SPOLETO – È una specie rara e protetta a livello comunitario e in tutto l’Appennino umbro-marchigiano se ne contano non più di 15 coppie nidificanti, di cui almeno 4 all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Eppure è stata proprio un’aquila reale di due o tre anni ad essere stata uccisa dai pallini di un cacciatore nel giorno di preapertura della stagione venatoria. La sua carcassa è stata trovata a settembre scorso sull’alto versante meridionale di Monte Maggiore, nel territorio comunale di Campello. La conferma che si trattasse della “regina dei cieli appenninici” è arrivata dopo la necroscopia congiunta eseguita all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale e presso la Sezione di Chirurgia e Radiodiagnostica della Facoltà di Veterinaria di Perugia. Secondo gli esami compiuti, l’animale al momento della morte era “in perfette condizione fisiche, nel pieno delle proprie capacità locomotorie e sensoriali”. La causa del decesso dunque sarebbe da attribuirsi ai tre pallini da caccia rinvenuti nel corpo dell’esemplare dagli esperti: “Due in posizione centrale nella cavità basso-addominale, uno nella cavità toracica a tre millimetri del segmento toracico della colonna vertebrale, tutti in posizioni e condizioni letali”. Il colpo di fucile sarebbe stato sparato a non più di venti metri di distanza da un’arma lunga, probabilmente un fucile. E secondo la ricostruzione, avrebbe colpito l’animale in volo “strappandogli il possente becco”.
Un precedente a lieto fine
Nel 2001, un’aquila reale era stata trovata nei pressi di Bolognola, dal Corpo forestale dello Stato, su segnalazione di alcuni cercatori di funghi. Le sue condizioni apparivano disperate, a causa delle ferite d’arma da fuoco su un’ala procuratele da un cacciatore. Subito affidata al Centro di recupero animali selvatici dell’Oasi Wwf Bosco Frasassi di Fabriano, l’aquila si era salvata, ma l’ala non aveva recuperato la sua funzionalità. Poi, a 10 anni di distanza dal suo ritrovamento, è tornata tra le sue montagne, nel Centro Faunistico di Castelsantangelo sul Nera, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. anche se costretta a vivere in cattività.
di Antonella Manni
fonte: il messaggero.it