Bufera sullo spettacolo dei falconieri a Santo Stefano Magra

Cucciniello dei Comitati Spezzini: “Spettacolo tristissimo e molto diseducativo per i bambini”.

spettacolo falconeria“Spettabili redazioni ed illustre Assessore al Turismo di Santo Stefano di Magra,
domenica sera ho partecipato alla festa in oggetto nella quale ha avuto luogo la bella Sfilata Storica all’interno di un contesto molto curato fatto di rievocazioni di antichi mestieri, di tradizioni popolari, di invitanti stand gastronomici e di spettacoli. La manifestazione ha richiesto sicuramente un grande impegno e per questo mi complimento con chi l’ha resa possibile, dagli attori che hanno simpaticamente simulato duelli medioevali, ai ristoratori, agli amministratori. Purtroppo in quello che può senza alcun dubbio definirsi un evento riuscito vi è stata la nota stonata rappresentata dall’ esibizione dei falconieri.

Il gruppo, oltre ad un falco, ha impiegato altri rapaci: un’aquila, un gufo e non vorrei sbagliarmi una sorta di avvoltoio che a comando ha dovuto zampettare sulle gambe di alcuni bambini. Il falco invece, sollecitato da un potente fischietto, ha dovuto volare su diversi trespoli posizionati in diverse posizioni ma anche atterrare sopra la testa di alcuni giovinetti scelti tra il pubblico.
spettacolo falconeriaLasciatemi dire che si è trattato di uno spettacolo tristissimo, fortemente diseducativo soprattutto per i ragazzi che vi hanno assistito e che sono stati coinvolti. Taluni venivano disposti in fila anche con una certa autorità. Il trattamento che purtroppo hanno dovuto subire i poveri animali mi ha addolorato, vederli entrare in esigue gabbiette al termine delle loro evoluzioni ha prodotto in me una gran rabbia già salita durante l’ascolto di una voce metallica, dominante e fastidiosa: quella della conduttrice che forse potremmo chiamare a tutti gli effetti domatrice.
Ho a lungo sperato che quegli sventurati volatili levassero il volo e conquistassero una libertà che forse non hanno mai avuto: ho saputo che vivono in una voliera la loro infelice esistenza.

Nel Medioevo, per motivi venatori, la falconeria poteva forse avere un senso, oggi non ne ha alcuno. E’ un’autentica barbarie al pari della pratica circense che impiega animali. Mi auguro che il prossimo anno Santo Stefano non ospiti più questo bruttissimo show e sappia così fornire un esempio di civiltà”.

Corrado Cucciniello, Comitati Spezzini

 

Risposta di Patrizia Cimberio,  DIRETTORE FALCONRY HERITAGE TRUST (UK)

 

La lettera: “Falconeria e spettacoli con falchi addestrati: due attività completamente differenti”

– Gentilissimo Corrado Cucciniello, Comitati Spezzini,

falconeriaho letto con molta attenzione la bella lettera da lei scritta a questa Redazione e all’Assessore al Turismo di Santo Stefano di Magra, lettera che condivido in più punti.
Penso però sia importante evidenziare che quello a cui lei ha assistito, uno spettacolo dove sono stati utilizzati dei rapaci domestici appositamente addestrati, è profondamente differente dalla disciplina che storicamente viene definita “Falconeria”.
Come da lei ben evidenziato, lo spettacolo cui ha assistito non è stato fonte di arricchimento storico o culturale per i bambini presenti, né una lezione sulla biologia dei rapaci; forse avrebbe potuto esserlo, forse avrebbe suscitato un maggiore gradimento del pubblico, o forse no.
Il fatto certo è che non si è trattato di una dimostrazione della Falconeria, ma di uno spettacolo dove sono stati utilizzati animali addestrati a compiere esercizi graditi a un certo tipo di pubblico.
falconiereLa Falconeria si basa sul rapporto di reciproca fiducia tra il falco e l’uomo, che gli permette semplicemente di volare libero e cacciare le sue prede naturali, nell’ambiente naturale. La natura dei falchi non prevede pubblico o riflettori.
Nella storia dei rapporti fra uomo e animali, la Falconeria è l’unica disciplina che mantiene, nel compromesso della convivenza, la completa naturalezza delle esigenze e del comportamento dell’animale coinvolto.
A differenza del rapporto con tutti gli altri animali domestici (cani, gatti, cavalli, e ancor più gli animali da carne) in cui gli animali sono condizionati dall’uomo in un rapporto di cui lui sceglie i tempi ed i modi, il rapporto del Falconiere con il suo falco permette al falco di volare libero, nel suo ambiente naturale, come farebbe se fosse selvatico, per procurarsi il cibo.
In Italia la Falconeria è disciplinata dalla legge 157/92 che, tra le varie disposizioni, specifica l’utilizzo esclusivo di soli falchi domestici, nati in cattività da almeno due generazioni, che devono presentare un anello inamovibile con un numero di riferimento ugualmente riportato sul certificato CITES che deve accompagnare l’acquisto di ogni falco, indicandone la specie e l’allevamento di provenienza.
La Falconeria è stata riconosciuta nel novembre 2010 dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, poiché tradizione storica che da 4.000 anni è praticata e si trasmette in oltre 65 Nazioni di generazione in generazione.
pulcino falcoNei tempi passati, in Europa e in Asia la Falconeria era uno dei metodi più efficaci per procurarsi del cibo; ora, nel terzo millennio, dove assistiamo a una sempre più crescente urbanizzazione, può diventare un mezzo per rinnovare un rapporto realistico con la natura e per capire che siamo parte integrante degli ecosistemi naturali. La Falconeria non è una pratica medioevale anacronistica, ma un modo per non perdere il contatto con le proprie radici, con la propria storia e con la natura stessa: per cacciare con il falco occorre conoscere la natura e le regole che la governano, così come la biologia dei rapaci e le loro abitudini in natura.
Proprio perché la tutela dei rapaci e della biodiversità sono essenziali per la sopravvivenza della falconeria stessa, da sempre i falconieri si sono impegnati per la conservazione dei rapaci e, proprio grazie ad essi, si è evitata negli anni ’60 l’estinzione del falco pellegrino negli Stati Uniti e in Inghilterra a seguito dell’uso indiscriminato del DDT. (vedere approfondimento Falconeria e Conservazione).

trasportino rapaciPur potendo comprendere quello che è stato il suo disappunto nel vedere dei rapaci, simbolo nel nostro immaginario collettivo di libertà e fierezza, trasportati in appositi trasportini o di saperli vivere parte del loro tempo in voliera, credo che spesso sia più facile proiettare alcune nostre aspettative e umani desideri su questo tipo di animali (che come ho già evidenziato sono comunque animali nati da generazioni in cattività, così come lo sono le meno “nobili” oche) piuttosto che su di un cane che vive rinchiuso in un monolocale in città, obbligato a trattenere le sue necessità a comando o di un cavallo nel un box di un maneggio, dove a malapena riesce a girare su se stesso.

Mi auguro che la sua lettera, e la sensibilità di persone come lei, possano essere di suggerimento alle pubbliche amministrazioni, e a chi propone spettacoli con i rapaci, per proporre al pubblico, forse troppo abituato ad un divertimento superficiale e di rapido consumo, contenuti diversi che parlino di cultura della falconeria e rispettino la dignità dei rapaci utilizzati.
La Falconeria fa questo da millenni attraverso la storia, la cultura, la biologia dei rapaci e la loro conservazione nella biodiversità.

Ringraziandola quindi del suo intervento e rimanendo a sua disposizione per nuovi confronti, le porgo cordiali saluti.

Patrizia Cimberio

 

Diario del mio Astore esperienza di allevamento 2013 seconda parte

astore e Lucrezia Lavanche

 

Introduzione alla macchina.

astore in macchinaLunedì sono stato invitato dall’amico Paolo a fare una passeggiata in campagna, fittamente popolata da conigli e minilepri. Non potevo assolutamente perdere l’occasione di portarla fuori dal suo habitat e testare il suo carattere sul campo. Avevo un grosso dubbio: per il trasporto la incappuccio o la metto in macchina sulla pertica senza cappuccio in modo che possa vedere tutto ciò che incontreremo? Ho deciso per la seconda soluzione ripromettendomi di incappucciare il falco in caso di bisogno. L’ho adagiata sulla pertica assicurandola per i geti, coda verso il retro della macchina in modo che potesse guardare avanti, chiudo il cofano piano piano e via! Procedo dapprima a passo d’uomo poi sempre più veloce. E’ così impegnata a stare dritta sul posatoio che non ha sbattuto neanche una volta! Abbiamo incontrato il primo ciclista, niente, un podista, niente, la prima macchina e poi un furgone, niente! E’ guardinga e curiosa e per nulla spaventata, Benissimo!! Anche in tangenziale, abbiamo astore sul pugnoincontrato di tutto, tir, auto articolati, perfino un’ambulanza con sirene spiegate, impassibile! I vetri oscurati ci danno un grande aiuto e un bel po’ di privacy..Dopo 40 minuti, dallo specchietto, noto addirittura che si sta lisciando le penne! Arriviamo sul campo e Paolo è in compagnia di un amico con una fantastica maglia rossa che non la turba affatto. Questa è la prima volta che rimane così a lungo sul pugno mentre cerchiamo di avvistare qualche coniglio e di tanto in tanto le offro una zampa di quaglia per qualche becchettata che non disdegna affatto. Vediamo il primo coniglio, non le sfugge, ha gli occhi fuori dalle orbite! Adoro questo sguardo! Facciamo altri incontri, tutti seguiti dallo sguardo dell’astore. Dopo circa due ore, mentre tornavamo alla macchina, le do il resto della quaglia sul pugno e ripartiamo verso casa con il falco ancora più tranquillo con un bel gozzo da smaltire! Con quanta curiosità guarda gazze, cornacchie, piccioni, colombacci… Oggi è stata un’esperienza importantissima, tutte ottime esperienze che la segneranno per la vita! Lunedì prossimo ci ritorniamo!

18-07-2013

L’astore sta completando lo sviluppo, pesa 1.110 gr e deve completare lo sviluppo delle timoniere e delle primarie. Perde sempre meno piumino poichè sostituito dalle piume definitive di quest’anno. Come ogni giorno, vado in bagno, la faccio salire sul pugno, le do la zampetta di quaglia, vado verso il giardino dove ci aspetta la pertica tonda e il bagnetto. Posizionata sulla pertica, prendo il logoro incarnato con una quaglia intera, 2 giri, fischio e glielo lancio accanto. Non fa in tempo a toccare terra che è già preso! Mentre mangia mi piace avvicinarmi, sedermi li vicino accanto a lei e vederla mangiare, emetto il solito fischio, le avvicino una mano. Quando è sazia, lascia il logoro, entra nel suo bagnetto, beve e.. vai!!! Avete presente l’espressione di un animale felice? Lei lo rappresenta benissimo!

astore su pertica altaAl termine la lascio asciugare al tiepido sole mattutino per poi portarla alla pertica alta su cui passerà il resto della giornata. Noi andremo al lavoro ma lei rimarrà in compagnia delle nostre figlie e dei nonni. Quando rientriamo, inizia la solita routine di consegna cibo ai polli, tacchini, anatre, cani e falchi. La riporto in giardino sulla pertica tonda e le getto il logoro nel solito modo. Quando ha terminato di mangiare, la incappuccio e la posiziono sulla pertica alta, poi la terrò una mezz’oretta sul pugno senza cappuccio e poi in doccia per la notte! Ad oggi mangia una quaglia da carne intera e un pulcino intero al dì. Non la abbasserò fino al suo completo sviluppo. Il McDermott in “imprint the goshawk” dice tassativamente di non dare mai da mangiare sul pugno all’astore. Lui si riferisce però ad astori completamente imprintati sull’uomo non come la mia che fino a 30 giorni di età ha vissuto con la madre! Per questo motivo, senza esagerare e mantenendo costantemente sotto controllo i segnali che il falco ci comunica, ho deciso di nutrirla di tanto in tanto sul pugno. Per ora tutto bene! Se dovesse dare dei segnali di aggressività nei miei confronti o di eccessivo attaccamento alla mia persona, interromperò la pratica per nutrirla esclusivamente a terra sul logoro.

 

21-07-13

Falchi in giardinoGemma alias Ira.. sta completando lo sviluppo fisico. Manca pochissimo al completamento della coda e delle primarie dopodichè inizierò, piano piano ad abbassarla (perdere peso) per farla arrivare al peso di caccia cioè al peso in cui un nidiaceo uscito dal nido inizia ad attaccare le prede autonomamente. Da due pasti, passerò ad uno, la sera quando è più fresco. Visto che era sabato, ho deciso di lasciarla per la notte alla pertica alta, sotto il patio. Ha dormito bene tutta la notte fino all’alba che ha iniziato ad emettere un richiamo classico dell’astore, non di quello imprintato ma della difesa del territorio: ki-ki-ki-ki un verso meraviglioso. Piccolo problema che alle 6.00 del mattino, ogni rumore è amplificato dal silenzio e sentirla che cercava di scendere dal posatoio..ancorato a terra da una base per ombrellone in cemento, non è proprio il massimo.. Il rumore… alquanto antipatico…mi ha costretto ad incappucciarla. Sabato mattina, le ho predisposto un nuovo spazio in giardino a astore in giardinofianco al mio harris Erick. Le casette sono fantastiche, li proteggono dalla pioggia, dal sole eccessivo e anche dalla neve. Sono in una posizione tale che l’astore riesce a vedere fino dentro la cucina, proprio di fronte al patio luogo molto vissuto da tutta la famiglia, cani compresi.. Gemma sta reagendo bene alla sua nuova sistemazione, ora vedremo al mattino cosa combinerà! Oggi ha ucciso il suo primo coniglio ed è una di quelle date da ricordare! Il caldo è tremendo, afoso, i falchi respirano a becco aperto ma anche questo fa parte della natura. Da giorni sento al mattino e all’imbrunire 2 giovani astori che gridano imperterriti dall’altra parte della collina chiedendo cibo ai genitori. Emettono lo stesso identico verso di un astore imprintato che chiede cibo all’uomo! Questo è un bellissimo segno ed è la prova che la coppia di astori selvatici che rispondevano alla mia in primavera si sono riprodotti, sono davvero felice! Ora ho anche capito perchè dei 6 pollastri allevati quest’anno dalla chioccia, ne sono rimasti due… Va bene così! Domani è lunedì e coglierò l’invito dell’amico Paolo per fare due passi in zona conigli e lepri, giusto per farle vedere il selvatico vero e fare un altro giro in macchina, che le fa solo bene! E’ a pieno peso e si vede… Oggi è 1120 gr e non ama molto essere toccata ne tanto meno presa da terra. Non disdegna essere presa dal posatoio perchè fa molte meno storie. E’ normale, una volta abbassata, potremmo finalmente giudicare il reale temperamento di questo meraviglioso rapace.

L’addestramento è proseguito giorno per giorno, Gemma è sempre più forte e desiderosa di cacciare. Abbiamo iniziato i primi voli al pugno, di seguito il video:

 

Poi siamo passati ai voli al logoro….

 

Infine abbiamo provato a cacciare, purtroppo eravamo molto vicino ad altre case con grossi cani quindi ho preferito non rischiare volandola legata alla filagna.

 

Dopo molti voli e sacrifici.. è arrivata anche la prima cattura!

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Gemma, sei il mio orgoglio, voli libera, sai cacciare, sei una forza della Natura! Potresti andar via… invece torni da me… Spero di avere il privilegio di poterti assistere nella caccia per il resto della vita!

 

Copyright immagini e testi di proprietà di Federico Lavanche – www.falconeria.org- vietato l’uso di immagini, video e testi senza autorizzazione scritta dell’autore.

Tabellone comparativo delle patologie dei rapaci e possibili diagnosi

veterinario rapaciInteressantissima scheda by Paolo Taranto che ci aiuta a riconoscere i principali segni clinici aiutandoci a diagnosticare la malattia.

Testa

 

N

SEGNI CLINICI O LESIONI

POSSIBILE DIAGNOSI

1Ferite Traumi, infezioni, neoplasie (tumori)
2GonfioriTraumi, Pox virus, Sinusiti, insetti o acari (punture o morsi), Stomatiti, Tricomoniasi, ascessi, neoplasie.
3Distensione ritmica del tessuto molle davanti agli occhiInfezione al tratto respiratorio superiore (sinusiti) o ostruzione fisica del tratto respiratorio, Cyathostoma
4Lesioni oculariTrauma, congiuntiviti, oftalmiti, deficienza di vitamina A, Pox virus, cataratta, clamydiosi (clamidofilosi).
5Occhi chiusiE’ un segno comune a molti problemi di salute dei rapaci.
6StarnutiRiniti, sinusiti, irritazione provocata da polvere o da sostanze chimiche, Ciatostoma.
7Fuoriuscita di sostanze dal nasoRiniti, sinusiti, clamidiosi. Reazione a morsi di acari.
8Otturazione delle nariciRiniti, sinusiti. Reazione a morsi di acari.
9Emorragia nasaleTrauma o rottura ipersensitiva dei vasi sanguigni. Reazione a morsi di acari.
10Membrane delle mucose di colore chiaroPerdita di sangue, anemia, shock.
11Membrane delle mucose di colore bluCianosi, colore normale per alcune specie (per esempio gli smerigli). Una causa molto comune è l’aspergillosi polmonare.
12Lesioni alla boccaTricomoniasi, capillariasi, pox virus, herpes virus degli Strigiformi, candidiasi, stomatiti (soprattutto Pseudomonas). Corpi estranei. Deficienza di vitamina A.
13Fuoriuscita di fluidi dalla boccaCapillariasi o altre lesioni alla bocca, alcuni tipi di avvelenamento.
14Fuoriuscita di sangue dalla boccaCome per l’emorragia nasale (vedi sopra).
15Piume bagnate ad un lato della testaOtiti (batteriche o miasi), traumi, congiuntiviti, lesioni corneali.
16Testa piegata da un latoOtiti, traumi, encefaliti o altre patologie nervose (incluso l’avvelenamento da piombo e la patologia di Newcastle).
17Testa tenuta abbassata, quasi penzolanteCecità, avvelenamento da piombo, trauma cervicale.
18Cecità (completa o parziale)Trauma, avvelenamento (nella maggior parte dei casi da idrocarburi clorinati o da piombo), deficienza di vit A.
19Cambiamento della vocePatologie respiratorie, singamiasi, digiuno, varie altre condizioni. Nella maggior parte dei casi è comunque dovuta ad aspergillosi o tricomoniasi (controllare se ci sono placche nella cavità orale).

 

 

Ali

N

SEGNI CLINICI O LESIONI

POSSIBILE DIAGNOSI

1FeriteTrauma, infezione, predazione, neoplasia.
2Ali tenute abbassate, penzolanti oppure paralizzateFrattura, dislocazione (tendinite/artrite), danno traumatico all’articolazione, al nervo, al tendine o al legamento. Setticemia da salmonella. Wing Tip Edema (Edema della punta delle ali).
3Sangue nelle penneFrattura composta, ferite, penne in crescita danneggiate.
4GonfioriFrattura, ascesso, granuloma, tubercolosi, bursiti, Wing Tip Edema, neoplasia (soprattutto fibrosarcoma).
5Penne mancanti oppure che cadonoAnormalità nella muta delle penne, cancrena.

 

 

Zampe

N

SEGNI CLINICI O LESIONI

POSSIBILE DIAGNOSI

1Gonfiori o tenute in posizione dislocata, diversa dal normaleOsteodistrofia, rachitiscmo, fratture, dislocazioni, bursiti, ascessi, granuloma, tubercolosi, edema, osteoporosi, neoplasia (soprattutto carcinoma delle cellule squamose).
2FeriteTrauma, geti non idonei o montati male, morsi da parte di prede o altri rpedatori.
3ParalisiTrauma spinale, lesioni interne, pre-deposizione, deficienze vitaminiche, avvelenamento da piombo, aspergillosi spinale, ascessi spinali.
4Caduta delle piumeEctoparassiti, anormalità delle penne dovute a fattori ormonali, genetici o a patologie alimentari. Malfunzionamento del fegato o dei reni.
5RigidezzaSengno generico di rapace non in buona salute.

 

 

Piedi

N

SEGNI CLINICI O LESIONI

POSSIBILE DIAGNOSI

1GonfioreBumblefoot, gotta articolare, artrite, trauma, geti o anellino troppo stretti, punture.
2SangueFerite, punture
3Colore pallidoScarsa quantità di carotene nella dieta
4Lesioni localizzatePox virus,  bumblefoot tipo 1, trauma, deficienza di vit A ,
papillomatosi
5ParalisiCome per i segni nervosi, le paralisi possono avvenire in congiunzione con enteriti o avvelenamento da piombo.
6Knuckling overDanni nervosi, avvelenamento da piombo

 

Corpo

N

SEGNI CLINICI O LESIONI

POSSIBILE DIAGNOSI

1FeriteTrauma, dermatiti (varie cause), neoplasia.
2GonfioriFratture, ascessi, tubercolosi, fegato gonfio, granuloma, ematoma, obesità, neoplasa, enfisema sottocutaneo, iniezione irritante, peritoniti all’ovidutto, amiloidosi.
3Distensione addominalePeritoniti all’ovidutto, problemi alla cloaca, danneggiamenti durante l’inseminazione, altre lesioni addominali, amiloidosi.
4Perdita delle piume nell’addomeTrauma, placca incubatrice nella femmina (normale), problemi al fegato o ai reni.
5Cloaca sporcaEnteriti, cloaciti, accovacciamento per troppo tempo, calcolo cloacale.
6Coda tenuta inclinataMalattie respiratorie, calcoli cloacali
7Lesioni allo sternoTrauma, accovacciamento per troppo tempo, cause genetiche
8Uropigio secco, non lucidoDisfunzione dell’uropigio
9Uropigio gonfioCompressione, infezione, neoplasia

 

Penne

N

SEGNI CLINICI O LESIONI

POSSIBILE DIAGNOSI

1MancantiMuta, trauma (presente o nel passato), deficienze alimentari, disturbi metabolici, fattori non specifici.
2RotteTrauma, disturbi metabolici, deficienze alimentari.
3Consumate, usurateEctoparassiti, disturbi metabolici, deficienze alimentari, errori di gestione e maneggiamento del rapace.

 

 

Segni Generali

N

SEGNI CLINICI O LESIONI

POSSIBILE DIAGNOSI

1Perdita cronica di pesoTuberculosi, aspergillosi, vari tipi di parassitismi, neoplasia, epatopatia.
2Dispnèa (difficoltà respiratorie)Corpi estranei nel tratto alimentare o respiratorio superiore, singamia, riniti, pneumonia, sacculiti, aspergillosi, tricomoniasi.
3Iperpnea (respiro abnormalmente rapido)Colpo di calore, setticemia, pneumonia, saccluliti, anemia, tossine inalate.
4Sete eccessiva (il rapace beve troppo)Tuberculosi, patologie renali, altre infezioni, disidratazione, pre-deposizione delle uova.
5AnoressiaSovrappeso, varie patologie infettive, cibo non appetibile, dolore o traumi alla bocca o al tratto gastro-intestinale.
6Disfagìa (difficoltà ad ingoiare)Non è stata emessa la borra, corpi estranei, qualsiasi altra patologia o trauma che colpisce la cavità boccale o causa dispnea. Cibo non gradito.
7“Flicking of food”Stomatiti, cibo non appetibile. Comunemente provocato da infezione al gozzo.
8Rigurgito e/o vomito del ciboCapillariasi esofageale o altre lesioni al gozzo, gastriti, saccluliti. Si può anche verificare quando il rapace è molto stressato, o durante il trasporto. Provocato anche dalla somministrazione di certi medicinali nel cibo.
9Borre molto umide e dal cattivo odoreCome per il rigurgito o vomito. 
10Difficoltà a rigurgitare la borra o borre rigurgitate con molto ritardoPuò essere sintomo di molte patologie. Associato anche con una alimentazione eccessiva, con cibo troppo asciutto o con avvelenamento da piombo.
11DiarreaInfezioni batteriche, da funghi o parassitarie dell’intestino, cloaciti, dieta priva di materiale per la formazione della borra, sacculiti, cibo non adatto, fattori non specifici (per esempio, freddo eccessivo).
12Escrementi non ben formatiEnteriti (batteriche o parassitarie), cloaciti, deposizione delle uova.
13Escrementi eccessivi o molto voluminosiMalassorbimento, fermentazione intestinale, “stress”. 
14Escrementi secchi e troppo piccoliDisidratazione o ostruzione 
15Escrementi di colore verdeRapace troppo magro, troppo poco cibo, epatiti o problemi circolatori. 
16Escrementi color sabbiaMalassorbimento 
17Escrementi color gialloPatologie renali, patologie epatiche (soprattutto tossicologiche, per esempio avvelenamento da piombo), precedente somministrazione di medicinali (per es: vitamina b, nitrotiazolo ecc).
18Escrementi contenenti cibo non digeritoMalassorbimento, stress, problemi al transito intestinale
19Dissenteria  (con sangue intero)Trauma, calcoli cloacali, cloaciti, costipazione ( calculus, cloacitis, constipation, parassiti, infezione da Adenovirus.
20Dissenteria (con sangue parzialmente digerito)Coccidiosi, capillariasi, altre cause di emorragia nel tratto superiore.
21Eccesso della porzione urinaria negli escrementiPatologie renali, polidpsia (molta sete). 
22Sacco del turolo non assorbito (nei pulcini)Errori nella gestione della temperatura e umidità di incubazione. 
23Sintomi nervosiAvvelenamento (soprattutto da insetticidi o da piombo), deficienza di vitamina B1, ipocalcemia, ipoglicemia, trauma, malattia di Newcastle, iperglicemia, clamidosi (clamidofilosi).
24TremoriTemperamento nervoso; varie patologie nervose 
25Postura incurvataE’ un segnale generico di patologia; cifosi spinale 
26Scarse performance di volo (il rapace ha difficoltà a volare)Rapace troppo magro, deficienza di calcio, epatopatia, ipocalcemia, o un seria patologia o mancanza di esercizio.

 

 

Diario del mio Astore esperienza di allevamento 2013

astore

 

 

23-06-2013 Arrivo  a casa

Daniele Arcioni e Federico LavancheQuesta è la storia di Gemma, è così che ho chiamato la mia nuova giovane femmina di astore. Oggi è il 23-06-2013 e ha 31 giorni di vita. Non è un falco nato in libertà ma proviene da uno dei primi allevamenti italiani di rapaci. Come da norme di legge ha infatti un anello inamovibile al tarso e un documento che attesta la nascita in cattività (CITES).  Ho chiesto all’allevatore di lasciare la piccola insieme alla madre fino ai 30 giorni, dopo di chè avrei provveduto io stesso all’imprinting sull’uomo abituandola alla routine della vita insieme a lui. L’avventura inizia nel momento in cui separiamo la piccola dalla madre e la riponiamo in un contenitore di quelli usati per le lettiere dei gatti riempita di rametti di abete. Dovendo affrontare un lungo viaggio di 5 ore in macchina, abbiamo deciso di sistemare il contenitore sul sedile posteriore dell’auto tra le mie figlie. Devo dire che fin da subito la piccola si è dimostrata un po’ tesa ma non troppo. Osservava soprattutto il movimento delle mani delle mie figlie impegnate Federico Lavanche e famigliacon il lettore mp3, psp, patatine fritte, ecc.ecc. All’auto grill, guardava con interesse  l’enorme afflusso di gente che andava e veniva, protetta dai vetri oscurati della macchina. Arrivati a casa, l’abbiamo subito riposta nel suo nuovo nido ricavato dal tavolino tondo del salotto proprio vicino alla tv, nella stanza che in assoluto, da noi più vissuta. Al centro del tavolo abbiamo riposto un grosso sottovaso con intorno frasche di lauro con al centro rametti di pino, rosmarino e salvia, giusto per mantenere un buon odore in casa. Presenti sul tavolo anche il guanto da falconeria, un cappuccio, un logoro e la metà di una quaglia da sgranocchiare. Abbiamo dovuto mettere dei nylon lungo le pareti della sala e delle vecchie tovaglie sui divani perché non so lo sapete… gli astori defecano ad una distanza ragguardevole….

Ha apprezzato molto il nostro lavoro e si è sentita subito a suo agio. Ha iniziato a guardare fuori verso il giardino dando una sbirciatina all’altro falco legato alla sua sistemazione a casa nido astorepertica, al cane che faceva capolino, ai 2 mici curiosi che ben conoscono i rapaci. Dopo un paio d’ore si è rilassata a tal punto da lisciarsi la piume e da mettersi con la zampa in piuma. La quaglietta per ora non l’ha toccata, vedremo più tardi. Non le sfugge nulla, ogni nostro movimento, ogni volta che parliamo, qualche scena in tv, si dimostra davvero curiosa! Passa con noi tutta la serata sul suo nido sul tavolo dopodichè avvicino il contenitore che ci è servito per il viaggio e molto delicatamente la spingo verso di esso, lei acconsente e ci si trova praticamente dentro. Sempre molto lentamente, la porto nella doccia , la deposito lentamente sul fondo con tutta la cassettina, chiudo la porta della doccia e la lascio li al sicuro per tutta la notte.

24-06-2013 ambientamento

sistemazione notturna giovane astoreMi dirigo in bagno e la trovo dove l’ho lasciata, all’interno della doccia, nel suo contenitore. Prendo una metà quaglia scongelata e vado a riporla nel nido sul tavolo del soggiorno. Mi reco in bagno, tiro su il contenitore con il falco dentro e molto lentamente, porto il falco in soggiorno, con una leggera pressione sulla spalla del rapace, la invito a saltare sul tavolo-nido e così fa. Dopo pochissimo, attacca la metà quaglia a disposizione e la divora praticamente tutta. Passa tutta la mattinata sul tavolo a vedere la televisione con le mie figlie. Al nostro rientro per pranzo, la troviamo tranquilla sul nido. Nel pomeriggio la prendo di nuovo e la invito a salire sul pugno guantato per la prima volta semplicemente poggiandoglielo dietro la coda fino a quando, arretrando, è praticamente costretta a salirci su..E’ un po’ impacciata, a malapena sta in piedi e sembra aver difficoltà ad usare le “mani” per stare dritta sul pugno. Molto lentamente la porto sul contenitore posto sul tavolo in giardino. Si gode un po’ di aria fresca, guarda con curiosità tutto ciò che ha intorno a sé, cani compresi. Colgo l’occasione per metterle i braccialetti dei geti e un campanello che mi sarà utile in seguito. Dopo un’oretta, apro a metà la sua prima quaglietta piumata e la dispongo sul nido in soggiorno, così lei non mi vede! Mi astoreavvicino, la invito a salire sul pugno semplicemente ponendolo sotto la coda e lei con un passo indietro ci è salita sopra. Delicatamente, la riporto al nido e, dopo poco, assaggia la quaglia. In un momento di tranquillità le metto anche i braccialetti alle zampe e un campanello, giusto perché si abitui fin da subito. Alla sera, durante la cena, vedo con piacere che mangia il resto della quaglia con più appetito e disinvoltura della volta precedente, ingoiando ossa e piume. Termina la serata saltando giù dal tavolino per poi risalirci su dopo qualche istante. Si è lisciata le piume e sta con la zampa in piuma. Ha il gozzo, è rilassata, ottima esperienza positiva, sta andando tutto per il meglio. La nottata la passerà in doccia come la scorsa notte.

25-06-2013

Federico Lavanche con giovane femmina di astoreOggi la giornata è trascorsa in tranquillità sul suo nido in soggiorno. Ha mangiato metà quaglia alla mattina e altra metà alla sera. Tutto il giorno è stata a sonnecchiare, a passarsi il becco tra le piume, a stiracchiarsi, a vedere la televisione in compagnia della famiglia fino a sera. Ho provato a tirarla su sul pugno appoggiandolo sotto la coda. Una volta sul pugno, molto delicatamente, l’ho sollevata su e accarezzata brevemente. Si regge sul pugno a malapena, non è in grado di girarsi ne di trattenersi bene con le zampe  e ho paura che cada. Non sa ancora usare le ali che non sono neanche sviluppate quindi la ripongo delicatamente al nido. Passa la notte in doccia come sempre.

26-06-2013

Gemma mentre magiaVado a prenderla in doccia, è completamente sdraiata sul petto all’interno del suo contenitore nido. Sollevo su contenitore e falco e molto lentamente, come sempre mi dirigo in soggiorno dove ho riposto precedentemente metà quaglia legata al logoro nel nido. Appena è a portata, con una mano, la invito a saltare sul nido del soggiorno, e così fa. Dopo poco inizia a mangiare la quaglia.
E’ in questi momenti che amo soffermarmi vicino a Gemma, voglio che associ la mia presenza ad una esperienza positiva come il nutrimento.

astore

Passa tutta la mattinata sul suo nido. A pranzo la trovo sui resti piumati della quaglia e decido di integrare la sua dieta con un pulcino intero che ripongo alle sue spalle mentre è indaffarata a vedere altro. Poco dopo lo divora con ingordigia in mia presenza, altra esperienza positiva. Ha sempre un bel gozzo visibile. Circa ¾ d’ora dopo, cerca ancora cibo… Le do un altro pulcino, sempre senza farmi vedere che lo metto nel suo nido. Quando torno, alla sera per cena, le metto la sua prima quaglia intera che divora quasi tutta! La “ragazza” cresce e con essa l’appetito! Buon segno!  Non ama stare sola, quando lo è scende dal nido per esplorare casa a piedi…. L’ho trovata grazie al campanello… Ho provato a prenderla su con il guanto ma scende immediatamente. Sono costretto a prenderla di forza e a riporla in soggiorno con non pochi schiamazzi da parte del pennuto. Vedremo più in la…. Novità del giorno, inizia dopo il pasto a pulirsi il becco e ad artigliare con rapidità e violenza qualche parte del nido… Sta imparando a controllare le sue armi micidiali!

29-06-2013 Introduzione al logoro

astoreOggi è sabato è una bellissima giornata di sole e ho tutto il giorno per studiare il comportamento del giovane astore. Come sempre la vado a prendere dalla doccia e la porto nel nido in soggiorno dove la aspetta una quaglia sul logoro. Senza indugi, appena mi avvicino al nido, con un voletto di 50 cm, si lancia sul nido e subito dopo sul logoro dove la faccio mangiare a sazietà. Non appena ha finito di mangiare, mi riavvicino con la cassetta nido (quella che utilizzo per la notte) e la spingo delicatamente a salirci su per portarla sul tavolo in esterno. E’ bello vedere che osserva tutto, cani, gatti, farfalle, erick sull’altra pertica, il via vai delle mie bambine ecc. Dopo poco, con un bel voletto di un metro e mezzo, passa dal tavolo allo schienale della sedia e poi sulla panca li vicino. Con fare deciso, zompetta su un vaso e li passa tutta la mattinata a godersi il sole del mattino, passarsi le penne tra il becco, a mordicchiarsi i geti… Noi ne approfittiamo per dare una pulita al soggiorno perchè ne astoreha davvero bisogno… Mi rendo conto che è difficile fare questa esperienza se non hai accanto una donna intelligente come la mia che comprende la grande passione che mi anima! Le bambine mi stanno dando un grande aiuto in questo momento di socializzazione, giocano, cantano, saltano, vanno in bicicletta, allungano la manina sul petto del falco e tutto questo serve a crescere un animale senza paura. Nel pomeriggio ho tagliato l’erba in giardino passando a pochi metri da Gemma, insensibile al rumore della tosaerba, altro ottimo esercizio! Senza farmi vedere, le metto un pulcino poco distante dal suo posatoio, in un vaso. Quello spuntino le servirà per tutto il pomeriggio fino a sera. Il nido in soggiorno è in pessimo stato, i rami di pino iniziano a perdere gli aghi, è presente qualche residuo di carne ed è pieno di quelle particelle leggerissime che racchiudono le penne dei giovani falchi che sembra forfora.. Visto che il falco è fuori, glielo rifaccio completamente, lo pullo astoreapprezzerà! All’imbrunire mi riavvicino con la cassetta nido e mi avvicino al nido fresco e profumato del soggiorno con al centro una bella metà quaglia sul logoro. Emetto un fischio che mi servirà successivamente quando la chiamerò al logoro. Mentre mangia accendo la televisione e passerà con noi tutta la serata. E’ come i bambini, quando sta all’aria aperta, si stanca! Dopo il pasto si è accovacciata sul petto come una chioccia in cova e ha iniziato a sbadigliare innumerevoli volte per poi crollare letteralmente di sonno lasciando cadere, a poco a poco la testa giù, chiudendo gli occhi… Spettacolare! Come sempre ed esattamente con le stesse modalità la porto in doccia per la notte. A domani!

30-06-2013 Introduzione alla pertica tonda

astore logoroAnche oggi c’è una magnifica giornata di sole ed è domenica! La prendo dal bagno e questa volta mi dirigo in giardino, l’erba è bassa e la ripongo  a terra con tutto il contenitore della notte. Questa volta la quaglia dovrà andarsela a prendere sul prato! Quaglia sul logoro, fischio nel solito modo, faccio roteare verticalmente il logoro e glielo getto ad un metro e mezzo davanti a lei. E’ rilassatissima, è baciata dal primo sole mattutino ma ad un certo punto, fa un bel salto dritto vicino al logoro per artigliarlo con potenza.

astore in giardino

 

Mangia metà quaglia e poi salta sul suo vaso preferito dove rimane tutta la mattina in piena tranquillità. Verso l’ora di pranzo, incarno il logoro con il resto della quaglia della mattina, soliti due giri, fischio e glielo getto sulla panchina ad un metro da lei. Un paio di minuti dopo la trovo sul logoro a mangiare. Mi avvicino, le cammino li vicino e si dimostra sempre tollerante. Quando ha finito di mangiare salta sul suo posatoio e li rimane a vigilare tutto. Levo il logoro e ripongo il resto della quaglia per la sera. Tragedia sfiorata… Stavo scrivendo il diario quando…dal rumore dei campanelli capisco che è scesa a terra. La vedo, è sul limite del prato. Tempo di capire cosa vuole fare.. e via, scappa a piedi proprio verso il mio maschio di harris legato di fronte a lei al fondo del giardino! Tempo di buttare il pc sul divano e scappar fuori che Erick è a 10 cm da Gemma!!!! Erick è sceso giù dal suo posatoio ed è arrivato alla massima

astore

estensione della lunga! Riesco al volo a spingere letteralmente l’astore dalla parte
opposta dell’ harris salvandola dai suoi artigli! Mi è andata bene! La cosa non deve ricapitare mai più! Decido di sollevarla sul pugno e di portarla in casa. Rimango con lei una decina di minuti con Gemma sul pugno e noto con piacere che non tenta di saltar giù, meno male! Allestisco 3mq di erba sintetica sul pavimento del patio, fronte al giardino, in ombra e proprio sul passaggio della cucina. Al centro appoggio una pertica tonda con una pesantissima base in ghisa e la lego nel classico modo tramite geti, girella lunga alla pertica.

Questo, da ora in poi sarà la sua nuova struttura. E’  normale arrivare a questo stadio quando il falco diventa ingestibile, tende a cercare posatoi sempre più in alto, arriva ad un età in cui, in natura, lascia il nido per posarsi sui rami vicini.

Federico Lavanche

Per questo motivo conviene legare il falco ed avvicinarsi alle fasi successive di introduzione alla caccia. Si è abitata ad essere legata anche se di tanto in tanto becca il bottone dei geti. Sa esattamente dove può arrivare ma non ha ancora capito come saltare sulla pertica. Il nido in soggiorno non serve più anche perchè se la lasciassi di nuovo libera, tenterebbe di salire sui divani o peggio di girovagare per casa sbattendo rovinosamente. Al posto del nido, sempre sul tavolino basso in soggiorno, ho messo una vecchia tovaglia cerata, un quadrato di erba sintetica con al centro la pesante pertica. Da ora in poi, dovrà conviverci, ci si pulirà il becco a fine pasto, la farà sentire lontano dal pericolo. Verso sera, la prendo sul pugno appoggiandoglielo sotto la coda.
Il falco farà un passetto in dietro e si troverà sul pugno. Mi dirigo verso il giardino ma dopo pochi passi tenta di scendere, con molta calma, mentre è a penzoloni, la prendo con la mano destra dal petto e delicatamente la riporto sul pugno, lei sentendo il pugno lo stringe e si ritroverà nuovamente su di esso. Bene, rimane in equilibrio e sempre molto lentamente, cammino fino ad una sedia da giardino, una di quelle che ha i poggia braccia. Mi siedo e appoggio il pugno con il falco sul poggia braccio in modo da limitare i movimenti del guanto. Il falco è un po’ teso ma non si dibatte. Dopo qualche minuto, vedendolo tranquillo, mi alzo molto lentamente e faccio un breve giro con il falco sempre sul pugno verso l’ombra. Mi risiedo e noto subito che Gemma è più Gemma, femmina di astoretranquilla. Rimango sul posto una decina di minuti per poi tornare seduto dove ero prima. Questa volta ci rimango una quindicina di minuti, Gemma mette la zampa in piuma, segno che inizia ad amare il suo nuovo posatoio mobile! Altri minuti e mi riavvicino alla sua pertica, sempre da dietro le appoggio la pertica dietro la coda alla base dei tarsi e lei torna sulla pertica. Ottima esperienza!

04-07-2013

Come sempre predispongo una quaglia sul logoro, vado in bagno a prendere Gemma, trovo la cura del giorno prima e la porto con tanto di pertica fuori, sotto il patio sull’erba sintetica. Ho trovato una zona riparata dal sole ma nel bel mezzo della piena attività della famiglia. Quando la vedo tranquilla, mi metto davanti a lei, 2 giri di logoro roteandolo in verticale, fischio e faccio cadere il logoro per terra, sul tappetino a portata di falco. Non importa quanto tempo ci mette per salirci su visto che è una palla di grasso, alla fine ci salta su e la divora quasi tutta. Quando ha finito faccio sparire logoro e avanzi che le ripropongo alla sera. Noi nel frattempo, facciamo colazione e a lei non sfugge nulla. Passa tutta la mattina sulla pertica passandosi ogni piuma, una per una con una cura impressionante. Visto il caldo incessante, rifiuta il pulcino all’ora di pranzo, non importa, giovane astoremangerà alla sera. Quando rientriamo dal lavoro, mi ricordo di avere un coniglio per la traina, un simulacro di coniglio con tanto di codino bianco. Lo incarno e glielo getto sul lato della pertica. Sorprendentemente, qualche secondo dopo, ci salta su con decisione, iniziano a mangiare la carne che avevo posto su. Mi era capitato con  altri falchi che vedendo un “animale” nuovo, non si posassero sopra ma che ci si posassero vicino cercando di becchettarlo timidamente da lontano.. Mi sembra davvero un bell’approccio! Quando finisce di mangiare, torna sulla pertica e faccio sparire tutto, come al solito. Ceniamo e, delicatamente come sempre, mi metto il guanto, mi avvicino, glielo pongo dietro le zampe, sotto la coda e lei, con un passetto all’indietro ci sale su. La piccola apprende, è tranquilla e io sono contento di tutto ciò! Molto delicatamente, la porto in soggiorno davanti alla televisione e mi siedo sul divano appoggiando la parte bassa federico lavanche e gemmadel guanto sul poggiabraccio in modo che lei abbia una tenuta sul guanto senza incertezze. Si rilassa molto, a volte socchiude gli occhi, io di tanto in tanto, la accarezzo con la mano destra partendo dalle zampe, via via sempre più su fino alla testa. Ogni sera è sempre più a suo agio, ogni sera più rilassata. Quando sia lei che io siamo stanchi, prendo la pertica e la riposiziono nella doccia mentre lei è sul pugno, la poso su, la assicuro con il moschettone e.. buona notte! Sono animali metodici, abitudinari, non amano gli imprevisti e io, per ora non glieli presento. Sta reagendo bene alla socializzazione, è serena, tranquilla, equilibrata, tra pochi giorni faremo il primo giro in auto, le servirà anche questa esperienza…

13-07-2013 introduzione del bagnetto, della pertica alta e del cappuccio

astore in giardinoI giorni stanno passando in attesa che Gemma, rinominata in Ira.. completi lo sviluppo delle penne. Le primarie sono quasi completamente sviluppate tanto quanto la coda. Ha passato questi giorni mangiando a sazietà. Da pochi giorni, la mattina, la metto in giardino anzichè sotto il portico, predisponendo un grande sottovaso pieno di acqua che fungerà da bagnetto. Altra novità è che ho
introdotto la “cortesia” cioè una

condizionamento astore

zampa di quaglia che le avvicino quando la prendo dalla doccia al mattino. in pratica, la faccio salire sul pugno nel solito modo, poi con la mano destra porto al pugno guantato la zampetta di quaglia che rosicchierà nel breve tragitto bagno-giardino. Arrivato in giardino, la poso sulla pertica, prendo il logoro che già avevo guarnito con il resto della quaglia, 2 giri, fischio e glielo getto dove può arrivare. Lei ci salta su, divora la quaglia e poi va a bere o a fare il bagno. E’ molto rilassata all’aria aperta e non ha paura di nulla. Ho introdotto la cortesia per avvicinarmela un po’, amo i rapaci assolutamente domestici e in un paio di occasioni si era dimostrata troppo selvatica per i miei gusti. Se mi avvicino ad un astore sulla pertica e ha la zampa in piuma, non mi piace che al mio avvicinarmi posa la zampa e si stringe tra le spalle. Sono segnali di paura che non amo. Da quando ho introdotto le beccate al pugno, è meno permalosa.

Altra novità è la pertica alta modello Pirrotta.

astore su pertica Pirrotta

L’ho autocostruita ed è fantastica. L’astore si trova più in alto, si sente al sicuro ed è perfettamente a suo agio. L’ho posizionata sul passaggio della cucina e praticamente, ogni volta che usciamo in giardino, passando, la sfioriamo. Ora, anche se passiamo e ha la zampa in piuma, non la posa più, ma gira la testa, curiosa con le penne ben rilassate. Questa pertica è fantastica perchè il falco non si sentirà mai in pericolo e sarà più semplice per il falconiere prenderlo sul pugno.Alla sera dopo il pasto, le metto il cappuccio e glielo lascio via via di più. Piano piano ci si sta abituando. Domani andrò a comprare i primi conigli, è ora di iniziare a cacciare!

Il Diario del mio Astore seconda parte….

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Ritrovate le due aquile del Bonelli sottratte dal loro nido nell’agrigentino

aquile bonelli

 

(AGENPARL) – Roma, 13 giu – Due pulcini (pullus) di Aquila del Bonelli (Aquila fasciata) sottratti dal loro nido nell’agrigentino lo scorso 8 maggio sono stati ritrovati dopo un mese dalla Sezione Investigativa CITES del Corpo forestale dello Stato in un rudere delle campagne di Alessandria. Individuato il presunto responsabile dell’illecito, denunciato all’Autorità Giudiziaria per violazioni alla normativa Cites e a quella sulla caccia e per maltrattamento animali. Durante la perquisizione, nell’immobile è stato scoperto anche un laboratorio clandestino per la riproduzione di anelli di marcaggio, certificati Cites olandesi falsi, corde e chiodi d’arrampicata e strumenti per il bracconaggio, oltre a numerosi animali morti conservati in congelatore.

Coordinati dalla dott.ssa Brunella Sardoni, Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Agrigento, gli accertamenti condotti dalla Forestale hanno portato al rinvenimento e al sequestro oltre che dei due esemplari di Aquila del Bonelli anche di sei falchi pellegrini catturati illegalmente. Dalle indagini sarebbe emerso che tutti gli animali ritrovati sarebbero poi stati immessi nel mercato clandestino, dove un esemplare di Aquila del Bonelli accompagnato da documenti falsi o riciclati può valere fino a 15 mila euro.

La cattura dei due pulcini, ancora non abili al volo, avrebbe comportato un danno gravissimo alla conservazione di questa varietà di rapace, tutelata dalla Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna minacciate di estinzione. Soltanto una ventina di coppie sopravvivono nell’habitat selvatico del nostro Paese. Tutte nidificano in Sicilia, dove sono costantemente minacciate.

Nel condurre le indagini, che rientrano nelle operazioni svolte in Sicilia dalla Forestale e che, coordinate da diverse Procure, sono finalizzate a reprimere il bracconaggio e la depredazione dei siti di nidificazione, gli agenti si sono avvalsi di fonti confidenziali e del supporto informatico e specialistico dei volontari della Lipu e del personale del Coordinamento rapaci della Sicilia.

Dal 2010 ad oggi sono stati sequestrati oltre 60 rapaci protetti, tra cui Aquile del Bonelli, Gipeti, Capovaccai, Falchi lanari e pellegrini. Gli animali verranno o liberati, alcuni con la tecnica dell’hacking cioè rimettendoli vicino al nido di provenienza, o introdotti in un progetto di conservazione della specie, come è avvenuto per Turi, un maschio di aquila liberato lo scorso dicembre nel palermitano, o come avverrà per uno dei due esemplari rubati nell’agrigentino lo scorso maggio che gli esperti del Centro Recupero Fauna Selvatica della Lipu “Bosco di Ficuzza”, nel palermitano, insieme agli specialisti della Riserva Regionale del Lago di Vico, nel Lazio, hanno recentemente curato e preparato al ritorno in natura.

Sullo speciale Arca di Noè del Tg 5 di Domenica 21 Luglio è andato in onda un servizio sul ritrovamento dei pulli di Bonelli. Il video (a partire dal minuto 2.42) mostra il ritrovamento e il sequestro presso il casolare di Alessandria.

 http://www.video.mediaset.it/video/l_arca_di_noe/full/400511/puntata-del-21-luglio.html

A caccia col falco a Beirut, Libano

Foto 2 - Prima cattura

Ad una signora non si chiede mai l’eta’, ma il mio primo approccio con i rapaci avvenne dopo aver superato un paio di “anta”. Ma fin qui nulla di strano, mi sono sempre piaciuti gli animali. Pur vivendo in citta’ mi portavo a casa di tutto, topolini, passerotti, trovatelli.
Negli ultimi anni, non potendo piu’ possedere un cane a causa dei miei continui spostamenti, rimasi con dei pappagalli, piu’ o meno anche loro di recupero, un paio portati da Kabul, altri due presi qui a Beirut, dove vivo da 5 anni. E proprio qui, andando al negozio per comprare mangime incontrai il primo rapace, un gheppio europeo chiuso in una gabbia piccolissima con i posatoi di plastica zigrinata per canarini, cibo puzzolente, acqua sporca, luce scarsa di uno scantinato. Era l’inverno del 2008.
Cominciai ad informarmi superficialmente ed infine lo rilevai per pochi dollari. Ettore, un nome adatto per lo sguardo fiero di un rapace. Ovviamente riusci’ a scappare nel giro di pochi giorni, ma lo avrei rilasciato comunque, dato che qui sono tutti di cattura. Infatti lo feci in seguito con uno sparviero, un falco cuculo, lodolaio, altri gheppi, un pecchiaiolo. Poco tempo dopo arrivo’ Achille, un altro gheppio che curai per oltre 6 mesi a causa del bumblefoot ad entrambe le mani, causato probabilmente dai posatoi zigrinati del negozio. Pensavo che sarebbe sempre rimasto con me, perche’ era guarito dal bumblefoot, ma aveva anche perso l’uso di alcune dita, pur riuscendo ugualmente a predare topolini. Furono invece i falconieri a convincermi a provare con l’ammansimento ed era gia’ in filagna quando, nella primavera del 2010, riusci’ anche lui a scappare da un oblo’ semichiuso di uno stanzino adiacente la falconiera.
Foto 1 - Rufus primo volo liberoNel frattempo mi ero documentata, avevo letto libri, mi ero iscritta in Forums di Falconeria per leggere, imparare, domandare, scoprire. Avevo imparato quali accorgimenti dovevo prendere prima di rilasciare un falco, quali stratagemma attuare per evitare di incentivare il mercato dei rapaci, fortunatamente molto povero. E avevo letto molto sulla Falconeria, estasiandomi ai racconti di voli e di caccia. La passione per la Falconeria stava nascendo, specie dopo l’esperienza con il gheppio.
Alla terza poiana, dopo due comuni, una stupenda codabianca giovane e di cattura arrivata nel giugno 2011, decisi di provare! Cominciai ad ammansirla. La chiamai Rufus, dal suo nome scientifico buteo rufinus.
Qui in Libano non ci sono falconieri, non esiste la Falconeria, ma tanti cacciatori che sparano a tutto cio’ che si muove. Dovevo fare tutto da sola ed aiutarmi in Internet con gli amici falconieri, alcuni dei quali mi stettero virtualmente accanto nelle difficolta’ iniziali.
Ho la fortuna di avere una foresta di proprieta’ privata vicino a casa. Si paga l’ingresso e c’e’ un bel percorso di circa 2 km tra alberi e rocce, non sono ammessi cacciatori e il posto e’ ideale per i voli durante la settimana. Acquisto subito l’abbonamento annuale e la mia vita comincia a cambiare, radicalmente.
Subito dopo il lavoro di corsa a casa, cambiarsi, pesare il falco e via nel bosco. Niente piu’ visite ad amiche, niente piu’ shopping, PC e TV solo la sera. Che emozione il primo salto al pugno!!! Dopo il lavoro indoor, si esce in filagna. Risponde bene, che euforia, risponde male, torni a casa mogio mogio e ti domandi che cosa hai sbagliato. Ma imparo che bisogna aver pazienza, costanza, si deve conoscere l’animale e riconoscere il suo linguaggio, lui deve conoscermi ed avere fiducia in me. Dobbiamo essere in simbiosi.
In agosto parto per due settimane e lascio Rufus a chi me lo aveva venduto con la promessa di tenerlo al blocco in una stanza per lui. Purtroppo al mio ritorno lo trovo magrissimo e con tutte le penne rovinate. Era stato messo in gabbia!
Faccio costruire una voliera per casa mia e da allora i miei falchi non andranno piu’ in mano ad estranei e le mie vacanze non supereranno mai le due settimane.
Foto 3 - Passeggiata tra i cedriNonostante il danno alle penne, Rufus fortunatamente vola bene e continuiamo l’addestramento.
Il primo volo libero credo che sia sempre un traguardo ed un’emozione nello stesso tempo, che si rinnovano con lo stesso entusiasmo per ogni falco che metti in volo.
Ma la prima volta che si libera un falco la paura di perderlo e’ tanta, poi con l’esperienza gia’ al secondo falco la paura si trasforma in un esame del proprio lavoro e se sai di averlo fatto bene, sai anche che il falco ritorna da te.
Non ho la radio, non so se qui e’ permessa, per via delle frequenze, vola solo con i campanelli.
Rufus e’ tosto, fa’ quello che vuole lui, viene quando gli pare se non si sta piu’ che attenti con il peso, ma segue e l’ho sempre riportato a casa. Dopo un anno esatto, quasi al termine della muta, non armato e ben in carne, grazie ad una mia disattenzione mi vola via dalla falconiera. Non poteva scegliere periodo migliore e del resto era il suo destino, lo avrei comunque rilasciato. Falco autoctono, di cattura, facile reperibilita’ di prede, la sua sopravvivenza era quasi certa.
Era il giugno 2012 e leggevo a destra e manca delle cove e delle nascite. La mia idea era gia’ maturata mentre avevo Rufus, prendermi un falco da caccia con tutti i documenti in regola.
Ma quale? Inizialmente pensavo al pellegrino, che ti fa’ salire l’adrenalina quando picchia, all’astore, cacciatore instancabile, al sacro, falco versatile e di facile reperibilita’. Valutando il territorio, la disponibilita’ di tempo da dedicare alla caccia (solo il fine settimana) e le prede, la cerchia si restringeva notevolmente.
Quasi casualmente leggo l’annuncio di Silvio, un falconiere che seguivo da anni nel Forum e che mi entusiasmava con i suoi racconti di voli e di caccia con Vento, un harris maschio. Ha due femmine disponibili. Lo stesso giorno vengono prenotate entrambe, una sara’ la mia.
Amira (in arabo significa principessa) arriva ad agosto.
Ci metto quasi un mese a metterla in volo, con la gestione del peso bisogna veramente farci la mano!
Mi faccio fare una traina con una pelle di coniglio e comincio ad addestrarla. A novembre il primo coniglio, inseguimento e presa da manuale, per me un risultato incredibile! Poco dopo il secondo e poi cominciano i guai della territorialita’. Mi fa’ le passate sulle persone, devo interrompere i voli infrasettimanali e non trovo luoghi alternativi. Continuo a volarla, ma solo il fine settimana, troppo poco per la caccia ed infatti non prende piu’ niente!
Dopo un paio di mesi provo a riportarla nel bosco vicino a casa, dove aveva fatto territorio, con la speranza che si fosse calmata. In effetti e’ tranquilla, si comporta bene. Non la volo piu’ tutti i giorni, solo un paio di volte durante la settimana e poi caccia il fine settimana.
Pare che funzioni perche’ comincia di nuovo a predare e decido di non fermarla per la muta, visto che prende piu’ conigli ora che quest’inverno.
Ormai e’ una passione irreversibile. Ti svegli la mattina presto, guardi fuori e decidi.
Posso cacciare solo in un posto, una riserva di caccia con conigli selvatici ad un’ora di macchina da Beirut, ma in una zona a rischio. Mi hanno “sgridato” tante volte perche’ ci vado quasi sempre sola, mi tocca sostituire le targhe per mimetizzarmi con i locali, ma non rinuncerei mai alle uscite con il mio falco!
Quando sei sul campo si e’ come in trance, non parli se non a cenni, il caldo ti imperla di sudore la fronte e te lo fa’ gocciolare negli occhi, che bruciano. Ti detergi, ma non tanto per il bruciore, che quasi non senti, ma per vedere meglio. Le spine dei cardi ti sforacchiano i pantaloni, ti entrano nelle scarpe, le toglierai al ritorno. Poi il battitore urla “rabbit”, lancio Amira con un “jalla” e l’adrenalina ti sale! Non importa se preda o meno, e’ l’azione che si spera sia bella! Un bell’inseguimento da’ piu’ soddisfazione di una cattura facile. Se poi termina con la cattura e’ il massimo!
Ma anche quando vado in montagna a farla volare le emozioni non mancano. Ci vado quasi sempre sola, ho una vecchia jeep che mi porta ovunque, una pala fissata sul tettuccio per ogni evenienza. E’ gia’ successo un paio di volte di impantanarmi, per cui non vado piu’ troppo offroad se sono da sola, lascio la macchina sulla strada anche perche’ poi, arrampicandomi a piedi per sentieri dove non incontri anima viva, all’occorrenza potrebbero localizzare meglio il posto dove mi trovo.
Io e lei, nel silenzio della natura, con un panorama davanti ai tuoi occhi, un cielo azzurro, a volte la neve o un vento gelido che ti sferza la faccia, oppure il sole che ti brucia. Non sono romantica, e’ soltanto la realta’!
Una realta’ che si puo’ vivere ad ogni eta’!
Dove trovi una nonna che invece della foto del nipotino, nel portafoglio ha la foto della prima cattura del suo falco?

Margherita Sporeni, alias “volovia”

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Trattato sulla falconeria De Arte Venandi cum avibus

f De arte venandi cum avibus deluxe facsimile edition

Anna Laura Trombetti Budriesi, curatrice dell’edizione italiana: “L’estetica del volo prevale in assoluto”
FEDERICO__IIChi per primo ha addestrato un rapace per la caccia? Furono i cinesi o i mongoli? E quando? Quattro mila anni fa o ancora prima? A queste domande gli storici provano a dare una risposta. Ma le teorie sono sempre differenti.
La cosa più verosimile è che le tecniche di addestramento di falchi e aquile a fini venatori, siano state inventate indipendentemente in più luoghi
diversi in periodi differenti. La professoressa Anna Laura Trombetti Budriesi, ha curato l’edizione italiana del “De Arte venandi cum avibus, l’arte di cacciare con gli uccelli” scritto da Federico II di Svevia nella prima meta del XIII secolo. “Le tracce della falconeria spiega la professoressa Trombetti Budriesi risalgono a due millenni avanti Cristo. La falconeria si sviluppa in Asia e viene portata poi in Europa e nella penisola arabica. Inizialmente consisteva nell’utilizzo del rapace esclusivamente per la caccia”. Il testo, adottato nelle scuole di falconeria, è ancora oggi il manuale più completo su quest’arte. “Più di quanto Federico non scrisse chiarisce la curatrice dell’edizione italiana dell’opera non si può dire sull’addomesticamento dei falconi e sulle loro caratteristiche”. La falconeria affonda le radici nella preistoria e attraversa i continenti. Dall’Asia all’Africa, fino in Europa e in America. Fra le rovine della città di Khorsabad, in Mesopotamia, è stato trovato un basso rilievo raffigurante un falconiere. Risale al regno del Re Assiro Sargon, vissuto intorno al 750 avanti Cristo. “Il passaggio dall’uso del rapace a fini f De arte venandi cum avibus editio Manfredi Bibliotheca Vaticanavenatori alla simbologia di qualcosa che attiene all’alto, si ha con le popolazioni germaniche continua la professoressa le élite dei Germani erano contraddistinte da alcuni caratteri prevalenti: il portare sul pugno il falco e l’avere dei bei cani”.Ma è nel Medioevo che la falconeria ha la sua massima espressione .“Nei secoli bui il falco diventa il simbolo dell’essere un guerriero vincente in combattimento: viene perciò associato a una classe militare ricorda la curatrice del “De Arti” – nel famoso arazzo di Bayeux una parte dei Normanni che vanno a conquistare l’Inghilterra è raffigurata proprio con il falco sul pugno: in questo modo si voleva esaltare la nobiltà dei partecipanti alla guerra”. Fra l’appartenenza sociale e la pratica della falconeria c’è sempre stato un forte legame. “E’ un modo non economico di cacciare conferma Trombetti Budriesi – il rapace per natura caccia una o due volte al giorno, ha bisogno di un lungo addestramento e può perdersi molto facilmente. La falconeria non è in sé un modo di cacciare produttivo”. falconiere medioevaleIl “De arte venandi cum avibus”, è un trattato monumentale in sei libri, incompiuto. “Federico morì prima di portarlo a termine – spiega la professoressa – il trattato fu curato dopo la sua morte da due dei suoi figli: Manfredi e Enzo. Manfredi fece miniare una parte del trattato di cui oggi restano soltanto i primi due libri, conservati nel manoscritto Vaticano, sulla descrizione delle caratteristiche fisiologiche e comportamentali di rapaci e prede. Enzo, figlio illegittimo di Federico, fece tradurre il trattato di suo padre dal latino al francese. La sua opera, che si trova a Bologna, è il manuale che viene adottatooggi nelle scuole di falconeria”. “Federico II scrive il trattato durante un periodo di almeno trent’anni spiega Trombetti Budriesi durante il quale fa venire da ogni parte del mondo i migliori falconieri: dall’Oriente dove aveva conosciuto quest’arte durante le Crociate e dall’Europa. Con loro si esercitava nella pratica e ascoltava i loro consigli”. È un’arte complessa e lo stesso Federico II scriveva che “per il falconiere, ogni cosa deve nascere dall’amore che egli porterà alla sua arte”.
“I nobili, dice Federico, debbono prima studiare la teoria e poi cimentarsi nella pratica – ricorda la professoressa Trombetti Budriesi perché quest’arte non è un ars meccanica ma è un ars liberale, è una vera scienza e deve quindi essere in equilibrio tra teoria e pratica”.
falconiereMa la falconeria non è solo caccia: “A Federico la cosa che interessa di più non è cacciare spiega la professoressa ma è guardare i bei voli degli uccelli. L’estetica del volo prevale in modo assoluto”. Nel XV secolo la falconeria guadagnò importanza in tutta Europa e diventò una delle materie di studio per la formazione dei regnanti e della nobiltà. I falchi stessi erano un segno di distinzione e, a seconda della specie, venivano riservati a persone di rango adeguato. “L’azione di caccia con il rapace spiega la curatrice del “De Arti venadi cum avibus” si svolge in pochi secondi: si lancia il falco, poi si fa alzare la preda e il falco scende e uccide la preda. Un azione che è frutto di una preparazioni di mesi. La brevità dell’azione venatoria somiglia molto all’attività con cui un sovrano a capo di un impero deve fare quando assume delle decisioni. Per questo il lavorare con il falco è per Federico lo specchio della sua azione politica. Si va a caccia con il falcone per mettere alla prova la propria capacità intellettuale di governare attraverso la forza, la persuasione, la capacità di conoscenza”. Ogni rapace nella visione di Federico II era il simbolo di una classe sociale. “L’imperatore è simboleggiato dall’aquila e il falco è il nobile spiega Trombetti Budriesi il grande guerriero del medioevo, il nobile, ha le stesse caratteristiche del falco: l’essere veloce, rapido, indomito, difficile da prendere. Per questo la falconeria è lo specchio della nobiltà: il falco addomesticato è come il nobile addomesticato”. Nell’Inghilterra del 1400, per possedere un girfalco bisognava essere re, per avere un pellegrino almeno conte, per un falco sacro cavaliere e per un falco lanario signore. Donne, giovani, preti e servi non potevano andare, rispettivamente, oltre lo smeriglio, il lodolaio, lo sparviero e il gheppio. Ma se i moderni falconieri dovessero seguire alla lettera gli insegnamenti
di questo stratega del medioevo allora quest’arte potrebbe essere praticata soltanto da chi ha sangue blu. “Il fascino di quest’arte oggi conclude la professoressa sta nel legame che si instaura con i rapaci, la dedizione totale, il grosso impegno. Le persone sono affascinate dalla vittoria che hanno sull’animale che riescono a domare: è una grande vittoria della mente, una sfida intellettuale che già Federico aveva compreso”.

falconi

Legge Regione Piemonte Regolamento detenzione esotici

regione-piemonteCon l’approvazione (28 novembre 2012) del Regolamento attuativo della L.R. n. 6/2010 (“Norme per la detenzione, l’allevamento, il commercio di animali esotici e istituzione del Garante per i diritti degli animali”), si completa il percorso dell’Assemblea Regionale Piemonte.

Si possono trarre alcune conclusioni, ma i testi ed il comportamento dell’Assemblea meritano approfondimenti e adeguate reazioni, che ci riserviamo nell’immediato futuro.

Possiamo senza alcun dubbio attribuire alla Regione Piemonte due Premi Oscar:

-al Top della confusione giuridica;

-al Top dell’arroganza.

Possiamo anche attribuire alla medesima il Premio Spending Review:

– al comportamento che meglio interpreta l’urgenza di mettere sotto controllo le spese ed il rigore nella scelta degli indirizzi di spesa prioritaria, in questi tempi in cui la popolazione umana del Paese Italia che sfiora il livello di povertà ha raggiunto il 30%.

Possiamo infine attribuire- in questo Natale ricco di incertezze e povero di valori- il Premio Notte di Natale o della Bontà, con la seguente motivazione:

-“la Regione Piemonte si preoccupa da almeno 26 anni del benessere degli animali “esotici”, con grande passione,risorse ed impegno, tanto da non avere trovato il tempo per occuparsi anche del benessere dell’altra metà del cielo, e cioè degli animali che “esotici” non sono. Nonostante la delega ricevuta dallo Stato nel febbraio 2003….”

 

1- Confusione giuridica.

Chi sono gli “animali esotici”? Denominazione che non ha seri riscontri scientifici né giuridici, al di fuori della Regione Piemonte.

Il primo tentativo di definizione (se non si definisce l’oggetto, una legge diventa una fonte inesauribile di guai….) è contenuto nella L.R. Piemonte n. 43/1986 : “Ai fini della presente legge si intendono per animali esotici le specie di mammiferi,uccelli e rettili facenti parte della fauna selvatica esotica, viventi stabilmente o temporaneamente in stato di naturale libertà nei territori dei Paesi d’origine e dei quali non esistono popolazioni sul territorio nazionale”. Forse possiamo interpretare questa tautologia in questo modo: si tratta di animali di specie alloctone ( cioè non originarie del territorio italiano), originarie di Paesi lontani ( e…misteriosi, cioè esotici: riemerge Emilio Salgari…) e selvatiche.

Il nuovo tentativo di definizione (L.R. n. 6/2010) porta ad analogo risultato. Il termine “selvatico” complica ulteriormente l’interpretazione: si potrebbe pensare che “esotici” siano solo gli esemplari anche selvatici: ma sappiamo che non si possono detenere esemplari selvatici (legge nazionale).

Con questa definizione, le persone che detengono animali non capiscono chi sia l’esotico. Basta un esempio per tutti: il canarino proviene da un Paese lontano ed appartiene ad una specie che “vive stabilmente in stato di naturale libertà nei territori dei Paesi d’origine ma non in Italia”. Dunque, in base a queste definizioni rientra pienamente nelle disposizioni di queste leggi. Ma…i canarini attuali sono in cattività, nel nostro Paese, da 500-600 generazioni !

E c’è pure- sorpresa !- il Regolamento appena promulgato, che cambia le carte in tavola. Ecco la nuova elaborazione:

“Ai fini del presente regolamento si intende per:

a)-animali esotici: le specie esotiche appartenenti alle seguenti classi:

         1) mammiferi: tutte le specie

         2) uccelli: specie comprese nell’All. A del Reg. CE 338/97; tutte le specie appartenenti al genere ARA spp; tutte le specie appartenenti ai rapaci.

         3) rettili: tutte le specie comprese nell’All. A del Reg. n. 338/97

………..”

Primo appunto: è bizzarro che un Regolamento redatto e promulgato da una Giunta modifichi in modo sostanziale la definizione dell’oggetto della legge , approvata dall’Assemblea degli eletti. Bizzarro sul piano democratico istituzionale, ma sul piano giuridico forse ci possono essere conseguenze.

Altri appunti, ricordando che per la semplice detenzione, e per l’allevamento ed il commercio degli “indefiniti” animali esotici legge e regolamento prevedono patentino, autorizzazioni, registri ecc., cioè obblighi, vincoli, sanzioni e costi:

-evidentemente deve essere particolarmente difficoltoso per il legislatore piemontese trovare un termine omologo di “esotico”: ripete la tautologia. In questo modo non spiega nulla…

– tutte le specie di mammiferi: ricordiamo che la classe dei Mammiferi conta circa 5.400 specie  attualmente viventi, variabili in forma e dimensioni dai pochi centimetri e due grammi di peso del mustiolo agli oltre 30 metri e centocinquanta tonnellate di peso della balenottera azzurra, uno dei più grandi animali finora apparsi sulla Terra. Conigli, topi, scoiattoli ma anche cani e gatti ed altri mammiferi di specie domestiche sono allevate da secoli in normali condizioni di benessere, senza necessità di patenti e registri. Si parla di “specie esotiche”: questo significa che esemplari nati ed allevati in cattività da secoli sono ancora da considerarsi “esotici” oppure no?. Di questa classe fa parte l’uomo (Homo sapiens:” originario di un paese lontano-l’Africa- dove viveva in stato di naturale libertà”, dunque “esotico”): quando il regolamento dice tutte le specie di mammiferi intende proprio tutte…….? Forse è meglio scriverla meglio questa definizione…

– uccelli, oltre10.000 specie viventi, (e rettili): l’obiettivo esplicitato della LR n. 6/2010 è tutelare il “benessere degli animali esotici presenti a vario titolo sul territorio..”. La Convenzione di Washington e le normative CITES, fra cui il Reg. CE 338/97, tutelano dalla scomparsa le specie a rischio e redigono elenchi di specie in pericolo e non si occupano del loro benessere in cattività. Quindi i loro criteri di inserimento negli allegati sono specifici e differenti. E negli elenchi (come il citato All. A) ci stanno pure specie animali autoctone, dunque non alloctone (esotiche), come, ad es., la tortora selvatica, la marzaiola ecc., che sono viventi stabilmente ed il libertà nel territorio del nostro Paese. Dunque, cosa prevale: l’essere nell’All. A ( e quindi dover rispettare la legge regionale)o il non essere esotici (e quindi esentate)?

Inoltre, ricordiamo che l’allevamento in cattività dei rapaci ( una parte dei quali viventi stabilmente in Italia e- dunque- non esotici) risale a molti secoli fa: scene di falconeria sono rappresentate negli affreschi egizi più antichi. La caccia con il falco era conosciuta in Cina già 2000 anni prima di Cristo, i romani la praticarono in tutte le province dell’impero, mentre se ne ha notizia in Giappone, in India ed Persia nel VII secolo della nostra Era; in Europa fu introdotta con successo a partire dalla seconda metà del IX secolo. Ricordiamo il famoso trattato “De arte venandicum avibus” attribuito a Federico II. Immaginiamo che le tecniche d’allevamento si siano molto raffinate rispetto ad allora e che problemi di benessere nella loro detenzione siano più teorici che reali.

Con la limitazione agli “esotici” e la definizione assunta, la gestione della legge è davvero problematica, fonte di imbarazzi, incertezze e contenziosi. A che vantaggio non si sa, ammesso e non concesso che tale legge sia utile e meritevole di essere applicata.

Dunque, l’impianto giuridico della legge e del relativo regolamento lascia molte perplessità, che minano- a nostro giudizio- la credibilità stessa della norma.

 

2-Arroganza del legislatore

Chi doveva applicare (allevatori e operatori commerciali) la prima norma (L.R. n. 43/1986) ha avuto notizia casualmente dai media nazionali che presentavano la nuova legge, appunto la 6/2010: cioè 26 anni dopo che era stata promulgata ! Evidentemente c’è qualche (notevole) problema di comunicazione ed informazione fra Regione e i cittadini, o almeno le loro organizzazioni.

Avuta notizia dai media, le organizzazioni FOI, AIPA,AISAD hanno chiesto incontri (già nei primi mesi 2010), segnalato incongruenze,avanzato proposte , suggerito modifiche, offerto collaborazione. Risultato: nonostante le gravi carenze evidenziate, le (poche) consultazioni effettuate non hanno prodotto nulla. Il Regolamento è stato completamente redatto senza che le organizzazioni di allevatori e commercianti sapessero nulla: forse si sarebbero potute evitare impostazioni e articolati con i quali le istituzioni, alla cui immagine noi teniamo tantissimo, rischiano di coprirsi di ridicolo.

Dubitiamo che la stessa organizzazione nazionale dei veterinari (ANMVI) sia stata consultata: ci aspettiamo una doverosa e vigorosa presa di posizione.

Un’ultima battuta sul termine “esotico”: alla luce di questa nuova performance piemontese, ora si capisce meglio la dichiarazione del deputato (veterinario piemontese !) a proposito degli “animali esotici “ in condominio……e le nostre preoccupazioni. Evidentemente in questa regione esiste una scuola con molti adepti…

La nostra disponibilità di allevatori e operatori commerciali resta immutata, è solo precipitata la fiducia nelle istituzioni.

 

3-Spending Review                                  

Termine molto in voga, in base al quale occorre ridurre i costi dello Stato: obiettivo condivisibile, ma….

Se per ridurre i costi per lo Stato si tagliano servizi essenziali e pensioni anziché tagliare i costi non essenziali e spesso inutili, allora l’obiettivo resta condivisibile, il metodo no. E nel caso della Regione Piemonte ci troviamo di fronte ad una scelta ancora più grave: non il taglio ma l’aumento dei costi di strutture pubbliche per attività non utili (inefficaci rispetto gli obiettivi), o comunque non prioritarie, o anche per ripetere organizzazioni già esistenti su scala nazionale (inefficienza). Qualcuno potrebbe pensare ad un modo per creare “poltrone”: ma sicuramente è malizioso…. Eppure, vengono istituite:

Commissione Regionale Animali Esotici: “si riunisce almeno ogni tre mesi per fornire direttive ed indicazioni per l’applicazione della presente legge”, oltreché per rilasciare patentino e autorizzazioni ecc. Composta di quattro persone ( e relativa struttura di segreteria) con compenso (più rimborso costi di funzionamento). Più consulente, se necessario (altro costo). Ognuno commenti da sé, con il proprio buonsenso. La Regione Emilia Romagna, per gestire l’applicazione dell’Accordo Stato Regioni sul benessere degli animali ( di tutti, non dei soli “esotici”) non ha creato alcuna commissione. E funziona

Centro di Referenza Regionale per il Benessere Animale :naturalmente è una catena di S. Antonio. Si prevede una struttura organizzata, ma per farla funzionare occorrono altre strutture, che forniscono servizi, che generano altri costi, che richiedono consulenze ed altri coordinamenti ecc.. . Cioè un costo tira l’altro. Annotiamo che esiste già una validissima struttura nazionale, denominata Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale ed è collocata presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, ha valenza nazionale, è interfaccia della comunità europea e si occupa del benessere di tutti gli animali italiani, da reddito e da compagnia. Inoltre esiste ed è in funzione da anni, la Commissione Scientifica CITES che- guarda caso – si occupa delle specie animali in CITES. Perché farne un altra? Che poi potrebbero diventare altri 19, uno per Regione. Nel regolamento si prevedono svariati compiti per questo Centro, fra cui lo sviluppo di una serie di metodiche (verifica discendenza,determinazione del sesso, prelievi non invasivi ecc): tutte metodiche, ci pare, già ampiamente applicate da laboratori pubblici e privati. Ovviamente ci sono costi di funzionamento e di investimento da spesare, mentre per il personale si indica che verrà utilizzato quello attualmente in forza all’Istituto Zooprofilattico (c’è ancora personale sottoccupato o in esubero, dopo i forti tagli dell’ultimo periodo?)

Garante: istituito “al fine di realizzare un piano organico di interventi, su tutto il territorio regionale, riferiti alla salvaguardia dei diritti degli animali…”. E’ un’altra delle figure su  cui un certo mondo fortemente ideologizzato punta con grande determinazione e scarsa capacità di argomentare l’essenzialità di tale operazione (da quali studi sul reale partono?, quali casistiche producono una tale necessità?quali vantaggi da questa soluzione?). La carica è gratuita, ma- come sempre- ci sono i costi organizzativi e di funzionamento: uffici, segreteria, viaggi e relativi rimborsi delle spese vive non si negano a nessuno.

Vigilanza: naturalmente è un altro grande sovraccarico per le USL (di impegno di personale ed economico), per il quale è previsto un potenziamento e il ricorso, ove necessario, a consulenti. Naturalmente tutta questa organizzazione comporta nuovi costi.

Copertura dei costi prodotti dalla legge:la L.R. n. 6/2010 stanzia 100.000 euro anno ( per avere un’idea: circa 6 volte la retribuzione annua media di un operaio), che serve soprattutto (secondo il Regolamento) per finanziare il Centro di Referenza Regionale. Ma rimangono da finanziare gli altri costi indicati precedentemente (Commissione Regionale, Zooprofilattico, Garante, USL…..). Pensare ad un costo di almeno 400.000 euro/anno è probabilmente prudente. Come finanziare questa importante cifra? Con nuovi tributi ( v. nota all’art. 25 della legge). E questa è solo una parte dei costi, quelli formalmente a carico delle istituzioni. Ma la L.R. n. 6/2010 ed il relativo nuovo regolamento hanno altri effetti, questa volta sui cittadini:burocrazia (corsi formazione, patentino, richieste di autorizzazione, controlli, registri di carico/scarico…: neanche possedessero testate nucleari) e costi relativi.

Al termine di questa analisi macro, ma volendo è pronta anche quella tecnica di dettaglio, si pongono due domande:

-ai funzionari che hanno promosso, progettato e trasformato in strumento giuridico l’obiettivo del benessere animale chiediamo: pensate davvero, senza arrossire, che questa imponente e costosa montagna burocratica tuteli il benessere degli animali? Cosa c’entra il benessere con i corsi di formazione, i registri, il moltiplicarsi di posti di sottogoverno?

-ai politici che hanno approvato la LR 6/2010: pensate davvero che questo sia il modo più assennato e prioritario di spendere i soldi dei contribuenti? E pensate davvero che si possano costruire questi castelli, senza alcun dialogo con le categorie economiche e sociali del territorio quali le nostre organizzazioni?

 

4-Premio per la Bontà

Questo premio è particolarmente meritato.

Allevatori sportivi e operatori commerciali “ufficiali” (quelli con cui si acquistano animali guardandosi negli occhi e che sono sempre rintracciabili e rispondono in ogni momento del loro operato) sono per la tutela del benessere di tuttele specie animali, nessuna esclusa. E senza alcuna deroga.

La Regione Piemonte, no.

Siamo sorpresi ed amareggiati, per una posizione unica al mondo, assunta con tanta protervia e senza motivazioni espresse, nonostante gli avvertimenti ricevuti e le offerte di dialogo da parte delle nostre organizzazioni e- sicuramente- di altre altrettanto autorevoli.

Per la cronaca: la LR 6/2010 è stata approvata all’ unanimità dei presenti nell’ Assemblea Regionale precedente (maggioranza centro-sinistra), salvo un consigliere che non ha votato. Il regolamento di attuazione è stato approvato dalla Giunta attuale, che è di centro destra. Ciò che preoccupa è anche che è cambiato il cuoco, ma la zuppa è la medesima: immangiabile.

 

Sempre per la cronaca: il Movimento degli allevatori sportivi amatoriali ha adottato (2008)il Disciplinare volontario per il benessere degli animali allevati, approvato dal Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale e dal Ministero Salute. E’ l’unico al mondo, è rivolto a tutti gli animali, non solo agli “esotici” (non siamo razzisti….) ed è appunto volontario: anche agli allevatori interessa il benessere degli animali e non hanno bisogno di patenti. Inoltre, a proposito di registri e tracciabilità degli animali, lo stesso Movimento ha introdotto nel 1938 il marcaggio individale e nel 1954 ha realizzato il Registro Nazionale Allevatori (R.N.A). Forse la nostra opinione può essere utile.

Ed è spontanea, professionale, gratuita.

Caccia in Sardegna, presto tante novità

RELAZIONE AL TESTO UNIFICATO N. 5-52-59 – Modifiche alla legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 – (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna)

Relatore: On. Artizzu

astoreLa Quinta Commissione ha approvato il testo unificato nella seduta dell’8 settembre.

Da alcuni anni, da parte del mondo venatorio sardo, è stata manifestata la esigenza di una revisione organica della disciplina della attività venatoria in Sardegna, con la partecipazione, il confronto e la condivisione degli agricoltori e degli ambientalisti.

Nel corso dell’istruttoria, la Commissione ha ritenuto opportuno audire sulle proposte di legge in esame i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, delle associazioni venatorie e delle associazioni agricole maggiormente rappresentative presenti sul territorio regionale.

Il testo approvato scaturisce da uno studio approfondito e dalla sintesi di tre proposte di legge (P.L. n. 5, P.L. n.52 e P.L. n.59) tutte dirette a modificare il testo vigente della legge regionale n.23 del 1998 rendendolo maggiormente aderente alle attuali esigenze del territorio regionale.

Una caccia moderna, responsabile, strettamente collegata alla scienza è ciò che la legge sarda dovrà, negli anni a venire, delineare e garantire, a tutela di una attività che è allo stesso tempo un significativo motore economico e un patrimonio di millenarie tradizioni che costituiscono a pieno titolo una parte della cultura del nostro popolo e nel riconoscimento della caccia come attività non solo non dannosa, ma anzi necessaria per una corretta gestione ambientale e per la salvaguardia della fauna selvatica.

pernice-sardaSi è avviato questo lavoro di revisione perseguendo alcuni principali obiettivi:
– chiarificazione del corpo normativo al fine di dare il più possibile “certezza del diritto” alla caccia e agli operatori del settore, al mondo ambientalista e naturalistico;

– possibilità per i cacciatori sardi di svolgere l’attività venatoria all’interno dell’intero ambito regionale a prescindere dalla provincia di residenza;

– definizione di una durata del periodo di caccia adeguata alle specificità del territorio;
– contenimento dei costi della gestione attraverso la razionalizzazione e la riduzione del numero di organismi deputati alla programmazione e gestione della caccia;
– potenziamento degli organi regionali di studio e consulenza in materia venatoria;

– maggiore coinvolgimento e responsabilizzazione dei soggetti interessati al bene ambiente.

Tra le numerose novità introdotte, assumono particolare rilievo quelle di seguito riportate.

– E’istituito l’Ambito unico territoriale di caccia, attraverso il quale sarà possibile effettuare una più razionale gestione della programmazione faunistica e dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale e si consentirà ai cacciatori sardi, muniti di tesserino venatorio, di spostarsi liberamente all’interno della Regione senza barriere e complicazioni burocratiche e senza tasse aggiuntive, e, quindi, di esercitare l’attività venatoria nei luoghi ai quali ciascun cacciatore si sente più legato.

– Nell’ottica di una razionalizzazione e concentrazione delle competenze in materia faunistica, viene trasferita al Comitato regionale faunistico, che svolge già numerose, importanti funzioni di tipo deliberativo, consultivo e propositivo, la competenza alla gestione dell’Ambito unico territoriale di caccia, con particolare riferimento alla programmazione faunistica e all’organizzazione dell’esercizio venatorio al suo interno.

– E’ disposta un estensione del periodo di caccia a tutto il mese di febbraio, nella convinzione che, stante le peculiarità faunistiche, climatiche e territoriali della Regione Sardegna, tale scelta rappresenti un equo contemperamento tra le esigenze di tutela dell’ambiente e lo svolgimento dell’attività venatoria. Contestualmente, al fine di adeguare la normativa regionale a quanto disposto dalla legge quadro nazionale, si estende a tre giornate settimanali il limite entro il quale l’attività venatoria può essere consentita durante il periodo di apertura della caccia.

– Al fine di pervenire ad una disciplina compiuta della materia, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa comunitaria, viene introdotta una regolamentazione puntuale dell’istituto dei “prelievi in deroga”con una precisa individuazione dei presupposti e delle modalità di attuazione.

– Vengono attribuite all’IRFS diverse importanti competenze consistenti essenzialmente nell’emissione di pareri vincolanti ed indispensabili per la pianificazione faunistico-venatoria, in sostituzione di quelli fino resi dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica.

– Al fine di assicurare un più razionale utilizzo delle risorse disponibili per la gestione faunistica nonché lo snellimento delle procedure tecniche istruttorie di competenza delle province, è disposta la soppressione dei comitati provinciali faunistici. La modifica consentirà di destinare maggiori risorse ad attività quali il ripopolamento e i miglioramenti ambientali.

– Per quanto riguarda le Oasi permanenti di protezione faunistica e di cattura, si prevede che le stesse possano essere istituite esclusivamente in zone a protezione speciale (ZPS) all’interno di aree demaniali, così da evitare che, attraverso il moltiplicarsi di zone tutelate di varia natura, venga sottratta all’esercizio dell’attività venatoria una porzione troppo ampia del territorio regionale.

– E’ disposta l’istituzione presso ogni comune dell’anagrafe dei cacciatori residenti e la loro costituzione in comitati, i quali collaboreranno con i comuni nella realizzazione di interventi di tutela ed incremento delle fauna selvatica.

– Viene parzialmente rivista e aggiornata la normativa concernente l’attività venatoria nelle aziende agri-turistico-venatorie e l’abbattimento della fauna all’interno delle zone di addestramento e allenamento cani.

In considerazione della fondamentale importanza dell’attività di vigilanza svolta dalle guardie venatorie volontarie, è modificata la disciplina prevista per l’ottenimento della qualifica, così da semplificare la procedura e permettere un incremento del numero delle guardie venatorie presenti sul territorio.

– Si prevede l’introduzione della obbligatorietà della frequentazione di corsi di formazione, propedeutici all’esame di abilitazione venatoria, da parte degli aspiranti cacciatori.

– Sono presenti anche significative modifiche agli articoli che regolamentano gli strumenti e i mezzi utilizzabili per l’attività venatoria, in maniera tale da consentire la facoltà di utilizzare, anche in Sardegna, i fucili con la canna rigata, la munizione spezzata per la caccia al cinghiale, il falco , l’arco e la balestra.

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fonte: cacciapassione.com

Cos’è la falconeria

Falcone pellegrino
La definizione classica del termine falconeria è “il catturare prede nel loro ambiente naturale per mezzo di rapaci addestrati”.

Praticamente è quello che il rapace farebbe in natura. L’unica differenza tra un rapace da falconeria ed un rapace selvatico è che il primo ha imparato ad accettare il falconiere come un suo collaboratore nella caccia. Il falconiere non insegna al rapace né a cacciare né a uccidere né a volare, queste sono tutte cose che il rapace fa già per suo istinto e sono scritte nel suo DNA. Bensì il falconiere si limita ad insegnare al rapace a stare con l’uomo rispondendo ai suoi richiami, e dà al rapace la possibilità di fare esperienza e plasmare con l’esperienza la sua tecnica di caccia e le sue performances di volo. Il falconiere è, inizialmente come un genitore per il suo falco e successivamente come una specie di “cane da caccia” che stana le prede per il falco. E’ responsabilità del falconiere trovare terreni idonei e con prede idonee al suo rapace. La falconeria vera non è il solo tenere un rapace in cattività, è compito del falconiere quello di far volare libero l’animale e permettergli di cacciare nelle migliori condizioni (anche di sicurezza!). Come vedremo in seguito infatti gli unici due modi (legali ed eticamente corretti) in cui l’uomo può tenere rapaci in cattività sono o di addestrarli e quindi farli volare liberi oppure di usarli per riproduzione (e quindi in coppie). La falconeria moderna possiede varie sfaccettature per cui alla figura del falconiere classico che pratica la caccia col falco si sono aggiunte anche altre figure di falconieri (il professionista per esempio oppure il falconiere non cacciatore).

1)Falconeria classica (caccia con il falco)

La falconeria classica è definita come “l’arte di addestrare i rapaci nobili allo scopo di cacciare prede selvatiche”. Questa è la disciplina che richiede più tempo, più spese, più impegno, ma forse, anche, quella che da più soddisfazioni. A sua volta la caccia con i rapaci addestrati si distingue in varie categorie sia in funzione delle prede sia 1) in funzione del rapace utilizzato e sia 2) in funzione delle prede o 3) in funzione dell’ambiente:

1) Classificazione in base ai rapaci usati per la caccia:

a) Caccia d’alto volo: vengono utilizzati i Falchi di grossa taglia (Pellegrini, Lanari, Sacri, Girfalchi, Ibridi ecc)

b) Caccia di basso volo: praticata soprattutto con gli Accipiter (Astore, Sparviere per es).

c) Caccia con le Poiane: come la poiana di Harris, la Poiana Codarossa ecc

d) Caccia con i piccoli Falchi: come ad esempio il Gheppio comune, il Gheppio americano o lo Smeriglio

e) Caccia con le Aquile

f) Altri tipi: caccia con i gufi reali per es.

2) Classificazione in base alle prede:

1) Fagiani e starne

2) Anatre

3) Corvidi

4) Pelo (Lepri, Conigli, Minilepri)

5) Piccoli Passeriformi

Ogni tipo di preda può essere cacciata con vari tipi di rapace in funzione dell’ambiente. Per es. il fagiano in bosco può essere cacciato con l’Astore (Basso volo) e in radure aperte può essere cacciato con il Pellegrino (Alto volo).Le Aquile non vengono usate a caccia, almeno in Italia, perché il loro uso venatorio è troppo complicato a causa delle restrizioni legislative e delle prede proibitive (volpi e grossi ungulati). La caccia di basso volo è sicuramente la più soddisfacente, in essa il rapace viene usato come un proiettile “intelligente” cioè che insegue la preda ovunque essa vada. I rapaci classici impiegati in questo tipo di caccia sono quelli tipici dei boschi, gli Accipiter, ali corte e coda lunga per manovrare agevolmente tra la vegetazione (Astore e Sparviere) ma possono essere usati anche il gheppio americano, il gheppio comune, lo smeriglio ed ibridi con lo smeriglio. Essa è dunque una caccia di inseguimento. Si cammina in cerca della preda, e in questo caso l’ausilio del cane è indispensabile, e una volta avuto il contatto e individuata la preda, che a sua volta avrà individuato noi e quindi sarà in fuga, si lancia il rapace in inseguimento. Per grosse prede quali conigli, lepri, fagiani e starne si usa l’Astore, per prede più piccole come le quaglie o i piccoli passeriformi si usa lo sparviere oppure lo smeriglio. Alla caccia vera e propria con i rapaci di solito si avvicinano persone che sono già cacciatori e quindi si trovano meglio con la caccia di basso volo. La caccia di alto volo invece consiste nel lanciare prima il falco in volo e successivamente dedicarsi alla ricerca della preda. E’ da notare che il falco non può stare in volo troppo tempo (più di mezzora) e dunque è importante, per questo tipo di caccia avere a disposizione zone ricche di selvaggina, zone che consentano di trovare in breve tempo la preda e involarla per farla abbattere dal falco. Gli accipiter nella caccia d’alto volo non possono essere utilizzati perché non hanno la struttura idonea a rimanere in alto volo per così tanto tempo. I falchi sono i migliori per questo utilizzo. Poiane ed aquile possono volteggiare anche per più tempo rispetto ai falchi ma le loro picchiate lasciano a desiderare e dunque non sono idonee all’abbattimento in volo della selvaggina pennuta. Una forma intermedia di caccia è la caccia ai Corvidi (cornacchie, gazze), che può essere effettuata sia con Astore e Sparviere, sia con falchi (di solito ibridi). E’ una forma intermedia molto interessante perché queste prede (i corvidi) sono oggi abbondanti ovunque e perché anche a livello legislativo si hanno pochissime restrizioni nella pratica di questo particolare tipo di caccia. Dunque la caccia ai corvidi è un’ottima alternativa sebbene impegnativa ma sicuramente più che eccitante per chi non ha la possibilità di recarsi a caccia in zone ricche di selvaggina “pregiata” cioè da carne (fagiani, lepri ecc.). Infine abbiamo la caccia con le poiane. La poiana più utilizzata è quella di Harris (Parabuteo unicinctus). E’ una specie americana che negli ultimi anni ha avuto una esplosione come rapace da falconeria. Ma possono essere utilizzate con successo anche altre specie di poiane (codarossa, ferruginosa, comune) sebbene l’harris sia la specie più indicata. La tecnica di caccia delle Poiane è un intermedio tra il basso e l’alto volo, cacciano in appostamento e poi inseguono la preda, l’appostamento può anche essere “aereo” cioè il rapace volteggia (sfruttando l’ampia apertura alare) in attesa di scovare della selvaggina. Alcuni falconieri dicono che gli Harris sono ottimi cacciatori altri invece negano. Per la poca esperienza che io ho con questo rapace, posso dire che avendoli visti cacciare sono animali molto lenti involo e dunque poco idonei a cacciare selvaggina veloce in inseguimento. Il loro punto forte è l’agguato e l’intelligenza. Sono predatori eclettici in grado di catturare virtualmente qualsiasi tipo di preda (ho visto catturare nutrie, serpenti, carassi!) ma proprio per questa loro eterogeneità sono poco idonei a caccia a della selvaggina specifica quali i fagiani (che è meglio far catturare agli astori in bosco e ai falchi nelle radure). Ultime due importantissime considerazioni da fare: il porto d’armi ed il cane. Essendo il falco considerato un arma da caccia dall’attuale legge 157 italiana, è necessario avere il porto d’armi e la licenza di caccia per andare a caccia con i rapaci. Questo un importante fattore da considerare sia per il tempo che ci vuole per ottenere questi documenti, sia per la spesa ( un paio di milioni) sia per eventuali problemi dovuti all’impossibilità di prendere il porto d’armi (per es. per obiettori di coscienza ecc.). Il cane infine: praticamente un cacciatore che si rispetti non può non avere il cane, anche perché senza questo fondamentale ausiliare non si riuscirebbe a scovare la selvaggina. L’uso del cane è dunque necessario ed irrinunciabile! Gli unici 3 tipi di caccia praticabili senza cane sono: caccia con l’harris a selvaggina varia (quello che l’harris stesso riesce a trovare), caccia ai corvidi e caccia con sparviere o smeriglio a piccoli passeriformi. Ma i risultati sono comunque scarsi se si ambisce a selvaggina di valore come fagiani, starne, lepri o quaglie.

2)Falconeria alternativa

Come detto in precedenza la falconeria alternativa riguarda tutta una serie di tecniche che mirano a dare la possibilità di praticare la falconeria anche in condizioni classicamente non idonee. Intanto non si va a caccia e dunque non è necessario né il porto d’armi né la licenza di caccia, nè tanto meno i cani. E questo è un grosso vantaggio. Sono varie le forme che può assumere questo tipo di falconeria. Si va dai semplici voli al logoro al volo al pallone aerostatico o all’aquilone e alle passeggiate per campi e prati con rapaci liberi al seguito e successivi richiami a pugno e logoro. Il tutto senza l’uso di prede vive e senza atteggiamenti venatori. Il volo con i gufi (guferia) rientra in questa categoria sebbene si tratti di rapaci notturni e non diurni. Vediamo nel dettaglio le varie tipologie:

1) Voli al logoro: Il logoro può essere usato in vari modi in base al rapace utilizzato. Può essere utilizzato al “traino” nel caso di aquile, poiane e rapaci notturni di grossa mole, ed in questo caso va ad assomigliare ad una lepre o coniglio. Può essere utilizzato facendolo roteare in aria invece per i falconi che lo inseguono appunto in volo (le così dette “passate al logoro”). In entrambi i modi, comunque il volo al logoro è spettacolare (per questo è molto usato negli spettacoli di falconeria).

2) Volo al pallone e all’aquilone: Il meccanismo di base è uguale per entrambi, cambia solo il mezzo aereo. Viene sospeso in aria un boccone di carne, ad altezze variabili (col pallone fino anche a 300 mt di altezza, con l’aquilone un po’ meno) e si addestra il falco ad andare a prendere il boccone fin lassù. Anche questo tipo di volo è spettacolare e di grande soddisfazione per il falconiere. Da notare che sia i voli al logoro che quelli a pallone o aquilone richiedono piccoli spazi per essere eseguiti e questo è un grosso vantaggio per chi non possiede a tiro zone idonee di volo. I rapaci più utilizzati sono i Falchi e loro ibridi

3) Le passeggiate con rapaci liberi al seguito infine, simulano una azione di caccia, ma non si fa caccia vera. Per questa attività si possono usare tutti tipi di rapaci, tra i quali ci sarà chi vi verrà appresso da ramo a ramo come i gufi o con piccoli svolazzi anche gli Harris ma anche i falconi possono essere addestrati a seguire il falconiere in volo (volo d’attesa) e poi essere richiamati al pugno o al logoro.

Le tecniche alternative di falconeria, in conclusione offrono ampie possibilità di pratica nelle condizioni più disparate permettendo di fare falconeria sempre e ovunque. Ma anch’esse, comunque, richiedono un certo impegno di tempo, soldi e spazio, fattori che verranno di seguito analizzati.

3)Falconeria professionale

Oggi il falconiere non è più solo un appassionato che pratica questa arte nel tempo libero. Il falconiere è divenuto una figura professionale di tutto rispetto e a tutti gli effetti. Le applicazioni della falconeria a livello professionale (dunque con un ricavo economico) sono principalmente 2 che descriveremo di seguito:

1) Bird-control:

Molti studi scientifici hanno dimostrato che i rapaci addestrati sono una delle migliori tecniche per allontanare gli uccelli nocivi dalle aree da essi disturbate quali aeroporti, discariche, monumenti urbani ecc. Al giorno d’oggi ci sono decine di falconieri in tutto il mondo che praticano il bird-control a mezzo falchi come professione e anche le autorità sembrano molto più disponibili da questo punto di vista. Praticare il bird-control, però, non è così facile. E’ necessario possedere diversi anni di esperienza prima di potersi dedicare a questa disciplina; vengono infatti utilizzate diverse specie di rapaci per poter affrontare tutte le situazioni che si possono presentare: si usano gli Harris per lavorare in ambienti molto ristretti e ostici, si usano gli Astori per allontanare volatili di grossa dimensione, e i falconi per liberare i cieli o fare il “grosso” del lavoro di allontanamento.

2) Spettacoli e didattica:

Anche l’uso dei rapaci per gli spettacoli e la didattica è sempre più richiesto negli ultimi anni, ed anche in questo caso ci sono centinaia di falconieri in tutto il mondo che vivono lavorando esclusivamente in questo campo. Come per il bird-control anche l’uso dei rapaci per spettacoli non è così semplice, e al falconiere sono richiesti diversi anni di esperienza. Anche in questo caso il falconiere che lavora con gli spettacoli deve essere preparato a gestire più rapaci di diverse specie, dai gufi alle Aquile ai Falchi.

4)Guferia

Ottima alternativa ai rapaci diurni sono i rapaci notturni. E i motivi sono tanti. Vi prego durante la lettura del manuale di non saltare a piè pari il contenuto di questo capitolo, perché forse è proprio quello che fa al caso vostro. Negli ultimi anni, infatti, si sta osservando una notevole diffusione dei notturni tra i falconieri, che si dilettano con loro in alternativa ai rapaci diurni. Ha contribuito molto anche il film di Harry Potter, ma i motivi della diffusione degli Strigiformi in cattività o per addestramento sono altri e ve li illustro direttamente qui di seguito:

1) Costi: i rapaci notturni sono molto economici rispetto ai rapaci diurni, proprio perché più facili da riprodurre e meno richiesti per la falconeria classica

2) Spazi: richiedono spazi ridotti a parità di dimensioni rispetto ai diurni in quanto sono animali molto passivi che passano il 90% del loro tempo giornaliero a dormire o comunque appollaiati su un posatoio

3) Impegno e tempo: una volta addestrati è molto difficile perderli perché non essendo grandi volatori non si allontanano mai dal punto di perdita di contatto; andranno a posarsi al primo posatoio idoneo che capiti loro sottotiro. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, non sarà necessario e obbligatorio farli volare spesso e, addirittura, potranno essere tenuti in casa alla stregua di altri comuni animali domestici (cani, gatti) senza bisogno di addestrarli.Unico lato negativo: proprio a causa di questa loro passività i rapaci notturni sono un po’ più difficili da addestrare rispetto ai diurni, ma con le adeguate tecniche si otterranno anche buone garanzie di risultato.In conclusione l’addestramento dei rapaci notturni è sia un ottimo tirocinio prima di passare ai diurni, sia un’ottima alternativa per chi ha problemi di soldi (costano poco), di spazi (richiedono poco spazio) o di tempo (non è assolutamente necessario farli volare spesso, possono essere fatti volare liberi anche solo una volta alla settimana), e anche come spazi di volo le richieste sono minime.Io di solito, a chi ha poca esperienza con animali in cattività, consiglio come primo rapace proprio un notturno per il basso costo e la facilità di allevamento, sebbene più difficile da addestrare infatti esso comunque consentirà di formarsi la necessaria esperienza pratica prima di passare al rapace diurno per la falconeria propriamente detta. Un barbagianni per esempio per chi ha poco spazio è l’ideale, ha un costo che non deve mai superare le 400 mila lire (200 euro) ed è un rapace graziosissimo e docilissimo, facile da allevare e, possiamo anche dire, facile da addestrare, vista la ridotta mole, sebbene proprio a causa della mole si debba stare molto attenti durante l’addestramento.

5)Rapacicoltura

Con la riproduzione in cattività cambiamo radicalmente argomento rispetto alle tre metodiche viste sopra. In questo caso non si tratta di addestrare rapaci ma di mantenerli in cattività (allevamento) e riprodurli. Per chi non ha il tempo o le possibilità di impegno o gli spazi necessari all’addestramento dei rapaci, la riproduzione in cattività è sicuramente un’ottima alternativa oltre che una eccellente porta aperta verso la falconeria poiché permette di farsi una notevole esperienza e, perché no, di avere sempre una fonte continua di rapaci da utilizzare e dunque avere meno problemi economici se si perde un rapace o se muore. Aggiungerei anche che se ben fatta e ben gestita, la riproduzione in cattività dei rapaci ha anche un importantissimo ruolo nella conservazione delle specie e può dare degli ottimi guadagni, per chi è interessato a questo aspetto economico. Per quanto riguarda invece la riproduzione in cattività dei rapaci le cose sono più semplici. Questa attività tra quelle relative ai rapaci in cattività (falconeria, guferia, rapacicoltura) è infatti la più semplice: in pochissime parole l’iter è costruire la voliera, metterci dentro una coppia e dargli da mangiare. Basta avere delle semplici basi di allevamento di altri animali e uccelli ed un minimo di esperienza ed il gioco è fatto. Certamente anche per la riproduzione in cattività dei rapaci si devono obbligatoriamente prima acquisire delle informazioni sulla specie che si sta andando ad allevare. Tali informazioni comunque possono essere reperite con facilità sia attraverso i libri sia dall’allevatore stesso presso cui si acquista la coppia. Se poi è nostra intenzione perfezionarci, utilizzare le tecniche avanzate o allevare specie complicate il necessario bagaglio di conoscenza verrà acquisito con l’esperienza, con i contatti con altri allevatori e con la lettura e lo studio di testi più approfonditi (che però purtroppo, raramente si trovano in lingua italiana).

Le forme di caccia con il falco sono principalmente 2: alto volo e basso volo;

1)Alto volo

La caccia d’alto volo viene praticata con rapaci appartenenti al genere Falco ed in particolare con i più “altani” (cioè specie che generalmente volano e cacciano a grandi altezze) come il Falco Pellegrino, il Girfalco e gli Ibridi. Esteticamente l’alto volo è molto più affascinante rispetto al basso volo, poichè consente al falconiere di assistere ad uno spettacolo piuttosto lungo e senza ostacoli alla vista. A differenza della caccia di basso volo, infatti, tutta l’azione di volo e caccia ha una durata maggiore nell’alto volo e avviene a cielo aperto, senza ostacoli alla vista. Il falconiere libera il cane sul terreno di caccia e quindi si muove a piedi seguendo gli spostamenti del cane fin quando esso non va in ferma; a questo punto il falconiere scappuccia il falco e lo lancia in volo: è importante quindi sia che il cane tenga bene la ferma per qualche minuto e sia che il falco riesca ad alzarsi in volo ad una altezza sufficiente in breve tempo; quando il falco è in posizione ben alta e pronto, il falconiere dà il segnale al cane di far involare la preda; a questo punto il falco si lascia andare in una picchiata ad alta velocità che termina con una “stoccata” con cui il falco colpisce la preda in aria lasciandola cadere tramortita o morta a terra. Non sempre il falco riesce a fare una picchiata a goccia ad alta velocità, ma può catturare la preda in una “scivolata”, cioè una picchiata ad ali semiaperte e in direzione obliqua. La percentuale di successo nella caccia d’alto volo dipende dalla bravura del falconiere nell’addestramento del proprio falco e nella gestione dell’azione di caccia, dalla bravura ed esperienza del cane e del falco ma anche dall’esperienza della preda; tutte le prede hanno infatti delle innate capacità antipredatorie che permettono loro di evitare i predatori durante un attacco: le anatre per esempio hanno un volo estremamente rapido e veloce e sono in grado di scartare rapidamente cambiando direzione in modo repentino, esse inoltre tentano di rifugiarsi appena possibile al suolo in mezzo alla vegetazione per evitare di essere catturate dal predatore; i fagiani spesso restano congelati al suolo e preferiscono correre a terra piuttosto che involarsi. Spesso quindi si ritorna a casa a mani vuote ma con tanta adrenalina perchè nella falconeria ciò che conta è il rapporto tra il falco e il falconiere e la vita all’aria aperta, e già il solo osservare il proprio falco volare alto e tentare una cattura a un selvatico da un posto in prima fila come quello del falconiere dà delle emozioni straordinarie.

2)Basso volo

Secondo le definizioni classiche della falconeria ai rapaci di basso volo appartengono fondamentalmente due sole specie, l’Astore e lo Sparviere, entrambi del genere Accipiter. Oggi però nuove specie di rapaci vengono usate per la falconeria, come le poiane (Harris, Codarossa, Comune) e, nel gergo dei falconieri italiani, anch’esse rientrano nella categoria dei rapaci di basso volo; per essere più precisi però bisogna dire che i veri rapaci da basso volo sono solo l’Astore e lo Sparviere, poichè la tecnica di caccia delle Poiane è leggermente differente; per questo motivo, per esempio, gli inglesi non distinguono tra rapaci di alto e basso volo ma tra rapaci dalle ali lunghe (longwings, che corrispondono ai nostri rapaci d’alto volo, cioè i Falchi), rapaci dalle ali corte (shortwings, che corrispondono ai nostri rapaci di basso volo, cioè Astore e Sparviere) e rapaci dalle ali grandi (broadwings, cioè le Poiane). Nel basso volo l’azione di caccia si svolge in modo fulmineo, una volta sul campo, quando il cane ferma una preda il falconiere lancia il rapace direttamente dal pugno all’inseguimento diretto della preda; generalmente questa tecnica di caccia viene usata in ambienti boscosi e ricchi di vegetazione, habitat tipici dei rapaci utilizzati (Astore e Sparviere) e dove essi possono garantire i migliori risultati; quindi l’azione di caccia si riduce a pochissimi secondi e spesso la vegetazione chiude la vista al falconiere che non riesce a seguire tutta l’azione di caccia. Le Poiane non sono propriamente dei rapaci di basso volo, esse hanno ali troppo grandi e non sono adatte a partire dal pugno in inseguimento diretto, o comunque, in questa circostanza, non hanno la stessa accelerazione bruciante degli Accipiter.Le Poiane cacciano in natura da appostamento o sfruttando il volo esplorativo in termica, lanciandosi poi in scivolate di inseguimento molto veloci, e solo raramente in inseguimenti in volo battuto. Le poiane di Harris cacciano in gruppo (l’Harris è l’unica specie di rapace sociale) e dunque bilanciano la loro lentezza con una caccia cooperativa in cui più individui collaborano insieme per cercare, stanare e catturare la preda. Astore e Sparviere invece possiedono tutta una serie di adattamenti per la caccia in ambienti chiusi, ricchi di vegetazione, sono quindi tipici rapaci “da bosco”; in natura è possibile spesso osservare sia l’Astore che lo Sparviere anche volare molto alti alla ricerca di prede o per spostarsi da una zona di caccia ad un’altra sfruttando le correnti termiche, ma la loro azione di caccia si svolge quasi sempre a pochi metri dal suolo, con un inseguimento ed attacco diretto delle prede; questi rapaci hanno ali molto corte e larghe che consentono loro ampia manovrabilità tra la vegetazione (immaginatevi un pellegrino che vola tra gli alberi con le sue lunghissime ali…avrebbe non poche difficoltà ad evitare gli ostacoli e a passare tra i rami); possiedono una lunga coda che garantisce elevata manovrabilità anche in spazi molto ristretti ed infine possiedono un sistema nervoso ad altissima velocità; e proprio il sistema nervoso molto particolare di questi rapaci li rende particolarmente “difficili” da gestire per il falconiere. Immaginate uno Sparviere appollaiato in appostamento su un ramo all’interno di un bosco, ad un certo punto, dalla fitta vegetazione spunta un pettirosso, ignaro della presenza del predatore: lo Sparviere deve individuare, identificare, lanciarsi in un attacco diretto e catturare la preda nel minor tempo possibile per non perdere l’occasione, ciò perché tra la vegetazione una preda (come il pettirosso di questo esempio) può apparire e scomparire molto rapidamente tra i rami e le foglie; ecco quindi che il sistema nervoso degli Accipiter funziona ad elevata velocità, essi non hanno tempo per “pensare” (sono l’opposto degli Strigiformi) ma devono agire d’istinto ed in tempi brevissimi! dal momento in cui le cellule della retina (coni e bastoncelli) dello Sparviere ricevono il segnale visivo e lo trasmettono all’encefalo che lo elabora e riconosce che quella è una preda, al momento in cui il cervello stesso invia il segnale elettrico ai muscoli del volo, passano pochi millesimi di secondo! Questa particolarità rende gli Accipiter particolarmente ostici da gestire in falconeria: sono rapaci nervosi, spesso incostanti, si agitano facilmente e si traumatizzano altrettanto facilmente. Ma la caccia di basso volo con gli Accipiter è la forma di falconeria che garantisce i migliori risultati e difficilmente il falconiere a caccia con uno Sparviere o un Astore tornerà a casa con il carniere vuoto.

Paolo Taranto