molto antica, corrono a prendere la preda. I saluki sono molto particolari e, come i falchi, hanno tradizioni importanti: viaggiando per in lungo e in largo per il Medio Oriente e la via della seta insieme alle carovane e i nomadi, a loro molto fedeli, sono da sempre conosciuti come ottimi cacciatori, perchè sono velocissimi, correndo anche più di 75 km. orari. Hanno da sempre rappresentato un aiuto fondamentale per la sopravvivenza delle tribù beduine.

fonte: http://www.lindro.it/

Telemetria Satellitare per rapaci

FALCO SITO FALCONERIA
Dalla grande esperienza ventennale nel settore dell’elettronica, BS Planet rivoluziona il settore della falconeria introducendo sul mercato il nuovissimo, l’unico, il localizzatore radio – gps per falconeria più potente al Mondo BS3401!
falconuovoUn prodotto che rivoluzionerà da subito il settore della falconeria e le abitudini dei falconieri!!
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Tutti le schede elettroniche sono realizzate in oro e saldate in argento per garantire prestazioni irraggiungibili e affidabilità anche nel tempo.

Altro elemento di fondamentale importanza è che BS3401 GPS FALCON fornisce contemporaneamente tutte le informazioni più importanti sull’ampio display TFT a colori quali: il delta altezza, la velocità, se è fermo oppure in volo e, se in volo, anche la direzione in cui sta volando. È possibile, inoltre, impostare un “range control” ovvero una distanza massima oltre alla quale se l’uccello la oltrepassa, il ricevitore avvisa il proprietario in automatico tramite un segnale acustico (disattivabile) e visivo. Altra informazione automatica che si riceve, è quando il falco è fermo. Il Cliente può inoltre customizzare il prodotto in base alle proprie abitudini, in quanto si ha la possibilità, ad esempio, preservando anche il consumo di batteria, di decidere accensioni e spegnimenti automatici (come per esempio che la trasmittente si spenga automaticamente alle 21:00 di sera e si riaccenda alle 06:00 del mattino). Inoltre, abilitando la funzione “percorso”, si ha la possibilità di vedere in tempo reale, sulla mappa visualizzata nell’ampio display a colori, il percorso effettuato dal proprio rapace/dai propri rapaci. Il nostro BS3401 GPS FALCON non si limita a fornire in tempo reale tutte le informazioni necessarie all’utente, ma è addirittura in grado di immagazzinare tutte le informazioni, anche di più giornate, nella propria memoria interna, pertanto l’utente può trasferire e consultare direttamente sul computer tutti gli elementi utili come tutta la distanza percorsa, le altitudine, la velocità, il percorso fatto, quando, dove e se si è fermato ecc.. anche di svariate giornate di addestramento con il proprio falco. BS3401 GPS FALCON è un prodotto altamente innovativo in quanto utilizza la sintesi evoluta dei sistemi Satellitare e Onde radio, ma allo stesso tempo è molto semplice ed intuitivo nell’uso e multifunzionale.

Grazie ad un sistema gps di massima efficienza e sensitività ed un bussola elettronica molto affidabile, è possibile conoscere la posizione dell’uccello con una precisione assoluta: questo avviene anche in condizioni meteorologiche e orografiche avverse e proibitive, nonché in presenza di folta vegetazione. È possibile, inoltre, visualizzare direttamente sul palmare le coordinate gps di ogni trasmettitore memorizzato nonché del proprio palmare o dei palmari di compagni previa autorizzazione e memorizzazione.

BS3401 GPS FALCON è composto da un ricevitore che detiene il proprietario e un trasmettitore molto compatto, ergonomico, piccolo e leggero che viene applicato sul falco. Ad ogni trasmettitore prodotto, viene attribuito un codice digitale univoco e segreto: questo accorgimento fondamentale offre la certezza che la ricerca venga effettuata solo su quel falco e, di conseguenza, che quel falco non possa essere individuato da altri apparati localizzatori e neppure spento, in quanto non si limita a poter essere acceso o spento da un qualsiasi magnete, ma può essere attivato o disattivato o localizzato solo dal proprio ricevitore con un tasto dedicato. Sono quindi totalmente assenti anche le interferenze tra apparati.

Grazie alla mappa integrata, all’ampio display e al rivoluzionario sistema ANDROID, BS3000EVOMAP diventa molto versatile: infatti può essere utilizzato, ad esempio, anche per memorizzare vari punti di interesse (fino a 10.000 way points memorizzabili). BS3401 possiede anche il sistema WI-FI integrato, che permette di interfacciarsi con tablet e smart phone scambiandosi informazioni e visualizzazioni.

Il trasmettitore è molto piccolo e leggero (SOLO circa 14 GRAMMI) pertanto può essere comodamente portato anche da uccelli di taglia modesta, ma al tempo stesso è molto robusto e resistente. Sia il trasmettitore che il ricevitore sono impermeabili all’acqua (IP67). Entrambi sono dotati di una batteria integrata ricaricabile a polimeri di litio senza effetto memoria che ha una durata di circa 200 ore per il trasmettitore e oltre 30 ore per la ricevente, pertanto l’utente non dovrà effettuare nessun tipo di intervento manuale né costi per la sostituzione delle batterie, in quanto sarà sufficiente ricaricare gli apparati con il proprio carica batterie fornito in dotazione.

BS3401 GPS falcon : IL GPS PER FALCHI DA PRIMATO MONDIALE!!

Caratteristiche tecniche del trasmettitore BS401TR:

• Dimensioni: 44 x 18 x 14• Peso del trasmettitore: circa 14 grammi• Batteria interna ricaricabile a polimeri di litio senza effetto memoria – fino a 200 ore di autonomia• Grado impermeabilità: IP 67• 3 anni di garanzia • Made in Italy

Caratteristiche tecniche del ricevitore BS3000EVOMAP:

• Oltre 150 km di distanza in open space • Batteria interna ricaricabile a polimeri di litio senza effetto memoria    con oltre 30 ore di autonomia  • Sistema Android integrato • Sistema wi-fi integrato • Doppia modalità: mappa + direzionale • Fino a 250 apparati memorizzabili sullo stesso palmare  • Ampio display TFT a colori da 2,8” con risoluzione 320×240 • Compatibile con MICRO SD CARD fino a 128 GB • Dettaglio zoom fino a 7 metri • Grado impermeabilità: IP 67 • 3 anni di garanzia • Made in Italy

Accessori:

• Carica batterie da casa • Carica batterie da auto • Kit auto con antenna esterna per aumentare ulteriormente la portata

Disponibile in tutte le lingue con software dedicati:

Inglese, Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo, Arabo, Finlandese, Svedese, Norvegese ecc..

Scarica la brochure BS401GPS falcon_IT_Web

per ulteriori informazioni e per ordinarlo:

Falconeria, Arte Antica e percorso di crescita

Franco Gaeti falchiCon Franco Gaeti, allevatore esperto, scopriamo quanta dedizione è necessaria per comprendere i falchi. E a quanto antropocentrismo si deve rinunciare per saper guardare al loro benessere senza preconcetti

di Sara Chessa

Una disciplina profonda, nella quale non c’è spazio per la pretesa del “tutto e subito” che caratterizza l’epoca attuale. Forse proprio per questo la falconeria non è per tutti. Il tempo che richiede può essere anche quello di una vita e, al giorno d’oggi, pochi sono disposti a una dedizione che promette di dare i suoi frutti secondo i tempi dell’animale e della natura, non secondo le pianificazioni dell’uomo. La nostra conversazione con Franco Gaeti, titolare dell’allevamento “I falchi”, inizia da queste osservazioni, che ci permettono subito di capire come la falconeria conservi un suggestivo sapore di antichità. Tra i temi di cui parleremo, anche quello della caccia, che il falco compie per sé stesso e non per l’uomo. Il pubblico degli amanti degli animali si trova spesso diviso, quando si tocca questo tema. Tuttavia, il falco è un predatore e lo sarà sempre. Sarebbe difficile per chiunque definire “amore” un ipotetico tentativo di persuadere un rapace a non seguire questo suo istinto.

FALCO-FALCHI-FALCONERIA-UCCELLI-RAPACI-1-3-585x390Franco, parliamo anzitutto del termine “falco”. È corretto? O si tratta di un insieme che raggruppa più specie?

È un termine improprio, molto generico. Nell’ambito della falconeria vengono per lo più allevati i falconidi (come il falco lanario e il falco pellegrino), gli accipitridi (come l’astore, lo sparviero, le poiane e le aquile. Sono, insomma, tutti rapaci, ma appartenenti a diverse famiglie.

Nel suo allevamento quali predilige?

Diciamo che la predilezione è per quegli animali che si adattano meglio alla falconeria, quindi i falconidi. In particolare, allevo anche il falco lanario italiano, che è una specie in lista rossa, per cui c’è dietro un progetto di tutela. Rischiano l’estinzione, quindi anche mantenere un certo ceppo, coi dovuti modi, in cattività, aiuta a salvare la specie.

Che tipo di rapporto si crea tra questi animali e l’uomo?

È molto particolare. Non è mai un rapporto di possesso o di dominanza, che noi siamo abituati ad avere spesso con altri animali domestici. È piuttosto un rapporto paritetico. Se volessimo utilizzare una terminologia connessa ai legami umani – anche se io di solito sono contrario alle umanizzazioni – potremmo dire che il falco accetta solamente rapporti di amicizia . Quello che un falconiere fa è creare un rapporto di confidenza, di rispetto con l’animale, invitandolo a interagire senza che lui si senta infastidito, ma anzi favorito nella sua routine quotidiana.

 

FALCO-FALCHI-FALCONERIA-UCCELLI-RAPACI-1-5-585x437Come ci si può allora imporre come addestratori, se il falco non accetta padroni?

Non ci si impone come addestratori. Si crea un rapporto basato su un interesse comune. In quanto predatore, il falco ha una vita basata sulla caccia. Il falconiere interagisce solo nel momento in cui il falco ha interesse: l’animale non vola tutto il giorno, viene invece fatto volare – come farebbe in natura – prima di cacciare, prima di prendere il cibo. La falconeria ha quattromila anni di storia, con pratiche tramandate di generazione in generazione. Sono queste ultime a consentire la creazione di un rapporto e a fornire metodi che abituano il falco a rispondere a dei richiami. Uno di questi richiami è rappresentato dai simulacri di prede che vengono mostrati al falco stesso e mossi dal falconiere per tenere desto l’interesse del rapace. Si tratta di esche finte in logoro. Noi non ne abbiamo più memoria, ma quando diciamo che qualcosa è “logoro”, stiamo usando un termine che viene dalla falconeria. Anticamente erano ali di animale che venivano legate ad una corda e fatte roteare. È ovvio che, essendo sbattute a terra, più volte , diventavano presto logore. Quondi il termine ha dato il nome allo strumento ed è stato traslato poi nel significato col quale lo utilizziamo oggi. In ogni caso, i simulacri di prede servono solamente come richiamo base, dopodiché il falconiere asseconda il falco, lasciandolo libero di compiere dei voli di perlustrazione.

La caccia svolge dunque una funzione essenziale, relativamente al benessere di questi animali.

Se il falconiere tiene sollecitata l’attenzione su di sé, il falco all’inizio guarda a lui come se fosse un genitore. Successivamente, si abitua a vedere nel falconiere colui che comunque gli fornisce una situazione di caccia, che in alcuni casi è anche finta. È una caccia che risponde al suo benessere, sia fisico, sia psicologico. Il poter cacciare è fondamentale per questi animali, dal momento che si tratta di predatori.

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Parliamo della pratica dell’incappucciamento.

Questo è molto interessante. Da responsabile di fattoria didattica, ho avuto modo di parlare con bambini e ragazzi di scuole medie inferiori e superiori. Ritengo che quello dell’incappucciamento sia un discorso molto importante per dare un insegnamento. Il cappuccio è stato introdotto in Europa da Federico II nel 1200 circa. Questo sistema era stato scoperto dagli arabi. A differenza di quanto possa pensare l’uomo, che lo vede come uno strumento assolutamente prevaricatore, nei falchi e nei rapaci in generale il cappuccio è invece uno strumento che infonde calma, che rende gli animali assolutamente tranquilli, perché evita loro gli stress che l’ambiente circostante può dare, quindi è uno strumento indispensabile in tutti i momenti in cui il falco deve essere sottoposto, per qualche ragione, vivendo con l’uomo, a degli stress. Utilizzo l’incappucciamento quando lo porto dal veterinario per un controllo, quando lo porto in macchina e, più in generale, per tutto quello che è un momento di fastidio al falco. Lui non vive la situazione di incappucciamento con paura, tant’è che quando lo si porta a volare, lo si porta incappucciato, si toglie il cappuccio e lo si lascia libero. L’animale, in questo modo è pronto a tornare subito, cosa che sarebbe impossibile se fosse disturbato dagli stimoli esterni.

Questo dipende anche dal disturbo dato dalla luce?

Non tanto dalla luce, piuttosto dai movimenti bruschi. È un predatore ma è anche un predato, per cui usa tantissima attenzione e, chiaramente, è diffidente verso tutto ciò che non conosce. Per esempio, un falco in cattività che, per la prima volta, vede un trattore o un cane che non conosce, tendenzialmente si infastidisce. Così pure di fronte ad una persona vestita in un modo diverso dal solito.

In ogni caso, l’incappucciamento rappresenta qualcosa di positivo, per questi rapaci.

Sì. Per questo motivo citavo le esperienze in fattoria didattica coi bambini, perché al bambino bisogna insegnare che con gli animali non è importante proiettare le nostre sensazioni ed emozioni, ma bisogna piuttosto studiare e capire quello che fa bene a loro, non solo quello che fa bene a noi.

Si tratta dunque di uscire un po’ dal nostro egocentrismo, dal nostro antropocentrismo?

Il motivo per cui ritengo la falconeria interessante e non da tutti – dal momento che bisogna avere il tempo e la sensibilità per praticarla – risiede nel fatto che forma individui in grado di rapportarsi in modo più attento e rispettoso non solo col falco, ma con tutti gli altri animali, che molto spesso sono prevaricati dall’uomo nel suo antropocentrismo. Infine, è possibile che anche il modo di rapportarsi agli altri esseri umani cambi, perché ci si abitua a ragionare in modo diverso, si apre la mente. Forse per questo la falconeria è sempre stata un momento in cui anche culture diverse trovavano un punto d’unione. Federico II, durante le crociate, aveva dei momenti di pausa durante i quali, con i vari sultani del posto con i quali era in battaglia, stabiliva delle tregue durante le quali facevano falconeria assieme.

Esistono tracce storiche di questo?

Ci sono, la falconeria ha una sua storia e può essere una buona bandiera del tentativo di trovare, attraverso una passione comune, le basi di una tolleranza fondata sul rispetto.

Insomma, i falchi nel corso della storia hanno agito quasi da “mediatori”.

Credo che la falconeria sia stata riconosciuta come patrimonio dell’Unesco proprio in quest’ottica. È una pratica che in Italia, per una serie di motivi, ci siamo quasi dimenticati e questo è stato un vero peccato, considerando che Federico II, Stupor Mundi, era un grande uomo, precursore dell’uomo nuovo, moderno. Era un falconiere e presso la sua corte, tra filosofi, medici, e poeti, c’erano anche falconieri. Molto spesso gli stessi uomini di cultura erano anche falconieri.

Eppure lei tiene a sottolineare che non si tratta di un’attività per tutti.

Non èun’attività per tutti perché non è da tutti mettersi in sintonia con questi animali, non è da tutti la dedizione che ci vuole per farsi capire, il tempo necessario per costruire questo percorso di falconeria. Non si nasce falconieri e non lo si diventa in un giorno. Lo si diventa in una vita. Oggi che l’uomo è abituato al “tutto e subito”, anche con gli animali. Io, come allevatore, sconsiglio fortemente l’acquisto. Cerco di dissuadere il più possibile perché sono animali che richiedono anni di dedizione.

Esclusi tutti i casi in cui ci si avvicina alla falconeria con inconsapevolezza, quali sono i motivi sani per cui uno si può avvicinare a questa disciplina?

I motivi sani dovrebbero essere anzitutto un profondo amore per la natura, per le regole della natura. E poi avere il desiderio e la passione di interagire con un animale che è diverso da noi per tanti motivi. In primo luogo, è un animale che, comunque, benché sia allevato in ambito domestico, è selvatico come mentalità. Tante volte, i nostri più cari compagni – cani, gatti, cavalli – non ci fanno più vedere questo aspetto, perché sono stati troppo tempo con l’uomo. L’essere rispettosi del falco vuol dire, prima di averlo, prima di poterlo tenere, studiarlo, conoscerlo, essere persone anche sufficientemente motivate da rinunciare ad avere l’animale fino a quando non si è pronti per poterlo tenere nel modo corretto.

Già solamente questo crea una selezione naturale.

Su 100 interessati, forse un paio decidono di dedicarsi davvero ad essa, ma ritengo che questa non sia una cosa negativa. Credo che il bello della falconeria sia questo, dovrebbe essere praticata da chi è in condizioni di farlo ma anche conosciuta, osservata e apprezzata nei suoi contenuti da chi non può praticarla.

C’è tanta distanza tra falco allevato e libero?

Sì, la differenza è evidente. Ci sono anche tante pratiche riguardanti la riproduzione che vengono applicate per far sì che il falco, fin da cucciolo, abbia rapporti con l’uomo e con l’ambiente circistante l’uomo. Questo in natura non avviene.

Si sente qualche volta parlare di falconeria come sport. Cosa ne pensa?

È evidente che la falconeria è qualcosa di molto più profondo che non uno sport. Niente vieta però che in quelle fasi che chiamiamo di “routine quotidiana” – in cui lo si fa volare e si creano delle situazioni per cui il falco ha l’opportunità di svilupparsi fisicamente e mentalmente – l’uomo, in questo caso per il proprio piacere ma senza andare a rovinare quello che è il rapporto con l’animale, può fare delle attività “sportive”. Se io alleno il mio falco perché questo gli fa bene, e misuro la velocità con cui lui giunge da un punto all’altro, posso creare delle gare di velocità. Io mi diverto e il falco non viene assolutamente “snaturato”, perché lui quel tratto lo farebbe comunque. Il fatto di farlo in velocità è una caratteristica che lui sviluppa nel suo modo di fare. Lo sport nasce in questo concetto.

Cosa può fare chi volesse avvicinarsi al mondo della falconeria?

Ogni regione ha un gruppo di falconieri attivo, le scuole si stanno creando, ce ne è la necessità. Per quanto riguarda la bibliografia, un possibile testo è “Conoscere gli uccelli da preda” dello studioso Nick Fox. Ornitologo, ha scritto questo libro dove dà alcune indicazioni partendo dalla conoscenza biologica ed ecologica dei rapaci, per poi arrivare anche al rapporto con l’uomo. Chiaramente non sono testi esaustivi, non è che aver letto il libro significhi essere diventati falconieri, ma quanto meno si inizia a conoscere qualcosa sulla falconeria.

Sara Chessa

fonte: http://www.pianeta4zampe.it/

Torna per il ventiseiesimo anno consecutivo Game Fair 2016

gamefair27-29 maggio 2016 – Grossetofiere – località Braccagni (GR). Quest’anno la bella stagione inizia il 27 maggio con Game Fair. Per tre giorni, la fiera evento del vivere la natura promette di regalare emozioni e passioni agli amanti dell’outdoor. Una irripetibile avventura tra cani, cavalli e cavalieri, falchi e falconieri, carrozze, soft air, linee di tiro, percorsi enogastronomici e tante altre attrazioni e sorprese.

logoGrosseto: La Natura fa meraviglie al Game Fair, che torna per il ventiseiesimo anno consecutivo e si conferma come la più grande Manifestazione italiana delle attività all’aria aperta. L’appuntamento è dal 27 al 29 maggio a Grosseto, frazione di Braccagni in località Madonnino, nel cuore della Maremma toscana, terra ricca di storia e di innumerevoli bellezze naturali. Esempio unico di fiera campestre in Italia, Game Fair raccoglie in sé la tradizione venatoria, l’arte della falconeria, la cinofilia, i cavalli, il battesimo della sella per i più piccoli, tutte le discipline del tiro sportivo e del tiro a volo, lo spettacolo della falconeria, i percorsi enogastronomici, con gli assaggi di pietanze tipiche a cura dei produttori agricoli nazionali. Dal 2013 la Manifestazione è organizzata dalla società GFI S.r.l., costituita da Fiera di Vicenza S.p.A. e da CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura), dal 2015 in collaborazione con Grossetofiere S.p.A. Nella scorsa edizione ha registrato 35mila visitatori e la presenza di 180 espositori, con una crescita di circa il 6% rispetto al 2014.

Corrado Facco, Direttore Generale di Fiera di Vicenza S.p.A., Presidente e Amministratore Delegato di GFI Srl, dichiara: “Dopo i risultati molto positivi e la bellissima esperienza della passata edizione, anche quest’anno abbiamo scelto di organizzare Game Fair nella straordinaria location di Grosseto, grazie alla rinnovata e preziosa collaborazione di Grossetofiere. L’incantevole scenario della Maremma rappresenta infatti il contesto ideale, nel cuore dell’Italia, per ospitare la Manifestazione di riferimento per tutti gli amanti della natura, dello stile country e delle attività outdoor, e che annovera tra i propri espositori le più importanti aziende del settore. Anche quest’anno proporremo un format che si caratterizza per l’alta qualità dei prodotti e soprattutto per un contenuto esperienziale unico, capace di soddisfare le diverse community di appassionati. Game Fair è un insieme di tanti eventi spettacolari, che vuole valorizzare le molteplici espressioni, e una nuova cultura, dell’attività e delle discipline sportive all’aria aperta, il tutto in armonia e nel pieno rispetto della natura e dell’ambiente”. Nei tre giorni di apertura, saranno oltre 250 gli eventi e gli spettacoli (anche interattivi) per i visitatori, distribuiti nei 75 ettari riservati alla Fiera e articolati in Area Espositiva, Ring Spettacoli, Ring Cani, Ring Dimostrazioni, Ring Sfilate, Levrieropoli, Coursing Bassotti, Area Cani da ferma, Arena Benelli. Lo scopo della Manifestazione è soprattutto quello di promuovere la cultura delle attività outdoor presso il grande pubblico, dagli appassionati della country life alle famiglie, ai bambini. Un’occasione imperdibile per trascorrere una breve vacanza in un angolo fra i più suggestivi del nostro Paese: la Maremma grossetana, tra la Toscana e il Lazio.

I cani e i cavalli saranno anche quest’anno gli indiscussi protagonisti di Game Fair. Il mondo della cinofilia sarà presente attraverso un gran numero di dimostrazioni ed esibizioni. Gli appassionati di cani da caccia potranno ammirare gli esemplari più belli durante le sfilate, le dimostrazioni di riporto e di conduzione di Retriever, Epagneul Breton, Segugi Maremmani, Grifon Bleu, Spaniel, Bracchi Francesi e Levrieri.

L’equitazione è, da sempre, l’aspetto più spettacolare di Game Fair. Per la ventiseiesima edizione, il Ring Spettacoli ospiterà gli show dei cavalli spagnoli e dei Butteri maremmani, le dimostrazioni di monta da lavoro, di guida e conduzione del gregge, le performance degli artisti del Roman Riding e di Gigaritmik, unico esempio italiano di abbinamento tra ginnastica ritmica ed equitazione, e la Horse & Hound Parade. Immancabile il tradizionale Battesimo della Sella per i bambini che vogliono avvicinarsi, in tutta sicurezza, alla disciplina dell’equitazione.

Al Game Fair ci sarà spazio anche per il Tiro Sportivo, con le performance del campione di tiro al piattello Renato Lamera e la possibilità, per chi lo desideri, di mettersi alla prova con le armi delle più prestigiose case armiere sulle dieci linee di tiro a disposizione, sotto l’occhio vigile degli esperti. Inoltre, attività di tiro dinamico sportivo, tiro con replica western e avancarica, tiro a palla e tiro con l’arco, tiro con la fionda e ad aria compressa, tiro virtuale con il laser shot. Nella passata edizione oltre 10.000 persone si sono cimentate nel tiro al piattello e sono state esplose 72.000 cartucce.

Altro punto di forza di questa edizione del Game Fair sarà costituito dal gruppo I Falconieri del Re, che offriranno anche quest’anno un entusiasmante spettacolo, a piedi e a cavallo, esibendo le loro abilità e quelle dei rapaci nell’antica tradizione della falconeria. Come sempre si prevede il tutto esaurito nella tribuna del Ring Spettacoli: in un’aura magica, sulle note di un commento musicale, si svolgerà un affascinante intreccio di voli che lascerà estasiato il pubblico, trasportandolo in atmosfere d’altri tempi.

Da segnalare, infine, il “Game Fair Award”, 7a edizione, premio giornalistico e culturale ideato nel 2010 dall’autrice Rossana Tosto che viene attribuito a chi si sia distinto in modo particolare nella professione di narratore di fatti e di luoghi, e i cui destinatari sono amministratori pubblici, giornalisti, documentaristi, scrittori. Nel corso delle scorse edizioni il “Game Fair Award” è stato assegnato a oltre 200 professionisti. La premiazione si svolgerà il 21 maggio a Grosseto presso la suggestiva Piazza Dante.

Tutto questo è il Game Fair: un universo di cultura e natura, pronto a sorprendere da ogni angolatura. Perché, come insegna Aristotele, “in tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso”.

Game Fair è un evento nato in Inghilterra nel 1950 per iniziativa della “Country Landowners Association”, un’organizzazione di gentiluomini di campagna che intendeva valorizzare la cultura rurale riunendo periodicamente gli amanti della caccia, dei cani, dei cavalli, della pesca e della vita in campagna. Attualmente è presente in Inghilterra, Francia, Spagna, Stati Uniti e Italia, dove ha ormai assunto gli elementi propri della tradizione nostrana. Le prime edizioni italiane si tennero, tra il 1991 e il 1997, sul lago di Bracciano presso la Tenuta Odescalchi. Successivamente, fino al 2002, la Manifestazione venne organizzata nella Tenuta Bellavista Insuese di Collesalvetti (LI). Due edizioni supplementari si sono svolte in Calabria e una a San Daniele del Friuli. Fino al 2006 si è scelta, invece, la Tenuta Santa Barbara nel comune di Bracciano (Roma), nei pressi del lago omonimo. Dal 2007 al 2014 la Manifestazione si è svolta a Tarquinia, in località Spinicci. Dal 2015 è ospitata da Grossetofiere.

Dove: Centro Fieristico di Braccagni, località Madonnino, Grosseto
Quando: da venerdì 27 a domenica 29 Maggio 2016, dalle 9.00 alle 18.30
Prezzi: biglietti d’ingresso Intero 13,00 € Ridotto 10,00 €
(bambini dai 6 ai 12 anni, con licenza caccia e pesca, residenti a Grosseto)
Gruppi 7,00 €
Bambini fino a 5 anni gratis.
Info www.gamefairitalia.it