La Falconeria è stata riconosciuta anche in Germania Patrimonio Culturale Immateriale

DFO

In occasione del 3° Festival Internazionale di Abu Dabi che si è svolto dall’11 al 13 dicembre 2014 al quale hanno partecipato 80 Paesi di tutto il mondo, Karl-Heinz Gersmann, presidente della Deutscher Falkner Orden (Ordine tedesco di Falconeria) ha annunciato con orgoglio l’inserimento della falconeria, “l’arte della caccia con gli uccelli”, nella Lista nazionale del patrimonio culturale immateriale.
Dopo il riconoscimento ufficiale della falconeria come patrimonio culturale immateriale celebrato nel 2011 in 11 Paesi, ora i falconieri e coloro che si occupano della salvaguardia dei rapaci in Germania sono fieri della loro impresa. Delle 83 domande di iscrizione nell’elenco nazionale del patrimonio culturale immateriale presentate solo 27 hanno avuto successo e tra queste la falconeria.

 

fonte: www.ladeadellacaccia.it/

L’Aquila di Haast

Paleobiologia dei rapaci – Articolo a cura di Francesco Nicoletti

aquilaE’ la specie di Aquila più grande che la storia conosca, nota anche come Aquila Gigante della Nuova Zelanda (Harpagornis Moorei). Questo volatile, pesante fino a 15Kg e con un apertura alare di 3m, ha cessato di esistere tra il 1400 e il 1500 d.C. per opera delle tribù Maori locali, che ne predarono fino all’estinzione la principale fonte di cibo, i Moa, distruggendo l’ecosistema che le sosteneva.
Apparteneva all’ordine degli Accipitriformes, famiglia degli Accipitridae, sottofamiglia Buteoninae, genere Harpagornis, e come le Aquile è possibile considerarlo un “Rapace di Basso Volo”.
La sua eccezionale grandezza si sostiene fosse dovuta alle dimensioni delle prede di cui doveva cibarsi, grazie ad un fenomeno noto come “Gigantismo delle Isole” per cui preda e predatore, in assenza di specie concorrenti, evolvono le loro dimensioni reciprocamente. Alcuni reperti infatti testimoniano che tali uccelli rapaci, cosi come le loro prede, erano molto più piccoli al loro arrivo sulle isole della Nuova Zelanda.
Si pensa che quest’Aquila Gigante si sia evoluta da aquile di normali dimensioni, come l’Aquila Audax, originaria dell’Australia questa avrebbe viaggiato fino a raggiungere la Nuova Zelanda.

Ambiente e Datazione

teschio aquilaE’ vissuta nel periodo geologico tra il Tardo Pleistocene (tra i 126.000 e gli 11.700 anni fa) e l’Olocene (l’epoca attualmente in corso). Sono giunti a noi 3 scheletri interi di questo rapace, sia maschili che femminili, rinvenuti in una palude.
L’aquila di Haast era un uccello endemico delle isole meridionali della Nuova Zelanda, prove fossili mostrano che le aree in cui l’aquila di Haast viveva erano coperte di terreni forestali e arbusti, così come nelle praterie sulle pianure alluvionali fluviali. Con una durata di vita che si avvicinava ai 20 anni le aquile hanno occupato, a coppie, territori fino a diverse centinaia di chilometri quadrati.
Il ritrovamento delle ossa di Harpagornis Moorei in siti quali la Pyramid Valley, aree in cui foresta è stata la vegetazione dominante, suggerisce che le Aquile vivessero in tali zone.
Dimensioni e Comportamento

aquila e uomoComplessivamente, grazie allo studio dei reperti, si può sostenere che la femmina di tale specie avesse un peso compreso tra i 10-15 Kg, considerevolmente più grande del maschio che pesava tra i 9-12 kg. La lunghezza totale del corpo è stimata a 1,4m nelle femmine misurando le proporzioni del tronco.
Il peso dell’Aquila è stato è stato calcolato misurando le proporzioni dello scheletro e mettendole in paragone con quelle di altre aquile viventi. (Gli scheletri conservati al museo di Otago e di Canterbury considerano il peso nel maschio di 11,5kg e ipotizzano 14,46kg nella femmina). Le proporzioni delle piume invece erano simili a quelle di altri Accipitridae.
Tuttavia nonostante il peso, avevano un tempo relativamente breve di apertura alare, di circa 2,6m nel maschio fino ad un massimo di 3m nelle femmine, come per molte aquile attualmente esistenti. Le ali erano brevi rispetto alle sue dimensioni, strutturate per il volo ad ali battute e non per quello a vela, adatte per il volo veloce e manovrabile nel fitto bosco. Una tale struttura di volo avrebbe favorito la caccia nelle foreste della Nuova Zelanda. bacino aquilaTuttavia è molto probabile che tale specie possedeva ali corte, si, ma molto ampie, suggerito dal fatto che la coda anch’essa era ampia e molto lunga, e poteva misurare circa 50cm nelle femmine, con una relativa ampiezza. Questa caratteristica potrebbe compensare la riduzione della superficie alare, fornendo sollevamento supplementare. Infatti si è notato che ali corte ed ampie e una lunga coda sono tratti tipici delle aquile forestali. Inoltre considerazioni aerodinamiche supportano l’idea che ampie ali corte sono associate con una relativamente lunga coda.
Le zampe forti e i massicci muscoli del volo permettevano al rapace di alzarsi in aria da terra grazie ad un balzo, nonostante l’enorme peso.

Gli artigli erano simili in lunghezza a quelli di altre aquile esistenti, con una lunghezza zampa aquiladell’artiglio frontale sinistro di 4,9-6,15 cm e un alluce-artiglio fino a 11 cm.

Aveva un cranio basso e stretto ed un becco allungato. La grandezza del becco in diversi fossili di Haast è stata misurata a 22,7-24,9 cm.

E’ accertato che tale volatile cacciava principalmente altri uccelli non volatori tra cui il Moa, che aveva un peso 15 volte superiore a quello dell’Aquila. Si stima che per cacciare si lanciasse da un alta pertica e con un attacco in volo ad 80Km/h spesso afferrava con gli artigli di una zampa il bacino della preda mentre con l’altra gli stringeva il collo o la testa, la morte avveniva poi per emorragia mentre gli dilaniava le carni con il grande becco. Le dimensioni e il peso del rapace ne suggeriscono quindi una sorprendente forza nelle zampe. L’assenza di predatori concorrenti permetteva all’Harpagornis Moorei di sopravvivere diversi giorni con una sola preda.

Leggende maori

aquila attacca moaSecondo un mito, l’aquila di Haast ha fatto il seguente grido: “Hokioi-hokioi”.
Si ritiene che questi uccelli siano descritti in molte leggende dei Maori, con il nome di “Pouakai”. Trattasi di un uccello leggendario, noto per portare via e divorare uomini, donne e bambini. Tali uccelli sono stati rappresentati in disegni rupestri.

Poiché il Pouakai cacciava gli esseri umani, gli scienziati ritengono che potrebbe essere possibile che il nome si riferisca all’aquila di Haast, date le dimensioni di massa e la forza del rapace in questione. Anche le normali aquile reali sono in grado di uccidere prede grandi come un cervo o un cucciolo di orso.

Etimologia

Il nome “Aquila di Haast” è stato descritto da Julius Von Haast (1872) in seguito ai ritrovamenti dei reperti in una palude. Il nome del genere “Harpagornis” deriva dal greco “Harpax”, che significa rampino, e “Ornis” che significa uccello. “Moorei” è una dedica a George Henry Moore, proprietario del sito della Palude Glenmark dove le ossa del rapace incisione rupestre aquilasono state ritrovate.
Recentemente, a seguito di analisi del DNA effettuate dallo scienziato Michael Bunce (2005), è stata dimostrata la più stretta relazione che quest’aquila ha con alcune specie di Aquila Minore del genere Hieraaetus, e potrebbe quindi essere riclassificata come Hieraaetus Moorei.

Estinzione

I primi insediamenti umani in Nuova Zelanda (il Maori è arrivato intorno all’anno 1280) predarono pesantemente i grandi uccelli non volatori, tra cui le specie di Moa, fino alla loro estinzione. La perdita della sua preda naturale ha causato l’estinzione dell’ultimo esemplare di Haast intorno al 1480 d.C., quando le sue fonti alimentari si esaurirono.

Considerazioni

MoaQuesta immensa Aquila, sicuramente in grado di far volare in alto la fantasia di ogni falconiere, è certamente degna di essere ricordata come una meraviglia della natura per sempre perduta per mano dell’uomo.
Dopo più di 500 anni dalla sua estinzione, diversi falconieri portano avanti la tutela di molte specie di rapaci, da noi amati e ammirati ma minacciati da un ambiente troppo antropizzato, attraverso programmi di ripopolamento e riproduzione.
Se soltanto la falconeria fosse arrivata insieme ai Maori in Nuova Zelanda forse oggi tutti noi potremmo ancora ammirare il più grande predatore che i cieli abbiano mai visto.
Rivolgo quindi un pensiero alle generazioni future quando affermo: “Proteggete i falchi che volate, ed essi non saranno solo un ricordo dei falconieri di domani”

Francesco Nicoletti

Informazioni tradotte dalle seguenti fonti:
Palaeobiology research group – University of Bristol, Haast Eagle;
Plos Biology – Ancient DNA Provides New Insights into the Evolutionary History of New Zealand’s Extinct Giant Eagle;
Museum of New Zealand – te papa tongarewa;
NOTORNIS – the journal of the Ornithological Society of New Zealand; NOTES ON THE WEIGHT, FLYING ABILITY, HABITAT, AND PREY OF HAAST’S EAGLE (Harpagornis moorei);
Journal of “Society of Vertebrate Paleontology”

Immagini autorizzate dalle seguenti fonti:
Original artwork by Ray Jacobs, © Canterbury Museum;
New Zealand Ancient Art – Alan Cressler ;
Image courtesy of Dr. R. Paul Scofield;
Wikipedia, the free Encyclopedia;
Ed un particolare ringraziamento a Stuart Jackson-Carter Illustrator www.sjcillustration.com

Guarda il Video:

 

Falco in Aria, Mani in Tasca

11099_784372094969411_2187972408667768838_nLa Presentazione del libro sarà il 21 Dicembre 2014 ore 15,00

via Trieste, 40, Brinzio (Va)

Non Mancate!

A cura di Fabrizio Piazza, lo stile italiano di Falconeria, dallo Sforzino, Filastori, Chiorino al Coppaloni, dalle attrezzature all’addestramento, al metodo di volo dei Grandi del Passato, con riferimenti e metodi di De La Fuente….

Il libro “Falco in aria mani in tasca” si presenta: formato 170 x 240 mm, 300 pagine con più di 300 immagini in bianco e nero (115 disegni e 187 fotografie). Le pagine sono rilegate con cucitura a filo refe e la
copertina rigida è stampata a colori. L’opera è limitata COME PRIMA EDIZIONE ad una tiratura
di 500 copie.

Presto, cureremo la recensione del libro e inseriremo i dettagli per ordinarlo.

 

Understanding Birds of Prey in Italiano

comprendere-uccelli-da-preda-nick-foxNick Fox
Artiglio Editore
Pagg.400
Foto a colori e disegni in B/N

Traduzione italiana di Understanding Birds of Prey, progetto nato in collaborazione con UNCF e vari falconieri italiani, questo interessante e corposo volume e’ stato presentato nella bella cornice del centro congressi di Monte del Re, sulle colline di Dozza dall’autore il Dr. Nick Fox, 63 anni, proveniente dal Galles (UK). Falconiere, biologo, ornitologo, allevatore di rapaci per gli Emirati Arabi, imprenditore, artista e scrittore Nick Fox è l’autore del libro di riferimento, a livello mondiale, per gli appassionati dell’arte della falconeria. Dopo un lunghissimo lavoro di ricerca nel 1995 ha pubblicato “Understanding Birds of Prey”, diventato in breve tempo un libro di successo per tutti coloro che si occupano di rapaci. Diversi anni dopo il volume è stato tradotto in spagnolo e ora ha visto la luce la versione italiana. Durante la presentazione del volume Nick Fox ha raccontato il percorso che lo ha portato a diventare uno dei massimi esperti al mondo, fornendo consigli ai falconieri italiani ed invitandoli ad una maggiore aggregazione spiegando cosa rappresenti ai suoi occhi l’arte della falconeria.

La versione italiana del libro di Nick Fox, magistralmente curata da Patrizia Cimberio, comprende molte fotografie e disegni e si presta ad essere il testo di riferimento sia per falconieri già esperti sia per i neofiti che vogliano porre solide basi. Suddiviso in otto capitoli sono trattati la struttura e la funzione del Falco, la sua gestione partendo dall’addomesticamento alla riproduzione. In un terzo capitolo vengono analizzate ed elencate tutte le attrezzature e le strutture per svolgere nel migliore dei modi l’arte della falconeria. Sviluppo e comportamento sono elementi importanti nella vita del falco ed il falconiere sa benissimo quanta determinazione e conoscenza debbano essere presenti nel rapporto che lo lega al suo animale, tematica quest’ultima, descritta nell’apposito capitolo. Come per l’addestramento ed il condizionamento. Dopiche’ , in un apposito capitolo, sono elencate tutte le strategie di caccia dei rapaci selvatici e successivamente viene trattata la caccia sul campo. Nell’ultimo capitolo infine si parla del rapporto che lega l’ uomo al rapace partendo dal tema del contributo dei falconieri per la conservazione ed il benessere dei rapaci.

Per i lettori e gli utenti di www.falconeria.org, il prezzo scontato è di euro 35,00 + spese di spedizione 😉

Chi fosse interessato al volume puo’ ordinarlo direttamente alla UNCF a questo indirizzo e-mail: segreteria@uncfitalia.it

Buona Lettura!

Catania – Maxi sequestro al falconiere

Intervento dei Nuclei di PG della Forestale dello Stato e del Servizio Cites Regionale

Comando Regionale Calabria

 

comunicato 28.08.2013Catania, 14 novembre 2014 – A seguito di perquisizione disposta dalla Procura di Catania ed effettuata da personale della sezione di Polizia Giudiziaria del Corpo forestale dello Stato e da personale dei Servizi specialistici della CITES (Convention on International Trade in Endangered Species) del Corpo forestale dello Stato e del Corpo forestale Regionale Sicilia, sono stati rinvenuti due esemplari vivi di falco pellegrino senza la relativa certificazione. In particolare, uno degli esemplari era privo di documentazione attestante la provenienza, mentre l’altro esemplare, più giovane, era accompagnato da un certificato contraffatto che gli attribuiva almeno 7 anni in più. L’uomo, noto falconiere della provincia etnea, non si sarebbe limitato ad alterare l’età del prezioso falco; infatti, nel corso della perquisizione, sono stati rivenuti due esemplari di falco pellegrino e un barbagianni morti,  privi di marcaggio, dalla provenienza ignota (violazione dell’art. 1 della L. 150/92). Presso il suddetto allevamento, erano detenute, anche, sei Testudo Hermanni (Tartaruga comune) e tre Calandre (la specie più grande appartenente alla famiglia delle allodole). Tutti gli specimens sono stati sequestrati e quelli vivi sono stati affidati in custodia al Centro di Recupero della Fauna Selvatica per la Provincia di Catania.
Sono state, inoltre, sequestrate reti per uccellagione (violazione della L. 157/92), attrezzature per arrampicata, munizionamento a pallettoni ed un fucile rinvenuto tra la vegetazione su cui sono in corso accertamenti tecnici.

fonte: http://www.corpoforestale.it/

DAL VANGELO SECONDO MATTEO (capitolo 1)

Vangeli… l’assoluta opinabile certezza!

LA BILANCIA

Senza titolo-1 copiaÈ forse questo uno degli argomenti più ostici da trattare. Preconcetti e scarsa informazione hanno portato in diversi casi alla “santificazione” di un mezzo che è in grado di decidere le sorti della giornata; in altre parole se la bilancia decide che oggi non si vola, allora non si vola.

Una delle tradizioni dura a morire è la regola di Mavrogordato, che prevedeva di diminuire un falco del 10% del suo peso corporeo, onde ottenere uno stato di fame nel falco che, in qualche modo, lo legasse imprescindibilmente alla sua fonte di cibo/falconiere.
Mantenere queste percentuali di riduzione dell’animale non trovano più applicazione nel moderno mondo della Falconeria; i nostri rapaci non subiscono più l’istintiva attrazione di tornare in natura (perché non sono più animali catturati), ma abbiamo vinto quel passaggio col corretto uso dell’imprinting.
Ora, sull’imprinting si aprirebbe un altro lungo capitolo, in certi casi anche più arduo di quello sulla bilancia, quindi non mi soffermerò più di tanto, ma non vi preoccupate, avrò modo di riprendere l’argomento in un altro articolo.

La fame è senza dubbio una componente importante nel condizionamento dei rapaci, ma in percentuale ricopre non più del 20% dei fondamentali relativi al suo indottrinamento. È sicuramente un ottimo inibitore per quei falchi che hanno le zampe “dolci” (cioè che colpiscono gli animali poco incisivamente tanto che a volte risulta essere più una spinta che una stoccata), ha certamente un ruolo importante nel gioco di rinforzi e punizioni e senza dubbio è lo stimolo madre del riflesso condizionato;

Ma la fame è un elemento che va strutturato, non imposto in funzione di una macchina che non fa altro che documentare il peso di massa corporea e esprimerlo in freddi numeri privi di ogni informazione sul suo naturale riflesso vitale.
Pesare un falco determina solo il suo eventuale stato di deperimento. Dal mio punto di vista un falco da alte prestazioni deve poter volare al massimo della sua fisicità.
Costruire una struttura muscolare asciutta e vibrante vuol dire fare in modo che un falco possa esprimere al meglio le sue possibilità; ma se per stimolare ulteriormente la fame portiamo via parte dei suoi muscoli, non faremo altro che ottenere una diminuzione delle sue potenzialità, creando uno stato di stress in un animale che invece sarebbe naturalmente portato a vedere la sua massima espressione proprio in ciò di cui abbiamo bisogno.

Sembra, da ciò che leggo sia sui social network in internet e dai tanti discorsi fatti intorno all’addestramento dei rapaci, che la Falconeria sia legata ai grammi che determinano il peso di un falco.

A mio avviso la bilancia come la radio diminuiscono sostanzialmente la sensibilità di un falconiere; a volte pochi grammi sembrano poter fare la differenza tra il volare e il restare a casa.
A scanso di equivoci, per come la vedo io: un falco deve volare sempre e, solo l’esito del volo determinerà i suoi rinforzi o le sue eventuali punizioni.
Mi sembra incredibile relegare ad una bilancia la decisione di un volo, o se un falco deve o non deve mangiare.
Anche un brutto volo è un modo di insegnare qualcosa ad un falco. Dare un giorno di digiuno ad un falco che tende ad accomodarsi (magari proprio quando è molto alto di peso), serve a non far abbassare mai la guardia al rapace, portandolo ad uno stato di forma tale da concentrare il suo sforzo sia per la naturale soddisfazione della fame, che come prevenzione ad un eventuale giorno di digiuno.

L’utilità della bilancia è indiscutibile, ma deve essere usata come supporto, con parsimonia e/o come quadro della situazione fisica del falco; va letta sui medi periodi e non sui momenti. Nelle diverse stagioni un falco deve avere un peso ideale, determinato dalla sua attività e dalle temperature, la bilancia serve a osservare che tutto vada bene. Un forte calo di peso potrebbe significare che il falco sta avendo dei problemi, quindi la bilancia assume un ruolo di monitoraggio del falco. Se il falco non ha appetito e perde peso, potrebbe esserci un problema di metabolismo, abbiamo quindi delle ipotesi su cui affrontare un indagine.
Questo è un esempio corretto di lettura della bilancia.

Prima di ogni altro aspetto tecnologico, bisogna creare in un falco un assetto psico-fisico equilibrato. Credo che gli aspetti primari siano la strutturazione di un buon metabolismo, la costruzione di un assetto muscolare ben marcato, un lavoro di condizionamento ben strutturato, basato più sulla ritualizzazione del lavoro che sull’ adescamento dell’animale col cibo.
Se si è lavorato bene un falco avrà sempre fame e se avremo perfettamente relazionato struttura muscolare, metabolismo e ritualizzato correttamente i suoi rinforzi, un falco non ha assolutamente bisogno dell’uso incondizionato della bilancia.
Raggiunti questi valori potremo volare il nostro rapace tutti i giorni, nutrirlo a pieno gozzo con la carne migliore che quel periodo esige, ottenendo così un falco da alte prestazioni.
Matteo D’Errico

LA DIFFICILE QUESTIONE DELL’ADDESTRAMENTO ALL’ITALIANA

falcosangueI social network ormai fagocitano innumerevoli sfumature di addestramenti più o meno discutibili.

Gli ultimi libri sulla Falconeria fanno sfoggio di tecniche addestrative soft. Si inneggia al (validissimo) condizionamento operante, ma guai a parlare di punizione (contemplata benissimo in questa pratica). Si ostentano addestramenti in cui parlare di fame è blasfemia e il digiuno diventa una diabolica pratica medievale, alla stregua della “cigliatura”. Dal metodo Coppaloni ad oggi si sono fatti passi da gigante, ma molti si sono fatti nel verso opposto.

In diversi confronti con giovani falconieri italiani, la sensazione trapelata è che sia l’addestramento in sè la gratificazione stessa dei propri sforzi.
Come se una volta riusciti ad addestrare il falco, il lavoro sia finito e si possa ricominciare ad addestrarne un altro. L’addestramento va considerato come l’inizio del percorso che porterà all’obiettivo finale: la caccia perfetta.

La sensazione che in maggior misura trapela dai vari post di FB è per lo più quella dell’emotiva collaborazione tra falco e falconiere; emozioni introspettive, più legate ad una filosofia di mera interazione con l’animale che di avvincente collaborazione venatoria.
Purtroppo queste considerazioni, sovente, nascono dall’uso dei rapaci negli spettacoli o nel bird controll, dando l’impressione che il lavoro fatto ed il risultato raggiunto siano ottimale in quanto apprezzabili in tali manifestazioni.
La Falconeria è qualcosa che ha a che fare col sangue e per quanto si possa narrare tutta la fantastica poesia che volete, il finale non è il falco che torna al pugno o al logoro. Se non siete pronti per questo, forse la Falconeria non è la pratica che cercavate.
Sacro giovane, addestramento.
È difficile parlare di falchi superiori e falchi inferiori perché non è “umanamente” accettabile come discorso; eppure tutta la storia dell’evoluzione si basa su queste differenze. In natura una nidiata non è una produzione di stampi identici, ma di un gruppo di neonati destinati a morire quasi tutti, tranne qualcuno che in natura diventa il primo della classe… una classe superiore insomma. È facile per chi ha speso molto tempo della propria vita a cacciare coi falconi, accorgersi di queste differenze; ed è normale sperare di ottenere ad ogni acquisto, il miglior falco della nidiata. Credo che prima di criticare questi aspetti bisognerebbe chiedersi quanti dei falchi che avete addestrato, avete portato realmente a caccia.

Quello che mi sento di trasmettere a chi si avvicina alla Falconeria è di non umanizzare questi animali e di non applicare le leggi degli uomini ad animali così differenti da noi. Questo servirà anche a spingere gli allevatori a riprodurre solo i veri campioni cercando di ottenere pulli che mantengano gli aspetti positivi dei genitori.

In ultimo, la mia speranza è che un giorno, anche in uno Stato controverso come l’Italia, venga consentita la cattura dei falconi ad uso riproduttivo, in modo da mantenere nelle specie riprodotte in futuro, un grado genetico superiore.

Matteo D’Errico

Games of Thrones

aquila-1In quel tempo, si narra, che i grandi vecchi avessero avuto in dote, quasi dallo “stupor mundi” in persona, il segreto della Falconeria.

Si narra che in di segrete stanze si forgiassero, quasi fosse metallo temprato, cavalleresche condotte e imprescindibili codici, della di cui integrità morale non si avesse, mai, in alcuna maniera, la possibilità di percepir disubbidienza.

Tale era l’imponenza di questo segreto, che tutti si votarono al silenzio; niente sarebbe trapelato da quelle mura, il volgo (come sempre) doveva restare digiuno dal sapere e mai sarebbe stata loro concessa la minima ambasciata. La Falconeria era salva!

Passarono gli anni ed il segreto sembrava resistere; ma nonostante il grande concordato, l’acume e la favella son virtù dell’uomo, e cercare di precluderne l’impiego ne stimola l’ingegno. Così successe un giorno, che un giovane architetto, amante della caccia e della conoscenza, scoprì, tra le righe di antichi libri, l’esistenza di una nobile arte che ostentava la possibilità di cacciar selvaggi utilizzando magnifici falconi.
Quale animo, dotato d‘un minimo di nobiltà, avrebbe potuto resistere ad un così appetitoso invito a saggiare quella passionale fiamma di cui tanto ostentavano quelle parole.
Bramoso di conoscere, non concesse attesa a questo nuovo ardore e caparbio nella volontà e umile nella richiesta, si convinse a chieder consiglio ai sapienti decani.
Ma il patto era solenne e non concedeva clemenza, cosi alla domanda di conoscenza del giovane architetto, semplicemente non gli fu concessa udienza.

Al vecchio falconiere sembrò chiusa la faccenda, liquidata come ad un cane gli si usa la cortesia di passarlo per la verga quando mostra disobbedienza.
Ma la Falconeria e la Conoscenza, della libertà hanno la stessa “debolezza”, più si cerca di braccarle più sfuggiranno con certezza.

Così, il giovane architetto, vide in quella mancanza di cortesia la forza necessaria a raggiunger l’agognato intento e si ingegnò; pochi e troppo vecchi erano gli scritti trovati in patria, molti non erano nemmeno realizzati da veri falconieri; così decise di muoversi in altre terre. Questo lo aiutò, trovò e carpii i sommi scritti d’un dotto iberico, poi in gran segreto li tradusse e nel bene o nel male li rivelò, consegnandoli al destino. Il segreto era infranto!

Intanto i grandi vecchi solennemente dispensavano l’eredità ai pochi eletti: “…a divulgar si muore”, “i falchi vanno tenuti celati agli occhi del volgo”…
Ma era troppo tardi, quel libro aveva aperto la porta all’umana curiosità, e quando giunse il tempo del “silicio”, bastò colpire dei bottoni per colmar ogni dubbio con certezza.
E tutto ciò che prima era agognato ormai era palese.

Eresia! Sacrilegio! Ora il sapere non poteva più essere fermato! Così, non potendo contrastarne il rapido diffondersi, i vecchi falconieri presero una decisione: se rassegnarsi significava perderne il dominio, allora non potendo tenerla segreta ne sarebbero diventati i maestri incontrastati e d’un tratto si rivolsero agli ignoranti esclamando: “v’insegneremo”….

E tronfi della propria presunta maestria, giù a decantar di leggendari falconi in mitologiche cacciate, di falconieri che insegnavano ai loro falconi con la sola imposizione dello sguardo e che nelle dita conservavano il segreto della “fame”; perché il villano questo capisce: leggende che non potrà mai vivere; perché il villano, guardando in alto, veda sempre le terga di chi gli ha sottratto un sogno.

Ma la storia non finisce qua. Tutto il tempo passato a nascondere quest’arte, aveva in qualche modo scavato un solco incolmabile, come se la Falconeria fosse stata si partorita, ma non conoscesse maternità alcuna.
Questo creò un incontenibile disordine; chi poté seguire i vecchi si barricò in piccoli clan, auto eleggendosi gli unici detentori di verità; quelli che non vollero assoggettarsi ai nuovi regnanti, raminghi cercarono risposte nelle più disparate terre e conoscenze; e in fine, generato dal grande caos, nacquero i giullari falcheggianti, una stirpe folle a tal punto da comunicar coi loro rapaci usando la parola.

Non mi è dato sapere a quale conclusione giungerà questa ardita storia, ma di certo son convinto che il nostro è il popolo che nelle varie ere ha reso perfetta la materia grezza, un popolo che si è sempre imposto come limite l’infinito.

 

“Così come un germoglio cresciuto senza guida si piega e si contorce ma alla fine comunque si rinforza, così la nostra falconeria è ormai un solido tronco ma che conserva nei suoi vizi i peccati d’un tempo”.

Matteo D’Errico

Frammenti di storia della Falconeria Italiana terza parte

normativa

Nicola De Marco, foto: Antonio Centamore
Nicola De Marco, foto: Antonio Centamore

“E così ci siamo riusciti.

La falconeria fa parte del futuro della caccia in Italia.
Pochi hanno contribuito realmente a questo risultato, molti se ne glorieranno senza aver fatto niente.
Ma in Italia questo accade spesso e noi tutti sappiamo benissimo riconoscere, e quindi ringraziare, le persone che effettivamente hanno consentito l’inserimento della falconeria nella Legge varata lo scorso 30 gennaio 1992.
Per primo perciò voglio rivolgermi al Presidente della Commissione Ambiente del Senato Sen. Maurizio Pagani che si era impegnato a darci una mano, allorché, dopo una sua visita al castello di Melfi, conobbe il nostro problema e, in una successiva nostra visita presso il Senato, poté documentarsi sui testi e le riviste “il falconerie nuovo” che avemmo il piacere di donargli in quell’occasione: grazie di cuore Presidente!!
Poi voglio ringraziare il mio più caro amico, perfetto compagno di caccia, ottimo scrittore e poeta, il Sen. Giovanni Pellegrino che avevo incaricato di coordinare tutti gli interventi al Senato e attraverso lui voglio ringraziare anche il suo partito, PDS e il suo rappresentante in seno alla Comm. Ambiente che è stato la goccia determinante a far traboccare il vaso a nostro vantaggio.
Tutto il resto, come peraltro accaduto alla Camera, non sarebbe bastato.
Chiuso questo argomento voglio parlare di questa rivista nata, come altre mie iniziative, per risolvere il problema dell’inserimento del falco come mezzo di caccia nella normativa venatoria.
Oggi che tutto è risolto non ha più senso che io continui con un impegno che mi è sempre più difficile rispettare: il lavoro, esploso quantitativamente d’improvviso, prende talmente tanto il mio tempo che quest’anno non ho potuto neanche volare un falco (a parte il breve episodio di Orte).
Avevo pensato di chiudere qui l’esperienza della Rivista, ma è più forte di me…, non ci riesco!
E allora ho deciso che, da ora in poi, la rivista uscirà una volta all’anno, probabilmente a fine anno (ma senza impegno), e sarà un mio omaggio a tutti i falconieri italiani.
Nessuna quota, quindi da pagare (d’altronde i falconieri italiani, tranne rari esempi, si sono spesso dimostrati più che tirchi!).
Finiranno così, mi auguro, le voci di chi, non sapendo cosa trovare da ridire, ha addirittura sostenuto che io mi sarei arricchito (o avrei comunque guadagnato) attraverso le iniziative che ho promosso (la Federazione, Melfi).
Ho tanta vergogna per la pochezza morale ed intellettuale di siffatti individui che non hanno neanche il coraggio civile di confrontarsi direttamente con me su queste calunnie.
Spero che presto qualcuno possa sostituirmi nel ruolo di Segretario della FIF, mi libererò così delle carte e delle troppe responsabilità, potrò dire ciò che penso, ed uscire fuori da tutto, tornando ad essere solo un uomo, con un falco sul pugno e un cane al guinzaglio”.

Nicola De Marco

E’ il 1992, l’alba di una nuova era per la Falconeria italiana. Un ciclo che si chiude, la luce in fondo al tunnel. Nelle parole di Nicola trapela tutto l’entusiasmo di chi ha ottenuto un ambito successo; l’agognata legge che tutelerà la Falconeria in futuro ora era realtà.
Faccia riflettere questa lettera tutti coloro che imprecano sulla 157, perché sappiano quali sforzi sono stati fatti per raggiungerla, e quanti pochi se ne stiano facendo per migliorarla. Credo che se la metà degli sforzi che si fanno per sputare sentenze o trovare patetiche scuse che legittimino la propria incapacità, fossero usati per cercare soluzioni, oggi avremmo una legge sulla Falconeria degna di essere annoverata nei manuali di diritto.
Un ultima sferzata nella parte finale a chi lo aveva accusato di lucrare con le sue iniziative. I suoi riferimenti sono chiari e chi allora ha vissuto quel periodo sa chi sono gli interessati, ma questa è un’altra storia!
Matteo D’Errico

Frammenti di storia della Falconeria Italiana seconda parte

nicola de marco
Nicola De Marco

Correva l’anno del Signore 1987,

Nicola De Marco si lancia in una difficile impresa, contattare l’élite della Falconeria Italiana con l’intento di riceverne un aiuto in termini di conoscenze politiche che potessero sostenere la Falconeria Nazionale. L’epoca è quella della carta da lettera, non esiste ancora internet, questo rende il tutto più lento e difficile. L’obiettivo è spingere affinchè la Falconeria Italiana venga finalmente riconosciuta e tutelata da una legge Nazionale prima che finisca per essere messa al bando.
Tra le varie risposte alle lettere di Nicola, ve ne ripropongo tre, una di Livio Rognoni, la seconda di Damiano Ghia, ed in fine l’ultima di Silvano Toso membro del Circolo Falconieri d’Italia e la rispettiva risposta di Nicola.
A Voi l’ardua sentenza!

“Non v’è nulla di peggio, in guerra, del fuoco amico!”
Matteo D’Errico

 

Caro Nicola,

ho ricevuto con piacere la tua lettera, un po’ meno la notizia in essa contenuta, cioè una eventuale abolizione della caccia col falco. Io penso, che un po’ di colpa sia anche dei precedenti falconieri… la gente deve sapere che esistono anche i falconieri in Italia, o no? Forse oggi non saremmo in queste condizioni! Da un lato però mi fa molto piacere la notizia di essere iscritto alla Federazione Italiana Falconieri e Astorieri e per questo ti ringrazio.

(Livio ROGNONI, Sesto Calende 26 Gennaio 1987)

Caro De Marco,

a conferma di quanto di ho già detto telefonicamente approvo l’azione da te intrapresa in difesa della falconeria in Italia come già avevi preannunciato in occasione della riunione di Udine.
Purtroppo io non dispongo di conoscenze adeguate, né ho voce in capitolo per darti man forte, comunque, tramite una comune amicizia ho contattato l’Assessore alla caccia della prov. di Genova – Sig. Grillo – che mi è parso persona seria e ben disposta, al quale ho lasciato un appunto di cui ti allego copia.
L’amico Giorgio Serio, del quale ti ho fornito l’indirizzo, ti ringrazia di averlo incluso nel tuo elenco e condivide la mia opinione.
Mi risulta che anche gli altri ti sono favorevoli.

(Damiano GHIA, Genova 12 febbraio 1987)

Gentile Architetto De Marco,

al mio rientro da un viaggio di lavoro ho trovato la Sua lettera circolare del 14 gennaio u.s. e solo ora ho modo di rispondere.
Indipendentemente da ogni considerazione sui contenuti della lettera sopra citata e del materiale ad essa allegato desidero manifestarle la mia sorpresa e contrarietà per essere stato cooptato senza il mio preventivo assenso alla “Federazione Italiana di Falconieri e Astorieri”.
Con la presente intendo quindi comunicarle che non desidero fare parte di tale Federazione e ciò sia a titolo personale sia quale membro del Circolo dei Falconieri d’Italia.

Con i migliori saluti.

(Silvano TOSO, Ozzano Emilia 18 febbraio 1987)

 

Gentilissimo dr. Toso,

la ringrazio della sua raccomandata del 18 febbraio u.s.
Ho preso immediatamente nota di quanto desidera e, scusandomi, La rassicuro che da ora in poi non le saranno mai più inviate le comunicazioni e pubblicazioni della F.I.F.A. Vorrei chiarire che quella lettera è stata inviata a tutti i falconieri italiani a noi noti per sollecitarne l’impegno in difesa della falconeria italiana.
Sono certo che vorrà comunque fare tutto quanto in suo potere perché questa nobile arte possa essere Legalmente praticata nel nostro paese.

Cordialmente.

(Nicola DE MARCO, Lecce 4 marzo 1987)