E’ l’ora del tramonto di un giorno di novembre, un orario perfetto per fare l’ultimo volo di caccia della giornata. Sono in una Riserva Faunistica Venatoria nel Chianti Classico, tra laghi nascosti fra i boschi ed un paesaggio mozzafiato il vento leggero soffia tra le colline toscane. Cammino pensando cosa possa aspettarmi oggi da jacopa dei sette soli.
Metto in volo la pellegrina prima di affacciarmi sul lago, (avevo visto poco prima con il mio binocolo due presenze acquatiche sullo specchio d’acqua), per evitare di involare le anatre prima che il falco sia centrato ed in perfetta quota.
Appena lei e’ centrata sul lago ad una quota di circa 90m, mi affaccio sulla riva. C’erano due femmine di Germano Reale, che immediatamente appena vedono la mia presenza si in volano, e per evitare di essere attaccate attraversano tutto il lago rimanendo al centro dello specchio d’acqua per prendere grande velocita’.
Naturalmente i falchi non attaccano le anatre quando volano sopra l’acqua, perche’, in caso di cattura, rischiano di cadere in acqua con la preda.
Ma la pellegrina attacca ugualmente.
Picchiata a volo battuto a circa 180km/h, le anatre volano perfettamente attaccate per mettere in difficolta’ il falco, la pellegrina raggiunge una delle due anatre, e l’anatra riesce a scartarla perfettamente girandosi completamente su se stessa.
Jacopa fallito il primo attacco, risale di alcuni metri e ripete l’attacco.
Le anatre si erano nuovamente riaffiancate in una fuga ad altissima velocità.
Il falco attacca nuovamente entrambe le anatre che nell’attimo dell’impatto si distanziano immediatamente tra loro creando un varco tra di loro, facendo nuovamente fallire l’attacco. A quel punto erano appena uscite dallo specchio dell’acqua del lago, e la pellegrina si e’ trovata alcuni metri sotto una delle due.
L’anatra ormai braccata dal suo predatore, decide di virare totalmente e ritornare nell’acqua, ma questa manovra la costringe a rallentare e consente al falco di avvicinarsi. La velocita’ e’ sufficiente perche’ la pellegrina decida di accelerare il piu’ possibile ed agganciare e catturare l’anatra da sotto. Il tutto in una azione durata una manciata di secondi che però sembrano sempre un eternità in quel momento.
Non finiro’ mai di emozionarmi….
GIANLUCA BARONE
Caccia all’anatra col falco pellegrino
Caccia alla grouses a nord della Scozia col falco pellegrino
Nella seconda metà dell’agosto del 1973 cacciavamo grouses a nord della Scozia: il dott Delmastro, il dottor Toso e il sottoscritto. Indescrivibile la bellezza dei territori che ci circondavano, del clima e dei voli che ci allietavano la vista e l’umore.
Un giorno di vento teso perdemmo una pellegrina brookey di passo e di conseguenza ci mettemmo tutti e tre a logorare per recuperare questo falco.
Dopo alcuni interminabili minuti proprio nella mia direzione vedemmo il falco avvicinarsi da molto lontano. Urla di gioia e di felicità da parte nostra, ma quando mi fu vicino gettai il logoro e il falco ci venne senza esitazione.
La raccolsi ma meraviglia delle meraviglie…non era il falco che aspettavamo ma neanche nessuno dei nostri; si trattava di una grossa pellegrina mutata, con geti e sonagli, ma allora la radio non c’era ancora.
Dopo un rapido consulto, realizzammo che il falco poteva essere di Roger Upton, i cui terreni di caccia confinavano con i nostri ma pur sempre a decine di miglia da noi.
Carta geografica e falco incappucciato, via con l’auto e dopo molti errori per quelle bellissime stradine tra erica, pecore e buoi muschiati arrivammo al cottage di Upton.
L’accoglienza fu a dir poco vergognosa; non solo non ci ringraziò per avere riportato il falco ma era seccato perché volando presso i suoi confini disturbavano la sua caccia.
Se gli amici non mi tenevano gli avrei staccato le orecchie a morsi. Fortunatamente la diplomazia di Giampi appiano’ le cose e quando comprese che non eravamo gli ultimi arrivati cominciò a ragionare.
“Inglese di merda” pensai sinceramente.
Nei giorni successivi fu lui che venne a farci visita, volammo assieme e tra voli, wisky e racconti diventammo buoni amici. Roger Upton è stato uno dei falconieri più bravi del dopoguerra e posso garantirlo per averlo constatato personalmente, purtroppo è venuto a mancare alcuni anni fa, era anziano ed ha volato fino all’ultimo.
p.s. Dimenticavo, rientrando quel primo giorno, MARINA (la pellegrina “persa”) ci aspettava sul tetto del nostro cottage.
Foto scattate da Mirabelli in Calabria.
GIOVANNI CASATI
Sparviera
Era un sabato uggioso di ottobre..classico tempo autunnale lombardo..Volai tutto il pomeriggio dietro a merli con una femmina di sparviera.
Una femmina di due mute regalatami da un amico. Mai usata a caccia mi disse!
In quel periodo non avevo la telemetria… Solo campanello. Uno di quelli che oggi farebbero rabbrividire: grosso, pesante e legato alla zampa.
Quel giorno ho osato più del necessario e dopo essere partita dietro una preda non riuscii a recuperarla. Cosa frequente per chi vola spar non imprintate e mai tirate di peso.
Quando si scollegano hanno bisogno il loro tempo, vanno in tilt, ma vista l’ora capii che se ne riparlava la mattina seguente.
Passai la notte a pianificare il recupero.
Mentre pensavo arrivo’ un’acquazzone di quelli forti. “Ci mancava anche questa!” pensai
Svegliato prima che facesse luce, andai al punto preciso in cui la vidi l’ultima volta….. Aspettai sotto una quercia l’arrivo di uno spiraglio di luce per poterla cercare.
In quei momenti ti rendi conto dei sacrifici e degli errori che commetti. È lì che impari veramente!!
Iniziai a chiamarla al logoro ma niente, nessun segnale della sparviera.
Passarono due ore così, senza risultati.
Iniziai a pensare che fosse morta durante la notte a seguito della tempesta o che fosse stata presa da una volpe.
Ad un certo punto da lontano, in mezzo al bosco, sentii le ghiandaie e le gazze in allarme…..
Tipico comportamento e verso di quando un predatore passa in zona… Sarà lei??
Ricordo che corsi come un pazzo passando rovi, acqua e fango senza rendermene conto…. Arrivato in prossimità del fracasso mi fermai:
Vedevo a terra 4 gazze…. Lottavano contro una sparviera e tiravano di quelle beccate impressionanti. Pensa se fosse la mia spar pensai……
Ad un certo punto nel fracasso si sente distintamente il suovo del campano. È lei!!!!
Mi faccio strada tra gli arbusti…e quando mi avvicinai sorpresa: tra gli artigli una gazza!!!
Non ci volevo credere.
Iniziai a correre facendo rumore per far allontanare i corvidi. Mi fermai e aspettai che iniziasse a spiumare……. La recuperai!!!!!
Ad oggi è uno di quei recuperi che mi emozionano di più visto che ancora non avevo un feeling particolare con lei e, oltretutto, erano le prime vere uscite a caccia che faceva.
Da allora la tenetti diversi anni con catture e numeri da repertorio.
“Con loro non devi mai osare oltre il limite!
Quando si scollegano devi avere una sensibilità extra per riportarli in condizione!
Se impari con loro, puoi fare tutto!
Sii meticoloso e non tralasciare i particolari!
Ma alla fine……. sono di una semplicità unica….
Gli sparvieri!!!”
Davide