martedì, Marzo 4, 2025

Top 5 di questa settimana

Altri post

Cecilia, la falconiera: “Io, al lavoro con i rapaci: ma non chiamatelo un mestiere da uomini”

Si dice che il cane sia il nostro migliore amico. Ma per Cecilia Boretto non è così: il suo compagno di strada è un falco. Una passione che per lei, 31 anni, di Moncalieri, è diventata anche un lavoro: la falconiera. “I rapaci sono sempre stati una mia passione ma mai avrei immaginato di finire a occuparmene in prima persona ogni giorno” spiega. La sua speciale carriera è iniziata nel 2013, sette anni fa, quando è entrata a lavorare al parco Zoom di Cumiana. Si è messa in gioco in una professione insolita quando ancora le donne, nel settore, erano pochissime: “La maggior parte dei falconieri, di tradizione, è composta da uomini. Negli ultimi dieci anni ci sono più donne, però: nel parco siamo quasi tutte ragazze, tranne il responsabile”.
Prima studiava Scienze dei Beni Culturali, curriculum archeologico, all’Università di Torino: “In realtà non ho mai preso la laurea. All’ultimo anno, per passione, ho cominciato a seguire un corso di falconeria in Lombardia. Era più che altro un modo per approfondire temi che mi piacevano – racconta – Intanto vedevo amici e colleghi provare la strada dell’archeologia ma non c’era spazio, solo molto precariato. Così ho provato a mandare un curriculum al parco e sono stata immediatamente chiamata”. Inizialmente la giovane moncalierese non aveva un suo falco personale: a Zoom si lavora con tanti rapaci diversi. Aquile, falchi, avvoltoi. La “regina” è Argentera, un’aquila cilena. Poi ci sono tre cicogne, Athos Porthos e Aramis. Il falco della 31enne invece si chiama Atreyu: “È il nome dell’indiano che aiuta il protagonista de “La storia infinita” a salvare Fantasilandia” spiega Boretto.
La falconiera lo ha acquistata per 700 euro, seguendo le regole nazionali, un paio d’anni dopo aver intrapreso questa carriera. Lo tiene a casa, in una voliera. Vola libero e indisturbato, mangia fagiano, quaglie e pollo. “È il cibo che troverebbe in natura se cacciasse da solo”. Ormai è addestrato e con la sua falconiera ha un rapporto speciale: “Ogni animale ha un suo carattere. Al parco, dove siamo diverse falconiere, non è semplice: c’è chi preferisce una persona e chi un’altra, bisogna saper entrare in contatto. Il mio falco a casa ormai è abituato con me”. Essere donna, è scontato dirlo, non crea problemi nel lavoro, anche se qualche visitatore del parco ogni tanto si stupisce: “Certo è un lavoro faticoso. Ma col tempo abbiamo anche notato che le ragazze sono più precise e più empatiche con gli animali, che i falchi hanno meno paura con le donne e sono più diffidenti con gli uomini”.
Il suo falco personale è un fidato compagno. Una volta è anche fuggito: era piccolo, aveva meno di un anno. Era stato portato a volare nella zona della centrale termoelettrica di Moncalieri. A un certo punto si era dileguato: “Non lo trovavamo più, ero nel panico. Sia perché temevo potesse essere predato, sia perché rischiava di non mangiare. Ci abbiamo messo tre giorni a ritrovarlo: quando mi ha vista si è avvicinato subito a me, quasi come dire “finalmente sei tornata”, era spaventato anche lui”, spiega ancora preoccupata.
L’episodio risale a cinque anni fa: il falco comunque ha un gps, quindi non è mai uscito dal “radar”. Ma non è possibile farlo tornare a casa se si allontana.
Tra le attività più particolari che Boretto svolge ci sono le rievocazioni storiche. Assieme a un’associazione di Varese propone pacchetti completi dove si mettono in scena le abitudini medievali: non è teatro, non è spettacolo. È tutto storicamente corretto: “Il mio maestro falconiere ha studiato approfonditamente il “De arte venandi cum avibus” di Federico II e abbiamo riprodotto tutti gli abiti e i ruoli. La dama durante il medioevo non andava a caccia direttamente però dal cavallo normalmente scappucciava il suo falco e lo controllava, anche se poi lo gestiva un falconiere esperto” spiega. Le rievocazioni la portano a girare l’Italia e il mondo: dal palio di san Gimignano a quello di Rho, fino a Siviglia e, prossimamente, Praga.
Nella Giornata internazionale della donna, domenica, non lavora ma sarà a cacciare. È per lei un giorno come un altro: “Quand’è l’8 marzo?
Nemmeno me lo ricordo. Penso di non averlo mai festeggiato in vita mia” dice con tranquillità. Non va a caccia nel senso tradizionale, bensì porta il rapace in riserve apposite perché impari a predare: “Vado a caccia per lui, perché deve mantenere la sua natura. Deve saper cacciare anche perché deve riuscire a sopravvivere, qualsiasi cosa accada”.
E così la sua domenica sarà dedicata ad Atreyu. “In ogni caso penso che l’8 marzo sia un giorno in cui prendere coscienza rispetto a ciò che non abbiamo, ai diritti che ci mancano come donne. Per quello va bene. Per festeggiare e basta, forse no”.

fonte: repubblica.it


Scopri di più da Falconeria.org - Il Portale Italiano sulla Falconeria

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Federico Lavanche
Federico Lavanchehttps://www.falconeria.org
Sono il fondatore di questo sito, pratico la falconeria dal 1992 e mi diletto a scrivere articoli sulla falconeria. Cerco di proporre l'immagine della falconeria per quello che è cioè una Passione Sana, a contatto con la Natura, un mezzo di caccia assolutamente non pericoloso ne invasivo, a zero impatto ambientale. Faccio del mio meglio per far capire, a chi la contrasta, che prima di scrivere sulla falconeria, bisogna conoscerla profondamente ;) Mi considero un po' il "custode" di questo sito che, dal 1997 "racconta"attraverso eventi, informazioni e personaggi, la falconeria in Italia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

I più apprezzati

Scopri di più da Falconeria.org - Il Portale Italiano sulla Falconeria

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere