Glossario usato in falconeria

Questi sono i termini usati in falconeria da migliaia di anni tramandati da maestro ad allievo e così via fino ad oggi.

vocabolario-bowling

Abbassare: dare meno cibo al falco perché possa eseguire prontamente gli esercizi oppure se è troppo grasso come dopo la muta

Ayimeri: geti sfilabili con facilità

Alto volo: il falco è ad una ragguardevole altezza. Si fa con i falconi: pellegrino, lanario, sacro, girifalco

Armare: mettere i geti, il sonaglio, il doppio anello e la lunga

Basso volo: fatto con astore e sparviero che rincorrono la preda

Beccata: pezzettino di carne data al falco con la mano

Carreggiare: il falco cerca di asportare la preda o il logoro

Cavalcare: quando il falco monta e resiste contro vento

Cera: membrana molle alla base del becco

Condizione: il falco è in ottima condizione, pronto all’obbedienza, allo stimolo del cibo

Cortesia: dare al falco un compenso in cibo dopo che ha catturato la preda o dopo che ha eseguito bene un esercizio

Cura: resti di peli e di piume che il falco restituisce dal becco in forma di pallottola

Falconare: andare a volare o cacciare coi falconi o accipitridi

Falconiera: stanza dedicata ai falchi

Flette: quando il falco intercala al volo battuto la pausa o planata

Giardinare: esporre all’aperto il falco su un blocco o su pertica curva

Gozzo pieno: porzione abbondante di cibo

Guarnire: usato per indicare il logoro con carne

Hagard: è un falco vecchio

Imprintato: è il falco che si comporta come se il falconiere fosse il suo genitore

Introdurre: un falco è introdotto quando, dopo le prime lezioni, si mostra docile e dopo aver ucciso la sua prima preda

Lanciare: quando si inizia la caccia con i falconidi gettandoli via dal pugno

Logoro: preda finta guarnita di carne per richiamare il falco

Lasciare: quando si inizia la caccia con gli accipitridi e, aprendo la mano, si lasciano i geti

Mezzo gozzo: mezza porzione di cibo

Monte: il falco vola molto in alto, sopra il falconiere o il cane

Moschetto: è il maschio dello sparviero

Muta: è il cambio di tutte le piume che si verifica annualmente

Nidiaceo: falco nato in cattività a 4 mesi dalla schiusa

Passata: esercizio di volo per muscolare il falco: il falco in volo viene chiamato col logoro; mentre sta per ghermirlo gli viene di proposito ritirato così che lui ritorni in volo. Lo si può ripetere più volte consecutivamente.

Passo: è il falco adulto di età superiore ai due anni. Sono così chiamati perché un tempo venivano catturati all’epoca del passo

Pendolino: quando il falco in volo va su e giù

Picchiata: discesa verticale ad ali semichiuse sopra la preda in volo

Pileo: parte superiore della testa

Remiganti: penne delle ali lunghe e resistenti, atte al volo. Quelle in punta all’ala si dicono primarie e sono le più robuste, quelle interne si dicono secondarie e sono le più deboli e più corte.

Scartare: quando la preda, all’avvicinarsi del falco, fa lo zig zag per sfuggire

Schiumare: il falco passa sopra la preda sfiorandola senza afferrarla

Scivolata: il falco scende sulla preda in picchiata perché è lontana

Sorare: quando il falco, soprattutto d’estate, sale altissimo per rinfrescarsi, gira in tondo planando ed è indifferente ai richiami del falconiere e al logoro

Soro: è il falco del primo anno non ancora mutato

Spirito santo: il falco sta fermo sospeso in aria pur battendo le ali: è una caratteristica del gheppio e di qualche altro falco

Terzuolo: è il maschio dei falconi forse perché pesa 1/3 meno della femmina

Timoniere: penne della coda

Traina: pelle di coniglio impagliata alla quale viene legata della carne e con una corda di 15 mt. La si trascina davanti all’astore o al falcone.

Vivo: piccione o starna o altri uccelli vivi

La Falconeria negli Aeroporti

Da cacciatori ad angeli custodi dei viaggiatori. Come dire: anche i falchi fanno carriera. Alle dirette dipendenze della torre di controllo dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari, il rapace si occupa infatti della protezione dei velivoli in partenza e in decollo dallo scalo. Allontanando gabbiani, cornacchie e pavoncelle dalla pista, non c’è più il rischio che qualche pennuto finisca nei motori dei velivoli, con conseguenze più o meno gravi al velivolo. L’aeroporto regionale è uno dei primi in Italia ad avere adottato questo particolare servizio. E non da poco.

Sono infatti ormai dieci anni che gli otto falchi addestrati e diretti da Aldo Miconi di Tarcento (nella foto a sinistra),  tengono a bada gli uccelli. L’impiego dei falchi pellegrini è stato infatti avviato, prima sperimentalmente, poi in pianta stabile, all’inizio del 1987. Con ottimi risultati, tanto che all’estero hanno preso esempio anche da casa nostra per avviare un servizio anti-gabbiani.

Anche l’aeroporto Marco Polo in Venezia adotta l’allontanamento dei volatili a mezzo falchi dove con successo e con piena soddisfazione delle autorita’ aeroportuali opera il falconiere Gianni Di Lenardo, con diversi falchi di basso e alto volo con tecniche adatte ad non disturbare le attività aeroportuali. Un altro Aeroporto che sta sperimentando con successo questa tecnica è quello di Torino Caselle.

Dall’ottobre, dell’anno scorso anche l’aeroporto di New York utilizza i falchi racconta Miconi- e in quattro mesi c’è stato un calo del 65 per cento dei danni riportati dagli aeromobili in transito. E scusate se è poco. Ronchi, si diceva, è l’unico scalo ad adottare l’impiego dei rapaci. Un sistema naturale che però, curiosamente, non trova spazio presso altri aeroporti altrettanto a rischio come Genova, Roma-Fiumicino e Cagliari. In questi dieci anni di attività gli otto esemplari addestrati da Miconi, si sono decisamente guadagnati la pagnotta.

 

Dagli 850 interventi del primo anno racconta Miconi- siamo passati a circa 80. Dopo un periodo di prova, il servizio di protezione delle piste è stato esteso a tutti i 365 giorni dell’anno, dall’alba al tramonto. Da qualche tempo a questa parte, c’è meno lavoro del solito. Pochi stormi di gabbiani: forse gli uccelli hanno imparato la lezione e ora girano al largo. Gli otto falchi, tutti veterani (uno di loro ha raggiunto la veneranda età di sedici anni), vivono all’interno dell’aeroporto. L’allevamento è a Tarcento, a casa Miconi, dove proprio in questi giorni è nato un falchetto pellegrino. Auguri al futuro controllore di volo.
 

 

(L’aeroporto assume il falco)


 

I veri signori dei cieli sono loro, i falchi. Non quei buffi volatili, enormi, lucenti e impacciati che portano tante persone nella loro pancia ma che cadono come piombo se un uccelletto entra nei loro muscoli. E da vero signore dei cieli il falco domina il suo spazio, atterrisce le possibili prede, sgombera il volo a queste goffe ali meccaniche.

 

L’aeroporto del Friuli Venezia Gulia ha deciso di affidarsi, stipulando un contratto di prestazione professionale, a un falconiere, Aldo Miconi, di Tarcento, per il servizio di protezione al volo, promuovendo un esperimento in atto già dal 1988. In quell’anno furono effettuati 700 interventi, cioè i falchi hanno dovuto “mostrare gli artigli” per altrettante volte a gabbiani e altri uccelli di passo, scacciandoli dall’area di volo. Attualmente gli interventi sono circa 50, dovuti, per lo più, alla presenza di poche decine di gabbiani in transito occasionalmente. Un indubbio successo: i falchi ammaestrati (in genere pellegrini) con il loro comportamento predatorio dissuadono gli altri uccelli dall’invadere il loro spazio. Gli attacchi di questi rapaci non sono cruenti, funzionano solo da deterrente. Lo stesso metodo è utilizzato da altri aeroporti nazionali e internazionali.

 

Da uno studio condotto dall’ente di gestione dello scalo internazionale di New York, il “J.F. Kennedy”, è risultato che l’uso dei falchi ha fatto registrare, nel periodo giugno-settembre ’96, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, una riduzione del 66 per cento dei danni riportati sugli aeromobili in transito e causati dai volatili. Ma l’uso dei falchi va completato con delle misure preventive di tipo ambientale, tenendo in considerazione la posizione dell’aeroporto rispetto ai flussi di migrazione dell’avifauna. Queste misure vanno dal miglioramento e pianificazione della vegetazione, al controllo degli insetti (principale cibo di molti uccelli) al miglioramento della raccolta dei rifiuti solidi, alla gestione delle acque stagnanti (habitati ideali per stormi di limicoli).L’uso dei falchi per evitare pericolosi contatti degli uccelli con gli aerei si è dimostrato quindi validissimo a Ronchi dei Legionari, uno scalo posto a poca distanza da importanti aree di passo dell’avifauna, come la laguna di Grado e Marano. All’aeroporto militare di Rivolto, invece, posto sulle magre praterie del medico Friuli, paradossalmente c’è, seppur ridotto, il problema inverso. Infatti gli uccelli che si librano più frequentemente sulle piste di volo delle Frecce tricolori, sono proprio varie specie di falchi, che trovano nei prati sgombri e protetti, cibo in abbondanza. Qui gli altri uccelli si guardano bene dall’avvicinarsi. Ai passeggeri che attendono i voli allo scalo regionale, quindi, capiterà spesso di vedere librarsi in cielo splendidi esemplari di falco pellegrino. Se osservano bene sulla zampa noteranno un anello di riconoscimento e una fettuccia di cuoio. La prima è la “carta d’identità” dell’uccello, la seconda è il “cordone ombelicale” che lo lega al falconiere.Ronchi dei Legionari è un’aeroporto che si sta attrezzando per offrire servizi sempre più a livello europeo, rinnovando e potenziando le sue strutture con le più innovative tecnologie, ma nello stesso tempo un’arte antica e nobile, la falconeria garantisce una migliore sicurezza di volo.
Tratto da:  www.aviomedia.com

Falconeria Basso Volo


Questa è la mia femmina di Astore (Accipiter Gentilis) in abito giovanile (1993)L’Astore (Accipiter Gentilis) mi ha sempre affascinato per la sua forza, intelligenza, bellezza, aggressività, agilità.Più li conosco e più li amo, ogni falco è un caso a se e bisogna sfruttare le loro naturali inclinazioni di caccia o comportamentali. L’ unico difettaccio che ha questo uccello è il nervosismo: sono convinto che abbia delle vere e proprie antipatie verso cose o persone che lo fanno spaventare. Ogni volta che rivedrà quella persona o quella cosa inizierà a dibattersi a becco aperto ansimando come se avesse visto il peggiore dei mostri fino a quando il “pericolo” non si sarà allontanato.L’astoriere deve avere molta pazienza e i nervi saldi.L’astore ha una memoria di ferro, ha sempre una fame incredibile ma spesso ti frega. In voliera sembra così vorace che si mangerebbe un bue, all’aperto, magari libero su una pianta ti guarda con una zampina su come se intorno a lui non ci fosse nulla come se il pugno o il logoro non lo vedesse neanche; è un magnifico mascalzone.Ho volato (si dice così)astori nel bosco che è il loro habitat naturale e ho assistito ad inseguimenti in mezzo ai rami che mi hanno fatto rimanere a bocca aperta cabrando, virando, accelerando la velocità in mezzo alla vegetazione gli astori dimostrano di avere una agilità pari a quella di un gatto.

 

L’addestramento quotidiano è importantissimo per questi animali poichè se non vengono abbastanza maneggiati tendono a reinselvatichirsi a tal punto da spaventarsi per nulla e scappare alla prima occasione come mi è successo….Ma si sa che sbagliando si impara e l’esperienza che una persona aquisisce con il tempo è fondamentale per non commettere più gli stessi errori.Sull’astore ci sarebbe da scrivere un’intera enciclopedia.

 

L’astore é considerato nella Falconeria antica e moderna insieme con lo sparviero un falco di “basso volo”: infatti entrambe questi uccelli non volano mai a grandi altezze durante la caccia anzi, preferiscono cacciare in agguato partendo da un posatoio per raggiungere a grande velocita con un breve volo la preda.La Falconeria sfrutta quindi questa loro naturale abitudine di caccia: l’Astore viene tenuto sul pugno del Falconiere e liberato solo quando la preda è visibile al nostro compagno di caccia, a quel punto si può assistere con il cuore in gola ad un fulmineo inseguimento che termina o con la cattura della selvaggina o con il richiamo al pugno del falco.

 

In questo sport infatti non vengono sparsi in giro pallini di piombo, non c’è rumore ed è difficile che la preda venga ferita: o il falco la cattura o questa è così in forma o astuta da riuscire a scappare all’attacco illesa.

 

 

Maddalena (Accipiter Gentilis) sul mio pugno (1999)Gli accipitrini di basso volo sono caratterizzati dall’avere ali larghe, corte e arrotondate, iride dell’occhio giallo o arancio,coda lunga e barrata e sottocopritrici caudali bianche, zampe lunghe con piede potente e ben armato.

 

 

Come falchi di basso volo sono entrati a far parte nella moderna Falconeria altri falchi di origine americana come il Falco di Cooper (Accipiter Cooperi un altro accipitrino di misure intermedie fra l’Astore e lo Sparviero), la Poiana coda rossa (Buteo Jamaicensis)più grossa e più aggressiva della nostra europea e caratterizzata in età adulta dalle 12 timoniere rosse mattone, e dal Falco di Harris (Parabuteo Unicinctus)che vedete nella foto qui accanto.Questi uccelli sono in grado grazie alla loro morfologia di catturare anche prede a terra quali conigli o lepri o mini-lepri. Solo un falco di alto volo può catturare mammiferi: il falco Sacro perchè anch’esso possiede ali larghe e coda lunga che sono requisiti indispensabili per voli radenti e rapide virate.