La falconeria, per definizione, è sempre stata considerata la disciplina con la quale si giunge a catturare animali selvatici, nei loro ambienti naturali, con rapaci addestrati dall’uomo.
Negli ultimi anni i rapaci addestrati sono stati utilizzati anche in situazioni di caccia simulata, su prede meccaniche o simulacri, ma resta il fatto che la massima espressione della falconeria rimane da sempre la caccia su prede selvatiche.
Come in ogni tipo di attività venatoria, prima di parlare del mezzo con cui si caccia, in questo caso il rapace, bisogna considerare il tipo di territorio e di selvaggina che si vuole insidiare.
Non a caso i falchi da caccia si dividono in due categorie ben distinte: i falchi di Alto Volo e quelli di Basso Volo. I primi sono i cosiddetti “falconi ad ali lunghe” cioè: Pellegrini, Sacri, Lanari, Girfalchi, falchi della Prateria ecc. si utilizzano per le ampie distese di pianura soltanto su volatili (salvo casi particolari), i secondi quelli ad “ali corte”: Astori, Sparvieri, falchi di Cooper, falchi di Harry ecc. possono volare anche nel bosco, in zone più impervie e cacciano anche mammiferi (conigli, lepri, scoiattoli etc).
La differenza fra le due categorie è indicata dalla loro morfologia e dalle loro innate propensioni venatorie.
I falconi d’alto volo sono naturalmente inclini a volare ad una certa quota dal suolo cercando l’occasione buona per attaccare qualsiasi uccello sorvoli lo spazio sottostante. La loro tecnica d’attacco è sempre una picchiata più o meno lunga e veloce (il Pellegrino supera i 300km/h), al termine della quale c’è l’impatto con la preda.
Se l’impatto è molto violento il falcone tende a stoccare l’uccello senza trattenerlo, producendogli gravi lesioni con le unghie, lo aggancia quindi al volo, dopo una cabrata, di solito prima che tocchi terra. Se invece la picchiata si conclude con un inseguimento da dietro, di solito il falcone lega la preda in volo e la finisce poi a terra (o in volo nel caso di piccoli uccelli) spezzandogli velocemente le vertebre cervicali con il becco.
In falconeria la tecnica è sostanzialmente la stessa usata in natura, ma il falcone deve imparare a restare “centrato e alto” sul falconiere ed il cane in cerca, per poter colpire la preda che gli faranno frullare.
Questo tipo di volo fu chiamato da Federico II “volo a monte” perché i falconi, dove le condizioni ambientali lo permettono, tendono naturalmente a sfruttare le correnti ascensionali che si formano lungo le pareti dei pendii per salire più facilmente ad una buona quota.
I falconi d’alto volo sono molto efficaci nella caccia in pianura, con cani veloci e di grandi aperture, come gli inglesi, su selvaggina come starne, pernici e fagiani. Anche le anatre ed i beccaccini in zone palustri, senza cane, sono prede per i falchi ad ali lunghe.
I falchi di basso volo sono invece i predoni del bosco. Gli Astori in particolare sono vere “macchine da guerra”. In pianura, collina, in zone aperte o nel bosco, qualsiasi cosa si muova davanti a loro è potenzialmente in pericolo di vita. Il loro attacco parte sempre da un posatoio (nel caso del falconiere il suo guanto) dal quale osservano tutto ciò che si muove prima di partire per l’attacco.
Il loro volo è basso, spesso radente il terreno, sfrutta ogni naturale oggetto che li possa in qualche modo occultare alla vista della preda sino all’ultimo istante. Spesso la preda si accorge dell’astore che arriva appena una frazione di secondo prima che gli artigli le si chiudano addosso.
La forma delle ali di questi falchi è arrotondata e la loro misura piuttosto corta, da qui la definizione di “ali corte”, mentre la coda è lunga e voluminosa. Tali caratteristiche danno a questi uccelli una enorme capacità di manovra anche nel folto del bosco ed una incredibile possibilità di accelerare o frenare la loro velocità in spazi molto ridotti.
Le prede vengono legate in ogni modo, anche nei rovi più impenetrabili o nell’acqua e vengono uccise sempre con l’incredibile stretta degli artigli, mai usando il becco.
Qualsiasi cane può essere un buon ausiliare, purchè venga ben accettato dall’astore, altrimenti potrebbe assaggiarne le unghie. Fra i falchi ad ali corte soltanto lo Sparviere è esclusivamente ornitofago, gli altri catturano ogni animale il cui peso sia compreso fra i pochi grammi di un passero ed i quattro o più chili della lepre.
Le potenzialità di predazione dei rapaci sono grandissime, ma in falconeria si riducono parecchio, perché quasi sempre il compromesso di dover cacciare con l’uomo e di poter essere recuperati, limita le naturali situazioni che un falco sfrutterebbe se cacciasse per conto proprio in natura.
Far carniere con i falchi non è facile, le percentuali di cattura sono molto inferiori a quelle della classica caccia con il fucile, inoltre il coordinamento fra il cane ed il falco è un ulteriore difficoltà che si presenta, ma basta provare una volta per capire che ne vale la pena.
Amedeo Traverso
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