L’ambiente, la natura, l’ecologia e l’etologia sono parole che rappresentano un’infinità di temi che le relative scienze ancora non hanno compiutamente sviluppato.
I motivi sono molteplici: gli interessi della politica, le poche risorse nella ricerca, il ruolo dei “cosiddetti” verdi, … il discorso è vastissimo.
Mi rivolgo ai falconieri, agli appassionati e a tutte quelle migliaia di persone che, nella mia lunga vita, ho coinvolto su questi temi: politici, burocrati, imprenditori, amministratori, università, sindacalisti e ambientalisti che mi hanno dato, nel tempo, tanta soddisfazione con riscontri positivi, ai quali colgo, ancora una volta, l’occasione per mandare un ringraziamento profondo.
Una particolare attenzione è rivolta all’etologia, una scienza ancora relativamente nuova, verso la quale ancora molte regole non si conoscono o vengono male interpretate, anche da settori universitari; perché la ricerca non ha fondi e le poche, rare, esperienze si fermano alle tesi di laurea di qualche appassionato.
Nell’ignoranza prendono il sopravvento la passione e lo “pseudo amore” per gli animali da parte di molti “passionari ambientalisti” con i quali mi sono confrontato e scontrato più volte, perché fondato sull’incompetenza, sui pregiudizi e per opportunismo.
E vengo ai miei amici falconieri: al loro impegno e alla loro sensibilità si devono i successi nella riproduzione in cattività di molte specie di animali in rarefazione. Contro tutti, in particolare i cosiddetti naturalisti, e nell’indifferenza della politica.
Negli anni ’70 ebbi il mio primo successo relativo alla riproduzione in cattività del Falco pellegrino, nell’indifferenza totale. Nello stesso periodo un falconiere (Tom Cade) in America ebbe l’analogo successo riproduttivo. La Cornell University di Itaca (New York) gli creò subito un apposito settore: la “Peregrine Found”.
Ritengo che la sensibilità del popolo degli amici falconieri non sia nient’altro che il valore etologico che ciascuno di loro ha insito nella propria persona, alcuni più sviluppato, altri meno, ma questo dipende dalla personale esperienza e relativa sensibilità ambientalista maturata.
Va sempre tenuto presente che i falchi, anche se riprodotti in cattività, mantengono le loro caratteristiche predatorie: esercizio fisico continuo fatto di voli, attacchi e cattura di prede, tutto ciò non può mancare, perciò il falconiere deve tenere presente queste esigenze e quindi va biasimato il comportamento di chi, per incompetenza, utilizza i rapaci in modo innaturale.
In natura “la predazione è la vita”: tutti predano! Dai piccoli uccelli insettivori alle grandi aquile, dalle innocue lucertole ai grandi rettili, dalle piccole donnole alle grandi tigri, e così via. Allora non bisogna assolutamente detenere un falco, predatore per eccellenza, alla stregua di un mite pappagallo, ma tentare di donare al proprio falco l’integrità strutturale e l’equilibrio giusto, che questi meravigliosi animali hanno in natura. Per fare questo bisogna lavorare molto con i propri soggetti che, allorché ben addestrati e muscolati, non lesineranno le loro prestazioni e la loro generosità, perché capiranno che quel piccolo strisciante omino, che è il falconiere, li aiuta a svolgere il ruolo che per loro, in natura, è la sopravvivenza: LA PREDAZIONE
Enzo Arcioni
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