Vocalizzazioni Rapaci e schede sintetiche

MD107

VOCALIZZAZIONI E SCHEDE SINTETICHE

 

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Astore (Accipiter gentilis)

 

E’ un rapace di bosco, caccia in agguato balzando da un posatoio sulla preda ignara che passa alla sua portata. Ha una agilità straordinaria ed è in grado di inseguire le prede nel fitto della vegetazione grazie alle ali corte e alla coda lunga che lo agevola nelle virate. si nutre sia di uccelli che di mammiferi. Ha un alto grado di specializzazione nella cattura delle sue prede. In falconeria viene volato sia allevato dai genitori che imprintato sull’uomo. Ha un carattere schivo e nervoso. Deve essere abituato a tutto per poter essere volato con tranquillità: uomini, cani, macchine e mezzi agricoli. Si lancia direttamente dal pugno del falconiere all’inseguimento di fagiani, starne, gallinelle, cornacchie, gazze, lepri, conigli, minilepre. Si può anche lanciare in pianta per far si che sia lui stesso a gestire l’attacco.Se ben addestrato, ha una altissima probabilità di cattura. Falco non per tutti.

Lunghezza: cm 49-61.
Apertura alare: cm 100-120.
Peso maschio: gr 571- 750
Peso Femmina: gr 820-1250
Giorni di incubazione: 36-38
ASTORE: dal latino austòrius poi astur (dedicato alla città spagnola Asturica Astorga).
ACCIPITER GENTILIS: dal latino, Accipiter = uccello rapace; gentilis = di nobile famiglia, cioè usato dai nobili per la Falconeria.
Altre Lingue: Inglese: Goshawk; Francese: Autour des palombes; Tedesco: Habicht; Spagnolo: Azor.
 
 

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Sparviero (Accipiter nisus)

Anche lui è un rapace di bosco, ama cacciare tra i cespugli, nel fitto della vegetazione o nella boscaglia. Le sue prede naturali sono ogni sorta di passeracei oltre ai tordi, merli, picchi, gazze, ghiandaie. Viene volato in falconeria imprintato sull’uomo per attenuarne la paura verso l’uomo e l’ambiente circostante. E’ un rapace velocissimo con uno sprint impressionante nei tragitti vino a 100mt. Il falconiere lo lancia dal pugno e le prede preferite sono gazze, merli, tordi, ghiandaie, tortore quaglie, starne. In Turchia viene chiamato Atmaca ed è tradizione catturare dei soggetti con le reti, addestrarli al volo alla quaglia per poi rilasciarli a fine stagione. E’ un falco piuttosto delicato,  non adatto ai principianti ma se gestito da un esperto, sa regalare grandi emozioni e innumerevoli catture.

Lunghezza: cm cm 31-38.
Apertura alare: cm 60-80.
Peso maschio: gr 110-186
Peso Femmina: gr 210-305
Giorni di incubazione: 35
SPARVIERO: dal greco sparasso, cioè lacera, dilania (uccello che dilania).
ACCIPITER NISUS: dal latino, Accipiter = uccello rapace; nisus = sforzo, cioè capace di catturare prede più grosse di lui.
Altre Lingue: Inglese: Sparrowhawk; Francese: Epervier d’Europe; Tedesco: Sperber; Spagnolo: Galivàn.

poiana

Poiana comune (Buteo buteo)

Raramente diviene una buona cacciatrice, preferisce nutrirsi di carogne, insetti, serpi e topi. Viene utilizzata in falconeria più che altro per rievocazioni storiche, spettacoli di falconeria, altre manifestazioni. Ama sorare sfruttando le correnti di aria calda ascensionali volando in cerchio. Spesso emette dei richiami in primavera udibili da molto lontano, un acuto keeeee-keeeeee

Lunghezza: cm 52-54.
Apertura alare: cm 118-140.
Peso maschio: gr 517-1060
Peso Femmina: gr 700-1350
Giorni di incubazione: 33-35
POIANA: da pollana “falco pollo” o forse che può prendere piccoli polli.
BUTEO BUTEO: dal greco, buzo = grido; cioè uccello che grida intensamente.
Altre Lingue: Inglese: Buzzard; Francese: Buse Variable; Tedesco: Mausebussard; Spagnolo: Ratonero Comun

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Poiana codarossa (Buteo jamaicensis)

Falco originario Americano, è di grossa mole, assai più cacciatrice della sua cugina europea. Si nutre principalmente di mammiferi quali lepri, mini lepri, conigli ma non disdegna cacciare ogni tipo di grosso volatile. In falconeria è utilizzata soprattutto per la caccia di animali da pelo. Utilizzatissima nel regno unito per la caccia e per le dimostrazioni di volo. Può essere abituata all’alto volo ma la stragrande maggioranza la utilizzano come l’astore lanciandola direttamente dal pugno. Rapace adatto al principiante, robusto, di buona salute.

Lunghezza: cm 51.
Apertura alare: cm 100-130.
Peso maschio: gr 750- 900
Peso Femmina: gr 1000-1450
Giorni di incubazione: 33-35

ferrugginosa

Poiana ferrugginosa (Buteo regalis)

Rapace di grandi dimensioni, piuttosto lenta e poco utilizzata in Italia. Addestrata sulle grosse lepri che ferma bene grazie alla sorprendente presa delle zampe. Proviene dall’America dove vive nelle praterie e nelle steppe. Di facile addestramento e difficile da perdere dai i carattere leale e tranquillo. Può essere davvero pericolosa se imprintata in malo modo.

Lunghezza: cm 58.
Apertura alare: cm 145.
Peso maschio: gr 1000- 1500
Peso Femmina: gr 1500-2200
Giorni di incubazione: ?

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Falco Pellegrino (Falco peregrinus)

E’ il falco da sempre più apprezzato e utilizzato nella falconeria moderna e classica. E’ un rapace intelligente, docile, ottimo cacciatore di alto volo. Si nutre al 95% di uccelli, rondini comprese che grazie alla sua enorme velocità cattura al volo. In falconeria viene scappucciato quando il cane è in ferma. Il falco parte dal pugno del falconiere per iniziare un volo a spirale. Arrivato ad una altezza di 50-80 mt, si da il comando al cane di far sfrullare la selvaggina. Il falco in volo, chiude le alie ed in picchiata, piomba sulla preda o per ghermirla (afferrarla con gli artigli) o per stoccarla (colpirla col petto). Presente in tutto il mondo, riprodotto in cattività con successo da diversi decenni, non è più in pericolo di estinzione e gode di ottima salute nei suoi naturali territori di nidificazione. Idoneo per caccia, manifestazioni, bird control.

Lunghezza: cm 38-48.
Apertura alare: cm 80-110.
Peso maschio: gr 400-650
Peso Femmina: gr 700-1000
Giorni di incubazione: 28-30
PELLEGRINO: dal latino peregrinus “straniero” perchè si sposta molto rapidamente ( come se apparisse da lontano).
ALTRO: Calidus = focoso, Brookei = dal nome dell’ornitologo inglese A.B.Brooke.
Altre Lingue: Inglese: Peregrine; Francese: Faucon Pèlerin; Tedesco: Wanderfalke; Spagnolo: Halcòn Comùn.

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Falco Lanario (Falco biarmicus)

Falco più leggero del Pellegrino, meno veloce e meno potente. In Italia e presente con la sottospecie Feldeggi. Si riconosce dal pellegrino in volo per la coda assai più lunga. Ottimo se addestrato sulla gazza, suo nemico naturale. Si riproduce bene in cattività e sono sempre più numerosi i soggetti riprodotti. Molto utilizzato negli spettacoli di volo, falco intelligentissimo e abitudinario. In falconeria si vola come il pellegrino.

Lunghezza: cm 44-49.
Apertura alare: cm 100-110.
Peso maschio: gr 500-600
Peso Femmina: gr 700-900
Giorni di incubazione: 35
LANARIO: dal latino “lanarius” cioè dilaniatore (falco dilaniatore).
FALCO BIARMICUS: biarmicus = originario della Biarmia (Russia), cioè falco della Biarmia.
Altre Lingue: Inglese: Lanner; Francese: Faucon Lanier; Tedesco: Feldeggsfalke; Spagnolo: Hàlcon Borni.
ALTRO: Feldeggi: deriva dal barone Von Fendegg che scoprì la sottospecie.

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Falco Sacro (Falco cherrug)

Falco di dimensioni maggiori rispetto al Pellegrino e al Lanario. E’ in grado di catturare sia volatili sia lagomorfi. Falco potente, ali larghe, coda lunga, è in grado di fare sia il basso che l’alto volo. Per il basso volo si lancia a”cul levè” cioè direttamente dal pugno; in alto volo, si lancia dal pugno aspettando che salga alla quota giusta per dare poi ordine al cane di far partire la preda. In nord Africa e medio oriente viene lanciato sulla lepre del deserto che cattura a terra grazie alla potente zampa. Viene utilizzato anche per la caccia all’antilope che insegue con tenacia per chermirla alla testa. Falco molto utilizzato e “riscoperto” da non molti anni in Italia. Il suo cigino è il girfalco che però vive più a nord in altri areali.

Lunghezza: cm 43-59.
Apertura alare: cm 104-125.
Peso maschio: gr 780-890
Peso Femmina: gr 970-1300
Giorni di incubazione: 30
SACRO: dall’arabo “saker”= falcone.
FALCO CHERRUG: dal greco, Chèrros = solitario; cioè falco solitario.
Altre Lingue: Inglese: Saker; Francese: Faucon Sacre; Tedesco: Wurgfalke; Spagnolo: Halcòn Sacre.

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Girifalco (Falco rusticulus)

Il più veloce, il più tenace, il più ambito falco da falconeria di tutti i tempi! Viene allevato in cattività con successo da molti anni in tutto il mondo. Gli arabi ne fanno incetta e sono disposti a pagare cifre altissime per un soggetto particolarmente bello. E’ in grado di fare alto e basso volo, inseguitore pazzesco, determinatissimo, potente, viene utilizzato per la cattura di grandi volatili fino al tacchino selvatico, gallo forcello, grouse. In antichità veniva utilizzato per la caccia all’airone che inseguito dal falco, punta dritto al cielo. Grazie alle sue timoniere lunghissime e alla sua potenza, il girfalco, tiene testa all’airone salendo anch’esso fino a raggiungerlo e a ghermirlo. E’ stato utilizzato come dono ai Re, come  merce di scambio durante gli assedi ai castelli, ceduto in cambio di armistizi. Chi rubava o catturava girfalchi doveva essere punito con la morte e nessuno poteva volarli tranne i Re e gli Imperatori.Dato l’alto costo, non è un falco per tutti e vederlo volare è sempre un privilegio.

Lunghezza: cm 60-65.
Apertura alare: cm 127-137.
Peso maschio: gr 960-1304
Peso Femmina: gr 1396-2100
Giorni di incubazione: 28-30
GIRIFALCO: da “gyrus”= cerchio, cioè falco che vola roteando.
FALCO RUSTICOLUS: falco: da falx = falce; Rusticulus = di campagna, rustico, “falco rustico”.
Altre Lingue:

Inglese: Gyrfalcon; Francese: Faucon Gerfaut; Tedesco: Gerfalke; Spagnolo: Halcòn Gerifalte.

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Smeriglio (Falco columbarius)

E’ un falchetto di piccole dimensioni, velocissimo, incallito inseguitore, riesce a catturare rondini, rondoni e pipistrelli. Falchetto per la caccia di piccoli uccelli fino alle dimensioni della quaglia. Falco di alto volo veniva utilizzato per la caccia dell’allodola che sparisce nel cielo inseguita dal rapace. Era il rapace delle Dame. Spesso ibridato con il pellegrino per ricavare soggetti di medie dimensioni con caratteristiche comuni tra i due. In cattività è di salute delicata e spesso è vittima di malattie che non perdonano. In natura sembra sia non tanto comune come in passato probabilmente dovuto alla distruzione dei loro nidi da parte dei corvidi.

Lunghezza: cm 28-34.
Apertura alare: cm 56-69.
Peso maschio: gr 150-215
Peso Femmina: gr 187-255
Giorni di incubazione: 28-32
SMERIGLIO: dal latino, es merula (cacciatore di merli).
FALCO COLUMBARIUS: Columbarius: che saetta come i colombi “falco veloce come un colombo”.
Altre Lingue: Inglese: Merlin; Francese: Faucon Emerillon; Tedesco: Merlin; Spagnolo: Esmerèjòn.

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Lodolaio (Falco subbuteo)

Sembra un Pellegrino in miniatura, bellissimo, ali a punta molto lunche e coda di notevoli dimensioni. In natura caccia esclusivamente uccelletti, spesso all’imbrunire avanzato. Cattura uccelli in alto volo e in basso volo, con tecnica simile a quello dello sparviere. Purtroppo in cattività rimane molto domestico ma perde l’istinto di caccia.

Lunghezza: cm 29-36.
Apertura alare: cm 60-65.
Peso maschio: gr 165-220
Peso Femmina: gr 189-270
Giorni di incubazione: 28
LODOLAIO: perchè visto spesso cacciare la allodole.
FALCO SUBBUTEO: Subbuteo = quasi buteo, “falco più piccolo di una poiana”.
Altre Lingue: Inglese: Hobby; Francese: Faucon Hobereau; Tedesco: Baumfalke; Spagnolo: Alcotan.
clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Gheppio Europeo (Falco tinnunculus)

Il gheppio è un piccolo falco utilizzato in passato per i principianti e aspiranti falconieri. Non tutti i soggetti riescono a cacciare, quando lo fanno, regalano emozioni e piaceri non indifferenti. E’ un falco molto territoriale e vocifero quindi se un altro rapace prova a entrare nel suo territorio, lo attaccano, spesso in coppia minacciandolo con sonori ki-ki-ki-ki

Lunghezza: cm 31-38.
Apertura alare: cm 69-82.
Peso maschio: gr 113-230
Peso Femmina: gr 170-271
Giorni di incubazione: 28
GHEPPIO: dal greco, aigupiòs = avvoltoio, poi ghippio e quindi gheppio.
FALCO TINNUNCULUS: dal latino, Tinnulus = squillante; cioè falco dal verso acuto.
Altre Lingue: Inglese: Kestrel; Francese: Faucon Crècerelle; Tedesco: Turmfalke; Spagnolo: Cernìcalo Vulgar.

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Gheppio Americano (Falco sparverius)

Il gheppio americano ha riscosso notevole successo come falco da falconeria sia  in Italia che all’estero. E’ un falchetto di piccolissime dimensioni, dalle colorazioni magnifiche e con un temperamento tutto pepe. E’ in grado di cacciare con abilità sorprendente, si riproduce molto bene in cattività e vive a fianco dell’uomo con serenità.

Lunghezza: cm 25.
Apertura alare: cm 50-60.
Peso maschio: gr 150-190
Peso Femmina: gr 200-240
Giorni di incubazione: ?

clicca per ascoltare il canto-click to listen the song

Gufo Reale (Bubo bubo)

Il gufo reale è il più grande dei rapaci notturni europei. E’ utilizzato all’estero da pochi per la caccia di conigli e lepri all’imbrunire. Molto più spesso lo si vede sul pugno di addestratori in rievocazioni storiche. Ha un carattere rude, ha una stretta molto potente e la femmina, se aggressiva, può essere pericolosa per l’uomo o animali di casa.

Lunghezza: cm 67-72.
Apertura alare: cm 160.
Peso maschio: gr 2000-2700
Peso Femmina: gr 2700-3260
Giorni di incubazione: 24-31
Altre Lingue: Inglese: Eagle Owl; Francese: Hibou grand-duc; Tedesco: Uhu; Spagnolo: Bùho real.

 

Rapaci Persi e Trovati Lost&Found

Lost&Found

(Persi persi e Trovati)

rapaci persi falconieri

 

INTRODUZIONE

Da una idea nata da Paolo Taranto e Federico Lavanche nel lontano 1997…. abbiamo voluto creare un servizio che possa permettere di creare un database completo e aggiornato di tutti i rapaci “domestici” che sono stati persi o trovati.

Se avete appena perso un rapace o se ne avete trovato uno, contattateci e noi provvederemo immediatamente ad inserire i dati nel database e ad iniziare la ricerca.

TERMINOLOGIA

Rapace: termine che  indica gli uccelli predatori e che include sia i rapaci diurni (Falconiformes) sia i rapaci notturni (Strigiformes).

Domestico: si intende un animale nato in cattività e comunque legalmente  detenuto ai sensi degli articoli di legge regionali nazionali e  internazionali vigenti.

Perdita: spesso i rapaci (soprattutto diurni) detenuti in cattività vengono    usati per la pratica della falconeria, dopo essere stati idoneamente addestrati. Può capitare, purtroppo, che il falconiere, durante il volo libero del suo falco, perda il contatto con esso, per varie cause (tempo meteorologico, errore umano, malfunzionamento della radio ecc.). Se entro qualche ora il rapace non viene ritrovato, esso può essere considerato “perso” anche se le speranze di ritrovarlo permangono ancora elevate. Spessissimo i rapaci vengono ritrovati dai falconieri entro 2-4 giorni dal loro allontanamento. Capita frequentemente anche che,  poiché questi animali sono abituati alla vicinanza con gli umani, essi  si recano volontariamente in aree urbanizzate e vengono ritrovati da persone comuni che normalmente li consegnano ai centri di recupero per la fauna selvatica o all’organico del Corpo Forestale dello Stato della zona. Proprio per queste circostanze abbiamo pensato di creare questo servizio.

Come distinguere un rapace domestico da uno selvatico?

L’animale non risente della vicinanza delle persone e rimane piuttosto tranquillo.

Alle zampe solitamente ha dei laccetti di cuoio (geti).

Deve avere ad una delle zampe anche un anello inamovibile sul quale è inciso un numero; a quel numero corrisponde un documento in possesso del falconiere che ne attesta la legalità.

Spesso alle zampe o alla coda è attaccata una piccola radio-trasmittente (con antenna).

PER NON PERDERE I FALCHI:

  • Non fare volare falchi grassi !
  • Assicurarsi che le condizioni meteo siano idonee.
  • Assicurarsi sempre del perfetto funzionamento della radio ( in particolare controllate la carica delle batterie sia della ricevente che della trasmittente e cambiatele frequentemente; occhio anche al funzionamento dell’antenna trasmittente) .
  • Assicurarsi che il falco risponda bene al logoro, al guanto e al fischio.
  • Non lasciare la radio-ricevente in macchina.
  • Dotare il falco di targhetta identificativa con recapito del  falconiere.
  • Assicurarsi della presenza e del funzionamento dei campanelli.
  • Se si va in una zona nuova, studiarsi i dettagli del luogo su delle buone mappe topografiche ( in particolare individuate le zone più alte idonee alla scansione radio, le zone che potrebbero causare zone d’ombra radio, e tutte le strade e i percorsi che vi possano permettere di muovervi agevolmente e rapidamente nel caso il falco si allontani).

 FUNZIONAMENTO DEL SERVIZIO

Cosa fare se trovate o smarrite un falco?

RAPACI PERSI:

Se entro alcune ore (di solito entro la sera) non si è ancora riusciti a stabilire un contatto con l’animale che si è allontanato, contattate questo servizio o per telefono o via e-mail, indicando il vostro recapito, il punto di allontanamento del falco, la specie e il numero di anello. Immediatamente il servizio  inserirà i dati nel database on-line e provvederà a mettersi in contatto e allertare i centri di recupero, il CFS e i falconieri della zona, anche nel raggio di qualche centinaio di Km. Quando si avranno notizie sarete istantaneamente avvertiti. Per motivi di velocità abbiamo dedicato uno spazio del Forum Rapaci Persi a questo scopo.

 RAPACI TROVATI:

Il servizio è in contatto con il Corpo Forestale dello Stato, i centri di recupero e i falconieri su tutto il territorio italiano. Quando viene ritrovato un rapace, queste persone e istituzioni lo segnaleranno al servizio indicando la località dove è stato trovato, il numero di anello e la specie dell’esemplare. Il servizio, dopo avere inserito i dati sul database online, provvederà ad avvertire in breve tempo tutti i falconieri delle zone limitrofe. Ecco lo spazio del Forum Rapaci Tovati

Considerazioni sul modo di caccia del falco di Harris in confronto all’astore

Premesso che, per ragioni anatomiche, il volo del falco di Harris è comunque più lento di quello dell’astore, almeno in linea

Premesso che, mentre tutti i falconieri con astore fanno partire il falco dal pugno con cane in ferma sul selvatico, la stragrande maggioranza dei falconieri con l’Harris lasciano il falco libero di posizionarsi sugli alberi in attesa del frullo, quindi per il falco la partenza dal pugno è innaturale

Premesso che nell’Harris la paura del cane (salvo rare eccezioni, e solo con “quel” cane) è un tratto altamente congenito

astoreAttacco tipico dell’astore:

Il falco, al frullo, segue pancia a terra il selvatico ( a 1-2 metri dal suolo), per poi agganciarlo al volo da dietro e da sotto, con una rotazione del corpo di quasi 180°.

Tale attacco ottiene un triplice effetto :

1)      “tiene in aria” il selvatico, che, sentendosi minacciato da dietro e da sotto, rinuncia a posarsi anche se stremato

2)      favorisce le prese “al volo”

3)      ottiene voli più lunghi

 falco di harris

Attacco tipico del falco di Harris

Il falco, al frullo,si mette in quota (a 5-10 metri dal suolo) dietro al selvatico; ne risultano due possibilità:

a)      il falco aggancia a terra il selvatico stremato (che cerca riparo sul terreno) con una lunga picchiata obliqua

b)      il falco raggiunge sempre in quota il selvatico, che, minacciato dall’alto, si butta immediatamente a terra; a questo punto il falco, sorpassata la preda, la

schiaccia a terra dopo avvitamento e volè

Tale attacco ottiene un triplice effetto:

1)      “porta a terra” il selvatico prematuramente

2)      sfavorisce le prese “al volo”

3)       ottiene voli più corti

A mio parere, la conoscenza dell’etologia del rapace dovrebbe portare a giudizi più obbiettivi in sede di competizioni di falconeria.

Engel Simonelli

Telemetria o radio scanning

Da qualche tempo si nota un continuo ma progressivo cambiamento nell’uso delle apparecchiature da radiotracking da parte dei falconieri italiani. Sempre di più sono, infatti, coloro che scelgono di usare come ricevitore uno scanner portatile piuttosto che il classico radio ricevitore. Poiché molte persone ultimamente mi hanno contattato per conoscere il mio parere su queste apparecchiature, ho deciso di scrivere quel poco che so e renderlo pubblico attraverso quest’articoletto.

Intanto vediamo che cosa è uno scanner radio.

COS’ E’ UNO SCANNER

Lo scanner è un normale radio ricevitore,Radio Scanner così detto perché in grado di ricevere un’ampia banda di frequenze radio. Posto che un Herz  (Hz) è l’unità di misura delle onde radio e che KHz= migliaia di Herz, MHz= milioni di Herz e GHz= miliardi di Herz, mentre un normale ricevitore radio riceve su una singola frequenza (per es. 216 MHz) magari dividendola in 100 canali da 10 KHz ciascuno, invece uno scanner radio è in grado di ricevere molte bande di frequenza per es. da 1MHz a 1000 MHz e anche esso è in grado di suddividere ogni MHz ricevuto in canali (10 o 100 ecc.).

Gli scanner si suddividono poi in tre categorie: a) Da tavolo b) Digitali e c) Portatili. Per la falconeria sono usati solo quelli portatili (quelli da tavolo sono troppo ingombranti e quelli digitali sono delle piccole schede da usare su computer portatili, ma comunque scomodi da usare sul campo in una battuta di falconeria, premesso che anche gli scanner da tavolo o quelli portatili sono interfacciabili con i computer).

 

Fig. 1. Scanner Icom IC-R10 portatile. Notare l’antenna omnidirezionale in dotazione.

 

VANTAGGI DEGLI SCANNER

Vediamo adesso perché tanti falconieri preferiscono usare lo scanner portatile piuttosto che un comune ricevitore da falconeria. Se lo fanno ci saranno dei motivi e cioè:

1)      Gli scanner sono più economici dei classici ricevitori in quanto il loro prezzo non supera mai il milione. Anzi il modello attualmente migliore costa attualmente poco più di 700.000 lire (cui si dovranno aggiungere altre 100.000 lire circa per l’antenna Yagi direzionale), mentre per un comune ricevitore da falconeria si deve affrontare una spesa circa doppia (1,5 milioni).

2)      Gli scanner sono più piccoli e maneggevoli. I modelli portatili, infatti, sono poco più grandi di un telefonino (vedi Fig.1) e dunque leggeri e tascabilissimi grazie alle nuove tecnologie elettroniche con cui sono costruiti

3)      Trattandosi di apparecchiature digitali è possibile anche collegare gli scanner portatili ad un computer (fisso o portatile) e attraverso un apposito software d’interfaccia è possibile avere sia un controllo remoto del radio ricevitore sia un’automatizzazione nella raccolta dei dati. Di quest’applicazione comunque ne parlerò meglio dopo.

4)      Gli scanner hanno le stesse funzionalità dei classici ricevitori: 10-25-50-100 o fino a 1000 canali, attenuatore, jack per cuffie, schermo illuminato, indicatore di batterie scariche, batterie ricaricabili, indicatore d’intensità del segnale, memoria ecc. Anzi per alcuni modelli si può tranquillamente dire che hanno anche delle funzioni aggiuntive (grazie al fatto che trattasi di apparecchi di elevato livello elettronico) che li rendono anche migliori di molti ricevitori classici oggi in commercio usati dai falconieri.

5)      Quest’ultimo motivo c’entra poco con la falconeria ma è comunque valido: proprio perché gli scanner sono in grado di ricevere un’ampia gamma di onde radio, essi possono essere usati anche per ascoltare (o vedere nel caso degli scanner portatili dotati di schermo a colori a cristalli liquidi) anche altre bande per es. radio, televisione ecc. rendendosi quindi utili anche in altre circostanze.

Fig.2 Da sinistra: antenna Yagi direzionale, antennino omnidirezionale in dotazione con lo scanner, scanner portatile con cuffiette. In alto: ricevitore classico. Notare la facilità di attacco della Yagi allo scanner e le ridotte dimensioni di esso a confronto con il ricevitore portatile.

 

Fig.3

Fig.3 Schermata di selezione del ricevitore nel programma d’interfaccia VisualRadio per          Windows.

 

SVANTAGGI DEGLI SCANNER

 

Gli scanner però hanno anche degli svantaggi rispetto ai ricevitori classici. Tali svantaggi devono essere tenuti in considerazione e solo da un loro equilibrato giudizio dipenderà la nostra scelta. Diciamo che dei due svantaggi che presentano quello grave è uno solo perché l’altro è facilmente risolvibile:

1)      Delicatezza: si tratta, infatti, di apparecchi elettronici abbastanza delicati anche perché non sono stati costruiti per un uso sul campo (come quello che si fa in falconeria) per cui non sono impermeabili, resistono poco agli urti e le batterie ricaricabili durano poche ore. Ma come dicevo prima questi problemi sono facilmente risolvibili, per esempio, dotando il proprio scanner di un foderino che lo protegga dagli urti e dalla pioggia e portandosi appresso anche un secondo set di batterie non ricaricabili di emergenza (di solito quattro stilo che dunque occupano poco spazio e sono leggere)

2)      Questo secondo svantaggio invece è il peggiore e praticamente è l’unico svantaggio vero degli scanner (perché il primo è risolvibile). Infatti, questi apparecchi, proprio perché in grado di ricevere un’ampia banda di frequenze, hanno anche una ridotta sensibilità rispetto ai comuni ricevitori radio. Che cosa vuol dire? Se il mio ricevitore radio (Mariner M57 della Biotrack) ha una sensibilità di 1 μV (=microVolt , il Volt è l’unità di misura della potenza di un’onda radio) e il mio scanner (Icom IC-R10) ha una sensibilità di 2,5 μV, secondo voi chi è più sensibile? In altre parole chi è in grado di percepire meglio a maggiore distanza il debole segnale di un trasmettitore? La risposta è che il ricevitore classico essendo sensibile a segnali fino a 1 microvolt riesce a percepire anche le onde più deboli mentre lo scanner che ha una sensibilità 2,5 volte minore percepisce solo segnali radio che hanno una forza superiore ai 2,5 microvolts. E visto che la potenza del segnale generato da un microtrasmettitore montato su un falco cala all’aumentare della distanza (ma è influenzata negativamente anche dagli ostacoli che si frappongono) da ciò si deduce che il ricevitore classico assicura una maggiore efficacia nel sentire e seguire il segnale radio di un falco che si è allontanato. Purtroppo questo problema non è risolvibile, poiché è una caratteristica intrinseca degli scanner stessi il cui quarzo deve essere in grado di ricevere una grande varietà di segnali radio perdendo dunque in sensibilità.

SCANNER O RICEVITORE CLASSICO?

Allora è questa la domanda finale che ci poniamo: conviene comprare uno scanner che ci dà i vantaggi sopraelencati oppure un ricevitore classico da falconeria che è più sensibile anche se costa di più e non ci da gli stessi vantaggi dello scanner?

Le risposte sono due: a) Comprarli entrambi  b) Scegliere in funzione del rapace si sta usando.

Ma vediamo le due strategie singolarmente:

a)      Nel primo caso mi sembra un’ottima idea possederli entrambi. Useremo lo scanner abbinato ad una piccola Yagi portatile (pieghevole a tre elementi) da tenere entrambi addosso sfruttando così la portabilità di questa apparecchiatura; ma terremo sempre in macchina il ricevitore classico da falconeria con la sua bella Yagi a 5 elementi che ci garantirà la migliore ricezione del segnale nei casi estremi. Appena il falco si allontana possiamo già ricevere il segnale sullo scanner (che comunque, in media, abbinato ad una buona trasmittente copre distanze nell’ordine di una decina di km) che abbiamo addosso, e , se la situazione si fa critica, torniamo in macchina (anche perché se il rapace si è allontanato troppo non possiamo seguirlo a piedi) e accendiamo il ricevitore più potente (che deve anche avere un’antenna idonea, appunto una grossa Yagi a 5 o più elementi). Ma lo scanner è utile anche quando, da soli, stiamo tracciando un falco dalla macchina, poiché le sue piccole dimensioni e le piccole dimensioni anche dell’antenna ci permettono di maneggiarlo comodamente anche all’interno dell’abitacolo dell’auto; e inoltre potremo fare uso anche dell’antennino omnidirezionale (che cioè riceve da tutte le direzioni) in dotazione con lo scanner, nelle fasi in cui stiamo cercando il segnale e una volta trovatolo agganciare la Yagi e cercarne la direzione.

In conclusione questa soluzione vede l’uso dello scanner come una radio estremamente portatile da usare in quei casi in cui non è richiesta una forte sensibilità.

b)      La seconda soluzione alla domanda posta è di scegliere tra i due in base al rapace che si sta usando. Se un falconiere va a caccia con uno sparviere, non avrà sicuramente bisogno di una radio potente e sensibile come il ricevitore classico e potrà benissimo fare uso dello scanner poiché lo sparviere (come l’astore, l’Harris o il gheppio comune o americano o tutti gli strigiformi) normalmente non tende ad allontanarsi di molto dal punto di perdita a maggior ragione per il fatto che si tratta di una specie arboricola. Stesso discorso vale anche per il gheppio americano o per un barbagianni ecc. Forse l’unica eccezione è costituita dall’astore visto che esso può spostarsi in un grande bosco anche per diversi km e inoltre trovandoci in zona boscosa sicuramente un ricevitore più sensibile darà una migliore mano di aiuto. Per l’Harris invece non dovrebbero aversi grossi problemi. La maggioranza dei falconieri le vola senza radio proprio perché trattasi di rapaci difficili da perdere e se si allontanano non lo fanno per molti km, ma è sempre meglio taggarle (cioè dotarle di microtrasmittente) e per i motivi suddetti si può tranquillamente usare uno scanner come ricevitore.

Ovviamente se state facendo volare un pellegrino o un ibrido, lo scanner non vi dà la sicurezza di un ricevitore specifico perché i Falchi sono rapaci che in poche ore riescono a percorrere decine di km (tempo fa recuperai a Bologna un lanario perso due gg prima a Firenze) per questo sarà comodo portarne uno nel gilet per seguire il rapace appena si allontana ma se la situazione si fa critica dovete avere con voi (in macchina) un ricevitore specifico che vi garantirà maggiori performance di sensibilità e quindi maggiori possibilità di trovare anche un debole segnale a decine di km di distanza.

L’ANTENNA

Al prezzo base dello scanner bisognerà aggiungere anche un centinaio di mila lire (di solito anche meno) per acquistare una Yagi idonea. Come abbiamo detto prima uno dei vantaggi degli scanner è la loro ridotta dimensione e quindi la loro trasportabilità. Per questo sarebbe un controsenso abbinarvi una grossa Yagi. Quando comprate uno scanner questo sarà dotato di casa di un antennino omnidirezionale che vi sarà molto comodo nelle fasi di ricerca del segnale ma che non permette di tracciare la direzione di provenienza del segnale. Ecco perché avrete bisogno di acquistare una piccola Yagi. Normalmente si possono far costruire da personale esperto ma se non conoscete nessuno potete contattare la Biotrack inglese che offre questo servizio o mandatemi un e-mail e vi metterò in contatto io con un buon costruttore di antenne. In ogni caso bisogna sapere che l’antenna che dovrete procurarvi dovrà essere specifica per la frequenza che state usando nelle vostre trasmittenti altrimenti perderete ulteriormente in sensibilità. Dunque se avete una trasmittente da 216 MHz dovrete farvi costruire una piccola Yagi a 3 elementi pieghevoli per i 216 MHz.

GLI SCANNER ED IL COMPUTER

Come vi avevo accennato all’inizio, uno dei vantaggi degli scanner è la loro completa interfacciabilità con i computer. Premetto che anche un classico ricevitore radio da falconeria può essere collegato ad un computer attraverso la porta audio, ma tale operazione vi servirà solo a memorizzare il “beep” e da ciò potrete ricavare solo pochi dati.

Fig. 4 e 5 Alcune schermate del programma VisualRadio per Windows.

Non vi sto a spiegare nei dettagli questa tecnica, anche perché varia in funzione del computer che state usando, dello scanner, del software e di altra componentistica più o meno importante. Mi limiterò a fare un breve esempio per mostrare quello che si può fare con lo scanner ed il computer: mettiamo che avete perso il vostro Astore nel bosco dietro casa, lo cercate per tutto il giorno ma arrivati alla sera dovete fermare le ricerche a causa del buio, riprenderete l’indomani mattina. Mentre voi dormite, però, il vostro scanner collegato al computer farà alcuni lavoretti per voi: memorizzerà tutti i segnali che riceve e la loro intensità (ma non la direzione di provenienza a meno che non sia connesso con un compasso che muove automaticamente la Yagi in sintonia con il software) e può avvertirvi con un segnale acustico quando il segnale si fa molto forte. Se poi avete la possibilità di usare anche un compasso sintonizzato con il computer che ruoti la Yagi periodicamente o, meglio ancora, due (in modo da poter effettuare una triangolazione automatica) il software sarà in grado di riportare automaticamente (anche su mappa) tutti gli spostamenti dell’Astore durante la nottata. L’indomani mattina riprendete le ricerche, ma non avete molto tempo perché dovete andare a lavorare e poniamo che non riusciate ancora a catturare l’astore, perché per es. è riuscito a nutrirsi nelle mattinate ed ha il gozzo pieno. Dal luogo di lavoro con un altro computer potete comunicare via modem con il computer cui è agganciato lo scanner e ricevere il segnale radio per rendervi conto dei movimenti dell’animale.

Altro esempio di applicazione dell’interfaccia tra computer portatile e scanner si ha con l’aiuto della tecnologia GPS: infatti posizionando il GPS (anch’esso interfacciato al computer) sopra la vostra Yagi potrete visualizzare su mappa la vostra posizione e contemporaneamente anche la direzione verso cui è puntata l’antenna con l’andamento dell’intensità del segnale che vi aiuterà a rendervi meglio conto della posizione spaziale del rapace perso. Questi sono solo alcuni esempi di applicazione dei computer al radiotracking dei rapaci da falconeria, anche se mi rendo ben conto che probabilmente non vi capiterà mai di dovere ricorrere a questi marchingegni per ritrovare un rapace che si è allontanato, soprattutto se prenderete sin dall’inizio alcune fondamentali precauzioni.

Imping, sostituire una penna rotta

d6f6Per poter sopravvivere nell’ambiente naturale, gli uccelli devono trovarsi sempre in perfette condizioni . Naturalmente il piumaggio riveste un ruolo di primaria importanza anche se per molteplici cause possono subire un danneggiamento parziale o totale. Traumi o incidenti sono i rischi maggiori, tra questi più frequentemente: collisione con tralicci, ferite da arma da fuoco ma anche patologie derivanti una sosta non ottimale in voliere durante i ricoveri presso centri di recupero . Il danno, anche parziale, alle timoniere o ancor peggio alle remiganti può compromettere seriamente le normali capacità di volo con conseguenze che possono portare a rischi letali. Una piccola breccia creata dalla rottura di una sola remigante può progressivamente danneggiare il piumaggio nella sua integrità rendendo più vulnerabile il soggetto. Ecco perché alcuni veterinari esperti, sfruttando una metodologia che fonda le sue radici nei remoti fasti medioevali (in cui la falconeria era assai in voga) hanno sviluppato ed aggiornato le tecniche dell’imping o trapianto di penne. Questa tecnica di rimpianto di alcune penne permette di migliorare le situazioni cliniche di alcuni soggetti abbreviando le degenze presso i centri di recupero.

d6f13

Materiali e metodi Per effettuare al meglio quest’operazione che necessita di grande esperienza e perizia non è tuttavia richiesto materiale ed attrezzature molto particolari. · penne di un donatore, della stessa specie, dello stesso sesso (in alcuni casi il dimorfismo sessuale non permette l’uso di materiale di sessi diversi) e dello stesso peso. Per favorire il reperimento di questi donatori i centri di recupero formano una “banca penne” che facilita il reperimento del materiale migliore per i trapianti. · Cartoncino per separare durante l’operazione la penna operata dal resto del piumaggio, evitando rischi di imbrattamento con resine · Resine epossidiche o adesivo cianoacrilato · Pin o “infibulo” da inserire all’interno del rachide della penna da sostituire ed in quella del donatore. Oggi la tendenza più evoluta (Metodol. Persson) porta all’utilizzo del rachide di una terza penna che ripulita dalle barbule offre grazie alla componente cheratinica, insostituibili caratteristiche di flessibilità e resistenza. Andando a curiosare nel passato scopriamo che in tempi remoti erano usati come infibuli dei sottili fili di ferro ed invece delle resine adesive si usava il limone o una soluzione d’acqua salata che favoriva la formazione di ruggine e quindi solidarizzava la penna trapiantata. Oggi quest’operazione che può essere fatta a seconda dei casi con o senza anestesia, viene eseguita su uccelli di medie – grandi dimensioni (dai gufi e poiane sino alle aquile, ai nibbi e persino ad alcuni ardeidi).

d6f4

L’operazione richiede grande attenzione nella scelta di tutto il materiale ed anche nella scelta del donatore; inoltre risulta più facile nelle timoniere mentre il trapianto delle remiganti risulta più complesso perché bisogna garantire la giusta angolatura per poter assicurare al “paziente” ottimali condizioni per il volo. L’inserimento dell’infibulo, che può essere anche un piccolo stecchino in bambù o in materiale plastico… è una parte importante dell’operazione, poiché deve essere perfettamente inguainato nei rachidi favorendo il contatto delle due penne (donatore e ricevente) . Al termine dell’operazione su ogni singola penna è opportuno verificare che i margini dei monconi delle due penne siano a contatto l’uno con l’altro perché solo così potremo avere la certezza che il lavoro garantisca buone probabilità di riuscita. Oggi questa tecnica, adottata per secoli dai falconieri è stata ripresa con efficacia dai pochi veterinari dei centri di recupero e permette di ottenere un risultato straordinario: liberare in breve tempo animali che se dovessero aspettare il normale ricambio delle penne (muta) sarebbero costretti a lunghe degenze in voliera.

Luca Cavallari

IMPORTANTE: Sebbene l’imping possa apparire un’operazione non complicata, può essere fatta solo da persone competenti ed abilitate

Falconeria in Sardegna

pernice sardaSono una persona molto curiosa ed oltre ai cani, fucili ed i selvatici cerco di interessarmi a tutto ciò che riguarda la caccia, la pesca e l’ambiente in genere. Quindi anche le leggi vigenti in materia non sono esenti dalla mia attenzione e spero anche dalla vostra. Quindi vorrei rinfrescarvi un attimo le idee. Come certamente saprete la legge regionale che disciplina l’attività venatoria in Sardegna è la L. R. 23/98, questa però deve far riferimento ad una legge quadro nazionale: L. N. 157/92.

Quanti di voi sono a conoscenza che tale legge disciplina anche la caccia col Falco e con l’Arco?

La legge nazionale prevede l’uso del falco come mezzo per l’attività  venatoria, come si può riscontrare esattamente nell’art. 13 secondo comma. La legge prevede inoltre che l’uso del rapace da preda sia permesso solamente a coloro che sono in possesso di regolare porto d’arma per uso caccia.

Veniamo però al dunque! L’art. 21, se non erro, stabilisce che spetti alle singole regioni decretare le norme per la detenzione e l’uso del falco. Noi in Sardegna non solo non abbiamo un regolamento al riguardo, ma del falco come strumento venatorio neanche se ne parla nella legge regionale!

Penso sia dovere della Regione prendere in considerazione la questione anche perché non è sua facoltà abolire una forma di caccia ma semplicemente regolamentarla!

Non venite ora a dirmi che a nessuno interessa tale attività venatoria perché così facendo si ricade nuovamente nella solita guerra tra discipline che equivale né più né meno ad una guerra tra poveri! Secondo me la caccia col falco oltre che nobile ed estremamente affascinante potrebbe trasformare molti sparatori in falconieri che molto probabilmente ammazzerebbero meno selvaggina ma certamente si appagherebbero maggiormente! Chi scrive è uno che ha sempre avuto un occhio di riguardo per tale disciplina ma per ovvi motivi non l’ha mai potuta sperimentare di persona. Penso comunque di non essere il solo. In Italia sono varie le scuole di falconeria, perché non se ne può istituire una anche in terra Sarda?

Non so se quanto ho scritto vada a genio a tutti, ma ciò non toglie che la legge nazionale lo prevede e visto che quando si tratta di divieti siamo subito pronti a recepire le novità, non vedo perché ciò non sia possibile anche per i permessi.

Terrei a sottolineare inoltre che la falconeria oltre ad essere una forma di caccia di rilevante interesse sarebbe di grandissima utilità negli aeroporti che come tutti sanno molto spesso hanno il problema degli uccelli che rischiano di finire dentro le turbine dei velivoli. Vi posso assicurare che un paio di Pellegrini ben addestrati sono in grado di disperdere in pochi minuti anche la più ostinata nube di storni. Sicuramente questo l’avrete visto almeno in televisione, no?

Sono fermamente convinto che la falconeria non crei alcun problema di tipo ambientale visto che si basa non sulla quantità del carniere, ma sulla qualità e l’intensità della cacciata stessa. È un qualcosa per appassionati specialisti. Per rendere l’idea vi faccio un esempio. È meglio prendere dieci pernici con un “bastardo” o due sotto la ferma magistrale di un Pointer? Secondo a chi ponete la domanda vi darà come buona la prima, ma un purista non esiterà a scegliere la seconda. Che di puristi ve ne siano 1% o lo 0,5% non lo posso sapere, ma perché proibire un qualcosa solo perché non richiesta dalla maggioranza? Qui la democrazia basata sull’alta percentuale può facilmente diventare una sorta di razzismo per le minoranze; la differenza è molto sottile in questo caso.

Spero sinceramente che chi di dovere colga al volo la mia provocazione e metta in essere quanto la legge nazionale prevede e si adoperi poi per decretare una serie di norme atte a permettere finalmente L’ars venandi cum avibus (L’arte della caccia con gli uccelli) come la definiva il grande Federico II nel suo trattato sulla falconeria.

Sarebbe il caso di bandire definitivamente il proibizionismo fine a se stesso! Pare che il decadimento della falconeria sia dovuto proprio alla progressiva diffusione delle armi da fuoco perché sicuramente più precise, permettevano infatti carnieri indubbiamente più grandi. Se ciò è vero un ritorno alla falconeria sarebbe un doppio passo avanti sia dal punto della cultura venatoria che da quello ambientalista. Ci sarebbero forse dei carnieri non eccessivamente pieni di selvaggina, colmi però di emozioni, se non superiori, indubbiamente diverse da quelle a cui siamo abituati. Sarebbe un modo alternativo per entrare a contatto con la natura, addirittura più arcaico della doppietta, che vede nel falco un collegamento ancor più forte con la natura in quanto esso stesso animale. Guardando la natura attraverso gli occhi di un Pellegrino, di un Lanario o di un Astore, riusciremo forse a vederla sotto un’ottica diversa e magari a comprendere delle cose che da un’altra angolazione ci erano sfuggite.

Il ritorno al passato non è sempre un passo indietro, che ne dite?

Caratteristiche e razze dei cani usati per la Falconeria

thefalconer

Tutti i cani da caccia, nelle loro mansioni, sono bravi ma ce ne sono alcuni che sono più bravi a modo loro. Si tratta di una bravura istintiva connessa alla morfologia, al carattere e all’addestramento ricevuto. Tutti assolvono al proprio compito che è quello di aiutare l’uomo in ogni tipo di caccia, ivi compresa quella col falcone.

Il cane da caccia infatti non caccia per se stesso ma per compiacere l’uomo e questo, non dimentichiamolo, possiamo definirlo altruismo.
Per il tipo di caccia col falco d’alto volo alcuni sono più adatti di altri, vuoi per la taglia, per il colore, per il temperamento e per altre caratteristiche.
Poiché chi va a caccia col falcone riserva l’attenzione maggiore al falco, il cane, al momento del via, deve saper fare tutto a memoria.

Un buon cane non deve fare il riporto né rincorrere al frullo, deve fare una ferma sicura e una guidata prudente, essere ubbidiente ai comandi, stare sempre lontano dal falco, almeno a 2 metri, e camminare sempre alla destra del falconiere se tiene il falco in pugno sulla sinistra. Con andatura sostenuta e mai irruente cercherà il selvatico. Trovatolo, la sua postura in ferma deve essere appariscente, scultorea, sicura e alquanto lunga per dare modo al falconiere di scapucciare il falco, lanciarlo e fargli prendere quota.

Al cane è permessa la guidata se il selvatico pedona in avanti ma lo deve fare con la massima attenzione per non sfrullare. Lo sfrullo mentre il falco non è ben posizionato in altezza, è la peggiore cosa che possa capitare a un falconiere, tutta la sua preparazione viene vanificata. Per un cacciatore col fucile lo sfrullo non è un gran danno; se il cane non è molto lontano riesce sempre ad abbattere il selvatico e comunque il fucile può essere ricaricato. Il falco no.

Tra la caccia col falco e quella col fucile, le regole sono molto diverse. La prima e non va mai dimenticata, è che il falco di norma ha la possibilità di fare solo due voli, al massimo tre e lontani uno dall’altro circa un’ora.  Si può dunque capire che non è ammessa una ferma in bianco oppure uno sfrullo; il cane deve essere il più attento e ubbidiente possibile e con quelle determinate capacità venatorie indiscutibili. Non si richiede che svolga un enorme lavoro ma quel poco lo deve svolgere bene ed in modo sicuro.

Il cane che stuzzica maggiormente la vista del pellegrino in volo è senz’altro quello dal mantello bianco. Accertato questo particolare possiamo ora cercare di individuare quali siano i cani più adatti in falconeria senza voler penalizzare nessuno anche perché ogni cane è adatto ad un certo tipo di caccia e a un determinato territorio.

pointerIl Pointer, il cosidetto “signore del vento” per i suoi 60/70 km. all’ora, è a parer mio troppo veloce. Con una simile velocità non può avere una cerca minuziosa, lascia sempre indietro qualcosa. Dopo mezz’ora che corre si eccita e nell’impeto della corsa sfrulla specialmente quando i selvatici sono leggeri e smaliziati, tipo le starne, banco di prova per i cani. Essere irruente è negativo ed avere una passione smodata lo é altrettanto. Il Pointer possiede tutte queste caratteristiche non proprio ideali per la falconeria e una sola positiva: il mantello con molto bianco.

Il Bracco italiano invece è calmo, minuzioso, sicuro nella ferma, fa la guidata in modo accorto, non sfrulla quasi mai e difficilmente ferma in bianco. E’ quindi ottimo per falconeria, sopratutto se ha il mantello arancio con bianco, così da essere facilmente individuabile dal falco alto in volo. Non corre in modo impetuso, al contrario, ha un tratto forse troppo lento. Per questo e per la taglia alquanto grande viene usato poco in falconeria anche se assolve bene il suo compito.

bretonIl Breton Epagneul, credo sia giusto definirlo piccolo, grande cane poiché, pur essendo di taglia piccola è attivissimo e veloce. Qualche volta sfrulla a causa del suo galoppo saltellato e la ferma non è molto sicura ed è troppo attivo per stare in compagnia dei falchi. E’ poco usato nell’alto volo.

spinoneLo Spinone italiano – bianco-arancio – di carattere calmo, ottimo per la caccia alle anatre col falco. Non ha paura né dell’acqua né di entrare nei rovi. Minuzioso nella cerca, ha una ferma sicura e non ricorre facilmente al frullo. E’ relativamente veloce, rispetta i falchi e intuisce facilmente ciò che l’uomo vuole da lui. Come il Bracco, sa più cose sul selvatico di quanto vuol far credere. E’ anche prudente nella guidata; in conclusione va bene a caccia col pellegrino.

setterIl Setter inglese è il soggetto più usato in falconeria per le sue qualità e per la sua bellezza. E’ un cane forte e ubbidiente, sta sempre al fianco del falco del falconiere. La sua andatura è un galoppo veloce ed elastico.Quando è in cerca tiene alta la testa, basta una piccola filata, una piccola traccia e subito realizza una ferma scultorea, perfetta e sicura. Non sfrulla quasi mai, la guidata è prudente, l’allungo mai eccessivo. E’ capace di aggirare il selvatico per bloccargli la fuga nel vicino cespuglio. Ha sempre la situazione sotto controllo e in ogni occasione sa cosa deve fare. Riesce a bloccare il fagiano o la starna e aspettare così l’arrivo del falco che riconosce e rispetta. Non ha il complesso dell’obbedienza e, cosa rara nei cani da caccia, intuisce ben presto che è il falco a catturare il selvatico. Con lui il falco si trova molto bene, sarà per la sua andatura o altri motivi difficili da individuare, ma pare proprio che l’intesa fra i due sia di vecchia data.

setterirlandeseIl Setter irlandese e il Gordon, pur avendo le buone caratteristiche dell’inglese, hanno lo svantaggio di essere poco visibili dall’alto per la colorazione scura del mantello.
Un cane, il Setter, che con l’addestramento prima e la passione innata poi, diventa un ottimo, anzi il miglior cane per la falconeria d’alto volo.

 

Amedeo Arpa

Addestramento di harris e astori alla fionda

falco di harrisPuò sembrare strano e anche poco serio utilizzare la fionda da bigattini per addestrare un falco, ma secondo me è un metodo da tenere in considerazione.

Ho incominciato ad usare questo metodo circa 5 anni fa quando la provincia mi affidò un nibbio da reintrodurre. Infatti, come molti sanno, il nibbio è un falco estremamente volatore ed è agilissimo.

Quando lo liberavo lui incominciava a salire ad ali ferme e non si posava quasi mai, allora incominciai a lanciargli prima a mano poi in seguito con la fionda dei pezzettini di carne e lui per poterli prendere era costretto ed effettuare delle manovre incredibili e di conseguenza a muovere le ali. Dopo qualche giorno di questo training aveva acquisito una tale abilità nel legare al volo che i suoi successi erano quasi del cento per cento.

Dall’anno scorso ho voluto applicare questa tecnica ad un maschio di  falco di harris, e devo dire che adesso ha acquisito anche lui una buona tecnica, ovviamente non in attesa in volo come il nibbio ma partendo da un posatoio.

E’ sempre un grosso problema muscolare bene i falchi da basso volo, infatti oltre a volarli al pugno ripetutamente o chiamarli al logoro, non esistono altri sistemi come per l’alto volo, ed è comunque fondamentale come per l’alto volo la forma fisica per la caccia.

Con questo sistema invece si può far muscolare bene il falco abituandolo inoltre a legare al volo. Oltre a questi vantaggi, il falco, si abitua anche a sostare su posatoi alti, cosa importantissima per la caccia, infatti sembra incredibile ma all’inizio dell’addestramento partiva da posatoi medio alti (alberi di pochi metri) adesso invece tende ad andare sulle cime più alte che gli favoriscono la visuale e le picchiate.

E’ molto importante lanciare i pezzettini non direttamente sotto il falco in attesa perché lanciandosi in picchiata verticale,senza pompare con le ali, secondo me acquisisce meno velocità rispetto ad una picchiata obliqua pompando al massimo.. Cambiare comunque angolazione ad ogni tiro è consigliabile per evitare che si abitui alle traiettorie. E’ altresì importante che ci sia erba alta sotto perché, qualora sbagliasse la presa non si abitui ad aspettare che il cibo cada a terra, infatti se al disotto ci fosse erba bassa lui vedrebbe il cibo dove cade.

Un’altra regola fondamentale da rispettare è di non stancare troppo il falco, con questo tipo di addestramento il falco tende ad affaticarsi in fretta, di conseguenza quando incomincia a tenere il becco aperto bisogna interrompere l’esercizio. Ho notato infatti che se è stanco guarda il pezzettino cadere e dopo con calma scende a cercarlo a piedi.

Penso che tale tecnica possa essere provata anche con altri tipi di falchi e non solo da basso volo. Applicata ai falconi, penso, potrebbe essere valida per abituarli a tenere a monte. Questa stagione proverò e vi saprò dire.

Saluti a tutti

Paolo Caprioglio

QUI DUBAI, E’ ITALIANO L’UOMO CHE CURA I FALCHI DEL SULTANO

dubaifalcon9

Il falco vola alto in cerca della preda da catturare con un colpo di artiglio, mentre il suo falconiere lo attende trepidante. dubaifalconPotrebbe essere una scena tratta dal basso medio evo italiano, mentre invece è un momento quotidiano della vita sportiva di Dubai. Qui la caccia con il falco ha più tifosi e appassionati della nazionale di calcio e tra loro c’è l’intera famiglia reale. Una passione vera e sanguigna, condivisa dallo Sceicco H.H. Hamdan Bin Rashid Al Maktoum a tal punto da fargli aprire un ospedale pubblico gratuito per i rapaci: il Dubai Falcon Hospital.

E’ un efficiente nosocomio dotato delle più moderne attrezzature che tra le molte perle ne annovera una veramente speciale per noi di Qui Italia: il direttore sanitario. dubaifalcon2E’ il Dottor Antonio Di Somma quarantasettenne veterinario di Napoli che, lasciata la clinica di proprietà, ha affrontato una avventura che definire inusuale è poco.

“Ho trovato questo lavoro su internet, in una mailing list per falconieri e mi sono subito lanciato. – come un falco ci verrebbe da dire – Ho deciso senza tentennamenti e pensare che il giorno della mia partenza è coinciso con quello dell’attacco americano all’Afghanistan. Ora sono pienamente soddisfatto della mia scelta, mi trovo bene e i rapporti sono ottimi”.

Lo incontriamo nell’ospedale mentre sta visitando un falco insieme ad un altro veterinario italiano specializzando, la Dottoressa Garlinzoni.dubaifalcon4

La pulizia e le dotazioni mediche farebbero invidia a più di qualche struttura italiana dedicata agli esseri umani. In ambienti dove l’aria è perennemente condizionata a temperatura stabile, una dietro l’altra si susseguono, infatti, una sala operatoria, una di radiologia, tre di terapia intensiva, dodici di degenza (di cui quattro in sabbia e otto con superficie solida) e una per la muta. Senza dimenticare, poi, il gabinetto di microbiologia molecolare, un intero reparto di quarantena e le tante grandi gabbie d’accoglienza all’aperto, dove la sabbia viene cambiata una volta l’anno. Ma non basta, sta per essere realizzata una speciale camera di muta all’aperto, la prima al mondo dotata di vetri che facciano passare la luce ma non il caldo, con aria condizionata regolata da sensori termici; il tutto per un solo falco.

dubaifalcon11“L’importante sono le performance del falco, per assurdo la cura delle malattie va in secondo piano – ci dice sorridendo Di Somma – è come avere a che fare con dei centometristi, le cui prestazioni vengono misurate con il cronometro. Molte volte la cosa più difficile non è comprendere i problemi del rapace ma fare accettare al falconiere professionista che l’addestramento è sbagliato. Per dialogare con loro abbiamo imparato delle parole arabe, ma abbiamo il traduttore per le “situazioni difficili”.

Già, perché se il falconiere parla, magari in arabo, il rapace invece sta zitto e allora come si fa a comprendere le eventuali magagne? “ In primis c’è l’esperienza (il famoso occhio clinico ndr) qui effettuiamo visite a circa 780 falchi l’anno a queste poi vanno sommate quelle di controllo, che vengono svolte ogni 10 giorni durante la stagione di caccia (settembre/gennaio). Poi ci sono le analisi cliniche.

dubaifalcon6Molte sono le endoscopie per diagnosi di aspergillosi (un fungo pericoloso che porta alla morte il volatile), quelle per la chlamidiosi (malattia provocata da un batterio delle vie respiratorie); non mancano inoltre le indagini parassitarie nell’intestino e quelle funginee. Per finire, c’è il controllo del peso, della pianta dei piedi e ovviamente delle piume. Il checkup completo prevede l’analisi del sangue e le lastre toraciche”.

dubaifalcon10Altro che sistema sanitario italiano, viene da pensare. Non sempre, comunque, bisogna scoprire patologie occulte, alcune volte vanno affrontati anche casi d’urgenza. “Di interventi chirurgici ne facevo molti di più in Italia, per fortuna. Spesso mi trovo a risolvere problemi d’ala e in questo caso procedo alla sostituzione”. Sostituzione? “Se un’ala si rompe ne innestiamo una nuova, conservata da una muta precedente. E’ come un trapianto di capelli, dura due ore e richiede una anestesia gassosa. E’ un lavoro che svolge con competenza il mio tecnico di chirurgia Hamed, che opera con l’ausilio di altri tre tecnici aggiunti”.

Premesso che un falco può costare da 120 mila lire fino ad oltre 70 milioni e che una volta lanciato può accadere che nel tornare sbagli falconiere, come si fa a riconoscerlo? “La tecnologia ci aiuta molto, ogni falco ha un microchip impiantato nel petto con una iniezione che lo rende distinguibile al passaggio di una apparecchiatura di rilevazione”. dubaifalcon3

In breve, si tratta di una specie di ferro da stiro dotato di un led alfanumerico capace di legge i numeri di serie trasmessi dal microchip, che poi vanno confrontati con quelli di una banca dati mondiale.

Il Dottor Antonio di Somma non solo è un affermato professionista, ma è anche un appassionato falconiere al quale carpire i segreti di questo antico sport. “Precisiamo: è un’arte che ha radici millenarie, praticata da 2000 anni prima di Cristo. Una pietra miliare in proposito è il libro di Federico Secondo di Svevia “De arte venandi cum avibus”. Il falco per prima cosa deve essere ammansito e poi abituato alla presenza del falconiere, non lo si addomestica e non è possibile insegnargli la “dominanza” del capo branco. E’ un animale solitario, si basa tutto sullo stimolo della fame e con lui l’unica leva è il mangiare. Al falco vanno fatte piccole cortesie, gli va dato un boccone minuto e poi gli va tolta la preda. Ma attenzione, il rapace deve sempre rimanere “selvatico”, poiché se avviene l’imprinting può divenire molto pericoloso perché, in questo caso, perde il rispetto riconoscendo l’uomo come un simile e non mantenendo la distanza di sicurezza”.

Insomma non è semplice addestralo, l’unica cosa da fare ci sembra mettergli il cappuccio sulla testa per tenerlo tranquillo, un piccolo trucco che funziona dato che è un rapace diurno. Ma anche questa “semplice” operazione ci appare assai difficoltosa. Non resta che osservare la padronanza dello staff del Dottor Di Somma nel maneggiare i volatili; un lavoro che fluisce tranquillo ma che, curiosamente, viene improvvisamente interrotto dall’arrivo di tre criceti e di un cagnolino. C’è un po’ di eccitazione, tutti si avvicinano e scrutano con curiosità i nuovi arrivati; il primario sorride e ci dice: “E’ sempre così, qui gli animali domestici non sono diffusi e quando ci vengono portati in ospedale avviene lo stesso che in Italia accadrebbe all’arrivo di un coccodrillo in astanteria. Ma non c’è problema nel curarli.” Che dire? Paese che vai, usanze che trovi.

Itinerario di caccia col falco: Andalusia

di: Engel Simonelli

Cnv0012

 

FALCONERIA  IN ANDALUSIA

Cnv0046In Spagna esistono diverse riserve dedicate esclusivamente alla caccia con il falco ( e talvolta con i galgos-levrieri spagnoli). La caratteristica di questi “cotos de caza”, a parte la bellezza del territorio, è che la selvaggina (in genere abbondante, dato che i fucili non vi entrano) è rigorosamente autoctona e nata in luogo.

Occorrono ovviamente falchi ben muscolati e smaliziati: le loro prede sanno sfruttare il terreno al massimo, quindi le catture non saranno mai abbondanti come nelle riserve italiane coi fagianacci “pronta caccia”. Ma una pernice rossa o una lepre catturate qui, vi faranno automaticamente qualificare come un vero falconiere cacciatore.

Quest’anno abbiamo testato una nuova riserva di caccia adatta ai falconieri; si tratta di un’antica tenuta nobiliare estesa per 14.000 ettari a sud-est di Siviglia (che dista circa 30 km).Cnv0047.jpg (471648 byte)

E’ in parte gestita da un falconiere francese, Mr. Emmanuel Maugasc, che risiede da trent’anni in Spagna; la casa di caccia, estremamente confortevole, fornisce stanze riscaldate con servizi privati,

servizio di pulizia, falconiere recintate, prima colazione.

Il territorio è molto vario: campi aperti per l’alto volo, uliveti antichi ,ficaie d’india (tane di numerosissimi conigli) e boschi di conifere per il basso volo, pozze d’acqua per la caccia alle anatre.

Selvaggina:

LepreComune coniglio
Lepri         ++++ Conigli      ++++
pernicerossa anatra
Pernici rosse  ++++ Anatre        +++

Cnv0017

Tutta la selvaggina è rigorosamente autoctona e nata sul posto; non aspettatevi cacciate facili ! i selvatici sanno perfettamente come ripararsi e dove fuggire, d’altra parte questa è caccia vera, grandi emozioni in un ambiente naturale incontaminato.

Emmanuel, con la sua pluridecennale esperienza (è stato uno dei primi falconieri in Spagna, compagno di volo del grande De la Fuente) e i guardiacaccia vi consiglieranno le zone e le strategie più adatte.

Le lepri e i conigli si cacciano allo schizzo con il falco al pugno, o posizionato sulle querce, a seguire; benché siano velocissime (sono piccole, pesano 3 kg. al massimo) non hanno molti nascondigli, e se il falco ha fiato, sono un’ottima chance.

Aspettatevi comunque inseguimenti fino a 500 mt!

Cnv0018.jpg (84006 byte)Le pernici rosse non vanno cercate con il cane (qui è inutile) ma con gli occhi o al più un binocolo. Una volta individuate, si mette in quota il falco d’alto volo, e si vanno ad alzare a piedi o in macchina. I falconieri spagnoli le cacciano anche con il basso volo (astore o Harris, preferibilmente maschi): se non vengono catturate di prima, seguono il volo, e le catturano al secondo involo, che è sempre più fiacco. Comunque sono dei proiettili viventi, che schizzano a 2 metri dal suolo mettendo a dura prova il coraggio del falcone che deve stoccare cosi’ vicino a terra.

Il torrente di confine della riserva ospita numerose gallinelle d’acqua, e talvolta anatre di passo. L’incontro con l’occhione (preda ambita dagli arabi!) è possibile.

Un pericolo per i falchi è costituito dall’aquila del Bonelli, presente nella zona. Numerosissime le allodole, che i falconieri locali cacciano con lo smeriglio o il gheppio americano.Per rendere l’idea, in una giornata di caccia, potete alzare 10 lepri e 10 brigate di pernici.

VIAGGIO

1)      Con la vostra macchina:sono 2000 Km (due giorni vi viaggio) ; se ve la sentite……

2)      In macchina: Genova – Barcellona traghetto +altri 1000 Km : meno stancante, con la notte in traghetto

3)      In aereo: Milano- Siviglia o Malaga, poi auto a noleggio ; attenzione! Le compagnie aeree non permettono più di due animali in cabina, nel trasportino standard (informarsi prima!)

TURISMO

Per gli accompagnatori, sono a un’ora di macchina le città di Siviglia, Cordova, e con poco più si arriva a Malaga e Granada; le bellezze architettoniche di queste città andaluse meritano una visita.

Per informazioni:

Engel Simonelli        tel.  02-94961835

Cell   3333535018    oppure direttamente

Emmanuel Maugasc  tel.0034-952584680

Fax.0034-952593620

Cell.0034609002482     (parla correntemente francese, spagnolo, inglese)

Cnv0050

Vuoi segnalaci anche tu un Itinerario di caccia? usa il form Contatti! Grazie!