Tricomoniasi Rapaci

Tricomoniasi
Di:
Dott. Antonio Di Somma e  Dott. Maddalena Garlinzoni

tricomonasLa tricomoniasi e’ una malattia  diffusa in tutto il mondo sia negli uccelli selvatici che in quelli domestici. Mentre nei pappagalli la malattia e’ rara, nei  falchi assume caratteri di particolare interesse ed e’ causata da un organismo unicellulare chiamato “Trichomonas gallinae“. Il Trichomonas e’ un protozoo dotato di mobilita’ ed e’  incapace di sopravvivere all’esterno dell’organismo animale ospitante. La malattia e’ stata segnalata sia negli strigiformi (rapaci notturni) che in tutte le specie di falchi, infatti si ritiene che non esista particolare predisposizione di razza come e’, invece, la norma per  altre malattie. Il falco pellegrino e’, comunque, citato come specie meno predisposta alla malattia dato che per generazioni  la sua dieta e’ stata composta prevalentamente da colombi, principale serbatoio della malattia. Il falco pellegrino potrebbe quindi aver acquisito parziale  resistenza genetica  alla malattia. Questa annotazione, comunque, non e’ stata da noi notata nella pratica personale. I rapaci contraggono la  malattia alimentandosi con prede infette, specialmente colombiformi, bevendo acqua contaminata ed e’ stata anche segnalata la trasmissione diretta del parassita da soggetto a soggetto.

o_trichomonas_gallinae_2I sintomi clinici, solitamente, insorgono dieci  giorni dopo l’avvenuto contatto con il parassita e sono piuttosto variabili. Gli animali affetti da tricomoniasi possono mostrare inappetenza, rigurgito, difficolta’ad alimentarsi, disidratazione, perdita di peso, in alcuni casi piu’ gravi e’ possible avere anche depressione e dispnea. La gravita’ della sintomatologia e’ molto varia esistendo anche casi  completamente asintomatici e rilevati solo al momento della visita veterinaria e del prelievo, tramite tampone, della mucosa esofagea. Per questo, alcuni autori la ritengono addirittura malattia solo oppurtinistica, cioe’ in grado di causare effetti nocivi in animali defedati. Noi riteniamo invece che la patologia sia verificabile in tutti i rapaci e che possa produrre sintomi di malessere da leggeri a gravi in qualsiasi soggetto. Esaminando la cavita’ orale si  notano spesso delle lesioni ulcerative con  produzione di materiale di colore giallastro e di consistenza densa. Queste lesioni, oltre a interessare la cavita’ orale, esofago e gozzo possono essere ritrovate anche a livello delle vie respiratorie superiori. La diagnosi di certezza prevede l’isolamento e l’identificazione microscopica del parassita. Si preleva un campione di mucosa esofagea con un tampone inumidito e il vostro veterinario controllera’ immediatamente al microscopio: in caso positivo si vedranno i parassiti  molto mobili e con tipici movimenti circolari. L’esame al microscopio permette di effettuare una diagnosi di certezza, dato che le lesioni da Trichomonas sono simili a quelle provocate da poxvirus, carenza di vitamina A, micosi e infezioni batteriche.

La terapia e’ facilmente eseguibile e prevede una singola dose orale di carnidazolo oppure metronidazolo o ronidazolo per 5 giorni consecutivi.

In conclusione la tricomoniasi e’una malattia molto diffusa e, anche se non presenta sintomi di particolare gravita’, puo’ sicuramente ridurre le performances agonistiche dei falchi e predisporli a contrarre altre malattie piu’ gravi. In studi effettuati nel Medio Oriente sono stati ritrovate altissime  percentuali di colombi selvatici affetti dal Trichomonas e quindi sicuramente la prevenzione prevede l’alimentazione dei falchi con carne alternativa. Se questo non e’ possibile per problemi da addestramento e’ sempre buona norma l’antica abitudine dei falconieri di eliminare testa, collo e interiora della preda, parti dove risiede il parassita. Durante il periodo di muta e’ bene non nutrire con carne di colombo o congelare le carni per almeno 24 ore, infatti il Trichomonas e’ sensibile alle temperature di – 10 gradi centigradi e tutti i parassiti sono uccisi dal freddo. Bisogna notare, comunque, che le carni congelate non sono un semplice ”toccasana” perche’ la salmonella, ad esempio, e’resistentissima alle temperature di congelamento. Ancora un volta la migliore terapia consiste nella prevenzione: corrette misure igieniche, precise norme alimentari e controlli veterinari periodici eviteranno al vostro falco fastidiosi ”mal di gola” e difficolta’ nell’ingerire il cibo. La prevenzione va sicuramente effettuata anche nei riguardi delle prede. I colombi sono quasi sempre indispensabili nel training per cui l’ideale e’ allevare i propri colombi e sottoporli a visite e trattamenti periodici per la tricomoniasi (una volta al mese durante tutto l’anno). Supefluo aggiungere che bisogna evitare il contatto con colombi cittadini, veri e propri portatori sani di tante malattie, come i famigerati ratti norvegesi. La vostra comprensione delle modalita’ di trasmissione della malattia e la competenza  del veterinario specialista sono la piu’ formidabile assicurazione contro l’ antipatica (e a volte pericolosa ) tricomoniasi.

Antonio di Somma DVM  direttore del Dubai Falcon Hospital dfh@emirates.net.ae

Maddalena Garlinzoni DVM mgarlinzoni@katamail.com

Coccidiosi nei Rapaci

La Coccidiosi
Di:
Dott. Antonio Di Somma e  Dott. Maddalena Garlinzoni

La coccidiosi e’ una malattia parassitaria conosciuta dai falconieri sin dall’antichita’ ed e’ probabilmente la piu’ conosciuta e nominata fra tutte le malattie dei falchi. Forse e’ anche sovradiagnosticata poiche’ molti soggetti vengono considerati infetti dai loro trainers solo dal sintomo classico della diarrea o addirittura solamente in caso di scarse performances agonistiche .

I coccidi sono un gruppo di parassiti largamente diffusi in tutto il mondo animale e sono numerose le specie di coccidi che parassitano gli uccelli. Il ciclo del parassita e’ abbastanza dibattuto in campo specialistico internazionale, non esistendo uniformita’ di vedute . La maggior parte degli  autori considerano il parassita a ciclo diretto, cioe’ il rapace contrae la malattia dal contatto diretto con le feci di un altro animale contenenti le occisti del parassita. Secondo altri studiosi, invece, e’ possibile anche il ciclo indiretto tramite un ospite intermedio che il rapace ingerisce dal terreno (ciclo identico a quello  del Serratospiculum seurati). Le specie di coccidi piu spesso implicate sono del genere Caryospora (neofalconis e megafalconis) ma sono ritenuti patogeni anche i generi Eimeria, Isospora e Frankelia. Nell’ambito degli uccelli rapaci i falconidi sono particolarmente sensibili alla coccidiosi e l’infestazione e’ favorita dalla scarsa igiene delle falconiere e dalla partecipazione dei falchi a battute di caccia e a raduni ( in cui non e’ possibile la perfetta igiene dei blocchi dalle deiezioni dei rapaci.). Sono numerose le specie di coccidi riconosciute patogene per i rapaci. Questi parassiti sono in grado di resistere nell’ambiente esterno per mesi sotto forma di oocisti (forma di resistenza del parassita), queste vengono inattivate dall’esposizione alla luce solare diretta mentre sopravvivono perfettamente in ambienti caldo umidi e al riparo dalla luce. L’ottima resistenza delle oocisti nell’ambiente esterno rende difficilissima l’eradicazione della malattia dagli allevamenti e da tutti gli ambienti ad alta concentrazione di animali. Le oocisti sono diffuse nell’ambiente tramite le feci dell’ospite e, per rendersi conto del grado di contaminazione ambientale raggiungibile, basti pensare che si possono trovare fino a 500.000 oocisti per grammo di feci. L’animale assume le oocisti tramite cibo e acqua contaminati dalle feci e il parassita si localizza nel piccolo intestino. Gli uccelli giovani, i soggetti stressati o comunque defedati per qualsiasi motivo sono piu’ suscettibili a risentire della presenza del parassita mentre gli animali sani e ben curati ,di solito, sviluppano una parziale immunita’. Logicamente gli animali in addestramento nelle fasi iniziali (e quelli comunque sottopeso) risentono maggiormente degli effetti della coccidiosi.

I segni clinici sono caratterizzati dalla perdita di consistenza delle feci, queste diventano diarroiche e assumono un colore marrone rossastro. Nei casi piu’ gravi le feci sono francamente emorragiche, con parti di mucosa intestinale e presenza di cibo indigerito. Gli animali possono essere letargici, depressi, con scarso appetito e perdere peso. Il piumaggio arruffato e il vomito sono anche indicatori della malattia, cosi’ come la scarsa voglia di volare e la perdita di aggressivita’. L’anoressia e la disidratazione, a cui l’animale va incontro, possono portare a morte in pochi giorni i soggetti piu’ gravemente colpiti, soprattutto i giovani di eta’ dalle 4 alle 24 settimane). Forbes ha compiuto uno studio su smerigli morti improvvisamente in allevamento dimostrando la pericolosita’ della malattia anche in uccelli non stressati. Nella pratica quotidiana, comunque, il ritrovamento delle oocisti nelle feci non e’ sufficiente per la dignosi clinica di malattia, tanto e’ vero che molti falchi con grandi performances vengono ritrovati positivi ad esami di controllo. Il ritrovamento delle oocisti avviene abbastanza facilmente con un esame delle feci istantaneo o per flottazione. Il numero di oocisti ritrovato per campo microscopico da’ una prima idea dell’importanza della patologia. La terapia si basa su farmaci provenienti dalla clinica dei polli o dei colombi: sulfamidici, amprolium, clazuril, toltrazuril. La terapia di clazuril da effettuare una sola volta sembrava il toccasana ma si e’ rilevata di scarsa efficacia. Noi effettuiamo terapia con toltrazuril per 2 giorni consecutivi accompagnata da grandi raccomandazioni di cambiare la sabbia, disinfestare la falconiera, trattare tutti gli animali conviventi e diminuire la promiscuita’. Di solito le raccomandazioni si fermano alle buone intenzioni. I controlli periodici sono indispensabili, specialmente pensando che un animale poco parassitato potrebbe non avere sintomi clinici ma sicuramente mostrare minore efficienza atletica.

La profilassi ambientale e’ indubbiamente il miglior modo per tenere sotto controllo la coccidiosi. Le feci degli animali non devono entrare in contatto con acqua e cibo e il falco non dovrebbe mangiare a terra, ma piuttosto su una apposita piattaforma pulita. Anche l’abitudine di far mangiare l’animale sul pugno con guanto di cuoio e’ sicuramente deleteria, ma riteniamo davvero poco difficilmente eradicabile dalle nostre abitudini. Cominciamo, quindi, a lavare bene i guanti di cuoio o ad usare gli arabi “mangalah” lavabili in lavatrice periodicamente. Il blocco o la pertica, la vasca dell’acqua e la piattaforma devono essere puliti giornalmente, cosi’ come e’ necessario un frequente ricambio della lettiera.

Discusso ,invece, e’ l’argomento del medicinale dato sistematicamente a periodi fissi come mezzo di prevenzione, noi sinceramente siamo contrari preferendo il contatto diretto con l’animale e il racconto del falconiere per le sue prestazioni agonistiche.

In conclusione raccomandiamo grandi e costanti misure igieniche e controlli periodici veterinari per evitare ai nostri falchi crampi addominali e a noi falconieri terribili psicogeni mal di pancia da scarse prestazioni dei nostri beneamati.

Dott. Antonio Di Somma, DVM, Direttore Dubai Falcon Hospital dfh@emirates.net.ae

Maddalena Garlinzoni, DVM, mgarlinzoni@katamail.com

Aspergillosi nei Rapaci

Aspergillosi
Di:
Dott. Antonio Di Somma e  Dott. Maddalena Garlinzoni

aspergillosiL’Aspergillosi e’una malattia conosciuta e temuta dai falconieri gia dai tempi di Federico II, il quale la citava nel famoso trattato ”De arte venandi cum avibus”. In effetti la malattia mieteva vittime specialmente fra i preziosissimi girfalchi bianchi che arrivavano decimati dalle spedizioni di cattura in Groenlandia. I falchi  che sopravvivevano (indeboliti dalla malattia) venivano chiamati i ”falchi con il respiro corto”. In effetti l’Aspergillosi e’stata diffusamente studiata in seguito e si e’ rivelata “malattia oppurtinistica” perche’il fungo che la provoca prospera in determinate condizioni predisponenti al suo sviluppo. L’Aspergillosi viene definita una malattia infettiva ma non contagiosa da un soggetto a un altro.

L’Aspergillosi e’una delle patologie respiratorie piu’frequenti negli uccelli tenuti in cattivita’e nei rapaci acquista particolare pericolosita’sia riguardo alla mortalita’che ai problemi di scarsa performance di volo nei soggetti che sopravvivono. La malattia e’ causata dall’inalazione delle spore prodotte da alcuni miceti, in particolar modo da Aspergillus fumigatus, tristemente famoso anche in medicina umana. Le spore sono un po’ovunque nell’ambiente vegetale e, una volta inalate, possono colpire diversi tratti dell’apparato respiratorio (polmoni, sacchi aerei, siringe). Nel punto di colonizzazione si possono vedere con l’esame endoscopico piccole bianche fioccose colonie che producono aerosacculite e malessere generale per rilascio di tossine. La malattia non e’ trasmissibile da soggetto a soggetto, il suo insorgere e’ legato allo stato immunitario e alla recettivita’ dell’animale alla malattia stessa. L’aquila reale, lo smeriglio, i girfalchi e in generale tutti gli uccelli originari dei paesi piu’ freddi (tipica la malattia nei pinguini) si sono dimostrati particolarmente sensibili alla malattia un volta trasferiti in climi piu’ umidi e temperati. L’insorgere e l’evoluzione dell’Aspergillosi sono fortemente legati allo stato immunitario dell’animale,  per cui sono predisponenti tutte le cause di immunodepressione, tra cui: stress di qualsiasi natura (lunghi viaggi, cambio della temperatura ambientale, stress psicologici), prolungate terapie antibiotiche, terapie cortisoniche. Sono molto importanti anche le condizioni ambientali in cui vive l’animale: scarsa ventilazione, illuminazione insufficiente, materiale vegetale in decomposizione e scarsa igiene della falconiera, sono tutti fattori che concorrono all’insorgere e alla gravita’della malattia.

L’Aspergillosi puo’ presentarsi, per sintesi, in due forme: acuta e cronica. La forma acuta, meno frequente, insorge nei giovani soggetti oppure in uccelli adulti immunodepressi o che hanno inalato grandi quantita’ di spore provenienti  da ambiente fortemente contaminato. I soggetti colpiti da Aspergillosi acuta possono andare incontro a morte in pochi giorni con una sintomatologia varia e non sempre riconoscibile, provocata specialmente dalle tossine del micete. La forma cronica si puo’ avere in tutti i rapaci: nella fase precoce di questa, i sintomi non sono riferibili all’apparato respiratorio ma l’animale presenta segni di generico malessere: calo delle prestazioni atletiche, diminuito appetito, cambiamento della voce, perdita di peso. La diagnosi di sospetto si basa  sui segni clinici unitamente al risultato degli esami ematologici che mostrano in genere leucocitosi e neutrofilia. E’ comunque fondamentale effettuare l’esame radiologico e specialmente endoscopico dei sacchi aerei e anche della trachea che, unitamente all’isolamento del micete, danno la diagnosi di certezza. La prognosi dipende dalla gravita’ dei sintomi e dall’appartenza dell’animale a una categoria a rischio. Di solito, se diagnosticata al suo insorgere, un mese di terapia puo’salvare la vita dell’animale e il suo futuro di buon volatore. Se la malattia e’diagnosticata con sintomi gravi gia’in atto si puo’cercare solo di salvare l’animale con terapie prolungate e controlli incessanti in seguito. La malattia infatti non da’stato di immunita’nei soggetti guariti i quali sono invece piu’ propensi di altri alle ricadute.

Prognosi da riservata a infausta nei casi in cui vi sono segni clinici gravi: importante difficolta’ respiratoria (dispnea), notevole perdita di peso, vomito, anoressia, segni di insufficienza renale in genere (feci verdi pastello).

In alcuni soggetti si ha la formazione di un unico granuloma che occlude le vie aeree, sopratutto a livello della siringe, se la massa e’rimovibile chirurgicamente e non c’e’ ulteriore coinvolgimento dell’apparato respiratorio la prognosi e buona. La terapia e’ farmacologica oltre che chirurgica. Moltissimi farmaci sono citati in letteratura: amphotericina B in vena, itraconazolo, ketoconazolo e fluconazolo per via orale; enilconazolo, amphotericina B e clotrimazolo per inalazione.Tutti i medicinali provengono dalla medicina umana ed alcuni di loro sono molto meglio sopportati dai pappagalli che dai nostri rapaci. Comunque quasi tutti vanno somministrati per il periodo di un mese in via continuativa, prima di sospendere la terapia e’ necessario sottoporre il soggetto ad un nuovo esame endoscopico. Superfluo sottolineare l’importanza del controllo veterinario in corso di terapia cosi’ prolungate. Esistono altre molecole utilizzabili nella terapia dell’aspergillosi, ma si sono dimostrate meno efficaci o addirittura tossiche. Nei casi in cui si rende necessario ricorrere alla terapia chirurgica e’ sempre necessario associare anche la terapia farmacologica.

Per quanto riguarda la profilassi dell’aspergillosi e’  bene operare un trattamento preventivo per i soggetti  a rischio in determinati momenti predisponenti della loro vita. E’ quindi buona norma sottoporre le specie piu’ sensibili e gli animali sotto stress a un controllo del veterinario che decidera’ se iniziare un ciclo di itraconazolo, farmaco che a giuste dosi  e’ ben tollerato per un periodo di due settimane. Infine un avvertimento: portare il falco dal veterinario specialista ai primi sintomi di malessere, meglio una visita inutile che una terapia iniziata in ritardo o quando e’ ormai addirittura troppo tardi. In Italia l’interessamento dei veterinari per la medicina aviare e’ in continuo crescendo per cui il corretto trattamento e, specialmente, la qualita’ della vita del nostro amatissimo rapace dipende in principal modo dalla sensibilita’ del suo falconiere e dall’identificazione della unita’ sanitaria specialistica. Siamo sicuri che le associazioni dei falconieri, numerose e sempre disponibili, saranno di grandissimo aiuto e supporto logistico. Noi in particolare saremo lieti di rispondere a eventuali quesiti e dubbi.

Antonio Di Somma DVM Direttore Dubai Falcon Hospital  dfh@emirates.net.ae

Maddalena Garlinzoni DVM mgarlinzoni@katamail.com