Caccia in Piemonte: apertura il 29 settembre!

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Piemonte: C’è il calendario per la caccia.
La caccia in Piemonte prende il via il 29 settembre come previsto

La giunta regionale ha deliberato oggi il nuovo documento accogliendo le osservazioni del Tar
antonella mariotti

Fine della pace per gli animalisti: la giunta regionale del Piemonte ha approvato il nuovo calendario venatorio, documento che ha ottenuto dall’Ispra parere pienamente favorevole e che accoglie i rilievi formulati dal Tar del Piemonte.

La stagione venatoria 2013/2014 avrà inizio il 29 settembre 2013.

La sentenza del Tar nei giorni scorsi aveva bloccato i fucili in tutta la Regione, comprendendo anche la caccia selettiva alle specie considerate “nocive”, ora per le associazioni contro l’attività venatoria è tutto da rifare.

Per quanto concerne l’addestramento dei cani, il prelievo selettivo degli ungulati e la caccia alle specie migratorie da appostamento temporaneo (ove prevista), l’attività riprenderà già sabato.

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Caccia, italiani favorevoli ad un’attività venatoria regolamentata

controllo venatorio

L’indagine demoscopica di Astra Ricerche conferma come la maggioranza degli italiani, il 56% in crescita del 3% rispetto al 2010, è favorevole alla caccia normata e regolamentata. Questo il più importante dato emerso dalla ricerca commissionata da CNCN, FACE Italia e Arcicaccia al sociologo Enrico Finzi e presentata giovedì 12 settembre alla Camera dei Deputati

Caccia, italiani favorevoli ad un’attività venatoria regolamentata

cani da cacciaIl 56% degli italiani è favorevole all’attività venatoria regolamentata e normata, con una crescita del 3% rispetto al 2010. Questo il dato più importante emerso dall’indagine demoscopica “Gli italiani e la caccia” realizzata dal sociologo Enrico Finzi di Astra Ricerche e presentata giovedì 12 settembre nella sala stampa della Camera dei Deputati. Si tratta della seconda ricerca di questo tipo in tre anni e si conferma, con oltre 2000 interviste, come la più ampia e approfondita svolta in Italia sulla caccia, come voluto fortemente dai committenti: CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura), associazioni venatorie riunite in FACE Italia (Federcaccia, LiberaCaccia, Enalcaccia, Anuu Migratoristi) e Arcicaccia.

I DATI ‐ I dati mettono in luce una netta crescita generale degli indicatori favorevoli alla caccia, a cominciare dalla tipologia ad hoc per gruppi che vede salire al 56% gli italiani favorevoli alla caccia nel nostro Paese (nel 2010 questa analisi si fermava al 53,2%). Più moderata ma sempre significativa la crescita dei “vicini” all’attività venatoria: gli amici dei cacciatori o comunque i cittadini in qualche modo interessati da questa passione, salgono dal 48% al 49,2%. Importantissimo invece il dato sull’indice di favore sulla caccia, che vede un guadagno di favorevoli di circa 5 milioni di italiani, merito dell’attività di informazione e sensibilizzazione messa in campo dalle associazioni venatorie e dai cacciatori stessi e di una maggiore comprensione dei cittadini del reale ruolo dell’attività venatoria, della figura di chi la pratica e del suo forte radicamento e valore nel tessuto sociale ed economico italiano.

Non a caso i cacciatori raccolgono un favore maggiore rispetto all’idea generica di caccia, con quasi il 62% degli italiani che li apprezzano, sebbene non manchino alcune valutazioni critiche ‐ minoritarie – su alcuni aspetti del loro operato. Si conferma anche il dato sul fatto che i cacciatori italiani in realtà non sono tutti avanti con l’età, anzi sopra la media c’è la fascia tra i 25 e i 34 anni, residenti in particolare nei comuni medio‐piccoli.

Come nel 2010 è evidente la correlazione statistica assai forte tra la notorietà delle norme che regolano la caccia, il consenso per esse (quasi unanime negli italiani che le conoscono) e la buona valutazione dell’attività venatoria: coloro che si dichiarano ostili alla caccia risultano, infatti, assai meno informati della media e spesso completamente all’oscuro di come viene realmente praticata.

cacciatoriL’ANIMALISMO ‐ In occasione di questo studio sono stati analizzati anche temi non affrontati nel 2010, a partire dalla cultura animalista messa a confronto con quella ambientalista. Per quanto riguarda l’animalismo gli atteggiamenti degli italiani risultano non solo contrastanti ma anche spesso ambivalenti. La verità è che molti soggetti che si dichiarano animalisti al dunque non sono affatto ostili all’uccisione di animali a talune condizioni: 56% è favorevole se si tratta di ricavare alimenti per gli umani; il 49% se gli animali sono pericolosi perché aggrediscono gli umani o portano malattie; il 49% se servono agli scienziati per scoprire l’origine di certe malattie e trovare adeguate terapie; il 48% se gli animali appartengono a specie selvatiche non a rischio di estinzione ma anzi sovrabbondanti.

È stato esplorato pure il favore per le organizzazioni animaliste, approvate senza riserve dal 49% e criticate dal 51% (in due casi su tre con particolare virulenza), mentre le organizzazioni ecologiste godono di un consenso assai più ampio e in molti casi vengono ritenute indipendenti e migliori. Alla prova dei fatti mentre molti comportamenti legati a una migliore cura e attenzione per l’impiego sostenibile delle risorse naturali sono passati nell’uso comune degli italiani, l’animalismo appare invece indebolito da molti comportamenti incongrui e cioè dal fatto che l’81% degli Italiani mangia carne, l’80% pesce, il 27% dimostra di apprezzare la carne di selvaggina sotto diverse forme, per cui l’animalismo concreto e coerente non supera il 20% mentre l’ecologismo concreto è pieno e coerente per il 34% e comunque significativo per un altro 48%.

I dati dell’indagine di Astra Ricerche confermano ancora una volta come la caccia in Italia sia tutt’altro che in declino e, anzi, sia una opzione valida e sostenuta in particolare nei comuni medio‐piccoli, ovvero dalla realtà estranea ai grandi centri urbani, più vicina quotidianamente a quella natura verso la quale vorrebbero spesso tornare proprio i residenti delle metropoli e delle grandi città. Un tessuto solido, forte e vivo, fatto di piccoli centri e di campagne, cuore delle eccellenze paesaggistiche, agroalimentari, enogastronomiche e turistiche del nostro Paese. Un cuore che per continuare a battere ha bisogno dei cacciatori, li stima e li apprezza per il loro ruolo in difesa della natura e della cultura rurale.

Per questo il mondo venatorio ha deciso di prendere spunto da questa seconda ricerca per diffondere la conoscenza della caccia e del vero rapporto che essa ha con la nostra società. “Gli italiani e la caccia” diventerà dunque il riferimento per chi vorrà conoscere davvero questo mondo e la sua importanza per la difesa della biodiversità e la tutela dell’ambiente.

“Cruciale è sempre la questione dell’informazione sulla caccia. – ha commentato il sociologo Enrico Finzi di Astra Ricerche ‐ Questa analisi ha infatti confermato le previsioni, vedendo aumentare i consensi per l’attività venatoria proprio in corrispondenza di un aumento di conoscenza su come essa è praticata in Italia. Al di là di una parte della popolazione che odia la caccia e non l’accetterà mai, la partita si gioca sugli indecisi, tuttora in larga parte inconsapevoli dei rigidi limiti e delle numerose regolamentazioni imposti alla caccia. Quando il mondo venatorio – conclude Finzi – riesce a spiegare il senso e il perché della caccia allora gli italiani, in buona parte, sono pronti ad appoggiarla”.

Il mondo delle istituzioni, nazionali ed europee, si è deciso a sostenere questa attività di studio e ricerca su un fenomeno antico ma sempre molto discusso intervenendo in maniera massiccia.

Il Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo Paolo De Castro, impossibilitato ad essere presente, ha inviato un messaggio di stimolo e incoraggiamento. Il sen. Giuseppe Marinello, Presidente della Commissione Ambiente del Senato, ha preso la parola come relatore ringraziando le associazioni venatorie per gli sforzi fatti in questi anni per avvicinare le persone alla caccia. A seguire sono intervenuti l’on. LUCA SANI, Presidente Commissione Agricoltura della Camera e Walter Ferrazza.

Importante anche il contributo arrivato da Federparchi tramite il prof. Paolo Giuntarelli mentre significativa è stata la presenza in sala di: On. Ermete Realacci – Presidente Commissione Ambiente della Camera; Sen. Massimo Caleo – Capogruppo PD Commissione Ambiente Senato; Sen. Stefano Vaccari – Segretario Commissione Ambiente Senato; On. Susanna Cenni – Commissione Agricoltura della Camera; Antonio Morabito – Legambiente; Francesco Ciancalone – Coldiretti; Umberto Borrelli – CIA (Confederazione Italiana Agricoltura). Oltre a rappresentanti delle Istituzioni locali e delle Federazioni sportive iscritte al CONI.

Il Tar dice stop alla caccia In Piemonte

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Caccia in Piemonte: Nessuna apertura e fucili appesi al chiodo per tutti i cacciatori piemontesi poiché il Tar ha sospeso il calendario venatorio 2013/2014 della Regione Piemonte. Per gli Ambientalisti, “Una grande vittoria”.

Come ogni anno fioccano i ricorsi da aperte di focolai incompetenti ambientalisti, e come se nulla fosse gli viene data pure ragione. È stato il Tar a fermare tutte le Dopiette in Piemonte. Infatti secondo quanto stabilito non si sparerà più neanche per la caccia di selezione a cinghiali e caprioli, per intenderci. Con Ordinanza depositata in data odierna il TAR del Piemonte ha accolto tutti i rilevi avanzati dalle associazioni LAC Lega per l’abolizione della caccia e Pro Natura ed ha sospeso il calendario venatorio 2013-2014 nonché tutti gli atti ad esso collegati, compresi i provvedimenti riguardanti la caccia di selezione agli ungulati, la caccia della tipica fauna alpina, i criteri di ammissione dei cacciatori, i periodi di prelievo alle specie migratrici. Da oggi la caccia è ferma in tutta la Regione Piemonte e tutti i cacciatori dovranno restare fermi e i loro fucili appesi al chiodo.

IMG_3703Nulla di fatto per l’apertura generale della caccia prevista per il 29 settembre 2013, infatti la presente Ordinanza ha cancellato e sospeso il calendario venatorio Regione Piemonte.

Inaccettabile che da tale sospensiva siano potuti nascere commenti di esponenti locali del tipo.. “I cacciatori piemontesi sono invitati a sostituire il permesso di caccia con il tesserino dei funghi” ha commentato qualcuno. Le motivazioni all’origine del ricorso sono state tutte accolte dai giudici: mancanza del piano faunistico venatorio regionale, mancata effettuazione della valutazione d’incidenza ambientale, difetto di motivazione a superamento dei rilievi espressi dall’Ispra per la protezione di numerose specie. “La mancanza della legge regionale abrogata lo scorso anno al solo scopo di impedire il referendum regionale ha sicuramente giocato un ruolo determinante” ha dichiarato il Presidente della Sezione Piemonte della Lac Roberto Piana. “L’incapacità, la superficialità e la mancanza di rispetto delle regole poste a tutela della fauna selvatica caratterizzano la gestione regionale dell’attività venatoria dell’Assessore Sacchetto. Ora la Regione licenzi costui e ripensi a tutta la politica di tutela della fauna selvatica.”

Nel mirino finisce ancora una volta l’assessore alle Politiche Agricole di piazza Castello Claudio Sacchetto. Durissimo il comunicato del capogruppo Pd Aldo Reschigna: La sospensiva è l’ennesima dimostrazione della uperficialità e dell’insipienza con cui l’assessore Sacchetto affronta una questione così delicata per le numerose implicazioni correlate. Con il suo agire amministrativo scomposto e con la furbata della cancellazione della legge regionale sulla caccia, al posto di creare equilibrate certezze, Sacchetto ha portato una totale insicurezza nel comparto venatorio piemontese. Eppure, nonostante le numerose lezioni, procede imperterrito: da un lato ha formato un gruppo di lavoro per cercare una soluzione condivisa sulla nuova legge regionale sulla caccia; dall’altro lato, con un vero e proprio blitz agostano, ha richiamato in aula il disegno di legge varato dalla Giunta regionale e fortemente criticato. Ci sembra un modo schizofrenico di gestire la caccia, che meriterebbe da parte di Roberto Cota un atto forte, di fronte alla evidente inadeguatezza dell’assessore ad affrontare con equilibrio queste tematiche.
A stretto giro la risposta dell’assessore leghista che rassicura le doppiette: «La caccia non si fermerà, martedì presenterò in giunta la nuova delibera in grado di superare il problema».

Staremo a Vedere..

Pierfilippo Meloni
13.09.2013

fonte: cacciapassione.com