È mia intenzione iniziare a conoscerci parlando di un argomento spesso ignorato dai falconieri ma essenziale: la medicina preventiva del falco. Dall’esperienza maturata in questi anni nella medicina dei rapaci selvatici e domestici, infatti, mi sono reso conto che molti animali nella loro vita non sono mai stati condotti da un veterinario, se non per evidenti problemi di salute e che spesso le conseguenze più spiacevoli del fatto sarebbero state evitate con un semplice esame clinico di base. Infatti, molto più spesso di quanto sembri i nostri falchi nascondono problemi di entità variabile che ne minano seriamente le prestazioni e la salute.
Appena acquistato il falco, la prima cosa da fare è lasciarlo ambientare nel nuovo luogo in cui viene portato: l’animale è stato allontanato da dove è nato e cresciuto, ha quasi sempre fatto un lungo viaggio, è stressato, probabilmente disidratato e si trova immesso in un ambiente completamente sconosciuto, il che costituisce una ulteriore fonte di stress. Necessita quindi di alcuni giorni di acclimatazione, in cui deve essere lasciato tranquillo, anche lontano dai contatti con persone, e avere a disposizione acqua per bere o fare il bagno e cibo in quantità e qualità alte. Non è questo il momento di pensare ad abbassarlo di peso e maneggiarlo, perché si andrebbero a togliere ulteriori capacità adattative ad un organismo già provato, con rischi che possono anche portare a conseguenze serie. Una volta che il falco si sarà ambientato nella sua nuova dimora, allora potrà essere maneggiato come comandano i sacri testi della falconeria. Quando si sarà addomesticato a tal punto da poter fare un viaggio in macchina senza stress (dal suo punto di vista e non dal nostro), allora potrà essere condotto dal veterinario per effettuare una visita clinica ed un esame coprologico. Una raccomandazione: un falco deve essere maneggiato e visitato solo da veterinari che si occupino in maniera specifica di rapaci! In ogni regione d’Italia ve n’è sicuramente almeno uno in grado di offrire delle prestazioni sanitarie appropriate e in caso contrario fatevi consigliare da altri falconieri esperti su dove trovare un professionista adatto alle vostre esigenze. Un falco è e rimane a vita un animale selvatico adattato alla vita in cattività, diversamente dalla maggior parte degli animali con cui l’uomo ha a che fare, che sono in tutto e per tutto domestici: questo comporta che un ottimo intervento diagnostico o terapeutico in un altro essere vivente rischia di essere controproducente se non deleterio in un rapace, fatto che avviene piuttosto spesso.
Alla visita clinica, il vostro veterinario valuterà lo stato fisico e mentale del vostro falco ed effettuerà l’esame coprologico per la ricerca di parassiti nel tratto gastroenterico.
LA VISITA CLINICA
I parametri da valutare nella visita clinica sono competenza del veterinario e la loro trattazione sarebbe troppo dispendiosa, pertanto ne elencherò i principali, che possano fungere anche da linea guida nell’acquisto di un nuovo animale da parte del falconiere. Innanzitutto vanno considerati lo sviluppo scheletrico e la costituzione del falco, in base alla specie e razza di appartenenza e all’età: un animale troppo piccolo potrebbe avere avuto delle malattie pregresse o essere stato malnutrito, così come uno troppo magro potrebbe essere malato tuttora o essere in fase di incubazione di qualche malattia. Altro fattore importante è lo stato delle penne, che devono essere integre, lucide e non presentare linee di accrescimento assottigliate. Molta attenzione deve essere posta agli arti: le ali non devono presentare ferite, devono essere simmetriche sia in postura da fermo che nel battito, mentre le zampe non devono presentare tumefazioni o cambiamenti di colore anche localizzati (es. rossori dovuti a infiammazioni), le dita devono essere integre e non si deve vedere alcun segno di lesione cutanea né sulla parte superiore né in quella inferiore della pianta del piede, che poterebbero presagire la fase iniziale di una pododermatite (bumblefoot). Il respiro del falco deve essere osservato con attenzione: deve essere lento, regolare e gli atti respiratori poco profondi, perché in caso contrario si potrebbero celare malformazioni ossee, tracheo-bronchiali o polmonari, come pure malattie acute (polmoniti) o, più facilmente, croniche come l’aspergillosi o parassitosi. Una parola in più va spesa per lo stato del sensorio del falco: tutte le reazioni che ha nell’ambiente extra-domestico e alla manipolazione devono rispettare gli standard etologici della specie e delle reazioni troppo contenute spesso sono indice di uno stato di salute precario.
I PRINCIPALI PARASSITI INTERNI (ENDOPARASSITI)
La prima distinzione sui parassiti interni dei rapaci è tra esseri unicellulari e pluricellulari. I primi sono organismi formati da una sola cellula, che colonizzano per lo più il tratto digerente dell’ospite e ivi si replicano, e sono detti microparassiti (Protozoi). I secondi invece sono organismi più complessi formati da numerose cellule, con tessuti e organi veri e propri, che colonizzano il digerente o altri organi dell’ospite sotto forma di individui immaturi (larve), ivi si sviluppano fino a diventare adulti e infine espellono le loro uova fuori dall’organismo parassitato, e sono detti macroparassiti (Metazoi). Compito del vostro veterinario sarà effettuare un esame microscopico da un campione di feci del falco, che rivelerà l’eventuale presenza di oocisti di protozoi o di uova di metazoi.Di seguito sono riportati i principali micro- e macroparassiti dei rapaci.
MICROPARASSITI (Protozoi)
– Coccidi (genere Isospora, Caryospora, Eimeria): sono dei parassiti molto frequenti nei rapaci, specie nei diurni del genere Falco, ma la loro presenza nelle feci non deve trarre in inganno come spesso accade. Infatti, una percentuale molto alta di giovani del primo anno presenta una infestazione da questi parassiti, tuttavia raramente la loro presenza nel tratto gastrointestinale è accompagnata da sintomi clinici di malattia. Ciò è dovuto al fatto che i coccidi sono pressoché ubiquitari nell’ambiente dove vive il falco, e la loro ingestione da parte di questo ultimo, con conseguente infestazione, è frequente, dopo di che il sistema immunitario locale dell’ospite sviluppa una resistenza che ne evita la replicazione eccessiva fino a debellarli dall’organismo e proteggere lo stesso da ulteriori infestazioni esterne. Gli episodi di malattia clinica si manifestano pertanto negli animali debilitati o fortemente stressati, o con altre malattie concomitanti. Quando porterete il vostro falco dal veterinario, sarà questi a valutare la presenza o meno di coccidi nelle feci, l’eventuale carica infettante e a correlare questi dati con lo stato di salute riscontrato all’esame clinico: un falco con dei coccidi, ma che ha feci compatte, ottimo appetito, non appare depresso e versa in buone condizioni fisiche è un soggetto colonizzato da questi parassiti ma che non manifesta alcun sintomo di malattia, e pertanto non va trattato con alcun principio coccidicida o coccidiostatico. Parimenti, un falco non deve essere assolutamente trattato alla cieca con farmaci anticoccidici al momento dell’acquisto (abitudine pessima che purtroppo è diffusissima in falconeria), perché in tal modo si somministrerebbe all’animale un farmaco inutile che potrebbe solo far sviluppare resistenza al patogeno e risultare inefficace in caso di effettivo bisogno e che richiederebbe all’organismo uno sforzo metabolico senza alcuna necessità. La coccidiosi, ovvero la malattia clinicamente manifesta, si presenta in maniera piuttosto eclatante: feci liquide o poco compatte, verde-bruno o nere-emorragiche, diminuzione dell’appetito e ottundimento del sensorio, dimagramento e disidratazione anche imponenti che possono anche condurre alla morte, sia in modo progressivo che improvvisamente. La sola presenza di questi sintomi non è comunque garanzia certa di coccidiosi, in quanto enteriti causate da vari agenti patogeni hanno sintomatologia sovrapponibile. È fondamentale, pertanto, associare una visita clinica ad approfondimenti quali un esame coprologico, tamponi orali, nasali e cloacali, eventuali RX, biopsia intestinale. Da parte del falconiere, le misure preventive da adottare sono mantenere il falco in una lettiera pulita, evitare promiscuità con altri animali, fornire una dieta di qualità ed effettuare dei controlli periodici delle feci.
– Tricomoniasi (Trichomonas gallinae): è una malattia che si trasmette con l’ingestione di prede infette (specie i piccioni), acqua contaminata o per trasmissione diretta da falchi malati. Il patogeno provoca delle placche giallastre all’interno e ai bordi della cavità orale, con notevole dolorabilità che impedisce l’ingestione di cibo, con conseguente dimagramento e disidratazione. In presenza di tali sintomi, il veterinario effettuerà un tampone da osservare al microscopio per verificare la presenza dei parassiti. Anche per questo patogeno va ripetuto un concetto fondamentale: non bisogna assolutamente trattare il falco appena acquistato con farmaci contro la tricomoniasi in assenza di sintomi clinici, e anche in caso di placche in bocca bisogna che prima sia emessa una diagnosi certa, in quanto gli stessi sintomi sono riscontrabili anche in corso di altre patologie (es. infezione da Candida spp., Poxvirus, ecc.). La miglior prevenzione contro tale parassitosi è l’igiene del cibo, della voliera e dei posatoi e l’alimentazione con prede sane. Il congelamento dei piccioni per almeno 14 giorni garantisce secondo alcuni autori la morte del patogeno.
MACROPARASSITI (METAZOI)
– Trematodi: pur essendo molto pericolosi, l’infestazione a carico dei rapaci è molto rara perché comprendono un ciclo vitale con degli ospiti intermedi che si rilevano in natura, specie negli ambienti acquatici. La loro trattazione non è di alto interesse in questo articolo.
– Cestodi (Cladotaenia spp.): anche il ciclo vitale delle tenie comprende degli ospiti intermedi, ma è meno complicato e l’incidenza di infestazione nei falchi, seppur limitata, è relativamente frequente. Il rapace si infesta ingerendo roditori o coleotteri infestati da larve, che colonizzano l’intestino del rapace e diventano adulti, dopo di che per riprodursi emettono delle proglottidi, ovvero veri e propri frammenti dell’addome del parassita, contenenti capsule ovigere direttamente nelle feci dell’ospite. Nelle infestazioni gravi il falco dimostra inappetenza e dimagramento, in casi estremi può giungere anche al decesso.
– Nematodi: ascaridi, tricuridi (Capillaria spp.), Syngamus, Serratospiculum. Questi parassiti sono anche detti vermi tondi, per la caratteristica comune di possedere un corpo cilindrico, a differenza delle tenie che invece sono schiacciate in senso dorso-ventrale. Gli organi colpiti dai nematodi sono diversi e variano da tutto il tratto digerente, al respiratorio, nonché i sacchi aerei, e la sintomatologia varia a seconda della specie dell’organismo parassita, e della conseguente sede colonizzata nell’ospite (difficoltà respiratorie, inappetenza, dimagramento e disidratazione, diminuzione delle performance). Spesso i nematodi vivono in ospiti intermedi, per cui l’ingestione delle uova infestanti da parte del falco avviene tramite prede infette. La diagnosi, data la grande variabilità dei sintomi, si effettua in base a una accurata visita clinica, spesso supportata da indagini radiografiche e assolutamente confermata da un esame coprologico per evidenziare le uova dei parassiti nelle feci dell’ospite. L’importanza di questi patogeni è variabile, ma nel caso parassitismo ospiti defedati, stressati o con altre patologie concomitanti possono portare anche a conseguenze gravi fino alla morte, pertanto si ribadisce l’importanza di un esame coprologico di routine da effettuarsi almeno all’inizio e alla fine della stagione di volo per individuare eventuali parassiti e trattare il falco opportunamente prima della comparsa di sintomi clinici. Ribadisco ulteriormente che i trattamenti antiparassitari effettuati senza cognizione di causa non sapendo se e quali eventuali parassiti possano aver colonizzato il nostro rapace sono deleteri perché favoriscono lo sviluppo di farmacoresistenza e possono dare effetti di tossicità nell’organismo del falco, a volte anche molto seri in caso di sovradosaggio. La prevenzione contro i nematodi si effettua mantenendo alti gli standard igienici del luogo dove è mantenuto il rapace, evitando promiscuità e somministrando prede sicure o congelate da almeno 14 giorni (alcuni autori riportano 20 giorni), nonché effettuando i controlli periodici delle feci.
dr. Marco Martini “