FALCHI ‘STRANIERI’ CACCIATI DAL TRENTINO

Falco di harris(ANSA) – TRENTO, 18 NOV – Da otto anni gira con i suoi due splendidi falchi Harris per illustrare l’arte della falconeria. Ora pero’ per Lino Dossi, di Brentonico, e’ arrivato un ultimatum dalla Provincia di Trento: i rapaci, non autoctoni, vanno consegnati in un centro specializzato.

Ma il falconiere non ci sta: ”piuttosto li libero e mi faccio arrestare”. La singolare vicenda nasce da un recente regolamento provinciale sulle specie animali protette che intende preservare quelle autoctone, nel nome dell’autonomia. Cosi’ la falconeria e’ ammessa solo con i rapaci locali. Per i due falchi di Dossi, un maschio e una femmina americani comprati in Germania nel 2000, e’ allora arrivata l’ora dell’esilio. Pero’ in Trentino non esiste un centro che possa ospitarli, potrebbero solo chiedere asilo a Castel Tirolo, in Alto Adige. ”Non ci penso nemmeno – dice pero’ Dossi – la’ avevo duvuto lasciare un’aquila e nella voliera ha rischiato di morire”. Al dipartimento foreste della provincia di Trento fanno notare che nel 2006 il falconiere avrebbe potuto chiedere una proroga per la detenzione dei rapaci, prima della modifica del regolamento. Una dimenticanza che e’ ora fatale per il falconiere, che pero’ resta irremovibile. ”Sono troppo affezionato ai miei falchi non li cedero’ a nessuno, costi quel che costi”.


Postato 2008-11-18, 21:57:08 da admin

A Vasto, falchi addestrati per allontanare gli storni

VASTO. I falchi addestrati sono entrati in azione ieri pomeriggio, in pieno centro storico, per scoraggiare gruppi di storni provenienti da zone limitrofe.

Gli uccelli si muovevano da lì e, fino allo scorso anno raggiungevano il “dormitorio” di Vasto, costituito dai due pini di Piazza Rossetti, creando una serie di disagi.
Il settore servizi del Comune ha così deciso di incaricare una ditta specializzata pugliese, la Cobla di Bitetto (Ba) per risolvere il problema e, di conseguenza, evitare che gli alberi del centro storico e, in modo particolare, i due pini di Piazza Rossetti potessero essere utilizzati come dormitorio dagli storni.
Studi recenti hanno dimostrato come le feci di storno, presenti in grosse quantità nei centri urbani (soprattutto sotto gli alberi scelti come dormitori), possano favorire la diffusione di alcune malattie micetiche, protozoarie, virali, parassitarie e batteriche.
Sono tre i falchi che da ieri controllano le aree interessate: addestrati da esperti falconieri, agiranno tutti i pomeriggi fino all’imbrunire.
Questo servizio durerà per almeno un mese e risolverà, secondo l’amministrazione comunale, «alla radice il problema».
«Lo scorso anno – ha spiegato ieri mattina l’assessore ai Servizi Nicola Del Prete – pur sostenendo ingenti spese, il problema era stato solo ridimensionato. Tutti i giorni, infatti, gli operai della Pulchra ed il settore servizi e manutenzioni erano chiamati ad intervenire per ripulire Piazza Rossetti. Ora, grazie all’arrivo del falchi addestrati, il problema è stato risolto definitivamente».
Dei tre falchi in azione da ieri, ognuno ha una sua funzione. I voli saranno circolari ed interesseranno l’intero pomeriggio, a partire dalle 15,30.
«I tre falchi – ha aggiunto il dirigente del settore servizi Ignazio Rullo – saranno pronti ad intervenire e a scoraggiare gli storni».

http://www.primadanoi.it


Postato 2009-01-29, 22:14:46 da admin

Dentista e falconiere

BeppeNon è l’«altro» falconiere. È un falconiere. E uno dei più bravi. Certo lo si vede spesso a fianco di Alduino Ventimiglia, magari al Game Fair, tutto vestito alla bisogna e su un cavallo bardato, con in mano il falco dell’occasione. Sono molto amici i due, chissà Giuseppe Bàgordo con il Falco , forse anche per antiche e comuni origini normanne.

Il nonno abitava in Puglia e si portava dietro un cognome francese, Bagard. Ma Beppe Bagordo, fiorentino di Lastra a Signa, cinquant’anni ben portati, una moglie, Maria, che condivide con lui la passione per l’allevamento di cavalli tolfetani, antica razza italiana dimostratasi peraltro adatta alla falconeria, due figli da iniziare alla nobile arte, è falconiere originale che viene da lontano. Ha sempre il sorriso sulle labbra. Abbozzo: fa il medico odontoiatra e deve curare l’immagine professionale, oltre a quella individuale. Ma no, è nel suo carattere franco e gentile, sempre disponibile con le persone, sempre sorridente appunto.

C’è insomma qualcosa del cavaliere nobile nel suo modo di fare. Spontaneo o acquisito? Spontaneo. «La passione per la falconeria è qualcosa di innato.Figurati che un mio nipote di 4 anni ce l’ha già nel sangue. Magari non è ereditaria, perché, ad esempio, uno dei miei figli non ce l’ha. Ma per me non saprei spiegarla diversamente. Il mio primo falco l’ho avuto all’età di 12 anni e da allora non ho mai abbandonato questa passione. Ho avuto ovviamente degli alti e bassi nel coltivarla, in relazione agli studi e al lavoro, però è sempre stata costante, in pensieri ed opere. Sono arrivato ad avere fino a 20 falchi. Adesso ne ho 4, di cui 3 pellegrini, la specie forse più bella e la più entusiasmante per le sue picchiate veloci. E un’attività, quella della falconeria, che vuole dedizione e pratica continua. Nonostante gli impegni di lavoro, un giorno sì e uno no sono ad allenare i falchi nelle campagne vicino a Firenze. Ci vado anche a caccia in qualche riserva.

Fino a qualche anno fa sono stato pure in Ungheria perché le vaste pianure di quella nazione, nonché la numerosa presenza di selvaggina, permettono delle belle cacciate. Un tempo avevo anche un cane da ferma, adesso non lo posso tenere più. Fra l’altro il cane deve essere particolarmente addestrato e, per certi aspetti, deve avere caratteristiche diverse da quelle che pretende un normale cacciatore cinofilo. Ad esempio occorre che il cane non riporti, oltre a dover sopportare la presenza del falco o di altri rapaci, il che non sempre è semplice ad insegnare, in relazione al carattere dell’animale. Se riportasse toglierebbe il lavoro conclusivo al falco, quello appunto di stracciare la preda a terra e in questo modo si vanificherebbe la funzione stessa del rapace».

Senti Beppe, quando ho visto le tue esibizioni e quelle di altri falconieri, mi sono sempre preoccupato che gli uccelli ritornassero sul logoro. E questo 1′ addestramento più difficile? «Ma no. Basta che all’inizio il falco sia trattenuto da un lungo filo, poi si adatta bene a ritornare, anche perché tutte le volte viene ricompensato con del cibo. L’insegnamento più difficile è invece quello di farlo salire a monte, di farlo cioè librare alto nel cielo perché solo in questo modo può avvistare bene la preda e lanciarsi in picchiata, come fanno i falchi pellegrini. Poi ovviamente occorrono tante altre accortezze e, nel caso degli spettacoli, come del resto a caccia, la reciproca accettazione e confidenza fra falco e cane e falco e cavallo, come pure la presenza della gente. Per far bene tutto questo sarebbe importante che le attuali associazioni di falconieri si riunissero fra loro e, unendo le forze, potessero disporre di alcune riserve di caccia, una per le tre aree geografiche italiane, in cui addestrare al meglio i loro rapaci. È questo il futuro di una falconeria non tanto elitaria, ma che nasce da una passione vera». Volesse il cielo!

«Falconieri si nasce. Non è un fatto di censo o di élite. Si tratta di una passione dell’animo umano»

A cura di Massimo Scheggi tratto da DIANA


Postato 2009-02-07, 16:01:38 da admin