Ciao a tutti. Ispirato da un commento di oggi di Toscano, vorrei sentire qualche opinione su un argomento che so che sta a cuore a molti.
Ovviamente la domanda che fa da tema a questo topic è contraddittoria e anche un po' provocatoria. Infatti la falconeria è per definizione caccia con il falco, quindi la risposta semplice e diretta sarebbe no, non esiste falconeria senza caccia (sarebbe come chiedersi se esiste Formula 1 senza macchine...).
Detto questo però bisogna ammettere che ci sono degli aspetti che, secondo me, non si possono ignorare. Avvicinarsi all'attività venatoria infatti sta diventando sempre più difficile per molti fattori. Al di là della questione etica ("se non ti va di cacciare prendi un pappagallo", direbbe qualche falconiere, ed è un ragionamento assolutamente logico) e delle pressioni sociali (la caccia è sempre più invisa all'opinione pubblica, ma ognuno fa le sue scelte e alla fine bisogna rispettarsi), le vere difficoltà secondo me nascono dal punto di vista pratico. Le prede cacciabili di certo non abbondano, anzi in certe zone scarseggiano o sono quasi assenti. Inoltre c'è tutta la parte burocratica e normativa che rende davvero difficile, se non a volte impossibile, iniziare a praticare la falconeria in regola. Pensiamo ad esempio al fatto che è necessario il porto d'armi, quindi bisogna imparare a maneggiare un fucile, per portare un falco a svolgere un'attività che per lui è del tutto naturale come cacciare. Inoltre questo taglia fuori tutti coloro che il porto d'armi non vogliono o non possono averlo, come gli obiettori di coscienza ad esempio.
Dall'altra parte l'addestramento dei rapaci sta avendo anche altre applicazioni pratiche e risvolti positivi, al di là della caccia. Pensiamo ad esempio agli studi che vengono fatti con rapaci addestrati per migliorare le tecniche di riabilitazione e reintroduzione in natura dei selvatici feriti. Oppure alle attività di informazione e di sensibilizzazione su temi ambientali, che hanno tutt'altro effetto quando si lavora con rapaci veri e non sui libri.
Quindi la domanda è: il rapporto con i rapaci e il loro addestramento possono andare anche oltre all'attività venatoria? Ci può essere uno spazio legittimo anche per questo ambito che non è falconeria propriamente detta?
Io personalmente non propendo necessariamente per l'una o per l'altra ipotesi, ma mi farebbe piacere ascoltare pareri diversi. Grazie!?
Ovviamente la domanda che fa da tema a questo topic è contraddittoria e anche un po' provocatoria. Infatti la falconeria è per definizione caccia con il falco, quindi la risposta semplice e diretta sarebbe no, non esiste falconeria senza caccia (sarebbe come chiedersi se esiste Formula 1 senza macchine...).
Detto questo però bisogna ammettere che ci sono degli aspetti che, secondo me, non si possono ignorare. Avvicinarsi all'attività venatoria infatti sta diventando sempre più difficile per molti fattori. Al di là della questione etica ("se non ti va di cacciare prendi un pappagallo", direbbe qualche falconiere, ed è un ragionamento assolutamente logico) e delle pressioni sociali (la caccia è sempre più invisa all'opinione pubblica, ma ognuno fa le sue scelte e alla fine bisogna rispettarsi), le vere difficoltà secondo me nascono dal punto di vista pratico. Le prede cacciabili di certo non abbondano, anzi in certe zone scarseggiano o sono quasi assenti. Inoltre c'è tutta la parte burocratica e normativa che rende davvero difficile, se non a volte impossibile, iniziare a praticare la falconeria in regola. Pensiamo ad esempio al fatto che è necessario il porto d'armi, quindi bisogna imparare a maneggiare un fucile, per portare un falco a svolgere un'attività che per lui è del tutto naturale come cacciare. Inoltre questo taglia fuori tutti coloro che il porto d'armi non vogliono o non possono averlo, come gli obiettori di coscienza ad esempio.
Dall'altra parte l'addestramento dei rapaci sta avendo anche altre applicazioni pratiche e risvolti positivi, al di là della caccia. Pensiamo ad esempio agli studi che vengono fatti con rapaci addestrati per migliorare le tecniche di riabilitazione e reintroduzione in natura dei selvatici feriti. Oppure alle attività di informazione e di sensibilizzazione su temi ambientali, che hanno tutt'altro effetto quando si lavora con rapaci veri e non sui libri.
Quindi la domanda è: il rapporto con i rapaci e il loro addestramento possono andare anche oltre all'attività venatoria? Ci può essere uno spazio legittimo anche per questo ambito che non è falconeria propriamente detta?
Io personalmente non propendo necessariamente per l'una o per l'altra ipotesi, ma mi farebbe piacere ascoltare pareri diversi. Grazie!?
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