Caccia alla grouses a nord della Scozia col falco pellegrino

Gianpiero Del Mastro Calvetti falconiere
Delmastro con il falco OBLIO, una red sh molto grande e incredibile cacciatrice di grouse e anatre.

Nella seconda metà dell’agosto del 1973 cacciavamo grouses a nord della Scozia: il dott Delmastro, il dottor Toso e il sottoscritto. Indescrivibile la bellezza dei territori che ci circondavano, del clima e dei voli che ci allietavano la vista e l’umore.
Un giorno di vento teso perdemmo una pellegrina brookey di passo e di conseguenza ci mettemmo tutti e tre a logorare per recuperare questo falco.
Dopo alcuni interminabili minuti proprio nella mia direzione vedemmo il falco avvicinarsi da molto lontano. Urla di gioia e di felicità da parte nostra, ma quando mi fu vicino gettai il logoro e il falco ci venne senza esitazione.
La raccolsi ma meraviglia delle meraviglie…non era il falco che aspettavamo ma neanche nessuno dei nostri; si trattava di una grossa pellegrina mutata, con geti e sonagli, ma allora la radio non c’era ancora.
Dopo un rapido consulto, realizzammo che il falco poteva essere di Roger Upton, i cui terreni di caccia confinavano con i nostri ma pur sempre a decine di miglia da noi.
Carta geografica e falco incappucciato, via con l’auto e dopo molti errori per quelle bellissime stradine tra erica, pecore e buoi muschiati arrivammo al cottage di Upton.
L’accoglienza fu a dir poco vergognosa; non solo non ci ringraziò per avere riportato il falco ma era seccato perché volando presso i suoi confini disturbavano la sua caccia.
Se gli amici non mi tenevano gli avrei staccato le orecchie a morsi. Fortunatamente la diplomazia di Giampi appiano’ le cose e quando comprese che non eravamo gli ultimi arrivati cominciò a ragionare.
“Inglese di merda” pensai sinceramente.

Pellegrina brookey nidiacea spagnola 1973

Nei giorni successivi fu lui che venne a farci visita, volammo assieme e tra voli, wisky e racconti diventammo buoni amici. Roger Upton è stato uno dei falconieri più bravi del dopoguerra e posso garantirlo per averlo constatato personalmente, purtroppo è venuto a mancare alcuni anni fa, era anziano ed ha volato fino all’ultimo.
p.s. Dimenticavo, rientrando quel primo giorno, MARINA (la pellegrina “persa”) ci aspettava sul tetto del nostro cottage.

Foto scattate da Mirabelli in Calabria.
GIOVANNI CASATI

Sparviera

sparviero
sparviero

Era un sabato uggioso di ottobre..classico tempo autunnale lombardo..Volai tutto il pomeriggio dietro a merli con una femmina di sparviera.
Una femmina di due mute regalatami da un amico. Mai usata a caccia mi disse!
In quel periodo non avevo la telemetria… Solo campanello. Uno di quelli che oggi farebbero rabbrividire: grosso, pesante e legato alla zampa.
Quel giorno ho osato più del necessario e dopo essere partita dietro una preda non riuscii a recuperarla. Cosa frequente per chi vola spar non imprintate e mai tirate di peso.
Quando si scollegano hanno bisogno il loro tempo, vanno in tilt, ma vista l’ora capii che se ne riparlava la mattina seguente.
Passai la notte a pianificare il recupero.
Mentre pensavo arrivo’ un’acquazzone di quelli forti. “Ci mancava anche questa!” pensai
Svegliato prima che facesse luce, andai al punto preciso in cui la vidi l’ultima volta….. Aspettai sotto una quercia l’arrivo di uno spiraglio di luce per poterla cercare.
In quei momenti ti rendi conto dei sacrifici e degli errori che commetti. È lì che impari veramente!!
Iniziai a chiamarla al logoro ma niente, nessun segnale della sparviera.
Passarono due ore così, senza risultati.
Iniziai a pensare che fosse morta durante la notte a seguito della tempesta o che fosse stata presa da una volpe.
Ad un certo punto da lontano, in mezzo al bosco, sentii le ghiandaie e le gazze in allarme…..
Tipico comportamento e verso di quando un predatore passa in zona… Sarà lei??
Ricordo che corsi come un pazzo passando rovi, acqua e fango senza rendermene conto…. Arrivato in prossimità del fracasso mi fermai:
Vedevo a terra 4 gazze…. Lottavano contro una sparviera e tiravano di quelle beccate impressionanti. Pensa se fosse la mia spar pensai……
Ad un certo punto nel fracasso si sente distintamente il suovo del campano. È lei!!!!
Mi faccio strada tra gli arbusti…e quando mi avvicinai sorpresa: tra gli artigli una gazza!!!
Non ci volevo credere.
Iniziai a correre facendo rumore per far allontanare i corvidi. Mi fermai e aspettai che iniziasse a spiumare……. La recuperai!!!!!
Ad oggi è uno di quei recuperi che mi emozionano di più visto che ancora non avevo un feeling particolare con lei e, oltretutto, erano le prime vere uscite a caccia che faceva.
Da allora la tenetti diversi anni con catture e numeri da repertorio.
“Con loro non devi mai osare oltre il limite!
Quando si scollegano devi avere una sensibilità extra per riportarli in condizione!
Se impari con loro, puoi fare tutto!
Sii meticoloso e non tralasciare i particolari!
Ma alla fine……. sono di una semplicità unica….
Gli sparvieri!!!”

Davide

LifeLanner per il ripopolamento del falco lanario in Italia

Ogni giorno, camminando verso il liceo, mi fermavo ad ammirare i falchi sul blocco fuori da un negozio di souvenir. Non ne sapevo nulla, eppure qualcosa di loro mi attraeva. Tra i libri di scuola e le uscite con gli amici, comprai incoscientemente il mio primo falco. Una femmina di falco lanario. E così, dal tenerla sul mio primo guanto, senza idea di cosa dover fare, come e quando, 8 anni dopo, è diventata il punto fermo di un traguardo che mai avrei pensato di poter raggiungere. È la mamma del primo falco lanario che tra pochi giorni inizierà a volare libero, il primo dei molti altri che verranno liberati nei prossimi 5 anni grazie al progetto LifeLanner per il ripopolamento del falco lanario in Italia. A seguirlo sarà la R.N.R. Lago di Vico, che si impegna da anni per la stesura e l’attuazione del progetto.
La reintroduzione si avvale delle seguenti fasi:
Il falco destinato ad essere rilasciato nasce sotto la coppia di riproduttori in cattività e rimane con loro fino ai 30/35 giorni di età circa, in modo che il processo di imprinting avvenga sulle giuste figure parentali. A questo punto, raggiunta circa la metà dello sviluppo del suo piumaggio, è pronto per essere spostato nella cassetta nido utilizzata per la reintroduzione, comunemente chiamata hacking box. Si tratta di un nido artificiale, solitamente posto in alto, schermato su tre lati e chiuso sul lato frontale da una rete che non consente al giovane falco di uscire ma da cui può osservare il territorio. Da qui il giovane lanario potrà ambientarsi fintanto che il suo sviluppo non sarà completo. In questa fase verrà alimentato dagli operatori addetti al controllo della cassetta nido che provvederanno a far sì che abbia sempre cibo a disposizione, ma senza interferire con le sue giornate. Raggiunto il completo sviluppo, il lato frontale del l’hacking box verrà aperto e il giovane falco sarà pronto a spiccare il suo primo volo. Trascorrerà i giorni successivi svolazzando intorno alla cassetta nido e ritornando ogni volta per mangiare. Piano piano le sue abilità di volo miglioreranno, imparerà le tecniche di caccia e quando non avrà più bisogno dell’alimentazione fornita nel nido avverrà il suo completo distacco ed inizierà la sua vita in natura. Durante tutte le fasi verrà monitorato, dapprima mediante webcam poste all’interno dell’hacking box, successivamente tramite un sistema di GPS che consentirà di conoscerne spostamenti ed abitudini.
Consapevole della lunga strada da percorrere e dei numerosi ostacoli da oltrepassare, spero che con questo piccolo, primo grande traguardo, anche gli scettici possano guardare alla falconeria, che non dimentichiamoci è patrimonio UNESCO, come un importante mezzo per la conservazione della nostra preziosa biodiversità.

Leonardo Sciarra

In foto, Lea all’interno dell’hacking box e i suoi genitori sul nido in cui è nata.