Bunblefoot nei rapaci

bumblefoot

Da centinaia di anni questa patologia è conosciuta dai falconieri di tutto il mondo e rappresenta uno dei principali problemi dei rapaci, soprattutto falconidi ma non solo, tenuti in cattività ed allevati sia per la riproduzione che per la caccia. In letteratura se ne trova traccia sin dal testo sacro della falconeria scritto da Federico II, il “ De Arte Venandi Cum Avibus”. Bumblefoot o pododermatite è un termine generale per ogni condizione infiammatoria o degenerativa del piede degli uccelli e può andare da un modico arrossamento dei cuscinetti accompagnato da edema ad ascessualizzazione profonda e cronica accompagnata da modificazioni ossee (osteomielite).

Le considerazioni da fare per la prevenzione del bumblefoot sono:

  • Appropriate dimensioni, forma e tipo delle pertiche

  • Materiali adeguati per la costruzione delle voliere e dei loro posatoi e prevenzione dei danni traumatici al piede

  • Nutrizione adeguata sia per tipo che per quantità

  • Pulizia delle gabbie, attrezzature e posatoi

CLASSIFICAZIONE E CAUSE DEL BUMBLEFOOT

Innanzitutto bisogna ben tenere presente che l’evoluzione della malattia dipende strettamente dalla causa che l’ha determinata e dalla specie considerata.

Spesso le lesioni da bumblefoot di grado da I a III, non sono ancora considerate come gravi lesioni del piede dai falconieri, per cui è raro osservarle in un rapace alla visita clinica. Vengono quindi spesso osservate lesioni gravi, di grado IV o V quando per il recupero dell’animale sarà necessario non solo la terapia medica ma anche quella chirurgica.  Le lesioni infatti possono procedere molto velocemente se non trattate adeguatamente in tempo. Ovviamente le prognosi sono tanto più favorevoli quanto prima viene intrapreso il trattamento delle lesioni.

Solitamente le lesioni da Bumblefoot da grado I a III sono determinate da una non corretta gestione degli animali, quindi pertiche inadatte, sovrappeso e materiale di costruzione delle voliere potenzialmente pericoloso ( legature della rete che possono ferire il piede) e spesso ( ma non sempre) con un miglioramento delle condizioni di allevamento e alcune terapie mediche regrediscono più o meno velocemente.

Grado I

Desquamazione di piccole aree della superficie plantare del piede clinicamente evidenti per la presenza di aree piccole aree rosee con desquamazione della pelle del piede o della zampa

Grado II

Aree circoscritte, sottili e lisce sulla superficie plantare del cuscinetto metatarsale di uno o entrambi i piedi con io tessuto sottocutaneo evidente al di sotto della pelle che diventa translucente. Non è evidenziabile distintamente la presenza di ulcere.

Grado III

Ulcerazione del cuscinetto plantare metatarsale. In alcuni uccelli si può evidenziare la formazione di un callo.

Grado IV

Nelle ulcere è presente del materiale necrotico. Molte specie con la presenza di ulcere e materiale necrotico mostrano segni evidenti di dolore e disagio

Grado V

Gonfiore ed edema (cellulite) del tessuto che circonda la necrosi. Le dita o anche la zampa possono essere edematose. I detriti necrotici si accumulano nell’area metatarsale con conseguente infezione dei tendini. E’ comune estremo dolore. Può essere interessato l’intero cuscinetto metatarsale. Questa è generalmente una lesione cronica.

Grado VI

Clinicamente sono evidenti i tendini necrotici, come rigonfiamenti a livello delle dita e rottura dei tendini flessori. Solitamente nella guarigione sono comuni l’artrite e la perdita di funzionalità di una o più dita

Grado VII

Osteomieliti

Abrasioni ed escoriazioni sulla superficie plantare del piede si possono realizzare quando i rapaci saltano continuamente da una pertica a una superficie troppo dura, quando si aggrappano con le zampe sulle sbarre della gabbia, sulle maglie della rete o quando sono costretti a rimanere su delle pertiche in cemento. Anche la non corretta distribuzione del peso sulle zampe è in grado di determinare la patologia e lesioni traumatiche ad una zampa possono determinare un bumblefoot secondario sulla zampa controlaterale per eccessivo carico di peso nel tentativo di risparmiare l’arto che causa dolore. Altri eventi traumatici e non, come unghie troppo lunghe, morsi delle prede, lesioni da poxvirus, danni da freddo o ustioni sono anch’essi in grado di far scoccare la scintilla che porterà allo sviluppo di bumblefoot.

Anche se la precisa patogenesi del bumblefoot non è ancora ben compresa sembra che  una riduzione della circolazione verso il piede, e un danno microepiteliale che comportano una incapacità locale di azione del sistema immunitario che permette ai batteri di prendere il sopravvento sull’organismo nonché la riduzione del ritorno venoso dal piede possano effettivamente esserne la causa. L’inattività a cui sono soggetti gli animali tenuti in gabbia è il fattore scatenante, mentre altri fattori predisponenti inducono la formazione del bumblefoot.

TRATTAMENTO MEDICO-CHIRURGICO

Le prevenzione del bumblefoot consiste nel costante monitoraggio delle condizioni dei piedi per segni precoci di ipercheratosi, desquamazioni e lesioni della cute delle zampe nonché arrossamenti , gonfiori e correzione delle cause sottostanti, nonché la corretta scelta dei materiali per costruire gabbie, voliere e falconiere, una dieta bilanciata ed integrata. Data la difficoltà e la lunga durata del trattamento del bumblefoot che richiede continuo monitoraggio veterinario è consigliabile mettere in atto tutti gli accorgimenti possibili per evitare di dover trattare poi una patologia così potenzialmente invalidante.

Gli obiettivi del trattamento del bumblefoot sono:

§         Ridurre l’infiammazione e il gonfiore

§         Instaurare una dieta adeguata

§         Applicare dei drenaggi se necessario

§         Iniziare una terapia antibiotica per eliminare i germi patogeni

§         Trattare adeguatamente la ferita in modo da permettere un rapida guarigione

§         Trattare le carenze alimentari

Possono essere indicati anche l’incisione chirurgica degli ascessi che si possono formare e l’amputazione di alcune dita gravemente danneggiate.

I gradi dal I al III generalmente rispondono alla pulizia della ferita e del piede, nonché alla correzione delle tecniche gestionali e carenze dietetiche sottostanti.

Il trattamento conservativo consiste nel cambiamento della dieta e nel rivestimento delle pertiche con materiali adatti (Astroturf®), applicazione topica di medicamenti e se necessario anche il bendaggio della zampa. Sono stati usati molti prodotti topici inclusi degli agenti emollienti, DMSO per le infiammazioni acute e pomate antiemorroidali.

I tipi di bendaggio applicabili sono il semplice bendaggio delle dita, bendaggio interdigitale e bendaggio a palla, nonché l’applicazione di scarpette in poliestere, polimetilmetacrilato imbevute di antibiotico per uso locale e precedentemente sterilizzate, o altri materiali idonei.

Il trattamento del IV grado invece prevede il drenaggio, l’irrigazione e la chiusura della ferita solo quando l’infezione è stata risolta. La prognosi è incerta.

Il trattamento del bumblefoot di V e VI grado deve essere aggressivo, e la prognosi riservata. Nei rapaci la terapia per i gradi IV e V comprende l’applicazione topica di  preparazioni a base di DMSO, contenenti anche antibiotici e cortisonici in giuste proporzioni e il composto così preparato può essere conservato per un certo periodo in frigo per le successive applicazioni.

La risoluzione dei gradi superiori al IV è lenta e la guarigione completa può richiedere anche mesi. Il trattamento iniziale comprende la terapia antibiotica che si dovrà protrarre per 7-10 gg. L’intero piede deve subire una buona disinfezione chirurgica, le ferite devono invece essere lasciate umide e su di esse non deve essere applicata nessuna forza. Un tampone prelevato dai tessuti profondi dove sono presenti gli ascessi deve essere inviato per fare l’esame colturale alla ricerca di batteri e funghi. La ferita deve essere lavata copiosamente con soluzione disinfettanti usate anche per lo scrub chirurgico e lasciata a bagno per 5 minuti, deve poi essere risciacquata con soluzione salina sterile e fasciata con garze imbevute della stessa soluzione usata per la disinfezione, ed applicato il bendaggio. Il secondo giorno deve essere praticata la stessa procedura e la maggiorparte delle operazioni può essere effettuata senza l’anestesia.

Il terzo giorno la maggiorparte del gonfiore si sarà ridotto e l’essudazione dalla ferita cessata. Il materiale fibrotico viene rimosso e il piede preparato sterilmente per la chirurgia. Deve essere fatta un’ampia esposizione dell’area e la parete ascessuale deve essere eliminata. I tendini e i legamenti danneggiati devono essere rimossi completamente se non è possibile la loro ricostruzione chirurgica. La ferita deve essere ampiamente irrorata con soluzione disinfettante usata anche in precedenza e lavata con soluzione salina sterile. Questa verrà poi parzialmente suturata per permettere il drenaggio e bendata con un bendaggio non troppo compressivo. Il bendaggio dovrebbe essere cambiato inizialmente dopo 2-6 ore, poi ogni giorno per una settimana e poi ogni 3 giorni e così sino a 3-4 settimane quando inizierà la guarigione e la ferita potrà essere completamente suturata. Mano a mano che avviene la guarigione il bendaggio verrà sempre più alleggerito sino a toglierlo definitivamente. Ovviamente nel post operatorio i posatoi dovranno essere adeguati.

E’ anche possibile eseguire terapie antibiotiche locali mediante l’applicazione di sferule di polimetilmetacrilato imbevute di antibiotici efficaci ed in grado di resistere ai trattamenti termici necessari per la loro sterilizzazione. Tali tipi di terapie sono utili nel caso di animali particolarmente suscettibili allo stress limitando la manipolazione del paziente.

MARCO BEDIN, Dott. Med. Vet.

Libero Professionista, Fabriano (AN)

Professore a Contratto Università degli studi di Padova, Facoltà di Medicina Veterinaria, C.I.P.

Clinica degli Animali Selvatici e Non Convenzionali

338 4009259 dott.bedin@libero.it

Bunblefoot

L’angolo del Veterinario:

Il bumblefoot

Bumblefoot rimane una delle malattie più comuni e più serie dei rapaci.

Bumblefoot è una lesione infetta che interessa la sfera del piede e le punte delle dita. Bumblefoot è una malattia comune a molte specie di rapaci (particolarmente quelli tenuti in cattivita’ e rara in uccelli selvaggi) e tende a diventare, progressivamente , cronica e a volte inabilitante.   Se tale condizione capita ad accipitrini o poiane, rispondono di solito alla terapia ordinaria, mentre nei falconi i tassi di recupero sono di solito scadenti.

La Causa
Le zampe dei  Rapaci sono protette da uno strato spesso di pelle dura asciutta. Sul  fondo ci sono delle proiezioni dure (cuscinetti tarsali), che contribuiscono a distribuire il peso dell’animale al piede.
Questa malattia si  presenta per uno o due motivi. In primo luogo da qualsiasi penetrazione del piede, causata  da una spina, da un ente estraneo , da un filo spinato arrugginito  o qualunque altro oggetto tagliente o abrasivo che può introdurre simultaneamente l’ infezione nella pelle o nelle strutture più profonde del piede. Secondariamente,e più comunemente, uccelli in cattivita’,  possono procurarsi una piaga da pressione sulla parte inferiore dei piedi   (prendono peso eccessivo sui loro piedi ) questo perche’ tenuti legati su blocchi o pertiche inadatte, o semplicemente a causa di periodi di inattivita’. Se il peso è ricevuto in modo anomalo da certe parti del piede, il ricambio del sangue in queste aree è compromesso, e porta ad  una riduzione del sistema locale di difesa della pelle, tale che i batteri che  vivono naturalmente sulla pelle, possono penetrare queste difese ed entrare nel piede. Una volta che i tessuti sono influenzati, tendono a gonfiare, rendendo questa zona del piede ancor più prominente e quindi più inadatta per sopportare il peso quando l’ uccello sta  in piedi, quindi  questa zona si compromette ulteriormente . Quando i batteri entrano nel tessuto del piede, tutti i tentativi del medesimo di reagire sono è minimizzati dalla mancanza di afflusso sanguineo. Con il tempo i batteri penetrano in  modo più profondo nei tessuti del piede e a causa dell’infezione  e  del danneggiamento delle strutture più profonde puo conseguire un bumblefoot molto serio e paralizzante. Entro 3-5 giorni del trauma iniziale,  si viene a formare una barriera di tessuto cicatrizzato  intorno a qualsiasi zona dell’ infezione o dell’ infiammazione,che quindi protegge i batteri dagli effetti benefici del meccanismo di difesa interno dell’organismo (o degli antibiotici somministrati da un curatore), che sarebbe normalmente trasportato là dal ricambio di sangue. Questo meccanismo spiega la carenza di guarigioni spontanee,  la risposta all’ intervento chirurgico e il tasso di recidivita’ in molti casi .

 

Segni Clinici

Il bumblefoot per essere trattato con successo è di importanza fondamentale che sia riconosciuto in una fase iniziale. I casi possono essere classificati secondo la loro fase di sviluppo.
Nel primo stadio come si puo’ vedere da  figura I ,la zampa e’ caratterizzata  soltanto da cambiamenti superficiali e  ha quindi una prognosi favorevole, poichè  c’ è un infezione parziale.

In questo stadio la malattia risponde di solito a cambiamenti di modifica conservativa e protettiva, che includano il cambiamento delle superfici d’appoggio e l’applicazione di emollienti topici come la Preparation H  (Laboratori Di Whitehall). Ogni ulteriore fase è caratterizzata da cambiamenti più seri nel piede, in particolare alle strutture più profonde. Nel  II stadio  l’ infezione e’ localizzata ma non danneggia le strutture più profonde, mentre nella III  fase infezioni piu’ generalizzate  danneggiano le strutture più profonde. La fig II mostra un caso tipico della fase III, che richiederà inevitabilmente la chirurgia, dopo un’analisi  della sensibilità dei batteri presenti agli antibiotici. Per effettuare un intervento ambulatoriale,questo dovra’ essere fatto in una fase iniziale, mentre il materiale infettivo può ancora essere asportato in modo pulito e prima che l’ infezione abbia intaccato i tendini o le ossa. Nella fase IV, le strutture più profonde del piede sono danneggiate e la prospettiva che si presenta e’ molto seria, mentre nella fase V l’ osso è infettato e  tali casi sono  considerati come disperati, ed  e’ consigliata’ l’eutanasia.

Nella recente 3° Conferenza Internazionale di Biomedicina dei Rapaci tenutasi in Sud Africa, David Remple dal Dubai e Neil Forbes dall’Inghilterra, hanno presentato il risultato delle loro scoperte realizzate in un progetto di ricerca che utilizza una nuova tecnica nel trattamento delle infezioni , che  spesso  erano state responsabili di problemi nella terapia del bumblefoot . Remple e Forbes (1998) hanno descritto l’ uso  di mastice osseo impregnato di antibiotico utilizzato nel trattamento del bumblefoot. Con questo metodo, cioe’ con concentrazioni locali di antibiotico  si possono ottenere risultati migliori rispetto alle iniezioni o alla somministrazione di pillole senza contare sulla circolazione sanguigna, che in tali casi è spesso indebolita.Inoltre, sostanze che non potrebbero essere usate normalmente per iniezioni o in pillole, (in considerazione dei loro effetti tossici potenziali) possono essere  somministrate in modo sicuro in questa forma locale.

Gestione Clinica
Il primo punto per prevenire il bumblefoot è la formazione del curatore. La procedura di maneggiamento quotidiano e di controllo della salute del piede è inestimabile. Se i casi possono essere rilevati nella fase I,  teoricamente tutti risponderanno  immediatamente alla terapia conservatrice ( cioe’ trovare la causa del problema, ad esempio  pertiche inadatte e sostituirle con piu’ idonee). Sulla presentazione dei casi più seri occorera’ una diagnosi del rapace e  un esame clinico completo. Qualunque altro disturbo, causante  problemi al piede (per esempio lesioni spinali o pelviche ,vaiolo o geloni) o malattie generiche (carenze nutrizionali,aspergillosi,tubercolosi ecc..)si deve prendere in considerazione.

Se la causa è da attribuire al modo di tenere il rapace, la lesione  probabilmente sara’ simile o identica nella gravita’ e nella posizione su entrambi i piedi. I problemi in questo caso variano dal semplice stazionamento per periodi eccessivi su posatoi inadeguati (spesso troppo lisci o duri),  o attrezzature inadeguate (come geti Aylmeri o sonagli che urtano ripetutamente ferendo il tarso o il piede), a ferite dovute al colpire o afferrare recinzioni o altri materiali usati nella costruzione delle voliere. Un’altra causa e’ da attribuire al modo in cui certi rapaci colpiscono il logoro o il selvatico ,infatti possono avere la brutta abitudine di colpire con eccessiva forza con i loro piedi la selvaggina o il logoro ricavandone ripetute lesioni e danni ai piedi.  Se questo accade nel volo al logoro, un disegno migliore , un logoro piu’ leggero di peso, o un  uso più attento  può aiutare. Se la causa è  conseguenza d’una escoriazione, questa può essere dovuta dal modo in cui  l’ uccello è catturato in voliera, o per l’eccessiva crescita degli artigli, o dovuta alla puntura di un corpo estraneo o al ferimento dovuto al morso di un selvatico (scoiattoli, ratti etc.)
Il Bumblefoot non colpisce mai soltanto un piede. Non appena un piede è interessato, il peso supplementare  sopportato dal piede buono, fara’ in modo che anche esso subisca un bumblefoot da necrosi pressoria . Se soltanto un piede sembra affetto, l’ azione dovrebbe essere intrapresa per ridurre il peso sopra la superficie intera del piede buono, comprese le punte, piuttosto che semplicemente la sfera del piede, per impedire  che la malattia attacchi il  secondo piede. La stessa cosa capita a qualunque rapace con  ferite al piede, infatti il piede sano sopporterà più peso del solito e dovrebbe essere imbottito adeguatamente, se questo non viene fatto, un bumblefoot si svilupperà velocemente(per i falchi in particolare). Poichè ci sono vari sistemi per curare e prevenire il bumblefoot.  l’amputazione della  zampa di un rapace dovrebbe  essere evitata.
In tutti i casi il primo punto è prendere un tampone per esaminare i batteri e vedere che antibiotico puo’ essere efficace. In alcuni casi gli antibiotici per il piede possono  essere efficaci, mentre nei casi più seri, (ed in quelli che non rispondono al farmaco),  sarà indicato l’intervento chirurgico.   In questi casi i rapaci  sono anestetizzati ordinariamente usando Isoflorane, il piede viene disinfettato e la parte infetta  rimossa chirurgicamente.Sopra la  ferita, verranno poste delle imbottiture fascianti  impregnate di  antibiotico . In questo modo si continuera’ a  scaricare gli antibiotici nella zona locale che circonda il tessuto precedentemente infettato, per un periodo di mesi.  .
E’ di importanza fondamentale che la pressione  sia alleviata efficacemente dal luogo di funzionamento ( la sfera del piede).  Negli ultimi anni sono stati sviluppati  un certo numero di sistemi differenti per realizzare questo. A seconda della specie si avranno strutture differenti .Per  quelle piccole verranno utilizzati rivestimenti di fibre naturali,per le più grandi   ingessature fatte da gomma piuma rigida o un’imbottiture fascianti ecc.. Queste fasce vengono realizzate sulla parte inferiore alla base di ogni dito dove il dito stesso incontra il cuscinetto del piede.   Il risultato finale è che il cuscinetto del piede ‘ non regge alcun peso e l’ aria è libera di passare intorno alla ferita.Le preparazioni sono fatte da gomma piuma rigida, da plastica, da legno o da un cerchio di corda, ampiamente riempito con gomma piuma ed ovatta. Gli antibiotici verranno somministrati  per via orale o iniezione per 14 – 21 giorni.Queste preparazioni  sono ingombranti, ma in effetti sembrano molto comode per loro, anche se bisognera’ tagliare il cibo, poichè l’ uccello non e’ in grado di tenerlo fermo mentre porta queste preparazioni.
Conclusione
Bumblefoot è stato un’ afflizione seria degli uccelli da falconeria per  migliaia di anni. Una descrizione dettagliata è stata fatta dall’ imperatore Frederico II di Svevia (1194-1250) nel suo trattato monumentale, De Arte Venandi cum Avibus.    Il riferimento  iniziale al trattamento chirurgico della malattia compare in Falconry, pubblicato nel 1615 (cooper 1980). Tuttavia malgrado la si conosca da tanto tempo, tale disturbo resta quello di gran lunga più diffuso nei rapaci in cattivita’.  Una totale pulizia chirurgica è tuttora consideratea essenziale per un efficace trattamento anche quando si usino schiume da ingessatura. Una corretta e totale eliminazione della pressione sul cuscinetto del piede che segua il trattamento chirurgico è essenziale. Ogni parte di questo regime di trattamento è fondamentale, e si ottiene una durata notevole della cura che  incrementa significativamente  sui tassi precedentemente segnalati di recupero.

 

Si ringrazia per la traduzione: Iuri Montarani.

 

Per Approfondimenti:

Treating Bumblefoot in Birds of Prey By Melissa A. Gray

Legge 4058 sulla Falconeria, falconieri negli aeroporti

Legge 4058 sulla Falconeria : intervista ad Andrea Brusa, Presidente dell’Unione Nazionale Cacciatori Falconieri.

Sig. Presidente, come ha reagito l’UNCF alla notizia della votazione della Camera sulla Legge 4058 riguardante la Falconeria?

L’Unione Nazionale Cacciatori Falconieri esprime soddisfazione per il parere positivo emesso lo scorso 8 marzo dalla Camera dei Deputati nei confronti della Legge 4058.
falconiere aeroportoLa legge modifica l’articolo 22 della Legge 157/92 inserendo due importanti innovazioni inerenti la Falconeria.
La prima e’ che le tutte le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano dovranno disciplinare le modalita’ di autorizzazione e di utilizzo della Falconeria con proprie leggi.
La seconda, assicura la presenza dei falconieri negli aeroporti giudicati idonei all’utilizzo della Falconeria per il bird-control, con l’intendimento di diminuire fortemente il numero degli incidenti aerei dovuti all’impatto con gli uccelli che occupano in modo assiduo le piste di decollo ed atterraggio.

In pratica quali potrebbero essere gli sviluppi concreti derivanti dal recepimento della Legge attuato dalle Regioni?

La possibilita’ delle Regioni di regolamentare in toto la normativa della Falconeria sul proprio territorio, svincola di fatto i falconieri a dover acquisire la licenza di caccia obbligatoriamente collegata al porto d’armi, come fin’ora e’ accaduto poiche’ previsto dalla legge 157/92. Anche se assimilare legalmente un falco ad un fucile e’ evidentemente grottesco, l’articolo 13 e l’articolo 22 della legge 157/92 parlavano chiaro ed i successivi articoli della vecchia legge non facevano particolari distinzioni fra le due armi con le quali si puo’ attuare il prelievo venatorio(arco e fucile) ed i falchi, anche loro considerati “mezzo di caccia” consentito.
In effetti, sebbene sia corretto che il Falconiere conosca le norme dell’attivita’ venatoria e che collabori alla gestione della caccia iscrivendosi agli ambiti di caccia, rispettando i calendari e le specie come tutti gli altri cacciatori, pareva quasi paradossale che dovesse sottostare formalmente anche a tutte quelle norme che derivano esclusivamente dalla pericolosita’ del maneggio di un’arma.

Aumentano quindi le possibilita’ di praticare la Falconeria anche al di fuori della pratica venatoria?

Certamente. Ricordiamo che, per esempio, gli obbiettori di coscienza non potevano acquisire il porto d’armi e quindi non potevano neppure avere la licenza di caccia e di conseguenza praticare la Falconeria.
C’e’ poi una parte di Falconieri che sono appassionati non tanto della caccia, quanto del “volo” dei falchi e con la nuova legge sara’ possibile creare abilitazioni svincolate dal prelievo venatorio un po’ come accade oggi per gli appassionati del tiro al volo.
Il volo al logoro (simulacro di cuoio di un uccello, utilizzato per il richiamo del falco verso il falconiere o per l‘allenamento) e’ usato in tutte le esibizioni pubbliche o le rievocazioni storiche in cui i falchi vengono fatti volare a scopo dimostrativo. Anche l’utilizzo dei falchi per liberare aree di interesse pubblico frequentate da uccelli opportunisti come gli storni ed i piccioni nei centri urbani, i corvidi, i laridi o gli ardeidi negli allevamenti ittici, e’ un’attivita’ che ultimante viene sempre piu’ richiesta, poiche’ efficace ed incruenta. Ed anche in questi casi il porto d’armi non si capiva bene a cosa servisse.

Anche nel campo del “sociale” ci sono sostanziali riconoscimenti da parte della 4058 …, parliamo di Aeroporti…

Il secondo comma della legge riguardante i falchi e la sicurezza aero-portuale, proviene da un discorso che parte da lontano e in cui l’UNCF ha sempre creduto.
Gia’ nella Conferenza Programmatica della FIdC nel Giugno del 2002, la neo-nata settoriale UNCF si ripropose di portare avanti un discorso di collaborazione concreta con gli organismi ministeriali e
d aero-portuali (ENAC, Bird Strike Commitee) che da subito si mostrarono sensibili ed interessati durante un incontro ufficiale con il Presidente UNCF a Roma alla fine del 2003.

In pratica come pensa di poter collaborare concretamente l’UNCF con le strutture aero-portuali che dovessero aver bisogno del servizio di Falconeria?

Con la creazione di un Albo dei Falconieri Italiani, gia’ esistente, al quale sono iscritti soltanto i Falconieri realmente attivi e riconosciuti dall’UNCF. Rendendo quindi immediatamente disponibile un serbatoio di potenziali accreditati collaboratori per le necessita’ degli aeroporti.
Le societa’ aeroportuali spesso non sono in grado di valutare le “professionalita’” in questo tipo di attivita’, nuova e poco conosciuta. Avere un riferimento accreditato a cui rivolgersi e’ importante e confortante, soprattutto se sotto l’egida di una seria e grande associazione riconosciuta a livello nazionale, come la FidC.

Ci sono gia’ alcune realta’ attive in questo senso…

Diversi aeroporti italiani utilizzano gia’ i falchi come deterrente all’ingombro della piste da parte degli uccelli, ma questa legge sancisce una definitiva e forte volonta’ di andare veramente a fondo con il problema. E viste le statistiche degli incidenti aerei dovuti all’impatto con uccelli, forse ce n’era veramente bisogno…
L’UNCF ha sempre sostenuto che i sistemi tradizionali di bird-control (cannoncini, ultrasuoni, deterrenti visivi etc) sono mezzi costosi a cui gli uccelli si abituano in tempi assolutamente brevi, opinioni anche avvallate da risultati di studi scientifici da sempre ben noti agli etologi.
Purtroppo oggi, malgrado il tanto sbandierato amore verso tutto cio’ che e’ “ecologico”, quando si giunge al concreto, viene ancora data una maggiore credibilita’ alla tecnologia piuttosto che ai sistemi naturali, ma, in verita’, nessuno strumento costruito dall’uomo e’ ancora riuscito ad eguagliare l’atavica e genetica paura che un rapace in volo di caccia incute in qualsiasi preda.

E con il mondo protezionista, quali sono i rapporti?

Con gli animalisti purtroppo il dialogo e’ inesistente, per usare un eufemismo, poiche’ le loro posizioni verso tutti gli animali che vivono in cattivita’, non permettono alcuna mediazione.
I protezionisti in senso generale, speriamo abbiano preso coscienza del fatto che, poiche’ da decenni gli uccelli rapaci sono giustamente protetti, tutti i rapaci utilizzati in falconeria provengono rigorosamente dalla riproduzione in cattivita’ e rispettano le norme della Convenzione di Washington e di tutte le successive normative in merito. Oggi acquistare un falco pellegrino nato in cattivita’ non e’ piu’ complicato o costoso rispetto al comprare un cavallo o un cane di razza.
I Falconieri hanno collaborato, e continuano a farlo, ad innumerevoli progetti di reintroduzione di rapaci in natura ed alla loro riabilitazione. Speriamo vivamente che i pregiudizi siano superati dai risultati e che si apra una nuova stagione di collaborazione fra la Falconeria e l’ambientalismo, cominciando magari dal servizio negli aeroporti…
Probabilmente, come abbiamo visto nella percentuale di voto alla Camera (415 favorevoli, 3 contrari), ci voleva una legge per convincere gli scettici: ora c’e’.

 


Postato 2005-05-04, 17:43:41 da admin