Bird Control : Procedure per evitare Impatti con Volatili

falconiere aeroporto

Oggetto: Direttiva sulle procedure da adottare per la prevenzione dei rischi di impatto con volatili negli aeroporti.

1. PREMESSA

La convenzione tipo per l’affidamento delle gestioni aeroportuali allegata alla Circolare Ministeriale n. 13775 AC del 16-10-1998 all’art. 4 punto C6 stabilisce l’obbligo da parte dei gestori aeroportuali di provvedere “a porre in essere ogni dovuta azione per prevenire rischi da volatili”, obbligo peraltro già vigente per le gestioni totali.
La Commissione “Bird Strike Committee Italy”, istituita con D.M. Trasporti e Navigazione dell’11 marzo 1993, n. 1/BSC 1 ed in linea con le previsioni dell’annesso ICAO n. 14 AERODROMI, ha elaborato le procedure contenute nella presente circolare, da adottare sugli aeroporti, da parte delle Direzioni di aeroporto e delle Società di gestione, per la prevenzione dei rischi di impatto con volatili.
La presente circolare contiene inoltre delle linee guida sulle dotazioni minime di risorse e mezzi da destinare sugli aeroporti, allo scopo di cui sopra.

2. DIRETTIVA SULLE PROCEDURE DA ADOTTARE PER LA PREVENZIONE DEI RISCHI DI IMPATTO CON VOLATILI NEGLI AEROPORTI

Premesso che con separato provvedimento è stato sancito l’obbligo della raccolta e della segnalazione alle competenti Autorità dei dati degli impatti di volatili con aeromobili, ciascuna Società di gestione di un aeroporto aperto al traffico commerciale di linea dovrà predisporre una ricerca di tipo naturalistico ambientale allorché negli ultimi dodici mesi si sia verificato anche uno solo dei seguenti casi negli spazi aerei sovrastanti il sedime aeroportuale e, anche all’esterno di esso, ad un’altezza pari o inferiore a 300 ft.:

a) impatti di volatili con aeromobili di numero pari o superiori a 5 per 10.000 movimenti;
b) impatto multiplo o ingestione di uccelli;
c) impatto con volatili che abbia prodotto danni all’aeromobile;
d) ripetute osservazioni di volatili che per numero e concentrazione siano in grado di causare gli eventi di cui alle lettere b) e c).

La ricerca, condotta da esperti qualificati nella materia, dovrà contenere:

1) Identificazione delle specie coinvolte, eventuale habitat all’interno dell’aeroporto, numero delle presenze mensili, orari preferiti di presenza, zone di concentrazione nell’aeroporto, descrizione dei movimenti giornalieri
2) Localizzazione delle eventuali fonti di attrazione dei volatili presenti in aeroporto;
3) Valutazione della potenziale pericolosità dei volatili per la navigazione aerea.

La ricerca dovrà iniziare entro 6 mesi dal verificarsi degli eventi che l’hanno richiesta, o dalla data della presente direttiva, se già verificatisi, ed avrà una durata non inferiore a 12 mesi consecutivi; la stessa sarà presentata all’Ente Nazionale Aviazione Civile (ENAC) ed al Bird Strike Committee Italy per il tramite del Direttore dell’aeroporto. La ricerca comunque non interrompe l’uso dei sistemi di prevenzione eventualmente già adottati.

L’ENAC, entro 30 giorni dalla presentazione della ricerca, e sentito il BSCI, stabilirà con provvedimento motivato se la situazione faunistico ambientale dell’aeroporto esaminato richieda l’adozione di uno specifico piano di gestione e controllo della popolazione ornitica.
In caso affermativo, la società di gestione dell’aeroporto sarà tenuta alla predisposizione ed all’applicazione di uno specifico piano di prevenzione e controllo, d’intesa e con il coordinamento del Direttore dell’aeroporto interessato.

Decorsi dodici mesi dall’inizio dell’attuazione delle misure previste nel piano, la società di gestione sottoporrà all’ENAC ed al BSCI una relazione riepilogativa contenente i dati statistici degli impatti del periodo.
In caso di risultati negativi, l’ENAC, sentito il BSCI, potrà imporre la predisposizione di un nuovo piano contenente misure più adeguate.

3. LINEE-GUIDA SULLE DOTAZIONI MINIME, DA ASSICURARE NEGLI AEROPORTI PER LA PREVENZIONE DEI RISCHI DI IMPATTO

Di seguito si forniscono alcune linee-guida per la predisposizione del piano di prevenzione e controllo contro i rischi derivanti dalla presenza di volatili negli aeroporti.
Le misure per la riduzione dei rischi da impatto con volatili consistono generalmente in quattro azioni a carattere permanente:

l. L’informazione
2. Il controllo della fauna
3. L’allontanamento incruento
4. Il monitoraggio

1) Elemento basilare è l’informazione nei confronti di tutti gli operatori aeroportuali sui rischi dovuti alla presenza di volatili. Il piano dovrà perciò contenere una parte descrittiva atta a stimolare il coinvolgimento e la partecipazione attiva degli operatori stessi. Inoltre l’informazione deve essere rivolta anche al personale navigante: necessaria è perciò anche la sensibilizzazione degli Enti ATS, così come la previsione e l’organizzazione per una adeguata azione informativa ai piloti tramite BIRDTAM, AIC, briefing pre volo, o anche con comunicazioni t/b/t.

2) Il controllo della fauna si esercita attraverso il controllo dell’ambiente aeroportuale: il piano deve quindi prevedere almeno:
– l’eventuale riformulazione dei contratti di utilizzazione agricola dell’aeroporto in senso compatibile con i rischi di bird strike, con particolare riferimento all’altezza minima dell’erba e alle modalità dei tagli periodici;
– la progressiva scomparsa di ogni elemento suscettibile di attrarre volatili (alberi, pozze d’acqua, cespugli, arbusti, ecc.) nelle aree circostanti le aree di manovra degli aeromobili;
– la gestione ecologica dei grandi manufatti (hangar, capannoni, ecc.) per l’eliminazione della fauna stanziale;
– l’eliminazione o il controllo di discariche, rifiuti alimentari ecc.;
– le iniziative assunte, d’intesa con il Direttore dell’aeroporto, presso gli Enti del territorio per l’analisi degli eventuali fattori di rischio esterni all’aeroporto ma influenti su di esso.

3) Vi sono diversi mezzi di disturbo e di allontanamento incruenti, fissi o mobili; tra questi si segnalano gli artifizi pirotecnici, le armi da fuoco con munizioni a salve, i richiami bioacustici (distress call), i cannoni a gas propano, i generatori di suoni ad alta frequenza, i falchi addestrati, alcuni cani da pastore (border collie), ecc.
La loro efficacia è varia e si diversifica a seconda delle circostanze ed a seconda della specie cui si rivolge.
Un sistema di tipo fisso dovrà essere adottato in tutti gli aeroporti in cui sia stata riscontrata la necessità di uno specifico piano.

4) Per monitoraggio si intende il controllo quotidiano delle presenze di volatili e la loro registrazione per specie, numero ed ubicazione, nonché la verifica dell’efficacia dei sistemi di allontanamento.

Da tenere sempre presente è che i risultati migliori si ottengono con la connessione integrata e costante delle quattro azioni sopra descritte, e con la perseveranza.

Elemento comune di ogni piano deve essere la costituzione di un servizio di controllo e allontanamento volatili, BIRD CONTROL UNIT o B.C.U.

Compito del BCU sarà quello di dare esecuzione al piano verificandone i risultati.
Questione essenziale è che il Servizio non deve intervenire solo nel momento dell’allontanamento, ma esercitare un’azione continua di pattugliamento, di vigilanza sul sedime e di disturbo della fauna con modalità tali da indurla a considerare l’aeroporto luogo sgradevole e non sicuro.

Un esempio di BCU ritenuto funzionale per un aeroporto di media grandezza dovrebbe prevedere le seguenti dotazioni di organici e mezzi:

• Un Coordinatore responsabile
• Un Agente presente in aeroporto HJ tutto l’anno
• Un Agente presente con carattere di stagionalità ma reperibile tutto l’anno.

Il personale dovrebbe essere adeguatamente addestrato e dovrebbe ottenere l’autorizzazione ad operare dal competente Direttore di aeroporto, anche a seguito di verifiche teorico-pratiche sulla conduzione dei mezzi e sull’uso dei dispostivi specifici.

L’Unità dovrebbe muoversi all’interno dei sedime aeroportuale con carattere di regolarità ma anche di imprevedibilità.

• Veicolo fuori strada 4 X 4 tipo “pick up” con pianale posteriore;
• Radio UHF veicolare e almeno due portatili, sulle frequenze di TWR o GROUND
• Almeno due tipi di sirena bitonale
• Sistema di illuminazione speciale sul tetto del veicolo e fari ad alta luminosità
• Sistema di diffusione sonora autoportato (amplificatore + altoparlanti)
• 1 lettore di cassette e/o CD e cassette/CD con richiami bioacustíci, oppure un sintetizzatore di suoni
• 1 pistola Very per segnali pirotecnici-luminosi e relative cartucce
• 2 pistole con munizioni a salve con varie possibilità di effetti sonori

4. VERIFICHE SULL’ADOZIONE LOCALE DELLE PROCEDURE DI PREVENZIONE DEI RISCHI DI IMPATTO

La verifica sull’adozione locale delle procedure di prevenzione dei rischi di impatto volatili è affidata alle competenti direzioni di circoscrizione aeroportuale.

Allegati:

ELENCO DELLA DO*****ENTAZIONE E DELLA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALI

ENTI, ASSOCIAZIONI ED ORGANIZZAZIONI COMPETENTI AD ESEGUIRE RICERCHE DI TIPO NATURALISTICO AMBIENTALE

IL DIRETTORE GENERALE
AVV. PIERLUIGI DI PALMA

ALLEGATO 1

ELENCO DELLA DO*****ENTAZIONE E DELLA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALI

Bird Strike Committee Italy: Controllo dei Volatili nelle Aree Aeroportuali – 1992 (Libero adattamento della pubblicazione CAP 484 – Bird Control on Aerodrome, British Civil Aviation Authority, 1981)

Bird Strike Committee Italy: Manuale Informativo per il Controllo dei Volatili nelle Aree Aeroportuali Italiane – Roma, 1995

Bird Strike Committee Europe: The Green Booklet – Some Measures Used in Different Countries for Reduction of Bird Strike Risk Around Airports – 1990

SITI INTERNET

Bird Strike Committee Italy www.ssnet.it/utenti/battvtr

Bird Strike Committee USA www.birdstrike.org

Bird Strike Committee Canada www.tc.gc.ca/aviation/wildlife/htm

FAA www.faa.gov

National Transportation Safety Board www.ntsb.gov

Archeologi come i falchi

falchi archeologiNegli scavi di Ercolano, per allontanare piccioni e colombi, poco rispettosi di ville e affreschi antichi, si è ricorsi a questi rapaci. Addestrati a spaventare gli altri volatili senza far loro del male

Si chiamano Airon, Gari e Miura, i tre rapaci “assunti” da qualche settimana dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei per tutelare l’antica Herculanum dall’attacco di colombi e piccioni. Gli apparentemente innocui volatili sono, infatti, una delle principali cause di deperimento del sito archeologico più piccolo della visitatissima Pompei ma, per certi versi il più prezioso e fragile.

Qui le colate piroclastiche del 79 d.C. hanno letteralmente imbalsamato la cittadina in un blocco tufaceo che per secoli ha preservato dalla decomposizione legni, stoffe, papiri ed altri materiali. Ma ora queste delicate testimonianze correvano il rischio di essere distrutte dalle numerose colonie di colombi e piccioni che hanno deciso di impiantarsi nell’area, ricca di possibili rifugi e di cibo causa la vicinanza della Ercolano moderna.

Il guano di questi volatili è particolarmente acido e, oltre a sporcare le mura e gli affreschi delle ville romane, li corrode irreparabilmente. Ancora più devastante è l’impatto delle deiezioni su reperti quali travi e strutture lignee, che abbondano nel sito. Per giunta, l’abitudine di colombi e piccioni di beccare alla ricerca di insetti e minerali e per curarsi il becco ha ancora più aggravato il loro impatto sui preziosissimi scavi. Aggiungendo poi la loro cattiva fama di veicoli di infezioni e parassiti potenzialmente pericolosi per l’uomo si capisce perché questa era considerata una vera e propria emergenza dalla direttrice degli scavi Maria Paola Guidobaldi.

La risposta però è stata semplice ed ecologica. I falconidi sono i nemici naturali di questi uccelli, e il ricorso all’antica arte della falconeria è stata la soluzione più praticabile ed efficace. Ogni mattina, insieme ai visitatori, due falconieri entrano negli scavi armati di guanto, cappucci e tre rapaci, pronti ad una serie di voli tra le antiche vestigia. «Il nostro compito», spiega Gianclaudio Amalfitano, mentre con Gari si appresta ad operare, «è spaventare gli ospiti indesiderati, sfruttando il loro istinto di fuga alla vista dei falchi e l’altrettanto istintiva spinta dei falchi ad inseguirli. I rapaci sono addestrati per non uccidere le potenziali prede, anche perché l’alta probabilità d’incappare in un esemplare ammalato potrebbe comportare rischi per la salute dei falchi stessi».

Il falconiere estende il braccio e il falco lascia la presa dal suo polso e si staglia nell’aria, per poi posarsi su una colonna di un antico peristilio. Un verso di richiamo e l’uccello riprende il volo, compie un paio di volute nel cielo e si riposa sul guanto del suo conduttore. Turisti e scolaresche che assistono a scene come questa sembrano interessarsi con curiosità all’insolita visione e, grazie ad un tabellone esplicativo posto all’ingresso, la visita agli scavi si arricchisce di un supplemento di informazioni sull’impiego dei falchi nella “lotta ai piccioni”.

«Una lotta lunga e difficile», spiega il falconiere. «Per cinque giorni alla settimana veniamo nell’area archeologica e facciamo volare i rapaci in luoghi e orari sempre diversi. Altrimenti i colombi si accorgerebbero del trucco: sono molto intelligenti, e capaci di adattarsi al pericolo. L’intervento è programmato per un anno. Poi torneremo di tanto in tanto, per voli “di mantenimento” e per impedire che altre colonie si sistemino nei paraggi».

I falconidi si dividono in due tipologie: rapaci a volo alto, come il falco pellegrino, il girifalco, il lanario e il falco sacro, e a volo basso, come l’astore e lo sparviero. I primi attaccano la preda in volo, i secondi colpiscono al suolo. «Li impieghiamo entrambi», spiega Amalfitano. «Se impiegassimo solo falchi a volo alto, i piccioni si metterebbero a razzolare al suolo, certi che essi non si lancerebbero mai in picchiata per colpirli. Se impiegassimo solo quelli a volo basso, i piccioni continuerebbero imperterriti a svolazzare in zona. Inoltre, con i rapaci a volo basso, più portati ad inseguire le prede tra gli ostacoli, possiamo stanare i piccioni che nidificano e si nascondono tra i ruderi».

I guasti arrecati dai colombi al patrimonio di Ercolano sono in alcuni punti assai evidenti. Magnifiche pareti affrescate di rosso pompeiano e mura con la struttura caratteristica dei vari tipi di opus romano appaiono striate del guano degli uccelli. Ercolano, a differenza di Pompei, ha conservato molti dei piani superiori dei fabbricati, e le travi lignee in vari punti sono state attaccate dal becco dei volatili.

Una volta scacciati gli ospiti indesiderati, la pulizia e la recinzione delle aree bonificate garantiranno migliore fruibilità e protezione al sito archeologico, tra le maggiori attrazioni turistiche della Campania e dell’intero Paese. L’impiego dei falchi fa parte di un progetto più ampio di tutela di Ercolano, sponsorizzato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei, unitamente a The Packard Humanities Institute e alla British School in Rome.

I primi ad impiegare i rapaci per bonificare un’area dai volatili sono stati gli aeroporti con il problema del bird strike, ossia della numerosa presenza di uccelli che rischiano di venire ingeriti dalle turbine degli aerei con conseguenze a volte catastrofiche. Ma ora anche gli amministratori delle città in cui i volatili minacciano il patrimonio artistico stanno cominciando ad adottare lo stesso metodo (vedi anche lo scorso numero de Il Carabiniere, pag. 124).

Tra l’altro, l’uso dei rapaci per scacciare gli sgraditi volatili sembra avere minori controindicazioni e costi dell’uso di veleni o di impianti ad ultrasuoni. «Ai piccioni», aggiunge il falconiere, «si sta affiancando il problema dei gabbiani. Molte colonie ormai non si nutrono più di pesca, ma preferiscono il facile saccheggio delle discariche, con serie conseguenze sulla salute. I falchi possono essere una soluzione, ma, a differenza dei piccioni, i gabbiani sono portati ad organizzarsi in branco e ad attaccare. Bisogna perciò adottare falconidi femmina, più grandi dei maschi e capaci di intimorirli».

Nelle pause tra i voli, i falconieri sono spesso avvicinati dai visitatori, che approfittano dell’occasione per saperne di più sull’addestramento e la vita dei falchi. «La falconeria», spiega Gianclaudio Amalfitano, «è un’arte antichissima, ed ancora oggi il testo base è il De arte venandi di Federico II di Svevia, appassionato falconiere. Questo tipo di caccia è andata scomparendo, ma in piccoli circoli è rimasta come attività sportiva, ed oggi la necessità di trovare una soluzione ecologica al problema dell’infestazione da uccelli l’ha riportata in auge. Addestrare un falco significa innanzitutto guadagnarne la fiducia: i rapaci sono animali fieri, che non si sottomettono all’uomo come gli animali domestici. Ed è un lavoro di pazienza, che inizia col volatile giovane e non finisce mai».

Nel corso delle spiegazioni, il falco si aggrappa al pugno del suo conduttore e ruota la testa di 360 gradi. Ogni tanto accenna un battito d’ali e, guardando bene intorno, si scopre che è stato attratto da qualche piccione svolazzante. «Il suo istinto», commenta il falconiere, «è meglio di un radar. L’importante è portarlo al lavoro non tanto sazio da non avere stimolo a cacciare, ma neanche così affamato da spingerlo a mangiare la preda». Il conduttore alza di nuovo il braccio al cielo e l’uccello, un’arma perfetta per la caccia selezionata dalla natura, si leva in volo. Il suo piumaggio bruno si confonde con le mura dell’antica Herculanum e si vedono i piccioni fuggire lontano.

Maurizio Landi

tratto da www.carabinieri.it


Postato 2005-06-16, 18:41:24 da admin

A Roma sono tornati i pellegrini

falco pellegrinoA Roma i pellegrini sono di casa. Anche i falchi pellegrini, uccelli divenuti rari nel dopoguerra e la cui popolazione italiana era in passato assai rarefatta ma che riappaiono grazie a regole europee sempre più stringenti, per esempio nella vendita di antiparassitari e pesticidi. A Roma già lo scorso anno da ornitologi non professionisti avevano segnalato un nido «spontaneo» di pellegrini (in una cassetta abbandonata dell’Enel sul Policlinico Umberto Primo). Dopo decenni, rimpiazzano (finalmente!) la classica coppia che nidificava sul «Palazzaccio» di Piazza Cavour, e che l’ecologista Fulco Pratesi aveva allora visto scacciare da una coppia di rissose taccole. In questo weekend sono schiuse ben due uova dal secondo nido di pellegrini romani. Alcuni appassionati ornitologi (Umberto Agrimi, veterinario dell’Istituto Superiore di Sanità e l’ornitologo Giacomo Dell’Omo), grazie a una sponsorizzazione di Terna/Enel, hanno posato una cassetta nido sulla facciata della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università, che affaccia sul cimitero Verano. I pellegrini urbani si nutrono di piccoli mammiferi, rettili, e uccelli, soprattutto storni: quando questi migrano verso nord si accaniscono sui rondoni, arrivati verso Pasquetta. Il caso curioso vuole che la coppia neofita di pellegrini romani abbia nidificato proprio sopra le finestre della Presidenza della facoltà. Gli ornitologi romani sperano che il preside Attilio Celant si senta custode privilegiato di tale felice casualità, e promuova una cultura di rispetto e di ammirazione per il lieto evento.

Perché mai gridare di giubilo per il ritorno dei pellegrini? Innanzitutto perché rappresentano una popolazione sentinella di qualità urbana: se riappaiono specie eco-tossicologicamente delicate come i rapaci (al vertice della catena trofica e dunque bioaccumulatori di tossici ambientali) significa che l’ecosistema è in ripresa: in termini di biodiversità (aumento delle specie animali) e di purificazione da agenti chimici man-made che li avevano precedentemente inquinati. Il meccanismo che aveva fatto scomparire i falchi pellegrini da tanti ecosistemi europei era duplice, e dovuto all’accumulo di pesticidi ingeriti da insetti, a loro volta cibo di piccoli uccelli che costituivano la base della dieta dei rapaci, che perciò accumulavano agenti tossici in questa maligna catena. Tali tossici abbassavano la fertilità dei rapaci, e selettivamente interferivano con il delicato processo di formazione del guscio delle uova nelle femmine. Uova dal guscio troppo sottile significavano molto frequenti rotture nel periodo della cova e dunque hanno sterminato progressivamente questi alati conviventi delle nostre campagne e città. La ricomparsa di falchi e nibbi, di gufi, allocchi e civette certifica del recupero ambientale meglio di tante analisi fisico-chimiche sulle acque, le aree e i suoli.

La novità di quest’anno è che tutti possiamo osservare, grazie a webcam posizionate nel nido, la vita quotidiana di genitori e figli pellegrini romani (basta cliccare su http://www.enelbirdcam.com/). Anche la Polizia municipale a Bologna ha messo due webcam in un nido urbano bolognese (http://www.provincia.bologna.it/polizia/webcam/). Spiamoli dal nostro pc, senza disturbarli.

Oltre a belle immagini in rete, i siti contengono un album delle fotografie della vita nei nidi, informazioni di base su questa specie e soprattutto un calendario interattivo, frequentato da ornitologi professionisti e amatoriali. Il maschio al momento è impegnato nella faticosa opera di reperire il cibo per la femmina e per i pulcini ricoperti di lanugine biancastra: la madre spezzetta il cibo e nutre le loro tenere bocche di rapaci affamati.
Veltroni e Cofferati veglino attenti su questi loro concittadini rapaci, importanti regolatori della fauna urbana; simbolici araldi di una natura che torna vittoriosa in quelle città dove gli amministratori sanno governare l’ecologia.

Enrico Alleva, Daniela Santucci
Fonte: www.ilmanifesto.it
21.04.05

 


Postato 2006-01-18, 17:18:26 da admin