Raduno di falconeria 2013 in Austria

falconieri in austria

Sono da poco rientrato in Italia dal raduno internazionale di falconeria tenutosi il 25-26-27 ottobre in Austria, nei d’intorni di Vienna dalla OFV. Siamo stati subito accolti con simpatia anche perchè diversi italiani che hanno partecipato quest’anno lo avevano fatto anche negli anni scorsi quindi erano un po’ come a casa e qualcuno ha anche un soprannome del tipo “Harry Potter” oppure “il gondoliere” 😉 falconieri austriaci

La prima mattina abbiamo partecipato all’apertura della caccia con una cerimonia nella quale erano presenti suonatori di corno e un buon bicchierino di grappa locale. La cordialità tra tutti i falconieri, regna sovrana, mai toni fuori dalle righe, mai una parola di troppo. Ogni mattina, vista la quantità di falconieri presenti da mezza Europa, vengono fatti dei gruppi misti composti da falconieri di basso volo, alto volo, battitori e cinofili. Arrivati sul territorio di caccia ci spiegano che quando vediamo una lepre dobbiamo annunciarla gridando “hase” dopo di che il capocaccia deciderà chi dovrà volare. Ci raccomandano sempre di fare attenzione e di non lanciare  il falco di impulso per non creare stupidi incidenti. Decidiamo di battere un terreno coltivato a barbabietole da zucchero e ci disponiamo a rastrello ad una distanza di circa 3 metri  l’uno dall’altro. Le aquile, sono sempre disposte ai lati estremi per essere lanciate con un lunghissimo volo diretto sulla lepre. L’obiettivo è di passare al setaccio il caccia col falcoterreno fino a quando incontriamo la prima lepre. Ho il cuore in gola, la giornata è bellissima, il posto è mozzafiato, i falchi sono attenti e costantemente alla ricerca di qualcosa che si muove ai nostri piedi. Molti attacchi si susseguono nella giornata, molti voli buoni, alcuni rifiuti, nessuna fuga di rapaci. Alcuni astori sono davvero in condizione di volo eccezionale, denotano una consapevolezza della loro forza e una determinazione fuori dal comune con catture lontanissime e decise. Ho avuto modo di osservare anche le poiane coda rossa con voli diretti piuttosto potenti e lunghi, raggiungono la lepre, la ghermiscono per poi perderla immediatamente dopo. Sembrano incapaci a trattenere animali così grossi. La cosa si è ripetuta nei giorni seguenti. Abbiamo avuto modo di vedere in azione una giovane aquila di Bonelli, aquile reali, un paio di harris, falchi pellegrini, un girifalco bianco, un sacro e perfino un gufo reale! Se il rapace cattura la preda, tutto il gruppo attende aquiliereche il falco venga raggiunto dal falconiere il quale lo assicura al guanto e gli da ricompensa. Se il rapace, manca la preda e va a posarsi lontano, tutto il gruppo attende il fatidico “habicht fist” urlato dal falconiere che vuol dire che l’animale è stato recuperato. Solo a quel punto è possibile continuare a cacciare. Durante questi lunghi periodi di inattività dovuti a ragioni di sicurezza, si mantiene la posizione, ci si fuma una sigaretta, si fanno 2 chiacchiere con il vicino di battuta. Mai e poi mai, in 3 giorni, ho assistito a nervosismo, a critiche o ad atti di intolleranza nei confronti del falconiere che ha ritardato il gruppo di caccia. Penso che questo ci debba davvero far riflettere sullo spirito che regna in questi gruppi di falconieri. In Austria, non è come in Italia, il contadino è proprietario di tutti gli animali selvatici sul suo terreno, per tanto, da lontano, vigila attento. Il fairplay, l’umiltà, la concentrazione, lo spirito di condivisione e l’infinita disponibilità nei confronti di tutti, mi hanno arricchito. A fine cerimonia cattura selvagginagiornata di caccia, si rientra alle auto, si dispongono tutti gli animali catturati sul terreno, in bell’ordine e il capo caccia ringrazia tutti i partecipanti, rivolge un pensiero agli animali che sono morti per noi e si ringrazia l’agricoltore per aver messo a disposizione il terreno per la caccia. Terminata la breve cerimonia si pagano i capi abbattuti direttamente al proprietario del fondo e la cosa mi ha entusiasmato! Forse anche in Italia ci sarebbero così tanti animali come in Austria se il proprietario del terreno fosse anche il proprietario della selvaggina! Pensate che in ogni appezzamento, sui bordi, sono presenti boschetti, spesso con fossi pieni di acqua e alberi da frutta, bacche e altri arbusti per alimentare gli animali naturalmente. Sono presenti anche mangiatoie coperte per foraggiare i caprioli durante l’inverno.

In questi 3 giorni, abbiamo avuto anche l’opportunità di una serata organizzata in un castello del luogo ed è stato consegnato a tutti i falconieri un attestato di partecipazione. La cerimonia al castello, con i falchi sul pugno, le torce infuocate e le grida dei falchi mi hanno fatto venire la pelle castello austriacod’oca…nella consapevolezza di poter godere quell’indimenticabile momento. Durante la serata, uno dei fondatori dell’associazione austriaca, quasi commosso, ci ha stretto la mano ringraziandoci di cuore per aver partecipato perchè apprezzano gente come noi che insegue il vero spirito della falconeria facendo molti chilometri in macchina, spendendo molte ore con i nostri falchi per prepararli alla caccia! Ci ha detto che ha visto un costante miglioramento della nostra falconeria e che siamo sulla strada giusta! Queste parole, dette con sincerità e commozione mi hanno toccato nel profondo del cuore e mi sono reso conto che grandi persone abbiamo avuto la fortuna di conoscere.In questi giorni abbiamo incontrato lepri, fagiani, starne, anatre e caprioli. Abbiamo visto più animali qui in 3 giorni di quanti ne potremmo vedere forse… in 10 anni in Italia.

Il nostro gruppo di italiani è stato all’altezza del momento,molte catture, unito e determinatissimo. Abbiamo condiviso Falconieri Italianivera caccia al selvatico, bed&breakfast, colazioni, cene e …molti boccali di birra. Abbiamo avuto la possibilità di confrontarci di persona e approfondire l’amicizia . Anche il Team di Falconeria.org ne è uscito ancora più arricchito e coeso e speriamo che il prossimo anno, anche Matteo sia dei nostri perchè ci è mancato!

 

 

 

 

 

aquila di Bonelliaquila realeastore albidus

 

 

 

 

 

Gyrfalcopoiana coda rossaastore

 

 

 

 

 

alcuni falconieri presenti al radunouno degli organizzatori della cacciatamomenti di condivisione...

 

 

 

 

 

 

Copyright 2013 Immagini e Testi Federico Lavanche

La Falconeria attuale in Turchia

atmaca

Il governo turco dopo l’iniziale messa al bando della Falconeria come sport nel 1988 (in parte a causa dell’applicazione del Governo della direttiva del Consiglio europeo sulla conservazione degli uccelli selvatici), a seguito delle proteste che ne sono seguite, nel 2002 ha riammesso la Falconeria come uno sport regolamentato, permettendo solo l’uso degli sparvieri. In Turchia la stagione di caccia con sparvieri inizia tra la metà e la fine di agosto fino ai primi di novembre e coincide sia con il periodo di migrazione delle quaglie, che degli sparvieri, oltre che di un altro un gran numero di specie di uccelli. Gli uccelli di passaggio (giovani uccelli nel loro primo anno) vengono catturati dietro relativa licenza e i falconieri sono autorizzati a utilizzare gli sparvieri per la caccia alle quaglie (Coturnix coturnix). I regolamenti che disciplinano Falconeria fanno parte delle leggi sulla caccia e richiedono che i falconieri possiedano una licenza di Maestro Falconiere.

Quando vengono catturati, gli uccelli dalle caratteristiche eccezionali sono tenuti e ciò è determinato dalla loro colorazione, forma o dimensione o dalle abilità di caccia che mostrano durante il periodo di cattività. Molto raramente vengono tenuti durante il periodo della muta e di solito sono rimessi in libertà entro la fine di ottobre, quando termina la stagione di caccia. Vengono rilasciati per due motivi principali, in primo luogo per ragioni economiche e pratiche in quanto si evita così di doverli alimentare e gestire durante la muta, quando è possibile catturare un nuovo sparviere la stagione successiva e in secondo luogo per permettere loro di riprodursi in natura. Si è spesso malvisti se si tiene un uccello ‘Madre’. Tuttavia, gli ambientalisti sostengono che gli uccelli rilasciati risultano poi essere traumatizzati, sia dall’intenso contatto umano o dal fatto che la loro migrazione è stata interrotta. La riabilitazione dei rapaci selvatici feriti e in seguito reintrodotti nell’ambiente naturale dimostra che quest’affermazione non è valida, così com’è possibile sostenere che i giovani rapaci hanno un elevato tasso di mortalità (70-80%) solo nel loro primo anno di vita e che i falconieri aiutano questi uccelli a diventare più esperti nel loro abilità di caccia, nonché assicurano che abbiamo un peso superiore quando vengono rilasciati alla fine della loro stagione di caccia. Nel momento in cui gli sparvieri arrivano nella regione orientale del Mar Nero alcuni hanno percorso circa metà della strada della loro rotta migratoria, molti hanno un peso inferiore al loro peso ottimale e certo non sopravvivrebbero al resto del loro viaggio.

atmaca5Quando i falchi sono tenuti in cattività di giorno rimangono all’aperto, posti sui rami di alti alberi o su pertiche alte. Durante la notte vengono invece portati all’interno delle case, o in apposite falconiere, e per via di questo costante contatto con l’uomo risultano essere molto ben ammansiti. Predatori come gatti, cani, volpi e altri rapaci sarebbero infatti un grosso problema se i falchi fossero lasciati incustoditi all’aperto. In Turchia l’antico passatempo maschile di frequentare le Case del Tè era un ottimo luogo per l’ammansimento dei falchi, che ritrovandosi nel trambusto di un ambiente affollato e pieno di persone frenetiche, si abituavano, spesso nel giro di pochi giorni, alle attività umane perdendo così rapidamente la loro paura nei confronti dell’uomo. In questi luoghi stavano su posatoi posti all’esterno o sul pugno stesso dei falconieri.

A causa della breve stagione di caccia, l’ammansimento e l’addestramento devono essere svolti in tempi rapidi. Gli sparvieri al loro primo volo sono fatti volare assicurati ad una filagna lunga 30 metri assicurata ai geti per mezzo di una lunga e di una girella. Dopo che il falco ha catturato una preda e si è generata una fiducia reciproca, viene quindi fatto volare senza filagna ma ancora con la combinazione di geti, lunga e girella. Per evitare che i falchi si possano ferire dibattendosi nelle prime fasi di ammansimento, agli sparvieri appena catturati viene fatto passera un sottile filo di cotone da un lato del collo e sotto l’ala dal lato opposto e fissato ai geti con una piccola lunga. Questo sistema tradizionale sembra funzionare senza complicazioni e aiuta a distribuire uniformemente la pressione, riducendola dalle zampe. Viene anche fissato un campanello su una zampa, sotto al geto, oppure sulle due penne centrali della coda.

atmaca2ll pericolo evidente quando un falco viene volato è che si impigli tra i rami di albero, ecc. Per evitare questo problema, spesso i falconieri spesso si arrampicano sugli alberi o utilizzano un lungo bastone con un gancio per recuperare il falco. Il metodo di caccia e di allevamento sembrano essere basati sulla tradizione e sulle catture per la breve stagione di caccia e non su metodi moderni o maggiormente pratici. La dieta degli sparvieri appena catturati consiste nel nutrirli a forza con mezzo uovo sodo tutti i giorni fino a quando non effettuano la loro prima uccisione. Il falco impara ad accettare questo, forse per la fame, non appena il suo peso diminuisce. Quest’usanza sembra essere basata sulla tradizione e può essere determinata della mancanza di refrigerazione per la conservazione della carne, che è sempre stata un alimento molto apprezzato fin dai tempi antichi. Può anche essere basata sull’idea erronea che negare la carne a un falco lo possa rendere molto più desideroso di uccidere. Non ci sono prove a sostegno di questa tesi, che si basa esclusivamente sul ragionamento. La dieta dei falchi consiste principalmente sulle prede catturate o su animali appositamente catturati per nutrirli; questi a volte includono anche rapaci catturati.

atmaca3Tradizionalmente la gestione e la caccia non comportano il monitoraggio del peso e non sembra esserci alcuna utilità nell’utilizzo delle bilance. Il falconiere tasta il petto del falco per determinarne il peso, senza neanche il bisogno di osservarne le feci. Tuttavia questi metodi tradizionali stanno cambiando, anche se lentamente, con l’adozione di sistemi più moderni. Le tecniche di caccia non comportano l’uso del logoro e il recupero di un falco che si è allontanato avviene tenendo in mano una quaglia morta e fischiando a mo’ di comando. Alcuni uccelli sono così obbedienti che arrivano sul guanto, o sulla mano, non appena sentono il fischio, ovviamente associando la mano tesa ad una pertica confortevole adatta da cui andare a caccia di cibo. I mesi estivi nella regione del Mar Nero sono caldi e secchi, mentre quelli autunnali sono caratterizzati da pioggia e vento. La stagione di caccia non si estende mai nei mesi invernali che possono essere molto freddi e con un po’di neve. La falconeria è praticata soprattutto nella regione del Mar Nero e nei dintorni di Istanbul. Le persone della regione del Mar Nero sono famose per il loro amore per la Falconeria che, tuttavia, è in grave declino. Ciò è dovuto a vari fattori come l’urbanizzazione, gli ambientalisti e gruppi di lobbying che fanno pressione sul governo, lo stile di vita moderno e anche per le spose che sono riluttanti nel voler sposare un falconiere a causa dell’impegno che è richiesto. La falconeria è in grave declino e il numero dei falconieri è diminuito in modo rilevante negli ultimi 35 anni. Nel 2006 è stata stimata l’esistenza di meno di 4.000 falconieri, soprattutto le persone della vecchia generazione, mentre nel 1971 la falconeria veniva praticata da circa 15.000 falconieri. Oggi, nel 2012, si stima che siano attivi più di 3.500 falconieri e questo declino sta ora raggiungendo un punto critico. È richiesto uno sforzo per assistere e incoraggiare le persone a mantenere questo patrimonio culturale che altrimenti potrebbe scomparire entro la prossima generazione.

La preparazione e i metodi di cattura

I preparativi incominciano nei mesi estivi, prima che inizi la migrazione degli uccelli. Per prima cosa si lavorano a a maglia le dhogazza, delle reti triangolari o a lineari necessarie per intrappolare gli sparvieri. Queste reti sono costituite da un filo di colore scuro (di solito nero), morbido, che viene intrecciato in maglie fini di dimensioni di circa 65 millimetri – 70 millimetri quadrati. Le dhogazza misurano solitamente circa 180 centimetri x 180 centimetri, reti triangolo, che sono un’altra versione delle dhogazza lineari, sono molto più semplici da configurare e da collocare nelle aperture tra gli alberi e in altre aree che hanno una copertura. La casa di cattura, o nascondiglio, viene costruita in una posizione di rilievo in cui si prevede la migrazione degli sparvieri. Queste possono avere sia un fronte dritto sia a forma di ‘L’ secondo  dove sono situate, con una piccola finestra per consentire al falconiere di osservare gli eventuali sparvieri nell’aria. Il tutto è nascosto con una combinazione di bastoni e rami frondosi che offrono un certo camuffamento per evitare che il falco diventi sospettoso. La rete è posta su un lato del nascondiglio per permettere al falconiere di posizionare l’uccello esca per incoraggiare il falco ad entrare. Tuttavia, prima della cattura del falco bisogna incominciare l’intero processo dall’inizio con la cattura di un grillo talpa (Gryllotalpa vulgaris). Questi grilli possono essere trovati sotto gli escrementi delle mucche o delle pecore o nelle loro tane, che sono un buco nel terreno umido. Possono facilmente essere presi mettendo un po’ di acqua e sapone nel buco, cosa che li fa uscire immediatamente. Vengono poi conservati in del terreno umido, pronti per poter poi essere utilizzati per intrappolare l’averla piccola (Lanius collurio), che è il tradizionale uccello da richiamo utilizzato durante le migrazioni autunnali degli sparvieri.

Il grillo catturato è posizionato in una piccola gabbia fatta a mano, che misura circa 30cm x 15cm x 20 centimetri. L’insetto deve essere fissato con un filo sottile attorno al corpo, tra il torace e l’addome per evitare che fugga e per far sì che l’averla che entra nella gabbia per nutrirsene rimanga intrappolata. Il disegno della gabbia varia da regione a regione e può consistere di cappi fini (fatti con una lenza) posti sul lato l’esterno della trappola o con meccanismo botola che permette l’accesso all’averla.

Le giovani femmine di averla sono preferite (sono più piccole e più chiare e assicurano una migliore visibilità) e si trovano dalla metà di luglio in poi, dopo l’involo; osservando i loro posatoi preferiti si decide una posizione adatta per collocare la trappola, e prevalentemente sono catturate le averle in migrazione. Quando la posizione è decisa, viene posizionata la trappola; il movimento guizzante del grillo talpa è altamente irresistibile per l’averla che non riesce ad ignorare il costante movimento che suscita il suo istinto e la curiosità di avvicinarsi alla gabbia per mangiare il suo pasto. I grilli sono tenuti umidi e sostituiti periodicamente per evitare che diventino esausti. Una volta che l’averla è appena stata intrappolata, viene legata ad un bastone di circa 1 metro di lunghezza, fissata per mezzo di un sistema di braccialetti, geti e lunga. In un primo momento l’uccello è nervoso e dibatte continuamente, tuttavia ben presto accetta la presenza dell’uomo e si calma. Dopo che si è tranquillizzata e accetta il cibo, inizia il suo addestramento. Le averle sono carnivore e viene quindi fissato per loro un piccolo pezzo di carne da mangiare sul bastone, la carne non consumata viene cambiata due volte al giorno prima che si asciughi. Gli uccelli sono ammansiti, con esercizi quotidiani, dove il bastone viene mosso dal falconiere e in questo modo l’uccello si abitua a ritrovare rapidamente la sua strada tornando indietro sul trespolo. Dopo il periodo iniziale di formazione, due piccoli pezzi di cuoio a forma semi circolare sono posti a sopra ciascun occhio dell’averla. Questi sono incollati in posizione, impedendo all’uccello di vedere in alto e permettendogli solo la visione del cibo e del bastone. In questo modo, quando l’averla è utilizzata come richiamo per la cattura degli sparvieri non riesce a vederne l’arrivo dall’alto. In questo caso inizierebbe, infatti, a gridare e cercare di scappare per nascondersi, invece che di ballare sul bastone che viene messo in mostra.

Spesso più di uno degli uccelli da richiamo possono morire durante la cattività, ferendosi o morendo se il falconiere non è esperto o non ne evita uno sfruttamento intensivo durante la stagione si cattura degli sparvieri. Alla fine della stagione di cattura degli sparvieri, le averle vengono rilasciate in natura.

Durante la stagione di cattura, tutti gli sparvieri che sorano o che cacciano in prossimità di luoghi nascosti sono osservati attentamente. A questo punto viene presentato l’uccello da richiamo che “ballando” sul suo trespolo attira l’attenzione del falco, che può vedere i battiti d’ala del piccolo uccello da una grande distanza. Dopo ogni picchiata del falco per catturare la sua preda, il falconiere ritrae l’averla per evitare che sia catturata e ferita dal falco. Quando lo sparviere colpisce la rete ne rimane impigliato e viene quindi accuratamente rimosso per evitare danni alle sue piume o alla rete. Se è un falco da tenere, per via delle sue qualità, è quindi collocato e avvolto in una calza o fazzoletto. Il falconiere può catturare diversi falchi, che possono poi essere dati ad amici o parenti, selezionandoli per vari attributi, mentre tutti quelli che non rispondono a queste caratteristiche sono nuovamente rilasciati in libertà.

Alcuni temini:

ItalianoTurco
LungaBağ, ip
BraccialettiAyak bağı
GetiAyak bağı (i braccialetti e i geti fanno parte d’un insieme unico)
GirellaFırdöndü
CampanelloZil
LogoroLeş (quaglia morta)
Nastro che passa sul petto e sotto le aliGöğüs bağı
SparviereAtmaca
QuagliaBıldırcın

fonte: lordsofthesky.info

Storia della Falconeria in Turchia

turkish falconerLa falconeria attraverso la storia ha lasciato nel corso dei secoli un segno profondo nelle diverse culture. Probabilmente ha avuto origine nell’Asia Centrale, la casa della popolazione turca e si è diffusa a Ovest attraverso l’Arabia e l’Europa e a Est attraverso la Cina e il Giappone. L’uomo deve aver guardato il cielo e si deve essere meravigliato della maestosità, dell’agilità e dell’abilità con cui gli Uccelli da Preda catturavano le loro prede, chiedendosi se era possibile utilizzare quelle capacità per procurarsi del cibo per la tavola. Un falco addestrato sarebbe stato molto importante e un possedimento prezioso. In Turchia la Falconeria è una pratica antica, che si è sviluppata con una ricca tradizione culturale che ancora oggi esiste in alcune regioni del paese, con molte canzoni, poesie e metodi di addestramento che vengono trasmessi oralmente di generazione in generazione attraverso i secoli.

Gli Ittiti abitavano l’Anatolia, che è l’attuale Turchia, dove sono stati trovati diversi altorilievi del XIII secolo a.C. che illustrano nella roccia scolpita delle scene di Falconeria. I resti, davvero molto antichi, della città ittita di Alacahöyük, abitata nel 4000 a.C., sono stati scoperti nel 1839. Gli scavi hanno portato alla luce due sfingi con ovvie influenze egiziane.  Queste sono datate tra il 1600-1200 a.C., il periodo del Grande Impero Ittito, dove vicino a Hattusha (Boğazkale) si trovava la capitale.  La città aveva anche un’altra porta d’entrata, della quale sono state trovate solo le fondamenta. Alcuni dettagli dell’alto rilievo all’interno della porta mostrano un’aquila dalla doppia testa, un simbolo molto antico che era anche presente sulla colonna assira a Kanesch (Kültepe). Gli animali tra i loro artigli assomigliano molto a delle lepri.

La scoperta del complesso di Karatepe è datata al XVI e XIV. Karatepe, che in turco significa “collina nera”, ed è stata portata alla luce dal 1947 e il 1957 da un gruppo guidato da Helmuth Theodor Bossert, dopo la scoperta del 1946. Gli scavi hanno rivelato le rovine della città fortificata del re Azatiwataš. Le due porte scolpite della città presentano molti altorilievi che coprono la parte inferiore delle pareti del complesso delle porte con una simbologia che mostra influenze del periodo tardo-Ittita, Aramaico, Assiro, Fenicio e Egiziano. È presente l’immagine di una divinità che cavalca un toro, che sembra tenere in una mano un Uccello da Preda e nell’altra mano una lepre.

Bayezid_the_thunderboltAnche gli scavi a Gordio, l’antica capitale dei Frigi, mostrano l’evidenza del rapporto dell’uomo con gli Uccelli da Preda. Questa relazione simbolica e reale con gli Uccelli da Preda si era estesa nel periodo selgiuchide (circa 1058-1246 dC) della Turchia e oltre. Con l’incoronazione di Tuğrul (che significa Falco) Beg a Mosul nel 1058 come “Re d’Oriente e Occidente”, l’aquila bifronte diventa il simbolo dei turchi selgiuchidi ed sarà in seguito molto utilizzata. I Sultani di Rum, Ala ad-Din Kayqubad I (1220-1237 d.C.) e suo figlio Kaykhusraw II (1237-1246 d.C.), utilizzano anch’essi l’aquila bifronte nei loro standard e il simbolo è stato trovato anche su altri elementi, come i tessuti, parti murali, pietre tagliate e supporti per il Corano.

I turcomanni, che regnarono in Anatolia nel corso del XIII secolo, hanno ereditato il simbolo dai Turchi Selgiuchidi. In seguito dell’influenza turca, le monete islamiche del regno del Califfo Nasreddin Mahmud bin Mohammad raffigurano un’ aquila bifronte già nel 1200 d.C.. Ancora oggi, la polizia turca utilizza un’aquila bifronte come insegna per una carica secondaria, così come l’Università Atatürk a Erzurum, Comune di Diyarbakir nella Turchia sud orientale ed i distintivi dei club di Erzurumspor e Konyaspor, due squadre di calcio turche.

In Turchia l’epoca d’oro della falconeria è stata durante l’Impero Ottomano, quando era praticata dall’élite della classe dirigente. La falconeria è stata responsabile di riscatti, tangenti così come della morte di eredi destinati al trono.

AliGholiKhanShamluSüleyman Pasha (1316-1357 d.C.), era il figlio maggiore del sultano Orhan I (regnate dal 1326-1359 d.C.), il secondo bey dell’Impero Ottomano. Mentre praticava la falconeria a cavallo, era accidentalmente caduto e quindi era morto. Süleyman, considerato come l’erede designato, era quindi stato sepolto a Bolayır, in una tomba costruita per ordine di Orhan Gazi. Quest’amore per i falchi è continuato con i Turchi Ottomani, seguendo le loro conquiste. Ad esempio, dopo la conquista della parte occidentale della Georgia nel 1578, i turchi avevano chiesto un tributo di 12 falchi e 12 sparvieri addestrati.

Durante la battaglia di Nicopoli in Bulgaria (1396 d.C.), il figlio di Filippo l’Ardito, duca di Normandia era stato catturato dalle forze del sultano ottomano Beyazet I (il cui regno si estende dal 1389-1402 d.C.). L’offerta di Filippo di 200.000 ducati d’oro per il riscatto del figlio insieme a un piccolo numero di altri nobili francesi era stata rifiutata, poiché il sultano voleva invece ricevere qualcosa di considerato ancora più prezioso: 12 girfalchi bianchi. Per capire il valore di un riscatto di 200.000 ducati d’oro, basti pensare che sono equivalenti a 698 kg d’oro. La passione del sultano Beyazet per la falconeria raccontata dal figlio di Filippo, prima di essere rilasciato, è descritta nel libro ‘Storia dei turchi ottomani’ di Sir Edward Shepherd Creasy. Egli descrive dispiacere del Sultano di fronte ai suoi prigionieri a Bursa nel 1397 dove Froissart racconta la scena nei suoi scritti ‘Il Sultano aveva in quel momento settemila falconieri e molti uomini addetti alla caccia: da questo si può supporre da questo la grandezza dei suoi possedimenti. Un giorno, alla presenza del conte di Nevers (il figlio prigioniero del duca di Normandia), aveva volato un falco ad alcune Aquile (?), ma il volo non gli era piaciuto, e si era così adirato, che, per questo motivo, era sul punto di far decapitare duemila dei suoi Falconieri, rimproverandoli oltremodo per mancanza di diligenza nella cura dei suoi falchi, quando quello che si era comportato così male era stato trovato ‘.

Turkmen falconerVerso la fine del regno di Solimano il Magnifico (dal 1520-1566 dC), il Topkapi Sarayı o Palazzo di Istanbul contava di molti i servi, che costituivano il Servizio interno (Enderun) e alloggiavano nella parte interna del palazzo. Sotto gli auspici del dar üs-saade ağası (ağa della Dimora di Felicità, di ruolo appena inferiore a quello del Gran Visir), il servizio interno era diviso in sei dipartimenti in ordine gerarchico decrescente. Quello della Falconeria (Doganci odası) era classificato al 5° ordine. I sordomuti (dilsiz), che venivano volutamente resi sordi e muti in modo di non sentire o parlare di alcun segreto, erano tra i servitori più fidati del sultano e spesso si occupavano della gestione dei falchi.

Le dichiarazioni dei testimoni oculari, John Sanderson (1594) e Thomas Dallam (1599), raccontano la passione che la corte ottomana riservava ai falconieri e alla falconeria. La descrizione di John Sanderson di 300 falconieri, nani e cupole’ presenti in città è supportata dai racconti forniti da Thomas Dallam, un costruttore di organi inviato al sultano, Mehmet III (1595-1603 d.C.) con il dono di un organo, progettato da lui stesso e dai suoi assistenti, dietro ordine della regina Elisabetta I. L’osservazione di Thomas Dallam procede e descrive la scena nella corte reale:

‘Trecento sono uomini sordi-muti e non possono né parlare, né sentire, e indossano ricchi abiti d’oro e di cuoio di Cordova; … alcuni di questi portano un falco sul loro pugno. Quattrocento sono tutti nani, uomini forti, ma bassi di statura. Ogni nano indossa una scimitarra al suo fianco, e indossa anche lui abiti dorati. Ma la cosa più eccezionale di questi uomini è che mi hanno fatto comprendere attaverso i loro gesti tutte le meraviglie che avevano visto’.

Dallam aveva notato che servi del sultano indipendentemente dal servizio interno o esterno alla corte reale, avevano imparato un mestiere ‘secondo la loro inclinazione e disposizione’ come Bon (1608) descrive, ‘per fare una Terbent, fare la barba, per accorciare le unghie, da ripiegare gli abiti in modo accurato, per occuparsi dei cani, per occuparsi dei falchi ‘e così via.

Falconer_DoAnche il primo volo di un uomo con un mezzo senza propulsione ha avuto un collegamento con la Falconeria e ha tratto ispirazione dagli Uccelli da Preda! Il primo volo in Turchia risale al regno del sultano ottomano Murat IV (1623-1640 d.C.), nell’anno 1630 e si deve all’aviatore e scienziato Hezarfen Ahmet Çelebi, che si dice abbia volato con delle ali artigianali attraverso il Bosforo dalla cima della Torre di Galata arrivando alla Piazza Doğancılar (Piazza Falconieri) sopra Üsküdar, dopo un volo di 3.200 metri. Gli scritti del 17° secolo di Evliya raccontano proprio la storia di Hezarfen Ahmed Çelebi, (circa 1630-1632 dC): “In primo luogo si è esercitato a volare dal pulpito di Okmeydani per otto o nove volte con delle ali d’aquila, utilizzando la forza del vento. Poi, mentre il sultano Murad Khan (Murad IV) stava guardando dal palazzo di Sinan Pasha a Sarayburnu, è volato dalla cima della Torre di Galata ed è atterrato in piazza Doğancılar in Üsküdar, con l’aiuto del vento del sud-ovest. Quindi Murad Khan gli aveva concesso un sacco di monete d’oro, dicendo: Questo è un uomo spaventoso. È in grado di fare tutto quello che vuole. Non è bene tenere queste persone’ e quindi l’aveva mandato in esilio in Algeria. E qui era morto. “.

Insieme al declino dell’impero ottomano è arrivato anche il declino del periodo d’oro della falconeria in Turchia, e questo declino è ancora in corso. Tuttavia, la Falconeria viene ancora praticata in alcune regioni del paese ed è fondamentale che le antiche tradizioni di utilizzare di un uccello rapace addestrato per la caccia, siano mantenute e continuino a garantire che le generazioni future saranno in grado di conservare il loro patrimonio culturale.

fonte: lordsofthesky.info