ARRIVANO I LUPI
Dalle aree desertiche e semi-desertiche dell’Arizona, New Messico e Texas ai boschi delle coste peruviane, dalle savane argentine fino alle paludi di mangrovie brasiliane: per una ipotetica preda che vive in questi habitat c’è solo una cosa più terrificante che avere una poiana di Harris alle costole, averne cinque.
Gli Harris sono predatori territoriali impavidi ed eccezionalmente eclettici, imparano molto velocemente come sfruttare le circostanze a loro vantaggio e sanno adattarsi a qualsiasi situazione predatoria, dall’ agguato da posatoio alle planate in termica con scivolate veloci, dai lunghi ed estenuanti inseguimenti sulla coda ai tallonamenti ravvicinati ad alta manovrabilità. Sono in grado di catturare qualsiasi tipo di preda di adeguate dimensioni, in volo diretto o (più frequentemente) di rimessa, in aria o a terra, vantando un tasso di successo di catture paragonabile a quello dell’astore.
La morfologia di cui dispone è il perfetto compromesso per esprimere le sue abilità : le ali relativamente lunghe ma larghe e arrotondate e l’ampia coda sono adatte a sostenere la velocità in volo livellato, a veleggiare sfruttando le termiche così come a manovrare rapidamente nella boscaglia; rispetto all’astore ad esempio è in grado di padroneggiare con maggiore precisione le virate repentine in velocità.
Le zampe lunghe e sottili che permettono l’allungo finale sulla preda sono adatte a infilarsi nelle tane e a posarsi sugli spinosi cactus senza ferire il corpo, oltre che a contribuire alla dissipazione del calore, come il piumino ridotto.
La vista è eccezionale perfino per gli alti standard dei rapaci; come per aquile e falchi le due fovee sono in grado di fornire informazioni estremamente precise su distanza, posizione e velocità di movimento, ma la risoluzione dei colori è superiore a quella di qualsiasi altro animale finora studiato, anche nel campo acromatico;
i rapaci infatti hanno una capacità di vedere i contrasti 10 volte inferiore a quella umana, probabilmente un compromesso evolutivo a favore della sensibilità cromatica, che invece è molto superiore alla nostra.
Si pensa che i falchi utilizzino canali acromatici per rilevare oggetti piccoli (o distanti) e canali cromatici per visualizzare gli oggetti grandi (o vicini) e che per questo motivo gli Harris siano in grado di rilevare prede a distanze molto maggiori rispetto agli altri falchi.
Durante la caccia, la poiana di Harris mette in atto il sistema d’intercettazione più versatile mai osservato, in grado di ottimizzare la velocità di risposta e il rischio di superamento e di sviluppare con la stessa efficacia sia un inseguimento veloce e irregolare sulla coda (fino a circa 55-60 km orari) sia azioni dall’alto tramite spirali di controllo e rilasci in planata, che possono raggiungere i 180 km orari.
Gli Harris infatti utilizzano una legge di guida mista, che unisce la navigazione proporzionale usata dai falchi pellegrini.
Ad ogni virata, determinata dalle rispettive velocità e dall’angolo formato dalle rispettive direzione di volo, il falco non solo guadagna spazio sulla preda ma si mantiene in una posizione laterale d’intercettazione leggermente ritardata e coperta alla sua visuale (vedi figura).
Non sono veloci come i falconi né dispongono dell’accelerazione fulminante dell’astore, ma gli Harris possiedono una caratteristica che assicura loro un posto tra i 100 predatori più efficaci del pianeta: l’intelligenza.
I test cognitivi dimostrano una diminuzione costante del tempo di risoluzione dei problemi, una capacità logico deduttiva paragonabile in certe situazioni a quella di corvidi e pappagalli e una elevata capacità di elaborazione e correzione dell’errore.
Dotati di un’ottima memoria, come le aquile, dimostrano una rapidità di apprendimento superiore a quella di qualsiasi altro rapace.
A differenza degli altri falchi, che apprendono principalmente per esperienza diretta, gli Harris imparano molto e velocemente anche osservando e seguendo i compagni più esperti.
I ricercatori sono convinti che l’eccezionale intelligenza degli Harris sia una conseguenza evolutiva del loro stile di vita sociale, sviluppato in funzione di una massimizzazione della riproduttività attraverso l’allevamento e la caccia cooperativa.
La cooperazione spesso può facilitare la caccia in ambienti complessi e la cattura di prede impegnative: una lepre adulta pesa più del doppio di una femmina di Harris, più del triplo di un maschio, e un calcio delle sue possenti zampe può seriamente infortunare qualsiasi falco.
D’altra parte però la cooperazione nella caccia implica comportamenti che riducono i guadagni immediati in previsione di ipotetici guadagni futuri: l’apprendimento di questo meccanismo è piuttosto difficile per qualsiasi animale, pertanto la capacità di raggiungere una cooperazione stabile è spesso collegata all’evoluzione di sistemi nervosi centrali complessi.
Come complessa è la struttura di rango all’interno del gruppo, che può essere costituito da una coppia alfa o più frequentemente da una coppia alfa e uno o due aiutanti fino a un massimo di 6-7 individui, organizzati secondo una gerarchia lineare per sesso (una femmina alfa a cui è subordinato un maschio alfa al quale sono subordinate le femmine beta e cosi via) e per età (le femmine gamma sono subordinate ai maschi beta piu anziani ma non ai maschi piu giovani).
La coppia alfa è la principale riproduttrice, ma può essere presente una seconda riproduttrice alfa, subordinata alla prima e superiore al maschio alfa.
Agli aiutanti non viene permesso di avvicinarsi al nido quindi solitamente non partecipano alla cura diretta delle uova e dei piccoli, ma contribuiscono a procurare le prede, a trasportarle al nido e a difenderlo dagli altri predatori. Secondo i dati forniti dallo studio del DNA all’interno di alcuni gruppi in Arizona risulta che la maggior parte degli aiutanti gamma sono di solito discendenti della coppia alfa mentre i maschi beta e le femmine alfa-2 ne sono spesso estranei.
Tra i rapaci sono note delle forme di caccia cooperativa soprattutto durante il periodo riproduttivo. Sembra che i falchi pellegrini raggiungano il 15% di catture in più cacciando in coppia, il 25% in più per gli aplomado. L’astore pallido (Melierax canorus) e la poiana dorsorosso (Geranoaetus polyosoma) hanno mostrato prove di riproduzione e caccia cooperativa tra gruppi sociali più grandi e stabili, ma sono gli Harris che hanno portato questo modello ai più alti livelli di raffinatezza, tanto da avere ispirato diversi logaritmi di coordinazione di elementi o di ricerca e individuazione di coordinate.
Nell’arsenale poliedrico di strategie che sono in grado di attuare, la ricerca a staffetta è la più spettacolare e varrebbe da sola un viaggio nel deserto del Sonora: i falchi si muovono in perfetta sincronia, ognuno sempre consapevole della posizione dei compagni, osservandosi costantemente e comunicando non uditi tramite quella vistosa banda bianca che portano in punta di coda: quando viene mossa lateralmente è il segnale che si ė in posizione, pronti per la mossa successiva.
E’ impressionante la velocità con cui il gruppo si muove e quanto terreno riesce a coprire, fino a 5-6 km in una decina di minuti.
Mentre cacciano gli Harris assumono ruoli adatti ai loro punti di forza e alla loro esperienza oltre che al loro status, come si osserva nei lupi; ad esempio i falchi dotati della vista migliore diventano solitamente gli osservatori.
Si riuniscono all’alba, spesso su un unico posatoio, se necessario infilati uno sopra l’altro come un totem in mezzo al deserto, per dividersi poi in due o tre gruppi: il primo vola per circa 100-200 metri verso il prossimo punto d’osservazione, seguito dopo pochi istanti dagli altri, in posizioni più laterali per allargare il raggio d’azione. Quando il primo gruppo viene raggiunto continua ad avanzare e, una volta appostato, gli altri seguono, avanzando a loro volta.
Il falco guida cambia ogni volta che un altro falco lo sorpassa, di solito proseguendo nella direzione già intrapresa.
Quando l’osservatore si alza sulle zampe e inizia a muovere tipicamente la testa per ottimizzare la fovea centrale, quella che vede a distanza, tutti gli altri Harris si allertano e si preparano all’azione perché significa che la preda è stata individuata; l’osservatore parte, volando rapidamente nella direzione che stava puntando e gli altri simultaneamente partono dalle diverse posizioni nella stessa direzione, ancora prima di avere avvistato la preda. La caccia è iniziata.
Una volta in volo, un solo falco guiderà l’inseguimento, con gregari su entrambi i lati che mirano ad intercettare le virate.
Se il primo falco manca, ci sarà sempre un altro falco in posizione elevata pronto ad attaccare, mentre il primo ha il tempo di rimontare; ad ogni assalto aumenta la posizione ottimale di ciascun falco rispetto alla preda, finché l’intero gruppo convergerà da tutte le angolazioni intercettando e inibendo ogni possibile via di fuga: la direzione degli attacchi infatti non è casuale ma finalizzata a spostare la preda nel punto preciso di convergenza dei gruppi.
Quando la preda riesce a trovare rifugio in un bosco, in un cespuglio o su uno specchio d’acqua non può stare di certo più tranquilla.
Uno o due elementi, di solito i giovani o i maschi di basso rango, si butteranno senza esitazione, cercando di catturarla o comunque di muoverla dal fitto per renderla visibile agli altri Harris in attesa, mentre un altro falco è pronto a prevedere il nascondiglio successivo e a bloccarne l’accesso con le zampe, tenendo così la preda costantemente in fuga fino ad esaurirla.
Alla fine dell’impresa tutti i componenti del gruppo condivideranno il pasto, indipendentemente dal rango e dal ruolo giocato nell’azione di caccia.
L’attacco a staffetta viene utilizzato soprattutto per gli inseguimenti su lunghe distanza dei lagomorfi: ne è stato osservato uno eccezionale che ha coperto oltre 800 metri di deserto con più di 20 attacchi.
In circostanze diverse, gli Harris hanno attaccato uno stormo di comuni piccioni in foraggiamento, obbligandoli ad alzarsi con passate radenti e indirizzandoli con attacchi multidirezionali verso un bosco limitrofo, dove la loro superiorità sul volo livellato era praticamente annullata a favore degli Harris, che si muovono molto più agevolmente in un ambiente complesso.
La poiana di Harris è presente in due sottospecie, unicinctus harrisi e unicinctus unicinctus ma la prima, di dimensioni maggiori, è decisamente più votata alla caccia cooperativa.
Approdata nel mondo della falconeria solo di recente e apprezzata per il notevole equilibrio, la versatilità e l’indole cooperativa,
può risultare riduttivo approcciare questi eccezionali rapaci senza dare il giusto peso alla loro unicità etologica, addestrandoli con le stesse tempistiche e modalità di caccia e di gestione del peso usate per gli altri accipitridi.
Quella straordinatria intelligenza, che sicuramente facilita i processi base dell’addestramento e favorisce un livello di socializzazione impensabile con gli altri falchi, può rivelarsi un’arma a doppio taglio e una gestione sbagliata potrebbe trasformare il migliore dei falchi in un individuo terribile, aggressivo e inaffidabile. Ma questa è un’altra storia…
Di sicuro se l’Imperatore avesse avuto l’occasione di vedere questi “cattivi ragazzi” all’opera, ne avrebbe voluto una squadra al seguito durante le sue proverbiali cacciate.
Lara Flisi