Balloon and kite training raptors

We are experimenting with this technique to
condition and evaluate raptors.

balloonBalloon or kite training is a relatively new
technique for training falcons to hunt from
high altitude, often at heights of over 1000′.
A lure with food attached is lifted by the
balloon or kite and the falcon flies up to get
the lure.

 

 

 

 

 

 

rig_1_The lure is suspended from the balloon
line by a spring clip. When the bird hits the
lure, the spring clip releases and the lure
slides down the balloon line to the ground
while still attached to the line by the carabiner

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

clipClose-up of spring clip. This clip is
simply a lapel clip from a cell phone
headset. It is clipped on a piece of
leather attached to the balloon line

 

 

 

 

 

 

carabinerClose-up of carabiner which clips
around the balloon line and prevents
the bird from flying off with the lure

Note that this is a model that was set
up to photograph. On the actual setup,
the line from the spring clip to the lure
is longer, 20 – 30′.

 

 

7_25_06_004_2_-373x346Haggard (Adult) Red Tailed Hawk
taking the lure from balloon.
There were some questions about this
bird’s flight which could not be
answered in a flight cage, so he was
transferred to us. We trained him to fly
up and get the lure suspended from
the balloon which is great exercise and
also shows that he can climb, which
requires good flight capabilities.
This bird was released (7/06).

L’aquilone come mezzo per addestrare i falchi dalle ali lunghe.

falco_lanario_aquilone_kite_falconry_1280Avevo letto molto, sulla tecnica dell’aquilone, soprattutto su internet, ma decisi di provarci seriamente solo quando presi Heru, un Gyr x Lanario.

Heru era un falco molto ingombrante, con uno spiccatissimo senso della socializzazione con l’uomo. Avevo la necessità di muscolarlo molto e decisi quindi di stopparlo al logoro per un po’. Ma questo diede come risultato solo il fatto di fargli fare il pendolo davanti a me ed a non più di trenta cm. dal suolo.

Allo stadio finale del suo addestramento volava invece in maniera regolare a più di cento Mt. d’altezza e senza neanche una preda di rilascio e questo lo devo solo all’uso dell’aquilone.

Innanzitutto debbo precisare che la mia pecca più grande è stata che ho deciso solo quando ero gia avanti con l’addestramento di passare all’aquilone mentre consiglio a tutti di cominciare prestissimo, già dalla prima volta che fate vedere il logoro al vostro allievo. In questo modo tutto sarà estremamente più veloce e fruttuoso.

Attrezzatura necessaria.

Quello che vi serve per avvicinarvi a questa tecnica è:

Un’aquilone tipo Delta di 60-65 cm di base

Un rocchetto di filo in nylon o dacron da 11-15 kg.

3 girelle con moschettone.

Un’ occhiello in acciaio per le chiavi

Una molletta da bucato.

Un paio d’ali secche di piccione.

Un picchetto ricurvo con cui assicurare il filo a terra.

C’è stato un periodo, all’inizio, in cui andavo in giro con in macchina 4 o 5 aquiloni diversi ed il mio ibrido sul sedile posteriore, pregando Dio che ci fosse vento e che questo fosse adatto ad almeno uno dei delta che avevo. Questi erano tutti enormi, con almeno 180 cm. di base, perché così erano descritti dai “santoni” di questa tecnica. Ho imparato a mie spese poi, che uno grande un terzo è l’ideale se solo si riducono tutti i pesi da far volare: logoro, filo, girelle, etc.

Io uso legare la molletta dei panni a circa 5 Mt. dalla chiglia del delta, vincolata al filo principale da 15 cm. di cordino sottile.

Come logoro utilizzo due ali secche legate insieme ad un filo lungo 3 Mt. e vincolato ad un’ occhiello per le chiavi che scorrerà lungo il filo principale trattenuto alla quota desiderata dalla sola forza esercitata dalla molletta.

Iniziamo.

Durante le prime lezioni di logoro, nel modo classico, mettetevi spalle al vento, di fronte al vostro falco, avendo cura però di posizionare il delta in asse con voi e ad una ventina di Mt. sulla perpendicolare. A questo punto insegnate all’ allievo a prendere il logoro (le due ali secche!) tenendolo sospeso da terra con un metro di filo, penzoloni dalla mano. Quando il falco partirà schietto al logoro appena scappucciato è il momento di farlo salire. Stendete una trentina di metri di filo dell’ aquilone nella direzione del vento e fissatelo al picchetto. Sistemate tutto il complesso logoro/molletta nel modo descritto e fate alzare il delta. Aiutandovi con un guanto, un pezzo di pelle o un moschettone, scorrete lungo il filo, abbassando il delta sino a che il richiamo non risulti alla quota solita dal terreno. Il falco sarà nell’ asse del vento a circa 30 Mt. da voi sul pugno di un’aiutante. Fate scappucciare quindi e, come al solito, il falco parte verso di voi ma questa volta, quando avrà percorso un terzo della distanza, cominciate ad indietreggiare o, se il vento è leggero, lasciate il filo. Il delta comincerà a salire lentamente tirandosi appresso il richiamo che una volta ghermito, farà sganciare l’ occhiello dalla molletta che scorrerà sino a terra seguendo il filo teso.

Il giorno appresso sistemate l’ aquilone (trattenendo il filo) alla stessa quota in cui era quando il falco ha preso il richiamo il giorno prima, fate scappucciare ed una volta partito il falco rilasciate lentamente il filo per altri 10 Mt.

Già da questa lezione, se tutto è andato per il verso giusto, noterete che, appena scappucciato il falco “cerca” in alto verso l’aquilone e addirittura, anche da incappucciato, si dimostrerà eccitato al solo sentire il fruscio del vento sulla superficie di questo.

Dalla terza/quarta lezione non avrete più bisogno di un aiutante e potrete procedere autonomamente, sistemando l’aquilone alla quota dovuta, spostandovi falco sul pugno, nell’asse del vento, ad una ventina di metri dalla perpendicolare del logoro e scappucciando.

A questo punto, aumentando giorno dopo giorno l’altezza dell’aquilone, in funzione della convinzione, della forza e della determinazione del falco, dovreste giungere in un tempo ragionevolmente breve (20/30 gg. Per 100/150 Mt.) a quote di tutto rispetto, starà a voi decidere quale sarà quella ottimale al vostro stile di falconeria.

Raggiunta tale quota sarà opportuno “fissarla” nella mente del falco con tre o quattro giorni di voli consecutivi senza variarla. Quindi, mandate in alto il solo aquilone, senza logoro, e mettete in volo. Il falco salirà nel modo solito anche se un po’ più “scettico”, e si piazzerà sopra il delta girandogli intorno alla ricerca di qualcosa da attaccare. Dopo qualche secondo di ricerca infruttuosa (ed un attimo prima di aprire ali e coda in una lamentevole planata a vento!!!), rivolgerà lo sguardo a terra verso di voi. Questo è il momento per far partire una preda (sottovento!), possibilmente vistosa e lenta emettendo il vostro richiamo per eccitare la sua attenzione. L’attacco dalla posizione elevata sarà per lui quasi troppo facile e forse attenderà qualche altro istante, sorpreso, prima di tuffarsi.

I voli dei giorni successivi saranno caratterizzati dal fatto che farete partire il falco da una distanza sempre maggiore dalla verticale del delta. Lui partirà deciso ad esplorare l’aquilone per poi ritornarvi in testa in attesa che facciate partire qualcosa. Allo stesso modo sarete voi a fare qualche passo a vento chiedendo al falco di seguirvi lontano dal delta.

Non sarà difficile con questi esercizi riprendere un falco smarrito, anche da lunghe distanze, semplicemente mettendo in volo l’aquilone che sarà visibilissimo stagliato nel cielo anche in condizioni orografiche “difficili” come colline o boschi piuttosto che caseggiati!

Dettagli importanti.

E’ opportuno, dall’inizio, produrre un suono (HOP!!!) o un fischio, dapprima per stimolare il falco a partire verso di voi ed in seguito nel momento in cui lega al simulacro. E’ altrettanto importante, nei limiti del possibile, non richiamare, incitare o distrarre il falco nella sua fase ascensionale, anche se dovesse allontanarsi un po’ troppo. Tutto ciò farà parte del suo stile di volo!!!

Non bisogna dimenticare anche di aumentare progressivamente la quantità e la qualità di cibo da dare al falco con l’intensificarsi della difficoltà e della durata dei voli.

Quando sceglierete il campo in cui far partire l’aquilone assicuratevi che non ci siano ostacoli (case, alberi, etc.) dalla direzione in cui arriva il vento affinché questo possa essere uniforme ed il delta più stabile. E’ chiaro che non potrete stare in prossimità di cavi dell’alta tensione o di un aeroporto!!!

Mantenete il richiamo sempre il più leggero possibile. Io ad esempio, non lego cibo al logoro ma corro verso il falco che tocca terra e gli propongo il premio dal pugno. Così facendo mi è successo che salti a terra a prendere il richiamo e lo riporti sul mio pugno per avere la ricompensa.

Ci tengo a sottolineare che, al contrario di quanto pensino molti riguardo alla tecnica dell’aquilone o del pallone, queste non siano pratiche fini a se stesse, ma solo uno strumento addestrativo per portare il falco ad apprezzare i vantaggi del volare alto!

Noi Italiani siamo avvezzi ad insegnare questo al falco utilizzando “prede di rilascio”, mentre queste tecniche sono state sviluppate in quei paesi dove tale pratica è illegale e ritengo possano tornare utilissime anche da noi per quei falconieri che non dispongano di spazio adeguato ad alloggiare le “prede” in abbondanza!

Conclusioni.

Anche se da quanto letto questa tecnica può sembrare “matematica” e troppo facile da non provarla, ad onor del vero debbo dire che non è proprio così: molte variabili sono dettate “dall’imponderabile” tipo il vento ed in generale le condizioni metereologiche. Inoltre l’attrezzatura necessaria per quanto scarna è sempre del materiale in più che va ad aggiungersi a quella che usualmente ci si porta appresso. Molto importanti sono anche le condizioni orografiche del terreno!

Ma chi ha mai detto che la falconeria è una cosa facile!!!

Allontanamento volatili con i Falchi Addestrati

troppipiccioniL’allontanamento volatili per mezzo di falchi addestrati sta diventando sempre più una necessità e riguarda non solo gli aeroporti ma qualunque area infestata da piccioni, passeri, storni, gabbiani o altro volatile che con le loro feci danneggiano magazzini, capannoni, edifici, ospedali, centri città, chiese, campi da golf…

Tale pratica è l’unica soluzione la dove non si possono usare altri metodi di allontanamento. E’ un Lavoro che non va assolutamente improvvisato ma va affidato a falconieri Esperti, con una lunga carriera alle spalle che sanno riconoscere pericoli, difficoltà e fattibilità di tale operazione.

Alla luce di quanto detto finora, vorremmo dedicare questo capitolo alle regole che dovrebbero essere rispettate da tutti i falconieri che praticano questa attività e, di conseguenza, dei parametri che, chi si affida a falconieri professionisti, deve valutare per essere sicuro di spendere bene i propri soldi, ottenere il risultato desiderato (allontanamento dei nocivi) e operare nella massima legalità.

 

Di seguito, le regole generali necessarie per una corretta pratica del bird-control con tecniche di falconeria integrate:

 

falconer

1)      Per praticare il bird-control non è sufficiente essere dei falconieri: essere un bravo falconiere, con una esperienza almeno quinquennale nell’addestramento di svariate specie di rapaci (dal basso volo all’alto volo etc.) è la base minima necessaria, sulla quale costruire la tecnica del bird-control. Un buon bird-controller dunque, oltre che essere prima di tutto un bravo falconiere, bisogna avere una approfondita conoscenza della legislazione, della biologia delle specie problematiche, delle tecniche di monitoraggio e di programmazione degli interventi e delle altre tecniche integrate di controllo ed allontanamento.

2)      Le sole tecniche di falconeria NON bastano per un efficace controllo dei nocivi e delle specie problematiche; è necessario usare la tecnica integrata, descritta in un capitolo precedente. L’applicazione di tale tecnica richiede approfondite conoscenze della biologia ed ecologia delle singole specie problematiche, ed una buona preparazione tecnica ed esperienza nell’utilizzo delle altre tecniche di controllo e allontanamento

3)      Nel lavoro di bird-control sono numerosissimi gli aspetti legali da considerare: chi pratica questa tecnica con i rapaci da falconeria deve prima di tutto utilizzare esemplari legalmente detenuti secondo la normativa CITES, possedere porto d’armi e licenza di caccia come richiesto dalla legge 157/92, deve rispettare la regolamentazione sulla caccia in merito a giorni, stagioni, specie cacciabili, luoghi ed orari, deve tenere gli animali in perfetta salute e benessere psico-fisico in base alle leggi sul maltrattamento degli animali, deve rispettare le normative sul trasporto degli animali vivi. Dal canto suo, chi assume dei falconieri per attività di bird-control deve accertarsi che tutte le leggi e normative vengano rispettate al fine di non incorrere in problemi giudiziari e multe salate.

4)      Il bird-control con le tecniche di falconeria richiede un grande impegno sia da parte dei falconieri che dei rapaci; è necessario un vasto parco rapaci, tutti perfettamente addestrati ed allenati e di specie miste, in grado di affrontare qualsiasi situazione. In queste circostanze, il mantenimento di un tale numero di rapaci, il trasporto e la gestione sul campo possono facilmente portare a sofferenze e stress per gli individui. A questo proposito dunque il falconiere deve rispettare tutte le regole necessarie al fine di mantenere i propri rapaci ai massimi livelli di benessere fisico e psicologico.

5)      I falconieri che praticano bird-control devono avere un curriculum che ne attesti la professionalità ma soprattutto l’esperienza e le capacità tecniche. Oggi troppi falconieri si spacciano per bird-controllers senza avere la minima conoscenza di base sulle tecniche di allontanamento delle specie problematiche e, nei casi peggiori, senza avere neanche le necessarie basi in termini di falconeria pura e semplice. Chi vuole affidarsi a falconieri professionisti per progetti di allontanamento di nocivi e specie problematiche deve dunque accertarsi della serietà e preparazione tecnica del personale. Ciò può rappresentare un problema poiché oggi non esiste né un albo ufficiale né una normativa che regolamenta il lavoro come falconiere bird-controller. Chi si accinge a finanziare un progetto di bird-control con tecniche di falconeria ha dunque pochi strumenti per valutare la professionalità del personale che ingaggia; questo breve manuale può rappresentare una guida alle basi tecniche e scientifiche del lavoro di bird-controller e può rappresentare uno strumento utile per valutare la professionalità e capacità tecnica dei falconieri coinvolti.

6)      Sicuramente il modo più sbagliato per scegliere il personale cui affidare un progetto di allontanamento di specie nocive o dannose è quello di basarsi sul prezzo. Il manuale che avete appena letto, basandosi su informazioni scientifiche, dimostra che la strategia più efficace di bird-control deve essere basata su una metodologia integrata e con fortissime basi biologiche e scientifiche, dalla progettazione alla realizzazione stessa degli interventi. La sola falconeria non è sufficiente e dà solo dei risultati a breve termine, quindi illudendo sulla sua reale efficacia. Scegliere il prezzo inferiore sul mercato vuol dire affidarsi a personale che, forse, riuscirà a dare qualche risultato nel breve termine, allontanando la specie nociva target per qualche settimana; ciò vorrà dire spendere uno o poche migliaia di euro, per ritrovarsi nel giro di qualche settimana nuovamente alla situazione iniziale, come se nulla fosse successo. Se si vuole veramente risolvere il problema delle specie nocive/problematiche è bene affidarsi a gruppi di lavoro tecnicamente e scientificamente preparati che possano dare garanzie sulla risoluzione del problema a breve, medio e lungo termine, sebbene i costi siano maggiori.

 

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Per qualsiasi richiesta di sopralluogo potete visionare le Pagine Gialle sulla Falconeria oppure contattarci:

 

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Consigli per l’acquisto di un rapace

falcoL’acquisto di un rapace potrebbe apparentemente sembrare una operazione molto semplice, ma ho deciso di scrivere questa pagina proprio perchè in realtà non lo è! Oggi anche grazie ad Internet è facile mettersi in contatto con allevatori o falconieri che importano rapaci da allevatori di altri paesi o pseudoallevatori che vendono rapaci; purtroppo però molti falconieri o allevatori non sono persone “corrette” o sono un pò troppo “distratti” e potrebbero vendervi un rapace non idoneo o che non vale quanto voi lo state pagando. Ci sono molti modi in cui l’acquirente, soprattutto se neofita, può ricevere delle “fregature” durante l’acquisto del rapace. Ovviamente non si possono fare miracoli e quindi non posso assicurarvi che studiando questo capitolo sui “consigli per gli acquisti” possiate evitare le fregature, ma almeno saprete meglio a che cosa andrete in contro e potrete ridurre al minimo le possibilità di “truffa” o di errore. Di seguito verranno elencati tutti i parametri, che, durante l’acquisto del rapace, devono essere tenuti in considerazione:

1) Scelta corretta della specie in funzione dei propri obiettivi

Questo aspetto è già stato abbondantemente affrontato nella prima parte di questo manuale. In questo caso tutto dipende solo ed esclusivamente da voi e non dall’allevatore che vi vende il rapace ma, in ogni caso, anche questo è un parametro che influenza molto la vostra spesa, poichè, in caso di un errore nella scelta, vi ritroverete con un rapace non idoneo, o che non soddisfa le vostre aspettative o che è ad alto rischio di fuga o di malattia o di morte. Prima di procedere all’acquisto vi consiglio vivamente di leggere e studiare bene i capitoli dedicati alla scelta.

E’ inoltre di FONDAMENTALE IMPORTANZA farsi prima una analisi di coscienza e verificare se si dispone dei REQUISITI PRIMARI per la detenzione in cattività di un rapace:

–         Avete lo spazio necessario per il benessere del rapace?

–         Potete dedicargli almeno il tempo minimo necessario?

–         Sapete gestire un animale in cattività?

–         Avete le CONOSCENZE DI BASE NECESSARIE per la corretta gestione di un rapace in cattività? Avete a chi lasciarlo in caso di problemi?

–         Siete persone responsabili?

Ricordatevi che il benessere dell’animale che vi porterete a casa è la cosa che conta di più ed è la chiave per la vostra scelta. Se avete dei dubbi, se ritenete di non potergli dare il giusto benessere, rinunciate! E magari aspettate tempi e/o circostanze migliori.

2) Trovare un allevatore

Una volta che avete deciso quale specie e con quali caratteristiche individuali (imprinting, sesso, ssp, età ecc) volete acquistare, il passo successivo è trovare un allevatore e prenotare il rapace. In genere, vi ricordo, il periodo migliore per compire questa operazione è quello di Febbraio-Marzo, cioè all’inizio della stagione riproduttiva. In questo periodo gli allevatori non potranno di certo darvi informazioni precise sul numero di giovani che produrranno e dunque sulla loro disponibilità o caratteristiche, ma è utile procedere con anticipo per prenotare in tempo il rapace. Il mio consiglio è di consultare più allevatori al fine di trovare quello che vi offre il prezzo migliore e le maggiori comodità (per esempio per raggiungerlo fisicamente a ritirare l’animale).

3) Contatti con l’allevatore

Una volta scelto l’allevatore da cui vorrete acquistare il rapace state in contatto con lui per essere aggiornati sulla situazione, ma senza essere troppo invadenti. Esponetegli le vostre esigenze e chiedete di avere un rapace con le caratteristiche che voi state cercando: indicategli il sesso, il tipo di imprinting, il tipo di allevamento che volete il vostro animale riceva. Accordatevi anche sul pagamento, sul ritiro o la spedizione, e sui tempi.

4) Controllo del prezzo

Uno dei parametri sui quali in genere si ricevono la maggior parte delle fregature è il prezzo: gli allevatori o gli importatori o i falconieri che vendono rapaci tendono, ovviamente, a venderli a prezzi alti per avere un maggior guadagno. So di rapaci venduti ai neofiti ad un prezzo doppio rispetto al normale prezzo di mercato. Potete avere un riferimento MOLTO generico sui prezzi nelle tabelle contenute in questo manuale nei paragrafi precedenti o sul sito www.falconeria.info.

5) Informazioni sull’allevatore

Per stare più tranquilli e tentare di evitare truffe, dovrete indagare anche sull’allevatore e sui rapaci da lui prodotti consultando altri falconieri. Se non conoscete nessuno potete usare il nostro forum. Quello che vi interessa sapere è se: 1) L’allevatore è sufficientemente serio o se ha dato delle fregature ad altre persone 2) Come sono i suoi prezzi rispetto al mercato 3) Se gli altri falconieri sono rimasti soddisfatti dei rapaci acquistati presso tale allevatore 4) Quali sono le caratteristiche etologiche e fisiche degli altri rapaci prodotti e venduti da questo allevatore e, possibilmente, dei rapaci figli della stessa coppia da cui proverrà il rapace che voi state comprando.

6) Prenotazione e pagamento

Come ho già detto all’inizio conviene “prenotare sulla parola” il rapace contattando gli allevatori nel periodo di Febbraio-Marzo. Più o meno nel mese di Aprile-Maggio l’allevatore saprà con una certa precisione quanti giovani produrrà, poichè le coppie avranno già deposto le uova o le uova si sono già schiuse. A questo punto, se siete sicuri della vostra scelta, dovrete prenotare effettivamente il rapace, inviando una “caparra” corrispondente al 30% del costo del rapace; ma ricordate che esiste molta variabilità da questo punto di vista: alcuni allevatori non chiedono caparra, altri chiedono il 50%.

7) Trasporto e spedizione

Non è consigliabile farsi spedire il rapace per almeno tre motivi

a) Il trasporto e la spedizione è sempre pericoloso per la salute dell’animale

b) E’ sempre meglio andare a prendere di persona il rapace così che possiate vederlo con i vostri occhi, e possiate voi stessi controllare tutti i parametri di vostro interesse.

c) Il trasporto è costoso, a volte arrivando al costo del rapace stesso!

Accordatevi con l’allevatore sul momento migliore per andare a ritirare il rapace. Nel caso siate costretti a farvelo spedire, ricordate che più è piccolo il rapace e maggiori saranno i rischi per la sua salute nel caso di lunghi viaggi: non fatevi spedire un Gheppio americano o uno Sparviere dall’Inghilterra!

8) Controllo visivo del rapace

Come è stato appena detto è sempre meglio andare a ritirare di persona il rapace, così che possiate controllare con i vostri stessi occhi se l’animale ha le caratteristiche da voi richieste.

a) Controllate che il suo piumaggio sia pulito e sistemato, non sporco o disordinato

b) Controllate la postura: il rapace deve avere una postura normale, camminare e volare normalmente, avere ali, zampe e coda simmetriche; controllatene il movimento, chiedete all’allevatore di farlo volare anche dentro la voliera. Il rapace non deve avere il piumaggio gonfio (impallato), l’occhio ovale, un’ala abbassata.

c) Se avete scelto un imprintato, assicuratevi che lo sia veramente: il rapace deve stare molto calmo e tranquillo quando vi avvicinate a lui. Se invece avete scelto un rapace allevato dai genitori, deve essere pauroso quando vi avvicinate a lui, deve dibattersi. In caso contrario l’allevatore probabilmente vi sta spacciando un imprintato per rapace allevato dai genitori o viceversa.

9) Età, sesso, sottospecie

Sempre relativamente al controllo visivo, vi conviene assicurarvi che il rapace abbia l’età, il sesso e sia della specie e sottospecie da voi eventualmente richiesta. Purtroppo capire queste caratteristiche è molto difficile, a volte impossibile ed, in ogni caso, richiede esperienza e, purtroppo, l’altra grande percentuale di fregature che si ricevono è proprio legata a questa caratteristiche. Conosco tantissimi casi in cui gli allevatori o gli importatori hanno venduto maschi spacciandoli per femmine (che costano di più) o sottospecie meno pregiate spacciandole per sottospecie pregiate, o rapaci vecchi spacciandoli per giovani. Per il sessaggio potete eseguire un DNA sexing, tecnica molecolare molto precisa e oggi molto economica e rapida. Per l’identificazione della sottospecie o razza, ma anche dell’età, dipende soprattutto dalla vostra preparazione tecnica: per questo motivo non finirò mai di ricordarvi che è fondamentale studiare e apprendere bene le tecniche prima di acquistare il vostro primo rapace. Tra le truffe più comuni, la maggioranza si annovera nella vendita di: Falchi pellegrini “nordici”, Falchi pellegrini “scozzesi”, Sacri dell’Altai e Poiane di Harris “superior”, quindi tenete gli occhi aperti!

10) Legalità del rapace

Altro importante parametro da controllare assolutamente è la legalità del rapace che vi viene venduto, questo perchè spesso, purtroppo, sono in commercio rapaci illegali, catturati e legalizzati con un falso anellino e documento. Prima di andare a ritirare il rapace, chiedete all’allevatore se i suoi rapaci hanno tutti i documenti necessari. Per assicurarvi del tipo di documento necessario (Cites o certificato di nascita) al rapace che state acquistando consultate la sezione delle pagine gialle dedicata alle leggi del portale. (le informazioni aggiornate sulle specie elencate nella CITES si trovano nel sito: www.cites.org ). Io inoltre consiglio di farsi inviare il numero di anellino e una fotocopia del documento del rapace dall’allevatore PRIMA dell’acquisto e fare controllare questi dati dal vostro ufficio cites provinciale onde evitare fregature (per es rapaci illegali venduti come legali!).

11) Esame normale e check-up veterinario

Altro tipico problema nell’acquisto di un rapace è la sua salute, questo è infatti un altro campo nel quale si può ricevere una fregatura. E’ vero che nella maggior parte dei casi l’allevatore non può darvi nessuna garanzia sulla salute del rapace, perchè non dipende solo da lui, ma è anche vero che voi state pagando questo rapace e che dunque dovete avere una animale in perfetta salute. Un buon accordo è quello di eseguire un check-up veterinario completo, dividendovi le spese con l’allevatore. Il box di approfondimento sotto riportato elenca quali esami sono necessari per un completo controllo della salute del rapace:

 

Falconeria in Michigan U.s.a

img073Mi chiamo Sebastiano e sono nato a Messina 40 anni fa e sono emigrato in Michigan 15 anni fa.

Prima di andare in America sono sempre stato appassionato di falconeria che avevo scoperto in Sicilia tramite il conte Ventimiglia che ha una moltitudine di aquile, falchi, gufi in una località chiamata Castelbuono, vicino Cefalù.

In America ,ho cercato di trovare qualcuno che praticasse la falconeria, ma non e’ stato facile. Mi sono associato a un club di falconeria che a quel tempo contava più di 30 membri in tutto lo stato del Michigan che è abbastanza grande.

Mi hanno dato dei libri da studiare e mi hanno portato a caccia con la poiana coda rossa a caccia di scoiattoli.

Per praticare la falconeria devi passare un test di cento domande nel centro d.n.r. che sarebbe come la protezione ambientale.

Le domande sono un po complesse e riguardano la biologia del rapace, al volo, alimentazione, specie, misura, colorazione delle piume ecc.img077

Il test era tutto in inglese e per me è stato ancora più difficile…

 

 

 

img069Ho studiato 6 mesi per capire tutto il contenuto del test ma alla fine ci sono riuscito anche se la licenza era solo l’inizio. Il neo falconiere deve trovare uno sponsor che ti segua per due anni di apprendistato.

Dopo due anni diventi General, dopo 7 anni diventi Master.

Quando cominci puoi avere solo un rapace che devi catturare in natura, giovane e deve essere una poiana o un gheppio.

Dopo due anni puoi avere 2 rapaci a piacere tuo e dopo 7 anni ne puoi avere 3.

Nel mio Stato possiamo catturare 25 rapaci all’ anno di cui 2 astori img0672 gufi reali coopres gheppi e 25 poiane coda rossa .In altri stati puoi catturare molti astori.

img072Ho catturato tante poiane, qui ce ne sono tante. Ogni 10 chilometri ne vedi una su un albero.

Io possiedo un po di tutto poiane, cooper, astore americano ed ora ho un harris maschio.

Dove abito, il territorio e denso di alberi e nessuno usa i falchi di alto volo perchè non li puoi vedere.

Qui’ ci sono conigli,anatre, fagiani, oche selvatiche e tantissimi scoiattoli grossi quasi come conigli.

img074La legge sulla caccia e regolata dallo Stato o è Federale. La licenza di falconeria vale in tutta gli U.s.a , anche i rapaci sono registrati su tutto il territorio.

La licenza di falconeria mi e’ costata solo 50 dollari e viene rinnovata ogni 5 anni e per cacciare, la tassa costa solo 15 dollari per tutto l’anno.

Piccioni, passeri e storni si possono cacciare tutto l’anno, come vedete e tutto semplice, tutta la caccia in generale e ben regolata.

Le armi sono accessibili e non c’è limite di quantità, calibro o modello. Ho anche il porto darmi cosi’ posso portare la pistola con me, carica e pronta all’uso, come i poliziotti in Italia. La sola differeza è che io la porto nascosta, questa e la legge in questo stato; in altri come in Texas la portano a vista.

img078Un altro tipo di caccia che pratico e’ la caccia ai cervi con il fucile e vi posso assicurare che è molto divertente e ogni anno ne prendo dai 5 o 6 per stagione.

In futuro forse ritornerò in Sicilia e mi chiedo cosa potrò cacciare li??

Un caloroso saluto a tutti dal Michigan,

 

Sebastiano

Caccia agli storni: i falchi riportano la tranquillità

Ozieri.

Problema risolto

falchi_storniSta ottenendo successo la caccia agli storni. L’intervento dei falchi ha provocato allarme nelle colonie che si stanno in gran parte trasferendo fuori dell’abitato. «Ormai stimiamo che già l’80 per cento degli storni ha abbandonato il centro di Ozieri – precisa Massimo Pagani uno dei falconieri che ha avuto l’incarico dal Comune di attuare questo il progetto di ‘bird control’. Da oltre dieci giorni ogni sera prima del tramonto i falchi sono stati lanciati nelle vie più frequentate e abituale punto di pernottamento degli uccelli. «Non è stato facile anche perché la zona interessata era più vasta di quella stimata in un primo tempo. Nei prossimi giorni procederemo ad effettuare le ultime uscite dei falchi, lasciando un ulteriore intervento a fine mese per scoraggiare eventuali rientri».
La gente ha accolto veramente con favore l’iniziativa che risolve almeno per qualche anno i problemi a volte gravi causati dalla presenza degli storni, con danni alle facciate e inconvenienti igienici nei balconi e nelle strade. «Dobbiamo dire che abbiamo trovato il massimo di collaborazione ed accoglienza fra gli abitanti del centro. Ovunque ci hanno fatto entrare con i falchi nei loggiati e nei cortili».
Massimo Pagani, che vive nella frazione di Biasì a Padru, fa parte dell’Associazione sarda per la Falconeria, svolge questo lavoro insieme a Elio Guenzi che invece viene da Gonnosfanadiga. Entrambi hanno collaborato in diversi interventi con i falchi per cercare di allontanare piccioni o gabbiani da aeroporti o impianti industriali in Italia all’estero. Dopo l’esperienza di Ozieri, già diversi comuni della zona si sono fatti vivi per chiedere interventi di bonifica.
«Per onestà dobbiamo dire che il problema non si risolve definitivamente – spiegano i falconieri – Se gli storni hanno colonizzato Ozieri, evidentemente trovano le condizioni ottimali per rimanervi. Per qualche anno non ci dovrebbero essere problemi, altrimenti credo che in uno o due giorni si riuscirebbe a scacciare gli storni almeno per un altro periodo». Discorso diverso per i piccioni che sono molto invasivi e creano forse anche più problemi. A detta dei falconieri richiedono un progetto più specifico e dai tempi più lunghi. «I falchi che vengono utilizzati per i piccioni sono di specie diversa e più adatti a quel tipo di caccia dissuasiva».
Rossano Sgarangella

www.unionesarda.it

Allevamento Rapaci fra Legislazione e pura Passione

La detenzione dei rapaci è regolamentata dalle norme internazionali descritte dal Cites (Convenzione internazionale delle specie flora e fauna minacciate di estinzione).
Chi si accinge a detenere e, quindi, praticare la falconeria deve conoscere alla perfezione le leggi che la regolamentano.

sparaciaSi parte dal presupposto che i Rapaci, in genere, sono specie minacciate.
Cosa che in alcuni casi è vera. Ma, vero o no, a noi interessa sempre e in ogni caso rispettare le norme, in quanto queste nascono da necessità ambientali e di conservazione del patrimonio faunistico di determinante importanza.

Diciamo che il falco da falconeria si muove, viaggia sempre in compagnia del suo “passaporto” o documento di identità chiamato appunto Cites, nel quale si rileva prima di tutto l’allevamento in cui è nato, la data di nascita, il numero dell’anello inamovibile che a suo tempo è stato messo dall’allevatore nei primi 10 giorni di vita, in quanto la nascita va denunciata al servizio Cites, e non oltre, il decimo giorno

Gli allevatori sanno tutto questo alla perfezione anche perché non rispettare tali regole significa andare incontro a elevatissime sanzioni, in qualche caso anche penali, e non essere più autorizzati a potere allevare in cattività.

L’allevamento dei rapaci è, per chi li ama, una delle cose più interessanti che li riguardano. Hanno infatti una vita di coppia abbastanza movimentata che inizia col vero e proprio corteggiamento e si conclude con la schiusa dei pulli.
Il corteggiamento inizia spesso da entrambi, maschio e femmina. Il maschio nei primi mesi invernali comincia a “schioccare”, emette cioè delle forti vocalizzazioni di richiamo dette appunto “schiocchi”, per attirare l’attenzione della femmina. Compie evoluzioni di volo in aria per dimostrare la sua abilità e offre alla sua partner del cibo.

Essa solitamente non rifiuta in quanto, per trovarsi in quella situazione, ha già praticamente scelto il suo compagno; accetta di buon grado, si mostra favorevole all’accoppiamento, emettendo vocalizzazioni e assumendo atteggiamenti del corpo che dichiarano apertamente le sue buone intenzioni. Abbassa la testa, alza la parte posteriore del suo corpo e cosi avvengono le prime copule che da lì a circa un mese daranno origine alla deposizione delle uova che possono essere da 1 a 5.

Anche durante le prime deposizioni avvengono gli accoppiamenti e il maschio continua a corteggiare, non facendo mai mancare il cibo al nido.
Nei giorni che precedono la deposizione, la femmina cade in una fase di inattività, data probabilmente da sbalzi ormonali, chiamata “letargia da deposizione”. Sembra quasi malata, si muove poco, è goffa e stanca..

Questo atteggiamento passa dopo pochi giorni, quando riacquista quindi l’attività covando e stando sempre allerta nella difesa del suo nido.
La vera incubazione inizia quasi sempre dalla deposizione dell’ultimo uovo. Le prime uova sono effettivamente incubate dopo tre, cinque o sei giorni. La durata è di circa 32 giorni. Questa è più o meno la media dei grandi falconi, in quanto a seconda delle specie e di fattori atmosferici può variare dai 31 ai 36.

La schiusa è qualcosa di veramente emozionante se si ha la fortuna di poterla seguire con una telecamera appositamente posta sul nido della voliera. In qualche caso la madre aiuta il piccolo nascituro nella rottura del guscio.
Il nuovo nato è completamente inattivo, debole e dipendente dalla madre.

sparacia2Un’altra cosa veramente bella è il modo in cui la madre imbecca i propri figli. E’ uno spettacolo di delicatezza, fatto da uccelli predatori per eccellenza. Sembra quasi impossibile.
Il maschio si occupa di spiumare il cibo e portarlo al nido. Alcune volte dopo alcuni giorni di vita, si occupa anche lui dell’imbeccata, ma il suo compito principale è quello della difesa. E’ sempre molto attento e si pone in posatoi dai quali ha un totale controllo della situazione.

La crescita dei pulli è velocissima se si pensa che da circa 30-35 grammi del primo giorno, arrivano in 60 giorni a pesare circa 1 kg. Naturalmente dipende dalle specie..
A questa età sono già completamente indipendenti, in grado di cibarsi da soli, ma non di cacciare.

In natura questa età segna l’inizio dell’addestramento che viene fatto da parte dei genitori, soprattutto dalla madre, la quale li richiama al volo facendoli assistere alla caccia, lasciando che afferrino prede tramortite, quasi vive e continuando così per circa due mesi fino a quando diventano anche loro abili cacciatori.

Rapaci a rischio estinzione, gli insetticidi rompono le loro uova

01 dicembre 2009. Alcuni decenni fa i rapaci, tra cui la poiana è uno di quelli che preferisco, si stavano rarefacendo su vaste zone del nostro pianeta, e per molte specie si temeva addirittura una prossima estinzione. Però, non si vedevano in giro dei cadaveri, e gli ornitologi, che sono quegli scienziati che si occupano degli uccelli, erano stupiti: che cosa stava succedendo?
Si misero così a esplorare i nidi e scoprirono un fatto davvero curioso: le uova risultavano spesso rotte, e il pulcino era andato naturalmente perduto. Si prelevò queste uova e si sottoposero a diverse misurazioni, e la verità venne subito a galla. Il guscio era più sottile di un quinto del guscio delle uova normali.
Dovete sapere che madre natura ha calcolato di fino lo spessore del guscio degli uccelli. Perché, se è troppo spesso il pulcino ha delle difficoltà a romperlo per nascere, e se, al contrario, è troppo sottile, non è più in grado di sostenere il peso della femmina in cova, e, ahimé, finisce per rompersi. Però, il problema risultava soltanto spostato, ma per nulla risolto.
Se i rapaci sparivano a causa delle uova che si rompevano durante la cova, per quale motivo le uova erano diventate così fragili? Qualcuno sospettò che si trattasse di un fenomeno dipendente dall’inquinamento ambientale, e i suoi sospetti erano ben fondati. Si accertò che nei territori frequentati dai rapaci erano state sparse delle tonnellate di insetticidi per proteggere le colture dagli insetti dannosi: soprattutto si era fatto uso di un insetticida dal nome un po’ buffo, la dieldrina.
Residui di dieldrina avevano contaminato i semi e i frutti e gli uccelli vegetariani che se ne erano nutriti, avevano finito per accumulare un po’ della sostanza tossica nel loro grasso. I rapaci che, a loro volta, avevano predato gli uccelli contaminati, si erano procurato un bel regalino sotto forma di dieldrina. Delle prove di laboratorio avevano alla fine messo in luce che piccole quantità di questo insetticida presente nel corpo degli uccelli deprimevano l’attività di un enzima destinato a deporre il calcio sul guscio dell’uovo in formazione.

Di conseguenza, questo guscio era rimasto più fragile, e sotto il peso della femmina in cova non si aveva un pulcino, ma una bella frittata! In tutto il mondo dopo che la dieldrina e altri composti tossici sono stati proibiti, le popolazioni dei rapaci stanno ritornando numerose a conferma che le prove di laboratorio hanno visto giusto.

10 regole per l’addestramento del cane da ferma

cane da fermaAddestrare un cucciolo è un’arte. Aiutare un cane sano a diventare un eccellente cane da caccia è una passione che richiede un considerevole impegno. Anche il Bracco Francese, di cui si dice che sia già addestrato, ha bisogno di istruzione per svilupparsi in un cane da ferma utile e ubbidiente. Quando si prende un cucciolo si assume la responsabilità di allevarlo bene. Ma per poterlo fare esistono delle regole da seguire. Seguendo attentamente queste 10 regole è probabile che il vostro cucciolo diventerà un cane da caccia coi fiocchi.

1) Socializzate il cucciolo

La socializzazione è un elemento dell’addestramento fondamentale, senza il quale il cucciolo non diventerà né un buon cane da caccia né semplicemente un buon cane. I cuccioli a cui viene impedito il contatto con la gente durante le prime 12 settimane di vita rappresentano un incubo per l’addestramento.
Dall’ottava alla dodicesima settimana di vita i cuccioli dovrebbero entrare in contatto con il maggior numero di persone possibile. Naturalmente le loro esperienze con le novità dovrebbero essere generalmente positive in modo da evitare la paura verso gli estranei. Comunque, durante i primi 6 mesi di vita è cruciale che il cucciolo accumuli tanta esperienza e sia esposto al tutti i tipi di novità. Così imparerà a conoscere il mondo sviluppando una personalità equilibrata e pronta a affrontare ogni evento con armonia. Ma è importante che siate voi a conoscere il vostro cucciolo e a farvi conoscere da lui in modo che impari anche a fidarsi di voi. Sarete l’addestratore del vostro cane, quindi è fondamentale che il cucciolo capisca che da voi proviene tutto ciò che è nuovo. Sarà più facile passare dalle queste esperienze quotidiane al vero e proprio addestramento.
Per esporre correttamente un cucciolo alle novità che accompagnano le sue prime esperienze, portatelo a fare delle passeggiate, sia in città, sia in campagna, così da fargli conoscere altri animali, persone nuove e l’universo degli odori. Permettete agli estranei di accarezzarlo e fargli le feste. Il cucciolo ha bisogno di conoscere il mondo, non soltanto il vostro cortile.

2) Attenzione alla salute

Cercate un veterinario vicino a casa vostra al quale poter dare la vostra fiducia e conservate sempre a portata di mano il suo numero di telefono per ogni evenienza. Mantenete sempre aggiornato il libretto delle vaccinazioni. Sverminate il cane regolarmente e informatevi sulla presenza di lehismanniosi e di filariosi nella zona dove abitate o dove portate il vostro cucciolo a spasso. Basta una semplice prevenzione per evitare delle brutte malattie. Anche pulci e zecche possono essere pericolose, dunque attenzione e prevenzione!
Controllate spesso le orecchie e la cute del cucciolo per accertarvi che sia tutto a posto. Anche la formazione del tartaro può essere evitata se insegnerete al cane fin da piccolo a farsi lavare i denti. Esistono in commercio dentifrici per cani al gusto di carne. Abituare il cucciolo a farsi manipolare ed esaminare fa parte dell’addestramento e rende più facile al veterinario un esame approfondito.
Date al vostro cane un’alimentazione di qualità a base di carne, ma non nutritelo neanche con troppa proteina. Per il cucciolo vanno benissimo le crocchette di una buona marca con circa il 24%- 28% di proteine e il 15%-20% di grassi. La quantità di cibo aumenterà rapidamente durante la fase di crescita del cucciolo, ma non esagerate perché un cane grasso è predisposto a un considerevole numero di problemi. E non dimenticate mai l’acqua, sempre tanta acqua.

3) Non siate impazienti di cominciare l’addestramento

Non aspettatevi imprese esagerate da vostro cucciolo. Troppo addestramento troppo presto potrebbe togliere al cucciolo stile e passione. È meglio sbagliare per difetto che per eccesso. Il cucciolo ha bisogno di imparare alcuni comandi per la sua stessa sicurezza e per il corretto comportamento a casa. All’inizio gli insegnerete il “NO” e che mordere è inammissibile. Potete anche cominciare a insegnargli a venire quando chiamato, correndo via e pronunciando il suo nome oppure ripetendo “QUI, QUI”. Ricompensatelo sempre generosamente per avervi ubbidito facendogli tante feste oppure dandogli una leccornia.
Tra le 10 e le 12 settimane di età il cucciolo è pronto per imparare “SEDUTO” e “TERRA”. Non esagerate facendo eseguire il comando troppo a lungo. All’inizio si tratta soltanto di fa capire al cucciolo cosa significano quelle parole. Non è ancora richiesta una reazione da professionista. C’è che preferisce insegnare ai giovani cani fa ferma prima il “TERRA” dl “SEDUTO”, perché spesso tendono a sedersi quando gli si ordina il “TERRA”.
Spesso, con un cucciolo di una razza da ferma si gioca con la piuma. Si legano insieme alcune penne di uccello e a loro volta con uno spago si attaccano ad una canna. L’istinto del cucciolo lo porta a fermare la piuma. Ma non esagerate. È un gioco basato sulla vista e non sull’olfatto che potrebbe quindi insegnare il cucciolo a rompere la ferma. Questo gioco serve soltanto a tirar fuori l’istinto della ferma nei cani dalle 12 alle 14 settimane.
Sviluppare presto l’istinto al riporto è molto utile. Un calzino imbottito oppure una palla da tennis si prestano bene all’insegnamento. L’ideale sarebbe cominciare l’esercizio in un luogo delimitato in modo da evitare che il cucciolo scappi con l’oggetto. L’oggetto usato per questo esercizio non deve essere lasciato al cane dopo l’esercizio; lo deve considerare un premio.

4) Siate voi il capobranco

Il cucciolo è un animale che vive in branco. È imperativo avere sempre ben presente questo fatto. Se il cucciolo non vi considera il capobranco, farà quel che gli pare, ogni qual volta ne avrà il capriccio. Vedrete così svanire il sogno di un ausiliare ubbidiente e vi ritroverete un teppista che alla prima occasione se ne andrà per i fatti suoi impedendovi si avvicinarvi alla selvaggina. Oltre ad essere inutile per la caccia, un cane così insubordinato è un incubo in casa e una minaccia a se stesso.
Non si tratta di porsi come un sergente severo, ma è necessario essere sempre un padrone paziente ma risoluto nel farsi rispettare. È più facile far capire presto al cucciolo chi comanda, piuttosto che raddrizzare un delinquente di 18 mesi.
MAI colpire il cucciolo, soprattutto il Bracco Francese, con le mani. L’ultima cosa che volete è che abbia paura delle vostre mani. Oltre a pregiudicare il futuro addestramento che si basa sulla fiducia, otterrete soltanto che il cucciolo si tenga sempre “fuori tiro” delle vostre sberle. Il cucciolo deve pensare che le mani servono soltanto a dare carezze e premi, e naturalmente sono un mezzo per imporre su di lui i vostro volere, tenendolo fermo oppure premendo a terra per insegnargli il terra.

5) La ripetizione è la chiave dell’addestramento

Uno degli obiettivi principali dell’addestramento è di ottenere sempre gli stessi risultati dai vostri comandi. Ciò si raggiunge attraverso la ripetizione. Il cucciolo impara attraverso la ripetizione degli esercizi, un po’ come fa uno scolaro che impara a memoria le tabelline. Ma tenete presente che l’attenzione del cucciolo è limitata. Non annoiatelo quindi con lezioni lunghe e tediose che risultano meno efficaci di lezioni frequenti ma brevi.
Abituatevi a dire il comando una volta sola. Pronunciate la parola di comando e fate ubbidire il cucciolo. Un cane ben addestrato esegue immediatamente l’ordine. Durante l’addestramento il cucciolo può anche imparare, senza che voi ne abbiate l’intenzione, che non è necessario obbedire subito e voi incoraggerete questo suo comportamento quando, spazientiti, comincerete a ripetere il comando sempre più esasperati. Il cucciolo deve imparare a tornare al primo fischio, o appena sente il suo nome. Questo è anche per il suo bene, e un giorno potrebbe salvargli la vita. Non sono pochi i cani che non hanno ubbidito quando i loro padroni si sono accorti stava arrivando una macchina.

6) Non esagerate

C’è gente che crede che il cane possieda in vocabolario ampio come il loro. Quando devono ordinargli qualcosa cominciano a dire: “Allora, dai, che fai? Vai, prendi e porta, qui, piccolo, qui…” e più vedono che il cane non capisce, più alzano la voce, credendo così di imporre la loro autorità. Purtroppo i cani capiscono soltanto quello che hanno imparato in sede di addestramento o durante la quotidiana routine con i padroni. Limitatevi a un numero definito di comandi e attenetevici. I cani vi ubbidiranno meglio e più prontamente. Basta dunque ripetere il comando una sola volta e che sia sempre lo stesso.

7) Procedete per gradi

Nell’addestramento tutte le esperienze sono strettamente connesse. Il cane deve essere padrone di ogni aspetto dell’insegnamento prima di poter essere definito un eccellente cane da caccia.
È difficile che sia corretto al frullo se la ferma non è solida. L’addestramento deve essere visto come uno strumento duttile sul quale costruire grado dopo grado. Si può procedere verso lo stadio successivo soltanto quando quello precedente sia stata imparato. L’insegnamento di ogni comando deve essere scomposto in frazioni più semplici perché il cane impari prima e meglio. Non potete pretendere che il cane riporti un fagiano abbattuto se prima, non gli avete insegnato la cerca, la ferma, la correttezza al frullo, quella al colpo di fucile e infine il riporto.

8) Non perdete la pazienza

Per Gianni Puttini, un grande addestratore del secolo scorso, il requisito principale dell’istruttore “è amare il cane. Occorrono poi: buon grado di intelligenza, notevole udito, buona vista, garretti d’acciaio e CALMISSIMO SISTEMA NERVOSO.” Ricordatevi che come addestratori siete voi i primi a dover imparare e a chiedervi le ragioni dei vostri insuccessi. È più probabile che il cane non faccia progressi per la vostra incapacità a trovare metodi adatti a insegnare determinati esercizi, che dal cane la cui preoccupazione principale è quella di accontentare il padrone.
Non punite mai un cane per non aver eseguito un comando che non capisce. Pretendere che esegua il “TERRA” quando non avete mai perso un momento per insegnarglielo è un vostro errore, non del cane.
Il cane deve essere corretto nel punto preciso dove ha commesso l’errore e immediatamente dopo averlo commesso. Se ordinate il “SEDUTO” nel punto A e il cane procede fino al punto “B” prima di ubbidire, non redarguitelo nel punto B, ma portatelo prima sul punto A e lì richiedete che esegua correttamente l’ordine.
Non punite il cane per non essere tornato immediatamente al vostro comando. Imparerà soltanto che lo state redarguendo perché è tornato da voi.
Quando vi accorgete di essere irritati o frustrati è meglio smettere la sessione di addestramento. I cani sono molto sensibili al linguaggio del corpo e se siete agitati se ne accorgeranno subito e diventeranno confusi.
Non crediate che esistano scorciatoie all’addestramento, come collari i elettronici. Da una scossa elettrica il cane non impara niente e rischiate di farne un nevrotico.

9) Preparate gradualmente il cane al colpo di fucile

È assolutamente sbagliato esporre il cucciolo allo sparo, se non si è prima fatto un giusto lavoro preparatorio. La paura del colpo di fucile è un grave problema per il cane da caccia. Ci sono cani che non hanno mai sentito uno sparo e non si spaventerebbero neanche se si trovassero in mezzo a una trincea. Ma spesso è necessario arrivare per gradi alla dimestichezza con lo sparo.
Abituate il cucciolo ai rumori sbattendo le porte o picchiando sulle pentole prima di dargli la pappa. Ma prima di far sentire al cane il suo primo sparo è bene che abbia già acquistato una certa dimestichezza con la selvaggina. Per farlo ci sono le Zone Addestramento Cani e le aziende venatorie, se non conoscete dei luoghi ricchi di selvaggina dove la caccia sia permessa.
Una volta che il cucciolo si sia appassionato per la caccia e abbia capito che il suo compito è quello di individuare la selvaggina, sarà possibile familiarizzarlo con il colpo di fucile. Non appena sia riuscito a fermare correttamente una quaglia, una starna oppure un fagiano e questo si sia involato fragorosamente davanti al cucciolo in modo da stimolare al massimo il suo istinto venatorio, solo a quel punto, si potrà esplodere un colpo. Magari si può cominciare con una pistola a salve per poi passare gradualmente al fucile da caccia vero e proprio.

Se il cucciolo dovrà cacciare insieme al falco, è bene far si che i due rimangano quanto più possibile insieme, magari in giardino in modo che entrambi si abituino l’ uno all’altro.
Per i falchi più intolleranti ai cani,come ad esempio i falchi di harris, associare la presenza del cucciolo al momento del cibo sul pungno o sul logoro.

10) Fategli vedere gli “animali”

Si tratta di questo alla fine – l’orgoglio di assistere allo sviluppo del vostro cucciolo in un cane da caccia eccellente. Più animali vede, più il cane acquisirà esperienza e più diventerà un buon cane da caccia. Purtroppo non si può insegnare a un cane da ferma a cacciare in un cortile.
Per “animali” si intendono gli uccelli che costituiscono la selvaggina d’elezione del cane da ferma. Uccelli, tanti uccelli. Questa è la chiave per insegnare al vostro cane a cacciare. Per questo è importante portarlo a caccia. Non è necessario che siate armati di fucile anche voi. La cinofilia venatoria consiste nel osservare e apprezzare il buon lavoro del cane da caccia a contatto con la selvaggina. Se il vostro cane non avrà mai visto un uccello non sarà mai un cane da caccia.
Per saperne di più sulla selvaggina e come trovarla.
Addestrare un cucciolo è un arte, una scienza, e qualcuno la considera una religione. Se avrete l’umiltà di essere voi i primi a imparare come si addestra un cane, e l’infinita pazienza che il vostro cucciolo richiede per diventare un buon cane da caccia, forse ci riuscirete. L’addestramento non deve essere mai visto come una limitazione, bensì come la disciplina che gli permetterà di sviluppare al meglio quelle caratteristiche congenite che ne fanno un cane da caccia.

 

kurzhaar

Kurzhaar_acron

Nazionalità : Germania
Origine cane kurzhaar: La selezione di questa razza iniziò in Prussia nel XVII secolo e si pensava che derivasse da incroci tra il Bracco Spagnolo e i Bracchi franco-italiani. Ora si sa per certo che l’attuale Kurzhaar derivi da un incrocio tra il Kurzhaar Prussiano e il Pointer Inglese. C’è la probabilità che ci siano stati incroci anche con il Foxhound e che sia stato introdotto il sangue del Pointer. L’obiettivo era di creare cani che avessero grandi attitudini venatorie. è molto diffuso in Germania ma è presente anche negli altri stati.
Descrizione razza kurzhaar: é un cane di taglia media, fa parte del gruppo dei Braccoidi. I maschi sono alti fra i 62 e i 66cm, mentre le femmine tra i 58 e i 63cm. Il torace è più profondo che largo, ma resta comunque ben proporzionato. La testa è asciutta e ben proporzionata al corpo per lunghezza e potenza. Il cranio è abbastanza largo e leggermente convesso, la canna nasale è un poco montanina. Le labbra non sono troppo discese. Il muso è forte e lungo. Il tartufo, bruno, è leggermente prominente. Le narici son ben aperte. I denti sono forti e completi nel numero con una chiusura a forbice. Il collo è ben proporzionato col resto del corpo. Le orecchie sono di dimensioni e lunghezza media. Sono attaccate in alto e larghe alla radice. Coperte di pelo liscio. Gli occhi, solitamente di colore bruno, sono di dimensioni medie. é rapido nei suoi movimenti. Possiede una muscolatura ben sviluppata in tutto il corpo. I suoi arti sono muscolosi. La coda è attaccata alta e grossa alla base. è di una lunghezza media e a volte viene accorciata di circa metà. La pelle è ben aderente al corpo. Il pelo è corto, compatto, duro e secco. é più corto sulla testa e sulle orecchie mentre è più lungo sulla coda. Il colore più diffuso è il bruno di varie gradazioni con o senza macchie. Un altro possibile colore è il nero con sfumature.
Carattere kurzhaar: é un cane energetico,intelligente, vivace e forte che richiede di essere addestrato con fermezza, in caso contrario potrebbe prendere il sopravvento sul padrone. A volte è aggressivo con i cani del suo stesso sesso. é un cane rustico, molto legato alla famiglia in cui vive ed è paziente coi bambini. Neccesita molto esercizio fisico, quindi non è adatto alla vita in appartamento. Possiede un buon olfatto. Si adatta molto bene ad ogni terreno ed ad ogni condizione climatica.
Utilizzazione del cane: é principalmente un cane da caccia, ma è utilizzato anche come cane da guardia e da compagnia.
Alimentazione del cane:
Note: Deve essere tenuto in buona forma affinchè dia il suo meglio in ambito venatorio.