Dante Alighieri e la Falconeria

Dante

Dante Alighieri dedica al falcone e alla falconeria cinque precisi riferimenti

Come ‘l falcon ch’è stato assai su l’ali,
che sanza veder logoro o uccello
fa dire al falconiere ‘Ohmè, tu cali!’,
discende lasso onde si move snello,
per cento rote, e da lunge si pone
dal suo maestro, disdegnoso e fello;
(INFERNO – CANTO DECIMOSETTIMO vv. 127 e segg.)
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Ma poco i valse: ché l’ali al sospetto
non potero avanzar: quelli andò sotto,
e quei drizzò volando suso il petto:
non altrimenti l’anitra di botto,
quando ‘l falcon s’appressa, giù s’attuffa,
ed ei ritorna su crucciato e rotto.
(INFERNO – CANTO VENTESIMOSECONDO vv. 127 e segg.)
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Bastiti, e batti a terra le calcagne:
li occhi rivolgi al logoro che gira
lo rege etterno con le rote magne”.
Quale il falcon, che prima a’ piè si mira,
indi si volge al grido e si protende
per lo disio del pasto che là il tira;
(PURGATORIO – CANTO DECIMONONO vv. 61 e segg.)
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Cosí per Carlo Magno e per Orlando
due ne seguí lo mio attento sguardo,
com’occhio segue suo falcon volando.
Poscia trasse Guiglielmo, e Renoardo,
e ‘l duca Gottifredi la mia vista
per quella croce, e Ruberto Guiscardo.
(PARADISO – CANTO DECIMOTTAVO vv. 43 e segg.)
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Sapete come attento io m’apparecchio
ad ascoltar; sapete qual è quello
dubbio che m’è digiun cotanto vecchio”.
Quasi falcone ch’esce del cappello,
move la testa e con l’ali si plaude,
voglia mostrando e faccendosi bello,
(PARADISO – CANTO DECIMONONO vv. 31 e segg.)

Nostalgia della Falconeria degli anni ’90

nicola de marco
Nicola De Marco
Foto: Antonio Centamore

Il primo falconiere che conobbi fu Roberto Mazzetti nel 1992 che, dopo non poche insistenze da parte mia… mi invitò ad una cacciata nei d’intorni di Settimo Milanese. Li conobbi anche Antonio Leone che mi diede il numero di telefono di un altro grandissimo falconiere: Paolo Caprioglio che abitava non lontano da casa mia. Ebbe tanta pazienza con un ragazzo appassionatissimo, che lo bombardava di domande, che non vedeva l’ora di iniziare, di confrontarsi, di imparare, di leggere tutto ciò che trattava l’argomento Falconeria. Mi portò con lui a volare, mi prestò i suoi libri, le sue vhs, mi dedicò il suo tempo e le sue conoscenze. Andammo a caccia di cornacchie con “Milli” un falco sacro di 20 anni che volava bene ma ci vedeva poco Lui mi presentò Amedeo Traverso con il quale condivisi da subito l’amore per l’astore (mi presentò il suo primo astore, “Pina”), Andrea Brusa dello Yarak club di falconeria nato pochi anni prima. Fu lo Yarak che mi procurò la mia prima femmina di astore e il primo vero manuale di falconeria tradotto dalla associazione. 
Erano anni da sogno, anni in cui la fantasia di un ragazzo di vent’anni volava alta come un Pellegrino! C’erano i primi tentativi di riproduzione in cattività. Ricordo che Paolo fece nascere in cattività il primo falco sacro nato in Italia che però ebbe un destino triste, abbattuto da un cacciatore nel primo anno di vita. Ricordo il tentativo di riproduzione dello yarak con delle voliere da manuale! Ebbi l’occasione di conoscere anche Nino Ghia, persona semplice e di cuore con la sua pellegrina che era un orologio svizzero. In quegli anni conobbi Amedeo Arpa e gentil signora, grandi appassionati di falconeria, Nicola De Marco con cui nacque subito intesa, Aldo Miconi in freddo inverno in Friuli e… Gianpy, Del Mastro Calvetti ad un raduno in Piemonte. Non persi l’occasione di intervistarlo, non potevo credere di essere vicino ad un grande della falconeria, ad un uomo che ha vissuto la falconeria negli anni del dopoguerra, che aveva conosciuto Ernesto Coppaloni, i suoi allievi ma soprattutto Francesco Pestellini, autore di “Falconeria Moderna”. Questo libro lo considero iportante non tanto per il lato tecnico della falconeria ma per il lato spirituale se così possiamo definirlo. Traspariva l’ammirazione che l’autore aveva verso Coppaloni. Uno spirito di rispetto di riconoscenza di sincera Amicizia e rispetto inimmaginabili ai tempi odierni. Quel libro mi fece sognare e lo custodisco con gelosia. Tartassai Giampi di domande sulla cattura dei falchi (consentita a quei tempi), su Coppaloni, sul Circolo Falconieri di Torino e mostrò sempre una cordialità squisita.
Non so… in quegli anni era tutto magico… era una continua scoperta.. Non c’era internet, pagavamo i falchi in marchi tedeschi e c’era il telefono o le lettere per comunicare a distanza ma, vi garantisco, il fascino era diverso. Non sapevamo come riprodurre i rapaci ma ci provavamo, non sapevamo come imprintarli correttamente ma tentavamo. Ora c’è internet, tutte le informazioni sono accessibili a tutti, ci sono molti praticanti, ci sono libri in italiano, falchi nati in cattività di tutte le specie e di tutte le dimensioni.. però..non è la stessa cosa…

Federico Lavanche

Considerazioni sul falco inteso legalmente come “mezzo di caccia”

 downloadIl falco è evidentemente un animale ed evidentemente non è un’arma.

Malgrado questo indiscutibile dato di fatto, rientra nei mezzi caccia (come da art .13 della Legge quadro 157/92) senza nessun’altra specifica a riguardo e come tale è soggetto al rispetto di tutte le limitazioni formalizzate per il fucile.

Paradossalmente un falconiere dovrebbe rispettare le distanze di sicurezza da strade e case prima di lasciar andare un falco all’inseguimento di un fagiano, etc etc esattamente come se sparasse.

Partendo dall’inizio, tanto per capirci, chi vuole praticare la caccia con il falco in Italia, deve prendere il porto d’armi e saper smontare un fucile, anche se magari non ne userà mai uno, dato che utilizzerà un falco: questo perché la licenza di caccia è assolutamente vincolata al porto di fucile.

Ma poiché la legge è ” intelligente”…. nell’esame per la licenza di caccia, non si insegna a scappucciare o a gestire un falco, perché il maneggio del falco non è equiparato a quello di un’arma che potrebbe causare danni a terzi.

Allora come mai il falconiere deve rispettare regole create per le armi, se la legge stessa ammette che si stia utilizzando un animale non pericoloso per la collettività?

 

Non per venalità, ma per completezza di informazione, bisogna anche sapere che il falconiere, oltre che pagare annualmente il porto d’armi………., è obbligato a fare l’assicurazione per l’esercizio venatorio con costi e massimali esattamente come quelli del fucile…………..

 

Per quanto riguarda la conoscenza dei periodi di caccia e della specie cacciabili o protette, è sacrosanto che il falconiere debba conoscere e rispettare la legge, ma per tutto il resto, è meglio sorridere, per non pensare…………..

Un’altra chicca del nostro sistema legislativo era anche quella che un obiettore di coscienza , non potendo fare il porto d’armi, non poteva neppure andare a caccia con il falco.

Da pochi mesi, tramite l’abolizione di alcune norme relative alle limitazioni poste agli obiettori, oggi, se ha voglia di darsi da fare, l’obbiettore può far volare i falchi a caccia.

Amedeo Traverso

www.lacaccia.net