Drahthaar

DrahthaarNazionalità : Germania.
Origine cane drahthaar: Il Deutsch-Drahthaar è un cane da ferma a pelo duro che, dopo i primi passi degli allevamenti della fine del XIX secolo (Griffone Korthals), a partire dall’inizio del nuovo secolo è stato allevato secondo le idee di von “Hegewald” (Sigismund Freiherr von Zedlitz und Neukirch) con l’esplicito e dichiarato obiettivo di creare un cane da caccia a pelo duro, solido sotto il profilo caratteriale, e valido sul piano funzionale. Sulla scorta del motto “verso il tipo attraverso le prestazioni” (“durch Leistung zum Typ”) e con il coerente rispetto di una sostanziale libertà di allevamento, dai migliori soggetti di cucciolate a pelo duro (Pudelpointer, Griffone Korthals, Deutsch-Stichelhaar) e mediante l’immissione del bracco tedesco a pelo corto (Deutsch-Kurzhaar) è stato ottenuto in breve tempo un cane da caccia che, grazie ad un manto peloso funzionale ed insensibile alle intemperie, e grazie alla sua versatilità, si è distinto in tutte le forme di pratica venatoria. Attraverso queste prerogative il Deutsch-Drahthaar è divenuto in pochi decenni uno dei cani da caccia fra i più amati ed affidabili, tanto in Germania, quanto in molti altri paesi del mondo. Comunemente è chiamato solo Drahthaar, che significa: Drath – filo metallico e Haar – pelo.
Descrizione razza drahthaar: Cane da ferma di aspetto nobile, con un manto peloso duro che fornisce alla pelle una protezione perfetta, dotato di espressione attenta ed energica. I suoi movimenti devono essere potenti, ampi, sciolti ed armoniosi. é un cane di taglia media ed è classificato come un Braccoide. L’altezza va dai 56 ai 62cm per le femmine e dai 60 ai 67 per i maschi. La lunghezza del tronco e l’altezza della spalla devono essere il più possibile uguali. La lunghezza del tronco può superare l’altezza della spalla di non più di 3cm. Il pelo deve essere duro come un filo metallico, aderente e folto. Pelo di copertura lungo dai 2 cm ai 4 cm circa, sottopelo folto ed impermeabile. I lineamenti del corpo non devono essere occultati da pelo di copertura lungo. Con la sua durezza e la sua foltezza il manto deve poter offrire la miglior protezione possibile contro le intemperie e le ferite. La copertura pelosa delle parti inferiori degli arti, quella del torace e del ventre deve essere più corta, ma comunque sempre folta; anche quella della testa e delle orecchie deve essere più corta, ma sempre folta, e comunque non morbida. Possibili colori del pelo sono: roano marrone, con o senza chiazze roano nero, con o senza chiazze bruno con o senza una macchia sul petto roano chiaro. Non sono ammessi altri colori. L’espressione energica del muso è sottolineata da sopracciglia marcate e da una barba folta, che però non deve avere una lunghezza eccessiva e deve essere il più possibile dura. Il tartufo è di colore scuro. I denti sono forti e completi e la chiusura è a forbice. Il collo è muscoloso e abbastanza lungo, è asciutto. Gli occhi sono sempre di un colore scuro, solitamente neri, non sono molto infossati tra le orbite. Le orecchie sono abbastanza lunghe e ben tese. Ha un’andatura disinvolta e sciolta con dei rapidi movimenti. La coda è in posizione orizzontale e ben tesa.
Carattere drahthaar: Fermo, controllato, equilibrato, senza timori nei confronti del selvatico, non è aggresivo. è molto legato al padrone ed è cane da compagnia ideale. Difende sempre i suoi familiari in caso di necessità. è un cane molto riservato e serio. Deve essere spazzolato molto spesso, soprattutto nei periodi di muta.
Utilizzazione del cane: In conformità alla sua funzione di cane da caccia con impiego polivalente, deve possedere tutte le caratteristiche che si pretendono da un Deutsch-Drahthaar e deve essere utilizzabile per tutti gli usi sul campo, nel bosco ed in acqua, sia prima che dopo lo sparo.
Alimentazione del cane:
Note: GRAVI DIFETTI: muso corto, stretto, oppure appuntito; dentatura debole, a tenaglia, anche se in misura parziale; palpebre fortemente rilassate; dorso insellato o carpato; sterno carenato o troppo corto; gomiti portati fortemente verso l’esterno, o verso l’interno; vaccinismo, arti arcuati, o troppo ravvicinati, tanto in posizione da fermo, quanto in movimento; andatura ambia, rigida o trotterellante; pelo fine; assenza di sottopelo.

 

Spinone Italiano

Spinone ItalianoNazionalità : Italia.
Origine cane spinone: Lo Spinone è una razza molto antica, diretto discendente del Segugio a pelo duro, fu selezionato in Piemonte nel XVII secolo. Oltre che in Italia, lo Spinone è una razza diffusa anche nel regno Unito e in Scandinavia.
Descrizione razza spinone: Lo Spinone è un cane di grande mole con una struttura solida e vigorosa ed un’assatura robusta. Il Cranio ha forma ovale con stop appena accennato. Il muso ha la stessa lunghezza del cranio. La canna nasale è leggermente montanina o rettilinea; il tartufo è voluminoso ed è pigmentato roseo-carnicino nei soggetti con manto bianco, un pò più carico nei soggetti bianco-arancio e marrone nei soggetti roano marrone. Le mascelle sono molto resistenti e forti, le labbra sono piuttosto sottili e formano sotto il tartufo un angolo aperto. La dentatura ha chiusura a forbice o a tenaglia. Le guance sono asciutte. Gli occhi sono grandi, ben aperti e distanziati,la rima palpebrale è tondeggiante. Il colore dell’iride è ocra e in armonia con la colorazione del mantello. Le orecchie hanno forma triangolare, le estremità sono leggermente arrotondate, sono portate costantemente rilassate. La cartilagine è sottile. La muscolatura è ben sviluppata ed evidente, il tronco è tendente al quadrato. La cosa è particolarmente grossa alla radice, è portata orizzontale o bassa, è priva di frange. Il pelo è lungo, folto e dritto. I colori ammessi sono il bianco puro, il bianco con macchie arancio, il bianco punteggiato di arancio (melato), il bianco con macchie marroni, roano, roano marrone. I maschi hanno un’altezza di circa 60-70 cm e le femmine di 58-65; il peso maschile si aggira sui 32-37 chilogrammi, mentre quello femminile sui 28-32 chilogrammi.
Carattere spinone: Lo Spinone è un cane socievole, tranquillo, paziente, coccolone, temerario; si adatta facilmente alla vita in appartamento e in cortile. E’ un cane pacifico e un instancabile lavoratore.
Utilizzazione del cane: In origine lo Spinone era utilizzato per ogni genere di caccia; ottimo cane da ferma, cacciatore in acqua; è apprezzato anche come cane da compagnia perchè si abitua senza problemi alla vita in appartamento ed è un amante della pulizia.
Alimentazione del cane: Nei periodi in cui il cane è in piena attività necessita giornalmente 350 grammi di carne, 250 grammi di pane o riso, insieme a verdure.

 

Pointer

PointerNazionalità : Gran Bretagna.
Origine cane pointer: Le origine del Pointer sono incerte, probabilmente è stato creato nel XIX secolo con incroci tra il Bracco italiano, il Foxhound, il Bull Terrier, il Levriero, il Terranova, il Setter e il Bulldog. E’ probabile che il Pointer sia originario della Francia e che sia poi arrivato in Gran Bretagna dove è iniziata la sua selezione. Il Pointer è uno dei cani più famosi e diffusi al mondo.
Descrizione razza pointer: Il Pointer è un cane di media taglia, il cui tronco sta nel quadrato. E’ un cane forte e potente. La lunghezza del cranio è uguale a quella del muso; presenta assi cranio-facciali convergenti. Il muso è quadrato con stop molto marcato. Le gance hanno arcate zigomatiche non prominenti, le mascelle sono forti con articolazione a forbice. Le labbra sono molto sviluppate. Il tartufo è grande e umido, con narici ben aperte, di colore scuro (può essere più chiaro nei soggetti a manto limone e bianco) e si rialza molto sulla linea orizzontale della canna nasale. Gli occhi sono di colore nocciola o marrone a seconda del manto, non sono nè prominenti nè infossati; l’area attorno agli occhi deve essere scura (può essere più chiara nei soggetti con manto chiaro). Le orecchie sono pendenti, soffici, di base larga, sono attaccate piuttosto alte. Di lunghezza media, sono leggermente appuntite alle estremità. I piedi sono ovali con dita serrate e arcuate; sono dotate di buoni cuscinetti. La coda è di lunghezza media, è spessa alla base e si assottiglia gradualmente verso l’estremità. E’ coperta da pelo serrato ed è portata a livello della linea del dorso, senza curvature verso l’alto. Il pelo è sottile, corto, rigido e brillante, senza frange; il mantello può essere bianco-limone, bianco-arancione, bianco-fegato, bianco-nero, unicolore e tricolore. I maschi hanno un’altezza di circa 55-62 cm e le femmine di 54-60; il loro peso medio è di circa 20-30 chilogrammi.
Carattere pointer: Il Pointer è un cane nobile ed elegante, tenero e giocherellone con i bambini, coccolone, intelligente, amante della pulizia; è educato, sensibile e si adatta ad ogni tipo di situazione.
Utilizzazione del cane: Il Pointer è un ottimo cane da ferma, da riporto, specializzato nella caccia agli anmali da piuma.
Alimentazione del cane: Nei periodi di caccia necessita di 300-400 grammi di carne tritata, cruda o scottata, insieme a riso e verdure; è consigliabile rivolgersi ad un veterinario per l’eventuale somministrazione di complessi vitaminici. Nei periodi di inattività le dosi vanno in ridotte.
Note: Prende il nome dal verbo inglese “to point”, che significa puntare, proprio quello che fa questo cane durante la caccia.

Epagneul Breton

Epagneul BretonNazionalità : Francia.
Origine cane epagneul breton: Le opinioni sulle sue origini sono delle più svariate. C’è chi ritiene che questo cane sia nato e si sia sviluppato in Francia e che il nome derivi dal verbo ESPANIR, che in francese significa accucciarsi; altri pensano che sia il risultato di incroci di Setter bianco arancio con altri cani francesi. Ad ogni modo questa razza è stata esposta ad una mostra canina per la prima volta nel 1896 e il suo riconoscimento avvenne nel 1938.
Descrizione razza epagneul breton: è un cane di taglia media: i maschi hanno un’altezza ideale di circa 48-50 cm e le femmine di 47-49; il suo cranio è abbastanza lungo, tondo, con canna nasale dritta e stop pronunciato; il tartufo è scuro e segue la tonalità del mantello; le labbra che rimontano leggermente, sono sottili; i denti sono robusti e completi nel loro numero. Il collo è abbastanza lungo. I suoi occhi sono color ambra (si intonano col colore del mantello) e conferiscono al cane un’espressione vivace. Le orecchie corte e arrotondate, con poca frangia, sono attaccate alte e sono ricoperte di un pelo arrotondato. Gli arti sono ben dritti e muscolosi. Anche la spalla è muscolosa e sta in posizione obliqua. la coda non supera mai i 10 cm di lunghezza. Può essere sia dritta che pendente e termina sempre con un ciuffo di peli. Possiede una muscolatura robusta e ben sviluppata, la sua andatura è energica e briosa. Il pelo è denso e piatto, leggermente ondulato. Colori: bianco e arancio, bianco e marrone, bianco e nero,tricolore o roanato dell’uno o e dell’altro colore.
Carattere epagneul breton: E’ un cane molto intelligente, reagisce molto bene all’addestramento; è educato e rispettoso, tenero e tranquillo; ama la compagnia dei bambini e adora giocare con loro. Se si è severi e autoritari nei suoi confronti, lui si intimidisce. è un ottimo cane da caccia con un olfatto ben sviluppato. Necessita di un continuo movimento poichè è molto vivace, può vivere in appartamento se ha spazio per muoversi e scaricare la sua energia.
Utilizzazione del cane: Particolarmente dotato per la ricerca della beccaccia, della starna e della lepre; grande riportatore, anche in acqua. Apprezzato dai cacciatori per la sua taglia, che lo rende facilmente trasportabile sui terreni di caccia. Ottimo anche come dolce cane a compagnia. Se allevato da piccolo insieme al rapace, si dimostra un ottimo cane da Falconeria, instancabile ed energico.
Alimentazione del cane: Necessita di 200-250 grammi di carne scottata, insieme a 150 grammi di riso e verdure bollite.
Note: Caratteristiche da evitare: orecchie inserite basse, groppa stretta, troppo spiovente o troppo diritta, dorso insellato, canna nasale troppo corta o troppo lunga, petto stretto, costole piatte.

 

Benedizione al Sacro Monte di falchi barbagianni e aquile

benedizione-animali-43VARESE C’erano falchi incappucciati, falconi, barbagianni e persino un giovane di aquila. Quindici, forse venti, i rapaci che hanno partecipato alla messa della vita celebrata per il quinto anno consecutivo a Santa Maria del Monte, sempre nella prima domenica di febbraio.

 

EVENTO SPECIALE
Si tratta di una celebrazione liturgica speciale in cui vengono benedetti i rapaci, un antico rito collegato alla tradizione della falconeria. Un evento che in Italia si svolge solo in due santuari. Ieri, per parteciparvi, sono arrivate persino persone dalla Toscana e da Lecco. Tutti desiderosi di ricordare quanto fossero importanti i rapaci nel passato. «La benedizione dei falchi era un rito diffuso nel medioevo» spiega don Angelo Corno, l’arciprete del Sacro Monte.
«Anche il clero, all’epoca, aveva i falchi che, una volta all’anno, venivano benedetti insieme a quelli dei fedeli». Durante la messa, ieri come un tempo,  i falconieri si sono seduti intorno all’altare e i rapaci sono stati benedetti ad uno ad uno. Poi sono stati distribuiti gli attestati ai falconieri che hanno appena terminato il corso presso la scuola di Luino e una pergamena speciale al maestro Fabrizio. Cinque anni fa la messa era stata seguita da uno spettacolo di falconeria, un evento che potrebbe ripetersi in primavera o in estate, quando la bella stagione renderà più piacevole trascorrere giornate all’aria aperta. Sta di fatto che, il solo vedere tanti esemplari riuniti in un unico luogo di devozione, è stato un momento di grande emozione per i presenti.

APPASSIONATI
Oltre agli appassionati di falconeria, in chiesa c’erano anche tanti curiosi rapiti dalla spettacolarità degli uccelli. «Ho acconsentito alla devozione dei rapaci, ma questo non deve diventare un evento folcloristico» ha aggiunto don Corno. Sopra la chiesa, nel frattempo, sarà volato qualche falchetto selvatico. Sul Sacro Monte e al Campo dei Fiori, infatti, ne vivono ancora alcuni esemplari. Anche se il loro numero è inferiore rispetto al passato. Comunque la scelta del luogo, di per sé simbolico e immerso nella natura, è stato come di consueto importante per ricordare la provenienza degli animali benedetti al Sacro Monte.

Adriana Morlacchi

L’inseminazione artificiale nei rapaci in poche parole

inseminazione_artificialeLa prima tecnica di inseminazione artificiale è stata descritta da Boyd nel 1977 ma senza un esame quali-quantitativo al quale si arrivò pochi anni dopo.
Ormai viene utilizzata con ottime percentuali di riuscita sulla maggior parte delle specie da falconeria quali f.pellegrino, f.sacro, poiana di harris, girfalco, astore ecc…

Spiegherò ,in breve, come si effettua l’inseminazione partendo dalla raccolta dello sperma.E’ bene premettere che l’inseminazione artificiale(nei falchi) viene fondamentalmente praticata per le seguenti motivazioni:1)per l’ibridazione di due o più specie diverse(diibridi-triibridi) all’orquando in falconeria si intende ottenere esemplari che nel loro corredo genetico abbiano le caratteristiche (resistenza al clima,attitudine alla caccia, tipologia di volo ecc…) di entrambi i genitori es:Girfalco x f.pellegrino che non è lo stesso di f.pellegrino x Girfalco)-2) per fecondare più femmine con lo stesso seme(magari appartenente ad un ottimo maschio),per fecondare femmine in cui è difficile la copula naturale perchè imprintate con l’uomo, per la riproduzione di specie difficili da riprodurre in cattività. I falchi utilizzati per questa pratica variano da paese a paese ad esempio negli Emirati Arabi Uniti viene spesso ibridato il Girfalco con il falco Sacro(tipico di questa area geografica).
Passiamo quindi all’atto pratico:
Per il prelievo del seme senza ricorrere a manipolazioni dell’animale, condizione essenziale è che questo sia stato imprintato con l’uomo, sia esente da patologie (capitolo a parte) ed in ottima salute.
Detto cio, esistono dei cosiddetti “cappelli” con all’interno particolari “cellette” per la raccolta dello sperma…il nostro maschietto (già in estro) eiaculerà in presenza del suo falconiere (che chiaramente considererà il suo partner) all’interno di dette cellette. Il falconiere od il veterinario preleveranno quindi lo sperma dalle cellette con l’ausilio di “pipette Pasteur” e lo inseriranno in particolari tubi capillari.
A questo punto il proprietario potrà decidere di prendere due strade: la prima, più semplice, sarà quella di proseguire direttamente all’inseminazione della femmina(in estro ed in piena salute) inoculando il contenuto dei tubi capillari direttamente nell’ovidutto; la seconda sarà quella di far effettuare da un veterinario un esame qualitativo(morfologia,vitalità ecc..) e quantitativo(quantità di spermatozoi per liquido seminale) del seme che potrà essere possibilmente diluito ed utilizzato per più fecondazioni.
Per falchi non imprintati con l’uomo si ricorre invece ad altre tecniche meno utilizzate come l’elettroeiaculazione oppure particolari manipolazioni che difficilmente potranno essere eseguite dal falconiere in primis.

Come usare la telemetria per la falconeria al meglio

telemetria_falconeriaINTRODUZIONE

Uno degli errori più gravi che il neofita compie nel suo percorso di formazione è quello di sopravvalutare le potenzialità dei moderni sistemi di radiotracking per l’individuazione dei rapaci che si allontanano. La situazione tipica è:

1)       Acquistate un rapace, considerando meno prioritario l’acquisto della radio e rimandandolo a tempi successivi (quando avrete più soldi…) magari fidandovi di qualche amico che vi offre la sua disponibilità a cercare il falco con la sua radio qualora se ne presenti la necessità (prestandovi una trasmittente o consigliandovi di comprare solo la trasmittente).

2)       Acquistate il rapace e la radio ma pensate che la radio, in quanto strumento tecnologico, funzioni “da sola” trovando automaticamente il rapace senza bisogno di vostre ulteriori conoscenze.

A causa di queste situazioni ogni anno in Italia si perdono decine di rapaci, solo per “incompetenza” dei falconieri nell’uso delle radio. Nel seguente articolo cercherò di dare dei consigli generali sull’uso delle radio e suggerirò dei semplici esercizi che però risultano letteralmente fondamentali per ritrovare i rapaci che si allontanano.

CONSIGLI GENERALI

Per prima cosa sarebbe necessario conoscere gli apparati di radiotracking, capire il loro funzionamento e i loro limiti e studiare a tavolino le tecniche di ricerca. A questo scopo esiste un manuale di 150 pagine in lingua italiana sull’uso del radiotracking applicato alla falconeria (per informazioni consultate il box alla fine dell’articolo). Non è possibile riassumere in un solo articolo il contenuto del suddetto manuale, ma cercherò di concentrare in queste poche pagine almeno i consigli fondamentali per un uso corretto delle radio.

A parte la sopravvalutazione delle capacità di ritrovamento che hanno i moderni sistemi di radiotracking l’altro grosso pericolo per il neofita è quello della gestione delle batterie della radiotrasmittente. Delle decine di falchi che ogni anno vengono persi in Italia, un buon 30-40% è dovuto a malfunzionamento della trasmittente, a sua volta dovuto a scarsa cura e attenzione per le batterie. Per essere sicuri del corretto funzionamento delle batterie sulla trasmittente non bisogna fidarsi solo del “classico” controllo che vedo fare a tutti i falconieri (accendere il ricevitore prima di mettere in volo il falco e “sentire” a orecchio l’intensità del bip). Questo genere di “test” non è assolutamente realistico e porta a malinterprestare il reale stato delle batterie. Anche il tester elettronico non è affidabile! La tecnica in assoluto più affidabile è, secondo me, la seguente: acquistate un pacco di batterie nuove, mettetele nella trasmittente, appendetela a casa e lasciatela sempre accesa fin quando non si scaricheranno completamente; misurate il tempo, in ore, che le batterie impiegano per scaricarsi parzialmente (segnale debole) e totalmente (assenza di segnale). Usate questo tempo come riferimento per il cambio batterie. Tenete un blocnotes nella valigetta della radio, dove segnate ogni giorno, per ogni set di  batterie, quanti minuti o ore le avete usate su ogni radio. Quando l’uso totale raggiunge il 50% del tempo totale di scarica che avete misurato inizialmente, buttate le batterie e cambiatele. Questo è sicuramente  un metodo costoso ma vi garantisce una maggiore probabilità di ritrovare un falco che si allontana. Il motivo è presto detto: in media, su una radio di buona qualità, un set di batterie dura, in continuo circa 10 giorni. Il 50% di questo tempo corrisponde a 5 giorni. Se oggi un vostro falco si allontana, e le vostre batterie sono integre, potete stare tranquilli che potrete cercarlo per i prossimi 10 giorni; se le batterie sono a metà del tempo di consumo, avrete comunque ancora 5 giorni di tempo per ritrovare il falco. Se le batterie sono quasi consumate il tempo che avrete a disposizione per ritrovare il falco diminuisce a dismisura; e così, spesso, i falconieri si ritrovano il giorno dopo a cercare ancora il falco ma a non ricevere alcun segnale dalla radio.

Quando il vostro rapace si allontana una delle chiavi più importanti per ritrovarlo è sicuramente la tempestività d’azione: un Falco pellegrino è in grado di percorrere 20 km in una manciata di minuti, se ne ha veramente l’intenzione, e dunque uscirebbe immediatamente dal raggio di portata della vostra radio, che, una volta accesa, vi darebbe silenzio totale; è importante in questi casi accendere la radio e seguire il falco già dai primi minuti. Esercitarsi facendo delle simulazioni con la radio è semplice e richiede solo un pò di tempo, ma vi da il vantaggio di poter sfruttare al massimo le potenzialità e l’utilità del sistema di radiotracking qualora ne abbiate il bisogno. Vedremo in questo articolo come procedere per le esercitazioni all’uso dell’apparecchiatura di radiotracking. Ma sarebbe tutto inutile se continuate a lasciare la radio in macchina durante i voli!

PRIMI APPROCCI

Vi è appena arrivata la radio a casa, e voi dovreste già saperne qualcosa perchè avrete già studiato un manuale sulle basi del radiotracking applicato alla falconeria. Vediamo adesso come dovrete procedere per prendere confidenza con questa attrezzatura. Mettete tutte le batterie (nel ricevitore e nel trasmettitore), uscite fuori, in uno spazio aperto, collocate il trasmettitore in un punto ad altezza d’uomo e allontanatevi di un centinaio di metri o più; accendete il ricevitore e aprite l’antenna Yagi, puntate l’antenna dalla parte opposta del trasmettitore, che segnale sentite? adesso puntatela verso il trasmettitore, dovreste sentire un “bip bip” più forte, questo è il principio della direzionalità delle radio, se non ci fosse, non sareste in grado di ritrovare i vostri rapaci. Ripetete più volte questo esercizio: posizionate il ricevitore da qualche parte, allontanatevi ruotate la Yagi e notate come si attenua o aumenta il volume del segnale in funzione della direzione. Provate anche a posizionare la radio in punti diversi: iniziate col posizionarla davanti a voi in linea d’aria, senza ostacoli davanti e ad altezza d’uomo, successivamente posizionatela a terra e noterete che il segnale si fa più debole anche puntando l’antenna nella direzione del trasmettitore, e lo stesso accade se posizionate il trasmettitore dietro un ostacolo (dietro la vostra casa per esempio). Se il trasmettitore è molto potente e la radio è molto sensibile, pur allontanandovi di 100 o più metri, riceverete un segnale talmente forte in tutte le direzioni da non capire la sua esatta provenienza: in questo caso dovrete imparare (e vi sarà in ogni caso utilissimo) ad usare l’attenuatore; se ricevete il segnale da tutte le parti e sapete che la trasmittente è lì 100 o 200 metri davanti a voi, ruotando la manopola dell’attenuatore, azzerate completamente il segnale fino a non sentirlo quasi più e rifate una scansione con l’antenna in tutte le direzioni, la direzione reale del segnale dovrebbe darvi un segnale leggermente più intenso. La funzione dell’attenuatore è proprio questa, cioè ridurre la sensibilità della radio per poter individuare la direzione del trasmettitore anche quando siete molto vicini e il segnale radio satura completamente la ricevente. Il giorno dopo prendete la macchina e andate a posizionare il trasmettitore a qualche km da casa vostra, rientrate a casa e riprovate come il giorno precedente: studiate la direzionalità del segnale, osservate come cambia l’intensità dei “bip” della radio in funzione della distanza, degli ostacoli e della posizione del trasmettitore. Una prova importante da fare è quella sulla portata massima della vostra radio: collocate il trasmettitore in un punto molto alto (una collina per esempio) ed allontanatevi tenendolo sempre “a vista” fino a quando non ricevete più nessun segnale (ovviamente a qualche km di distanza non riuscite a vedere il trasmettitore! ma a voi interessa vedere solo il punto in cui lo avete posizionato, così da assicurarvi che non ci siano ostacoli tra voi e il trasmettitore), questa distanza corrisponde alla massima portata “a vista” o “in linea d’aria” del vostro apparato ricevitore-antenna-trasmettitore. Ripetete la stessa prova ma posizionando il trasmettitore a terra: noterete che la portata si ridurrà anche di 5-10 volte. Queste due prove vi aiuteranno a capire qual’è la portata massima della vostra radio e come si comporta il segnale alle distanze massime; tali parametri vi saranno poi utili durante la ricerca del vostro rapace perchè se, per esempio, cercando il falco, salite su una collina, eseguite una scansione radio e non avete nessun segnale, conoscendo la portata massima in linea d’aria del vostro apparato (poniamo che sia di 20 km) sapete che da quel punto di scansione (la collina su cui vi trovate) nel raggio di 20 km molto probabilmente il vostro falco non c’è, a meno che non si sia nascosto dietro un ostacolo che blocca di molto il vostro segnale.

ESERCIZI DI SECONDO LIVELLO

Quelli descritti nel paragrafo precedente sono dei semplici esercizi di primo livello: sapevate infatti dove era la radio. A questo punto potete passare agli esercizi di secondo livello. In questo livello infatti dovrete chiedere aiuto ad un amico che vada a nascondervi la radio a qualche km di distanza: non conoscerete dunque la posizione del trasmettitore ma avrete un segnale da subito poiché il trasmettitore non è stato nascosto oltre la distanza della sua portata massima. La procedura che utilizzerete sarà come una caccia al tesoro: iniziate col fare delle scansioni a 360 gradi con l’antenna, individuate il punto da cui proviene il segnale più forte, spostatevi di qualche decina di metri non verso il punto di provenienza ma lateralmente, ri-eseguite un’altra scansione e individuate il punto di provenienza del segnale più forte e quindi fate una triangolazione a mente o usando una mappa (unendo le due linee corrispondenti ai due punti di provenienza del segnale). Procedete in questo modo fino ad avvicinarvi così tanto al trasmettitore che sentirete il segnale da tutte le parti: a questo punto utilizzate l’attenuatore per ritrovare la trasmittente. Ripetete più volte questi esercizi fin quando non vi renderete conto di avere acquisito una buona manualità e velocità nelle procedure.

ESERCIZI DI TERZO LIVELLO

Nel terzo livello dovrete ritrovare la trasmittente nascosta da un amico ad una distanza superiore alla sua portata massima, quando inizierete le ricerche, quindi, non avrete nessun segnale. Questa situazione è molto realistica poichè, come si è già detto, un falco come un Pellegrino, può farvi completamente perdere il segnale nel giro di pochi minuti. Se la portata massima in campo aperto del vostro apparato è, per esempio di 20 km, chiedete ad un amico di nascondere la trasmittente a 30-40 km di distanza, senza rivelarvi il punto. A questo punto iniziate le ricerche. Poiché non avrete nessun segnale all’inizio, dovrete organizzare la battuta di ricerca in maniera tale da esplorare un’area più vasta possibile nel più breve tempo possibile. Procuratevi una cartina della zona che vi sarà utile per:

1) Individuare i percorsi migliori (le strade e le scorciatoie) da seguire in macchina per poter esplorare meglio tutta l’area.

2) Segnare i percorsi che avete già fatto e i punti in cui avete eseguito le scansioni, così da avere chiare tutte le zone che avete già controllato e quelle che mancano

3) Pianificare una battuta di ricerca magari lavorando in gruppo con altre persone. A questo proposito ecco alcuni consigli: dal punto in cui vi trovate tracciate un cerchio con raggio di 40 km, inscrivete questo cerchio all’interno di un quadrato (che dunque avrà il lato di 40 km) e suddividete questo quadrato in tanti quadratini più piccoli, con lato di 5 km o di 10 km (in questo ultimo caso, per esempio, avrete 16 quadratini) ed esplorate ogni singolo quadratino fino a coprirli tutti. Ricordate che il tutto deve essere fatto nel più breve tempo possibile

4) Individuare le zone d’ombra per il segnale e i punti più alti da cui eseguire le scansioni con l’antenna (edifici alti, colline, torri ecc…)

In ogni caso per questo tipo di ricerche è UTILISSIMO acquistare una antenna omnidirezionale (specifica per la frequenza della vostra radio) da mettere con una apposita calamita sul tetto della vostra macchina.  Una lunga antenna omnidirezionale è estremamente sensibile e vi permetterà, mentre guidate, di tenere la radio accesa e quindi di poter esplorare in macchina grandi distanze in maniera molto semplice e veloce. Una volta trovato un punto dal quale ricevete un segnale radio, anche debole, scendete dalla macchina, attaccate la Yagi ed eseguite le scansioni direzionali e la triangolazione per localizzare con esattezza la posizione della trasmittente.

Questo tipo di esercizio è il massimo livello raggiungibile con il radiotracking e vi sarà estremamente utile quando si dovesse verificare realmente che un falco si allontani fuori dalla portata del vostro apparato; inoltre è anche divertente soprattutto se fatto in compagnia oppure sottoforma di una gara tra amici.

La tecnologia satellitare gps in falconeria

telemetria falconeriaIl sogno di qualsiasi falconiere sarebbe quello di poter volare il proprio rapace in tutta sicurezza, anche quando le condizioni meteo non sono ideali o quando il falco sembra non essere in perfetta forma: insomma, poter volare il proprio rapace senza un continuo patema d’animo e la paura che si allontani facendoci faticare per recuperarlo o addirittura il terrore che si perda per sempre. Oggi le moderne tecnologie ci hanno sicuramente avvantaggiato, portandoci sempre più vicini a questo sogno: grazie ai moderni sistemi di radiotracking è infatti possibile riuscire ad individuare e recuperare un rapace che si è allontanato anche per decine di chilometri; ma, come abbiamo precedentemente detto nell’apposito capitolo dedicato a questo argomento, il radiotracking non fa miracoli e bisogna imparare bene ad usare questa tecnologia: semplicemente acquistare la migliore radio sul mercato non garantisce di poter ritrovare il rapace! Questo spero che sia chiaro! È necessario imparare ad usare la radio, controllare di continuo il perfetto funzionamento delle batterie, del ricevitore e dei trasmettitori, sapersi muovere sul campo etc. Il radiotracking ha inoltre un altro svantaggio: se il rapace si allontana troppo, non sarà possibile sentirne il segnale; la distanza che una radio da radiotracking classico può coprire può arrivare, nelle migliori circostanze, a circa 40 km; ma è capitato spesso che rapaci con la radio si siano persi perché hanno superato questo limite di distanza e il falconiere ha perso completamente il segnale.

Oggi, le moderne tecnologie ed in particolare l’enorme diffusione dei sistemi satellitari GPS (Global Positioning System) e l’estrema miniaturizzazione dei circuiti fornisce ai falconieri un nuovo strumento iper-tecnologico per realizzare il sogno di cui si parlava prima.

Prima di descrivere l’applicazione in falconeria è necessario fare una introduzione sintetica ai sistemi GPS e alla loro applicazione per gli studi della fauna selvatica.

Il Global Positioning System (abbreviato in GPS, a sua volta abbreviazione di NAVSTAR GPS, acronimo di NAVigation System Time And Ranging Global Position System), è un sistema di posizionamento satellitare, a copertura globale e continua, gestito dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Nel 1991 gli USA aprirono al mondo il servizio con il nome SPS (Standard Positioning System), con specifiche differenziate da quello militare denominato PPS (Precision Positioning System). In pratica veniva introdotta la cosiddetta Selective Availability (SA) che introduceva errori intenzionali nei segnali satellitari allo scopo di ridurre l’accuratezza della rilevazione, consentendo precisioni solo nell’ordine di 100-150 m. Il GPS è stato creato in sostituzione del precedente sistema, il Transit, quando gli USA, rinunciando alla Selective Availability, hanno reso il primo accurato quanto il secondo, supportandolo con una rete di 24 satelliti artificiali. La degradazione del segnale è stata disabilitata dal mese di Maggio 2000, grazie a un decreto del Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, mettendo così a disposizione la precisione attuale di circa 10-20 m. Nei modelli per uso civile è presente un dispositivo che inibisce il funzionamento ad altezze e velocità superiori a certi valori, per impedirne il montaggio su missili improvvisati. L’ Unione Europea ha in progetto il completamento di una propria rete di satelliti, il Sistema di posizionamento Galileo, per scopi civili, fra i quali il GPS. Questo progetto ha un’evidente valenza strategica in quanto la rete americana è proprietà dei soli Stati Uniti d’America ed è gestita da autorità militari, che, in particolari condizioni, potrebbero decidere discrezionalmente e unilateralmente di ridurre la precisione o bloccare selettivamente l’accesso al sistema; la condivisione dell’investimento e della proprietà da parte degli stati utilizzatori garantisce continuità, accessibilità e interoperabilità del servizio.

Il sistema di navigazione si articola nelle seguenti componenti:

  • un complesso di 27 satelliti, di cui 3 non attivi divisi in gruppi di quattro su ognuno dei sei piani orbitali (distanti 60° fra loro e inclinati di 55° sul piano equatoriale)
  • 2 cicli al giorno
  • una rete di stazioni di tracciamento (tracking station)
  • un centro di calcolo (computing station)
  • due stazioni di soccorrimento (injection stations)
  • un ricevitore GPS

I Satelliti sono disposti su 6 piani orbitali inclinati di 55° rispetto al piano equatoriale (quindi non coprono le zone polari) a forma di ellissi a bassa eccentricità. Ogni piano orbitale ha 3 o 4 satelliti, e i piani sono disposti in modo tale che ogni utilizzatore sulla terra possa ricevere i segnali di almeno 5 satelliti. La loro quota è di 20 200 km e compiono due orbite complete in un giorno siderale. Ciascun satellite emette su due frequenze di 1,2 e 1,5 GHz con lo scopo di eliminare l’errore dovuto alla rifrazione atmosferica. Su queste frequenze portanti, modulate in fase, vengono emessi i messaggi di effemeride, ciascuno della durate di due minuti; essi iniziano e terminano ai minuti pari interi del GMT. Questi messaggi di effemeride contengono il segnale orario e i parametri orbitali del satellite. In tal modo il ricevitore GPS, mentre effettua il conteggio doppler, riceve i parametri dell’orbita da cui deriva la posizione del satellite: viene così a disporre di tutti gli elementi necessari a definire nello spazio la superficie di posizione.

In orbita vi sono 24 satelliti per la trasmissione di dati GPS, più 3 di scorta, quindi un ricevitore GPS riesce a vedere solo la metà dei satelliti, cioè 12, che comunque vedrà mai tutti per via della loro inclinazione rispetto all’equatore. In più il ricevitore GPS stesso fa una discriminazione dei satelliti: preferisce quelli più perpendicolari possibile per questione di ricezione del timing in quanto il dato da quelli con più inclinazione arriverebbe con maggiore ritardo. Ogni satellite è dotato di 4 oscillatori ad altissima precisione, di cui 2 al cesio e 2 al rubidio; ha dei razzi per effettuare le correzioni di orbita. Ha due pannelli solari di area pari a 7,25 m² per la produzione di energia. Ha infine batterie di emergenza per garantire l’apporto energetico nei periodi in cui il sole è eclissato. Pesa circa 845 kg ed ha una vita di progetto di 7,5 anni. Il tracciamento dei satelliti comprende tutte quelle operazioni atte a determinare i parametri dell’orbita. A ciò provvedono 4 stazioni principali dette appunto “stazioni di tracciamento” (main tracking stations) e un centro di calcolo (computing center), tutti situati in territorio USA. Ogni volta che ciascun satellite nel suo moto orbitale sorvola il territorio americano le stazioni di tracciamento ne registrano i dati doppler che vengono avviati al centro di calcolo e qui valorizzati per la determinazione dei parametri orbitali.  I parametri orbitali di ciascun satellite, appena determinati presso il centro di calcolo, sono riuniti in un messaggio che viene inoltrato al satellite interessato mediante una delle stazioni di soccorrimento. Il satellite registra i parametri ricevuti nella sua memoria e li ridistribuisce agli utenti.

Il principio di funzionamento di un ricevitore gps a terra (utente finale) si basa su un metodo di posizionamento sferico, che consiste nel misurare il tempo impiegato da un segnale radio a percorrere la distanza satellite-ricevitore. Conoscendo il tempo impiegato dal segnale per giungere al ricevitore e l’esatta posizione di almeno 3 satelliti per avere una posizione 2D (bidimensionale), e 4 per avere una posizione 3D (tridimensionale), è possibile determinare la posizione nello spazio del ricevitore stesso. Tale procedimento, chiamato trilaterazione, utilizza solo informazioni di distanza ed è simile alla triangolazione, dal quale tuttavia si differenzia per il fatto di fare a meno di informazioni riguardanti gli angoli. La precisione può essere ulteriormente incrementata grazie all’uso di sistemi come il WAAS (statunitense) o l’EGNOS (europeo), perfettamente compatibili tra di loro. Consistono in uno o due satelliti geostazionari che inviano dei segnali di correzione. La modalità Differential-GPS (DGPS) utilizza un collegamento radio per ricevere dati DGPS da una stazione di terra e ottenere un errore sulla posizione di un paio di metri.

http://it.wikipedia.org/wiki/Global_Positioning_System

Adesso che abbiamo visto cosa è e come funziona un GPS possiamo fare un breve accenno all’applicazione di questa tecnologia per gli studi naturalistici. Fino ad ora, in realtà, per lo studio dei movimenti degli animali selvatici, non sono stati usati sistemi veri e propri GPS ma dei sistemi PTT (Platform Transmitter Terminal) che funzionano attraverso un apposito satellite (Argos); tali trasmettitori PTT montati sugli animali inviano i loro dati ad Argos inclusa la loro esatta localizzazione; la localizzazione delle trasmittenti PTT viene determinata dal satellite Argos attraverso l’effetto Doppler (dunque il sistema è diverso dai GPS che invece lavorano con una costellazione di satelliti per calcolare la posizione dei trasmettitori). Due centri di raccolta dati (uno in Canada ed uno in Francia) scaricano quindi i dati ricevuti dai vari PTT direttamente dal satellite e i ricercatori, a loro volta, possono scaricare dai centri di raccolta dati i log (via Telnet, o email). Sono disponibili radio PTT di peso anche inferiore ai 20 grammi e dotate di batteria a cellule solari che porta la loro autonomia fino a ben 3 anni. Il sistema PTT-Argos però ha numerosi svantaggi e non è stato possibile applicarlo alla falconeria:

1) il costo di un trasmettitore PTT da 20 grammi è di circa 3500-4000 euro

2) la precisione di questo sistema (che misura la posizione del trasmettitore attraverso un solo satellite e l’effetto Doppler) lascia molto a desiderare, dando a volte errori di anche oltre 100 metri

3) il problema più grave è che non è possibile ottenere in diretta i dati di posizione del trasmettitore PTT, ma bisogna scaricarli solo in determinati periodi via Internet dai centri raccolta dati

4) infine, è necessario un “abbonamento” al servizio Argos per poter scaricare i dati, abbonamento che costa dalle 1000 alle 3000 euro ogni anno.

Dunque i precedenti sistemi di tracking satellitare PTT sono inutilizzabili per la falconeria. Siamo quasi alla fine, ora manca solo un piccolo passo prima di arrivare a descrivere il sistema GPS di tracking satellitare applicato alla falconeria; dobbiamo fare ancora un ultimo accenno ai micro-chip gps-gsm, grazie ai quali i falconieri potranno finalmente gioire della tecnologia satellitare sui propri falchi. Sono stati infatti realizzati da pochi anni dei circuiti integrati GPS-GSM nei quali la componente GPS invia i dati di localizzazione attraverso la rete dei telefoni cellulari; grazie a questi circuiti è quindi possibile ricevere su un telefono cellulare la posizione del ricevitore gps in qualsiasi luogo (ove sia presente ovviamente la rete per telefoni cellulari). L’ultraminiaturizzazione dei circuiti ha permesso la realizzazione di circuiti ibridi gps-gsm leggeri come una piuma e a bassissimo consumo energetico grazie ai quali è stata finalmente possibile la realizzazione di sistemi di ricerca satellitare adatti anche alla falconeria. L’enorme vantaggio dei circuiti ibridi gps-gsm è dovuto al fatto che l’operatore (il falconiere in questo caso) può ricevere sul proprio cellulare o palmare le coordinate della posizione del falco senza il bisogno di un servizio e di una agenzia che facciano da ponte per i dati e senza alcun costo aggiuntivo!!!

Come funziona il Falcon-gpstracker? Molto semplice! Si posiziona il Falcon-gpstracker con una montatura a zainetto sul falco e si attiva; il tracker può rimanere sempre attivo senza pericolo che si consumi la batteria.  Quando andate a volare, se il falco si allontana e lo perdete di vista, semplicemente inviate un sms al numero di cellulare del vostro Falcon-gpstracker e riceverete in tempo reale le coordinate polari terrestri con un errore massimo di meno di dieci metri della posizione del vostro rapace, ovunque esso sia, anche in capo al mondo! L’ideale è utilizzare un moderno cellulare-palmare dotato di software cartografico: le coordinate che ricevete via sms possono così essere trasformate in tempo reale direttamente in un punto su una mappa così il navigatore gps del cellulare-palmare vi guiderà direttamente verso il punto in cui si trova il vostro rapace!.

 

Durata batterie: 180 queries (la batteria dura moltissimo tempo e si consuma solo ogni volta che il gps deve inviare un sms con la propria localizzazione. Nei modelli più piccoli la durata della batteria permette 180 “richieste” di invio della posizione al gps

Precisione: inferiore a 10 metri

Peso: 21 grammi

Protezione: impermeabile, antiurto

Tipo di montaggio: a zainetto. Il modello più piccolo di Falcon-gpstracker pesa 21 grammi. Con il montaggio a zainetto può essere montato anche su un Falco pellegrino da 850 grammi senza arrecargli alcun problema durante il volo (con l’attacco a zainetto, secondo gli studi scientifici, un rapace può trasportare una radio del peso superiore al 4% del proprio peso corporeo).

Costi: 1800-2000 euro (quindi circa doppio rispetto al costo del radiotracking tradizionale)

Vantaggi rispetto al radiotracking tradizionale:

1)      Possibilità di vedere direttamente su mappa la propria posizione e la posizione del rapace, ovunque esso si trovi

2)      Possibilità di ricevere la posizione del rapace anche a centinaia o migliaia di km di distanza

3)      La lunga autonomia delle batterie, che si consumano solo quando viene inviata una richiesta al Falcon-gpstracker vi consente di tenere l’apparato sempre montato sullo zainetto anche quando il rapace è in voliera o sul  blocco; ma in caso di fuga avete sempre la possibilità di sapere dove si trova il rapace.

 

Per maggiori informazioni su questi sistemi contattate hyerax@gmail.com

 

Gli spettacolari falchi dell’accademia dell’alto volo

alduinoSuono di corni inglesi in sottofondo. E poi cavalli, cani, rapaci e falconieri in costume. Un vero tuffo nel passato quello che vi presentiamo nel videoservizio della Dea. Il contesto è quello di Monteriggioni, e ad esibirsi, in un rigido pomeriggio dicembre, l’Accademia dei cavalieri Alto Volo. Capitanati dal principe Alduino Ventimiglia, discendente di Federico II, l’imperatore autore del trattato di falconeria, i cavalieri si sono esibiti in uno spettacolo in cui sono stati coinvolti falchi, aquile e gufi reali. Il pubblico, affascinato dalle evoluzioni dei rapaci è rimato per oltre mezzora con il naso all’insù, a guardare simulazioni di caccia e volo libero. Uno spettacolo coinvolgente, che ha permesso di vedere da vicino l’arte della falconeria, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

“Noi sappiamo che almeno ha 5000 anni. – spiega Ventimiglia parlando della falconeria – Nasce si suppone nell’Asia centrale poi ha pervaso quasi tutte le popolazioni del mondo, quindi in un certo modo è arrivata”.

“Specialmente nell’area del Mediterraneo è stata cambiata la sua fase originaria che era quella del basso volo, quindi fatta con accipitridi, poi nel periodo medievale, l’incontro tra arabi e cristiani l’ha cambiata. -racconta il falconiere – C’è stato un grande signore che si chiamava Federico II di Svevia, l’imperatore del Sacro Romano Impero, che ebbe modo di conoscere gli arabi e di praticarla con loro, e di capire molte cose che lui già sapeva perché aveva già imparato dai falconieri normanni, ma siccome era uno scienziato, uno dei promotori delle scienze moderne, diceva di guardare e di cercare la verità nelle cose e di assumere le cose per quello che sono, non per quello che appaiono, quindi studiare a fondo la faccenda, e capì che questi animali non bisognava solo farli partire dal pugno e andare direttamente sulle prede come facevano in quel periodo, ma si trattava di rispettare i loro canoni, cioè che i falconi vanno in alto volo”.

Oggi essere falconieri significa invece “continuare sulla stessa etica. E quindi vedere il mondo in un certo modo, perché essere falconieri significa essere anche un po’ filosofi e concepire il mondo e l’uomo in un certo rapporto: animali, natura e uomo che cooperano assieme, in cui l’uomo non è separato dalla natura, ma è parte della natura”. È con questa mentalità che nasce l’Accademia dei Cavalieri dell’Alto Volo “per il volere di un manipolo di senatori di Roma nei lontani anni ‘80. In quel periodo si discuteva la legge sulla caccia, si decideva se ammettere la falconeria o no – che è poi il sistema meno deleterio di tutti, cioè quello che fa meno morti – perché non c’era quasi nessuno che la praticava in Italia. Mi chiesero di fare una dimostrazione per i senatori di caccia con il falco a cavallo. I senatori dissero che l’avrebbero inserita nella legge, che però avrei dovuto farla vedere a tutti, e di lì è partita l’Accademia. Un modo per diffondere, per far capire che questa armonia tra uomo e animali selvatici bisogna farla continuare. Non è solo tra l’uomo e il cane, l’uomo e il cavallo: qui è l’uomo e gli animali selvatici, l’uomo e la caccia, ma il prelievo venatorio è ridicolo, qui è solo una scusa. Perché pensate che in una giornata di caccia con i falconi veri in alto volo se si riesce a prendere una preda vera è un gran successo”

Fondamentale il rapporto con il rapace, che deve essere di amicizia: “Anzi, -sottolinea Ventimiglia – generalmente credo che loro ci sfruttino cacciando. E’ un predatore come l’uomo, quindi ci si intende in questo senso, ma si tratta di un rapporto che non va al di là dell’amicizia. Se qualcosa va storto, il falco va per conto suo e il falconiere dall’altra parte. I falchi non sono dipendenti dal falconiere, quindi non si possono commettere errori, questa è un’arte dove non è ammesso assolutamente l’errore. L’errore significa la perdita del falco”.

 

Noi, nuovi falconieri sceriffi di aeroporti

aldo miconiCome difendere porti, aeroporti e ospedali dall’ assalto di corvi, gabbiani e piccioni? A tale compito sono preposti i falconieri, che con falchi addestrati allontanano i volatili. E’ questo il servizio offerto dagli amanti della natura e degli animali, che hanno deciso di dare vita ad un’ attività particolare. In molti, appesi nell’ armadio i vestiti di cacciatori, sono diventati titolari d’ imprese che grazie all’ aiuto dei falchi, programmano interventi per scoraggiare gli uccelli dal passeggiare sulle piste aeroportuali o dal beccare il grano nei depositi. I falchi, pellegrini, le poiene harris, i lanari, le astore ed i girifalco, sono questi i nomi di alcune delle specie che volano sui cieli italiani, nati in Italia o all’ estero sono acquistati, addestrati e utilizzati per la sicurezza di siti importanti. «Non è un compito facile e che può essere intrapreso dall’ oggi al domani – dice Aldo Miconi, 58 anni, falconiere da 16 anni presso l’ aeroporto di Ronchi dei Legionari in Friuli Venezia Giulia. Ho fatto il geometra, poi per essere libero e a contatto con la natura ho scelto quest’ attività. Dall’ alba al tramonto sono impegnato con 30 falchi per evitare problemi allo scalo aeroportuale. L’ attività fisica è impegnativa, si utilizzano tecniche specifiche imparate sul campo». Dall’ alba al tramonto, Miconi fa volare i falchi per tenere lontano i visitatori indesiderati. Lui è titolare di un’ impresa individuale che ha un contratto con l’ aeroporto, sito nella provincia di Gorizia e deve garantire 4500 ore di volo sicuro. Come? Con tecniche di addestramento per la difesa, infatti, i predatori non devono uccidere ma allontanare i loro simili. In Italia dal nord al sud, stanno nascendo molti imprenditori falconieri che si tramandano questa attività. «S’ impara il mestiere da chi è già esperto. La passione spinge ad avvicinarsi a questo tipo di animali, poi in un secondo momento si pensa ad investire, a cercare occasioni di lavoro» dichiara Gian Claudio Amalfitano, 42 anni, che fa il falconiere in Campania. Amalfitano, che ha lavorato presso l’ ospedale Cardarelli di Napoli per tenere lontano i piccioni dalla pista di atterraggio degli elicotteri, ha presentato un progetto al Comune di Pozzuoli, in provincia di Napoli. «Vi è un grave problema nel mercato ortofrutticolo di Pozzuoli ed è quello dell’ attacco degli uccelli che quotidianamente invadono l’ area. Stiamo valutando cosa fare e il progetto di utilizzare i falchi è molto interessante» conferma l’ assessore Giuseppe Carannante.