Roma, 24 ago. (Labitalia) – Un tempo era considerata un’arte, una delle attività di svago preferite dai nobili, insieme alla caccia. Oggi c’è chi ha pensato bene di ‘rispolverarla’ e di farne un lavoro, facendo rivivere le antiche tradizioni e la passione per la natura. Con un rispetto massimo per il ‘collega’ di lavoro: il falco.
“Il falconiere – racconta a LABITALIA Daniele Miconi, imprenditore vitivinicolo e ‘figlio d’arte’ falconiere – è un mestiere che mio padre ha rilanciato vent’anni fa per allontanare gli uccelli dagli aeroporti e attualmente con me e mio fratello si è anche sviluppato nel settore agricolo per tutti i problemi legati a quella fauna che è dannosa per le coltivazioni, per gli allevamenti ittici e quant’altro può essere legato all’ambiente”. E Daniele oggi nella sua azienda agrituristica, non a caso chiamata ‘Al Falconiere’, a Segnacco di Tarcento, in provincia di Udine, propone ai suoi ospiti veri e propri corsi per avvicinarsi all’addestramento e allo studio del volo della ventina di falchi presenti nell’azienda. Un’idea innovativa che, tra l’atro, gli è valsa recentemente il premio ‘Oscar Green’ per le imprese innovative assegnatogli dal Coldiretti. “Negli aeroporti – sottolinea Miconi – l’uso dei falchi è ormai un dato di fatto, noi da più di vent’anni operiamo tramite mio padre all’aeroporto di Trieste, e da lì questa modalità si è sviluppata in molti altri aeroporti in questa direzione. Diciamo che dalla lotta tecnologica, come l’ultrasuono e altro, si è passati una visione biologica che prevede un rapporto naturale tra preda e predatore”. “La falconeria – conclude Miconi – è nata come una passione ed è diventata poi un lavoro. Come tutte le passioni che diventano un lavoro, resta comunque sempre la passione. Non si può far prevalere l’una o l’altra”.
Fonte: http://www.adnkronos.com
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