La Questura sta revocando i permessi a chiunque abbia riportato condanne. Centinaia di trentini rischiano la licenza.
Tremano, i cacciatori trentini. Stanno arrivando nelle case di molte doppiette trentine provvedimenti di revoca del porto d’armi inviati dalla Questura. Si tratta di revoche o ritiri decisi in base a una nuova e più restrittiva interpretazione dell’articolo 43 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Un’interpretazione che è stata fornita dal Consiglio di Stato con un parere del 16 luglio 2014. In base a questo parere, va revocato il porto d’armi a chiunque abbia riportato condanne penali per delitti non colposi contro le persone commessi con violenza, ovvero per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione. La revoca è prevista anche per chi ha riportato condanne per violenza o resistenza all’autorità o per delitti contro la personalità dello Stato o contro l’ordine pubblico. La licenza di caccia può essere, ma in questo caso è un’opzione facoltativa, ritirata ai condannati per delitti diversi o non dà affidamento di non abusare delle armi. Il Consiglio di Stato ha concluso che va revocato il porto d’armi a chiunque sia stato condannato, anche se successivamente ha usufruito della riabilitazione e anche se ha ottenuto il porto d’armi successivamente alla condanna. La stretta arriva dopo numerosi episodi di violenza in cui sono state usate armi detenute con regolare licenza. In questi giorni la lettera della Questura con cui si revoca il porto d’armi è giunta anche a cacciatori che avevano condanne per piccoli reati. Condanne riportate vent’anni fa. Dopo il parere restrittivo del Consiglio di Stato, non si tiene conto del fatto che dopo la condanna non sono stati commessi altri reati e neanche si tiene conto della riabilitazione. Basta una condanna per un piccolo furto e si può dire addio alla doppietta. Per questo il provvedimento sta creando molti malumori tra i cacciatori trentini. Del resto, il parere del Consiglio di Stato è arrivato dopo alcuni episodi di violenza che avevano spinto molti a essere più severi con il rilascio e il rinnovo del porto d’armi. Molti cacciatori, però, fanno notare che adesso si cade nell’eccesso opposto. Infatti chi si comporta bene da decenni rischia di vedersi revocato il porto d’armi a causa di un errore commesso molti anni prima. Resta da vedere se lo stesso provvedimento di revoca può essere approvato in caso di patteggiamento. Da tempo l’equiparabilità della sentenza di patteggiamento a una condanna, infatti, è in discussione. Da più parti si cerca di capire se deve dire addio anche chi ha patteggiato la pena.
Il parere espresso dal Consiglio di Stato ha ad oggetto esclusivamente l’interpretazione del primo comma dell’articolo 43 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. In precedenza l’interpretazione della norma era più elastica. In particolare, il Tar, aveva sempre ritenuto che la riabilitazione potesse permettere ai condannati di mantenere il porto d’armi. Secondo il Consiglio di Stato, invece, «la condanna per quanto remota e superata dalla riabilitazione non perde la sua rilevanza in senso assoluto». I giudici spiegano: «Il testo della disposizione non lascia alcuna alternativa al diniego o alla revoca del porto d’armi benché questo automatismo possa apparire irragionevole con riguardo a reati come il furto o la resistenza all’autorità. Né ci sono altre disposizioni che possano consentire deroghe». In forza di questa interpretazione sono centinaia i cacciatori trentini che nei prossimi giorni potrebbero perdere il porto d’armi.
di Ubaldo Cordellini
fonte: trentinocorrierealpi.gelocal.it
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