L’uomo che sussurra ai falchi per spaventare i piccioni

Enrico Parigi: «Io domatore di rapaci pulisco il cielo di Milano»

enrico_parigi2Ha provato a fare di tutto, il giardiniere, il meccanico, piccoli lavoretti nella moda, sempre con un’unica passione, i rapaci. Un amore nato a 11 anni quando a Pantelleria catturò un gheppio ferito. Non sapeva che quell’uccello avrebbe condizionato tutta la sua vita. Oggi Enrico Parigi, toscano di nascita e milanese di adozione, laureato in scienze naturali, è un falconiere. Di rapaci ne ha più di trenta, che alleva con una dedizione assoluta nelle campagne del Lodigiano, dove si è trasferito un anno e mezzo fa per farli volare in libertà — «perché un falco non si tiene su un trespolo come un pappagallo» — lasciandosi alle spalle, senza rimpianti, 35 anni di vita metropolitana. E loro lo ricambiano con la stessa lealtà, permettendogli di trasformare la sua passione in una professione. Parigi con i suoi falchi viene chiamato sempre più spesso a «ripulire» le piste degli aeroporti e alcune zone della città infestate da piccioni e gabbiani, come i magazzini dell’Amsa e la Fiera, che gli ha fatto un contratto annuale. E il Comune considera il falconiere con la faccia da bambino come un possibile alleato per risolvere il problema dell’aumento indiscriminato dei piccioni attraverso il ripristino dei naturali predatori, falchi e allocchi, oggi quasi spariti dalle città. Una soluzione fra l’altro caldeggiata dall’etologo Danilo Mainardi. Parigi ha le idee chiare al proposito. «Si tratta dell’hacking, pratica sperimentata in America: si fanno nascere i falchi in cattività e si portano in cima a una torre o a un campanile, creandogli un nido artificiale dal quale inizieranno le loro esplorazioni per trasformarsi, nel giro di tre anni, in efficienti cacciatori e rapaci selvatici». A patto che siano rimasti incappucciati, per evitare l’imprinting. «I miei falchi invece mi vedono come uno di loro, mi seguono come le oche di Lorenz ne L’anello di Re Salomone. Qualche volta me li ritrovo in auto» dice indicando le quattro sagome ritte su un posatoio. Sembrano innocui, ma basta fissare l’occhio altero per capire che si è sotto l’osservazione di uno dei più temuti predatori del regno animale. Una piccola macchina da guerra capace però di strane effusioni con l’umano che lo prende in cura. Allarga le ali Sacco, grande più o meno come un polletto, 750 grammi circa, nato in Inghilterra da un incrocio tra un falco pellegrino e un falco sacro. Lì di fronte, il falco Vanzetti piega la testa. Parigi lo accarezza. «Domani, andiamo in città a lavorare», gli sussurra. Intanto si va a volare. Il rapace si gira per farsi attaccare i «geti» in cuoio con il microtrasmettitore che serve non a richiamarlo (basta un fischio) ma a localizzarlo nel caso decidesse di inseguire qualche anatra. «L’altra settimana è partito e si è fatto ritrovare la mattina dopo sul trespolo con l’aria mesta». Il guantone è indispensabile per non farsi martoriare il braccio sinistro quando il rapace vi si appollaia. Parigi lo solleva e parte il volo: la salita a razzo poi la planata, senza un colpo d’ala, in cerca di riposo prima della picchiata a 300 all’ora a stoccare la preda. In questo caso si tratta del «logoro», cioè il premio in carne che l’addestratore gli concede sempre dopo un esercizio ben eseguito. «Il falco può tirar giù un gabbiamo con un solo tocco di sterno, ma non è la caccia a interessarmi», dice riferendosi alla rinascita dell’antica arte venatoria amata da Federico II. I miei falchi sono addestrati per spaventare, non per uccidere. Cerco però di vivere secondo i dettami del re: “ogni giornata senza falconeria è giornata persa”. Il mio sogno? Far conoscere a tutti la meraviglia di questo artista aereo, continuando a coltivare l’impegno ecologico, legato alla cura e alla riproduzione dei rapaci che rischiano l’estinzione, un lavoro che ho già iniziato con il Wwf di Vanzago». Maria Teresa Veneziani

www.corriere.it


Postato 2006-04-30, 16:22:42 da admin

Comune di Ferrara e permesso di allenamento falchi

Comune di Ferrara: un comune Intelligente

stemma-comune-ferrara

Permesso per addestramento ed allenamento falchi in periodo di caccia chiusa

DESCRIZIONE DEL SERVIZIO
Permesso di addestramento Falchi in periodo di caccia chiusa.
A CHI E’ RIVOLTO IL SERVIZIO
Persona fisica
A CHI RIVOLGERSI
Servizio Protezione Flora e Fauna
ORARIO
Lunedì, Martedì, Giovedì e Venerdì dalle ore 09:00 alle ore 13:00 Il Martedì dalle ore 14:30 alle ore 16:30.
RESPONSABILE DEL SERVIZIO
Mantovani Elisabetta
REFERENTE
Rosetta Petralia
TEMPI
30 gg.
COSTI
Due marche da bollo: una da apporre sulla domanda e una da applicare sull’atto autorizzativo in sede di rilascio
RIFERIMENTI LEGISLATIVI
L.R. 15-02-1994 n. 8 e succ. modific. ed integr.

Per saperne di più:
http://sd2.provincia.fe.it/


Postato 2007-06-25, 20:52:33 da admin

Proposta di legge Falconeria negli Aeroporti: On Vascon

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO LUIGINO VASCON SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 4058

Resoconto stenografico dell’Assemblea
Seduta n. 597 del 7/3/2005
www.camera.it

LUIGINO VASCON, Relatore.
Onorevoli colleghi, per la disciplina nazionale dell’attività di caccia praticata con l’utilizzo del falco occorre fare riferimento alla legge n. 157 del 1992, che reca le norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, la quale peraltro contiene disposizioni estremamente generiche, recepite a livello regionale della sola regione Veneto. La proposta di legge in esame, pertanto, mira a colmare l’attuale vuoto legislativo esistente in materia.
Tale proposta di legge interviene su due aspetti fondamentali: il primo riguarda il porto d’armi richiesto per l’esercizio della caccia con il falco, di cui si chiede l’eliminazione; il secondo attiene al riconoscimento ed alla valorizzazione ai fini di utilità pubblica dell’attività della falconeria e di coloro che la esercitano, la cui presenza appare necessaria negli scali aeroportuali ai fini della prevenzione degli incidenti aerei causati da piccoli volatili.
A quest’ultimo riguardo, si propone pertanto di assicurare la presenza di un servizio permanente di falconeria negli scali aeroportuali, da affidare a soggetti autorizzati all’esercizio della caccia con il falco.
La proposta di legge interviene perciò a modifica della legge n. 157 del 1992: premesso che l’articolo 13, al comma 2, include fra i mezzi consentiti l’uso del falco, le modifiche proposte riguardano le norme per l’esercizio di tale attività venatoria,

sulla quale interviene l’articolo 22, comma 11, che richiede il possesso della licenza di porto di fucile.
In merito alla esigenza di prevedere una particolare tutela delle aree aeroportuali, la legge n. 157 del 1992 affida al ministro dei trasporti il controllo del livello della popolazione degli uccelli, al fine di assicurare la sicurezza dell’area. Ancora più concise sono le disposizioni comunitarie.
L’articolo 7 della direttiva 79/409/CEE, sulla conservazione degli uccelli selvatici, chiede agli Stati membri di accertarsi che l’attività venatoria che si deve svolgere sulla base della normativa da essi elaborata, rispetti una serie di requisiti e condizioni, il cui profilo è tracciato dalla stessa direttiva. Debbono pertanto essere rispettati i principi di una saggia utilizzazione e di una regolamentazione ecologicamente equilibrata delle specie di uccelli oggetto di caccia, e particolare attenzione deve essere rivolta al mantenimento di un congruo contingente numerico delle diverse specie soprattutto di quelle migratrici; l’avifauna inoltre non deve essere oggetto di caccia durante il periodo della nidificazione né durante le fasi di riproduzione e della dipendenza; l’articolo 22 disciplina le modalità per il conseguimento della licenza di porto di fucile per uso di caccia, indispensabile per l’esercizio della stessa nelle sue diverse modalità e con gli strumenti dalla legge consentiti, fra i quali è incluso l’uso del falco.
Con l’articolo unico della proposta di legge in esame sono disposti i seguenti interventi: modifica del comma 11, alla quale consegue l’inapplicabilità delle norme sulla licenza di porto di fucile alla caccia esercitata con l’uso del falco; aggiunta di un comma 11-bis, che assegna alle regioni e province autonome il compito di disciplinare le modalità di autorizzazione e di esercizio di tale forma di caccia; aggiunta di un comma 11-ter, con il quale è richiesta l’istituzione presso gli scali aeroportuali di un servizio permanente di falconeria, allo scopo di prevenire gli incidenti causati da impatto degli aeromobili con piccoli volatili.
Le attuali disposizioni nazionali di disciplina dell’attività di caccia praticata con l’utilizzo del falco sono estremamente generiche, essendo demandata alla legislazione regionale la regolazione di tale attività. La legge n. 157 del 1992, che si configura come legge quadro sulla caccia, si limita a dichiarare all’articolo 12, comma 2, che costituisce esercizio venatorio ogni atto di abbattimento o cattura di fauna selvatica con i mezzi di cui all’articolo 13 ed il divieto, nel caso di specie migratrici, si deve estendere alla fase di ritorno al luogo di nidificazione.
Il richiamato articolo 7, al comma 2, si limita a dichiarare che l’attività venatoria, per la quale valgono gli enunciati limiti generali, può eventualmente comprendere la caccia al falco. Altrettanto essenziali sono le disposizioni di salvaguardia del volo aereo, di cui all’articolo 9, comma 1, che consentono di derogare nell’interesse della sicurezza aerea agli articoli 5-8 della stessa direttiva. Tali articoli definiscono il regime di protezione dell’avifauna; i divieti di vendita, trasporto e detenzione, quali siano le specie possibili oggetto di caccia, sempre che ciò non comporti un rischio di estinzione della specie.
Più articolato è l’intervento regionale, dal momento che tredici regioni, alle quali va aggiunta la provincia di Trento, hanno legiferato in materia.
L’utilizzo di un servizio di allontanamento dei volatili dalle aree aeroportuali, con l’impiego di falchi a ciò addestrati, è una tecnica che già taluni aeroporti italiani – non solo italiani – hanno potuto verificare. Primo fra questi è stato in ordine di tempo l’aeroporto triestino «Ronchi dei Legionari», che ha attivato un tale servizio già dal 1988 e, per un primo biennio, su base sperimentale.
La scelta di imboccare tale direzione è stata dettata dal mancato conseguimento di risultati apprezzabili attraverso l’utilizzo di altri mezzi di dissuasione. L’aeroporto, ubicato ad una distanza di sette chilometri dal mare, ha dovuto quasi esclusivamente affrontare la problematica presenza dei gabbiani, essendo le altre specie presenti solo occasionalmente.

Poiché l’ente gestore ha richiesto che il servizio venisse assicurato per tutti i giorni dell’anno, dall’alba al tramonto, si è resa necessaria la presenza di più falconieri, che lavorano in turnazione e che utilizzano otto falchi nel periodo aprile-agosto e quattordici falchi nel periodo settembre-marzo, per un costo dichiarato che nel periodo giugno 2002-maggio 2003 è stato pari ad euro 91.268.
Pur in assenza di statistiche sul numero degli impatti verificatisi in aeroporto nel periodo precedente all’avvio della collaborazione con i falconieri, è stato registrato un concorde giudizio positivo in merito alla validità ed efficacia del sistema da parte dei diversi enti aeroportuali, compagnie aeree comprese, che ritengono sensibilmente diminuiti i casi di bird strike.
Un siffatto sistema è stato peraltro recentemente adottato anche dalla società di gestione del sistema aeroportuale pugliese che ha attivato il servizio sugli aeroporti di Bari, Brindisi e Foggia, che hanno chiesto la presenza di un falconiere per sei giorni alla settimana, per otto ore al giorno. Riveste particolare interesse la collaborazione avviata dall’ente pugliese con il dipartimento di zoologia dell’università di Bari per uno studio volto alla identificazione delle specie presenti e delle caratteristiche che tale presenza assume.
La decisione di instaurare un servizio di allontanamento di volatili negli aeroporti della regione Puglia è stata anche condizionata dalla diffusione da parte dell’Enac di una direttiva sulle procedure da adottare per la prevenzione di siffatti rischi.
In tale contesto, l’Enac ha la possibilità di emanare proprie circolari che integrano il quadro regolamentare del settore dell’aviazione civile, allo scopo, soprattutto, di migliorare la comprensione delle regole da parte dei diversi soggetti interessati. Gli ambiti che possono essere oggetto delle circolari Enac sono diversi, ma le circolari contraddistinte dalla sigla Apt sono quelle essenzialmente relative a materie tecniche degli aeroporti o comunque afferenti la sicurezza e l’operatività aeroportuale, incluse le organizzazioni che operano nel settore.
La circolare APT-01 del 29 maggio 1999 ha diffuso le direttive sulle procedure da adottare sugli aeroporti per la prevenzione dei rischi di impatto con volatili, procedure che sono state elaborate dalla commissione Bird Strike Committee Italy, per consentire agli enti gestori di aeroporti di assolvere l’obbligo, loro imposto dalla convenzione tipo di affidamento della gestione stessa, di provvedere «a porre in essere ogni dovuta azione» per prevenire i detti rischi.
La circolare prevede che, al verificarsi di impatti con volatili aventi determinate caratteristiche quanto a modalità o frequenza, il gestore aeroportuale avvii una ricerca di tipo naturalistico ambientale sulla base della quale l’Enac, entro trenta giorni dalla sua presentazione, deve adottare un piano di gestione e controllo della popolazione ornittica. Il piano deve, tra gli altri, prevedere mezzi di disturbo e allontanamento incruenti dei volatili, anche con l’uso di falchi addestrati (e cani da pastore).
Secondo le citate direttive, «elemento comune di ogni piano deve essere la costituzione di un servizio di controllo e allontanamento volatili», ovvero una Bird Control Unit (BCU), che eserciti in modo continuo un’attività di pattugliamento, vigilanza e disturbo dell’avifauna. Metodi alternativi per allontanare l’avifauna sono allo studio dei diversi Stati, non solo europei, che conducono indagini sull’utilizzo di metodi definiti ecologici, che si pongono pertanto in correlazione con le diverse capacità sensoriali dell’avifauna, siano esse di gusto o olfattive, di udito, o di acutezza visiva.
In Francia, la lotta contro i rischi aerei è stata disciplinata dal 1989 e tutti gli scali d’interesse nazionale hanno in corso studi per la conduzione di una lotta ecologica.
Detti aeroporti sono anche dotati di un servizio per la prevenzione dei rischi, incaricato di porre in atto i diversi metodi di dissuasione. La lotta ecologica include il prosciugamento di pozze o la loro copertura con reti; la sostituzione delle coltivazioni che fungono da attrazione per la specie presente; la regolamentazione dell’apertura di discariche pubbliche; l’utilizzo di metodiche volte a spaventare gli uccelli. Tra queste ultime, quelle tradizionali – ovvero il segnale di pericolo che utilizza la specie, la deflagrazione di spari di fucile, l’abbattimento selettivo autorizzato dal Ministero dell’ambiente – si sono rivelate non solo le più economiche ma anche le più semplici da mettere in atto.
Anche in Canada, come sul territorio statunitense, grande attenzione è riservata sia alla bonifica delle aree aeroportuali dalla presenza delle diverse specie di volatili, con la messa a punto di mezzi di dissuasione sia passiva (rendendo inospitale il territorio) che attiva (allontanando l’avifauna), che ad una accurata raccolta dei dati sul numero di impatti e sulle circostanze dell’avvenuto impatto.
La necessità di fare ricorso a qualunque mezzo si dimostri di una qualche efficacia nel prevenire il rischio di bird strike, costosissimo per i danni causati alla flotta aerea ed ugualmente costoso in termini di sicurezza umana, ha indotto l’aeroporto «John Fitzgerald Kennedy» di New York, che ha specifici problemi connessi con la presenza di gabbiani e con il passaggio di specie migratrici, ad adottare nel corso del biennio 1996-1998 un programma sperimentale di utilizzo di un servizio di falconeria.
Nel corso dell’esame presso la Commissione le modifiche apportate derivano dall’esigenza di dare seguito al parere favorevole con condizione espresso dalla IX Commissione (Trasporti): si è perciò modificata al fine di stabilire che il servizio di falconeria sia assicurato negli scali aeroportuali tecnicamente idonei e che l’attivazione di tale servizio sia subordinata ad una autorizzazione rilasciata dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Per il resto, il testo della proposta di legge è rimasto inalterato, anche considerato i pareri favorevoli espressi, sia sul testo originario, sia su quello modificato, dalla I Commissione affari costituzionali.

Nota: Per Approfondimenti: http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed597/s000r.htm


Postato 2007-08-29, 12:36:27 da admin

Proposta di legge Falconieri negli aeroporti, On. Molinari

TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE MOLINARI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 4058

Resoconto stenografico dell’Assemblea
Seduta n. 597 del 7/3/2005

www.camera.it

GIUSEPPE MOLINARI. La proposta di legge che giunge oggi al nostro esame intende regolamentare in maniera compiuta ed efficace l’uso del falco all’interno delle aree aeroportuali per assicurare ad esse sicurezza e agibilità nei confronti della presenza di uccelli che spesso ostacolano e talvolta mettono in serio pericolo la regolare circolazione dei velivoli.
Il servizio di falconeria all’interno degli aeroporti è già stato sperimentato in America. Presso l’aeroporto di New York il servizio è stato sperimentato, infatti, nel biennio 1996-1998 ed ha contrastato con buoni risultati il problema della presenza di gabbiani e di diverse specie di uccelli migratori.
In Italia i precursori di questo utilizzo sono state le autorità aeroportuali triestine di «Ronchi dei legionari» che fin dal 1988 si sono avvalse del falco come dissuasore nei confronti degli uccelli presenti numerosissimi all’interno dell’aeroporto.
Sono poi seguite le esperienze negli aeroporti di Bari, Brindisi, Foggia che addirittura vede la collaborazione del dipartimento di zoologia dell’Università di Bari per uno studio volto alla identificazione delle specie presenti e delle caratteristiche che tale presenza assume.
Considerata l’utilità della falconeria come dissuasore all’interno delle aree aeroportuali e il metodo e sistema assolutamente naturale ed incruento, a nome della Margherita esprimo l’orientamento favorevole a tale provvedimento che tra l’altro risulta necessario in quanto le disposizioni che si intendono introdurre modificano la legge n. 152 del 1992 recante norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio che riguardo alla falconeria risulta particolarmente generica e lacunosa.
Il testo al nostro esame differisce dall’originario disegno di legge che porta la firma di colleghi della maggioranza e della opposizione solamente nella parte relativa all’introduzione del comma 11-ter che stabilisce il criterio della idoneità tecnica degli aeroporti e della subordinazione ad una autorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l’attivazione del servizio di falconeria.
Tale condizione infatti è stata opportunamente inserita nel parere favorevole della IX Commissione trasporti che ha ritenuto detto servizio particolarmente utile all’interno di aree aeroportuali di piccole dimensioni e di quelle in cui la frequenza di atterraggi e decolli non sia inferiore ai 3-10 minuti.
Con l’inserimento di tali ulteriori cautele e garanzie, il gruppo della Margherita ribadisce il suo orientamento favorevole al provvedimento.
Ora vorrei dire una cosa che mi riguarda molto da vicino. Nella mia regione, la Basilicata, esiste una tradizione di falconeria assai rilevante che fece proprio del territorio lucano terra di tradizione falconiera. Una tradizione che deriva dalla presenza federiciana e che si è sempre tramandata ed oggi è anche motivo di attrattiva turistica. Parlare in discussione generale su questo provvedimento mi consente di parlare di una grave carenza infrastrutturale della mia regione e cioè l’assenza di un aeroporto in Basilicata. Da noi ci sono i falconieri ma non ci sono gli aeroporti. Ci auguriamo che prima o poi questa proposta di legge, ove approvata, possa essere utile anche alla mia regione anche perché non avremmo carenze nell’utilizzo del servizio di falconeria.

 


Postato 2007-08-29, 12:44:43 da admin

Licenza di caccia, via libera agli obiettori, legge 2 agosto 2007 n. 130

Si Ringrazia Franco Livera www.fidc.it

La legge dovrebbe consentire a molti giovani di avvicinarsi alla nostra comune passione. Non posso certo pretendere che gli amici lettori ricordino che, ormai molti mesi fa, ebbi ad occuparmi proprio su queste pagine del problema di coloro (e pochi non sono), i quali, avendo prestato il servizio civile per obiezione di coscienza, si trovavano nella situazione di non poter conseguire la licenza di caccia (o altra analoga autorizzazione concernente la detenzione o l’uso delle armi come previste dal Testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza), per l’incompatibilità prevista in proposito dalla legge 8 luglio 1998 n. 230. Via libera agli obiettori di coscienzaIn quella sede, mi era parso giusto sollevare la questione della ragionevolezza di una simile normativa, alla luce della sostanziale riforma, per eliminazione, del servizio di leva obbligatorio, che svuotava di significato il concetto stesso dell’obiezione di coscienza a suo tempo effettuata. La mia non era stata l’unica voce in tal senso e, come già segnalavo nell’articolo, risultavano effettivamente esistenti presso il Parlamento proposte di legge destinate a eliminare appunto i divieti in proposito, ormai anacronistici e paradossali.Ebbene, in tempi tutto sommato ragionevoli (alla luce della media del nostro legislatore) la Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno trovato il tempo di approvare, in piena calura estiva, la legge 2 agosto 2007 n. 130, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 194 del 22 agosto.

Per quel che ci riguarda, la nuova disciplina stabilisce che “l’obiettore ammesso al servizio civile, decorsi almeno cinque anni dalla data in cui è stato collocato in congedo secondo le norme previste per il servizio di leva, può rinunziare allo status di obiettore di coscienza presentando apposita dichiarazione irrevocabile presso l’Ufficio nazionale per il servizio civile…”. Una volta fatta detta dichiarazione, “…le disposizioni di cui ai commi 6 e 7 (dell’art. 15 della L. 230/98 ed appunto concernenti le incompatibilità ricordate,nda) non si applicano ai cittadini che abbiano rinunziato allo status di obiettore di coscienza ai sensi del comma 7ter”. In parole povere, una volta presentata la dichiarazione di rinuncia all’Ufficio nazionale per il servizio civile, anche il cittadino che a suo tempo aveva optato per l’obiezione, potrà, tra l’altro, chiedere ed ottenere titoli di Polizia concernenti le armi, fra i quali la “nostra” licenza di caccia e, ovviamente, acquistare e detenere armi e munizioni secondo le vigenti leggi. Attenzione: la dichiarazione di rinuncia allo status, come si è visto, è irrevocabile. Perciò l’obiettore dichiarante rinuncia, ovviamente, a quella “scelta di coscienza” relativa all’uso della armi che, a suo tempo, gli aveva consentito di non svolgere il servizio di leva. Il quale ultimo non è, in sé e per sé, abolito, ma “sospeso” salvo che per il, remoto, certamente, almeno speriamo, caso di richiamo per situazione di emergenza, nel qual caso l’interessato non potrebbe più invocare l’originaria opzione “pacifista”. Una normativa, insomma, quantomai opportuna, che dovrebbe consentire a molti giovani di approcciare la nostra comune passione e, di giovani, abbiamo certamente bisogno.Se, per finire, questo povero avvocato di provincia può azzardare un suggerimento ai nostri parlamentari, vorrei auspicare che il prossimo passo su questa strada possa essere il ripristino del rilascio della licenza di caccia a sedici anni, con l’obbligo di accompagnamento da parte di un maggiorenne titolare da almeno tre anni. Se infatti a quell’età si ritiene, come sembra, vi siano i presupposti per consentire l’utilizzo delle auto, tanto più non dovrebbero esservi ostacoli a poter girare con la doppietta di papà, assai meno pericolosa, come le cronache dei fine settimana dimostrano, di una vettura. E c’è di più: se “il vecchio” ti alza alle cinque per andare a cercare una penna, il sabato sera un bacio alla morosa e poi… a letto e non in discoteca fino all’alba!  Franco Livera


Postato 2007-09-11, 20:09:22 da admin

Anche gli spettacoli di falconeria sono soggetti al pagamento dell’IVA

Aumento-Iva

Perché sono assimilabili alle rievocazioni storiche

Redazione – PM – 24/09/2007

L’Agenzia delle Entrate, con risoluzione n. 258/E del 20 settembre 2007, ha risposto all’istanza di interpello avanzata dalla Siae in merito all’assoggettamento all’Iva degli spettacoli di falconeria.

L’Agenzia, in particolare, ha rilevato che tali spettacoli non compaiono nella tabella C, allegata al DPR n. 633 del 1972, che identifica le manifestazioni assoggettate al regime IVA.

Tuttavia gli spettacoli di falconeria, svolgendosi con l’accompagnamento di musica medievale e di costumi d’epoca “in un contesto ambientale appositamente ricostruito, intrattenendo il pubblico con esposizioni di carattere storico e scientifico”, rientrano tra le rievocazioni storiche.
L’Agenzia, pertanto, ritiene che gli spettacoli di falconeria siano assoggettabili ad Iva, nonchè all’assoluzione dei i relativi obblighi di certificazione dei corrispettivi mediante il rilascio di un titolo di accesso emesso con appositi apparecchi misuratori fiscali o biglietterie automatizzate.

Ecco di seguito il testo integrale tratto da www.agenziaentrate.it

RISOLUZIONE N. 258/E
Roma, 20 settembre 2007
OGGETTO: Consulenza giuridica – Tabella C, allegata al DPR n. 633 del
1972 – Spettacoli di falconeria – Società Italiana degli Autori ed
Editori (SIAE).
QUESITO
La Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE) chiede di conoscere il
trattamento tributario relativo agli spettacoli di falconeria.
In particolare, la SIAE chiede di sapere se le anzidette attività possano
qualificarsi come “rievocazioni storiche” e, pertanto, se possano essere
ricondotte nel n. 3 della tabella C, allegata al decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633.
SOLUZIONE INTERPRETATIVA PROSPETTATA DALL’ISTANTE
La SIAE ritiene che gli spettacoli di falconeria possano essere qualificati
come “rievocazioni storiche” e, quindi, rientrare nel n. 3) della tabella C,
allegata al DPR n. 633, solo nel caso in cui dette attività siano svolte con
allestimenti tipici dell’epoca medievale (utilizzo di costumi d’epoca, musiche
coeve, etc.).
PARERE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE
Le prestazioni di servizi relative alle attività di spettacolo, con l’entrata
in vigore del decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 60, sono elencate nella
tabella C, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n.
633.
Dette prestazioni sono disciplinate, ai fini IVA, dalle disposizioni recate
dall’articolo 74-quater del DPR n. 633 citato.
Ciò premesso, si osserva che gli spettacoli di falconeria non sono
specificamente richiamati nell’elenco delle attività di spettacolo di cui alla citata
tabella C, allegata al DPR n. 633 del 1972.
Al fine di qualificare dette manifestazioni occorre esaminare, pertanto,
gli elementi caratterizzanti tale tipologia di eventi e verificarne la riconducibilità
o meno in una delle attività elencate nella citata tabella C.
Gli spettacoli di falconeria sono esibizioni in cui gli allevatori (c.d.
falconieri) rappresentano al pubblico le doti acrobatiche e venatorie dei rapaci da
essi ammaestrati ed illustrano le particolarità e le caratteristiche delle diverse
specie animali e dei relativi habitat.
Durante lo svolgimento di dette manifestazioni, i falconieri, che
normalmente indossano abiti d’epoca ed accompagnano le esibizioni con
l’utilizzo di musica medievale, narrano la storia dell’antica tecnica venatoria con
l’impiego di rapaci ed allestiscono delle battute di caccia dimostrative al fine di
celebrare l’antico metodo della falconeria e rievocarne le origini.
In sostanza, le predette manifestazioni non sono semplici dimostrazioni
delle capacità di volo di rapaci ammaestrati, ma rappresentano delle vere e
proprie manifestazioni spettacolistiche in cui i falconieri ripropongono l’antica
arte venatoria in un contesto ambientale appositamente ricostruito, intrattenendo
il pubblico con esposizioni di carattere storico e scientifico concernenti l’antica
tecnica della falconeria.
Ciò posto, si fa presente che la tabella C, allegata al DPR n. 633 del
1972, al n. 3, elenca fra le prestazioni spettacolistiche, fra l’altro, i “corsi
mascherati o in costume, rievocazioni storiche, giostre e manifestazioni
similari”.
Quanto sopra premesso, si ritiene che gli spettacoli di falconeria, in
presenza delle peculiari modalità di svolgimento precedentemente richiamate,
quali l’utilizzazione di abiti e costumi medievali, l’impiego di accompagnamento
musicale con strumenti d’epoca, l’esposizione storica sulle origini della tecnica
venatoria in esame, etc, possono ricondursi fra “le rievocazioni storiche” di cui
al citato n. 3) della tabella C, allegata al DPR n. 633 del 1972.
Da ciò discende che dette manifestazioni sono assoggettabili ad IVA ai
sensi delle disposizioni recate dall’articolo 74-quater del medesimo DPR n. 633
e i relativi obblighi di certificazione dei corrispettivi devono essere assolti con il
rilascio di un titolo di accesso emesso mediante gli appositi apparecchi misuratori
fiscali o biglietterie automatizzate, di cui al decreto del 13 luglio 2000 e ai
provvedimenti del direttore dell’Agenzia delle entrate del 23 luglio 2001 e del 22
ottobre 2002, come modificati dal provvedimento del direttore dell’Agenzia delle
entrate del 3 agosto 2004.
La risposta di cui alla presente nota viene resa dalla scrivente nell’ambito
della consulenza giuridica di cui alla circolare n. 99/E del 18 maggio 2000


Postato 2007-10-06, 20:55:46

I rapaci controllano il traffico aereo spagnolo

falco pellegrino

Il sistema anti-intrusione è più efficace dei dissuasori acustici
I rapaci controllano il traffico aereo spagnolo
In servizio in 19 aeroporti spagnoli, pattugliano cielo e terra a caccia di piccioni e lepri che potrebbero interferire sui voli.
MADRID – La «flotta» più consistente è in servizio permanente effettivo a Barajas, l’aeroporto intercontinentale di Madrid: 98 rapaci, reclutati per pattugliare lo spazio aereo, le piste e i prati, a caccia di imprudenti passerotti, colombe, anatre, piccioni, e anche aironi e leprotti che potrebbero avventurarsi tra le ruote o davanti ai motori degli aerei. Ma quasi tutti gli aeroporti spagnoli ormai si sono convertiti alla falconeria per contrastare pericolose invasioni dei corridoi aerei da parte di pennuti sventati; e destinati, qualche volta, a schiantarsi contro i cristalli delle cabine di pilotaggio o a essere risucchiati dalle turbine, riducendone la potenza proprio nelle fasi delicate del decollo e dell’atterraggio.
SISTEMA ANTI-INTRUSIONI – Gli acrobatici controllori del traffico sono stati arruolati con successo soprattutto nelle zone costiere, dove abbondano gabbiani e stormi di uccelli migratori. Pioniera nell’addestramento dei falchi come top gun della sicurezza aerea, la Spagna – secondo un’indagine del quotidiano ABC – è probabilmente il primo e unico paese al mondo che ha scelto per tutti i suoi aeroporti nazionali questo sistema anti-intrusioni. Preferendolo a dissuasori acustici, come ultrasuoni o altoparlanti che trasmettono il verso registrato del falco, o agli ancor più imprecisi razzi “spaventa-passeri”.
FALCHI E PELLEGRINI – La sola presenza dei predatori, in prevalenza falchi pellegrini e astori, si è dimostrata sufficiente a sgomberare il cielo: la potenziale cacciagione, infatti, identifica abbastanza rapidamente il pericolo e si mantiene alla larga. Soltanto di rado, dunque, il «rancio» dei cacciatori consiste nelle loro prede. Barajas, come altri 19 aeroporti spagnoli, dispone di un proprio allevamento di rapaci (la legge vieta di catturarne di selvatici da destinare a questo compito) e di addestratori professionali. Da quando la base militare di Torrejon de Ardoz iniziò a collaudare con successo i «caccia» dal becco adunco, nel 1968, e Madrid decise di imitarla, alla fine degli anni Settanta, varie generazioni di falchi si sono succedute nelle voliere dell’aeroporto. Dove rimangono anche all’età pensionabile: troppo abituati all’uomo, spiegano gli esperti, non potrebbero sopravvivere all’improvvisa e sconosciuta libertà.

Elisabetta Rosaspina
14 agosto 2007


Postato 2007-10-07, 15:07:24 da admin

Intervista a Norman Vögeli (35 anni), falconiere del Liechtenstein.

Intervista a Norman Vögeli (35 anni), falconiere del Liechtenstein.

Un buon falconiere deve innanzitutto saper mantenere la calma. Norman Vögeli (35), falconiere del Liechtenstein, non la perde nemmeno se messo alla prova da un’aquila reale gelosa. Per lui questi rapaci sono come dei figli. Ecco la sua storia.Norman Vogeli A prima vista non sembra sentirsi a suo agio. Senza sosta si sposta da un angolo all’altro della gabbia. Con il suo lungo becco, l’aquila femmina becca i listelli di legno allargando in modo minaccioso le sue ali.L’apertura alare misura ben due metri.A tutto ciò si aggiungono le grida assordanti e aggressive. Ma Norman Vögeli, il falconiere di Malbun, rimane calmo.Anzi, calmissimo. Sorride persino…sorride alla sua Taiga.«Queste grida sono tipiche per l’aquila», spiega Vögeli, «Taiga le emette solo nel cortile o nella sua gabbia, ovvero a casa sua.» E aggiunge apertamente: «È colpa vostra. Disturbate.»
Dovete sapere, infatti, che per la 25enne aquila reale Taiga, Norman Vögeli è una specie di marito. E Taiga è gelosa perché il suo compagno ha visite.
Una passione impegnativa Per i 10 rapaci di Norman Vögeli, Malbun, un paese di montagna del Liechtenstein situato a 1600 metri sopra il livello del mare, è un’unica e grande voliera. Il paese è abbracciato da alte punte rocciose. Questa imponente catena montuosa racchiude il terreno sul quale è costruita la falconiera del signor Vögeli, ovvero l’albergo Galina. I rapaci di Norman Vögeli sono liberi di volare dove vogliono; raramente si allontanano da casa. Malbun è il loro territorio.Ritornano sempre dal loro padrone, in picchiata come delle frecce oppure lentamente tenendo tutto sotto controllo.
A volte riatterranno sulla mano di Norman Vögeli dopo soli due minuti, altre dopo tre giorni. «L’attività del falconiere richiede molta pazienza», spiega Vögeli. E tempo, molto tempo.Per i rapaci la giornata inizia allesette e mezzo, quando il falconierecomincia a pulire le voliere. Parla con gli animali per scoprire di che umore sono. Questa operazione quotidiana richiede ben due ore di lavoro.«Chiacchiero con loro come se fossero dei bambini. Vo-
glio sapere come si sentono. Se mi avvicino ad uno di loro e lui nasconde il suo becco tra le piume significa che oggi non è la sua giornata.» DocHdl1tmpTargetQuando Vögeli parla dei suoi animali è come se parlasse di un essere umano. «A volte non sono in forma, anche perché il loro umore dipende dalle condizioni climatiche. Allora bisogna lasciarli in pace.» Praticamente ogni pomeriggio si tiene uno spettacolo di volo seguito spesso da un’escursione piena di emo
zioni. In media, quindi, altre cinque ore che Vögeli trascorre insieme ai suoi rapaci. «Per gli animali è una specie d’allenamento utile e necessario», spiega il falconiere. «Se per settimane non intraprendo nulla con loro, il loro grado d’allenamento diminuisce.» È importante perciò che ogni singolo
animale trascorra con lui un paio d’ore a settimana. Vögeli ha dei colleghi falconieri che hanno finito per divorziare per colpa della loro passione impegnativa.
«Se non si amano gli uccelli, non può funzionare!» spiega. Il 35enne, padre di famiglia, sembra letteralmente adorare i suoi rapaci. «Bisogna saper vedere la bellezza dell’animale», aggiunge con entusiasmo. «Spesso i voli artistici dei miei falchi mi fanno battere forte il cuore!»
Il mondo del falconiere Norman Vögeli, vestito con pantaloni di pelle e una camicia verde da cacciatore, si accende un sigarillo e inizia a parlarci
della falconeria. «L’importante è che i rapaci crescano in libertà» spiega illustrandoci come il comportamento degli uccelli sia facilmente influenzabile dalle condizioni di crescita. Infatti, se un uccello cresce insieme ad una persona,da grande assumerà comportamenti umani. Ciò rende gli animali molto
docili, ma tale caratteristica può rivelarsi controproducente o persino pericolosa per il falconiere, perché da adulti gli uccelli devono difendere il loro territorio da eventuali nemici, tra questi anche l’uomo. I biologi parlano di fenomeni di imprinting (immedesimazione) e condizionamento negativo.
«Per tale motivo lavoro solo con animali cresciuti a contatto con altri uccelli»,
continua Vögeli. E poi aggiunge: «Il falconiere inizia l’allenamento mostrandoall’animale colori, finestre che riflettonola luce, auto, ecc. per abituarlo al mondo umano. In questo modo l’uccello impara a non aver paura di situazioni od oggetti davanti ai quali altri menti scapperebbe.»
«Durante questi esercizi s’inizia ad instaurare un rapporto di fiducia con l’animale. Dipende da te quanta sensibilità ci vuoi mettere. C’è da con-
siderare comunque che l’uccello percepisce lo stato d’animo del falconiere. Ci vuole assoluta calma», spiega Vögeli, «perché se sei agitato l’animale lo
capisce, diventa a sua volta nervoso e non si sente a suo agio.»
La passione di Vögeli per la falconeria iniziò già da bambino, quando si prese cura di un corvo caduto dal nido. Tra il ragazzo e l’uccello nacque una grande amicizia. «Lo chiamai Corvus. Era libero di volare dove voleva. Ma quando tornavo da scuola veniva sempre da me e mi faceva compagnia.» Solo dieci anni fa Vögeli iniziò a dedicarsi ai falchi, ovvero quando si trasferì a Malbun.
Vögeli si avvicina alla voliera di Rames, un falco sacro di 8 anni. Indossa il suo guanto di pelle, apre la porta della voliera e porge la mano all’animale
che vi sale subito. «Per Rames la mia mano è il posto più bello del mondo!» ci rivela Vögeli. E non, come pensano in molti, per via della carne che gli offro.
Durante gli spettacoli sulla terrazza del suo albergo, infatti, Vögeli attira i suoi falchi con un bel pezzo di carne collocata sul guanto. Molti pensano perciò che il falco esegue i suoi voli solo per la ricompensa sotto forma di carne. L’arte del falconiere però non termina con questo ghiotto boccone….
Ritorno spontaneo «Il falco infatti», spiega Vögeli, «ritorna solo se si sente al sicuro. Se non volesse, potrei tentare di attirarlo con il miglior taglio di carne, ma non servirebbe a nulla.» Non si può costringere un uccello a fare qualcosa contro la sua volontà e tanto meno punirlo. «In tal caso se ne
andrebbe per sempre!», continua Vögeli, «Addestrare un falco non è come adde strare un cane, dove la sottomissione svolge un ruolo importantissimo. Un rapace ti tollera e nient’altro.» Può succedere quindi che un uccello scappi.
Anche a Vögeli è toccato fare questa brutta esperienza. Poco dopo il suo arrivo alla falconiera, l’aquila femmina Taiga sparì. Vögeli iniziò a salire ogni giorno sulle cime delle montagne, a perlustrare prati e campi, a fermarsi su sentieri chiamando e usando il fischietto stridente. Ma Taiga non aveva
alcuna intenzione di tornare.
«Per giorni non ho fatto altro che pensare a Taiga. Dopo una settimana sono stato assalito da tristezza, paura e disperazione. Forse chi non vive a
stretto contatto con questi splendidi animali non può capire le mie emozioni, ma sono stati giorni terribili per me. E poi, finalmente, dopo tre settimane Taiga è tornata da sola. In quel momento ho provato una gioia infinita!»

Falconeria: parte del nostro patrimonio culturale Taiga grida ancora in modo forte e scontento. Solo Rames, il falco sacro, sta calmo. La sua testa è coperta da un cappuccio di pelle fatto su misura che serve a tranquillizzare il rapace nell’oscurità e a prepararlo alla caccia.Dal momento in cui il falconiere toglie il cappuccio all’animale, quest’ultimo è in grado di captare qualsiasi cosa si muova.
400 anni avanti Cristo, si cacciava così soprattutto in Asia.In Europa questo tipo di caccia si diffuse nel Medioevo. L’imperatore Federico II ci teneva tantissimo che a corte ci fossero dei falconieri perché secondo lui erano resistenti, non troppo grassi e non troppo magri, sapevano giudicare in modo corretto, erano perspicaci, sensibili e dotati di un ottimo udito. Nel nido di Taiga Vögeli si alza, fa salire sulla mano il falco Rames e lo porta su una stanga montata nel cofano del suo fuoristrada. Ha dovuto abituare i suoi animali anche ad andare in macchina. Li ha addestrati per una settimana intera un quarto d’ora al giorno. Rames ha imparato a conoscere tutti i rumori: quelli emessi dall’acceleratore e dai freni nonché quelli che si odono in curva.
Vögeli vuole far volare Rames.
Lasciamo perciò il cortile dell’albergo Galina. Taiga smette subito di gridare.Vögeli aveva ragione: la nostra presenza disturba questa splendida aquila. Ci siamo impossessati del suo nido.
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Balz Rigendinger


Postato 2007-10-07, 17:39:54 da admin

IV Corso di Qualifica Professionale per diventare falconieri 2008

IV Corso di Qualifica Professionale
per Diventare Falconieri – 2008
Parte la nuova edizione del corso riconosciuto sul territorio europeo

Museo Ornitologico “Angelo Fabris” – Via Cansignorio della Scala 2 – 36063 Marostica (VI) ITALIA
Tel. 00.39.0424.471097 – www.museoornitologico.org – e-mail: museornitologico@libero.it

La Regione Veneto, Il Museo Ornitologico “Angelo Fabris” di Marostica (Vicenza) e la S.I.F.A. – Scuola Italiana di Falconeria ed Astoreria, visto il grande successo dei corsi con diploma di qualifica professionale, a dicembre rinnova l’opportunità per 25 appassionati di diventare falconieri, con un diploma valido su tutto il territorio europeo, e di poter esercitare una professione oggi richiestissima da aeroporti e amministrazioni pubbliche e private per difendersi da “attacchi” che solo i falchi possono evitare.
Nuova edizione del Corso di Qualifica Professionale per Falconieri 2008. Indetto dalla Regione del Veneto, il Museo Ornitologico “Angelo Fabris” di Marostica (Vicenza) apre le selezioni per il nuovo percorso formativo che, a partire dal 2 marzo 2008, permetterà a 25 appassionati di diventare falconieri e, con il superamento delle prove finali, di ottenere un diploma riconosciuto sul territorio europeo.
Il corso, nato quattro anni fa per rispondere alle esigenze di una nuova figura professionale in grado di intervenire in zone altamente a rischio come aeroporti o siti monumentali, ha riscosso uno straordinario successo tanto che la direzione del Museo ha deciso di fondare una vera e propria Scuola Permanente (la S.I.F.A. – Scuola Italiana di Falconeria ed Astoreria) che permetterà ai diplomati di conseguire diversi livelli di perfezionamento: Falconiere, Esperto Falconiere, Istruttore Falconiere, Maestro Falconiere
(quest’ultimo prevede il superamento di un master).
Il primo livello del corso, invariato nella struttura di 300 ore teoriche e pratiche e 50 ore di uscite didattiche, distribuite nell’arco di un anno, si arricchisce di alcune novità. Ad ogni partecipante verrà data l’opportunità di possedere un falco personale, che si potrà acquistare anche grazie al contributo del Museo.
L’esperienza ha infatti insegnato che solo un rapporto quotidiano con l’animale facilita l’acquisizione della tecniche della falconeria.
Passione e dedizione sono i requisiti fondamentali per la partecipazione, riservata a chi sia in possesso di un diploma di maturità. E’ prevista inoltre l’assegnazione di una borsa di studio e la presenza di un corpo docente ancora più qualificato.

 


Postato 2007-10-26, 16:56:33 da admin

La Passione diventa Lavoro

falconieraLorena Pagnucco è una falconiera. Tutte le mattine, alle 7.30, comincia il suo lavoro nella sede del Servizio Igiene Ambientale di Acm a Mirano.
Con lei l’inseparabile falco, lì per allontanare i gabbiani che planano sui rifiuti del centro di raccolta, in cerca di cibo, disperdendoli poi nelle vicinanze.

Una società per i falchi ad uso deterrente. Viene da Arzene Lorena, nel pordenonese, dove con il marito è titolare di una società che addestra falchi ad uso deterrente. Per lavoro si sposta in tutto il Triveneto al servizio di aziende ospedaliere, ristoranti, imprese ittiche.

Con Acm ha un contratto di un anno e un impegno lavorativo quotidiano, almeno fino alle 14.30, quando sopraggiungono gli ultimi camion. «E’ sorprendente – racconta Lorena – come i gabbiani sappiano perfettamente gli orari dei mezzi e quali siano i più appetibili; li aspettano e piano piano tendono ad avvicinarsi. Ma hanno anche imparato a conoscermi; infatti, appena mi vedono scendere dalla macchina, ancora senza falco e attrezzatura, subito scappano via».

Un trasmettitore per sapere sempre dove sono. Con sé Lorena porta otto falchi ogni giorno, alternandoli nel volo per non stancarli troppo: un po’ di cibo prima di iniziare (ma non molto altrimenti chi glielo fa fare di volare di nuovo?), e poi via in alto fra le nuvole.

Un trasmettitore di pochi grammi legato alla zampina le consente di sapere sempre dove si trova il falco che, al fischio della padrona, si appresta a planare, sapendo che a terra lo aspetta un bel premio: «Al mio richiamo estraggo dalla tasca un simulacro con legato un pezzo di carne che serve esclusivamente per il recupero: è la sua ricompensa per aver volato bene».

E’ un lavoro paziente quello dell’addestramento, che comincia quando i falchi (nati tutti in cattività, così vuole la legge) sono in tenera età, ad appena quaranta giorni di vita.
Poco per volta tra il volatile e la padrona si stabilisce un rapporto di fiducia, una complicità che il falco non tradirà mai: «Se qualcosa non funziona è perché io ho sbagliato da qualche parte. Ma se l’animale si sente protetto e sicuro, non ti tradisce, è leale fino in fondo».

Una passione diventa lavoro. Prima che un lavoro, quella di Lorena e suo marito è una passione vera per gli animali e la natura: «Non ti svegli certo una mattina decidendo di fare il falconiere; è stato mio marito, che è cresciuto in mezzo all’avifauna, a trasmettermi l’amore per questa professione. La falconeria, d’altronde, è un’arte ma non tutti, come diceva Federico II di Svevia (l’imperatore fu un esperto falconiere, ndr), sono in grado di praticarla».

E tolto il cappuccio… Lorena invece deve averla imparata bene quest’arte, a giudicare dall’entusiasmo che emanano le sue parole e dalla compostezza del falco che, legato al suo braccio con un buffo cappuccio simile ad un elmetto (serve a tenerlo tranquillo), assapora placido il meritato riposo.

Salvo poi rivelare la sua vera natura di predatore ben attento a guardarsi alle spalle quando Lorena, per la foto a GV, gli toglie il cappuccio; ed ecco allora l’occhio guardingo, il capo in perenne movimento e lo sbatter d’ali quasi a farsi bello davanti all’obiettivo.

Lorena è orgogliosa del suo falco e quando le chiediamo qual è la soddisfazione più grande del suo lavoro, la risposta non si fa attendere: «E’ quella di vederlo rientrare dal volo, è sapere che lui è lì in alto che aspetta un mio fischio per scendere. Cosa potrei volere di più?».

Paola Vescovi
Tratto da Gente Veneta , no.10 del 2007


Postato 2007-11-18, 16:13:55 da admin