Mi avvicinai all’età di 11 anni al mondo della caccia, passione tramandata da mio padre, mio zio e ancora prima da mio nonno, che, con il tempo mi portò a diventare un cacciatore come loro.
Una passione che mi ha permesso di conoscere in modo approfondito tutti gli animali da preda e non, con le relative normative che regolamentano la loro tutela.
Grazie poi a due amici cacciatori già falconieri ho avuto modo di avvicinarmi al mondo della falconeria, ovvero la “caccia con il falco”; un nuovo modo di praticare la caccia, portandomi così a conoscere i rapaci, in modo particolare il falco Pellegrino (Peregrinus).
La sua eleganza, ma soprattutto le sue doti di volo come fosse un maestro dei cieli hanno fatto si che mi avvicinassi a lui utilizzandolo per la caccia.
Una delle sfide più difficili da attuare con il falco Pellegrino è stata per me la caccia alla Beccaccia, ovvero la Regina del bosco.
Premetto che la Beccaccia si può trovare da per tutto, ma predilige spine e alberature miste ad acquitrini, mentre i terreni di caccia del pellegrino sono distese o comunque zone di pianura, dove può esprimersi con le sue picchiate e raggiungere velocità molto elevate; questo per rappresentarne la difficoltà.
Importante però è conoscere gli animali e le loro abitudini, che cambiano con le stagioni dell’anno; facendo riferimento sempre alla Beccaccia, si deve tenere conto che è un migratore, arriva dalla Russia ai Balcani fino a noi i primi di Ottobre per finire il passo verso la fine di Gennaio, di conseguenza il ripasso da Marzo in poi di rientro dal sud e ritorno verso i paesi di nidificazione.
Fondamentale per la caccia alla Beccaccia l’utilizzo del cane che deve essere corretto. Compito del falconiere è raggiungere un equilibrio in base alla profonda conoscenza di tutti gli attori, per condurne la regia.
Ricordo con piacere una particolare una giornata di caccia nel mio paese, era una domenica pomeriggio di Novembre, con il mio cane “Afra” , sono andato in una zona dove in precedenza avevo avuto degli incontri, essendo anche un periodo di buon passo e dove potevo avere qualche chance con la mia Femmina di Pellegrino “Ziva 820gr”.
Ho liberato il cane, ho scappucciato il mio falco involandolo, e dopo qualche minuto che il cane lavorava tra i cespugli il falco si è posizionato centratissimo a una buona altezza, la cosa che mi ha dato più’ soddisfazione era vedere che più’ passava il tempo e più il falco non seguiva me, ma bensì il suo vero compagno di caccia “Afra”. Dopo circa 15 minuti di volo il cane si mise in ferma tra i rovi, il falco non vedendolo si alzo di quota quasi sapesse cosa stesse succedendo sotto di lei.
Ho raggiunto Afra di corsa, guardando sempre la posizione del falcone, e una volta arrivato vicino, come di consueto gli ho accarezzato tre volte la testa. Dopo poco si involò una beccaccia, trovandomi in mezzo agli alberi non potendo quindi vedere il falco, sono rimasto fermo per sentire l’eventuale rumore dell’aria della picchiata “che sentii”! Mi affrettai ad andare nella direzione del volo udendo poi lo “schiocco” della Pellegrina, quasi come richiamarmi verso l’avvenuta cattura; e così era, Ziva mi stava aspettando!
Contemporaneamente Afra a controllare che l’azione fosse conclusa.
Spero di essere riuscito con poche righe a farvi vivere uno dei tanti momenti di caccia che ho passato assieme ai miei Pellegrini senza però dimenticare i cani, non si dia per scontato su cose che apparentemente possono sembrare semplici, in realtà non lo sono. Piccoli miglioramenti sono frutto di grande lavoro, ma a risultato raggiunto, ne vale sicuramente la pena.
Mauro Baletti
La regina del bosco
La mia esperienza nella Falconeria
Avevo 10 anni quando ho fatto sega a scuola (marinato), per passare il tempo andavo nei campi, quando un giorno vidi una gabbia nel giardino di un contadino con all’interno 2 falchi (ora so che erano 2 poiane), rimasi ore ad ammirarle.
Un giorno un amico mi disse che aveva trovato un rapace ed io mi sono fiondato per andarlo a vedere e a forza di insistere me lo feci regalare, lo feci crescere in una voliera per galline. Nel giro di poco tempo mi resi conto che non potevo tenerla in quel modo, così la regalai ad un amico che aveva una voliera sulle alture di MonteCarlo, ho pensato che stesse meglio da lui che in una gabbia per galline.
Da quel giorno ho sempre avuto i falchi nella testa, fino al giorno in cui ne acquistai uno.
Con l’aiuto di internet mi documentai e scoprii la caccia con il falco, cosa che ignoravo fino a 13 anni fa..
Con il mio primo rapace purtroppo non compresi ancora la potenzialità di alcune specie fu così che caddi nel tranello del mio mentore, che mi face comprare una poiana di harris.
Con entusiasmo la portai a caccia ma aimé non prendeva niente di niente, sicuramente perchè pretendevo prede che per la poiana di harris erano imprendibili.
L’ho venduta subito, ed comprai una femmina di pellegrino che mi diede una carica impressionante, ma purtroppo l’inesperienza non mi fece ottenere dei risultati memorabili, così presi una femmina d’astore e fu tutta un’altra cosa. Le catture furono molte, le anatre le bruciava, le cornacchie le fulminava, ma l’alto volo mi rimase nel cuore così decisi di riprovare con un altra femmina e presi un Falcone per eccellenza.
Ebbi molte soddisfazioni, le prime prede per eccellenza furono le pernici rosse in Spagna, luogo in cui imparai tantissimo sui pellegrini.
Ancora oggi dopo circa 180 anatre ogni volo mi entusiasma come se fosse la prima volta
Il volo dei Pellegrini mi è entrato nel sangue, ho affinato tecnica e metodo negli anni per portali a livelli di volo altissimi per avere la più alta percentuale di successo nella caccia.
Eugenio
Storie di cani , di Astori e 1/2 astorieri
È una data che devo segnarmi.. il giorno in cui devo dare ad Axel 800,00 euro e adesso ti spiego il perché.
Il sole oramai era sparito v’era pochissima luce , ma decido lo stesso , verso le 17,30 , di uscire con il Falco ed Axel a cercare la solita lepre che il mio vicino vede tutte le sere nel suo campo e qualche volta anch’io.
Sono previdente e porto sul capo la lampada a led da 600 lumen… non si sa mai …e mi avvio in campo.
Oramai è quasi buio e passando tra un frutteto e un bosco alla mia destra, vedo d’un tratto, alzarsi tra i rami degli alberi un rapace che scappa via , la battezzo come Poiana , ma poteva essere anche un Astore , Nahani , mi strappa dal pugno , io cerco di trattenerla , ma lei s’invola all’inseguimento del rapace. Lei se vede un uccellino piccolo , tipo passero o storni , manco se lo guarda , ma se vede un uccello grande , che sia rapace o altro gli corre dietro e cerca d’ammazzarlo , non ci si può far nulla , è la sua natura, l’Astore è nato per uccidere. Io resto attonito anche perché andare su una Poiana significa rischiare di farsi male per lei , ma non posso farci più nulla , oramai è andata e la vedo sparire dietro al rapace nel bosco. Ovviamente spero che non sia riuscita a prenderlo , uno perché la Poiana è specie non cacciabile è particolarmente protetta come tutti i rapaci, due perché se gli fosse arrivata addosso , c’è da dire che la Poiana ha artigli anch’essa, ed anche se non concepiti come quelli dell’Astore adatti ad ammazzare , sono pur sempre artigli ed avrebbero potuto ferire la mia bimba. Con me resta Axel , Nahani la vedo sparire nel buio , accendo la torcia sul capo , poi sfilo dalla tasca la radio ricevente, l’accendo e cerco la localizzazione del falco.
Cerco invano per un quarto d’ora al buio pesto , tra un ginepraio di rovi e spini che mi impediscono la mobilità in mezzo al bosco, la lampada mi fa una bella luce e così non faccio fatica a controllare il segnale della radio , ma di Nahani nessuna traccia. Oramai mi stavo già rassegnando a tornare a casa senza il Falco, “ tornerò a cercarla domattina “ mi dicevo, anche se star fuori di notte per un falco come lei può essere rischioso per via dei predatori notturni, e già sapevo che questa notte non avrei dormito, quando ad un tratto mi viene un’idea . Ho sempre con me un fischietto che uso in addestramento per richiamare il Falco, lo prendo, ci soffio dentro e al termine del fischio , Nahani mi risponde , fischio ancora e lei di nuovo risponde e la sento avvicinarsi , il suono del campanello che porta alla zampa è sempre più vicino , fino a quando la vedo tra i rovi zampettare come un ratto , avvicinarsi ai miei piedi e chiedermi di salire al pugno . Io mi chino e lei ci sale sopra . Per fortuna il rapace le era scappato via ,ma soprattutto, per fortuna che lei era tornata da me, io la cercavo, ma è stata lei a trovarmi, chiamandomi e facendosi sentire con i suoi versi striduli da imprintata malefica che mi distrugge i timpani ogni volta che viene a casa anche se ha il gozzo pieno come un tacchino 🦃 , probabilmente aiutata anche dalla luce, poiché spesso faccio addestramento in notturna con la luce al capo proprio per impratichirla a queste evenienze. Ovviamente anche se non aveva catturato , l’ho premiata con un bel pezzo di petto di piccione che avevo con me e così siamo tornati verso casa. Ma… uscito dal bosco mi accorgo di aver perso la radio, cerco nella tasca della giacca, ma non trovo nulla. Decido di mettere un bastone all’ingresso dell’uscita del bosco come segnale… “adesso vado a casa , lascio il Falco e poi ritorno a cercare la radio “ mi dico tra me, e così faccio.
Torno ad uscire di casa , un buio pesto, freddo cane , un quarto d’ora per raggiungere il bosco , questa volta però ho le mani libere e con me c’è solo Axel , Nahani l’ho lasciata a casa a spiumare un’ala di piccione come cena .
Arrivo sul posto , metto Axel a sedere e gli faccio annusare la tasca dove avevo la radio e poi gli do’ il comando “suchen aport” che in tedesco significa cerca e riporta . Ma ho poche speranze perché lo vedo interessato alla traccia della lepre . Così mi metto a cercare io, tra rovi e spini al buio , il prezioso oggetto costatomi euro 800,00 . Cerca e ricerca ma nulla di fatto, intanto ogni tanto nel buio gridavo “ Axel aport”, ma Axel mi girava attorno, facendosi i cavolacci suoi . Esco dal bosco, vado un po’ in su e ritrovo in campo il segnale che avevo lasciato dove finiva il frutteto e iniziava il bosco , il bastoncino di legno e mentre sto per ripercorrere la strada che avevo fatto prima, ma a ritroso , per vedere dove mi fosse caduta la radio sento Axel che mi viene dietro nel buio , lo sto quasi per sgridare , dicendogli “ caxxo fai dietro, porca misericordia, stai d’avanti a cercare la radio cosa servi dietro di me? “ , quando mi giro e vedo che ha la radio in bocca e mi chiede di prendergliela…Che emozione… a momenti non ci credo , ma la prendo e lui me la lascia , lo abbraccio stretto e gli do tre baci sul tartufo , il suo grande naso marrone che sente di tutto , poi continuo a riempirlo di complimenti e lo ringrazio. Lui è visibilmente felice, io ancora più di lui . In una sera avevo riportato a casa il Falco e la radio che avevo persi . La radio praticamente mi è costata quasi quanto il Falco ed ora ad Axel devo 800, 00 euro . 💶
Michele Moffa