Caccia in Sardegna, presto tante novità

RELAZIONE AL TESTO UNIFICATO N. 5-52-59 – Modifiche alla legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 – (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna)

Relatore: On. Artizzu

astoreLa Quinta Commissione ha approvato il testo unificato nella seduta dell’8 settembre.

Da alcuni anni, da parte del mondo venatorio sardo, è stata manifestata la esigenza di una revisione organica della disciplina della attività venatoria in Sardegna, con la partecipazione, il confronto e la condivisione degli agricoltori e degli ambientalisti.

Nel corso dell’istruttoria, la Commissione ha ritenuto opportuno audire sulle proposte di legge in esame i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, delle associazioni venatorie e delle associazioni agricole maggiormente rappresentative presenti sul territorio regionale.

Il testo approvato scaturisce da uno studio approfondito e dalla sintesi di tre proposte di legge (P.L. n. 5, P.L. n.52 e P.L. n.59) tutte dirette a modificare il testo vigente della legge regionale n.23 del 1998 rendendolo maggiormente aderente alle attuali esigenze del territorio regionale.

Una caccia moderna, responsabile, strettamente collegata alla scienza è ciò che la legge sarda dovrà, negli anni a venire, delineare e garantire, a tutela di una attività che è allo stesso tempo un significativo motore economico e un patrimonio di millenarie tradizioni che costituiscono a pieno titolo una parte della cultura del nostro popolo e nel riconoscimento della caccia come attività non solo non dannosa, ma anzi necessaria per una corretta gestione ambientale e per la salvaguardia della fauna selvatica.

pernice-sardaSi è avviato questo lavoro di revisione perseguendo alcuni principali obiettivi:
– chiarificazione del corpo normativo al fine di dare il più possibile “certezza del diritto” alla caccia e agli operatori del settore, al mondo ambientalista e naturalistico;

– possibilità per i cacciatori sardi di svolgere l’attività venatoria all’interno dell’intero ambito regionale a prescindere dalla provincia di residenza;

– definizione di una durata del periodo di caccia adeguata alle specificità del territorio;
– contenimento dei costi della gestione attraverso la razionalizzazione e la riduzione del numero di organismi deputati alla programmazione e gestione della caccia;
– potenziamento degli organi regionali di studio e consulenza in materia venatoria;

– maggiore coinvolgimento e responsabilizzazione dei soggetti interessati al bene ambiente.

Tra le numerose novità introdotte, assumono particolare rilievo quelle di seguito riportate.

– E’istituito l’Ambito unico territoriale di caccia, attraverso il quale sarà possibile effettuare una più razionale gestione della programmazione faunistica e dell’attività venatoria su tutto il territorio regionale e si consentirà ai cacciatori sardi, muniti di tesserino venatorio, di spostarsi liberamente all’interno della Regione senza barriere e complicazioni burocratiche e senza tasse aggiuntive, e, quindi, di esercitare l’attività venatoria nei luoghi ai quali ciascun cacciatore si sente più legato.

– Nell’ottica di una razionalizzazione e concentrazione delle competenze in materia faunistica, viene trasferita al Comitato regionale faunistico, che svolge già numerose, importanti funzioni di tipo deliberativo, consultivo e propositivo, la competenza alla gestione dell’Ambito unico territoriale di caccia, con particolare riferimento alla programmazione faunistica e all’organizzazione dell’esercizio venatorio al suo interno.

– E’ disposta un estensione del periodo di caccia a tutto il mese di febbraio, nella convinzione che, stante le peculiarità faunistiche, climatiche e territoriali della Regione Sardegna, tale scelta rappresenti un equo contemperamento tra le esigenze di tutela dell’ambiente e lo svolgimento dell’attività venatoria. Contestualmente, al fine di adeguare la normativa regionale a quanto disposto dalla legge quadro nazionale, si estende a tre giornate settimanali il limite entro il quale l’attività venatoria può essere consentita durante il periodo di apertura della caccia.

– Al fine di pervenire ad una disciplina compiuta della materia, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa comunitaria, viene introdotta una regolamentazione puntuale dell’istituto dei “prelievi in deroga”con una precisa individuazione dei presupposti e delle modalità di attuazione.

– Vengono attribuite all’IRFS diverse importanti competenze consistenti essenzialmente nell’emissione di pareri vincolanti ed indispensabili per la pianificazione faunistico-venatoria, in sostituzione di quelli fino resi dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica.

– Al fine di assicurare un più razionale utilizzo delle risorse disponibili per la gestione faunistica nonché lo snellimento delle procedure tecniche istruttorie di competenza delle province, è disposta la soppressione dei comitati provinciali faunistici. La modifica consentirà di destinare maggiori risorse ad attività quali il ripopolamento e i miglioramenti ambientali.

– Per quanto riguarda le Oasi permanenti di protezione faunistica e di cattura, si prevede che le stesse possano essere istituite esclusivamente in zone a protezione speciale (ZPS) all’interno di aree demaniali, così da evitare che, attraverso il moltiplicarsi di zone tutelate di varia natura, venga sottratta all’esercizio dell’attività venatoria una porzione troppo ampia del territorio regionale.

– E’ disposta l’istituzione presso ogni comune dell’anagrafe dei cacciatori residenti e la loro costituzione in comitati, i quali collaboreranno con i comuni nella realizzazione di interventi di tutela ed incremento delle fauna selvatica.

– Viene parzialmente rivista e aggiornata la normativa concernente l’attività venatoria nelle aziende agri-turistico-venatorie e l’abbattimento della fauna all’interno delle zone di addestramento e allenamento cani.

In considerazione della fondamentale importanza dell’attività di vigilanza svolta dalle guardie venatorie volontarie, è modificata la disciplina prevista per l’ottenimento della qualifica, così da semplificare la procedura e permettere un incremento del numero delle guardie venatorie presenti sul territorio.

– Si prevede l’introduzione della obbligatorietà della frequentazione di corsi di formazione, propedeutici all’esame di abilitazione venatoria, da parte degli aspiranti cacciatori.

– Sono presenti anche significative modifiche agli articoli che regolamentano gli strumenti e i mezzi utilizzabili per l’attività venatoria, in maniera tale da consentire la facoltà di utilizzare, anche in Sardegna, i fucili con la canna rigata, la munizione spezzata per la caccia al cinghiale, il falco , l’arco e la balestra.

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fonte: cacciapassione.com

Cos’è la falconeria

Falcone pellegrino
La definizione classica del termine falconeria è “il catturare prede nel loro ambiente naturale per mezzo di rapaci addestrati”.

Praticamente è quello che il rapace farebbe in natura. L’unica differenza tra un rapace da falconeria ed un rapace selvatico è che il primo ha imparato ad accettare il falconiere come un suo collaboratore nella caccia. Il falconiere non insegna al rapace né a cacciare né a uccidere né a volare, queste sono tutte cose che il rapace fa già per suo istinto e sono scritte nel suo DNA. Bensì il falconiere si limita ad insegnare al rapace a stare con l’uomo rispondendo ai suoi richiami, e dà al rapace la possibilità di fare esperienza e plasmare con l’esperienza la sua tecnica di caccia e le sue performances di volo. Il falconiere è, inizialmente come un genitore per il suo falco e successivamente come una specie di “cane da caccia” che stana le prede per il falco. E’ responsabilità del falconiere trovare terreni idonei e con prede idonee al suo rapace. La falconeria vera non è il solo tenere un rapace in cattività, è compito del falconiere quello di far volare libero l’animale e permettergli di cacciare nelle migliori condizioni (anche di sicurezza!). Come vedremo in seguito infatti gli unici due modi (legali ed eticamente corretti) in cui l’uomo può tenere rapaci in cattività sono o di addestrarli e quindi farli volare liberi oppure di usarli per riproduzione (e quindi in coppie). La falconeria moderna possiede varie sfaccettature per cui alla figura del falconiere classico che pratica la caccia col falco si sono aggiunte anche altre figure di falconieri (il professionista per esempio oppure il falconiere non cacciatore).

1)Falconeria classica (caccia con il falco)

La falconeria classica è definita come “l’arte di addestrare i rapaci nobili allo scopo di cacciare prede selvatiche”. Questa è la disciplina che richiede più tempo, più spese, più impegno, ma forse, anche, quella che da più soddisfazioni. A sua volta la caccia con i rapaci addestrati si distingue in varie categorie sia in funzione delle prede sia 1) in funzione del rapace utilizzato e sia 2) in funzione delle prede o 3) in funzione dell’ambiente:

1) Classificazione in base ai rapaci usati per la caccia:

a) Caccia d’alto volo: vengono utilizzati i Falchi di grossa taglia (Pellegrini, Lanari, Sacri, Girfalchi, Ibridi ecc)

b) Caccia di basso volo: praticata soprattutto con gli Accipiter (Astore, Sparviere per es).

c) Caccia con le Poiane: come la poiana di Harris, la Poiana Codarossa ecc

d) Caccia con i piccoli Falchi: come ad esempio il Gheppio comune, il Gheppio americano o lo Smeriglio

e) Caccia con le Aquile

f) Altri tipi: caccia con i gufi reali per es.

2) Classificazione in base alle prede:

1) Fagiani e starne

2) Anatre

3) Corvidi

4) Pelo (Lepri, Conigli, Minilepri)

5) Piccoli Passeriformi

Ogni tipo di preda può essere cacciata con vari tipi di rapace in funzione dell’ambiente. Per es. il fagiano in bosco può essere cacciato con l’Astore (Basso volo) e in radure aperte può essere cacciato con il Pellegrino (Alto volo).Le Aquile non vengono usate a caccia, almeno in Italia, perché il loro uso venatorio è troppo complicato a causa delle restrizioni legislative e delle prede proibitive (volpi e grossi ungulati). La caccia di basso volo è sicuramente la più soddisfacente, in essa il rapace viene usato come un proiettile “intelligente” cioè che insegue la preda ovunque essa vada. I rapaci classici impiegati in questo tipo di caccia sono quelli tipici dei boschi, gli Accipiter, ali corte e coda lunga per manovrare agevolmente tra la vegetazione (Astore e Sparviere) ma possono essere usati anche il gheppio americano, il gheppio comune, lo smeriglio ed ibridi con lo smeriglio. Essa è dunque una caccia di inseguimento. Si cammina in cerca della preda, e in questo caso l’ausilio del cane è indispensabile, e una volta avuto il contatto e individuata la preda, che a sua volta avrà individuato noi e quindi sarà in fuga, si lancia il rapace in inseguimento. Per grosse prede quali conigli, lepri, fagiani e starne si usa l’Astore, per prede più piccole come le quaglie o i piccoli passeriformi si usa lo sparviere oppure lo smeriglio. Alla caccia vera e propria con i rapaci di solito si avvicinano persone che sono già cacciatori e quindi si trovano meglio con la caccia di basso volo. La caccia di alto volo invece consiste nel lanciare prima il falco in volo e successivamente dedicarsi alla ricerca della preda. E’ da notare che il falco non può stare in volo troppo tempo (più di mezzora) e dunque è importante, per questo tipo di caccia avere a disposizione zone ricche di selvaggina, zone che consentano di trovare in breve tempo la preda e involarla per farla abbattere dal falco. Gli accipiter nella caccia d’alto volo non possono essere utilizzati perché non hanno la struttura idonea a rimanere in alto volo per così tanto tempo. I falchi sono i migliori per questo utilizzo. Poiane ed aquile possono volteggiare anche per più tempo rispetto ai falchi ma le loro picchiate lasciano a desiderare e dunque non sono idonee all’abbattimento in volo della selvaggina pennuta. Una forma intermedia di caccia è la caccia ai Corvidi (cornacchie, gazze), che può essere effettuata sia con Astore e Sparviere, sia con falchi (di solito ibridi). E’ una forma intermedia molto interessante perché queste prede (i corvidi) sono oggi abbondanti ovunque e perché anche a livello legislativo si hanno pochissime restrizioni nella pratica di questo particolare tipo di caccia. Dunque la caccia ai corvidi è un’ottima alternativa sebbene impegnativa ma sicuramente più che eccitante per chi non ha la possibilità di recarsi a caccia in zone ricche di selvaggina “pregiata” cioè da carne (fagiani, lepri ecc.). Infine abbiamo la caccia con le poiane. La poiana più utilizzata è quella di Harris (Parabuteo unicinctus). E’ una specie americana che negli ultimi anni ha avuto una esplosione come rapace da falconeria. Ma possono essere utilizzate con successo anche altre specie di poiane (codarossa, ferruginosa, comune) sebbene l’harris sia la specie più indicata. La tecnica di caccia delle Poiane è un intermedio tra il basso e l’alto volo, cacciano in appostamento e poi inseguono la preda, l’appostamento può anche essere “aereo” cioè il rapace volteggia (sfruttando l’ampia apertura alare) in attesa di scovare della selvaggina. Alcuni falconieri dicono che gli Harris sono ottimi cacciatori altri invece negano. Per la poca esperienza che io ho con questo rapace, posso dire che avendoli visti cacciare sono animali molto lenti involo e dunque poco idonei a cacciare selvaggina veloce in inseguimento. Il loro punto forte è l’agguato e l’intelligenza. Sono predatori eclettici in grado di catturare virtualmente qualsiasi tipo di preda (ho visto catturare nutrie, serpenti, carassi!) ma proprio per questa loro eterogeneità sono poco idonei a caccia a della selvaggina specifica quali i fagiani (che è meglio far catturare agli astori in bosco e ai falchi nelle radure). Ultime due importantissime considerazioni da fare: il porto d’armi ed il cane. Essendo il falco considerato un arma da caccia dall’attuale legge 157 italiana, è necessario avere il porto d’armi e la licenza di caccia per andare a caccia con i rapaci. Questo un importante fattore da considerare sia per il tempo che ci vuole per ottenere questi documenti, sia per la spesa ( un paio di milioni) sia per eventuali problemi dovuti all’impossibilità di prendere il porto d’armi (per es. per obiettori di coscienza ecc.). Il cane infine: praticamente un cacciatore che si rispetti non può non avere il cane, anche perché senza questo fondamentale ausiliare non si riuscirebbe a scovare la selvaggina. L’uso del cane è dunque necessario ed irrinunciabile! Gli unici 3 tipi di caccia praticabili senza cane sono: caccia con l’harris a selvaggina varia (quello che l’harris stesso riesce a trovare), caccia ai corvidi e caccia con sparviere o smeriglio a piccoli passeriformi. Ma i risultati sono comunque scarsi se si ambisce a selvaggina di valore come fagiani, starne, lepri o quaglie.

2)Falconeria alternativa

Come detto in precedenza la falconeria alternativa riguarda tutta una serie di tecniche che mirano a dare la possibilità di praticare la falconeria anche in condizioni classicamente non idonee. Intanto non si va a caccia e dunque non è necessario né il porto d’armi né la licenza di caccia, nè tanto meno i cani. E questo è un grosso vantaggio. Sono varie le forme che può assumere questo tipo di falconeria. Si va dai semplici voli al logoro al volo al pallone aerostatico o all’aquilone e alle passeggiate per campi e prati con rapaci liberi al seguito e successivi richiami a pugno e logoro. Il tutto senza l’uso di prede vive e senza atteggiamenti venatori. Il volo con i gufi (guferia) rientra in questa categoria sebbene si tratti di rapaci notturni e non diurni. Vediamo nel dettaglio le varie tipologie:

1) Voli al logoro: Il logoro può essere usato in vari modi in base al rapace utilizzato. Può essere utilizzato al “traino” nel caso di aquile, poiane e rapaci notturni di grossa mole, ed in questo caso va ad assomigliare ad una lepre o coniglio. Può essere utilizzato facendolo roteare in aria invece per i falconi che lo inseguono appunto in volo (le così dette “passate al logoro”). In entrambi i modi, comunque il volo al logoro è spettacolare (per questo è molto usato negli spettacoli di falconeria).

2) Volo al pallone e all’aquilone: Il meccanismo di base è uguale per entrambi, cambia solo il mezzo aereo. Viene sospeso in aria un boccone di carne, ad altezze variabili (col pallone fino anche a 300 mt di altezza, con l’aquilone un po’ meno) e si addestra il falco ad andare a prendere il boccone fin lassù. Anche questo tipo di volo è spettacolare e di grande soddisfazione per il falconiere. Da notare che sia i voli al logoro che quelli a pallone o aquilone richiedono piccoli spazi per essere eseguiti e questo è un grosso vantaggio per chi non possiede a tiro zone idonee di volo. I rapaci più utilizzati sono i Falchi e loro ibridi

3) Le passeggiate con rapaci liberi al seguito infine, simulano una azione di caccia, ma non si fa caccia vera. Per questa attività si possono usare tutti tipi di rapaci, tra i quali ci sarà chi vi verrà appresso da ramo a ramo come i gufi o con piccoli svolazzi anche gli Harris ma anche i falconi possono essere addestrati a seguire il falconiere in volo (volo d’attesa) e poi essere richiamati al pugno o al logoro.

Le tecniche alternative di falconeria, in conclusione offrono ampie possibilità di pratica nelle condizioni più disparate permettendo di fare falconeria sempre e ovunque. Ma anch’esse, comunque, richiedono un certo impegno di tempo, soldi e spazio, fattori che verranno di seguito analizzati.

3)Falconeria professionale

Oggi il falconiere non è più solo un appassionato che pratica questa arte nel tempo libero. Il falconiere è divenuto una figura professionale di tutto rispetto e a tutti gli effetti. Le applicazioni della falconeria a livello professionale (dunque con un ricavo economico) sono principalmente 2 che descriveremo di seguito:

1) Bird-control:

Molti studi scientifici hanno dimostrato che i rapaci addestrati sono una delle migliori tecniche per allontanare gli uccelli nocivi dalle aree da essi disturbate quali aeroporti, discariche, monumenti urbani ecc. Al giorno d’oggi ci sono decine di falconieri in tutto il mondo che praticano il bird-control a mezzo falchi come professione e anche le autorità sembrano molto più disponibili da questo punto di vista. Praticare il bird-control, però, non è così facile. E’ necessario possedere diversi anni di esperienza prima di potersi dedicare a questa disciplina; vengono infatti utilizzate diverse specie di rapaci per poter affrontare tutte le situazioni che si possono presentare: si usano gli Harris per lavorare in ambienti molto ristretti e ostici, si usano gli Astori per allontanare volatili di grossa dimensione, e i falconi per liberare i cieli o fare il “grosso” del lavoro di allontanamento.

2) Spettacoli e didattica:

Anche l’uso dei rapaci per gli spettacoli e la didattica è sempre più richiesto negli ultimi anni, ed anche in questo caso ci sono centinaia di falconieri in tutto il mondo che vivono lavorando esclusivamente in questo campo. Come per il bird-control anche l’uso dei rapaci per spettacoli non è così semplice, e al falconiere sono richiesti diversi anni di esperienza. Anche in questo caso il falconiere che lavora con gli spettacoli deve essere preparato a gestire più rapaci di diverse specie, dai gufi alle Aquile ai Falchi.

4)Guferia

Ottima alternativa ai rapaci diurni sono i rapaci notturni. E i motivi sono tanti. Vi prego durante la lettura del manuale di non saltare a piè pari il contenuto di questo capitolo, perché forse è proprio quello che fa al caso vostro. Negli ultimi anni, infatti, si sta osservando una notevole diffusione dei notturni tra i falconieri, che si dilettano con loro in alternativa ai rapaci diurni. Ha contribuito molto anche il film di Harry Potter, ma i motivi della diffusione degli Strigiformi in cattività o per addestramento sono altri e ve li illustro direttamente qui di seguito:

1) Costi: i rapaci notturni sono molto economici rispetto ai rapaci diurni, proprio perché più facili da riprodurre e meno richiesti per la falconeria classica

2) Spazi: richiedono spazi ridotti a parità di dimensioni rispetto ai diurni in quanto sono animali molto passivi che passano il 90% del loro tempo giornaliero a dormire o comunque appollaiati su un posatoio

3) Impegno e tempo: una volta addestrati è molto difficile perderli perché non essendo grandi volatori non si allontanano mai dal punto di perdita di contatto; andranno a posarsi al primo posatoio idoneo che capiti loro sottotiro. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, non sarà necessario e obbligatorio farli volare spesso e, addirittura, potranno essere tenuti in casa alla stregua di altri comuni animali domestici (cani, gatti) senza bisogno di addestrarli.Unico lato negativo: proprio a causa di questa loro passività i rapaci notturni sono un po’ più difficili da addestrare rispetto ai diurni, ma con le adeguate tecniche si otterranno anche buone garanzie di risultato.In conclusione l’addestramento dei rapaci notturni è sia un ottimo tirocinio prima di passare ai diurni, sia un’ottima alternativa per chi ha problemi di soldi (costano poco), di spazi (richiedono poco spazio) o di tempo (non è assolutamente necessario farli volare spesso, possono essere fatti volare liberi anche solo una volta alla settimana), e anche come spazi di volo le richieste sono minime.Io di solito, a chi ha poca esperienza con animali in cattività, consiglio come primo rapace proprio un notturno per il basso costo e la facilità di allevamento, sebbene più difficile da addestrare infatti esso comunque consentirà di formarsi la necessaria esperienza pratica prima di passare al rapace diurno per la falconeria propriamente detta. Un barbagianni per esempio per chi ha poco spazio è l’ideale, ha un costo che non deve mai superare le 400 mila lire (200 euro) ed è un rapace graziosissimo e docilissimo, facile da allevare e, possiamo anche dire, facile da addestrare, vista la ridotta mole, sebbene proprio a causa della mole si debba stare molto attenti durante l’addestramento.

5)Rapacicoltura

Con la riproduzione in cattività cambiamo radicalmente argomento rispetto alle tre metodiche viste sopra. In questo caso non si tratta di addestrare rapaci ma di mantenerli in cattività (allevamento) e riprodurli. Per chi non ha il tempo o le possibilità di impegno o gli spazi necessari all’addestramento dei rapaci, la riproduzione in cattività è sicuramente un’ottima alternativa oltre che una eccellente porta aperta verso la falconeria poiché permette di farsi una notevole esperienza e, perché no, di avere sempre una fonte continua di rapaci da utilizzare e dunque avere meno problemi economici se si perde un rapace o se muore. Aggiungerei anche che se ben fatta e ben gestita, la riproduzione in cattività dei rapaci ha anche un importantissimo ruolo nella conservazione delle specie e può dare degli ottimi guadagni, per chi è interessato a questo aspetto economico. Per quanto riguarda invece la riproduzione in cattività dei rapaci le cose sono più semplici. Questa attività tra quelle relative ai rapaci in cattività (falconeria, guferia, rapacicoltura) è infatti la più semplice: in pochissime parole l’iter è costruire la voliera, metterci dentro una coppia e dargli da mangiare. Basta avere delle semplici basi di allevamento di altri animali e uccelli ed un minimo di esperienza ed il gioco è fatto. Certamente anche per la riproduzione in cattività dei rapaci si devono obbligatoriamente prima acquisire delle informazioni sulla specie che si sta andando ad allevare. Tali informazioni comunque possono essere reperite con facilità sia attraverso i libri sia dall’allevatore stesso presso cui si acquista la coppia. Se poi è nostra intenzione perfezionarci, utilizzare le tecniche avanzate o allevare specie complicate il necessario bagaglio di conoscenza verrà acquisito con l’esperienza, con i contatti con altri allevatori e con la lettura e lo studio di testi più approfonditi (che però purtroppo, raramente si trovano in lingua italiana).

Le forme di caccia con il falco sono principalmente 2: alto volo e basso volo;

1)Alto volo

La caccia d’alto volo viene praticata con rapaci appartenenti al genere Falco ed in particolare con i più “altani” (cioè specie che generalmente volano e cacciano a grandi altezze) come il Falco Pellegrino, il Girfalco e gli Ibridi. Esteticamente l’alto volo è molto più affascinante rispetto al basso volo, poichè consente al falconiere di assistere ad uno spettacolo piuttosto lungo e senza ostacoli alla vista. A differenza della caccia di basso volo, infatti, tutta l’azione di volo e caccia ha una durata maggiore nell’alto volo e avviene a cielo aperto, senza ostacoli alla vista. Il falconiere libera il cane sul terreno di caccia e quindi si muove a piedi seguendo gli spostamenti del cane fin quando esso non va in ferma; a questo punto il falconiere scappuccia il falco e lo lancia in volo: è importante quindi sia che il cane tenga bene la ferma per qualche minuto e sia che il falco riesca ad alzarsi in volo ad una altezza sufficiente in breve tempo; quando il falco è in posizione ben alta e pronto, il falconiere dà il segnale al cane di far involare la preda; a questo punto il falco si lascia andare in una picchiata ad alta velocità che termina con una “stoccata” con cui il falco colpisce la preda in aria lasciandola cadere tramortita o morta a terra. Non sempre il falco riesce a fare una picchiata a goccia ad alta velocità, ma può catturare la preda in una “scivolata”, cioè una picchiata ad ali semiaperte e in direzione obliqua. La percentuale di successo nella caccia d’alto volo dipende dalla bravura del falconiere nell’addestramento del proprio falco e nella gestione dell’azione di caccia, dalla bravura ed esperienza del cane e del falco ma anche dall’esperienza della preda; tutte le prede hanno infatti delle innate capacità antipredatorie che permettono loro di evitare i predatori durante un attacco: le anatre per esempio hanno un volo estremamente rapido e veloce e sono in grado di scartare rapidamente cambiando direzione in modo repentino, esse inoltre tentano di rifugiarsi appena possibile al suolo in mezzo alla vegetazione per evitare di essere catturate dal predatore; i fagiani spesso restano congelati al suolo e preferiscono correre a terra piuttosto che involarsi. Spesso quindi si ritorna a casa a mani vuote ma con tanta adrenalina perchè nella falconeria ciò che conta è il rapporto tra il falco e il falconiere e la vita all’aria aperta, e già il solo osservare il proprio falco volare alto e tentare una cattura a un selvatico da un posto in prima fila come quello del falconiere dà delle emozioni straordinarie.

2)Basso volo

Secondo le definizioni classiche della falconeria ai rapaci di basso volo appartengono fondamentalmente due sole specie, l’Astore e lo Sparviere, entrambi del genere Accipiter. Oggi però nuove specie di rapaci vengono usate per la falconeria, come le poiane (Harris, Codarossa, Comune) e, nel gergo dei falconieri italiani, anch’esse rientrano nella categoria dei rapaci di basso volo; per essere più precisi però bisogna dire che i veri rapaci da basso volo sono solo l’Astore e lo Sparviere, poichè la tecnica di caccia delle Poiane è leggermente differente; per questo motivo, per esempio, gli inglesi non distinguono tra rapaci di alto e basso volo ma tra rapaci dalle ali lunghe (longwings, che corrispondono ai nostri rapaci d’alto volo, cioè i Falchi), rapaci dalle ali corte (shortwings, che corrispondono ai nostri rapaci di basso volo, cioè Astore e Sparviere) e rapaci dalle ali grandi (broadwings, cioè le Poiane). Nel basso volo l’azione di caccia si svolge in modo fulmineo, una volta sul campo, quando il cane ferma una preda il falconiere lancia il rapace direttamente dal pugno all’inseguimento diretto della preda; generalmente questa tecnica di caccia viene usata in ambienti boscosi e ricchi di vegetazione, habitat tipici dei rapaci utilizzati (Astore e Sparviere) e dove essi possono garantire i migliori risultati; quindi l’azione di caccia si riduce a pochissimi secondi e spesso la vegetazione chiude la vista al falconiere che non riesce a seguire tutta l’azione di caccia. Le Poiane non sono propriamente dei rapaci di basso volo, esse hanno ali troppo grandi e non sono adatte a partire dal pugno in inseguimento diretto, o comunque, in questa circostanza, non hanno la stessa accelerazione bruciante degli Accipiter.Le Poiane cacciano in natura da appostamento o sfruttando il volo esplorativo in termica, lanciandosi poi in scivolate di inseguimento molto veloci, e solo raramente in inseguimenti in volo battuto. Le poiane di Harris cacciano in gruppo (l’Harris è l’unica specie di rapace sociale) e dunque bilanciano la loro lentezza con una caccia cooperativa in cui più individui collaborano insieme per cercare, stanare e catturare la preda. Astore e Sparviere invece possiedono tutta una serie di adattamenti per la caccia in ambienti chiusi, ricchi di vegetazione, sono quindi tipici rapaci “da bosco”; in natura è possibile spesso osservare sia l’Astore che lo Sparviere anche volare molto alti alla ricerca di prede o per spostarsi da una zona di caccia ad un’altra sfruttando le correnti termiche, ma la loro azione di caccia si svolge quasi sempre a pochi metri dal suolo, con un inseguimento ed attacco diretto delle prede; questi rapaci hanno ali molto corte e larghe che consentono loro ampia manovrabilità tra la vegetazione (immaginatevi un pellegrino che vola tra gli alberi con le sue lunghissime ali…avrebbe non poche difficoltà ad evitare gli ostacoli e a passare tra i rami); possiedono una lunga coda che garantisce elevata manovrabilità anche in spazi molto ristretti ed infine possiedono un sistema nervoso ad altissima velocità; e proprio il sistema nervoso molto particolare di questi rapaci li rende particolarmente “difficili” da gestire per il falconiere. Immaginate uno Sparviere appollaiato in appostamento su un ramo all’interno di un bosco, ad un certo punto, dalla fitta vegetazione spunta un pettirosso, ignaro della presenza del predatore: lo Sparviere deve individuare, identificare, lanciarsi in un attacco diretto e catturare la preda nel minor tempo possibile per non perdere l’occasione, ciò perché tra la vegetazione una preda (come il pettirosso di questo esempio) può apparire e scomparire molto rapidamente tra i rami e le foglie; ecco quindi che il sistema nervoso degli Accipiter funziona ad elevata velocità, essi non hanno tempo per “pensare” (sono l’opposto degli Strigiformi) ma devono agire d’istinto ed in tempi brevissimi! dal momento in cui le cellule della retina (coni e bastoncelli) dello Sparviere ricevono il segnale visivo e lo trasmettono all’encefalo che lo elabora e riconosce che quella è una preda, al momento in cui il cervello stesso invia il segnale elettrico ai muscoli del volo, passano pochi millesimi di secondo! Questa particolarità rende gli Accipiter particolarmente ostici da gestire in falconeria: sono rapaci nervosi, spesso incostanti, si agitano facilmente e si traumatizzano altrettanto facilmente. Ma la caccia di basso volo con gli Accipiter è la forma di falconeria che garantisce i migliori risultati e difficilmente il falconiere a caccia con uno Sparviere o un Astore tornerà a casa con il carniere vuoto.

Paolo Taranto

Caccia con l’Astore, Avventura venatoria di caccia alle starne col rapace

A caccia col rapace: L’esperienza di Vittorio a caccia di starne con un astore. Caccia antica e rispettosa della natura, una volta conosciuta non la si dimentica tanto facilmente visto che al ritmo dell’uomo sostituisce il più pacato e piacevole ritmo della natura.

astore_rapaceNon mi ricordo nemmeno bene la trama e il titolo del libro che ho letto molti anni fa, quando ancora ero ragazzo. Quel che ricordo bene è che il protagonista viveva in simbiosi con il suo rapace che lo aiutava come un fedele segugio, forse anche meglio, durante le fasi di caccia. Mio padre questo genere di attività venatoria non l’ha mai praticata, e temo non se ne sia mai fatto un cruccio e pure io ho messo presto da parte il mio sogno, visto che non è così semplice avvicinarsi all’attività. Ci vuole dedizione, pazienza e soprattutto professionalità: il fatto è che qualche mese fa, a cena a casa d’amici, ho conosciuto il marito di una buona amica di mia moglie. Ero preparato a una serata noiosissima, e lui pure, ma ad un tratto abbiamo scoperto d’avere in comune la passione per la natura, per la caccia e per le giornate da vivere all’aria aperta.

Tra una portata è l’altra mi confessa che lui di recente, stanco della solita caccia, è passato a quella con un rapace. Strabuzzo gli occhi: dopo 7 anni di matrimonio la prima cena in cui conosco un uomo interessante. Manco a dirlo mi invita il mese successivo a partecipare ad una giornata di caccia con rapace, tanto per farmi un’idea in che cosa consista per davvero, perché me lo dice chiaramente, ne parlano in tanti, ma in pochi sanno per davvero come funzioni. Il giorno arriva, e raggiunto il luogo mi accorgo fin da subito, ospite di un cascinale perso nel nulla ma curatissimo, che chi pratica questo genere di caccia ha un rapporto con l’ambiente, con la natura e con la caccia totalmente differente. Sembrerà scontato, ma quella mattina ho avuto idea d’essere stato trasportato in un’epoca lontana: tutto merito della campagna bresciana, raggiunta da pochi che preferiscono abbandonare la macchina per dedicarsi interamente alle passeggiate. Ci ospitano due fratelli che hanno scelto di trasformare il cascinale in un bellissimo agriturismo aperto solo durante la bella stagione: coltivano i campi, allevano animali, raccolgono legna, conoscono i boschi e quando il tempo lo consente vanno a caccia con i propri rapaci: il carniere non è l’obiettivo di Giovanni e Giacomo, quel che conta è la mattinata all’aria aperta che trascorrono. Mi predispongo alla nuova situazione, rallento il ritmo e seguo la compagnia: ci sono i due fratelli, Antonio, il mio nuovo amico, io, e il bosco. Bello penso, bello davvero: qui sì che ci vorrebbe una macchina fotografica! Ce l’ho pure a portata di mano, ma evito di tirarla fuori per non sembrare un ragazzetto in gita scolastica.

caccia_astoreIl dintorno merita una seppur breve descrizione: i prati verdi e vigneti incontrati durante il nostro arrivo sono oramai un ricordo: mentre ci immergiamo in un bosco di roverelle e castagni immagino che questo bosco sia casa di cinghiali, cervi, caprioli, e daini e la conferma me la danno le orme lasciate qua e là, alcune più vecchie di altre.

Improvvisamente uno dei due fratelli mi chiede il perché di questa mia nuova passione e io inizio a raccontargli dei miei sogni da ragazzo, sorride. Evidentemente è una storia che ha già sentito. Mi consiglia di leggere anche la Bibbia dei falconieri, il trattato “De Arte Venandi Cum Avibus”, che seppure datato, rimane il saggio di riferimento per i cultori del genere: d’altronde la falconeria non è cambiata poi troppo, mi confessa.

Per quanto sia fine febbraio, il freddo concede tregua e la giornata è insolitamente tiepida e senza grossa fatica raggiungiamo il luogo di caccia prescelto dai due fratelli: è una piccola altura circondata ancora una volta da campi coltivati in cui pare non manchino le starne. Il cane fin ora silenzioso inizia a far sentire la propria presenza: con noi c’è un bellissimo setter inglese, tipicamente colorato di bianco e di arancio e sul luogo incontriamo un favoloso rapace che ci aspettava nella casa di caccia poco distante dal nostro punto di partenza. Avrei giurato fosse un falco e invece no, è un astore: un animale dotato di un’eleganza e di una pacatezza che ti lascia a bocca aperta. Questo tanto per far capire quanto ancora ho da imparare sull’argomento.

caccia_rapace_astoreE’ Giacomo ad avvicinarlo e indossare il classico guanto di cuoio per proteggersi il braccio dagli artigli del rapace, delle vere e proprie armi improprie. Nemmeno lo assicura: ritiene sia meglio che Alfredo (così lo ha chiamato) sia libero di involarsi qualora notasse la frullata di un selvatico. Mi sorprende la fiducia che esiste fra uomo e astore: questa giornata inizia a piacermi sempre di più e non siamo nemmeno entrati nel vivo.

Ci spiega che Alfredo è relativamente piccolo, se paragonato con le femmine della sua specie, decisamente più grandi e giustifica il dimorfismo della specie con la possibilità dell’uno e dell’altro di cacciare specie differenti: questo è un modo niente male per garantire la sopravvivenza della specie. Dopo qualche carezza al piumaggio di quell’eroe dei cieli, che pare possa vivere in cattività per almeno 15 anni se non 20, ci incamminiamo. Il setter dopo pochi minuti inizia la sua azione di cercatore: ha chiaramente individuato qualche preda e anche Alfredo, fino ad ora pacatissimo, inizia a partecipare alla caccia, allungando il suo collo e sollevando il becco adunco; eppure non tira fuori un fiato il cacciatore alato. Giacomo favorisce la sua visuale alzando il braccio, ma è un falso allarme: le starne sono davvero troppo lontane.

astore_cacciaIntanto Giacomo continua a parlarci di Alfredo e della tecnica di caccia dell’astore che differentemente dagli sparvieri e dai falconi è dotato di ali più corte: tutto va a vantaggio della specie visto che possono volare basso e anche fra la fitta vegetazione.

Quando il setter individua nuove potenziali prede tutti ci fermiamo: siamo poco distanti da alcuni rovi e da una stradina sterrata, il cane come una saetta la supera e in men che non si dica percepiamo un frullo improvviso: per la prima volta nella mia vita durante quella fase delicata, l’interesse non è stato rivolto tanto al selvatico, quanto all’ausiliare. Lo show di Alfredo comincia presto: scatta come una freccia gettandosi sui volatili scomparendo momentaneamente dal nostro campo visivo. Si sentono solo rumore d’ali e grida.

“E bravo Alfredo!” grida Giacomo che è il primo a ritrovare l’astore che ha fra gli artigli la starna. Grida come un pazzo e strappa qualche piuma e qualche piccolo brandello di carne con il suo becco. Giacomo lo lascia fare, perché ci spiega, lui caccia per mangiare ed è giusto che la sua fatica venga ricompensata, ma non gli lascia rovinare la preda, bensì gli offre una carcassa che si è portato dietro.

Guardo la scena pienamente soddisfatto: i ritmi rispetto alla caccia classica sono decisamente diversi, più a misura di natura e meno d’uomo. Quel che conta è che tutti abbiamo la possibilità di goderci per davvero la giornata. Comprendo finalmente la necessaria simbiosi fra cane e rapace e il legame che esiste fra i due e il cacciatore. L’astore in questo caso è quello che per molti cacciatori è il fucile!

Manco per un momento percepisco quell’ossessiva voglia di riempire il carniere: piuttosto dopo un oretta ci rimettiamo in cammino verso la base, dove ci attende un buonissimo pranzo a base di specialità del luogo e vino che scioglie le ultime diffidenze. Dopo poche ore di conoscenza davanti alla tavola siedono 4 buoni amici uniti da questa antica forma di caccia, che una volta provata è impossibile non amare.

fonte: cacciapassione.com