Falconeria negli Emirati Arabi Uniti

IMG_2471Microgate, la piccola-grande società della quale sono orgoglioso di far parte fin quasi dalla sua nascita, già da qualche anno è attivamente impegnata nella gestione delle gare di Falconeria che si tengono negli Emirati Arabi Uniti (UAE) e più precisamente nei maggiori campionati di Dubai e Abu Dhabi.

Partiti nel 2010 con il solo intento di fornire sistemi di cronometraggio per questo particolare tipo di competizioni, oggi i servizi offerti ai due principali clienti (Fazza3 – H.H. Sheikh Hamdan Bin Mohamed Dubai e Abu Dhabi Falconers Club) spaziano dal Body Rental di una squadra di 12 skillati cronometristi, al software per il cronometraggio gare e per la gestione delle anagrafiche dati di oltre 4.000 falchi e quasi 1.000 proprietari e falconieri, ai sistemi per la grafica TV e per il tracking 3D dei voli dei falchi, siti Web, apps mobile, servizi per il feed di dati, oltre alla consulenza per il miglioramento dei processi e dei workflow all’interno dei campionati e delle singole gare.

Tipologie di gare

Le gare di falconeria che si disputano in questi paesi si dividono in tre tipologie ed ognuna pone delle sfide tecnologiche per ottenere la massima precisione e affidabilità.

Telwah

È la regina delle gare e quella a cui partecipano più concorrenti ed è una classica prova di velocità in linea in cui il falco deve percorrere 400mt (o 600mt a seconda dell’evento) volando più vicino possibile al terreno restando il più possibile all’interno dello strato limite. Il falconiere in partenza fa partire il falco (senza slancio) e all’arrivo un “catcher” con un bastone e una corda rotante alla quale è attaccata una finta preda attira il volatile. I migliori compiono il tragitto in poco più di 16 secondi con velocità di punta di oltre 110kmh. Il transito sulla linea di partenza ed arrivo viene rilevato da un Lidar che cattura lo start appena il falco esce dalla launching-area e da uno di stop posto in fondo sulla linea di traguardo. Fondamentali sono precisione e accuratezza in quanto i distacchi sono nell’ordine del millesimo (si sono verificati pari meriti al decimillesimo di secondo!) e per raggiungere questo obiettivo vengono utilizzati due coppie di LIDAR sulla linea di traguardo. Un FinishLynx a 5.000 frames/sec sulla linea di partenza e due FinishLynx sulla linea di traguardo, con ottiche diverse, a 10.000 frames/sec. garantiscono un backup e un ulteriore sistema di rilevamento dei tempi per ogni eventuale verifica in caso di richiesta da parte del comitato di gara.

Baloon

Ad un pallone aerostatico posto a 150 metri di altezza vengono attaccate delle finte prede che il falco deve staccare raggiungendole nel minor tempo possibile (sfruttando le termiche ascensionali ed una salita a spirale). Start e Stop vengono dati manualmente da due giudici (tramite due Encoder radio Linkgate) che visivamente vedono il falco partire e staccare la preda. Visto che i distacchi medi sono nell’ordine di qualche secondo, non sono finora stati presi in considerazione metodi più sofisticati.

Aeroplane

Un aeroplano radiocomandato con attaccata una finta preda compie un percorso tra piloni conici che fungono da “porte” e il falco deve inseguire l’aeromodello senza mai prenderlo; i percorsi variano dallo slalom tra più piloni all’endurance con distanze dai 1.200 ai 2.000 metri su percorsi brevi da 300 metri ripetuti più volte, al chilometro percorso in entrambi i sensi. In questo caso falco e “pilota” formano un team che deve lavorare all’unisono (il pilota deve farsi avvicinare per farsi inseguire scegliendo le traiettorie più giuste e veloci). Il tempo viene preso da un unico Lidar che funge da start e stop (è necessario l’intervento costante umano per chiudere/aprire la linea per consentire il rilevamento del falco e non dell’aeromodello o della preda).

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Hardware standard e custom

La catena del sistema di cronometraggio di una gara è composta principalmente da cronometri Rei2, il collaudato sistema via radio Linkgate, tabelloni a LED MicroTab e MicroGraph sia all’aperto sul campo gara (molto apprezzati per la loro luminosità e leggibilità anche in pieno sole) sia nelle varie tende dove pubblico e addetti ai lavori possono seguire la gara al fresco. Le camere per il fotofinish di backup sono le collaudate EtherLynx PRO di FinishLynx di cui Microgate è distributore e fornitore di parti OEM.

La parte principale dell’attrezzatura è ospitata a seconda dei siti in un “caravan” (Timing Van) semovibile o in una apposita struttura fissa, entrambi dotati di finestre per permettere ai cronometristi di avere sempre un riscontro visivo sui concorrenti.

La parte di triggering dei segnali di start/stop, solitamente deputata alle fotocellule Polifemo, dovendo per ovvie ragioni coprire un arco di spazio/cielo molto più ampio che in altri sport, qui è svolta da dei Lidar (tecnica di telerilevamento che permette di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser) opportunamente customizzati da Microgate, dotati di un decoder radio LinkGate e settati in modo da prevenire falsi impulsi soprattutto da oggetti proveniente dal verso opposto al volo del falco. Per fare ciò si utilizza una coppia di lidar in cui il primo funge da trigger per avvisare il secondo che sta arrivando un impulso. La coppia trigger/main è poi opportunamente ridondata con una seconda per motivi di backup/fault tolerance.

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Il secondo sviluppo custom per questo tipo di competizione è stato un anellino contenente un transponder RFID (chiamato “MgRing”) da attaccare permanentemente alla zampa di un falco. Pur essendo infatti il falco dotato di un RingNumber univoco (una sorta di Passaporto/Pedigree internazionale) i clienti desideravano escludere del tutto possibili casi di “scambi di falco” sia fortuiti che fraudolenti. Inoltre un transponder leggibile da antenne poste in totem/portali di ingresso avrebbe velocizzato di molto le operazioni di entrata/uscita dalle varie aree di competizione.

La sfida tecnologica è stata quello di concepire un anello leggero, abbastanza grande da contenere il chip RFID, che non desse fastidio all’animale, con una chiusura “one-time” che rendesse inusabile l’anello se qualcuno avesse tentato di aprirlo e con l’applicazione di una label dorata/argentata con il numero di pettorale e di associazione (AD=Abu Dhabi , F3=Fazza Dubai).

Il chip RFID, pur se di dimensioni ridottissime, è abbastanza potente da permettere la lettura solamente avvicinando l’animale ai totem, customizzati con la grafica del cliente, che contengono due antenne ricevitrici. Questo significa, velocità di scansione e soprattutto che nessuno deve toccare o avvicinarsi al falco con lettori o palmari, per la gioia dei falconieri che vogliono il loro “atleta” più tranquillo possibile.

Softwares

Database centralizzato

Tutti i dati vengono mantenuti in un database centralizzato posto su server in cluster locali e messi in mirroring con una copia sul cloud che ne permette la fruizione a siti web, apps mobile e servizi di data-sharing (api, webservices, ecc.)

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RaceManager Falcon Edition

Ad inizio stagione (ed in certi casi anche prima di una gara) ogni proprietario è tenuto a registrare e iscrivere il proprio falco nel database centrale del Falcon Club; oltre ai dati anagrafici di proprietari e falconieri, vengono registrati tutti i dati dell’animale comprese tre fotografie (fronte, lato, e dettaglio della zampa con il Ring Number). Qualsiasi variazione (di categoria, età, cambio di proprietario, ecc.) viene loggata costruendo così una completa scheda che può essere consultata in qualsiasi momento. Al momento della registrazione vengono inoltre scritti sul MgRing tutti i dati salienti e apposto permanentemente alla zampa del falco. Per evitare lunghe code, i proprietari possono anticipare tutta la fase di inserimento dati dentro il sito web del cliente, dove un’area extranet riservata consente appunto di gestire la propria flotta falchi.

La gestione dei dati anagrafici, dei calendari, di risultati e statistiche avviene tramite un software denominato “RaceManger Falcon Edition”, molto semplice da imparare e usare, fondamentale visto che in questo caso la gestione è demandata a personale locale di lingua araba che deve interagire con falconieri e proprietari dei falchi.

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FalconRace e software accessori

La parte clou della gestione della gara è affidata ad una versione custom del noto software di cronometraggio gareMiSpeaker.

Tutte le varie fasi di corollario sono gestite da moduli appositi (MiIn, MiOut, MiStart, ecc.)

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Workflow di una gara

Gestire una gara con un numero elevato di partecipanti può essere problematico dal punto di vista dell’organizzazione e della logistica, ecco perché Microgate ha messo in piedi insieme agli organizzatori un workflow che oggi consente di far volare anche più di 400 falchi nelle ore di luce a disposizione.

Entrata nella Rest Area – MiIn

Tutti i falchi che vogliono partecipare ad una competizione vengono “scansionati” all’entrata della tenda della Rest Area per verificare che siano correttamente iscritti alla stagione corrente e, se la gara è destinata ad una sola categoria/razza o età, se appartengono al gruppo giusto.

Una volta entrati i falchi vengono messi dai loro falconieri su appositi trespoli in attesa del loro turno.

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Shuffling

12308810_1164578290237615_2527376714483554893_n_1Quando tutti i partecipanti sono entrati, si procede alla formazione della lista di partenza tramite una procedura di sorteggio casuale (l’ordine di partenza può essere molto influente in caso di vento o condizioni atmosferiche particolari).

Nelle gare molto importanti in cui la richiesta di partecipazione viene effettuata dai proprietari/falconieri tramite una apposita sezione del sito web del cliente, tale operazione avviene in diretta TV e in giorni precedenti la gara.

 

Uscita dalla Rest Area – MiOut

I falchi che si appropinquano a gareggiare escono dalla Rest Area ed entrano in una zona intermedia venendo scansionati da un secondo totem.

Pronto per la gara – MiStart

Quando è il turno del falco per partire, un totem posto all’uscita della tenda scansiona per la terza volta il falco e manda, tramite i software di gestione, tutti i dati al cronometro Rei2 che lo mette come concorrente in partenza. Nel caso di gare dove la partenza non è appena fuori dal tunnel della tenda (ad esempio nella Baloon) un eventuale ultimo controllo effettuato in loco con un palmare, assicura che non ci siano stati scambi nel breve tragitto tra la tenda e la starting area.

Risultati in tempo reale

Disporre dei risultati in tempo reale per i concorrenti (in gara o in attesa) e per il pubblico presente, è sicuramente uno degli aspetti più importanti per il coinvolgimento generale.

Solo per fare un esempio, nella tenda destinata agli ospiti del sito di Dubai, sono presenti 96 (!) TV da 55” che trasmettono in ogni momento classifiche e altre informazioni derivanti dai nostri sistemi.

Un primo grado di informazione viene ottenuto dai tabelloni a LED MicroTab e MicroGraph che sono disposti sia all’esterno (via WiFi nel caso di lontananza dal Timing Van) che all’interno delle varie tende. I tabelloni forniscono informazioni sul concorrente in gara con il tempo a correre (oltre al countdown dei 2 minuti di tempo massimo per far partire il falco), distacchi, piazzamenti e i dati dei prossimi atleti in corsa. Inutile dire che i nostri tabelloni e software devono gestire perfettamente i caratteri arabi e la scrittura RTL (right to left).

Sugli schermi piatti (solitamente TV a 50 o più pollici) disposti un po’ ovunque vengono invece trasmesse le classifiche e le starting-list con un’elegante grafica corredata da loghi e sponsor.

Ad ogni conclusione di batteria o categoria vengono fornite delle stampe cartacee o dei PDF che vengono messi a disposizione su dei totem interattivi.

 

Grafica TV

Vista la grande popolarità di questo sport, molte delle gare più importanti vanno in diretta TV, ed è quindi stata ovvia la domanda di poter fornire informazioni da mandare in sovraimpressione non solo per il concorrente in gara (pettorale, tempo a correre, distacco, piazzamento) ma intervallando la trasmissione delle immagini con classifiche e altre informazioni (come ad esempio i dati meteo di temperatura, umidità, vento, ecc.)

La nostra “cabina” di regia è costituita da una apposita stazione grafica capace di supportare ben 8 uscite video grazie a particolari schede Matrox e Blackmagic, da un software di nuovissima generazione appositamente sviluppato per la creazione di layout e transizioni animate e soprattutto da due qualificati operatori che agli ordini del regista mandano in onda quanto richiesto.

Sito Web efcad.ae e servizi web

Sempre nel 2015 è stato sviluppato il sito ufficiale dell’Abu Dhabi Falcon Club presente all’indirizzo www.efcad.ae

Il sito in doppia lingua (inglese e arabo) è basato su un Content Management System (CMS) mediante il quale i content editor del club gestiscono tutti i contenuti redazionali, le news, gli eventi, photo- e video galleries, mappe, ecc.

L’interfacciamento con il database dei concorrenti e delle gare permette la pubblicazione in tempo reale dei risultati delle gare, dei partecipanti e del calendario sempre aggiornato.

Inoltre viene messa a disposizione di ogni proprietario un’area riservata dove può autonomamente gestire la propria flotta di falchi e iscrivere/rimuovere un falco ad una o più gare.

A disposizione dei club sono inoltre stati approntati dei servizi web rest/json che consentono a partner di interfacciarsi con i nostri sistemi e ricevere o mandare dati da altri siti o da mobile apps.

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PhotoGallery

Qui trovate una nutrita Photo Gallery inerente la President Cup 2016 di Abu Dhabi

 

Immagini e Testi di Sandro Rizzetto

fonte: www.rizzetto.com

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Intervista a Franco Gaeti

Puntata particolare di Caccia e Dintorni che scopre la nobilissima arte della falconeria.Franco Gaeti, un allevatore esperto di Falchi, ci introduce in questo suggestivo mondo che ha antichissime origini, addirittura millenarie. Questa caccia è praticata in tutto il mondo e ha tempi e tecniche particolari, oltre a una legislatura ben precisa che va conosciuta e attuata con grande attenzione.

Franco Gaeti ci illustra anche le specie che alleva, il progetto di riproduzione di falchi e le dinamiche per un allevare, crescere e addestrare i falchi, anche se ci spiega è impossibile “addestrare” un falco, quello che si può instaurare con questi fieri animali è un rapporto di fiducia e amicizia.

La battuta di caccia è illustrata molto bene, oltre che da Franco Gaeti, anche da Antonio, esperto cacciatore con i falchi. Vediamo in azione un falco astore e ne vediamo l’enorme abilità e potenzialità. Le dinamiche di questa caccia sono incredibilmente affascinanti: c’è una totale cura da parte del cacciatore nei confronti del falco, un rispetto della sua pratica di caccia, dei suoi tempi e delle sue sensazioni di cacciatore, in questo modo il falco ottiene fiducia e gratificazione dalla caccia con l’uomo e lo considera un partner ideale per la propria attività venatoria.

Il falco caccia in due modi con l’aiuto del cane: o attraverso un volo basso di inseguimento della preda, oppure attraverso un alto volo, dove il falco prende quota con ampie volute circolari, per poi abbattersi in un volo in picchiata sulla cacciagione.

Istinto, abilità, tenacia, tecnica sono le qualità di un cacciatore innato come lo può essere il falco. In chiusura vediamo anche una sezione di allenamento del falco al logoro, nel quale il rapace sviluppa velocità e agilità nelle ali e nelle zampe.

fonte: http://www.cacciaedintorni.it/

Storia della Falconeria, Presente e passato di un’arte millenaria

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felix01La Cetrería es no solamente un sistema diferenciado de caza, sino el arte que ha llevado al hombre a la más profunda ylibre alianza con el animal. Por ello hermano halconero, cuando una vez más, ave al puño, al amanecer, salgas a la caza de esa pieza que siempre parece la primera y en verdad puede ser la última, piensa que en tu emoción palpitan y perviven cien mil años de poderosos cazadores.

(Félix Rodríguez De La Fuente )

 

L’antica arte di cacciare con gli uccelli e di addestrarli a tale scopo, che negli ultimi decenni sta conoscendo una rinascita, si presenta ancora oggi agli occhi dell’uomo come una sfida. La ricerca continua di quel delicato equilibrio che si instaura tra il falco e il suo falconiere è circondata da un fascino particolare, che spinge l’uomo a mettersi alla prova tutte le volte che, lanciato il falco dal pugno, lo osserva prendere quota, indipendente e solitario, libero di decidere se ritornare al pugno del suo compagno, coronando il tacito patto con l’uomo, o se abbracciare invece la libertà. L’alleanza uomo-falco mette alla prova l’impegno dell’uomo, che deve garantire gli spazi ed il tempo necessari al corretto esercizio della falconeria. L’errore umano rompe l’idillio e per evitarlo il falconiere dovrà curare giornalmente quel delicato, emotivo ed esclusivo equilibrio con il rapace, che rappresenta il cuore di quest’arte. Ma quali sono le sue origini, e quali le ragioni di una recente rinascita dell’interesse per la Falconeria ?

Definire una data che sia un faro o una delimitazione, il prima e il dopo in un periodo, è riconosciuta come una fatica improba, in particolar modo in materia di costumi, anche quando ad impegnarsi è uno storico. L’affermazione di una rinascita della falconeria in tempi odierni non può poggiare su sensibilità individuali o speranzose previsioni, ma su dati certi che vanno rintracciati in due scienze “esatte”: statistica ed economia.

La prima evidenzia dal 1960 in poi una crescita graduale, ma consistente, del numero dei falconieri in tutta Europa; la seconda, l’irrobustimento dell’offerta nel mercato dei rapaci riprodotti in cattività.

Negli ultimi anni anche l’esposizione mediatica di questa antica arte è diventata sempre più intensa, quasi a dimostrare la ricerca da parte della stessa di nuovi spazi, di un nuovo equilibrio in un curioso intreccio di passato e futuro.

La ricerca di un nuovo ruolo, stimolante negli interrogativi che pone, deve però confrontarsi con la situazione contemporanea.

Non può esser conflittuale, ad esempio, rispetto a valori preminenti, come la salvaguardia dell’ambiente e delle specie in pericolo di estinzione. Un relitto della cultura medievale si è spiaggiato sulle rive del nostro tempo, e non tutto può esser recuperato, non tutto può esser riproposto.

La tutela delle specie di rapaci protetti è stata posta negli ultimi anni al centro dell’attenzione da parte della Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), che non ha mostrato particolari simpatie verso le federazioni di falconieri.

L’impiego dei falchi per il bird contol : favorevoli o contrari?

bird controlLa LIPU ha sollevato infatti una polemica in merito all’impiego dei falchi nelle aree aeroportuali, finalizzato ad allontanare altre specie di volatili, potenzialmente pericolosi per gli aerei nelle fasi di decollo e di atterraggio. Il dibattito è testimoniato da uno scambio di lettere aperte tra il Responsabile Ecologia Urbana della LIPU, Marco Dinetti, ed un rappresentante dell’ AIF (Associazione Italiana per la Falconeria ), Giovanni Goj.

Gli spunti dialettici si articolano dall’esigenza primaria di tutela delle specie coinvolte (siano essi volatili arrostiti nelle turbine dei jet o falchi costretti in cattività) ad una dettagliata spiegazione tecnica sull’efficacia deterrente del falco quale mezzo di controllo e del suo impatto ambientale: nullo. Inoltre la voce protezionista di tale dibattito, si preoccupa di chiarire l’ineluttabilità dell’attrazione fatale fra specie migratorie o svernanti e le aree aeroportuali. Sullo sfondo, e poco menzionato, il problema della sicurezza in fasi di decollo e atterraggio, e l’interesse, o il disinteresse, per la vita umana.

Il primo giugno del 2003 un aereo da turismo privato, un Lear-jet 45, era precipitato poco dopo il decollo nei pressi dello scalo milanese di Linate, provocando la morte dei due piloti a bordo. L’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo aveva subito promosso un’inchiesta per accertare le cause dell’incidente, imputabili, a quanto sembra, alla presenza di uccelli considerati nocivi o pericolosi (pest specimen) nella zona. L’ ipotesi che si possa essere trattato di un caso di Bird Strike (impatto con volatili) è confermata dal ritrovamento, nei pressi della pista dei resti carbonizzati di alcuni uccelli.

Nel gennaio 2009, un Airbus A 320 è stato costretto ad un ammaraggio nel fiume Hudson poco dopo il decollo dall’aeroporto La Guardia di New York, per la collisione con uno stormo che ha danneggiato entrambi i motori dell’aereo.

La notizia del primo incidente ha sollevato il dibattito a cui si è accennato sopra tra la LIPU e la federazione dei falconieri italiani. La LIPU ha indicato quali mezzi utili all’allontanamento dei volatili dagli scali aeroportuali l’impiego di cani e dei dissuasori acustici a terra, destinati a riprodurre le vocalizzazioni dei rapaci in caccia o il grido d’allarme delle specie da allontanare. Questi metodi alternativi all’esercizio della Falconeria, più gravosa dal punto di vista economico, e la necessità di proteggere i rapaci dal fenomeno del contrabbando, vogliono escludere in modo definitivo e univoco l’utilizzo di quest’arte per l’allontanamento dei volatili nocivi.

La risposta del Falconiere ha riconosciuto in via indiretta la consistenza dell’impegno economico per l’esercizio del bird contol (l’allontanamento volatili a mezzo falchi) rispetto agli altri metodi indicati dalla LIPU, ma ha altresì chiarito come l’impiego dei cani a terra -“esseri che si muovono in due dimensioni contro animali che ne sfruttano tre” -sia inutile per un allontanamento definitivo in tempi brevi, e come l’utilizzo dei “dissuasori acustici” perda rapidamente efficacia, spegnendosi nella totale indifferenza delle specie destinate all’allontanamento: l’avifauna spaventata si posa semplicemente più lontano, continuando comunque a stazionare nelle aree sensibili o nelle vicinanze dell’aeroporto.

L’esperienza di alcune grandi aree urbane europee, in relazione a storni e piccioni, ha visto infatti riproporsi il disagio dei cittadini nei giorni successivi all’introduzione di questa tecnica di “bonifica”.

Le statistiche presentate da alcuni scali internazionali che impiegano falconi già da lungo tempo evidenziano la bontà della soluzione: si tratta di un metodo naturale ed efficace, che non contempla l’abbattimento della preda ed è quindi anche rispettoso delle risorse dell’avifauna presente sul territorio. Un’altra voce, quella del JFK di New York, illustra invece un impiego per cosìdire critico della Falconeria: determinate condizioni, grandi baie marine con grandi uccelli pelagici, impediscono che l’unica risposta per una bonifica del territorio sia appunto il bird contol . Gli albatri ed altre specie simili per grandezza, o di maggior peso, come i pellicani, non vengono abitualmente cacciate dai falchi in natura, poiché teoricamente impossibili da abbattere. In questi casi specifici è immediato pensare che, se è inutile la stoccata di un falcone, è risibile l’utilizzo di un dissuasore acustico.

La carta d’identità del rapace

La cosiddetta carta d’identità del rapace, è un documento CITES che contiene tutti i dati dell’animale (specie, sesso, numero dell’anello di riconoscimento, dati dell’allevatore, timbro dell’ufficio che lo ha rilasciato) ed è richiesta dal Corpo Forestale dello Stato ai fini della dichiarazione obbligatoria di detenzione del rapace in questione, e ai fini della vigilanza sul territorio, quindi ad ogni incontro col falconiere. I falchi impiegati oggi nell’esercizio della Falconeria, infatti, provengono esclusivamente da centri di riproduzione, che ne garantiscono la nascita in cattività da almeno due generazioni (F2). Al momento dell’acquisto il rapace deve presentarsi dotato di un anello di riconoscimento inamovibile, posto sul tarso, e accompagnato dalla suddetta carta di identità del rapace. Grazie ai numerosi controlli ed alle misure di sicurezza in atto negli ultimi decenni, il fenomeno del contrabbando di rapaci è stato notevolmente arginato.

La Convenzione CITES

Di fondamentale importanza, e garanzia indiscutibile contro il commercio illegale di specie di rapaci, è stata la Convenzione sul Commercio Internazionale di Specie di Fauna e Flora Selvatiche Minacciate di Estinzione, in sigla CITES (Convention on International Trade of Endangered Species of Wild Fauna and Flora), firmata a Washington il 03 marzo 1973 ed entrata in vigore in Italia nel 1980. Il testo della Convenzione, applicata attualmente da più di 160 Paesi, riconosce diversi gradi di protezione a più di 30.000 specie di animali e piante, regolamentando, e ove necessario vietando, il loro commercio, siano essi esemplari vivi o si tratti di parti e prodotti derivati (come ad esempio i giubbotti in pelle o le piante secche). Le specie, o sottospecie, di animali e piante inserite nel programma CITES, che fa parte a sua volta del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), sono elencate in tre Appendici, secondo la differente intensità di tutela: l’Appendice I contiene l’elenco delle specie in grave pericolo di estinzione, per le quali vige divieto assoluto di commercio; l’Appendice II offre una lista delle specie il cui commercio è regolamentato per evitare sfruttamenti incompatibili con la loro sopravvivenza; l’Appendice III presenta un elenco delle specie protette dai singoli Stati, che ne regolamentano l’esportazione dai propri territori.

Varie specie di falconidi e accipitridi, tra cui il Pellegrino, il Falcone di Barberia e l’Aquila di mare, fanno parte dell’Appendice I e possono pertanto essere commercializzati solamente se nati in cattività.

Contrabbando e bracconaggio negli anni ’70 e ’80

 
peregrine-eggsLa rigida posizione della LIPU riguardo alla necessità di una maggior tutela dei rapaci è
comprensibile, in quanto non immemore dei danni provocati in passato all’avifauna. Gli anni ’70 e ’80 sono stati anni particolarmente critici, in cui si è assistito all’espandersi del fenomeno del contrabbando e al decimarsi della popolazione silvestre, fortemente indebolita dagli effetti provocati dall’uso degli anticrittogamici in agricoltura. I furti delle uova dai nidi e la cattura di nidiacei destinati al mercato illegale hanno inciso sulla popolazione silvestre e sulla disponibilità di uccelli da preda, già numericamente contenuti. Inoltre, trovandosi al ve
rtice della catena alimentare, i rapaci risentono di tutti gli effetti provocati dall’utilizzo di anticrittogamici, che, congiuntamente all’inquinamento ambientale e all’uso del DDT, oggi fortunatamente vietato in molti Paesi, hanno ripercussioni preoccupanti sul ciclo di vita e di riproduzione. Lo spessore del guscio delle uova si assottiglia provocandone la rottura durante la cova e diminuisce la fecondità dell’animale.
 
A questi problemi si sono aggiunti il bracconaggio e alcune usanze bizzarre, come la pratica
apotropaica che vede riproporsi ogni anno l’abbattimento di decine e decine di Falchi pecchiaioli, durante il transito migratorio sul versante calabrese dello stretto di Messina.
 

Le prime forme di tutela dei rapaci 

 
falconeria medioevoInnanzi a tutte queste problematiche, il Falconiere sembra porsi in chiave antitetica, in primo luogo in quanto possessore di una specie protetta -e verrebbe da interrogarsi se sottratta alla vita selvatica,in secondo luogo perché forse cacciatore, e quindi destinato ad incidere sulle risorse venatorie del suo territorio. La realtà può essere profondamente diversa.
Storicamente, una fra le prime forme di salvaguardia di specie animali in ambito europeo è da rintracciare nel basso medioevo. I dati giuridici offerti dalle fonti di quel periodo sono
incontrovertibili: i falchi non potevano essere cacciati, e quindi uccisi per la sussistenza alimentare; non potevano essere sottratti dal nido da persone non qualificate; potevano essere impiegati per l’esercizio della caccia solo da alcune categorie di persone, secondo una specifica gerarchia. La tutela offerta era naturalmente figlia del periodo storico: le pene inflitte a chi avesse prelevato dal nido o rubato un falco variavano dall’aver mozzate le mani all’aver cavati gli occhi, fino a venir costretti ad alimentare il rapace con la propria carne; chi avesse invece osato uccidere l’animale rischiava il carcere a vita, come in Francia, o la pena di morte, come in molti altri Paesi. Ai recidivi spettava la forca. Tradizionalmente quindi falconeria e protezione delle specie rapaci sono intimamente connesse, ed è utile notare che sino a che tale tradizione si è mantenuta integra, i falchi sono vissuti sostanzialmente indisturbati nei loro territori.
 

Il Medioevo: epoca d’oro della Falconeria

 
medieval_falconer_by_kirasdarklight-d7vpdo4Nel periodo che va dall’anno Mille al Quattrocento, la Falconeria , oltre ad offrire il suo aspetto squisitamente venatorio, diventa protagonista in ambito culturale, letterario, politico e di costume e si presenta anche come pratica magica legata alla simbologia del falco e del cavaliere. E’ proprio in questo periodo storico del nostro continente che viene scritto il primo trattato scientifico di ornitologia esistente, il Liber de arte venandi cum avibus, “L’arte di cacciare con gli uccelli”, dell’imperatore e re di Sicilia Federico II di Hohenstaufen, ed è durante il Medioevo che vengono scritte pagine di letteratura indimenticabili con chiari riferimenti alla caccia col falcone (scene di falconeria sono descritte in opere di Dante, Boccaccio, Brunetto Latini, nel Poema del Mío Cid,nella Celestina di Fernando de Rojas…). La pratica di quest’arte venatoria, e la conseguente presenza dei rapaci a corte è una costante nella vita di dame e cavalieri; ai falchi spetta inoltre un ruolo politico non indifferente (i falchi intervengono nella stipula di trattati, fanno parte della dote negli sposalizi regali, etc.).
 

 

Simbologia e pratiche magiche

Il falco (come gli altri rapaci utilizzati nelle cacce al volo, soprattutto astori e sparvieri) è dotato di un organismo perfetto: la sua linea è agilmente compatta, dispone di un organismo concepito dalla natura per la lotta e l’assalto, quasi proiezione dell’ardimento dell’uomo che, restando a cavallo, lancia la propria arma vivente nello spazio del cielo che rimane interdetto alle sue orme terrene: è un animale alto ed aggressivo, simbolo dell’indomabile fierezza del nobile, e, insieme, della sua virilità.

(Trombetti Budriesi 2000: XXXVI)

Questo uccello “di natura selvaggia, che prova somma repulsione per l’uomo” (2000: XXXV) è lo status symbol del nobile medievale. A lui sono attribuite le qualità del cavaliere (coraggio, nobiltà) e su di lui, essere alato, proiettate le ambizioni terrene dell’uomo, prima fra tutte il potere. Il suo corpo, arma da caccia completa, i suoi voli, con quelle picchiate così perfette e precise sulla preda, diventano il simbolo della perfezione, della forza, del coraggio, e anche della nobiltà, della bellezza. La sua figura è circondata da fascino e mistero, storie e leggende si intrecciano attorno a questo essere considerato quasi sovrannaturale e immortalato in meravigliose rappresentazioni iconografiche. Filtri e pozioni diventano abituali nella cura delle malattie del falco e la recita di incantesimi o scongiuri in latino accompagna tutto il periodo dell’allevamento. Citiamo a questo proposito alcune ricette mediche ed alcuni incantesimi suggeriti da Dancus Rex e Magister Guillelmus tratti dal Trattato del Governo delle Malattie e Guarigioni de’ Falconi, Astori e Sparvieri di un volgarizzatore anonimo del secolo XIV.

La seguente ricetta, o forse sarebbe più corretto dire pozione magica, di Maestro Gullielmo, falconiere di Ruggiero II di Sicilia, suggerisce di curare la gotta del falco somministrandogli un pasto a base di cenere di pipistrello precedentemente bruciato, mescolata a della carne di lucertola: (…)

Anco a questo male fae questa medicina: prende lo barbastrello ed ardilo a ciò che ne faci polvere, e quella polvere con carne dilacerte li dae a mangiare infine a tre die; poscia li dona a mangiare carne di becco infine che sie grasso, e fie guarito.

(Magister Guillelmus, cit. in Innamorati 1965: I, 107)

Dancus Rex e Magister Guillelmus suggeriscono di pronunciare il seguente incantesimo durante la muta dei falchi:

Quando l’uccello mette la penna, dei dire questo verso: Volatilia tua sub pedibus tuis . (1965: I, 103)

Il De Arte venandi cum avibus di Federico II

de arte venandi cum avibusLa tradizione nella stesura dei trattati di Falconeria lasciava grande spazio alla medicina falconaria; pagine come quelle citate fanno parte dei maggiori trattati dell’epoca. L’imperatore Federico II di Svevia, grande appassionato di falconeria e abile falconiere egli stesso -passione forse ereditata dal nonno Barbarossa -ben conosceva i trattati degli scrittori più noti ed autorevoli, l’arabo Moamin ed il persiano Ghatrif. Aveva promosso egli stesso la traduzione dei loro testi di falconeria, collaborando con i traduttori di corte alla stesura della versione latina;li aveva studiati con attenzione e fatto tesoro dei loro insegnamenti. Non soddisfatto di quanto appreso dedicò molto del suo tempo ad uno studio personale ed ancor più approfondito dell’arte della falconeria, mettendo in pratica personalmente nuove tecniche di addestramento, cercando di perfezionare quelle già conosciute e osservando attentamente i propri falconi durante le battute di caccia. La sua spiccata curiosità per il mondo naturale, la sete di conoscenza (si autodefinì “vir inquisitor sapientiae et amator”) ed il suo grande spirito d’osservazione lo spinsero in seguito a comporre egli stesso un trattato di falconeria. L’intento era quello di scrivere un libro incentrato sull’addestramento e sulla caccia col falcone, tralasciando la parte medica, già esaustivamente trattata negli scritti del periodo. Il risultato sorprendente è un vero e proprio trattato di ornitologia, redatto con profondo rigore scientifico: più di 500 anni prima di Linneo, Federico II fu il primo ad introdurre l’uso della nomenclatura binomia per designare le diverse specie di uccelli, e ad utilizzare il terzo nome per l’indicazione della sottospecie: il “falco lanarius” o “falco lanerius” di Federico corrisponde a quello che oggi chiamiamo lanario (Falco biarmicus); la distinzioneche l’imperatore opera tra il “falco gentilis peregrinus” e il “falco gentilis absolute” corrisponde all’attuale distinzione tra il pellegrino del nord (Falco peregrinus peregrinus) e la sottospecie indigena dell’Europa centrale (Falco peregrinus germanicus), cfr. Trombetti Budriesi 2000: XCVI-XCVII; 1124-1132.

L’innovazione del trattato non si limita a questo; l’“imperatore-intellettuale”, con il suo “atteggiamento moderno, polemico e propulsivo” (Innamorati 1965: I, 5) è forse anche il primo a permettersi di contraddire la classificazione aristotelica degli animali in acquatici e terrestri, preferendo suddividerli, “sulla base dell’esperienza, ed assumendo, in certo senso, la terminologia del linguaggio parlato, in acquatici, terrestri ed intermedi, fornendo, di tutti, esempi e classificandoli per generi differenti e per specie differenti (all’interno) dei generi” (Federico II di Svevia, cit. in Trombetti Budriesi 2000: 18).

Il Liber de arte venandi cum avibus è un’opera di grandissima importanza non solo storica, ma anche tecnica: i sei libri nei quali si divide contengono innumerevoli indicazioni, consigli e descrizioni delle tecniche di allevamento, addestramento e caccia col rapace, offerte con una chiarezza ed un’accuratezza nei dettagli tale da poter essere considerato attuale dopo quasi otto secoli dalla sua composizione. Dopo aver letto le descrizioni delle attrezzature necessarie all’allevamento e all’addestramento dei rapaci (posatoi, tornetti, filagna, lunga, guantone, logoro, etc.) ed averne compreso la funzione, qualsiasi aspirante falconiere dei giorni nostri potrebbe cimentarsi nella costruzione di pertiche, blocchi (posatoi per il falco), carnieri medioevali (borsa in cui il falconiere ripone le carni da dare al falco e altri oggetti) o geti(lacci di cuoio legati alle zampe del falco, che permettono di trattenere l’animale sul pugno del falconiere o di gettarlo contro la preda) non meno funzionali di quelli confezionati nell’era industriale.

FEDERICO__IINon si deve dimenticare che Federico II, oltre ad introdurre e diffondere l’arte della falconeria in Italia, fece proprio l’uso orientale del cappuccio durante il periodo di addestramento per tranquillizzare il falco, rendendo questa fase di approccio con l’animale meno crudele: tradizionalmente si usava infatti “cigliare”, o, come suggerisce l’imperatore “bloire” il falco.

L’operazione consisteva nel cucire le palpebre dell’animale per poi allentare gradualmente la chiusura della sutura con l’avanzare del livello di addestramento. Come precisa Trombetti Budriesi, nell’introduzione al De Arte venandi cum avibus , il falco è un animale che “prova somma repulsione per l’uomo” e che “necessita pertanto di un lungo processo di acculturazione”. Nel secondo libro del trattato, Federico II spiega che la funzione della cigliatura è quella di evitare che il rapace, identificando l’uomo, per cui prova avversione e terrore, diventi irrequieto, e, cercando di fuggire, si ferisca perché legato. L’imperatore lascia intendere più volte che è necessario prendere con cautela la decisione di allentare la cigliatura, valutando con estrema attenzione il livello di addestramento del rapace, perché la natura selvaggia del falco riemerge con facilità e con altrettanta facilità la sua proverbiale “indomabile fierezza” potrebbe spingerlo a spiccare il volo verso la libertà.

“Si evince quindi che il rapporto uomo-falco si basa su un equilibrio estremamente fragile, difficilissimo da raggiungere ed altrettanto difficile da mantenere. L’ultima parola spetta sempre a lui, il signore dei cieli, che può decidere di ritornare al pugno del suo falconiere o di rendersi inafferrabile alle intenzioni terrene dell’uomo. E all’uomo non resta che affidarsi al proprio ingegno, alla propria sensibilità per addestrare il rapace al punto da farlo volare libero in cerca della preda, per poi liberamente tornare a posarsi sulla sua mano; è con la sola superiorità dello spirito, non con la forza, che si può domare l’indomabile, ed è questo che rende l’arte di cacciare con gli uccelli più nobile e più degna,“nobilior et dignior”, degli altri tipi di caccia.”

Letteratura e Falconeria

Il falco affascinò o quanto meno attirò l’attenzione di studiosi e letterati, scrittori e poeti, che immortalarono scene di caccia col falcone o semplicemente ricordarono l’esistenza di quest’arte antichissima, chiamata falconeria, all’interno delle loro opere. Come abbiamo già accennato, quella del falco era una presenza costante, immancabile nella società medioevale, nella vita del nobile di corte, per il quale il falco rappresentava uno dei beni più preziosi, in quanto simbolo del potere e della ricchezza. Fotografando scene di vita medioevale, ecco quindi che poeti, letterati, scrittori decidono di immortalare anche questi esseri alati, che già presentano in se stessi un che di eterno; nelle corti si recitano le note “cacce in rima”, composizioni poetiche e musicali metricamente affini al madrigale, in cui è per lo più scritta o rappresentata una scena di caccia.

Folgore da San Gemignano, nella sua “corona” di sonetti detta “dei mesi” ed in quella “dei giorni della settimana” associa la presenza dei rapaci a momenti di “diletto” ed “allegrezza”: “Di settembre vi do diletti tanti/ falconi, astori, smerletti, sparvieri/ lunghe, gherbegli, geti con carnieri/ brachette con sonagli,pasto e guanti (…)” (cit. in Innamorati 1965: I, 122).

Giovanni-BoccaccioBoccaccio fa’ del falcone (alter ego del nobile medioevale) un personaggio di due novelle del Decameron, la nona della quinta giornata e la nona della settima giornata. Nella prima (V-9) il nobile falcone viene immolato quale ultima e unica ricchezza rimasta a Federigo degli Alberghi e offerto in pasto a monna Giovanna, ignara di mangiarsi proprio il rapace che era andata a chiedere in dono per il figlio malato. Nella seconda (VII-9) lo sparviero del nobile, vecchio ed impotente Nicostrato viene barbaramente ucciso sotto i suoi occhi dalla moglie Lidia, decisa a beffarsi della sua impotenza, dando allo stesso tempo una prova d’amore all’amante Pirro, il servitore di Nicostrato. Il sacrificio dei due rapaci è fortemente legato alla simbologia dell’animale, “attributo altamente significativo del proprio status sociale” (Trombetti Budriesi 2000: XXXV), segno di potere, nobiltà, forza, virilità. Durante tutto il Medioevo il falco diviene stabilmente e pregnantemente emblema di nobiltà d’animo, e araldica.
Il falco è presente anche in alcuni canti della Divina Commedia. Dante mostra di conoscere la falconeria e le tecniche di addestramento del rapace, citando il volo del falcone in alcuni passi dell’Inferno ed inserendolo all’interno di similitudini memorabili, come quella di queste terzine:

Come ‘l falcon ch’è stato assai su l’ali,

che sanza veder logoro o uccello

fa dire al falconiere «Omè, tu cali!»,

discende lasso onde si move isnello,

per cento rote,e da lunge si pone

dal suo maestro,disdegnoso e fello;

così ne puose al fondo Gerïone

al piè al piè de la stagliata rocca,

e, discarcate le nostre persone,

si dileguò come da corda cocca.

(Inf. XVII: 127-136)

Gli scrittori italiani non sono i soli ad inserire riferimenti venatori nelle loro opere; la fortuna letteraria del falco non conosce frontiera.

Kriemhilde sogna di addomesticare un falco (stiamo parlando della saga dei Nibelunghi); i dieci re invitati da Re Artù alle nozze tra Erek e Enide (nell’ Erek di Hartmann von Aue) si presentano a cavallo col loro falco in pugno.

E chi non ricorda le lacrime del Cid Campeador , Rodrigo Díaz de Vivar, in partenza per l’esilio? L’incipit del primo grande poema epico spagnolo canta il dolore di un uomo che per prima cosa si ricorda di essere falconiere: lo sguardo di Rodrigo, rivolto alle voliere vuote, ai posatoi abbandonati, tradisce il legame che lo lega ai suoi falchi:

De los ojos tan fuertemientre llorando,

tornaba la cabeça i estábalos catando.

Vio puertas abiertas e uços sin cañados,

alcándaras vazias sin pielles e sin mantos

(5) e sin falcones e sin adtores mudados.

Sospiró mio Çid, ca mucho habié grandes cuidados.

(ed. Lázaro & Tusón 1988: 33)

I rapaci a corte: la gerarchia sociale

In tutte le corti europee falchi, falchetti, smerigli ed altri rapaci attiravano l’attenzione di cavalieri, principi, baroni, re e regine; il dono di un falcone era una tecnica di corteggiamento molto apprezzata dalle dame di palazzo, basti pensare che i falchi, come già accennato, venivano offerti come dote di nozze negli sposalizi regali. Ogni gradino della scala sociale aveva come simbolo del proprio rango un rapace: l’aquila reale era riservata all’imperatore; il girfalco era prerogativa del re; il falcone gentile spettava al principe; il pellegrino femmina ai duchi e ai conti; il terzuolo di pellegrino (il pellegrino maschio, di dimensioni di 1/3 inferiori a quelle della femmina) al barone; il falco sacro al cavaliere; il lanario al nobile di campagna; lo smeriglio alla dama; il lodolaio ai paggi. Ai piccoli proprietari terrieri era destinato l’astore femmina, l’astore maschio era assegnato ai poveri, la femmina di sparviere ai preti ed il moschetto (lo sparviere maschio) ai chierici di rango inferiore.

Diplomazia e politica: il ruolo del falcone

Carico della sua simbologia il falcone svolgeva un ruolo politico di prim’ordine: una delegazione di falconieri era presente durante la stipula di importanti trattati e in più di un’occasione si rivelò fondamentale per una soluzione pacifica di controversie tra regnanti. L’esempio più eclatante del valore che non solo i popoli d’Occidente ma anche quelli d’Oriente attribuivano al falco e all’arte della falconeria è senza dubbio la tregua chiesta ed ottenuta, in piena crociata, durante la battaglia di Tolemaide, dal monarca francese Filippo Augusto: il suo girfalco preferito era andato a posarsi all’interno del baluardo nemico e per permettergli di recuperarlo i fedeli della mezzaluna accettarono di sospendere lo scontro. Il riscatto pagato sarebbe bastato per liberare più di cinquecento prigionieri cristiani.

Tre secoli più tardi, reduci anch’essi dalle crociate, i Cavalieri di San Giovanni invieranno in dono un falcone a Carlo V re di Spagna, quale ringraziamento per aver concesso all’Ordine, rimasto senza sede dopo la disfatta di Rodi, l’isola di Malta, Gozo e la base di Tripoli.

L’impiego strategico del falcone nei rapporti diplomatici si è dimostrato così efficace da essere riproposto ai giorninostri: solo qualche decennio fa il celebre falconiere e naturalista Félix Rodríguez de la Fuente saliva a bordo di un aereo in compagnia di due falchi pellegrini, dono della corona di Spagna al monarca saudita Saud Ibn Abdul-Aziz.

Uno sguardo alle origini: dal II Millennio a. C. alle Crociate

L’incontro-scontro tra Oriente e Occidente nel periodo delle crociate modificò inevitabilmente i rapporti tra le due culture, favorendo gli scambi ed arricchendo le conoscenze di entrambi gli schieramenti. Questo periodo storico significò l’incontro tra i due grandi filoni della Falconeria, quello orientale e quello nordico: sebbene gli studiosi concordino nel situare le origini di quest’arte in Asia, intorno al II millennio a.C., i primi contatti dei popoli europei con la falconeria si devono probabilmente alle invasioni barbariche. Le tribù dei popoli germanici praticavano infatti una sorta di rudimentale basso volo (tipo di caccia esercitata in zone boschive ed effettuata storicamente con l’impiego di astori e sparvieri, grandi inseguitori, capaci di rincorrere la preda fra i rami degli alberi riuscendo a raggiungerla e bloccarla con estrema rapidità), tecnica che ben si conciliava con le caratteristiche geologiche delle terre da loro abitate.

Il reperto più antico che attesta l’esercizio dell’arte della falconeria è un bassorilievo rinvenuto tra le rovine della città mesopotamica di Khorsabad, raffigurante un uomo con un falco in pugno e datato intorno al 1400 a .C.

Resti iconografici a tema falconario sono stati scoperti anche in Turchia ed in Cilicia: un bassorilievo recuperato nelle rovine di Bogazkab rappresenta un falconiere con un rapace sul pugno destro, intento a sorreggere la lunga con la mano sinistra ( 1300 a .C.); una stele ittita datata intorno al XIII sec. a.C. riproduce la figura dello scriba Tarhunpiya bambino, che prende in mano i geti di un falcone posato sul suo blocco.

Altri reperti archeologici provengono dall’arte assira e da quella greca. Intorno al VI sec. d.C. viene trovato nella cosiddetta “Villa del Falconiere” di Argos, nel Peloponneso, un mosaico raffigurante, con dovizia di dettagli, scene di caccia col falcone. E’ forse questa la prima testimonianza dell’esercizio di quest’arte in Europa.

La prima metà del secolo VIII, segnata in Oriente dal califfato abbasside di Baghdad, rappresenta “l’età d’oro della caccia al volo nel mondo islamico” (Trombetti Budriesi 2000: XXII). E’ durante questo periodo che si realizza la stesura dei due primi e più significativi trattati di falconeria in lingua araba, punto di riferimento per gli studiosi di cinegetica orientali e ispirazione degli scrittori occidentali nei secoli successivi. Il primo è il trattato di falconeria di al-Ghitrif ibn Qodama al-Ghassani, conosciuto in Occidente come Ghatrif. Gran falconiere del decimo califfo ommayade di Damasco, Hicham ibn ‘Abd el-Malik (724-743), e del primo califfo abbasside, elaborò la sua opera tra il 783 e il 785. L’altra opera di considerevole importanza è il Kitab al-mutawakkili (Trattato di Falconeria) del famoso medico Abou Zayd Hounayn ibn Ishaq al-‘Ibadi, conosciuto come il Moamin . La versione più fedele del trattato “è contenuta nel Kitab al-djawarih ( Trattato sugli uccelli che cacciano al volo ) dovuto ad al-Hadjdjadi ibn Khaythama, compilato durante il califfato di Haroun al-Rachid (786-809)” (Trombetti Budriesi 2000: XXIII).

Nel 1116 viene realizzato quello che si considera il più antico ricamo arabo che si conosca in tutto il mondo: un manto regale con medaglioni ricamati in seta ed oro recanti varie raffigurazioni, tra cui cavalieri e falconieri che portano in pugno il loro rapace pronto alla caccia. Il tessuto, proveniente dalle manifatture arabo-ispane di Almería e conservato attualmente nella sacrestia della Cattedrale di Fermo, è stato utilizzato per farne un paramento sacro ed è noto come la “Casula di S. Tommaso Becket”. Fu proprio il santo martire inglese, secondo antiche fonti, a donarlo al vescovo di Fermo, Presbitero, suo amico e compagno di studi all’Università di Bologna.

L’incontro tra le due tradizioni, quella orientale e quella occidentale durante il periodo delle crociate produrrà una evoluzione tra le tecniche di caccia e di addestramento. Nella falconeria occidentale vi sarà l’introduzione del cappuccio, scomparirà gradualmente la cigliatura, saranno perfezionate le tecniche di caccia, in funzione delle differenti prede, e si sostanzierà un travaso di esperienze. Questo scambio sarà reso patrimonio stabile da Federico II.

L’imperatore si preoccupò di riunire i migliori maestri dell’arte, provenissero anche dalla Terra Santa o dall’oriente, presso la sua corte, proponendo un’esperienza culturale senza alcun possibile paragone nei periodi storici successivi. Un centro di ricerca multietnico, professionale, produttivo di stimoli e spunti scientifici sviluppati nel De arte venandi cum avibus.

Nell’ arco di tempo attraversato dalle crociate, ampio in verità, si codifica e si impone la differenziazione gerarchica delle differenti specie di rapaci.

L’aneddoto dell’imperatore Federico II (novella XC del Novellino ), costretto a giustiziare il suo falco preferito, un girfalco, perché “avea morto lo suo signore”, un’aquila, è esemplificativo dell’impossibilità a perdonare il tradimento del vassallo più alto in rango (il girfalco), verso l’imperatore (l’aquila). Non è casuale la scelta del giustiziere, il boia, per la decapitazione del girfalco.

L’incontro delle due tradizioni non comporterà la loro fusione. Permarranno differenze metodologiche notevoli, come l’utilizzo frequente delle albanelle nella falconeria mediorientale, che non saranno assimilate.

Il Quattrocento, secolo del Magnifico

lorenzo_magnificoLa migliore interpretazione dell’arte della falconeria, durante il Quattrocento è legata alla figura di Lorenzo il Magnifico. Grande nelle sue passioni, accorto politico, oggetto delle attenzioni non proprio benevole degli altri signori dell’epoca, ha legato la sua figura alle grandi partite di caccia quattrocentesche, lasciando testimonianza di questo suo interesse in un lungo ed impaziente carteggio intrattenuto con i nobili del tempo. Citiamo ad esempio una lettera indirizzata al duca Ercole D’Este, il 9 gennaio 1482, in cui Lorenzo de’ Medici chiede con urgenza due falchi “boni da aironi”. Il magnifico è anche inconsapevole argomento epistolare fra Angelo Poliziano e Clarice Orsini, per la sua predilezione nei confronti di un pellegrino, pronto al richiamo del logoro.

Il signore di Firenze non costituisce un’eccezione nel panorama della penisola, il clima culturale e storico è l’humus che nutrirà le grandi cacce del Cinquecento, ma è senza dubbio il più composto, il più solenne, e di maggior rilievo.

Le grandi cacce signorili del Cinquecento

In questo periodo si raggiunge “il vertice della grandiosità spettacolare”, citando Innamorati, poiché confluiscono elementi di mondanità tipici delle feste a corte, e un gusto scenografico per i luoghi e le strategie di caccia che mai più si ripeterà. E’ una dimostrazione di sfarzo, di ricchezza, ed un esercizio di gusto e sensibilità individuale, che trova coinvolti tutti i maggiori personaggi del periodo. Leone X, gli Este, i Gonzaga, che gareggiano per rendere tali cacce indimenticabili e oggetto di pettegolezzo e invidia nelle altri corti europee.

L’avvento delle armi da fuoco e il declino della Falconeria

Il declino della falconeria è direttamente collegato all’avvento e alla diffusione delle armi da fuoco, che costituiscono nella caccia un mezzo più rapido e sicuro per assicurarsi risorse alimentari; quali concause, possiamo menzionare la maggior estensione dei coltivi, l’accresciuta pressione demografica, e la diminuzione della selvaggina. Fattori tecnici connessi ad uno culturale: in tutte le corti europee si costituiscono centri importanti di allevamento e di addestramento, le cui fondamenta erano potenti ed esclusive scuole di allevatori. Questi ultimi, costituiti in casta, difendevano con tutti i mezzi a loro disposizione i privilegi acquisiti, trasformando l’addestramento in un prolungato e indefinito approccio di formazione per il falco, nel tentativo, riuscito, di rendersi indispensabili. Queste considerazioni riportate nell’antologia di Giuliano Innamorati, lasciano intuire come la rivoluzione delle armi da fuoco, abbia segnato il declino della tradizione falconeria, sclerotica, e incapace di reinterpretarsi per sopravvivere. La comparsa di moschetti e pistole nel sec. XVI, unitamente agli altri fattori, causerà una lenta asfissia e l’arte della falconeria perderà il suo splendore, per poi venir riscoperta secoli più tardi.

L’impronta del falconiere

Le polemiche e le accuse, fra le associazioni ambientaliste e le associazioni di falconeria sono ancora lontane dalla conclusione, ed una prospettiva “terza”, il più possibile imparziale su tanta contesa, valuta positivamente la strada sin qui percorsa. I falconieri non possono più essere tacciati di contrabbando, il documento CITES, applicato, lo rende impossibile. Da ciò tutti hanno tratto vantaggio: depredare nidi costituiva una condotta deprecabile, oltre che pericolosissima per le specie coinvolte. Oggi i centri di riproduzione soddisfano la domanda del mercato, composto da soggetti che non si improvvisano esperti, ed esemplari vincitori di competizioni assicurano linee di sangue molto apprezzate.

Il concetto di falconeria, nei suoi millenni di storia, ha naturalmente subito delle modificazioni. Al giorno d’oggi i falconieri che praticano l’arte venatoria sono un numero esiguo rispetto al numero totale. Per i falconieri disinteressati all’attività venatoria, l’esercizio al logoro, o al pugno, è il simulacro della caccia con il loro compagno e se si obietta come “contra naturam” questa condotta, essendo i rapaci animali predatori che cacciano per istinto, vale la pena ricordare che la consuetudine fra falco e uomo in Europa ha solo 1600 anni, ed è continua la ricerca di equilibri e interazioni migliori, ma le esperienze pregresse, rispetto ad un’ipotetica perfezione, devono pur esser compiute. Il falconiere incappuccia il suo falco, ed è contento dell’espressione del volo del suo pellegrino, o del suo lanario, o di entrambi, se privilegiato. La giornata è conclusa, il carniere scarso, o vuoto. Non si può addebitare loro la dispersione nell’ambiente di tonnellate di piombo, i pallini esplosi. L’impronta del falconiere, se espressa in queste modalità, è sull’ambiente circostante leggera, e rispettosa della selezione naturale nel prelievo venatorio.

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© IsabellaOss Pinter 2009

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