Roma, 11 nov. (Ign) – ”Quando un falco si leva in volo tutti gli altri uccelli all’orizzonte avvertono il pericolo e spariscono”. Per questo l’uso dei rapaci ”è il più efficace per combattere il ‘bird strike’ (lo scontro tra aerei e uccelli, ndr)”.
Parola di Antonio Centamore, falconiere professionista e fondatore della Scuola Internazionale di Falconeria (Sif) che a Ign, testata on line del gruppo Adnkronos spiega: ”Quello di liberare i falchi nei pressi degli aeroporti per scacciare gli uccelli è un sistema utilizzato da anni anche all’estero negli Stati Uniti (il primo esperimento fu fatto a Oxford) e in Francia. E negli ultimi tempi l’uso della falconeria sta crescendo anche negli scali italiani”.
A Venezia, Trieste, Parma, Bari e Brindisi sono loro infatti i guardiani della sicurezza nei cieli. ”I rapaci sono di certo il mezzo più efficace e – checché ne dicano gli animalisti – il più naturale per combattere la presenza di uccelli vicino agli aeroporti. Usare un falco per scacciare un uccello è infatti come affidarsi, in agricoltura, al biologico: a combattere il parassita è un altro parassita, non il veleno che distrugge tutto l’ecosistema”.
Inutile, secondo Centamore, anche tentare di sostituire i rapaci veri con falchi meccanici. ”La spesa non vale l’impresa perché rondini, gabbiani e compagnia, dopo un po’ si accorgono di aver a che fare con un fantoccio e tornano a occupare lo spazio aereo”.
”Ma – mette in guardia l’esperto – affinché il lavoro venga gestito bene, bisogna affidarsi a un falconiere serio. Il migliore in questo settore è sicuramente Aldo Miconi che da anni, con i suoi 8 esemplari addestrati, lavora per gli scali del Friuli Venezia Giulia con successo e ha esportato questa tecnica anche a New York dove l’impiego dei falchi contro il bird strike è stato scelto anche dall’aeroporto JFK”.
Difficile tuttavia orientarsi in un settore sempre più in crescita. Nonostante comprare e mantenere per un anno un falco costi all’incirca 100 mila euro, in 25 anni i falconieri italiani sono più che decuplicati. ”Nell’84 eravamo 10-15 mentre adesso sono più di 200 – afferma Centamore – quelli che si proclamano falconieri. E dico si proclamano perché non tutti lo sono. La falconeria è un’arte, l’arte di parlare con gli uccelli, di istaurare con loro un feeling, una complicità”.
”E’ il capire – spiega – quello che l’animale vuole e assecondarlo. E’ l’essere a caccia in due: lui nei cieli a 300-400 metri, tu a terra. E’ un qualcosa che non parte come lavoro ma come piacere e che solo grazie all’esperienza e alla passione può trasformarsi in mestiere. Insomma – conclude Centamore – per questo se un aeroporto vuole mettersi in mani sicure deve documentarsi su quella che è la storia personale del falconiere a cui si rivolge”.
Sicurezza voli, Fiumicino sperimenta il falco robot
Roma, 11 nov (Ign) – Si innalza nei cieli degli aeroporti a comando e spaventa gli altri uccelli come fosse un predatore vero. E’ il falco robot e potrebbe essere questa la nuova risposta, in termini di sicurezza, al problema del cosiddetto bird strike: l’impatto in volo fra aerei e uccelli.
Sperimentato quest’estate nell’aeroporto di Fiumicino, il falco radiocomandato, spiega a Ign, testata online del Gruppo Adnkronos, il direttore Enac dello scalo romano, Vitaliano Turrà, ”ha dato buoni risultati” e ”adesso Aeroporti di Roma sta valutando se impiegarlo o meno”. Riproduzione fedele del predatore vero, solo telecomandato, il falco robot è in grado in soli 8 secondi di liberare il cielo dagli uccelli e potrebbe essere quindi un ottima soluzione contro il bird strike, fenomeno che frequente soprattutto nelle fasi di atterraggio e decollo. Nel 2007, all’aeroporto di Fiumicino, si sono registrati 4,58 impatti ogni 10mila voli, ”un dato – spiega il direttore Enac dello scalo – inferiore al massimo fissato dalla circolare dell’Enac (5 ogni 10mila voli ndr) ma che ancora non ci soddisfa e vogliamo migliorare”.
Falco a parte dunque, sono diverse le misure su cui i 1600 ettari dell’aeroporto romano possono contare per tenere lontani gli uccelli. ”Ci sono 90 cannoncini radiocomandati che sparano gas propano – aggiunge Turrà – e sistemi acustici installati sia a bordo pista che su automobili 4×4 che quotidianamente percorrono l’intera zona aeroportuale”. Ma il direttore Enac del principale scalo romano sta spingendo ”perché si migliori ancora di più”. ”Uno dei sistemi che in Inghilterra ha dato ottimi risultati è quello dell’altezza dell’erba, con il quale si è raggiunta una riduzione dei 2/3 del numero dei volatili. In un primo tempo – spiega –, si pensava che la soluzione fosse tenere l’erba bassa, perché impediva ad alcune specie di uccelli di nidificare. Adesso, invece, si è scoperto che l’altezza ideale è tra i 20 e i 35 cm perché nell’erba così alta gli uccelli non riescono a trovare di che nutrirsi”.
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Postato 2008-11-12, 14:32:41 da admin
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