Falconeria in Sardegna

pernice sardaSono una persona molto curiosa ed oltre ai cani, fucili ed i selvatici cerco di interessarmi a tutto ciò che riguarda la caccia, la pesca e l’ambiente in genere. Quindi anche le leggi vigenti in materia non sono esenti dalla mia attenzione e spero anche dalla vostra. Quindi vorrei rinfrescarvi un attimo le idee. Come certamente saprete la legge regionale che disciplina l’attività venatoria in Sardegna è la L. R. 23/98, questa però deve far riferimento ad una legge quadro nazionale: L. N. 157/92.

Quanti di voi sono a conoscenza che tale legge disciplina anche la caccia col Falco e con l’Arco?

La legge nazionale prevede l’uso del falco come mezzo per l’attività  venatoria, come si può riscontrare esattamente nell’art. 13 secondo comma. La legge prevede inoltre che l’uso del rapace da preda sia permesso solamente a coloro che sono in possesso di regolare porto d’arma per uso caccia.

Veniamo però al dunque! L’art. 21, se non erro, stabilisce che spetti alle singole regioni decretare le norme per la detenzione e l’uso del falco. Noi in Sardegna non solo non abbiamo un regolamento al riguardo, ma del falco come strumento venatorio neanche se ne parla nella legge regionale!

Penso sia dovere della Regione prendere in considerazione la questione anche perché non è sua facoltà abolire una forma di caccia ma semplicemente regolamentarla!

Non venite ora a dirmi che a nessuno interessa tale attività venatoria perché così facendo si ricade nuovamente nella solita guerra tra discipline che equivale né più né meno ad una guerra tra poveri! Secondo me la caccia col falco oltre che nobile ed estremamente affascinante potrebbe trasformare molti sparatori in falconieri che molto probabilmente ammazzerebbero meno selvaggina ma certamente si appagherebbero maggiormente! Chi scrive è uno che ha sempre avuto un occhio di riguardo per tale disciplina ma per ovvi motivi non l’ha mai potuta sperimentare di persona. Penso comunque di non essere il solo. In Italia sono varie le scuole di falconeria, perché non se ne può istituire una anche in terra Sarda?

Non so se quanto ho scritto vada a genio a tutti, ma ciò non toglie che la legge nazionale lo prevede e visto che quando si tratta di divieti siamo subito pronti a recepire le novità, non vedo perché ciò non sia possibile anche per i permessi.

Terrei a sottolineare inoltre che la falconeria oltre ad essere una forma di caccia di rilevante interesse sarebbe di grandissima utilità negli aeroporti che come tutti sanno molto spesso hanno il problema degli uccelli che rischiano di finire dentro le turbine dei velivoli. Vi posso assicurare che un paio di Pellegrini ben addestrati sono in grado di disperdere in pochi minuti anche la più ostinata nube di storni. Sicuramente questo l’avrete visto almeno in televisione, no?

Sono fermamente convinto che la falconeria non crei alcun problema di tipo ambientale visto che si basa non sulla quantità del carniere, ma sulla qualità e l’intensità della cacciata stessa. È un qualcosa per appassionati specialisti. Per rendere l’idea vi faccio un esempio. È meglio prendere dieci pernici con un “bastardo” o due sotto la ferma magistrale di un Pointer? Secondo a chi ponete la domanda vi darà come buona la prima, ma un purista non esiterà a scegliere la seconda. Che di puristi ve ne siano 1% o lo 0,5% non lo posso sapere, ma perché proibire un qualcosa solo perché non richiesta dalla maggioranza? Qui la democrazia basata sull’alta percentuale può facilmente diventare una sorta di razzismo per le minoranze; la differenza è molto sottile in questo caso.

Spero sinceramente che chi di dovere colga al volo la mia provocazione e metta in essere quanto la legge nazionale prevede e si adoperi poi per decretare una serie di norme atte a permettere finalmente L’ars venandi cum avibus (L’arte della caccia con gli uccelli) come la definiva il grande Federico II nel suo trattato sulla falconeria.

Sarebbe il caso di bandire definitivamente il proibizionismo fine a se stesso! Pare che il decadimento della falconeria sia dovuto proprio alla progressiva diffusione delle armi da fuoco perché sicuramente più precise, permettevano infatti carnieri indubbiamente più grandi. Se ciò è vero un ritorno alla falconeria sarebbe un doppio passo avanti sia dal punto della cultura venatoria che da quello ambientalista. Ci sarebbero forse dei carnieri non eccessivamente pieni di selvaggina, colmi però di emozioni, se non superiori, indubbiamente diverse da quelle a cui siamo abituati. Sarebbe un modo alternativo per entrare a contatto con la natura, addirittura più arcaico della doppietta, che vede nel falco un collegamento ancor più forte con la natura in quanto esso stesso animale. Guardando la natura attraverso gli occhi di un Pellegrino, di un Lanario o di un Astore, riusciremo forse a vederla sotto un’ottica diversa e magari a comprendere delle cose che da un’altra angolazione ci erano sfuggite.

Il ritorno al passato non è sempre un passo indietro, che ne dite?

Caratteristiche e razze dei cani usati per la Falconeria

Tutti i cani da caccia, nelle loro mansioni, sono bravi ma ce ne sono alcuni che sono più bravi a modo loro. Si tratta di una bravura istintiva connessa alla morfologia, al carattere e all’addestramento ricevuto. Tutti assolvono al proprio compito che è quello di aiutare l’uomo in ogni tipo di caccia, ivi compresa quella col falcone.

Il cane da caccia infatti non caccia per se stesso ma per compiacere l’uomo e questo, non dimentichiamolo, possiamo definirlo altruismo.
Per il tipo di caccia col falco d’alto volo alcuni sono più adatti di altri, vuoi per la taglia, per il colore, per il temperamento e per altre caratteristiche.
Poiché chi va a caccia col falcone riserva l’attenzione maggiore al falco, il cane, al momento del via, deve saper fare tutto a memoria.

Un buon cane non deve fare il riporto né rincorrere al frullo, deve fare una ferma sicura e una guidata prudente, essere ubbidiente ai comandi, stare sempre lontano dal falco, almeno a 2 metri, e camminare sempre alla destra del falconiere se tiene il falco in pugno sulla sinistra. Con andatura sostenuta e mai irruente cercherà il selvatico. Trovatolo, la sua postura in ferma deve essere appariscente, scultorea, sicura e alquanto lunga per dare modo al falconiere di scapucciare il falco, lanciarlo e fargli prendere quota.

Al cane è permessa la guidata se il selvatico pedona in avanti ma lo deve fare con la massima attenzione per non sfrullare. Lo sfrullo mentre il falco non è ben posizionato in altezza, è la peggiore cosa che possa capitare a un falconiere, tutta la sua preparazione viene vanificata. Per un cacciatore col fucile lo sfrullo non è un gran danno; se il cane non è molto lontano riesce sempre ad abbattere il selvatico e comunque il fucile può essere ricaricato. Il falco no.

Tra la caccia col falco e quella col fucile, le regole sono molto diverse. La prima e non va mai dimenticata, è che il falco di norma ha la possibilità di fare solo due voli, al massimo tre e lontani uno dall’altro circa un’ora.  Si può dunque capire che non è ammessa una ferma in bianco oppure uno sfrullo; il cane deve essere il più attento e ubbidiente possibile e con quelle determinate capacità venatorie indiscutibili. Non si richiede che svolga un enorme lavoro ma quel poco lo deve svolgere bene ed in modo sicuro.

Il cane che stuzzica maggiormente la vista del pellegrino in volo è senz’altro quello dal mantello bianco. Accertato questo particolare possiamo ora cercare di individuare quali siano i cani più adatti in falconeria senza voler penalizzare nessuno anche perché ogni cane è adatto ad un certo tipo di caccia e a un determinato territorio.

Il Pointer, il cosidetto “signore del vento” per i suoi 60/70 km. all’ora, è a parer mio troppo veloce. Con una simile velocità non può avere una cerca minuziosa, lascia sempre indietro qualcosa. Dopo mezz’ora che corre si eccita e nell’impeto della corsa sfrulla specialmente quando i selvatici sono leggeri e smaliziati, tipo le starne, banco di prova per i cani. Essere irruente è negativo ed avere una passione smodata lo é altrettanto. Il Pointer possiede tutte queste caratteristiche non proprio ideali per la falconeria e una sola positiva: il mantello con molto bianco.

Il Bracco italiano invece è calmo, minuzioso, sicuro nella ferma, fa la guidata in modo accorto, non sfrulla quasi mai e difficilmente ferma in bianco. E’ quindi ottimo per falconeria, sopratutto se ha il mantello arancio con bianco, così da essere facilmente individuabile dal falco alto in volo. Non corre in modo impetuso, al contrario, ha un tratto forse troppo lento. Per questo e per la taglia alquanto grande viene usato poco in falconeria anche se assolve bene il suo compito.

Il Breton Epagneul, credo sia giusto definirlo piccolo, grande cane poiché, pur essendo di taglia piccola è attivissimo e veloce. Qualche volta sfrulla a causa del suo galoppo saltellato e la ferma non è molto sicura ed è troppo attivo per stare in compagnia dei falchi. E’ poco usato nell’alto volo.

Lo Spinone italiano – bianco-arancio – di carattere calmo, ottimo per la caccia alle anatre col falco. Non ha paura né dell’acqua né di entrare nei rovi. Minuzioso nella cerca, ha una ferma sicura e non ricorre facilmente al frullo. E’ relativamente veloce, rispetta i falchi e intuisce facilmente ciò che l’uomo vuole da lui. Come il Bracco, sa più cose sul selvatico di quanto vuol far credere. E’ anche prudente nella guidata; in conclusione va bene a caccia col pellegrino.

Il Setter inglese è il soggetto più usato in falconeria per le sue qualità e per la sua bellezza. E’ un cane forte e ubbidiente, sta sempre al fianco del falco del falconiere. La sua andatura è un galoppo veloce ed elastico.Quando è in cerca tiene alta la testa, basta una piccola filata, una piccola traccia e subito realizza una ferma scultorea, perfetta e sicura. Non sfrulla quasi mai, la guidata è prudente, l’allungo mai eccessivo. E’ capace di aggirare il selvatico per bloccargli la fuga nel vicino cespuglio. Ha sempre la situazione sotto controllo e in ogni occasione sa cosa deve fare. Riesce a bloccare il fagiano o la starna e aspettare così l’arrivo del falco che riconosce e rispetta. Non ha il complesso dell’obbedienza e, cosa rara nei cani da caccia, intuisce ben presto che è il falco a catturare il selvatico. Con lui il falco si trova molto bene, sarà per la sua andatura o altri motivi difficili da individuare, ma pare proprio che l’intesa fra i due sia di vecchia data.

Il Setter irlandese e il Gordon, pur avendo le buone caratteristiche dell’inglese, hanno lo svantaggio di essere poco visibili dall’alto per la colorazione scura del mantello.
Un cane, il Setter, che con l’addestramento prima e la passione innata poi, diventa un ottimo, anzi il miglior cane per la falconeria d’alto volo.

 

Amedeo Arpa

Addestramento di harris e astori alla fionda

falco di harrisPuò sembrare strano e anche poco serio utilizzare la fionda da bigattini per addestrare un falco, ma secondo me è un metodo da tenere in considerazione.

Ho incominciato ad usare questo metodo circa 5 anni fa quando la provincia mi affidò un nibbio da reintrodurre. Infatti, come molti sanno, il nibbio è un falco estremamente volatore ed è agilissimo.

Quando lo liberavo lui incominciava a salire ad ali ferme e non si posava quasi mai, allora incominciai a lanciargli prima a mano poi in seguito con la fionda dei pezzettini di carne e lui per poterli prendere era costretto ed effettuare delle manovre incredibili e di conseguenza a muovere le ali. Dopo qualche giorno di questo training aveva acquisito una tale abilità nel legare al volo che i suoi successi erano quasi del cento per cento.

Dall’anno scorso ho voluto applicare questa tecnica ad un maschio di  falco di harris, e devo dire che adesso ha acquisito anche lui una buona tecnica, ovviamente non in attesa in volo come il nibbio ma partendo da un posatoio.

E’ sempre un grosso problema muscolare bene i falchi da basso volo, infatti oltre a volarli al pugno ripetutamente o chiamarli al logoro, non esistono altri sistemi come per l’alto volo, ed è comunque fondamentale come per l’alto volo la forma fisica per la caccia.

Con questo sistema invece si può far muscolare bene il falco abituandolo inoltre a legare al volo. Oltre a questi vantaggi, il falco, si abitua anche a sostare su posatoi alti, cosa importantissima per la caccia, infatti sembra incredibile ma all’inizio dell’addestramento partiva da posatoi medio alti (alberi di pochi metri) adesso invece tende ad andare sulle cime più alte che gli favoriscono la visuale e le picchiate.

E’ molto importante lanciare i pezzettini non direttamente sotto il falco in attesa perché lanciandosi in picchiata verticale,senza pompare con le ali, secondo me acquisisce meno velocità rispetto ad una picchiata obliqua pompando al massimo.. Cambiare comunque angolazione ad ogni tiro è consigliabile per evitare che si abitui alle traiettorie. E’ altresì importante che ci sia erba alta sotto perché, qualora sbagliasse la presa non si abitui ad aspettare che il cibo cada a terra, infatti se al disotto ci fosse erba bassa lui vedrebbe il cibo dove cade.

Un’altra regola fondamentale da rispettare è di non stancare troppo il falco, con questo tipo di addestramento il falco tende ad affaticarsi in fretta, di conseguenza quando incomincia a tenere il becco aperto bisogna interrompere l’esercizio. Ho notato infatti che se è stanco guarda il pezzettino cadere e dopo con calma scende a cercarlo a piedi.

Penso che tale tecnica possa essere provata anche con altri tipi di falchi e non solo da basso volo. Applicata ai falconi, penso, potrebbe essere valida per abituarli a tenere a monte. Questa stagione proverò e vi saprò dire.

Saluti a tutti

Paolo Caprioglio