Caccia in Sardegna, presto tante novità

RELAZIONE AL TESTO UNIFICATO N. 5-52-59 – Modifiche alla legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 – (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna)

Relatore: On. Artizzu

astoreLa Quinta Commissione ha approvato il testo unificato nella seduta dell’8 settembre.

Da alcuni anni, da parte del mondo venatorio sardo, è stata manifestata la esigenza di una revisione organica della disciplina della attività venatoria in Sardegna, con la partecipazione, il confronto e la condivisione degli agricoltori e degli ambientalisti.

Nel corso dell’istruttoria, la Commissione ha ritenuto opportuno audire sulle proposte di legge in esame i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, delle associazioni venatorie e delle associazioni agricole maggiormente rappresentative presenti sul territorio regionale.

Il testo approvato scaturisce da uno studio approfondito e dalla sintesi di tre proposte di legge (P.L. n. 5, P.L. n.52 e P.L. n.59) tutte dirette a modificare il testo vigente della legge regionale n.23 del 1998 rendendolo maggiormente aderente alle attuali esigenze del territorio regionale.

Una caccia moderna, responsabile, strettamente collegata alla scienza è ciò che la legge sarda dovrà, negli anni a venire, delineare e garantire, a tutela di una attività che è allo stesso tempo un significativo motore economico e un patrimonio di millenarie tradizioni che costituiscono a pieno titolo una parte della cultura del nostro popolo e nel riconoscimento della caccia come attività non solo non dannosa, ma anzi necessaria per una corretta gestione ambientale e per la salvaguardia della fauna selvatica.

pernice-sardaSi è avviato questo lavoro di revisione perseguendo alcuni principali obiettivi:
– chiarificazione del corpo normativo al fine di dare il più possibile “certezza del diritto” alla caccia e agli operatori del settore, al mondo ambientalista e naturalistico;

– possibilità per i cacciatori sardi di svolgere l’attività venatoria all’interno dell’intero ambito regionale a prescindere dalla provincia di residenza;

– definizione di una durata del periodo di caccia adeguata alle specificità del territorio;
– contenimento dei costi della gestione attraverso la razionalizzazione e la riduzione del numero di organismi deputati alla programmazione e gestione della caccia;
– potenziamento degli organi regionali di studio e consulenza in materia venatoria;

– maggiore coinvolgimento e responsabilizzazione dei soggetti interessati al bene ambiente.

Tra le numerose novità introdotte, assumono particolare rilievo quelle di seguito riportate.

– E’istituito l’Ambito unico territoriale di caccia, attraverso il quale sarà possibile effettuare una più razionale gestione della programmazione faunistica e dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale e si consentirà ai cacciatori sardi, muniti di tesserino venatorio, di spostarsi liberamente all’interno della Regione senza barriere e complicazioni burocratiche e senza tasse aggiuntive, e, quindi, di esercitare l’attività venatoria nei luoghi ai quali ciascun cacciatore si sente più legato.

– Nell’ottica di una razionalizzazione e concentrazione delle competenze in materia faunistica, viene trasferita al Comitato regionale faunistico, che svolge già numerose, importanti funzioni di tipo deliberativo, consultivo e propositivo, la competenza alla gestione dell’Ambito unico territoriale di caccia, con particolare riferimento alla programmazione faunistica e all’organizzazione dell’esercizio venatorio al suo interno.

– E’ disposta un estensione del periodo di caccia a tutto il mese di febbraio, nella convinzione che, stante le peculiarità faunistiche, climatiche e territoriali della Regione Sardegna, tale scelta rappresenti un equo contemperamento tra le esigenze di tutela dell’ambiente e lo svolgimento dell’attività venatoria. Contestualmente, al fine di adeguare la normativa regionale a quanto disposto dalla legge quadro nazionale, si estende a tre giornate settimanali il limite entro il quale l’attività venatoria può essere consentita durante il periodo di apertura della caccia.

– Al fine di pervenire ad una disciplina compiuta della materia, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa comunitaria, viene introdotta una regolamentazione puntuale dell’istituto dei “prelievi in deroga”con una precisa individuazione dei presupposti e delle modalità di attuazione.

– Vengono attribuite all’IRFS diverse importanti competenze consistenti essenzialmente nell’emissione di pareri vincolanti ed indispensabili per la pianificazione faunistico-venatoria, in sostituzione di quelli fino resi dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica.

– Al fine di assicurare un più razionale utilizzo delle risorse disponibili per la gestione faunistica nonché lo snellimento delle procedure tecniche istruttorie di competenza delle province, è disposta la soppressione dei comitati provinciali faunistici. La modifica consentirà di destinare maggiori risorse ad attività quali il ripopolamento e i miglioramenti ambientali.

– Per quanto riguarda le Oasi permanenti di protezione faunistica e di cattura, si prevede che le stesse possano essere istituite esclusivamente in zone a protezione speciale (ZPS) all’interno di aree demaniali, così da evitare che, attraverso il moltiplicarsi di zone tutelate di varia natura, venga sottratta all’esercizio dell’attività venatoria una porzione troppo ampia del territorio regionale.

– E’ disposta l’istituzione presso ogni comune dell’anagrafe dei cacciatori residenti e la loro costituzione in comitati, i quali collaboreranno con i comuni nella realizzazione di interventi di tutela ed incremento delle fauna selvatica.

– Viene parzialmente rivista e aggiornata la normativa concernente l’attività venatoria nelle aziende agri-turistico-venatorie e l’abbattimento della fauna all’interno delle zone di addestramento e allenamento cani.

In considerazione della fondamentale importanza dell’attività di vigilanza svolta dalle guardie venatorie volontarie, è modificata la disciplina prevista per l’ottenimento della qualifica, così da semplificare la procedura e permettere un incremento del numero delle guardie venatorie presenti sul territorio.

– Si prevede l’introduzione della obbligatorietà della frequentazione di corsi di formazione, propedeutici all’esame di abilitazione venatoria, da parte degli aspiranti cacciatori.

– Sono presenti anche significative modifiche agli articoli che regolamentano gli strumenti e i mezzi utilizzabili per l’attività venatoria, in maniera tale da consentire la facoltà di utilizzare, anche in Sardegna, i fucili con la canna rigata, la munizione spezzata per la caccia al cinghiale, il falco , l’arco e la balestra.

—  Come Ricevuto Pubblicato  —

fonte: cacciapassione.com

Cos’è la falconeria

Falcone pellegrino
La definizione classica del termine falconeria è “il catturare prede nel loro ambiente naturale per mezzo di rapaci addestrati”.

Praticamente è quello che il rapace farebbe in natura. L’unica differenza tra un rapace da falconeria ed un rapace selvatico è che il primo ha imparato ad accettare il falconiere come un suo collaboratore nella caccia. Il falconiere non insegna al rapace né a cacciare né a uccidere né a volare, queste sono tutte cose che il rapace fa già per suo istinto e sono scritte nel suo DNA. Bensì il falconiere si limita ad insegnare al rapace a stare con l’uomo rispondendo ai suoi richiami, e dà al rapace la possibilità di fare esperienza e plasmare con l’esperienza la sua tecnica di caccia e le sue performances di volo. Il falconiere è, inizialmente come un genitore per il suo falco e successivamente come una specie di “cane da caccia” che stana le prede per il falco. E’ responsabilità del falconiere trovare terreni idonei e con prede idonee al suo rapace. La falconeria vera non è il solo tenere un rapace in cattività, è compito del falconiere quello di far volare libero l’animale e permettergli di cacciare nelle migliori condizioni (anche di sicurezza!). Come vedremo in seguito infatti gli unici due modi (legali ed eticamente corretti) in cui l’uomo può tenere rapaci in cattività sono o di addestrarli e quindi farli volare liberi oppure di usarli per riproduzione (e quindi in coppie). La falconeria moderna possiede varie sfaccettature per cui alla figura del falconiere classico che pratica la caccia col falco si sono aggiunte anche altre figure di falconieri (il professionista per esempio oppure il falconiere non cacciatore).

1)Falconeria classica (caccia con il falco)

La falconeria classica è definita come “l’arte di addestrare i rapaci nobili allo scopo di cacciare prede selvatiche”. Questa è la disciplina che richiede più tempo, più spese, più impegno, ma forse, anche, quella che da più soddisfazioni. A sua volta la caccia con i rapaci addestrati si distingue in varie categorie sia in funzione delle prede sia 1) in funzione del rapace utilizzato e sia 2) in funzione delle prede o 3) in funzione dell’ambiente:

1) Classificazione in base ai rapaci usati per la caccia:

a) Caccia d’alto volo: vengono utilizzati i Falchi di grossa taglia (Pellegrini, Lanari, Sacri, Girfalchi, Ibridi ecc)

b) Caccia di basso volo: praticata soprattutto con gli Accipiter (Astore, Sparviere per es).

c) Caccia con le Poiane: come la poiana di Harris, la Poiana Codarossa ecc

d) Caccia con i piccoli Falchi: come ad esempio il Gheppio comune, il Gheppio americano o lo Smeriglio

e) Caccia con le Aquile

f) Altri tipi: caccia con i gufi reali per es.

2) Classificazione in base alle prede:

1) Fagiani e starne

2) Anatre

3) Corvidi

4) Pelo (Lepri, Conigli, Minilepri)

5) Piccoli Passeriformi

Ogni tipo di preda può essere cacciata con vari tipi di rapace in funzione dell’ambiente. Per es. il fagiano in bosco può essere cacciato con l’Astore (Basso volo) e in radure aperte può essere cacciato con il Pellegrino (Alto volo).Le Aquile non vengono usate a caccia, almeno in Italia, perché il loro uso venatorio è troppo complicato a causa delle restrizioni legislative e delle prede proibitive (volpi e grossi ungulati). La caccia di basso volo è sicuramente la più soddisfacente, in essa il rapace viene usato come un proiettile “intelligente” cioè che insegue la preda ovunque essa vada. I rapaci classici impiegati in questo tipo di caccia sono quelli tipici dei boschi, gli Accipiter, ali corte e coda lunga per manovrare agevolmente tra la vegetazione (Astore e Sparviere) ma possono essere usati anche il gheppio americano, il gheppio comune, lo smeriglio ed ibridi con lo smeriglio. Essa è dunque una caccia di inseguimento. Si cammina in cerca della preda, e in questo caso l’ausilio del cane è indispensabile, e una volta avuto il contatto e individuata la preda, che a sua volta avrà individuato noi e quindi sarà in fuga, si lancia il rapace in inseguimento. Per grosse prede quali conigli, lepri, fagiani e starne si usa l’Astore, per prede più piccole come le quaglie o i piccoli passeriformi si usa lo sparviere oppure lo smeriglio. Alla caccia vera e propria con i rapaci di solito si avvicinano persone che sono già cacciatori e quindi si trovano meglio con la caccia di basso volo. La caccia di alto volo invece consiste nel lanciare prima il falco in volo e successivamente dedicarsi alla ricerca della preda. E’ da notare che il falco non può stare in volo troppo tempo (più di mezzora) e dunque è importante, per questo tipo di caccia avere a disposizione zone ricche di selvaggina, zone che consentano di trovare in breve tempo la preda e involarla per farla abbattere dal falco. Gli accipiter nella caccia d’alto volo non possono essere utilizzati perché non hanno la struttura idonea a rimanere in alto volo per così tanto tempo. I falchi sono i migliori per questo utilizzo. Poiane ed aquile possono volteggiare anche per più tempo rispetto ai falchi ma le loro picchiate lasciano a desiderare e dunque non sono idonee all’abbattimento in volo della selvaggina pennuta. Una forma intermedia di caccia è la caccia ai Corvidi (cornacchie, gazze), che può essere effettuata sia con Astore e Sparviere, sia con falchi (di solito ibridi). E’ una forma intermedia molto interessante perché queste prede (i corvidi) sono oggi abbondanti ovunque e perché anche a livello legislativo si hanno pochissime restrizioni nella pratica di questo particolare tipo di caccia. Dunque la caccia ai corvidi è un’ottima alternativa sebbene impegnativa ma sicuramente più che eccitante per chi non ha la possibilità di recarsi a caccia in zone ricche di selvaggina “pregiata” cioè da carne (fagiani, lepri ecc.). Infine abbiamo la caccia con le poiane. La poiana più utilizzata è quella di Harris (Parabuteo unicinctus). E’ una specie americana che negli ultimi anni ha avuto una esplosione come rapace da falconeria. Ma possono essere utilizzate con successo anche altre specie di poiane (codarossa, ferruginosa, comune) sebbene l’harris sia la specie più indicata. La tecnica di caccia delle Poiane è un intermedio tra il basso e l’alto volo, cacciano in appostamento e poi inseguono la preda, l’appostamento può anche essere “aereo” cioè il rapace volteggia (sfruttando l’ampia apertura alare) in attesa di scovare della selvaggina. Alcuni falconieri dicono che gli Harris sono ottimi cacciatori altri invece negano. Per la poca esperienza che io ho con questo rapace, posso dire che avendoli visti cacciare sono animali molto lenti involo e dunque poco idonei a cacciare selvaggina veloce in inseguimento. Il loro punto forte è l’agguato e l’intelligenza. Sono predatori eclettici in grado di catturare virtualmente qualsiasi tipo di preda (ho visto catturare nutrie, serpenti, carassi!) ma proprio per questa loro eterogeneità sono poco idonei a caccia a della selvaggina specifica quali i fagiani (che è meglio far catturare agli astori in bosco e ai falchi nelle radure). Ultime due importantissime considerazioni da fare: il porto d’armi ed il cane. Essendo il falco considerato un arma da caccia dall’attuale legge 157 italiana, è necessario avere il porto d’armi e la licenza di caccia per andare a caccia con i rapaci. Questo un importante fattore da considerare sia per il tempo che ci vuole per ottenere questi documenti, sia per la spesa ( un paio di milioni) sia per eventuali problemi dovuti all’impossibilità di prendere il porto d’armi (per es. per obiettori di coscienza ecc.). Il cane infine: praticamente un cacciatore che si rispetti non può non avere il cane, anche perché senza questo fondamentale ausiliare non si riuscirebbe a scovare la selvaggina. L’uso del cane è dunque necessario ed irrinunciabile! Gli unici 3 tipi di caccia praticabili senza cane sono: caccia con l’harris a selvaggina varia (quello che l’harris stesso riesce a trovare), caccia ai corvidi e caccia con sparviere o smeriglio a piccoli passeriformi. Ma i risultati sono comunque scarsi se si ambisce a selvaggina di valore come fagiani, starne, lepri o quaglie.

2)Falconeria alternativa

Come detto in precedenza la falconeria alternativa riguarda tutta una serie di tecniche che mirano a dare la possibilità di praticare la falconeria anche in condizioni classicamente non idonee. Intanto non si va a caccia e dunque non è necessario né il porto d’armi né la licenza di caccia, nè tanto meno i cani. E questo è un grosso vantaggio. Sono varie le forme che può assumere questo tipo di falconeria. Si va dai semplici voli al logoro al volo al pallone aerostatico o all’aquilone e alle passeggiate per campi e prati con rapaci liberi al seguito e successivi richiami a pugno e logoro. Il tutto senza l’uso di prede vive e senza atteggiamenti venatori. Il volo con i gufi (guferia) rientra in questa categoria sebbene si tratti di rapaci notturni e non diurni. Vediamo nel dettaglio le varie tipologie:

1) Voli al logoro: Il logoro può essere usato in vari modi in base al rapace utilizzato. Può essere utilizzato al “traino” nel caso di aquile, poiane e rapaci notturni di grossa mole, ed in questo caso va ad assomigliare ad una lepre o coniglio. Può essere utilizzato facendolo roteare in aria invece per i falconi che lo inseguono appunto in volo (le così dette “passate al logoro”). In entrambi i modi, comunque il volo al logoro è spettacolare (per questo è molto usato negli spettacoli di falconeria).

2) Volo al pallone e all’aquilone: Il meccanismo di base è uguale per entrambi, cambia solo il mezzo aereo. Viene sospeso in aria un boccone di carne, ad altezze variabili (col pallone fino anche a 300 mt di altezza, con l’aquilone un po’ meno) e si addestra il falco ad andare a prendere il boccone fin lassù. Anche questo tipo di volo è spettacolare e di grande soddisfazione per il falconiere. Da notare che sia i voli al logoro che quelli a pallone o aquilone richiedono piccoli spazi per essere eseguiti e questo è un grosso vantaggio per chi non possiede a tiro zone idonee di volo. I rapaci più utilizzati sono i Falchi e loro ibridi

3) Le passeggiate con rapaci liberi al seguito infine, simulano una azione di caccia, ma non si fa caccia vera. Per questa attività si possono usare tutti tipi di rapaci, tra i quali ci sarà chi vi verrà appresso da ramo a ramo come i gufi o con piccoli svolazzi anche gli Harris ma anche i falconi possono essere addestrati a seguire il falconiere in volo (volo d’attesa) e poi essere richiamati al pugno o al logoro.

Le tecniche alternative di falconeria, in conclusione offrono ampie possibilità di pratica nelle condizioni più disparate permettendo di fare falconeria sempre e ovunque. Ma anch’esse, comunque, richiedono un certo impegno di tempo, soldi e spazio, fattori che verranno di seguito analizzati.

3)Falconeria professionale

Oggi il falconiere non è più solo un appassionato che pratica questa arte nel tempo libero. Il falconiere è divenuto una figura professionale di tutto rispetto e a tutti gli effetti. Le applicazioni della falconeria a livello professionale (dunque con un ricavo economico) sono principalmente 2 che descriveremo di seguito:

1) Bird-control:

Molti studi scientifici hanno dimostrato che i rapaci addestrati sono una delle migliori tecniche per allontanare gli uccelli nocivi dalle aree da essi disturbate quali aeroporti, discariche, monumenti urbani ecc. Al giorno d’oggi ci sono decine di falconieri in tutto il mondo che praticano il bird-control a mezzo falchi come professione e anche le autorità sembrano molto più disponibili da questo punto di vista. Praticare il bird-control, però, non è così facile. E’ necessario possedere diversi anni di esperienza prima di potersi dedicare a questa disciplina; vengono infatti utilizzate diverse specie di rapaci per poter affrontare tutte le situazioni che si possono presentare: si usano gli Harris per lavorare in ambienti molto ristretti e ostici, si usano gli Astori per allontanare volatili di grossa dimensione, e i falconi per liberare i cieli o fare il “grosso” del lavoro di allontanamento.

2) Spettacoli e didattica:

Anche l’uso dei rapaci per gli spettacoli e la didattica è sempre più richiesto negli ultimi anni, ed anche in questo caso ci sono centinaia di falconieri in tutto il mondo che vivono lavorando esclusivamente in questo campo. Come per il bird-control anche l’uso dei rapaci per spettacoli non è così semplice, e al falconiere sono richiesti diversi anni di esperienza. Anche in questo caso il falconiere che lavora con gli spettacoli deve essere preparato a gestire più rapaci di diverse specie, dai gufi alle Aquile ai Falchi.

4)Guferia

Ottima alternativa ai rapaci diurni sono i rapaci notturni. E i motivi sono tanti. Vi prego durante la lettura del manuale di non saltare a piè pari il contenuto di questo capitolo, perché forse è proprio quello che fa al caso vostro. Negli ultimi anni, infatti, si sta osservando una notevole diffusione dei notturni tra i falconieri, che si dilettano con loro in alternativa ai rapaci diurni. Ha contribuito molto anche il film di Harry Potter, ma i motivi della diffusione degli Strigiformi in cattività o per addestramento sono altri e ve li illustro direttamente qui di seguito:

1) Costi: i rapaci notturni sono molto economici rispetto ai rapaci diurni, proprio perché più facili da riprodurre e meno richiesti per la falconeria classica

2) Spazi: richiedono spazi ridotti a parità di dimensioni rispetto ai diurni in quanto sono animali molto passivi che passano il 90% del loro tempo giornaliero a dormire o comunque appollaiati su un posatoio

3) Impegno e tempo: una volta addestrati è molto difficile perderli perché non essendo grandi volatori non si allontanano mai dal punto di perdita di contatto; andranno a posarsi al primo posatoio idoneo che capiti loro sottotiro. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, non sarà necessario e obbligatorio farli volare spesso e, addirittura, potranno essere tenuti in casa alla stregua di altri comuni animali domestici (cani, gatti) senza bisogno di addestrarli.Unico lato negativo: proprio a causa di questa loro passività i rapaci notturni sono un po’ più difficili da addestrare rispetto ai diurni, ma con le adeguate tecniche si otterranno anche buone garanzie di risultato.In conclusione l’addestramento dei rapaci notturni è sia un ottimo tirocinio prima di passare ai diurni, sia un’ottima alternativa per chi ha problemi di soldi (costano poco), di spazi (richiedono poco spazio) o di tempo (non è assolutamente necessario farli volare spesso, possono essere fatti volare liberi anche solo una volta alla settimana), e anche come spazi di volo le richieste sono minime.Io di solito, a chi ha poca esperienza con animali in cattività, consiglio come primo rapace proprio un notturno per il basso costo e la facilità di allevamento, sebbene più difficile da addestrare infatti esso comunque consentirà di formarsi la necessaria esperienza pratica prima di passare al rapace diurno per la falconeria propriamente detta. Un barbagianni per esempio per chi ha poco spazio è l’ideale, ha un costo che non deve mai superare le 400 mila lire (200 euro) ed è un rapace graziosissimo e docilissimo, facile da allevare e, possiamo anche dire, facile da addestrare, vista la ridotta mole, sebbene proprio a causa della mole si debba stare molto attenti durante l’addestramento.

5)Rapacicoltura

Con la riproduzione in cattività cambiamo radicalmente argomento rispetto alle tre metodiche viste sopra. In questo caso non si tratta di addestrare rapaci ma di mantenerli in cattività (allevamento) e riprodurli. Per chi non ha il tempo o le possibilità di impegno o gli spazi necessari all’addestramento dei rapaci, la riproduzione in cattività è sicuramente un’ottima alternativa oltre che una eccellente porta aperta verso la falconeria poiché permette di farsi una notevole esperienza e, perché no, di avere sempre una fonte continua di rapaci da utilizzare e dunque avere meno problemi economici se si perde un rapace o se muore. Aggiungerei anche che se ben fatta e ben gestita, la riproduzione in cattività dei rapaci ha anche un importantissimo ruolo nella conservazione delle specie e può dare degli ottimi guadagni, per chi è interessato a questo aspetto economico. Per quanto riguarda invece la riproduzione in cattività dei rapaci le cose sono più semplici. Questa attività tra quelle relative ai rapaci in cattività (falconeria, guferia, rapacicoltura) è infatti la più semplice: in pochissime parole l’iter è costruire la voliera, metterci dentro una coppia e dargli da mangiare. Basta avere delle semplici basi di allevamento di altri animali e uccelli ed un minimo di esperienza ed il gioco è fatto. Certamente anche per la riproduzione in cattività dei rapaci si devono obbligatoriamente prima acquisire delle informazioni sulla specie che si sta andando ad allevare. Tali informazioni comunque possono essere reperite con facilità sia attraverso i libri sia dall’allevatore stesso presso cui si acquista la coppia. Se poi è nostra intenzione perfezionarci, utilizzare le tecniche avanzate o allevare specie complicate il necessario bagaglio di conoscenza verrà acquisito con l’esperienza, con i contatti con altri allevatori e con la lettura e lo studio di testi più approfonditi (che però purtroppo, raramente si trovano in lingua italiana).

Le forme di caccia con il falco sono principalmente 2: alto volo e basso volo;

1)Alto volo

La caccia d’alto volo viene praticata con rapaci appartenenti al genere Falco ed in particolare con i più “altani” (cioè specie che generalmente volano e cacciano a grandi altezze) come il Falco Pellegrino, il Girfalco e gli Ibridi. Esteticamente l’alto volo è molto più affascinante rispetto al basso volo, poichè consente al falconiere di assistere ad uno spettacolo piuttosto lungo e senza ostacoli alla vista. A differenza della caccia di basso volo, infatti, tutta l’azione di volo e caccia ha una durata maggiore nell’alto volo e avviene a cielo aperto, senza ostacoli alla vista. Il falconiere libera il cane sul terreno di caccia e quindi si muove a piedi seguendo gli spostamenti del cane fin quando esso non va in ferma; a questo punto il falconiere scappuccia il falco e lo lancia in volo: è importante quindi sia che il cane tenga bene la ferma per qualche minuto e sia che il falco riesca ad alzarsi in volo ad una altezza sufficiente in breve tempo; quando il falco è in posizione ben alta e pronto, il falconiere dà il segnale al cane di far involare la preda; a questo punto il falco si lascia andare in una picchiata ad alta velocità che termina con una “stoccata” con cui il falco colpisce la preda in aria lasciandola cadere tramortita o morta a terra. Non sempre il falco riesce a fare una picchiata a goccia ad alta velocità, ma può catturare la preda in una “scivolata”, cioè una picchiata ad ali semiaperte e in direzione obliqua. La percentuale di successo nella caccia d’alto volo dipende dalla bravura del falconiere nell’addestramento del proprio falco e nella gestione dell’azione di caccia, dalla bravura ed esperienza del cane e del falco ma anche dall’esperienza della preda; tutte le prede hanno infatti delle innate capacità antipredatorie che permettono loro di evitare i predatori durante un attacco: le anatre per esempio hanno un volo estremamente rapido e veloce e sono in grado di scartare rapidamente cambiando direzione in modo repentino, esse inoltre tentano di rifugiarsi appena possibile al suolo in mezzo alla vegetazione per evitare di essere catturate dal predatore; i fagiani spesso restano congelati al suolo e preferiscono correre a terra piuttosto che involarsi. Spesso quindi si ritorna a casa a mani vuote ma con tanta adrenalina perchè nella falconeria ciò che conta è il rapporto tra il falco e il falconiere e la vita all’aria aperta, e già il solo osservare il proprio falco volare alto e tentare una cattura a un selvatico da un posto in prima fila come quello del falconiere dà delle emozioni straordinarie.

2)Basso volo

Secondo le definizioni classiche della falconeria ai rapaci di basso volo appartengono fondamentalmente due sole specie, l’Astore e lo Sparviere, entrambi del genere Accipiter. Oggi però nuove specie di rapaci vengono usate per la falconeria, come le poiane (Harris, Codarossa, Comune) e, nel gergo dei falconieri italiani, anch’esse rientrano nella categoria dei rapaci di basso volo; per essere più precisi però bisogna dire che i veri rapaci da basso volo sono solo l’Astore e lo Sparviere, poichè la tecnica di caccia delle Poiane è leggermente differente; per questo motivo, per esempio, gli inglesi non distinguono tra rapaci di alto e basso volo ma tra rapaci dalle ali lunghe (longwings, che corrispondono ai nostri rapaci d’alto volo, cioè i Falchi), rapaci dalle ali corte (shortwings, che corrispondono ai nostri rapaci di basso volo, cioè Astore e Sparviere) e rapaci dalle ali grandi (broadwings, cioè le Poiane). Nel basso volo l’azione di caccia si svolge in modo fulmineo, una volta sul campo, quando il cane ferma una preda il falconiere lancia il rapace direttamente dal pugno all’inseguimento diretto della preda; generalmente questa tecnica di caccia viene usata in ambienti boscosi e ricchi di vegetazione, habitat tipici dei rapaci utilizzati (Astore e Sparviere) e dove essi possono garantire i migliori risultati; quindi l’azione di caccia si riduce a pochissimi secondi e spesso la vegetazione chiude la vista al falconiere che non riesce a seguire tutta l’azione di caccia. Le Poiane non sono propriamente dei rapaci di basso volo, esse hanno ali troppo grandi e non sono adatte a partire dal pugno in inseguimento diretto, o comunque, in questa circostanza, non hanno la stessa accelerazione bruciante degli Accipiter.Le Poiane cacciano in natura da appostamento o sfruttando il volo esplorativo in termica, lanciandosi poi in scivolate di inseguimento molto veloci, e solo raramente in inseguimenti in volo battuto. Le poiane di Harris cacciano in gruppo (l’Harris è l’unica specie di rapace sociale) e dunque bilanciano la loro lentezza con una caccia cooperativa in cui più individui collaborano insieme per cercare, stanare e catturare la preda. Astore e Sparviere invece possiedono tutta una serie di adattamenti per la caccia in ambienti chiusi, ricchi di vegetazione, sono quindi tipici rapaci “da bosco”; in natura è possibile spesso osservare sia l’Astore che lo Sparviere anche volare molto alti alla ricerca di prede o per spostarsi da una zona di caccia ad un’altra sfruttando le correnti termiche, ma la loro azione di caccia si svolge quasi sempre a pochi metri dal suolo, con un inseguimento ed attacco diretto delle prede; questi rapaci hanno ali molto corte e larghe che consentono loro ampia manovrabilità tra la vegetazione (immaginatevi un pellegrino che vola tra gli alberi con le sue lunghissime ali…avrebbe non poche difficoltà ad evitare gli ostacoli e a passare tra i rami); possiedono una lunga coda che garantisce elevata manovrabilità anche in spazi molto ristretti ed infine possiedono un sistema nervoso ad altissima velocità; e proprio il sistema nervoso molto particolare di questi rapaci li rende particolarmente “difficili” da gestire per il falconiere. Immaginate uno Sparviere appollaiato in appostamento su un ramo all’interno di un bosco, ad un certo punto, dalla fitta vegetazione spunta un pettirosso, ignaro della presenza del predatore: lo Sparviere deve individuare, identificare, lanciarsi in un attacco diretto e catturare la preda nel minor tempo possibile per non perdere l’occasione, ciò perché tra la vegetazione una preda (come il pettirosso di questo esempio) può apparire e scomparire molto rapidamente tra i rami e le foglie; ecco quindi che il sistema nervoso degli Accipiter funziona ad elevata velocità, essi non hanno tempo per “pensare” (sono l’opposto degli Strigiformi) ma devono agire d’istinto ed in tempi brevissimi! dal momento in cui le cellule della retina (coni e bastoncelli) dello Sparviere ricevono il segnale visivo e lo trasmettono all’encefalo che lo elabora e riconosce che quella è una preda, al momento in cui il cervello stesso invia il segnale elettrico ai muscoli del volo, passano pochi millesimi di secondo! Questa particolarità rende gli Accipiter particolarmente ostici da gestire in falconeria: sono rapaci nervosi, spesso incostanti, si agitano facilmente e si traumatizzano altrettanto facilmente. Ma la caccia di basso volo con gli Accipiter è la forma di falconeria che garantisce i migliori risultati e difficilmente il falconiere a caccia con uno Sparviere o un Astore tornerà a casa con il carniere vuoto.

Paolo Taranto

Caccia con l’Astore, Avventura venatoria di caccia alle starne col rapace

A caccia col rapace: L’esperienza di Vittorio a caccia di starne con un astore. Caccia antica e rispettosa della natura, una volta conosciuta non la si dimentica tanto facilmente visto che al ritmo dell’uomo sostituisce il più pacato e piacevole ritmo della natura.

astore_rapaceNon mi ricordo nemmeno bene la trama e il titolo del libro che ho letto molti anni fa, quando ancora ero ragazzo. Quel che ricordo bene è che il protagonista viveva in simbiosi con il suo rapace che lo aiutava come un fedele segugio, forse anche meglio, durante le fasi di caccia. Mio padre questo genere di attività venatoria non l’ha mai praticata, e temo non se ne sia mai fatto un cruccio e pure io ho messo presto da parte il mio sogno, visto che non è così semplice avvicinarsi all’attività. Ci vuole dedizione, pazienza e soprattutto professionalità: il fatto è che qualche mese fa, a cena a casa d’amici, ho conosciuto il marito di una buona amica di mia moglie. Ero preparato a una serata noiosissima, e lui pure, ma ad un tratto abbiamo scoperto d’avere in comune la passione per la natura, per la caccia e per le giornate da vivere all’aria aperta.

Tra una portata è l’altra mi confessa che lui di recente, stanco della solita caccia, è passato a quella con un rapace. Strabuzzo gli occhi: dopo 7 anni di matrimonio la prima cena in cui conosco un uomo interessante. Manco a dirlo mi invita il mese successivo a partecipare ad una giornata di caccia con rapace, tanto per farmi un’idea in che cosa consista per davvero, perché me lo dice chiaramente, ne parlano in tanti, ma in pochi sanno per davvero come funzioni. Il giorno arriva, e raggiunto il luogo mi accorgo fin da subito, ospite di un cascinale perso nel nulla ma curatissimo, che chi pratica questo genere di caccia ha un rapporto con l’ambiente, con la natura e con la caccia totalmente differente. Sembrerà scontato, ma quella mattina ho avuto idea d’essere stato trasportato in un’epoca lontana: tutto merito della campagna bresciana, raggiunta da pochi che preferiscono abbandonare la macchina per dedicarsi interamente alle passeggiate. Ci ospitano due fratelli che hanno scelto di trasformare il cascinale in un bellissimo agriturismo aperto solo durante la bella stagione: coltivano i campi, allevano animali, raccolgono legna, conoscono i boschi e quando il tempo lo consente vanno a caccia con i propri rapaci: il carniere non è l’obiettivo di Giovanni e Giacomo, quel che conta è la mattinata all’aria aperta che trascorrono. Mi predispongo alla nuova situazione, rallento il ritmo e seguo la compagnia: ci sono i due fratelli, Antonio, il mio nuovo amico, io, e il bosco. Bello penso, bello davvero: qui sì che ci vorrebbe una macchina fotografica! Ce l’ho pure a portata di mano, ma evito di tirarla fuori per non sembrare un ragazzetto in gita scolastica.

caccia_astoreIl dintorno merita una seppur breve descrizione: i prati verdi e vigneti incontrati durante il nostro arrivo sono oramai un ricordo: mentre ci immergiamo in un bosco di roverelle e castagni immagino che questo bosco sia casa di cinghiali, cervi, caprioli, e daini e la conferma me la danno le orme lasciate qua e là, alcune più vecchie di altre.

Improvvisamente uno dei due fratelli mi chiede il perché di questa mia nuova passione e io inizio a raccontargli dei miei sogni da ragazzo, sorride. Evidentemente è una storia che ha già sentito. Mi consiglia di leggere anche la Bibbia dei falconieri, il trattato “De Arte Venandi Cum Avibus”, che seppure datato, rimane il saggio di riferimento per i cultori del genere: d’altronde la falconeria non è cambiata poi troppo, mi confessa.

Per quanto sia fine febbraio, il freddo concede tregua e la giornata è insolitamente tiepida e senza grossa fatica raggiungiamo il luogo di caccia prescelto dai due fratelli: è una piccola altura circondata ancora una volta da campi coltivati in cui pare non manchino le starne. Il cane fin ora silenzioso inizia a far sentire la propria presenza: con noi c’è un bellissimo setter inglese, tipicamente colorato di bianco e di arancio e sul luogo incontriamo un favoloso rapace che ci aspettava nella casa di caccia poco distante dal nostro punto di partenza. Avrei giurato fosse un falco e invece no, è un astore: un animale dotato di un’eleganza e di una pacatezza che ti lascia a bocca aperta. Questo tanto per far capire quanto ancora ho da imparare sull’argomento.

caccia_rapace_astoreE’ Giacomo ad avvicinarlo e indossare il classico guanto di cuoio per proteggersi il braccio dagli artigli del rapace, delle vere e proprie armi improprie. Nemmeno lo assicura: ritiene sia meglio che Alfredo (così lo ha chiamato) sia libero di involarsi qualora notasse la frullata di un selvatico. Mi sorprende la fiducia che esiste fra uomo e astore: questa giornata inizia a piacermi sempre di più e non siamo nemmeno entrati nel vivo.

Ci spiega che Alfredo è relativamente piccolo, se paragonato con le femmine della sua specie, decisamente più grandi e giustifica il dimorfismo della specie con la possibilità dell’uno e dell’altro di cacciare specie differenti: questo è un modo niente male per garantire la sopravvivenza della specie. Dopo qualche carezza al piumaggio di quell’eroe dei cieli, che pare possa vivere in cattività per almeno 15 anni se non 20, ci incamminiamo. Il setter dopo pochi minuti inizia la sua azione di cercatore: ha chiaramente individuato qualche preda e anche Alfredo, fino ad ora pacatissimo, inizia a partecipare alla caccia, allungando il suo collo e sollevando il becco adunco; eppure non tira fuori un fiato il cacciatore alato. Giacomo favorisce la sua visuale alzando il braccio, ma è un falso allarme: le starne sono davvero troppo lontane.

astore_cacciaIntanto Giacomo continua a parlarci di Alfredo e della tecnica di caccia dell’astore che differentemente dagli sparvieri e dai falconi è dotato di ali più corte: tutto va a vantaggio della specie visto che possono volare basso e anche fra la fitta vegetazione.

Quando il setter individua nuove potenziali prede tutti ci fermiamo: siamo poco distanti da alcuni rovi e da una stradina sterrata, il cane come una saetta la supera e in men che non si dica percepiamo un frullo improvviso: per la prima volta nella mia vita durante quella fase delicata, l’interesse non è stato rivolto tanto al selvatico, quanto all’ausiliare. Lo show di Alfredo comincia presto: scatta come una freccia gettandosi sui volatili scomparendo momentaneamente dal nostro campo visivo. Si sentono solo rumore d’ali e grida.

“E bravo Alfredo!” grida Giacomo che è il primo a ritrovare l’astore che ha fra gli artigli la starna. Grida come un pazzo e strappa qualche piuma e qualche piccolo brandello di carne con il suo becco. Giacomo lo lascia fare, perché ci spiega, lui caccia per mangiare ed è giusto che la sua fatica venga ricompensata, ma non gli lascia rovinare la preda, bensì gli offre una carcassa che si è portato dietro.

Guardo la scena pienamente soddisfatto: i ritmi rispetto alla caccia classica sono decisamente diversi, più a misura di natura e meno d’uomo. Quel che conta è che tutti abbiamo la possibilità di goderci per davvero la giornata. Comprendo finalmente la necessaria simbiosi fra cane e rapace e il legame che esiste fra i due e il cacciatore. L’astore in questo caso è quello che per molti cacciatori è il fucile!

Manco per un momento percepisco quell’ossessiva voglia di riempire il carniere: piuttosto dopo un oretta ci rimettiamo in cammino verso la base, dove ci attende un buonissimo pranzo a base di specialità del luogo e vino che scioglie le ultime diffidenze. Dopo poche ore di conoscenza davanti alla tavola siedono 4 buoni amici uniti da questa antica forma di caccia, che una volta provata è impossibile non amare.

fonte: cacciapassione.com

Cetrería. Lances en Alas del Viento Libro sulla falconeria

libroIl 23 aprile scorso è stato presentato il nuovo libro del falconiere spagnolo Andrés López:”Cetrería. Lances en Alas del Viento” [Falconeria. Voli sull’ali del vento]. La presentazione è avvenuta nella sede della Real Federación Española de Caza, a Madrid, dove si sono trovati tanti falconieri, amici, compagni di caccia e giornalisti. Questo nuovo libro è stato scritto da un grande maestro falconiere e presidente della più grande associazione di falconeria in Spagna. Ha avuto una grande accoglienza dai falconieri spagnoli, come dai cacciatori in generale e amanti della natura. La traduzione in inglese di questa opera è quasi finita si presenterà nei prossimi mesi.

Sull’autore

ANDRES copiaSoltanto chi incomincia con l’arte della falconeria o ai lettori estranei al mondo della caccia potrà essere sconosciuto il nome di Andrés López. Questo perchè è la sua prima opera sulla caccia con i falchi, scritta verso la metà della sua carriera falconiera, diventò un manuale indispensabile per la formazione di tanti aspiranti. Decine di articoli scritti per numerose riviste venatorie lo confermano come uno dei scrittori spagnoli sulla falconeria più fecondi, e con questi ha contribuito in una maniera notevole al fatto che, al meno per i cacciatori, la falconeria non sia più una lontana reminiscenza medievale e diventi una modalità di caccia gemella, con gli stessi obiettivi ma mezzi diversi. Questa seconda opera in forma di libro non è altro che il contrappunto singolare a questa vasta carriera di maestro e divulgatore della falconeria. Questa produzione scritta è particolarmente preziosa se si tiene conto che presentazione4l’autore è uno dei falconieri che ha una esperienza ampissima su tutti gli aspetti della falconeria e che ha addestrato e usato per la caccia quasi tutte le specie di rapaci accessibili ai moderni falconieri ed è riuscito a catturare con esse il più largo spettro di prede, dalle più abituali alle sporadiche, fortuite o inimmaginabili. Il fatto di essere sempre riuscito a gemellare i falchi con gli altri inestimabili compagni che sono cani, furetti e cavalli, non è altro che la prova della grandezza del maestro falconiere.
La produzione scritta non esaurisce le risorse divulgative di Andrés che da anni, partecipa a conferenze per un pubblico molto vario, dai membri del corpo forestale ai giovani scolari, dai cacciatori col fucile ai tecnici delle amministrazioni pubbliche. Con la stessa maestria con la quale i suoi falchi catturano le prede più svariate, le sue parole sanno coinvolgere un pubblico vario, trasmettendo le intense ed a volte presentazione1contraddittorie emozioni che il falconiere nutre con ogni volo del suo falco. Questa capacità di comunicazione non si basa soltanto su una perfetta conoscenza della falconeria; il messaggio che l’autore cerca di trasmettere trova nella sua padronanza del vocabolario e la parola è il veicolo perfetto per arrivare a chi lo ascolta o lo legge. Questo ricchissimo vocabolario, che comprende dai termini più tecnici della pratica venatoria alle parole ormai dimenticate con cui gli abitanti della campagna descrivevano con precisione i loro lavori e il loro ambiente, non costituiscono altro che un campione dell’attitudine curiosa e la sensibilità che caratterizzano Andrés, come falconiere e come persona. Queste virtù diventano palesi nelle fotografie che accompagnano i suoi articoli e conferenze, prese grazie ad uno spirito attento ed una paziente osservazione della natura; quelle che integrano questa opera, ne sono un campione eccellente.

Sull’opera

presentazione2Sono ormai lontani i tempi in cui procurarsi un manuale da consultare per imparare l’arte della caccia con gli uccelli diventava una missione quasi impossibile. Oggi, ristampe dei primi titoli ed un grande numero di nuovi trattati di falconeria offrono all’ aspirante a falconiere attuale ogni informazione necessaria per affrontare la sfida di addestrare un rapace. L’autore dell’opera presente, che quindici anni fa contribuì a riempire quel vuoto della letteratura tecnica venatoria, ha voluto parlarci di falconeria da un angolo diverso, senza voler insegnare la dottrina, ma cercando di trasmettere e condividere le intense emozioni indelebilmente legate a una così antica attività umana com’è la caccia con gli uccelli. Con la narrazione appassionata delle sue esperienze di trent’anni come falconiere contribuisce in modo magistrale alla consolidazione del genere letterario della narrativa dei falconeria. Quest’opera rende presentazione3conto dell’evoluzione dell’autore come falconiere, dai suoi inizi nell’arte fino alla conferma come indiscutibile maestro falconiere. Con un linguaggio ricco e preciso, ma evitando un discorso tecnico e distante, riesce a fare diventare l’opera comprensibile e attraente ai falconieri esperti come a qualunque amante della natura, che potrà godere una lettura piacevole seguendo con emozione le avventure di caccia dell’autore con i suoi falchi per i campi della Spagna. Ma questo libro ci mostra, dalla prospettiva di uno dei protagonisti, le diverse tappe dell’evoluzione della falconeria in questo paese lungo gli ultimi decenni: dalla non conoscenza assoluta dell’attività fino alla trasformazione in una moda, attraversando duri periodi di divieto e testimoniando le profonde conseguenze dello sviluppo della riproduzione in cattività dei rapaci o la tecnologia di radiolocalizzazione.
presentazione6Ogni falco addestrato dall’autore –falcone, astore, sparviero– è il protagonista di un capitolo del libro nel quale ci racconta le sue peripezie vissute con i suoi alleati nella caccia. Innumerevoli aneddoti divertenti, incredibile prodezze e drammatici eventi raccontati in un modo così intenso ed accompagnati da una precisa descrizione di tutti gli elementi del paesaggio ci consentono di “presenziare” ogni volo di caccia ed attendere con grande aspettativa la fine di esso. Nonostante il fatto di presentare l’opera come una raccolta di racconti, a questo libro non manca un interesse pratico. L’infinità di situazioni diverse che si descrivono, insieme alla grande numero di particolari che arricchiscono ogni racconto, danno al lettore una preziosissima informazione difficile da trovare nei manuali tecnici di falconeria.

Per ordinare una copia del libro potete inviare una mail di richiesta informazioni qui: mae_cien@hotmail.com

 

Immagini e testi gentilmente concessi da Ricardo M. Olmos Leon, tutti diritti riservati.

Copyright 2013 www.falconeria.org

Sicilia – Rubate nel nido due rarissime Aquile del Bonelli. Basta dare la Colpa ai Falconieri!

dal sito geopress.org: Il sospetto del racket dei rapaci giocolieri e l’esiguità della pena – I protezionisti: un colpo gravissimo per un’Aquila che rischia l’estinzione

di redazione | 11 maggio 2013

Aquila-del-bonelli-Il furto è avvenuto l’altro ieri in provincia di Agrigento. Sulla parete rocciosa dove stava nidificando la rarissima Aquila, sono stati trovati numerosi segnali dell’avvenuto saccheggio. Dei due giovani, invece, non c’è più alcuna traccia.C’è tristezza ma anche rabbia tra i protezionisti del Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia, che da settimane sono ormai impegnati in un instancabile lavoro di tutela dei siti di nidificazione. Con questo ritmo, dicono mostrando studi scientifici, l’Aquila è destinata a scomparire. Un colpo durissimo per la biodiversità del nostro paese, essendo peraltro la Sicilia l’unica regione italiana dove ancora nidifica la rara Aquila.L’aspetto più inquietante della vicenda è però quello del luogo ove è avvenuto il furto. Un nido già conosciuto dalle Forze dell’Ordine. Quel posto, un paio di anni addietro, era infatti divenuto il punto di partenza di un’ampia attività del Corpo Forestale dello Stato che, su delega delle Procura della Repubblica di Caltanissetta, catapultò da Roma i suoi migliori investigatori. La Sezione Investigativa Cites riuscì a ricostruire i percorsi dei poveri aquilotti depredati. Venne così rilevato un lucroso quanto vasto traffico di uccelli rapaci che coinvolgeva numerosi paesi europei. Dalla Sicilia verso il centro europa. Qui, riciclati con documenti falsi, tornavano in alcuni casi proprio in Sicilia, dove sono stati poi sequestrati. Un’Aquila in particolare, riferì allora il Corpo Forestale dello Stato, faceva specifico riferimento ad un ben preciso nido. Un giro di delinquenti che, per quanto vasto, è ancora circoscrivibile, soprattutto per i basisti locali. Eppure lo stesso nido torna ad essere depredato.Allora il Corpo Forestale dello Stato riferì delle attività di falconeria illegale, purtroppo a volte incentivate da manifestazioni di stampo medioevale, pagate con soldi pubblici. Ancora più espliciti i volontari del Coordinamento, secondo i quali il boom dei furti nei nidi è avvenuto dopo la modifica della legge sulla caccia che ha legalizzato tale forma venatoria. Non tutti illegali, ovviamente. Prima di tale intervento, però,  i bracconieri specializzati nei falchi,  erano solo alcuni tedeschi, con scarsi appoggi locali. Depredavano, in particolare, i nidi dei falchi pellegrini fino all’interno della città di Palermo. Oggi si punta in alto. Falco Lanario ed ancor di più l’Aquila del Bonelli. Finanche in quei luoghi per i bracconieri decisamente pericolosi.Eppure, riferiscono sempre  i volontari, anche quest’anno si era provveduto ad allertare  i Distaccamenti della Forestale siciliana  e l’Azienda Foreste demaniali. Per questo, ora più che mai, è importate rinnovare l’appello per una vigilanza ferrea del territorio . I bracconieri, infatti, si appoggiano  a personaggi locali che sanno molto bene come muoversi. In queste ore sono sicuramente impegnati  nei pressi di altri nidi. Ad agevolarli, purtroppo, anche l’esiguità della pena. Basti considerare che un falconiere fermato dalla Forestale siciliana in occasione di una manifestazione folcloristica di stampo medioevale, è stato recentemente condannato al pagamento di 500 euro. Questo nonostante, riferiva l’accusa, sarebbe stato trovato in possesso di due Falchi privi della necessaria documentazione. Per capire di cosa stiamo parlando, basti considerare che un’Aquila del Bonelli può arrivare a valere anche 15.000 euro.E dire che l’indagine di due anni addietro, partita proprio da quello stesso nido di Aquila del Bonelli ora depredato, si era avvalsa della comunicazione di nomi di numerosi sospetti basisti. Siciliani, pedine ma forse anche clienti,  del traffico internazionale di uccelli rapaci. Dati alla mano, commentano dal Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia, l’Aquila del Bonelli è così avviata ad estinguersi. Questo nonostante sia tutelata da disposizioni nazionali ed internazionali, come nel caso della Direttiva comunitaria dalla quale sarebbero peraltro arrivati cospicui finanziamenti per la Regione siciliana.Un pugno di volontari, invece, continua a presidiare i nidi.I genitori dei due aquilotti rubati, hanno così nuovamente avuto distrutta la stagione riproduttiva.  Volano alti e distanti da un nido ormai inutile. I due piccoli, molto probabilmente, sono già stati portati via  dalla Sicilia.
fonte: geapress.org 
——————————————————————————————————————————————————————–
Siamo davvero stufi che i falconieri vengano associati ai bracconieri… Troppo facile dare colpa alla nostra categoria semplicemente per il fatto di non voler comprendere la nostra Arte Millenaria… Le aquile di Bonelli detenute da falconieri in Italia, si contano su una mano e sono in possesso di regolari documenti CITES con prelievo di DNA (giustamente). In Italia il CFS effettua controlli severissimi negli allevamenti di rapaci ed affermare che ci siano dubbi sui controlli degli allevamenti è come affermare che il CFS non adempie nel proprio compito. I falconieri italiani si dissociano dai ladri di nidi, dai trafficanti e da quelli che eludono le leggi. Chiamare un ladro “falconiere” è troppo facile ma assai utile per quelli che condannano la nostra Passione. Il falconiere rispetta la legge e le regole etiche che seguono la falconeria.  Chi le infrange non è un falconiere ma un parassita della società che non ha scrupoli nel danneggiare animali preziosi ed in pericolo come l’aquila del Bonelli. Non sappiamo chi sono queste persone perchè non avremmo nessun problema a denunciarle. Credo che il furto sia stato commissionato dall’estero con la compiacenza di gente del luogo senza scrupoli. Queste aquile non spariranno nel nulla, dovranno cercarle fuori dall’ Italia e le autorità dovranno vagliare molto attentamente sul rilascio della nuova documentazione CITES e sui loro richiedenti. Dovranno andare a vedere tra i collezionisti, zoo, centri recupero, ricchi privati… La considerazione che appare lampante è invece: come è stato vigilato il nido? I pulli sono stati rubati di notte, chi vigilava ? Chi è che non ha visto o non ha voluto vedere? Perchè non sono state poste nella vicinanza del nido delle telecamere infrarosso o degli avvisatori acustici con fotocellula? Le attrezzature esistono, perchè non vengono utilizzate? Quello che gli ambientalisti non hanno capito è che i falconieri, sono dalla loro parte e sarebbero lieti di collaborare nella vigilanza se solo fossero coinvolti anzichè essere additati come ladri di uova! Pensateci!
Federico Lavanche

Concorso fotografico falconeria

SONY DSCDa una idea di Patrizia Cimberio, ho il piacere di comunicarvi che oggi è iniziato il primo concorso fotografico di www.falconeria.org!

Come partecipare?

  1.  Vai alla pagina: https://www.facebook.com/falconeria.org
  2.  Pubblica la tua foto (una sola immagine) che deve essere Possibilmente Ineditainerente la Falconeria e di buona qualità (altrimenti non la vota nessuno) 🙂
  3.  Attendi la scadenza del concorso prevista per  le ore 00,00 del 10-06-2013
  4.  comprendere uccelli da preda nick foxLa foto che otterrà in assoluto più “Mi piace” vincerà una copia del bellissimo libro” Comprendere gli Uccelli da Preda di Nick Fox” offerto da Patrizia.

Facile no?

Che aspetti, Carica la tua foto!!!

Credi che questo concorso possa interessare un tuo Amico? Condividi la notizia, Grazie!

RISULTATI al 10-06-2013

1° classificato: Valerio di Giacomo con 250 “Mi piace”

falco pellegrino

2° classificato: Amad Lars con 148 “Mi piace”

944657_10151621647737069_666875387_n

3° classificato: Giacomo Tealdi con 58 “Mi piace”

945266_10200642436134673_116331767_n

Si aggiudica il libro Valerio che invito a fornirmi in privato l’indirizzo per la spedizione.

Grazie a tutti per la partecipazione e, visto il successo, il prossimo anno ripeteremo l’esperienza e la miglioreremo ulteriormente!

Spettacoli di falconeria e pseudo animalisti

Nando_0325 APRILE – FESTAMBIENTE – LIMITE SULL’ARNO
Giovedi scorso, con nostro grande piacere, abbiamo preso parte alla bella manifestazione “Festambiente”. La nostra preannunciata presenza però ha suscitato, come ultimamente troppo spesso succede, una feroce reazione da parte di alcuni personaggi che si dicono legati al mondo animalista, i quali a mezzo di alcune lettere intimidatorie indirizzate all’amministrazione comunale che ha organizzato la manifestazione DIFFIDANO dal presentare i falconieri, in quanto si esibiscono in uno spettacolo anacronistico e diseducativo consigliando di favorire invece tutte quelle realtà che invece tutelano gli animali, come i centri recupero e tutte le associazioni animaliste e ambientaliste. Fortunatamente l’amministrazione comunale, il sindaco in primis, non si sono piegati a certi biechi ricatti. A loro tutta la nostra STIMA ed affetto per la presa di posizione che è difficilmente riscontrabile in questo clima politico dove si preferisce non esporsi a discapito del proprio pensiero. Un grazie vivo e sentito per la fiducia accordataci.
Non ci sorprendono le offese e l’aggressività nelle parole forbite e ben scritte di tali lettere. Oggigiorno è costume comune per molti parlare in “favore” degli animali ergendosi a paladini della natura, ma purtroppo spesso diventare fanatismo quando si parla di cose che non si conoscono e si agisce solo per punto preso, a testa bassa senza guardare, o meglio senza vedere. Non vogliamo parlare del fatto che la legge ci tutela, in quanto noi la rispettiamo ed applichiamo appieno, essendo in regola con tutta la documentazione necessaria e conoscendo la legge a volte meglio degli organi competenti. Ci interessa invece controbattere tutte le falsità che nelle lettere sono scritte.
Si parla di sport anacronistico, ma la falconeria è un’ARTE e non nasce nel Medioevo, ma è ben più antica, tanto antica e tanto universale che nel 2010 è divenuta Patrimonio dell’Umanità difesa dall’UNESCO. Chi parla di prevaricazione degli animali, che parla di antropocentrismo violento e coercitivo non conosce assolutamente la natura di questi animali che MAI si sottometterebbero all’uomo (nostra fortuna). L’unico modo per noi di stabilire un rapporto con loro è quello di conquistare la loro fiducia e proporci come collaboratori. Solo se facciamo le mosse giuste, se ci mettiamo al loro servizio si può sperare di mettere un rapace in volo e vederlo tornare al nostro richiamo.
Dobbiamo conoscere a fondo la natura dei rapaci e delle loro prede che per migliaia di secoli si sono evoluti insieme, solo così possiamo ricreare quelle situazioni che ci permettono di instaurare un rapporto paritario.
I rapaci non fanno niente che vada contro la loro natura, si rifiutano di volare se non ci sono le condizioni che si aspettano di trovare, ed è proprio questa la nostra grande sfida.
Noi ci sentiamo protettori di questi animali, e lo siamo stati al punto che se oggi possiamo con gioia ammirare il falco pellegrino in libertà, il merito è di quei falconieri che hanno impiegato la loro esistenza nell’allevare, nell’insegnare a cacciare e nel re immettere in natura le specie a forte rischio estinzione.
In Inghilterra come in molte altre nazioni del resto, dove la sensibilità e l’attenzione per questi animali è altissima, la stima per i falconieri è fuori discussione.
Nelle lettere si parla di dolore nel vedere questi animali costretti a fare una “dimostrazione di volo”, a noi invece addolora molto di più vedere alcune liberazioni di rapaci che vengono definiti “recuperati” da parte di quelle associazioni naturaliste/ambientaliste/animaliste, che operano, per proprio tornaconto, sotto i riflettori e a favore delle telecamere, senza poi far trapelare che una percentuale altissima di queste liberazioni finiscono con la morte del rapace al quale non si è dato modo di recuperare totalmente le facoltà predatorie, solo perché non si conoscono a sufficienza o non si sa come fare.
Le missioni, come falconieri che ci siamo prefisse sono molteplici, e oltre alla salvaguardia delle specie a rischio (noi non siamo predatori di nidi come nelle lettere velatamente si allude), oltre alle collaborazioni da sempre allacciate con le più famose organizzazioni mondiali per la reintroduzione di esemplari in natura, oltre alle varie consulenze (tra l’altro gratuite) fornite ai vari centri recupero che le chiedono, e a volte addirittura a veterinari, oltre alle partecipazioni ai monitoraggi (tramite cam) degli esemplari in natura, etc.., una delle missioni che sentiamo di più in questo momento è confrontarci con chi non conosce e non pretende di giudicare, di fare didattica, informazione, di alleggerire in qualche modo il vecchio retaggio di superstizioni e credenze che avvolgono il mondo ancora molto misterioso di questi animali. Possiamo consultare pochissimi dati scientifici e biologici, perché poche ricerche sono state fatte in questo campo, ma quelle poche ricerche svolte, sono quasi tutte ad opera di studiosi che si sono avvalsi di falconieri o che sono stati o diventati in seguito falconieri, perché non esiste altra arte come la nostra che opera con un cosi grande rispetto della natura e dell’integrità fisica e psicologica di questi animali.
Detto questo, a noi premeva risanare i danni che può fare una voce colta e preparata alla guerra delle parole, ma ignorante sui fondamenti di quello che esprimono, e crediamo di aver fornito una versione ben diversa dalle parole che certi “fondamentalisti” esprimono nei nostri confronti.
Un ennesimo GRAZIE all’amministrazione comunale di Limite sull’Arno per aver creduto in noi.
FALCONIERI FIORENTINI

vedi anche questo articolo:

Frank Lyman Beebe falconiere

Frank beebe

Cari lettori di www.falconeria.org, vorrei condividere con voi la biografia di uno dei più illustri falconieri contemporanei americani, Frank Lyman Beebe. Buona lettura!

Frank nacque il 25 maggio 1914 a Lacombe, Alberta Canada. I suoi genitori erano emigrati dagli Stati Uniti alcuni anni prima. Frank era il secondo più giovane di sette figli. Al momento della sua nascita, suo padre era in guerra e tornò quando Frank aveva circa tre anni. Dopo il ritorno, il padre di Frank ebbe diritto a una fattoria fornita dal governo canadese ai sensi della legge Settlement Soldier. Traslocarono vicino Lacombe in un’epoca in cui gli indiani nativi seguivano ancora una vita nomade nella regione.

Frank beebe 3Nel 1924, la famiglia Beebe traslocò di nuovo, ma questa volta in McLeod Valle ovest di Edmonton, Alberta vicino a Pari. In questo luogo Frank trascorse i suoi anni di crescita. La grande foresta boreale, conosciuta anche come la taiga, circonda Valle McLeod. Frank trascorse innumerevoli ore ad esplorare questo mondo affascinante che furono le basi per il resto della sua vita. I montanari ancora vestiti di pelliccia estraevano l’oro nella zona. Questi sono gli uomini da cui Frank imparò a vivere all’ esterno la cui conoscenza gli ha permesso di portare  avanti spedizioni nell’Artico per cercare falchi con poche risorse a sua disposizione e senza la possibilità di avere soccorso in caso di necessità. Era del tutto autosufficiente traendo la maggior parte del suo sostentamento dalla terra in questi viaggi solitari.

E ‘stato nel Val McLeod che la capacità artistica di Frank divenne sempre più iportante. Gran parte del suo tempo libero veniva speso a caccia di conigli, scoiattoli, e qualsiasi altra cosa che si muoveva, conservando le pelli per la vendita o per la propria analisi. Ha usato queste vere pelli per studiare e per imparare a disegnare con precisione gli animali nel suo mondo. Anche fino alla fine della sua carriera artistica, quando dipingeva, non usò mai fotografie di esemplari ma le immagini mentali acquisite nella sua mente da una vita di studio.

frank beebe falconerIl primo articolo scritto da Frank sulla falconeria fu nel dicembre 1920 sul National Geographic , lo sport dei re su Louis Agassiz Fuertes, che era la fonte primaria introduttiva di tanti aspiranti falconieri americani di quel periodo. Nel 1932, Frank prese un  Astore di 2 mute e tentò di lavorare con questo uccello, ma la sua conoscenza della falconeria era troppo limitata per avere un vero successo. Inoltre, l’economia era in preda a una depressione e Frank dovette lasciare casa per trovare un mezzo per provvedere a se stesso. Fu un momento difficile e Frank parlò con molte famiglie nella sua regione, in cui si verificarono suicidi perchè morivano di fame. Si mise in viaggio alla ricerca di lavoro. Si ritrovò in British Columbia e con il suo ultimo dollaro decise di attraversare l’ Isola di Vancouver su un traghetto.  Quando arrivò trovò un sacco di lavoro e decise di fermarsi e finì per stare lì per il resto della sua vita, tranne che per un 2 anni di assenza nella valle di Okanagan, BC dopo la pensione.
Durante la seconda guerra mondiale, Frank ottenne un posto di lavoro in laboratorio frank beebe falconer2lavorando sugli insetti facendo test e studi sulla peste bubbonica. I giapponesi stavano tentando di introdurre questa malattia da qualche parte nel Nord America occidentale. Frank rimase a lavorare a questo progetto durante la guerra per anni, disegnando illustrazioni di insetti per il laboratorio e sui prelievi di campioni. Frank fu sposato in questo periodo con Vera Hynes ed ebbero quattro figli insieme. (Vera morì nel gennaio del 2000. Frank si risposò con Klara Roesch il 13 ottobre 2001.)

Dopo la guerra, Frank lavorò per due anni presso la BC Museo Provinciale a Victoria come illustratore. Frank amava il suo lavoro, ma  il salario era insufficiente per provvedere alla sua nuova famiglia. Così riuscì a trovare un posto di lavoro con la Stanley Park Zoo come guardiano dello zoo, una posizione che ha tenuto per sette anni. Durante questo periodo, ha continuato a dipingere e anche iniziato a scrivere professionalmente. Frank , allo zoo ha avuto l’opportunità di unirsi al Museo Provinciale spedizioni alle isole di Langara  dove ha potuto osservare falchi pellegrini di Peale. Da qui provennero i suoi primi uccelli da falconeria.

FraBee3Nel 1953, Frank ebbe la possibilità di rientrare nel Museo con uno stipendio molto più alto rispetto la sua posizione precedente, questa volta come capo illustratore e artista . Rimase al museo per quasi 22 anni, fino alla pensione all’età di 60 anni nel 1974. Durante la sua permanenza, Frank fornì le illustrazioni per i manuali sulla natura pubblicati dal Museo. Il tema trattato in questi numerosi manuali, copriva la gamma della flora e della fauna della regione. In quasi ogni pagina di questi libri viene inserita una illustrazione di Beebe ne vennero stampati a migliaia. Alcuni dei disegni creati da Frank sono tutt’oggi presenti nel museo. Per il suo progetto finale, il direttore del Museo gli promise di fargli scrivere e illustrare i Falconiformi della British Columbia (1974). Questo trattato incentrato sul pellegrino del Peale e su altri rapaci regionali fu un lavoro ragguardevole e,ad oggi, è ancora utilizzato dai biologi che studiano i rapaci. Questo fu l’apice di una carriera illustre al museo.

Data la sua reputazione, a Frank fu chiesto di illustrare un libro sui fiori al di fuori della serie del Museo. Nel libro “Fiori selvatici nel nord-ovest del Pacifico” (HR Larson Publishing Co., 1964) gli autori, George & Winifred Hardy, disse questo su Frank: Frank L. Beebe non ha bisogno di presentazioni come artista nel ritratto preciso e inimitabile oggetti di storia naturale, siano essi insetti, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi e soprattutto fiori. Il suo lavoro è ben noto in molti articoli pubblicati, e le opere scientifiche. Ha un genio per l’osservazione dettagliata e una facoltà rara per la registrazione di tali dettagli nella forma a falconry manuale nel colore che rende l’identificazione della cosa reale una certezza. Le sue linee impareggiabili [sic] dei “fiori selvatici nel Pacifico nord-occidentale ‘è una continuazione di quelle ritratte nel libro compagno sulle” Wild Flowers nelle Montagne Rocciose.’ L’arte è inutile in senso scientifico senza rappresentanza, precisione al millimetro, di stame, petali, di piume in scala. Vista la reputazione di Mr. Beebe in arte e precisione nei minimi dettagli, fu selezionato per illustrare ‘Fiori selvatici nel Pacifico nord-occidentale’. Per la precisione e la bellezza di espressione questa rappresentazione dei fiori selvatici nel nord-ovest del Pacifico è senza pari.

Dopo il pensionamento, Frank si buttò a capofitto nella pittura, la scultura, la scrittura, e, naturalmente, falconeria. Ha venduto la sua arte in gallerie commerciali di tutto il Canada occidentale. Ha ampliato il suo lavoro per breve tempo nella scultura in pietra. Ha apprezzato molto gli effetti meravigliosi che poteva creare dalla pietra ollare e dalla giada. Le sculture in pietra di Frank erano molto richieste e ben quotate. Egli amava lavorare in tre dimensioni e ha dovuto trovare nuovi modi per esprimere il suo talento. Lo trovò in sculture in legno e sculture morbide. Frank diventò il padrone della creazione di effigi realistichi di rapaci in schiuma e lattice.  Erano così realistici e ben colorati che sembravano vivi.

north american falconry and hunting hawks oldFrank scrittore, fu uno dei più prolifici e più letti autori contemporanei sulla falconeria. Frank e Hal Webster collaborato su ciò che è diventata la bibbia sulla falconeria in questo continente ‘nordamericano Falconeria & Hunting Hawks (1964),’ il libro di falconeria più utilizzato in Nord America. Questo fu il primo manuale  incentrato sulla falconeria del Nord America. Questo lavoro promosse la falconeria in Nord America com mai prima di allora. Senza questo capolavoro, la comunità di falconeria del Nord America sarebbe notevolmente più piccola, e,  in termini politici, notevolmente più debole. Purtroppo, invece di ricevere riconoscimenti da falconieri esperti, Frank e Hal furono ridicolizzati da alcuni per il fatto di aprire le porte della falconeria alle masse. Frank e Hal furono emarginati a causa della loro sforzi nel tentativo di rendere la falconeria e i rapaci a disposizione di tutti.

Le più recenti pubblicazioni di Frank comprendono: The Myth of the Vanishing Peregrine (1970), Hawks, Falcons and Falconry (1976), A Falconry Manual (1984), FALCOSCAM: Nineteen Eighty Four (1984), The Compleat Falconer (1992), e The Hoax of the Century(1999).
north american falconry and hunting hawksDavid Hancock, proprietario della Hancock House Publishers, afferma che Frank L. Beebe, il falconiere … è stato uno dei principali Falconieri del Nord America. I suoi precedenti libri sull’argomento sono in gran parte responsabili per lo stato attuale e la popolarità di questo sport antico. Non era solo un profondo conoscitore dei falchi pellegrini di Peale e ricercatore di girifalchi ma è stato un pioniere come allevatore di falchi e di essere stata la prima persona ad allevare falchi pellegrini in cattività nel Nord America nel 1967 (l’anno successivo, David Hancock e Larry Schramm sono riusciti ad allevare falchi pellegrini). In seguito, David Hancock fornì una coppia di falchi pellegrini di Peale al Dott. Heinz Meng e Frank insegnò al dottor Meng la tecnica del loro allevamento. Il Dr. Meng poi insegnò al dottor Tom Cade che curava la reintroduzione del falco pellegrino attraverso il Peregrine Found.

Oltre ai suddetti trattati, scrisse anche numerosi articoli scientifici. Un articolo uno di questi è The Marine Peregrines of the Northwest Pacific Coast pubblicati dalla Condor, 1960. Altri articoli comprendono: Piracy by the Red-tailed Hawk on the Peregrine Falcon (Condor 1960); The Bald Eagle (Victoria Naturalista 1944); Experiments in the Husbandry of the Peregrine (Raptor Notizie Research 1967). Inoltre, scrisse molto su periodici di falconeria.

NAFA_logo_1 Fu membro fondatore del Wild Raptor Take Conservancy, oltre ad essere il suo primo presidente, così come il primo destinatario del suo premio abbonamento vitalizio. Frank, con il suo amico Hal Webster, fu co-fondatore della NAFA (North American Falconry Association). E ‘un peccato che questa organizzazione non dette mai a Frank o Hal il giusto riconoscimento che meritano due uomini così eccezionali.

Frank era un uomo che diceva le cose come le vedeva e non aveva paura di dire la verità, anche se ciò poteva offendere alcune persone. Era uno che instancabilmente ha combattuto per ciò che riteneva giusto, facendo di lui un uomo fuori dal comune, e la comunità di falconeria è il più ricca per questo. Non aveva un atteggiamento frank lyman beebeelitario verso lo sport, nella convinzione che ogni persona con la volontà e mezzi per diventare un falconiere dovrebbe essere in grado di diventarlo. Un uomo del calibro di Frank è molto raro e dovremmo essere molto grati per il grande contributo dato.

E ‘difficile descrivere appieno i suoi contributi alla falconeria e la nostra comprensione dei rapaci. La sua intuizione, la conoscenza e le sue capacità erano al di sopra della maggior parte delle persone. Ha aperto le nostre menti ad un intero nuovo mondo. Era un’icona oltre ogni immaginazione per la maggior parte dei Falconieri. La nostra comunità di falconeria si è arricchita con la sua partecipazione e si è impoverita con la perdita di un grande uomo.

Il 20 ° secolo sarà pensato come una rinascita per la falconeria e il periodo dal 25 Maggio 1914 al 15 Novembre 2008 devono essere ricordate come l’epoca che ha prodotto uno dei più grandi falconieri della falconeria contemporanea.

frank beebe and hal webster
Franck lyman Beebe e Harold (Hal) Webster fondatori della NAFA e coautori del famosissimo libro sulla falconeria North American Falconry and Hunting Hawks

Per approfondimenti: http://www.frankbeebe.org/

Tradotto da Federico Lavanche, riproduzione riservata.

Animalisti e Falconeria

Con il termine “animalisti” si definiscono quelle persone che ritengono che vada accresciuta la tutela giuridica ed etica nei confronti delle specie animali differenti dall’uomo.
È un termine nato di recente, infatti prima degli anni ottanta con “animalista” si intendeva soltanto «chi dipinge e scolpisce soggetti animali».
animalistiCon il tempo,nell’ultimo decennio del secolo scorso(detta così sembra una cosa vecchissima), il termine ha assunto il significato attuale, ovvero l’adesione ad un insieme di teorie ed atteggiamenti , non solo tra i singoli ma anche tra movimenti e organizzazioni, volti ad ottenere il riconoscimento degli obblighi morali di ogni essere umano nei confronti degli animali ed il superamento dello specismo, cioè della convinzione che le regole etiche si applichino solo all’uomo e non alle altre specie.
ciò che ricercano gli animalisti, oltre all’attività individuale,è un impegno concreto e profondo in ambiti collettivi per contrastare ogni attività connesse allo sfruttamento animale. Questo porta alla nascita di un tentativo di sensibilizzare alla sofferenza, alla violenza degli animali proponendo delle “vie” di sostenibilità su tutti i prodotti di consumo attraverso proposte all’uso ecologico dei mezzi di trasporto, alla scelta delle vacanze (boicottaggio di regimi o di pratiche barbare nei confronti degli animali), e così via, in un’ottica volta ad orientare ogni scelta verso l’alternativa meno violenta per uomini, animali ed ambiente.
Vi sono anche individui e gruppi che si dichiarano animalisti in quanto collaborano di volta in volta con le persone interessate alla lotta o all’abolizione di singole pratiche di sfruttamento, prigionia o sofferenza animale .

Purtroppo però, come da titolo, questo “movimento” ha involontariamente creato quei puristi, o per meglio identificarli “quei fanatici”, che come in ogni movimento ideologico nascono e contribuiscono solo a recare danni a chi ha una visione diversa dalla loro e a portare in cattiva luce chi invece pratica con senno il proprio operato.
È successo in tutto il mondo che gruppi di fanatici “animalisti” han recato danni a singoli per liberare animali da quello che per loro era il giogo della schiavitù, quando invece han portato solo alla morte di animali non abituati alla vita selvatica o addirittura uccidendo degli esemplari nel tentativo di compiere una loro dimostrazione di dissenso ( animalisti danno fuoco al parco Zoom di Torino).animalisti
Per questo gli animalisti rischiano di essere un problema nella falconeria, poiché persone poco ben informate o con intenti poco onesti, possono formulare pensieri basati su idee sbagliate, rendendoli poi noti a tutti e dando così un’idea sbagliata a chiunque li ascolti, così come possono agire in “aiuto” del rapace causando più danni che aiuti.
Con questo non voglio dire che qualsiasi animalista sia in torto nell’essere contrario alla falconeria, ma credo che con modo e fare adeguato se ne può pacificamente parlare e discutere, poiché certi si può stare che non c’è falconiere che non tratti al meglio quelli che per lui non sono animali ma dei compagni.
Ho voluto mettere questo post poiché leggendo in vari forum di falconeria ho trovato vari topic che esponevano i problemi che volontariamente o meno degli animalisti poco informati sulla falconeria han recato a dei falconieri che non facevano altro che esercitare la loro passione e a volte pure in aiuto della comunità(com’è ad esempio il bird control)

fonte: http://falconeriambiente.blogspot.it

Leggi anche questo articolo

Nick Fox

nick FoxPhoto – courtesy of Christina Hauschildt
Testo di Jevgeni Shergalin

Il Dr. Nick Fox è un noto falconiere, ornitologo, allevatore di falchi, imprenditore, artista e scrittore.
Oggi 63enne, è nato il 23 dicembre 1949 da una famiglia numerosa in un paesino della campagna inglese, di cui il padre era, nel dopo guerra, il parroco.
Da bambino ha trascorso gran parte della sua infanzia in ospedale, sottoposto a cure mediche dolorose. Questa triste circostanza gli ha permesso di comprendere in modo profondo l’essenza e la filosofia della vita, insegnandogli a diventare un buon osservatore e valutare con attenzione lo svolgersi dei fatti. Ancora ragazzino Nick ha sviluppato un grande apprezzamento per la brevità della vita umana e soleva ripetere: “La vita non è una prova generale” e “Ci viene dato un solo colpo”.

Sicuramente la sua vita e il suo stile di vita, ben rappresentano questo concetto.

Da bambino sognava di diventare un bravo falconiere. Il suo primo rapace fu un gheppio. All’epoca era impossibile acquistare qualsiasi attrezzatura di falconeria e quindi Nick si ritrovò a dover realizzare da solo cappucci, guanti e geti.

Nick si è laureato all’Università di St-Andrews University in Scozia e per ottenere il suo dottorato di ricerca, si è trasferito dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda. Qui ha trascorso 4 anni, vivendo in modo molto frugale, principalmente sul lato di un pendio di montagna, per osservare e studiare l’unico rapace di queste isole – il falco della Nuova Zelanda – chiamato anche “Girfalco” del sud. Da allora questo falco e questo paese hanno un posto speciale nel suo cuore – Si è innamorato sia del falco della Nuova Zelanda che di questo paese dall’incredibile natura.
Dopo il completamento della sua tesi in Nuova Zelanda con la Canterbury University, ha fatto ritorno in Inghilterra. Tutti gli ornitologi sono romantici. E anche i falconieri lo sono. Sono costantemente con lo sguardo rivolto al cielo. Nick era quindi doppiamente romantico, e fin dall’infanzia aveva mostrato un grande talento per il disegno. Quest’abilità l’ha portato a Carmarthen, una piccola città di provincia, per insegnare il disegno naturalistico presso il locale Collegio di Tecnologia e Arte.

In questo periodo della sua vita, ha avuto la fortuna di incontrare Barbro, un’affascinante donna svedese che con le sue due figlie, la sua buona volontà, l’entusiasmo e la gioia di vivere ha costruito una relazione speciale con Nick. Si sono sposati e si sono trasferiti in un’umile casa colonica nel sud-ovest del Galles. Passo dopo passo hanno ristrutturato questa casa.

Dalla fine del 1980, ha iniziato ad allevare falchi per importanti falconieri degli Emirati Arabi Uniti. E oggi, quasi 30 anni dopo, la progenie di questi falchi allevati in cattività è riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Ha partecipato attivamente a un progetto di conservazione del Nibbio reale in Galles e ad un altro contro l’estinzione del Gheppio Mauritius. Tra le varie attività si è occupato anche l’allevamento di struzzi! Al fine di promuovere l’educazione e le conoscenze necessarie per diventare un buon falconiere e su come allevare in cattività le specie rare e minacciate, Nick per oltre 10 anni ha raccolto moltissime informazioni e materiale sugli uccelli da preda. Come risultato di questo incredibile lavoro di ricerca, nel 1995, la casa editrice canadese Hancock House Publishers ha pubblicato il suo primo libro “Understanding Birds of Prey” che, dopo un’entusiasmante accoglienza, è diventato in breve tempo un best-seller in tutto il mondo per tutti coloro che si occupano o sono interessati ai rapaci.

Diversi anni dopo il libro è stato tradotto in spagnolo. E ora in italiano!
Come complemento al libro, Nick ha anche sviluppato e prodotto una serie di DVD: “The Birds of Prey Management Series”. Insieme al libro, sono lo strumento educativo più completo per chi vuole avvicinarsi al complesso mondo dei rapaci e della falconeria.

Barbro è una grande appassionata di cavalli. Ha ereditato questa passione dalla sua famiglia. Anche a Nick piace molto l’equitazione. Dal 1990, ogni anno trascorrono insieme i mesi di agosto e settembre a Northumberland, nell’estremo nord della Scozia, a caccia di corvi con i falchi. Questa singolare forma di falconeria, si svolge solo a cavallo e sarebbe scomparsa da tempo senza l’impegno del gruppo Northumberland Crow Falcons, fondato da Nick e alcuni dei suoi amici. Queste sue esperienze di caccia sono descritte nel suo secondo libro ” Classical falconry ” pubblicato dallo stesso editore nel 2004. Amici provenienti da tutte le parti del mondo e dall’Europa, li raggiungono a caccia in Scozia durante l’estate ed è più probabile che il Tamigi cambi la direzione del suo corso, prima che Nick e Barbro cambino questa tradizione.

Sia Nick che Barbro hanno un forte senso della parola ‘internazionale’. Dopo l’inizio, a metà degli anni 1980, di un programma di stage, molti studenti e giovani provenienti da varie parti del mondo hanno passato diversi mesi con loro. Durante il tirocinio gli studenti acquisiscono competenze e “know-how” nell’allevamento di rapaci in cattività, e sotto la guida di avicoltori esperti, come Diana Durman-Walters e Martyn Patterson.

Nick non sa riposare. Semplicemente non conosce significato della parola riposare. Basta chiedere a chi gli sta accanto o Barbro! Quando è stanco dal lavoro d’ufficio, prende un trattore e si mette a lavorare nei campi. Il miglior riposo per lui cambiare tipo di attività!

Allo stesso tempo, è molto fortunato. Ogni anno lui e Barbro vivono due primavere e due estati, evitando le piogge torrenziali del Regno Unito e dell’Europa! Sono circondati dai fiori tutto l’anno. Da Marzo a Ottobre si trovano nell’emisfero boreale e lavorano in Galles, mentre da novembre a febbraio si trasferiscono nell’emisfero australe per seguire il progetto di conservazione del falco della Nuova Zelanda falco progetto, che hanno lanciato nel 2005.

Tre dei più importanti eventi di falconeria a livello mondiale – le 3 edizioni del Festival Internazionale di Falconeria – sono stati ideati e guidati da Nick. Il primo si è tenuto nel luglio 2007 a Englefield vicino a Londra, il secondo nel 2009 nella stessa località e il terzo nel 2010 ad Al Ain negli Emirati Arabi. Questi Festival hanno permesso ai falconieri provenienti da oltre differenti 60 nazioni, con cultura e tradizioni diverse, di ritrovarsi insieme e stabilire nuovi legami e amicizie. Il momento formale della Parata delle Nazioni a fine giornata, così come le discussioni informali davanti ai falò, i canti e i balli, sono un modo meraviglioso per promuovere una migliore comprensione delle situazioni universali e delle questioni riguardanti la falconeria.

Questi Festival hanno svolto un ruolo incredibilmente importante nel presentare la globalità della cultura e della tradizione della falconeria, nel lungo processo del riconoscimento da parte dell’UNESCO, avvenuto il 16 Novembre 2010, della Falconeria come Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità. Nick ha sempre creduto in questo riconoscimento e il suo impegno a tale proposito è stato decisivo nel raggiungimento di questo risultato così importante per tutti quanti amano la falconeria e la salvaguardia della sua tradizione.

Durante la caotica organizzazione di questi eventi, con le immaginabili difficoltà organizzative e le scadenze a breve termine, quando tutto sembrava essere sull’orlo del collasso e della disperazione, Nick ha sempre continuato a sorridere, ad essere forte e ottimista – un vero motore positivo per molti membri del Comitato Organizzativo. Questa sua capacità è incredibile così come il suo senso inesauribile di ottimismo.

Nick è un mix splendido e unico di cultura, abilità pratiche e talento creativo. È un “perpetuum mobile”. Eppure, nonostante tutti i suoi successi è sempre sorprendentemente modesto, un uomo gentile e, di fatto, un vero gentiluomo inglese.

Vai alla presentazione del suo libro in italiano: