Falco come Mezzo di Caccia

astore

Il falco è evidentemente un animale ed evidentemente non è un’arma.

Malgrado questo indiscutibile dato di fatto, rientra nei mezzi caccia (come da art .13 della Legge quadro 157/92) senza nessun’altra specifica a riguardo e come tale è soggetto al rispetto di tutte le limitazioni formalizzate per il fucile.

Paradossalmente un falconiere dovrebbe rispettare le distanze di sicurezza da strade e case prima di lasciar andare un falco all’inseguimento di un fagiano, etc etc esattamente come se sparasse.

Partendo dall’inizio, tanto per capirci, chi vuole praticare la caccia con il falco in Italia, deve prendere il porto d’armi e saper smontare un fucile, anche se magari non ne userà mai uno, dato che utilizzerà un falco: questo perché la licenza di caccia è assolutamente vincolata al porto di fucile.

Ma poiché la legge è ” intelligente”…. nell’esame per la licenza di caccia, non si insegna a scappucciare o a gestire un falco, perché il maneggio del falco non è equiparato a quello di un’arma che potrebbe causare danni a terzi.

Allora come mai il falconiere deve rispettare regole create per le armi, se la legge stessa ammette che si stia utilizzando un animale non pericoloso per la collettività?

Non per venalità, ma per completezza di informazione, bisogna anche sapere che il falconiere, oltre che pagare annualmente il porto d’armi………., è obbligato a fare l’assicurazione per l’esercizio venatorio con costi e massimali esattamente come quelli del fucile…………..

Per quanto riguarda la conoscenza dei periodi di caccia e della specie cacciabili o protette, è sacrosanto che il falconiere debba conoscere e rispettare la legge, ma per tutto il resto, è meglio sorridere, per non pensare…………..

Un’altra chicca del nostro sistema legislativo era anche quella che un obiettore di coscienza , non potendo fare il porto d’armi, non poteva neppure andare a caccia con il falco.

Da pochi mesi, tramite l’abolizione di alcune norme relative alle limitazioni poste agli obiettori, oggi, se ha voglia di darsi da fare, l’obbiettore può far volare i falchi a caccia.

Amedeo Traverso

Fonte: LaCaccia.net

L’incubazione artificiale delle uova dei Rapaci

incubatorNell’allevamento egli uccelli, può essere
necessario ricorrere all’incubazione artificiale delle uova. Il motivo più comune
è probabilmente il desiderio di ottenere un’ulteriore deposizione di uova e,
quindi, altri novelli: infatti, molte specie di uccelli, rapaci inclusi, sono in grado
di deporre una seconda e, a volte, anche una terza covata se le precedenti
vanno perse poco dopo che le uova siano state deposte. Se l’obiettivo è quindi
di incrementare l’ovodeposizione, si attendono al massimo due o tre giorni
dopo la produzione dell’ultimo uovo prima di rimuovere la covata. In altri casi,
invece, si ricorre all’incubazione artificiale o a coppie adottive perché le uova
devono essere sottratte alla coppia parentale poiché possono essere
danneggiate o distrutte da uno o da entrambi i genitori, oppure perché la
coppia non è capace di una cova adeguata e le uova non giungono quindi a
termine.
Qualunque sia il motivo, se le uova vengono raccolte è indispensabile avere a
disposizione dei genitori adottivi (della stessa specie o di specie affini) o
provvedere all’incubazione artificiale.
uovaPer non danneggiare le uova e i fragili embrioni in via di sviluppo è importante
che la rimozione delle uova stesse sia fatta con delicatezza e che il trasporto
verso l’incubatrice sia eseguito evitando traumi e scossoni (per esempio
mettendo le uova in contenitori con della gommapiuma con i fori predisposti
per le stesse, oppure scatole piene di mangime per canarini o altre granaglie
che attutiscono le oscillazioni). Le uova vanno poi messe nell’incubatrice al più
presto, specialmente se l’incubazione naturale è già cominciata. Il guscio può
essere pulito, se necessario, con un panno morbido. Ovviamente l’incubatrice
deve essere in condizioni igieniche perfette poiché i parametri di temperatura e
umidità interni alla macchina sono ideali, oltre che per lo sviluppo embrionale,
anche per la moltiplicazione batterica e fungina.
I fattori fondamentali per una corretta incubazione sono temperatura, umidità,
rotazione delle uova e circolazione dell’aria. La temperatura consigliata per le
uova dei rapaci è di circa 37,2 °C e non dovrebbe subire oscillazioni poiché sia
le variazioni in eccesso, sia quelle in difetto possono compromettere,
specialmente se eccessive e ripetute, la vitalità degli embrioni in sviluppo.
Anche la temperatura del locale dov’è sistemata l’incubatrice è importante.
Dovrebbe essere stabile e compresa, idealmente, tra i 15-30°C: uno
scostamento pronunciato da queste temperature rende più difficile per
l’incubatrice mantenere una corretta temperatura interna.igrometroL’umidità relativa dell’incubatrice si attesta attorno al 60%, ma è un parametro
che può anche variare molto da un’apparecchiatura all’altra in relazione alla
circolazione dell’aria all’interno della macchina stessa. Fondamentale per
calcolare l’umidità da impostare è la pesatura dell’uovo: la corretta perdita di
peso (per semplice evaporazione) di un uovo durante l’incubazione, si attesta
attorno al 12-16%: questo significa che perdite ponderali inferiori indicano
un’umidità elevata che ostacola l’evaporazione (bisogna perciò abbassare
l’umidità nell’incubatrice) mentre cali di peso superiori ai valori normali
segnalano un’umidità relativa bassa (è necessario incrementare la percentuale
di umidità all’interno della macchina incubatrice). E’ evidente che per eseguire i
calcoli l’uovo va pesato subito prima dell’incubazione e la perdita teorica di
peso va poi divisa per il numero di giorni d’incubazione propri della specie. Si
ottiene così la perdita ponderale giornaliera, e se il calo è più accentuato o
minore di quanto teoricamente atteso, è opportuno intervenire con gli
aggiustamenti del caso (per incrementare l’umidità della macchina, per
esempio, si può aggiungere acqua in un piattino oppure utilizzarne uno più
largo di quello presente. Viceversa per abbassare l’umidità relativa).
La rotazione delle uova è un altro aspetto dell’incubazione che può
determinarne il successo o il fallimento. Girare le uova, infatti, serve ad
impedire che l’embrione si attacchi alle membrane interne dell’uovo con
conseguente arresto dello sviluppo e morte, e per distribuire uniformemente
entro l’uovo stesso i nutrienti e le sostanze di scarto prodotte dal metabolismo
embrionale. La rotazione è di circa 180°, deve essere fatta con dolcezza,
evitando i movimenti bruschi e dovrebbe avere essere eseguita ogni tre ore
circa, dal primo giorno d’incubazione fino a quando l’embrione si è messo nella
posizione che assume per bucare il guscio, 2-3 giorni prima della schiusa.
Durante l’incubazione è opportuno controllare lo sviluppo embrionale per
verificare che tutto proceda normalmente e per allontanare le uova in cui
l’embrione non è presente oppure è deceduto. Questa operazione si chiama
speratura e si effettua con l’aiuto di una fonte di luce puntiforme (es. lampada,
torcia ecc.) in un ambiente scuro: le uova feconde diventano progressivamente
più scure poiché l’embrione, crescendo, occupa un sempre maggior spazio
entro l’uovo e blocca il passaggio della luce, quelle infeconde o all’inizio
dell’incubazione sono chiare, mentre le uova in cui l’embrione muore mostrano,
ovviamente, un arresto dello sviluppo embrionale (la macchia scura, dopo un
iniziale espansione, non si ingrandisce).speratura La speratura ci aiuta anche a stabilire
quando l’embrione si prepara alla nascita: la camera d’aria, visibile al polo
ottuso dell’uovo come un’area chiara posta trasversalmente alla lunghezza
dell’uovo, in seguito ai movimenti del futuro pulcino che ormai occupa tutto lo
spazio a disposizione, si inclina da un lato assumendo un andamento obliquo
rispetto alla lunghezza dell’uovo. Questa è l’indicazione che la schiusa, in altre
parole la nascita del pulcino, avverrà entro 2-3 giorni. A questo punto si
interrompono le rotazioni dell’uovo per non ostacolare i movimenti che il

pulcino compie per rompere il guscio e vedere finalmente la luce.
La nascita è per il pulcino un evento molto faticoso, estenuante. La prima
tappa è la rottura delle membrane interne cui segue, dopo circa 24 ore, la
rottura del guscio mediante una piccola protuberanza del becco chiamata
“dente dell’uovo” che scompare nei giorni successivi alla nascita. Dopo la prima
schiusaapertura del guscio il pulcino ruota su se stesso procedendo nella rottura del
guscio, creando una linea di frattura trasversale lungo la circonferenza
dell’uovo e poi, aiutandosi con le zampe, spinge le due metà dell’uovo in modo
da liberarsene. Una volta fuoriuscito, si consiglia, prima di toglierlo dalla
schiusa, di lasciare tranquillo il pulcino per alcune ore per consentirgli di
recuperare le energie e per lasciar asciugare il piumino bagnato.
A questo punto, una volta asciutto, si può disinfettare l’ombelico per impedire
che eventuali microbi possano penetrare all’interno del pulcino, e si può
mettere in una gabbia calda a circa 35°C. Il neonato è ora pronto per essere
allevato dall’uomo.
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Dottor Claudio Peccati
Medico Veterinario

Cacciata a lepri in Austria con astori ed aquile

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Già nel mese di Agosto sono arrivate le prime telefonate di invito da parte di un nostro amico falconiere austriaco alla consueta cacciata ottobrina a lepri in quel di Neudorf bei Staaz.Sono anni oramai che gli inviti si susseguono regolarmente e regolarmente una “delegazione” italiana di falconieri sale fino ai confini con la Repubblica Ceca.

In Austria, come del resto negli altri paesi europei, la caccia in generale è gestita diversamente rispetto all’Italia, in pratica non c’è territorio libero dove tutti possono far ciò che piace ed avere la facoltà di sfruttare il territorio e selvaggina in modo “anarchico” come facciamo noi.

Tra colloqui in inglese misto a tedesco credo di aver capito che il territorio austriaco è diviso in Distretti di caccia dove possono andare solo i residenti e gli eventuali invitati, con regole più severe in fatto di prelievo di selvaggina e di uscite.

Il Distretto era stato concesso ai falconieri per tre giorni e mezzo, ovvero, il giovedì, venerdi, sabato e la mattina della domenica (dal 24 al 27 ottobre); nessun cacciatore con il fucile poteva esercitare la propria attività in quei giorni al fine di garantire l’incolumità dai vari rapaci.

Partimmo dall’Italia in 5 persone, 3 con il proprio rapace e 2 accompagnatori, falconieri anch’essi, ma che non avendo un rapace idoneo a cacciare lepri (Astori, Harris, Poiane americane ecc) si aggregarono a noi con l’intento di vivere giornate venatorie indimenticabili oltre che immortalare con fotografie e filmati le varie scene di caccia che si sarebbero susseguite.

Ci ritrovammo all’appuntamento il mattino alle 9 all’uscita del casello autostradale di Padova (2 venivamo dalla Toscana, 1 dalla Romagna e 2 dalla Lombardia) caricammo tutti i bagagli e trasportini con i falchi in due auto e ci mettemmo in viaggio verso la destinazione con velocità da crociera.

Arrivammo la sera verso le 18 a destinazione dopo un viaggio di oltre 1000 Km. Il piccolo albergo dove ci avevano prenotato per alloggiare e dove c’era il ritrovo per la caccia era molto accogliente, intimo, il cui proprietario è anch’esso un cacciatore di ungulati da altana (cinghiali e caprioli) .

Trofei di caccia ad ogni parete, quadri a scena venatoria, il tutto coperto da una cortina di fumo indescrivibile (in Austria ancora si può fumare nei locali pubblici), boccali di birra ad ogni tavolo dove alcuni clienti del luogo si stavano sorseggiando tra una discussione e l’altra e tra un piatto di carne ed un contorno di verdure per cena.

Ad attenderci l’organizzatore del meeting che ci aveva invitato, l’amico Wolfgang, ottimo falconiere e grande allevatore di Astori e Aquile del Bonelli.

Prima di entrare in possesso del bilocale dove dovevamo pernottare situato ai piani superiori dell’edificio, Wolfgang ci fece vedere il giardino protetto dove potevamo giardinare i nostri rapaci; all’interno c’erano già al blocco 4 imponenti aquile reali, la giovane aquila del bonelli oltre ad alcune femmine di astore, pellegrini ed alcuni ibridi.

Dopo una frugale cena a base di piatti del luogo (io già rimpiangevo la nostra cara e gustosa spaghettata!!) ci ritirammo nelle nostre stanze per il meritato riposo.

Il mattino seguente, di buon ora, rituale colazione alla “nordica”….un vero e proprio pranzo come non siamo abituati a fare: pane, formaggi, salumi, spremute, marmellata, cioccolato, caffè ( un lungo ed insipido caffè, niente a che vedere con il nostro espresso con la crema!!)

Finita la colazione abbiamo iniziato a fare il consueto e regolare controllo del peso dei nostri Astori sulle bilance elettroniche portatili; il controllo del peso è importante in questa forma di caccia in quanto i nostri “fucili alati” debbono essere ben in punto di fame per poter insidiare una grossa lepre dal peso di 3 – 4 Kg; di norma si limano nel peso per circa il 15 % rispetto al peso di “muta”, ovvero, rispetto al peso massimo che hanno raggiunto durante i mesi in cui sono stati fermi a causa del ricambio annuale del piumaggio; oltre a mantenerli in appetito e quindi con la voglia di cacciare, vanno preventivamente allenati affinché i muscoli a contrazione rapida (quelli che gli permettono di avere uno scatto fulmineo e quasi istantaneo) siano ben tonici e quindi meno sensibili agli accumuli deleteri dell’acido lattico, il quale porterebbe il nostro astore ad abbandonare l’inseguimento per mancanza di “fiato” e quindi di condizionamento generale.

Espletate le prime “formalità di rito” ci muoviamo con le auto al seguito del capocaccia.

Giunti nel luogo preposto iniziamo a preparare i nostri astori: togliere girella, inserire alla coda o al tarso la piccola ed utilissima trasmittente per un eventuale rintracciamento del rapace dopo un volo lungo.

Il capocaccia ci chiama tutti a rapporto; è di usanza loro, prima di partire per la caccia, fare un discorso a tutti i partecipanti, spiegando come funziona la battuta e facendo gli onori ai rapaci con la levata generale e simultanea dei copricapo.

Il discorso è in lingua tedesca, e noi italiani lo capiamo ben poco, ma subito dopo ci viene spiegato in inglese: in parole povere dobbiamo andare a rastrello senza l’ausilio dei cani, lungo i vari campi che ci sono stati messi a disposizione.

Una volta individuata una lepre al covo dobbiamo alzare il braccio e gridare HASE (lepre in tedesco); il capocaccia indicherà chi dovrà volare in quel momento.

Quando la lepre verrà messa in fuga, un attimo prima del lancio dobbiamo gridare “Habich frei” (Astore libero) affinché i compagni di caccia non liberino a loro volta il loro rapace e per stare attenti ad un eventuale attacco rivolto ad altro rapace; insomma, una sicurezza ed un’allerta a stare con gli occhi ben vigili.

L’ambiente circostante è molto bello, dolci colline a perdita d’occhio, le culture sono idonee alle lepri: campi di barbabietole da zucchero, campi di piselli, campi di ravizzone, vigneti, granturcheti intervallati da campi appena arati e ben livellati oltre a le siepi di alberi non molto alti, che delimitavano i vari campi.

Quello che mi ha colpito è stata la natura del terreno, ovvero una sorta di terra molto scura, quasi nera, molto fine ed abbastanza sciolta.

Iniziamo la caccia incamminandoci all’interno di questi campi cercando di scoprire qualche lepre al covo nascoste tra le bietole o nei campi arati.

Iniziamo bene, vediamo delle lepri fuggire in lontananza e subito dopo una brigata di starne che si invola a circa 50 metri da noi.

Non faccio in tempo a fare un altro passo che tra me e Wolfgang fugge una lepre. Lesto l’austriaco scappuccia la sua giovane Aquila del Bonelli e la lancia all’inseguimento…100 metri e con una volee artiglia a terra il malcapitato roditore che inizia a strillare…la Bonelli è micidiale sulle lepri, in natura è la sua preda preferita oltre alle starne e pernici (in Spagna la chiamano Aguila Perdicera, ovvero, da pernici!!) Wolfgang corre a perdifiato fino alla sua beniamina e conclude l’azione.

Ripartiamo nella nostra camminata…vediamo caprioli a non finire…man mano che ci addentriamo nei campi di piselli o di ravizzone famiglie di caprioli si mettono alla fuga allontanandosi senza eccessiva fretta.

Proprio mentre mi incamminavo negli alti ravizzoni mi sento colpire alle gambe da dietro…mi volto e scorgo un capriolo che quasi avevo pestato e che nell’attimo della fuga mi aveva urtato.

È tutto un susseguirsi di grida “hase, hase, hase” da tante lepri che riusciamo a scorgere e vedere correre. Vicino una vigna mi fugge quasi dai piedi un’enorme lepre..lancio la mia astore la quale dopo una decina di metri è sopra la lepre..una artigliata sul dorso, il pelo che vola in aria e la lepre che fugge indenne! Non è facile catturare la lepre, specialmente per i nostri astori i quali non sono abituati a tali selvatici; qui in Italia non abbiamo moltissime lepri e qualora volessimo insidiarle in qualche Azienda faunistica venatoria, i prezzi sarebbero proibitivi.

La mia astore nella sua fin qui brillante carriera ha catturato qualche coniglio selvatico e qualche mini-lepre (cottontail) ma mai una lepre, non l’ha mai viste!!…è specializzata nei lunghi inseguimenti in cui eccelle, sui fagiani, starne, cornacchie ecc, selvatici molto più abbondanti nei nostri territori e molto più a buon mercato.

Durante tutto il giorno riusciamo a trovare moltissime lepri, le quali vengono per lo più catturate dalle aquile reali dei nostri colleghi tedeschi, austriaci, cechi e dal danese.

A fine giornata la delegazione italiana, pur avendo fatto numerosi lanci, non ha fatto una sola cattura!!! Non siamo delusi, era tutto preventivato, il primo giorno era di ambientamento e di conoscenza del selvatico.

Rientriamo all’albergo per cena e per andare subito a letto..siamo stanchissimi..tutto il giorno a camminare per i campi con gli stivali che sembravano delle zavorre dato che la notte aveva piovuto in abbondanza, e a dir la verità, almeno io, non ci sono molto abituato a simili camminate.

Prima di commiatarci con gli amici falconieri, parliamo un po’ in inglese ed a gesti con alcuni simpatici falconieri tedeschi dietro qualche boccale di buona birra.

Il mattino seguente, stesse operazioni di rito e ritrovo sul campo di caccia a nord del villaggio. Pioviggina insistentemente e spira un gelido vento da nord. Dopo il discorso del capocaccia a tutti i partecipanti iniziamo a perlustrare i vari appezzamenti di terreno coltivati a barbabietole e piselli.

Uno spettacolo mai visto…lepri a non finire che scappavano in tutte le direzioni al nostro passaggio. Il mio amico accompagnatore oltre a filmare i vari voli si prese lo sfizio di contarle per semplice curiosità statistica: in un campo di circa 5-6 ettari scovammo con i piedi oltre 70 lepri !!!! impensabili simili numeri in Italia…forse 70 lepri sono soltanto in una intera provincia!!! Un vero spettacolo indimenticabile.

Dopo numerosi attacchi falliti, vuoi per la svogliatezza di mattina degli astori, vuoi per gli scarti repentini che le varie lepri facevano per sottrarsi alla cattura, ecco che il primissimo pomeriggio il vizla al seguito di Wolfgang si irrigidisce in una ferma statuaria…c’è una lepre al covo nascosta tra le bietole.

Sono gentilmente invitato a far nuovamente volare la mia astore…dentro di me incoraggio sia me stesso che l’astore, quasi pregandola di tirar fuori tutto il suo valore venatorio dimostrato in Italia..almeno per soddisfazione, per il “gol” della bandiera.

Schizza la lepre ed io prontamente lancio il rapace dal pugno..in pochi metri la grossa lepre viene raggiunta ed artigliata sul posteriore…una capriola e il roditore riesce a liberarsi dalla morsa degli artigli e fugge nuovamente..l’astore però non desiste e con un fulmineo e breve nuovo inseguimento riesce a far buona presa trattenendo la lepre per il dorso e per il collo (trattenuta da manuale).

Euforico come non mai corro in aiuto dell’accipiter prendendo le zampe posteriori della lepre affinché non provochi dei danni al rapace e concludendo l’azione.

Gli occhi dell’astore in quel preciso istante avevano una luce diversa, lo sguardo era fiero, le pupille dilatate che denotavano la sua soddisfazione, il becco leggermente aperto ed ansimante, le ali allargate a protezione del suo prezioso bottino…l’astore è una vera e propria “macchina da guerra”, come dice De la Fuente, sembra che abbia il grilletto interno sempre innescato. Cortesia meritata del cuore e del fegato della lepre.

A fine giornata le catture complessive sono state numerose, merito specialmente delle potenti aquile reali che ci hanno deliziato di stupendi voli e memorabili inseguimenti e che difficilmente mancavano la preda, ma anche noi astorieri non abbiamo fatto brutta figura.

Questi amici cacciatori-falconieri d’oltralpe hanno un altro rispetto verso la selvaggina e gli agricoltori in confronto a noi italiani.

Tutte le lepri catturate venivano posizionate sull’erba in una lunga fila ed il capocaccia iniziava così il suo rituale discorso terminando con il ringraziamento ai vari proprietari dei terreni che venivano con noi al seguito per farci constatare che avevano lavorato bene e che nei loro appezzamenti vi albergavano numerose lepri e facendoci ringraziare ed onorare i selvatici catturati invitandoci a toglierci tutti contemporaneamente il cappello al loro cospetto prima di ritornare per la cena ed il meritato riposo.

Il prossimo ottobre ritorneremo sicuramente…oltre per stare a contatto con grandi falconieri stranieri dove gli scambi di idee e tecniche di addestramento e volo arricchiscono noi tutti, per ritornare in questo Eden dove la gestione del territorio è perfetta, dove il rispetto verso gli agricoltori ed i selvatici è messo al primo posto, dove potrò rivedere una innumerevole presenza di lepri impensabile nei nostri territori anche i più ameni.

Fonte: la caccia.net