La storia di Fulvia il Falco pellegrino

falco pellegrinoTanti anni fa, mi pare all’inizio del 1967 il dott.Coppaloni mi telefonò dicendomi che aveva un falco pellegrino da darmi.
Senza perdere un secondo,saltai sulla mia 500 e mi precipitai a via Tuscolana 741,dove abitava il dott. Coppaloni.
Si trattava di una femmina di passo catturata due anni prima in dicembre.
Per due anni uno pseudo falconiere,nel tentativo di addestrarla, senza per altro capirci molto l’aveva tenuta magrissima e l’aveva ridotta malissimo di penne.
Poiché non era riuscito ad ottenere nessun risultato l’aveva data al dott. Coppaloni.
Il dott. Coppaloni,visto come era ridotta me la aveva regalata dicendomi:’veda se riesce a farci qualcosa se no la possiamo portare allo zoo.
Si trattava di una femmina molto corta e larga con zampe cortissime,quasi più simile ad un’anatra che ad un falco.
Era stata chiamata Fulvia.
Dalla pesantezza del suo aspetto capii che non sarebbe stato facile rimetterla in forma.
Il carattere,forse a causa dei maltrattamenti subiti,era pessimo,sempre terrorizzata ed aggressiva.
Ogni qual volta che era a portata di zampa cercava di ferirmi sino a che un giorno,mentre mangiava in pugno mi graffiò la faccia molto vicino ad un occhio.
La mia reazione istintiva fu di darle una sberla(lo so che non si fa’! ) e Fulvia cadde dal guanto.
Potrà sembrare incredibile ma da quel giorno cambiò completamente.
Forse fu dovuto al mio senso di colpa in quanto,cominciai a pensare a quante sofferenze aveva patito quel falco e di conseguenza raddoppiai le attenzioni ed il tempo che passavo con lei.
In poco tempo Fulvia divenne così mansueta che non solo si faceva carezzare ma quando le infilavo le dita sotto le piume del petto si gonfiava di piacere completamente rilassata.
La sua domesticità era però solo con me;chiunque si avvicinasse la metteva in agitazione e tentava di fuggire gettandosi dal pugno o dal blocco.
Quando iniziai ad addestrarla capii le enormi difficoltà che avrei incontrato per rimetterla in forma.
Le prime volte che la chiamavo al logoro dalla distanza di circa 50 metri,veniva a tappe,a metà percorso si poggiava ansimando,poi ripartiva e finalmente arrivava sul logoro.
Proprio in quel periodo sentivo spesso Jack Mavrogordato (con cui in passato ero stato a caccia di corvi nelle piane di Salsbury in Inghilterra) il quale mi consigliò per poter rinforzare Fulvia di farle fare dello “stooping”(passate al logoro),addestramento che lui usava per tenere in forma i suoi fantastici falchi da corvi.
Detto fatto imparai la tecnica(ben descritta nel libro di Mavrogordato)e giorno dopo giorno aumentavo a Fulvia i passaggi al logoro.
Dopo circa sei mesi di addestramento giornaliero eravamo arrivati a circa 80 passaggi al logoro eseguiti con grande veemenza.
Avevo in quei mesi affinato una tecnica per farla salire sempre più in alto:Ogni qual volta arrivava da un altezza un po’ superiore alla sua media,le facevo prendere il logoro.
Eravamo arrivati al punto che dopo un buon numero di passate nascondevo il logoro dandole così il tempo di salire sempre più alta.
Con il passare del tempo e con questi accorgimenti,Fulvia saliva altissima ed aspettava a lungo sino a che roteavo nuovamente il logoro ed allora scendeva a goccia ad una tale velocità che non potendo più controllare la situazione e per evitare che cercando di ghermire il logoro a quella velocità potesse strapparsi un unghia(cosa che era già accaduta) gettavo con forza il logoro a terra prima che lei arrivasse.
Perfezionai questa tecnica sino al punto che Fulvia solo con l’uso del logoro aveva imparato a salire altissima e ad aspettare anche molto a lungo.
Quando il dott.Coppaloni vide il risultato di tanti mesi di lavoro,mi mise a disposizione la riserva di Nepi ( a quel tempo bellissima e piena di starne selvatiche) permettendomi di andare a volare li con Fulvia.
starnaTutto sembrava ormai perfetto,avevo un falco che volava altissimo e la possibilità di cacciare in una riserva piena di starne,ma purtroppo si presentò un altro problema apparentemente insormontabile: Fulvia si rifiutava di attaccare qualsiasi tipo di preda;rifiutava i piccioni,non guardava né starne né fagiani,era una vera pacifista!
Aspettava ed attaccava solamente il logoro con una veemenza come se si trattasse della più ambita delle prede.
A quel punto visto che avevo accesso alla riserva di Nepi, andavo li con mio cugino Fulco ,Fulvia ed il mio cane di nome Fido che era una femmina di setter di taglia piccola.
Ogni volta liberavo Fulvia, le facevo fare una ventina di passate al logoro,poi lo nascondevo.
Fulvia saliva altissima ed a quel punto
Fulco ed io iniziavamo a correre per la piana frullando brigate di starne che il falco puntualmente ignorava con nostra grande frustrazione.
Finalmente un giorno il miracolo:una brigata di 5 o 6 starne volò parallelamente ad un bosco, Fulvia che si trovava molto alta sopra al bosco,forse non vista dalle starne improvvisamente si decise ad attaccare.
Discese quasi in verticale,spuntò improvvisamente da sopra gli alberi e con grande naturalezza andò ad impattare una starna lasciandola morta sul colpo.
Potete immaginare i salti di gioia di chi come me aveva ormai quasi perso ogni speranza di riuscita.
Finalmente dopo circa un anno di addestramento ininterrotto,avevo raggiunto lo scopo.
Da quel giorno,Fulvia con il suo corpo tozzo e le zampe corte divenne una star.
Non afferrava mai la preda credo a causa delle sue corte zampe,ma riusciva egregiamente ad abbatterla con l’urto che era sempre piuttosto violento.
Nel Dicembre del 68 il dott.Coppaloni organizzò un raduno di falconeria internazionale che si svolse nelle bellissime riserve di Nepi,Sutri e Settevene.
Le tre riserve una vicina all’altra erano ancora ben fornite di selvaggina,ma le starne sopravvissute alle doppiette ed ai falchi erano in quel mese praticamente incacciabili;partivano da tali distanze che non si riuscivano quasi mai a vedere.
I fagiani ormai si erano fatti furbi e si guardavano bene dal farsi trovare fuori dai boschi per cui cacciare con i falchi era quasi impossibile.
Jack Mavrogordato, Renz Waller e Ernesto CoppaloniTutti i falconieri italiani e stranieri (erano presenti tra gli altri Renz Walzer,Jack Mavrogordato,Woodford ,etc.)avevano quasi rinunciato a cacciare,e quindi l’unica che riuscì a dare spettacolo(anche perché giocava in casa ) fu Fulvia che con tempi inclementi,forti venti e starne quasi imprendibili riuscì regolarmente a predare ma con grande difficoltà.
Riporto da un articolo del dott. Coppaloni sulla rivista “la riserva di caccia”: Fulvia ha veramente fatto accademia,tenendo a 500 metri di quota il suo potentissimo volo,sempre controvento e della durata persino di un’ora seguendo attentissima il lavoro di veloci pointers e setters.
Ha stoccato magistralmente le starne,tagliando tutto l’arco del cielo con picchiate fantastiche!
Jack Mavrogordato,insistette affinché spiegassi a tutti che ero riuscito ad ottenere quel risultato grazie allo “stooping” da lui raccomandato,cosa che feci con piacere in quanto era l’assoluta verità.
In, quell’epoca,la fama dei voli di Fulvia,di Rosario e di Alice i tre mitici falchi di altovolo si sparse nel mondo della falconeria internazionale e la fama dei falconieri italiani salì di livello.
I falconieri di tutta Europa videro che si potevano ottenere risultati diversi da quelli a cui erano sino ad allora abituati ed iniziarono a porsi nuovi traguardi.
Felix Rodriguez de la Fuente ,venne appositamente a Roma per ingaggiare o me o Fulco Tosti per iniziare l’operazione di falconeria negli aeroporti militari in Spagna; Aveva bisogno di falconieri capaci di addestrare dei falchi a cacciare le galline prataiole che infestavano gli aeroporti con grave rischio per gli aerei in decollo o in atterraggio.
Partì Fulco Tosti che come tutti sanno riuscì perfettamente nell’operazione che è in essere ancora oggi e si è enormemente sviluppata.
Torniamo a Fulvia.
Fulvia doveva volare tutti i giorni in quanto se faceva una pausa di un mese aveva bisogno di almeno due mesi di allenamento ininterrotto per poter tornare in forma.
Aveva una formula alare tale che le era impossibile planare,infatti come smetteva di battere le ali,perdeva immediatamente quota,immaginate quindi che forma fisica doveva avere per restare in volo ad alta quota per più di un ora con ogni genere di tempo.
Un anno,nel mese di Luglio,forse perché era troppo grassa(pensate che volandola tutti i giorni non usavo la bilancia e la lasciavo sempre mangiare a sazietà) mentre era alta,vide qualcosa in lontananza,l’attaccò e la persi.
Dopo tre giorni di inutili ricerche disperato partii per le vacanze a Pantelleria.
Dopo circa 15 giorni mi arrivò un telegramma da Fulco :Ritrovata Fulvia Stop.
Presi il primo traghetto e tornai a Roma dove Fulco mi raccontò l’accaduto .
Un cacciatore che a caccia chiusa girava con il suo cane ,lo aveva visto in punta vicino ad un cespuglio,nel cespuglio c’era Fulvia a gozzo pieno.
Il cacciatore si era tolto la giacca con la quale non so come era riuscito a catturare Fulvia.
La targhetta con il mio numero telefonico attaccata alla zampa del falco aveva fatto il resto.
Il cacciatore aveva chiamato casa mia ed i miei genitori avevano chiamato Fulco che aveva recuperato il falco in perfette condizioni.
Ernesto CoppaloniAd Ottobre di quello stesso anno contro il parere del dott. Coppaloni decisi di andare a caccia con Fulvia in Inghilterra dove una mia amica aveva un’azienda agricola nel Dorset letteralmente piena di starne.
Il mio tentativo fu un errore madornale!Al primo volo di Fulvia,come partì dal mio pugno,si alzarono migliaia di pavoncelle,di corvi e di storni .
Fulvia perse la testa e cominciò ad inseguire pavoncelle in tutte le direzioni.
Finalmente dopo circa un quarto d’ora tornò sopra di me ed io invece di richiamarla subito volli provare a cacciare.
Fu un errore perché come mi avviai verso un campo dove sapevo che avrei incontrato delle starne,passò all’altezza di Fulvia un branco di oche che l’attirarono verso nord.
La vidi picchiare e probabilmente prendere qualcosa molto lontano,ma purtroppo quando mi avviai in quella direzione mi trovai la strada sbarrata da un grande fiume.
Presi la macchina,percorsi a tutta velocità la distanza che mi separava dal ponte più vicino,ma quando arrivai al di la del fiume ,di Fulvia nessuna traccia.
Persa per sempre,tornata in libertà.
Mi domandai in seguito se se la fossa cavata,la risposta mi arrivò da Mavrogordato che abitava vicino alla zona in cui l’avevo persa,infatti dopo circa due mesi mi chiamò per dirmi che aveva visto un falco con tanto di campanelli alle zampe che faceva un bell’altovolo sopra degli alberi in cui aveva fatto rifugiare dei corvi;era convinto che fosse lei ed anche io l’ho sempre sperato.

Ferrante Pratesi

fonte: cacciando.com

Animalisti contro ecologisti! Rapaci rari sfracellati dalle pale eoliche

Sfracellare; significato: Schiacciare,maciullareridurre a brandelli, spec.con colpiurti violenti. L’energia rinnovabile più inutile,improduttivacostosanon a ciclo continuodeturpante del paesaggio nonchè degli orizzonti e per finire assassina di milioni e milioni di volatili l’anno in tutto il mondo, che le potenti lobby di super finanzieri travestiti dapaladini della natura hanno abilmente spacciata per non impattante sul territorio, ha acceso e sempre più accende unalotta fratricida tra animalisti ed ecologisti. Ecologia versus Ecologia. E’ tutto dire! Eh si perchè gli ecologisti quelli veri, che hanno a cuore le sorti di questo pianeta e insieme ad esso di tutte le specie animali che lo popolano, non ne possono proprio più di tapparsi il naso ed appoggiare i fratelli traditori dalle mani lunghe, che in forma aquila e pale eolichedi Società per azioni e in combutta con petrolieri e finanzieri, stanno tradendo tutti i principi base di una scienza, ma soprattutto di un sentimento vastonobile e popolare come quello dell’ecologia. Ma senza dilungarci troppo, leggiamo le affermazioni di qualche voce autorevole al riguardo. Ecco una parte di intervista con il norvegese ornitologo Alv Ottar Folkestad, che si occupa della sopravvivenza delle“aquile dalla coda bianca” nelle zone costiere della Norvegia ( fonte: www.marklynas.org  …  Il primo impianto eolico di dimensioni significative in Norvegia a Smøla, è localizzato nella zona più spettacolare della concentrazione di nidificazione di aquile dalla coda bianca mai conosciuto. Ci sono piani per portare la produzione di energia eolica a dimensioni enormi. Gli impianti produttivi di questo tipo di energia sono localizzati nelpaesaggio costiero più incontaminato delle zone più importanti per la White-tailed Eagle ( aquila dalla coda bianca ). Durante gli ultimi cinque anni e mezzo, l’impianto eolico di Smøla ha ucciso 40 aquile dalla coda bianca27 delle quali uccelli adulti o sub adulti e 11 esemplari nel solo corso del 2010. Non ci sono misure di mitigazione adottate finora, quasi nessuno ci sta pensando e non vi è alcuna indicazione che possa far pensare a un possibileadattamento delle aquile a tali costruzioni. Ed ecco un altra testimonianza: Forse il parco eolico meglio studiato al mondo è ad Altamont Pass in California, dove decine di specie protette tra cui leaquile d’oro e i gufi, vengono uccise ogni anno, rendendo la zona un campo di sterminio per questi uccelli. L’espertoShawn Smallwood ha condotto indagini nella zona e stima che 70-80 aquile d’oro vengono uccise ogni anno dallepale delle turbine, su una popolazione totale californiana di aquile di 3000-5000 esemplari. Di solito le carcasse degli uccelli sono state trovate vicino alle turbine. Il più delle volte sono state trovate smembrate, altre con la testa o un’ala mozzata, altre volte ancora l’uccello è stato tagliato a metà nel senso della lunghezza o al centro del corpo. Interventi di bonifica sono attualmente in corso, eliminando le turbine situate nelle zone più frequentate dai rapaci. Ma come può l’energia eolica essere compatibile con la conservazione degli uccelli su scala più ampia? E stata posta questa domanda a Clive Hambler, un biologo della conservazione presso il Dipartimento di Zoologia della Oxford University. Questo è un brano della sua risposta: red_kite_killed_0Credo che le centrali eoliche sono potenzialmente il più grande disastro per gli uccelli predatori fin dai tempi della persecuzione da parte dei guardiacaccia e penso che le fattorie eoliche sono una delle più grandi minacce per i pipistrelli dell’Europa e del Nord America, dopo quella della deforestazione su larga scala. L’impatto sta già diventando serio per le aquile dalla coda bianca in Europa, come è evidente in Norvegia. Un parco eolico – nonostante l’opposizione messa in campo dagli ornitologi – ha decimato una popolazione importante, uccidendo 40 aquile dalla coda bianca in circa 5 anni e 11 animali di questa specie nel solo nel 2010. L’ultima grande otarda ( altro rapace ) nella provincia spagnola di Cadice ( vedi la foto sopra ) è stata uccisa da una turbina a vento. Nella mia esperienza, alcuni “verdi” sono in completa negazione di questi effetti, o magari immaginano che questi pipistrelli e uccelli possano subire senza problemi grosse perdite. In realtà essi non possono, perché si riproducono molto lentamente. Gli uccelli rapaci si librano in volo spesso nelle zone in cui sono situate le centrali eoliche e possono venire attratti verso la morte dalla vegetazione e dalle prede intorno alle turbine. Una simile trappola mortale ecologica si è materializzata per i pipistrelli, a causa di alcune specie di insetti attratti dalle prede o dal rumore intorno alle turbine. Ci sono indicazioni molto gravi di un insabbiamento dell’entità del problema da parte di alcuni operatori, che nascondono i cadaveri degli uccelli, ma basta guardare il sito Save the Eagles per avere le prove accumulate, nonostante gli spazzini o l’inganno. Di seguito il toccante video di un avvoltoioschiantatosi al suolo dopo che una pala eolica gli ha spezzato l’osso di un’ala. Nel video è impressionante udire chiaramente il rumore secco dell’osso rotto dalla turbina.     fonte: meteoportaleitalia.it

Aquile reali intossicate dal piombo delle munizioni dei cacciatori

Il rapace si nutre delle carcasse degli animali uccisi, e ingerisce anche il minerale nocivo

aquila reale morta piomboSEMPACH – I resti delle munizioni nelle viscere o nella carne degli animali uccisi dai cacciatori provocano intossicazioni al piombo negli uccelli che si nutrono di carcasse, come l’aquila reale. Lo dimostrano i risultati di analisi realizzate dall’Istituto di medicina legale, farmacologia e tossicologia veterinaria dell’Università di Zurigo, su richiesta della Stazione ornitologica svizzera e dell’Ufficio per la caccia e la pesca dei Grigioni.

La ricerca, voluta dopo che negli ultimi dieci anni ad alcune aquile trovate morte o malate è stato diagnosticato saturnismo, una patologia dovuta all’esposizione al piombo, è stata condotta su 41 aquile e 20 altri rapaci a titolo comparativo.

Da queste analisi è emerso un tasso di concentrazione molto alto, più elevato rispetto a quello dei test svolti all’estero, di piombo nelle ossa di quasi tutte e nel sangue di alcune delle aquile prese in esame, scrivono i mandatari dello studio in un comunicato odierno.

Le analisi hanno pure dimostrato che nei gufi reali, che non si nutrono di carogne come le aquile, il tasso di piombo rilevato nelle ossa è dieci volte meno elevato. Il risultato è simile a quello delle marmotte o degli stambecchi.

I ricercatori sono giunti alla conclusione che l’intossicazione delle aquile è dovuta presumibilmente all’assunzione di munizioni da caccia. Questa tesi è corroborata da alcuni studi sul condor della California e sull’aquila di mare dalla coda bianca.

Il Canton Grigioni e il Servizio di caccia Svizzera si dicono disposti ad adottare delle misure per evitare futuri avvelenamenti. In attesa di una produzione di munizioni senza piombo, i cacciatori saranno tenuti a seppellire gli animali colpiti da questo metallo in modo tale che essi non siano più alla portata di aquile o gipeti, si legge nel comunicato.