Bari, sull´aeroporto un´aquila antivolpi

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Un´aquila reale per la caccia alla volpe che disturba gli aerei. La regina dei cieli è stata arruolata dall´aeroporto di Bari per liberare le piste di volo infestate dall´animale che Esopo ha voluto emblema dell´astuzia. Le scorribande delle volpi sulle piste del “Karol Wojtyla” hanno costretto più volte la torre di controllo a chiudere lo spazio aereo. Cheyenne, una femmina nata sei mesi fa nel Sud della Germania, un´apertura alare di un paio di metri, 5 chili, è l´unica aquila, in Europa, a svolgere un compito del genere in un aeroporto.
L´emergenza volpi, all´aeroporto di Bari, è iniziata un anno fa, quando una colonia di una cinquantina di animali s´è insediata, proliferando nell´area aeroportuale. Durante la caccia, all´alba e al tramonto, le coppie di volpi con i cuccioli inseguono le loro prede, topolini e conigli, anche all´interno dell´aeroporto, invadendo talvolta le piste aeree. Poiché una nuova normativa dell´Enac impone il blocco dei voli in presenza di cani o simili, le razzie delle volpi, segnalate dai piloti e dagli operatori Twr, hanno costretto l´aeroporto pugliese a chiudere talvolta lo spazio aereo. L´aeroporto di Bari (un milione e 400 mila euro di utile, quasi due milioni di passeggeri all´anno), non può permettersi di non far decollare o atterrare i velivoli per colpa di una cinquantina di volpi.
Ma come liberarsi di quegli scomodi intrusi? In America usano veleno, ultrasuoni e trappole mortali. La direzione aeroportuale barese ha seguito una strada meno cruenta, ispirandosi a una politica ambientalista rispettosa degli equilibri dell´ecosistema. E ha deciso di affidare ai falconieri della Cobla, già presenti in aeroporto per liberare il cielo dagli stormi di gabbiani, il compito di convincere le furbe volpi ad allontanarsi dalle piste di volo.
L´idea di portare la regina delle Alpi in riva al mare l´ha avuta Fabio Ferri, il falconiere che ha iniziato ad addestrare rapaci 26 anni fa dopo aver visto i documentari dell´etologo spagnolo Felix Rodriguez de la Fuente. E ammirato il capolavoro del fotografo naturalista Domenico Ruiu, il primo ad aver immortalato un´aquila reale mentre, gli artigli piantati nelle reni, ghermisce una volpe adulta, trascinandola in volo con un possente battito d´ali.
«Ho appreso da quei film – ricorda Fabio Ferri – che le volpi sono terrorizzate dalle aquile, ancora oggi usate per cacciarle in Kazakistan». Se lo stesso Esopo utilizzò proprio “la volpe e l´aquila” per immortalare in una favola la morale secondo la quale un´amicizia tradita va incontro alla vendetta degli dei, significa che già fin dall´antichità era noto l´innato odio fra i due animali. Quella stessa inimicizia atavica è sfruttata, oggi, ma in chiave moderna, dal falconiere di Bari.
«Il rapace che per noi è simbolo di orgoglio – aggiunge – in natura incute terrore alle volpi che temono di vederne l´ombra possente troppo tardi». È sufficiente lanciare in volo periodicamente sull´area aeroportuale Cheyenne, farla scivolare nel vento alla ricerca di una preda, per convincere le volpi a cercarsi un habitat più sicuro. Lontano dall´aeroporto. L´arma di Ferri il falconiere non è il fucile, o la gabbia della morte, bensì un deterrente biologico: l´istinto primordiale delle volpi, quello della sopravvivenza. La sagoma minacciosa dell´aquila reale che si staglia nel cielo basta per convincere le volpi a cercarsi zone di caccia nelle quali non correre il rischio, per gli animali adulti e i cuccioli, di essere a loro volta cacciati dalla micidiale picchiata di Cheyenne. Le volpi fuggono, infatti, non appena ne intravedono l´imponente ombra proiettata a terra.
Non è stato facile, tuttavia, acquistare un´aquila reale in possesso di regolari certificati di nascita. Fabio Ferri, dopo lunghe ricerche, ne ha trovata una a Altomunster, un comune di 7mila abitanti nel land della Baviera, con un pedigree – e un costo: 12mila euro – di tutto rispetto. Cheyenne è nata l´11 maggio del 2007 in cattività da genitori regolarmente “detenuti” con certificazione Cites. Quando a luglio, il piumaggio incompleto, è arrivata a Bari, pesava 3 chili e 700 grammi. Ora, con la livrea completa, ne pesa 5, ma, fra un paio d´anni raggiungerà i 7 chili.
Addestrarla a librarsi superba nel cielo di Bari per la caccia alla volpe, fra un decollo d´aereo e un atterraggio, frastornata dai rombi dei reattori, è la sfida della vita di Ferri il falconiere. «È stato un amore a prima vista – spiega il “papà” di Cheyenne – l´addestramento procede lentamente, al ritmo del metabolismo del rapace. Ha già imparato a saltare sul mio pugno per prendere il cibo, e a volare con la silagna, una cordicella di sicurezza, lungo un raggio di una trentina di metri». Il primo volo operativo sull´aeroporto è previsto fra qualche giorno, proprio nel periodo di procreazione delle volpi. «Spaventandole – è la speranza di Fabio Ferri – speriamo di convincerle che l´aeroporto non è più una zona sicura dove riprodursi, vista la presenza, sopra le loro teste, dell´unico predatore che realmente temono».
Alberto Custodero

Le scorrerie di animali costano 900 milioni di euro l´anno e hanno fatto 200 morti
Dopo i rapaci i border collie così si dà la caccia agli “intrusi”
La protezione degli aeroporti dall´invasione di animali selvatici è un problema sempre più sentito nel mondo, tant´è che ogni anno lo scontro tra aerei e animali produce danni per circa 8-900 milioni di dollari e dal 1988 ad oggi circa 200 morti. La maggior parte degli animali che creano problemi sono gli uccelli e i piccoli mammiferi, ma sulle piste d´atterraggio i piloti hanno incontrato ogni genere di bestie. In Florida, ad esempio, il carrello di un aereo si è fermato a pochi centimetri da un alligatore, in Texas più di una volta gli aerei sono stati accolti da serpenti a sonagli. Eventi rari, questi, mentre la presenza di uccelli e lepri è così generalizzata che gli sforzi per risolvere il problema interessano molti Paesi.
In Spagna, ad esempio, quest´anno è stata assoldata una “flotta” di 98 rapaci per pattugliare l´aeroporto intercontinentale di Madrid. Ma Marco Dinetti, responsabile Ecologia Urbana della Lega Italiana Protezione Uccelli, sottolinea che la soluzione dell´uso dei falchi non è l´unica strada e neppure la più corretta: «L´uso della falconeria ha mostrato numerose controindicazioni, messe in luce anche dall´Enac, che in più posti hanno portato ad abbandonare questo approccio in favore di altri, come l´eliminazione delle discariche, l´uso di sistemi deterrenti ad azione acustica, lo sviluppo di robot radiocomandati dalle fattezze di rapaci e, non ultimo, l´utilizzo di alcune razze di cani, come il Border collie». Ed è proprio al Border collie a cui oggi si rivolgono molti aeroporti internazionali, da quello di Vancouver al Southwest Florida International Airport a quello di Durban. A differenza dei falchi, questi cani possono lavorare con qualunque condizione di tempo e anche di notte. Sanno dove stanare gli uccelli e li fanno fuggire nei momenti in cui non ci sono aerei in arrivo o in partenza.

Luigi Bignami

Sui giornali
La Repubblica
Bari, sull´aeroporto un´aquila antivolpi – 8 gen 08
La prima in Europa, contro gli animali che invadono le piste. Lipu contraria.
tratto da http://www.animalieanimali.it/


Postato 2008-01-14, 21:58:34 da admin

La strana storia di Amedeo Arpa

Una passione che dura da quarant’anni, cominciata con un’aquila in cima al monte di San Fermo.

amedeo arpaUno che prepara la strada per quelli a venire, Amedeo Arpa. Come quando arrivò qui a costruire la sua casa, una cupola in cima a una collina, con la gente a chiedersi che cosa ci fosse andato a fare fin lassù. «Poi hanno fabbricato anche più in alto», ironizza. Parallelepipedi in muratura, però, mica un emisfero. Uno che traccia il cammino, e a sé riserva quel tanto di stravaganza che non si osa emulare. Settantatre anni compiuti, oggi la sua scommessa è quella che si porta dietro da una vita: la falconeria, attività per adepti che in Italia prova a farsi largo. «Ci saranno 250 falconieri, iscritti alla federazione intendo – spiega lui, presidente della Federazione italiana falconieri da tanti anni quanti non rammenta più – Va meglio in Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, ma qui è uno sport in ascesa. Anche grazie a me», scherza, dosando compiacimento e modestia. Quarant’anni sono ormai passati. Era il 1968, con sé aveva soltanto un’aquila e della falconeria nemmeno i rudimenti. «La facevo volare da qui», ricorda, sporgendosi dal terrazzo che un tempo si affacciava sul verde dei prati, oggi guarda su aree residenziali e industriali. «Tra noi si era instaurata un’intesa e una fiducia reciproca. Morì fulminata un brutto giorno, posandosi sul traliccio dell’alta tensione. Non potrò dimenticarla mai, come capita con il primo amore». Circolare lo spiazzo da cui il rapace – un esemplare maschio di rara bellezza, lo descrive chi ne fu padrone – spiccava il volo, circolari il perimetro e le finestre della casa, il tavolo al centro del quale, in inverno, si apre il fuoco del camino. Attorno, dipinti e fotografie, libri e riviste, soggetti privilegiati gli animali. Passione che, assieme a pittura e scultura, nel 1970 finì per preferire alla professione di imprenditore edile cominciata con il fratello. Sue statue, in acciaio inox, sono custodite in Danimarca, Belgio, Germania, Iraq, Egitto, Francia, Svizzera, Stati Uniti; altre si ammirano nel giardino di casa, dove pure ospita cani, piccioni, pesci, un pavone. Nelle voliere, quattro falchi d’alto volo, eredità di un amore cresciuto piano. «La passione arriva poco per volta», sfugge ulteriori chiarimenti, a proteggere un’arte accessibile a pochi e incompresa ai più. «È una passione silenziosa e privata – ammette – Richiede intuito e sensibilità». Ventisei gli anni che gli è capitato di veder vivere un falco, 24 i giorni utili ad addestralo alla caccia. Tutte le istruzioni in un trattato di falconeria «secondo soltanto a quello di Federico II», sorride, alludendo al volume da lui compilato nel 1998, 192 pagine di informazioni e idee scritte sette secoli dopo il “De arte venandi cum avibus” del re di Sicilia. Per intuire le sensazioni, però, serve ascoltare la sua voce. «L’alto volo è lirico – si lascia andare – È una passione sconvolgente. Addestrare un falco richiede disponibilità di tempo, pazienza, consapevolezza: si deve conoscere il falco come si conosce un amico, sforzarsi di pensare come lui». Possedere un falco non è un gioco; non significa contemplarlo in una gabbia o godere delle sue performance acrobatiche, mortificandone però l’istinto di predatore. «Il falco deve conservare integro il suo spirito, libero di volare tra le nuvole e scendere a terra con la sua preda». Trecento chilometri orari in picchiata, una «precisione sbalorditiva» nel puntare fagiani, starne, pernici grazie a un occhio che, rapportato a quello umano, ha un diametro di sedici centimetri. «Portare a caccia il falco è un dovere. La caccia è una ricerca, la preda il compenso – spiega Arpa, scansando la repulsione di chi affianca la caccia con il falco a quella con la doppietta – Il falco agisce secondo natura. In questo senso, chiunque è cacciatore quando va alla ricerca di quel che desidera. Alcuni, invece, condannano la caccia con il falco come un retaggio di un periodo buio e violento». Dimenticata con l’avvento della polvere da sparo, la pratica è infatti un ritorno al passato. «Risale al Medioevo. Preti, cardinali, papi andavano a caccia con il falco. È l’unico animale a essere entrato in una chiesa». Oggi i falchi sono impiegati negli aeroporti, nelle discariche, negli allevamenti ittici: per predare gli uccelli che potrebbero creare danni agli aerei infilandosi nelle turbine, per allontanare gabbiani e corvi dai rifiuti o dai pesci. «Ma guai a farli volare per soldi o per soddisfare la curiosità della gente. Un falco non è un hobby esibizionista», mette in guardia Arpa. Precursore anche nell’allevamento e nella riproduzione con metodi naturali – «Nel 1980 venne alla luce in cattività, per la prima volta in Italia, una femmina di falco “biarmicus erlangerii”: il fortunato allevatore ero io» – oggi si limita ai suoi quattro falchi e si occupa delle nuove leve. «Insegno agli allievi – precisa – Per chi vuole imparare, a Milano c’è anche una scuola di falconeria». Dalla Regione Lombardia ha ricevuto il permesso di addestrare i falchi al di fuori della stagione venatoria: li porta a volare a Gironico, applicando a ogni animale, com’è uso, un trasmettitore radio che permetta di localizzarlo nel caso si allontani e perda. Infine ci sono i raduni. «È il momento culminante della vita associativa. Ci si incontra, si scambiano esperienze, il giovane fa domande e spesso trova giuste risposte, sbaglia e viene corretto». Condivisione e confronto, nessuna competizione. «Svilirebbe il senso e il valore di un’arte».

Sara Bracchetti
La Provincia di Como


Postato 2008-01-14, 22:13:26 da admin

Vigile Falconiere (forse) a Padova

Il problema sono i piccioni, e la soluzione i falchi. Questo è un’articolo pubblicato sul quotidiano locale della Provincia di Padova.Leggi tutto..

Padova
NOSTRA REDAZIONE

Il problema c’è. E comincia ad avere dimensioni preoccupanti. Tali da richiedere una soluzione urgente. Il Comune di Padova ha cercato di trovarne una utilizzando un “metodo naturale”, che consenta cioè di ripristinare l’equilibrio ecologico, senza ricorrere a espedienti drastici.

Paolo VenuleoIl problema sono i piccioni, e la soluzione i falchi. Alle richieste pressanti degli ambulanti di Piazza delle Erbe che ogni giorno devono fare i conti con gli escrementi che i volatili depositano in ogni angolo, infatti, gli assessori Ruggero Pieruz (Commercio) e Ivo Rossi (Arredo urbano) hanno risposto con la proposta di chiedere a Paolo Venuleo, vigile urbano, ma anche falconiere, di dare la disponibilità ad allontanare i colombi utilizzando proprio il suo falco, quello che fa volare ogni pomeriggio e che tratta«come un amico», con tanto di “premi fedeltà”, che consistono in ghiotti bocconcini. Anche in altre realtà sono state avviate campagne analoghe per il contenimento dei colombi nelle città, e ciò vale pure per alcuni aeroporti e certe discariche. In questi casi ai falchi non viene insegnato come andare a caccia, bensì come controllare il territorio, in modo da allontanare gli altri volatili poco graditi che, vedendoli, scappano velocissimamente.

È la prima volta, però, che per questa operazione si ricorre a un agente della Polizia municipale: Paolo Venuleo, infatti, oltre a essere apprezzato per la sua attività di vigile (qualche mese fa ha salvato la vita a un bimbo di 4 anni che stava morendo soffocato per le conseguenze di un incidente stradale), ha ottenuto anche il diploma alla Scuola regionale di falconeria di Marostica.

«Certo – ha commentato il falconiere padovano – quello dei piccioni è un problema grosso, ma per risolverlo bisogna fare un progetto articolato, che parta da un censimento dei colombi per capire quanti sono e dove nidificano. A mio avviso, comunque, non si può pensare di eliminarli del tutto, perché come il mare è dei pesci, il cielo appartiene agli uccelli. Indubbiamente se c’è un predatore come il falco, i piccioni stanno alla larga. Ma c’è da dire che il centro della città può essere però pericoloso per il falco stesso che corre dei rischi per la presenza dei cavi elettrici. E poi non sarebbe uno spettacolo ideale magari per i bambini, o per chi sta passeggiando, vedere un uccello predatore volare in picchiata su un colombo e ucciderlo. Il falco può essere una risorsa importante per risolvere il problema, come peraltro avviene negli aeroporti che possono permettersi la presenza dei falconieri, ma non l’unica. L’idea va studiata e provata. Di sicuro con un solo falco non si risolve il problema».

«Non vogliamo avvelenare i colombi – ha aggiunto Pieruz – e neppure sopprimerli. Ci piacerebbe poterli allontanare con questo sistema e quindi nei prossimi giorni contatteremo il nostro vigile falconiere. I problemi non sono solo quelli prospettati dagli ambulanti preoccupati per i troppi escrementi lasciati dai colombi in ogni angolo del mercato, ma anche il fatto che questo guano sta rovinando i monumenti più belli della città».

Giornalista: Nicoletta Cozza

Da parte Mia Complimenti a Paolo Venuleo.

Fox71
Andrea.


Postato 2008-01-28, 21:23:18 da admin