I Falchi pellegrini a Caccia

I PELLEGRINI VANNO A CACCIA

falco pellegrino
falco pellegrino
In natura i falchi pellegrini sfruttano diverse tipologie di attacco in base al territorio e alle prede che hanno a disposizione, dai piccoli-medi passeriformi, specializzazione dei maschi, ai grandi uccelli acquatici delle dimensioni di un germano (mai i cigni e le oche), riservati soprattutto alle femmine.
Date le molte variabili da considerare, per i ricercatori è difficile confrontare empiricamente la percentuale di successo delle diverse tecniche utilizzate e soprattutto capire come la strategia della “picchiata”, una conquista evolutiva più recente rispetto all’agguato e all’inseguimento, preferiti soprattutto dalle sottospecie costiere come p.Cassini e p. Pealei e nordiche come p.Calidus, sia effettivamente la più efficace anche in considerazione dei requisiti fisici e cognitivi estremi che richiede, della potenziale pericolosità dell’impatto e della sua dispendiosità in termini di energia impiegata.
A parità di volume il falco pellegrino è il più pesante e compatto tra i falconi, con un carico alare maggiore rispetto a quello, per esempio, del falco sacro e in volo battuto orizzontale, con i suoi 4,4 battiti al secondo, può raggiungere al massimo i 100-120 km/h, non sufficienti per sostenere un inseguimento del più resistente colombaccio (5,2 battiti/sec), per battere in velocità un’anatra o in manovrabilità uno storno.
Per essere competitivo con prede più agili o resistenti o veloci di lui in volo orizzontale, il pellegrino ha imparato a sfruttare un’altro tipo di velocità, sviluppando una tecnica di “caduta controllata” da grandi altezze che può superare i 350 km/h.
Gli uccelli seguono soprattutto tre tipi di traiettorie: volo in linea retta, svolte ampie e regolari, virate a scatti e il falco deve essere in grado di progettare una curva tale da riuscire a catturarli in una di queste situazioni. Generalmente quando la potenziale preda si muove in linea retta, l’altezza dell’attacco è inferiore rispetto all’altezza che serve al falco per intercettare un uccello che procede con bruschi cambiamenti di direzione: la più elevata velocità infatti gli conferisce un grande vantaggio aerodinamico perchè è in grado di sviluppare rispetto alla preda una maggiore accelerazione in minor spazio e una migliore capacità di manovra, data dall’ adattamento di ali e penne a gestire le velocità estreme: particolarmente rigide sono le remiganti addette alla manovrabilità nella fase finale, con bordi perfettamente lisci per ridurre l’attrito e consentire le eventuali correzioni di rotta con minimi movimenti.
falco pellegrino
falco pellegrino
Grazie a un tipo di “navigazione proporzionale” il falco in picchiata rimane in costante linea di collisione con l’obiettivo: se l’angolo sulla linea visiva cambia, il falco vira a una velocità maggiore e proporzionale a quel cambiamento, guadagnando sempre maggior velocità rispetto all’obiettivo.
Durante la fase iniziale della caduta il falco adotta la caratteristica configurazione ” a goccia” con le ali completamente adese al corpo per offrire la minore resistenza possibile all’aria e sviluppare la massima velocità.
Gran parte del successo dell’attacco dipende dalla manovrabilità necessaria nella seconda fase, quando il falco inizia ad uscire dalla picchiata.
All’ aumento dell’angolo di attacco corrisponde una maggiore resistenza dell’aria, quindi il falco porta le ali in posizione ” a coppa”, con le primarie orientate verticalmente e leggermente staccate dal corpo, in modo che parte della portanza venga scaricata lateralmente.
Subito prima dell’impatto il falco decelera rapidamente allineando la punta delle primarie all’asse del corpo (forma a M) ma mantenendo comunque una velocità sufficiente per non stallare ed avere eventualmente la possibilità di rimontare per un secondo attacco nel caso il primo andasse a vuoto
L’altezza da cui parte la caduta è condizionata da molti fattori come temperatura dell’aria, dati barometrici, visibilità, stato di forma, apertura del territorio, dimensioni, velocità e tipologia di fuga della preda.
falco pellegrino picchiata
falco pellegrino picchiata
Il pellegrino può colpire la preda direttamente con i tarsi a fine picchiata oppure superarla e risalire con una curva lungo il suo angolo cieco per legarla con gli artigli.
A tali velocità il minimo attrito con l’aria comprometterebbe l’assetto di volo e il successo dell’attacco, motivo per cui le penne devono essere tenute in condizioni perfette.
Una delle attività quotidiane dei pellegrini è la ricerca del più vicino corso d’acqua corrente e poco profonda dove farsi il bagno e sistemare e impermeabilizzare le penne, abitudine così frequente da condizionare la scelta dei territori di caccia e dei posatoi di riposo.
Prima della caccia di solito si lanciano in qualche forma di gioco di riscaldamento, simulando attacchi alle pavoncelle o molestando qualche cornacchia di passaggio.
Quando l’aria inizia a scaldarsi parte la caccia vera con la perlustrazione sistematica del territorio, che solitamente viene sfruttato per qualche giorno alternato ad altri, anche a 20-30 km di distanza, per evitare un’azione difensiva nelle prede che potrebbero abbandonarlo definitivamente.
Alcuni setacciano in linea retta per 10 o 20 km, invertono la direttrice e rientrano per attaccare le prede già allertate e pronte a involarsi, altri battono il territorio controvento per compiere poi lunghe e repentine planate diagonali di diversi chilometri a favore di vento.
A volte possono aspettare su un comodo punto di osservazione e approfittare della conoscenza dei posti utilizzati solitamente dalle potenziali prede per abbeverarsi e nutrirsi o delle rotte abituali da e verso il nido.
Generalmente nei giorni e nei periodi più tiepidi sfruttano le correnti ascensionali, cacciano ad altezze superiori e sopra un’area più vasta rispetto alle giornate fredde e nuvolose o di pioggia o nebbia, elementi questi ultimi che inibiscono più di altri il raggio d’azione.
Ciò che attira maggiormente l’attenzione sono il piumaggio bianco o chiaro (il bianco del collare e delle bande alari del colombaccio sono ottimi punti focali per il falco in picchiata),
le vocalizzazioni in volo ( come quelle delle allodole), i comportamenti anomali che possano tradire una qualche forma di debolezza, come malattia, giovinezza o vecchiaia.
La scelta della preda dipende ovviamente dalle specie disponibili, che variano in base all’habitat e alla stagione eppure, anche tenuto conto della disponinilità, una specie risulta essere in assoluto la preferita, la “controparte” per eccellenza: il piccione e il suo relativo selvatico, il colombaccio.
Una preda velocissima, resistente e con grandi abilità di virata e di manovra, insomma un osso duro.
Anche questo, secondo me, rende l’idea di che pasta siano fatti i pellegrini.
Lara Flisi

Falco Pellegrino

UNA VITA VISSUTA PERICOLOSAMENTE

falco pellegrino
falco pellegrino
In base ai territori e alle prede che hanno a disposizione, i falchi pellegrini sfruttano diverse tipologie di caccia, come l’agguato, l’inseguimento orizzontale, l’inserimento in grandi stormi e occasionalmente perfino la caccia a terra, ma sono soprattutto le specifiche richieste dalla tecnica della caduta controllata che hanno definito le sue incredibili caratteristiche fisiche.
Come sanno bene gli ingegneri aeronautici, il volo ad alta velocità presenta sfide davvero estreme e il falco pellegrino è perfettamente equipaggiato per affrontarle tutte.
La caratteristica conformazione “a V”,
con le ali particolarmente strette e appuntite che aderiscono completamente al corpo e la coda corta che contribuisce a minimizzare l’attrito, è ciò che di meglio offre l’evoluzione in termini di aerodinamicità.
Questi uccelli resistono a una forza gravitazionale molto superiore rispetto ai piloti di aerei, che possono gestire fino a 8 – 9 G, oltre i quali sverrebbero.
Pellegrini e girfalchi possono resistere fino a 25 G, cioè 25 volte il loro peso che la forza di gravità spinge contro il corpo.
falco pellegrino
falco pellegrino
Ovviamente il falco non resta nella posizione di massima velocità durante tutta la picchiata o si schianterebbe al suolo, quindi deve mutare la forma del corpo in base
all’ attrito che incontra nelle diverse fasi della curva di caduta.
Prima di entrare in posizione di massima penetrazione e quando inizia ad uscirne la resistenza dell’aria è maggiore e le ali vengono posizionate a forma di C, con le primarie orientate verticalmente e leggermente staccate dal corpo, in modo che parte della portanza venga scaricata lateralmente.
Subito prima dell’impatto il falco decelera rapidamente allineando la punta delle primarie all’asse del corpo in una forma a M, mantenendo una velocità sufficiente per non stallare e avere eventualmente la possibilità di rimontare per un secondo attacco.
Per poter eseguire queste trasformazioni morfologiche in condizioni così estreme la muscolatura pettorale è particolarmente massiccia e la
chiglia, uno sterno adattato al volo, è particolarmente sviluppata in modo da consentire una maggiore area di attaccatura dei muscoli e maggiore potenza di propulsione nella battuta iniziale.
falco pellegrino
falco pellegrino
Una forma estremamente aerodinamica non è ancora sufficiente per mantenere un perfetto assetto di volo, serve anche una superficie liscia che non crei problemi di attrito e sufficientemente rigida da rimanere compatta anche sotto una forte pressione.
Le penne remiganti del pellegrino, fondamentali per la manovrabilità nella fase finale della picchiata, sono più rigide rispetto a quelle degli altri rapaci e particolarmente liscie lungo i bordi per favorire le manovre necessarie con minimi spostamenti del corpo.
Le piccole piume presenti sul dorso inoltre vengono alzate leggermente per permettere all’aria di fluire ancora più uniformemente lungo la parte superiore del corpo.
Per seguire visivamente i cambiamenti di direzione di una preda il falco deve girare la testa perchè gli occhi sono fissi e incassati nel cranio, ben protetti dall’anello sclerotico e dalla cresta ossea superiore.
Oltre che dalle normali palpebre, un’ulteriore protezione è fornita da una terza palpebra trasparente, la membrana nittitante.
Un tessuto sottile esteso dalla retina al cristallino fornisce ossigeno e sostanze nutritive all’umor vitreo, riducendo la necessità di vasi sanguigni negli occhi; in questo modo la luce appare meno diffusa e la visione risulta molto più nitida.
Falchi e aquile hanno sviluppato il più alto potere di risoluzione spaziale conosciuto nel regno animale.
falco pellegrino
falco pellegrino
Le cellule sensoriali visive, coni e bastoncelli, sono molto fitti: gli esseri umani hanno circa 30.000 coni nella fovea (la parte dell’occhio dove la visione è più nitida), i falchi circa un milione: oltre agli oggetti molto più nitidi e dettagliati riescono anche a percepire un numero di colori e sfumature cromatiche di gran lunga superiore, compresa la gamma delle frequenze ultraviolette.
Inoltre hanno due fovee in ogni occhio, pertanto possono disporre di una visione binoculare che consente di concentrare l’attenzione su più oggetti alla volta e di effettuare regolazioni molto precise e dettagliate in una frazione di secondo,
un pò come vedere il mondo con un obiettivo macro e uno zoom che funzionano contemporaneamente:
la fovea centrale, poco profonda e focalizzata in avanti, consente ai falchi di vedere gli oggetti lontani e di valutarne le distanze.
La seconda fovea, più profonda, ha un aspetto laterale e fornisce informazioni sugli oggetti vicini e posti lateralmente.
Per ridurre il riverbero della luce è presente, nella parte inferiore degli occhi, una barratura più o meno scura, larga e allungata, il mustacchio, che varia in aspetto nelle diverse sottospecie.
Il cervello del pellegrino si è evoluto per fornire una super vista in grado non solo di vedere a una distanza 8 volte superiore a quella umana ma anche di elaborare le immagini a una velocità maggiore rispetto a quella di qualsiasi altro uccello.
La frequenza alla quale lo stimolo luminoso intermittente diventa completamente nitido all’osservatore viene indicata come Flicker Fusion Frequency (FFF); oltre questa frequenza le immagini iniziano ad apparire sfocate, come un treno che si muove troppo velocemente.
In buone condizioni di luminosità, un essere umano può vedere nitidamente fino a 60 Hz, la poiana di Harris a 77 Hz, il falco sacro a 102 Hz e il falco pellegrino fino a 129 Hz.
Nonostante tutti questi accorgimenti il pellegrino non potrebbe supportare le velocità che è in grado di raggiungere senza un sistema respiratorio altamente efficiente che gli permetta di respirare tranquillamente a velocità a cui gli altri uccelli entrerebbero immediatamente in carenza di ossigeno.
falco pellegrino
falco pellegrino
La pressione dell’aria che entra direttamemte nelle narici ad altissima velocità infatti danneggerebbe i piccoli e rigidi polmoni ma viene rallentata da una particolare struttura ossea (tubercolo) che agisce come un deflettore, guidando e curvando a spirale le onde d’urto dell’aria.
La gabbia toracica degli uccelli è poco flessibile perchè deve alloggiare i potenti muscoli del volo che necessitano di un ancoraggio rigido; di conseguenza i polmoni hanno volume fisso e dimensioni ridotte, eppure la loro efficienza è superiore a quella di qualsiasi mammifero.
Questo perchè la respirazione segue un flusso unidirezionale, circolare e continuo grazie alla presenza dei 9 sacchi aeriferi disposti lungo il corpo tra la regione cervicale e quella toracico-addominale che, funzionando come piccoli mantici, mantengono i polmoni costantemente gonfiati anche durante l’espirazione.
Un altro importante fattore limitante del volo degli uccelli dipende dalla capacità del cuore di apportare sufficiente sangue ai muscoli del volo, che bruciano una grande quantità di ossigeno.
falco pellegrino
falco pellegrino
Il falco pellegrino ha una pompa cardiaca in grado di raggiungere i 900 battiti al minuto, consentendo all’ossigeno di raggiungere molto velocemente i muscoli e ritardare così il senso di affaticamento.
Diverse sottospecie di falco pellegrino, soprattutto quelle costiere, vivono benissimo praticando quasi esclusivamente una caccia d’agguato e d’inseguimento.
Per i ricercatori è difficile capire come si sia evoluta una tecnica così difficile, dispendiosa e pericolosa come la caduta controllata, la cui percentuale di successo per i falchi esperti sembra non superare il 20-23%, oltre a risultare mortale o fortemente invalidante in caso qualcosa vada storto.
Forse, in fondo, perchè quegli spericolati pellegrini si divertono così…
Lara Flisi

L’ Astore

COME UN FANTASMA

astore
astore, Accipiter gentilis
Se le caratteristiche fisiche e mentali del falco pellegrino sono il risultato di un perfetto adattamento alla caccia a velocità estreme in campi aperti, c’è chi ha sviluppato supremi adattamenti alla caccia in velocità nel fitto di conifere e latifoglie, il regno dell’astore.
Questo magnifico predatore territoriale è in grado di sviluppare un’accelerazione folgorante, grazie a un torace particolarmente profondo, con un’ampia area di attacco per i potenti muscoli pettorali (circa il 17% del peso corporeo) ricchi di fibre bianche addette all’esplosività della forza muscolare ed è dotato di ali larghe e arrotondate con penne particolarmente flessibili che permettono un’alta capacità di torsione e di manovra mentre la lunga coda, che si apre come una terza ala, mantiene portanza e velocità.
Munito di un udito acuto (può individuare il rumore di una preda a 5-6 km di distanza, quasi come le albanelle), ipersensibile alla percezione del più piccolo movimento e con riflessi reattivi al centesimo di secondo, vive in un mondo che si muove dieci volte più rapidamente del nostro.
Il piumaggio riecheggia il contrasto angolare di luci e ombre dei luoghi a lui deputati e lo rende praticamente indistinguibile alla vista anche quando è in movimento.
Si sposta con una serie di voli a bassa quota di pochi minuti, “cinque lenti battiti d’ali, poi volo planato”, intervallati da brevi periodi di scansione su posatoi più o meno elevati dai quali spia inosservato i movimenti della preda selezionata, attende il momento giusto e sferra l’attacco, sbucando come un fantasma tra le fessure delle frasche con uno slancio propulsivo e una determinazione impareggiabili: se l’agguato fallisce insegue la preda senza sosta fino a sfiancarla, intercettando e modificando repentinamente traiettorie, infilando passaggi improbabili a oltre 40 km orari con quella gran coda che garantisce sostegno e velocità anche quando le ali si chiudono, fino ad aiutarsi con la spinta propulsiva delle zampe contro i tronchi degli alberi.
Mentre vola misura costantemente la densità proporzionale degli ostacoli, creando una mappa mentale che gli permette di intuire con estrema accuratezza i passaggi utili prima ancora di averli visti.
Grazie alla precisione del sistema utilizzato per guidare il volo sulla preda e a riflessi che rasentano la precognizione è in grado di catturare praticamente tutto quello che gli arrivi a tiro, dagli scoiattoli alle lepri, dai piccoli passeriformi al gallo cedrone, ignora solo i grandi mammiferi.
Generalmente i falchi che cacciano ad alta velocità in spazi aperti e privi di ostacoli sfruttano la legge di guida di navigazione proporzionale°. Questo sistema tuttavia non permette di individuare in egual modo il percorso ottimale all’interno di ambienti disordinati come le foreste o i campi limitrofi dove cacciano gli astori, che utilizzano differenti strategie di inseguimento.
Quando un astore attacca un bersaglio fermo o che corre in linea retta, utilizza un tipo di “inseguimento classico” guardando dritto davanti a sé e tenendo la preda al centro del campo visivo: dal suo punto di vista la preda è immobile al centro dello scenario e diventa sempre più grande e dettagliata man mano che si avvicina, fino a riempire quasi completamente il campo visivo quando è prossimo ad afferrarla.
Se la preda inizia a manovrare obliquamente, tuttavia, il falco dovrà effettuare una serie di adattamenti di traiettoria che ne rallenteranno l’azione e probabilmente non arriverà in tempo.
In questo caso l’astore cambia tattica e passa la visualizzazione del bersaglio in un altro punto fisso del campo visivo, determinato dall’angolazione con cui la preda sta scappando, che gli permette di selezionare il percorso più veloce per intercettarla.
Secondo il fenomeno chiamato “camuffamento del movimento”, così come la preda non si muove nel campo visivo dell’astore, allo stesso modo l’attaccante non si muove nemmeno dalla prospettiva della preda che, a causa dell’angolo obliquo del percorso del rapace, non riesce a percepirne la posizione esatta.
Con questo vantaggio l’astore è in grado di arrivare sulla preda così velocemente che ha una finestra di tempo strettissima per concludere: un piccolo ritardo di manovra e manca il pasto.
Grazie a questa strategia ibrida, l’astore può sfruttare i vantaggi di entrambe le tecniche e massimizzare le possibilità di successo, che possono arrivare a una media del 30% di catture.
La sua proverbiale aggressività è reale ed evidente soprattutto nella implacabile difesa del nido, tanto che il momento migliore per osservare questo rapace così elusivo, a volte fin troppo da vicino, è proprio il periodo riproduttivo durante il quale la coppia non esiterà ad attaccare qualsiasi animale, inclusi uomini e orsi, considerato una minaccia per i piccoli.
Aggressivo, difficile, imprevedibile, quasi impossibile da relazionare, l’astore evoca un mondo a noi lontano, misterioso e primordiale. Alzi la mano chi non prova un po’ di soggezione dinnanzi a quello sguardo di arancio infuocato.
Lara Flisi

Linea Temporale della Falconeria

Alcuni ipotizzano che la falconeria risalga al 4000 – 6000 aC in Mongolia, Egitto e forse in Asia, tuttavia non ci sono prove concrete a sostegno di ciò. È noto che i falchi venivano regalati ai principi cinesi già nel 2200 aC, ma potrebbero essere stati per animali domestici e non per la caccia. La falconeria moderna, in particolare quella praticata in Nord America, ha elementi di molte pratiche antiche, ma sembra moderna in molti altri modi. Lo stile di vita moderno della falconeriaè vario, ma l’integrazione delle persone con i loro rapaci è comune a tutte le pratiche.

Una linea temporale di falconeria

  • 722-705 aC – Bassorilievo assiro trovato nelle rovine di Khorsabad durante lo scavo del
  • palazzo di Sargon II (o Saragon II) raffigura la falconeria. L’affermazione di AH Layard nel suo libro del 1853 Discoveries in the Ruins of Ninive and Babylon è “Un falconiere che porta un falco al polso sembrava essere rappresentato in un bassorilievo che ho visto durante la mia ultima visita a quelle rovine”.
  • 680 – I documenti cinesi descrivono la falconeria
  • EW Jameson suggerisce che le prove della falconeria in Giappone affiorano
  • IV secolo aC – Moneta d’oro raffigura Alessandro Magno con un falco sul pugno. Si presume che i romani imparassero la falconeria dai greci, sebbene fosse raro; ci sono resoconti di Cesare che usava falchi addestrati per distruggere i piccioni che trasportavano messaggi
  • 384 – Aristotele e altri greci fanno riferimento alla falconeria
  • 200 aC – I registri giapponesi annotano i falchi dati ai principi cinesi
  • 355 dC – Nihon-shoki , un racconto storico, registra la falconeria. Si dice che il primo falconiere giapponese fosse una donna di nome Kochiku, e che anche la sua unica figlia fosse una falconiere.
  • 500 – EW Jameson individua la prima prova effettiva di falconeria in Europa è rappresentata in un mosaico pavimentale romano di un falconiere e il suo falco che caccia le anatre.
  • 600 – Le tribù germaniche praticavano la falconeria
  • VIII e IX secolo e continua ancora oggi – La falconeria fiorì in Medio Oriente
  • IX secolo – I documenti giapponesi segnalano la presenza
  • di donne falconiere
  • 875 – L’Europa occidentale e l’Inghilterra sassone sono ampiamente praticate; Ai crociati viene attribuito il merito di aver portato la falconeria in Inghilterra e di averla resa popolare nei tribunali
  • 1066 – I Normanni scrissero della pratica della falconeria; Dopo la conquista normanna dell’Inghilterra, la falconeria divenne ancora più popolare. La parola normanna ‘fauconnerie’ è ancora usata oggi.
  • 1600 – Registri olandesi di falconeria; la città olandese di Valkenswaard dipendeva quasi interamente dalla falconeria per la sua economia
  • 1801 – James Strutt d’Inghilterra scrive, “le signore non solo accompagnavano i gentiluomini nella ricerca del diversivo [falconeria], ma spesso lo praticavano da sole; e persino eccellevano gli uomini nella conoscenza e nell’esercizio dell’arte”.
  • 1934 – Viene formato il primo club americano di falconeria, The Peregrine Club; successivamente estinto durante la seconda guerra mondiale
  • 1961 – Viene costituita la NAFA
  • 1970 – Il Fondo Peregrine viene fondato principalmente da falconieri per conservare i rapaci, ma si concentra sui falchi pellegrini

Un ringraziamento speciale a Noriko Otsuka per le sue informazioni sulla storia della falconeria giapponese e allo storico David Zincavage per la sua revisione di alcuni di questi dati.

Baby falco a San Floriano

Dopo 5 anni di attesa i due falchi pellegrini che abitano sopra la piazza Federico II a Jesi, sono diventati genitori.

Costanza, la femmina di falco pellegrino ‘adottata’ dagli jesini, è diventata mamma, proprio sulla sommità della torre di San Floriano, dove da cinque anni  ha trovato casa insieme al suo compagno, Federico. Due nomi non affatto casuali, visto che i due rapaci hanno scelto di abitare proprio sopra la piazza dove nacque l’imperatore Federico II di Svevia, grande appassionato di falconeria. La stessa piazza che ospita il museo a lui dedicato, dove uno schermo è collegato ad una webcam che sorveglia i falchi pellegrini, 24 ore su 24. Parliamo di una specie rara, protetta. La speranza è quella di poter vedere i piccoli tentare i primi voli, prima che abbandonino il nido. Ci racconta questa storia Gianluca Tiroli, veterinario.

di Chiara Spegni

fonte:https://www.rainews.it/tgr/marche/video/2022/06/baby-falco-a-san-floriano–45c26c2d-9611-4d2e-90a9-9e05e92b8ef8.html

6 Nuovi paesi inclusi nel Patrimonio UNESCO per la Falconeria

Oggi l’UNESCO ha deciso di includere 6 nuovi paesi /Croazia, Irlanda, Kirghistan, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia sull’iscrizione “Falconeria, un patrimonio umano vivente” nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità
URRA!!!

Trentino, Il consiglio provinciale autorizza l’allevamento di rapaci e la falconeria

Per il consigliere proponente, fra le altre cose, la falconeria servirà «a combattere i piccioni». Degasperi e Coppola: «agghiacciante», e i protezionisti chiamano alla mobiltazione.

TRENTO. Evidentemente, è uno dei problemi più contingenti in Trentino, in questi giorni. Tanto che dopo dibattito e controproposte, è stato approvato il disegno di legge che modifica le regole per permettere l’alllevamento di rapaci e la falconeria in provincia di Trento (erano vietati dal 2003).

Alla fine l’assise la maggioranza ha impegnato la giunta a promuovere la pratica della falconeria in Trentino sia a livello sportivo che venatorio. È quanto prevedeva una mozione presentata da Gianluca Cavada (Lega), che ha suscitato forti contestazioni da parte delle minoranze ma ha ottenuto il via libera della giunta e il voto del centrodestra.

Verrà dunque cambiato l’attuale regolamentazione provinciale relativa alla detenzione, all’allevamento, all’allenamento e alla riproduzione di uccelli da preda nel Trentino.

Filippo Degasperi (Onda Civica) l’ha definita «una proposta agghiacciante». Per Lucia Coppola (Verdi) è un arretramento nella tutela degli animali. Ma per Cavada la falconeria è «un sistema naturale per contrastare l’invasione di colombi, gli aironi e cormorani».

Alla fine via libera all’allevamento dei rapaci e regole meno stringenti. Una mozione approvata in consiglio provinciale, che ora la Lipu denuncia come pericolosa.

Per la precisione si prevede di permettere l’allevamento di specie come falco pellegrino, gheppio, lanario, falco sacro, smeriglio, sparviere ed astore – nel rispetto di determinate regole: devono venire da allevamenti certificati, non è prevista la loro riproduzione e ogni persona può detenerne al massimo cinque.

La notizia non è piaciuta alla Lipu. Il divieto di allevamento risale al 2003 e, ricorda ora Sergio Merz, era stato approvato dal comitato faunistico quasi all’unanimità, con l’approvazione anche del mondo venatorio. «La falconeria è una pratica altamente diseducativa in quanto si presenta il rapace come un animale addestrato che ubbidisce agli ordini di un padrone – osserva Merz – Sta per ore e giorni legato ad un ceppo o in voliera, viene tenuto a dieta in quanto se troppo alimentato poi non fa gli esercizi e scappa, esercizi basati sulla somministrazione di cibo che viene fornito loro a fine lavoro. In genere i rapaci da falconeria provengono da allevamenti ma una parte considerevole arriva dal bracconaggio ai nidi fatto anche da allevatori, che poi registrano i nidiacei rubati, come nati nei loro allevamenti. Da quando la Lipu e altre associazioni ambientaliste controllano a vista i nidi di determinate specie di rapaci, (vedi Aquila del Bonelli) per evitare il furto dei piccoli, alcune popolazioni portate al limite dell’estinzione stanno superando la fase critica».

Attacca la mozione, piena a suo dire di «fesserie». E parte da quella che ritiene più pesante: l’ipotesi che i falchi in questione caccino colombi, aironi e cormorani. «Cosa pensa di fare con i colombi, spostarli da una zona all’altra, farli predare dai falchi? E se durante questa meravigliosa attività i falchi predano rondini o rondoni o altre specie protette?»

Merz chiama alla mobilitazione con toni durissimi: «Visto l’attuale governo dittatoriale leghista si farà anche questo e questo ci fa capire in che mani siamo dal punto di vista ambientale. Le associazioni ambientaliste dovranno in futuro mobilitarsi politicamente, basta essere puristi e non schierarsi, oramai ci giochiamo tutto nel 2023, ultima spiaggia, ultima chance per la tutela ambientale, e per riparare i danni che stanno facendo, poi inutile lamentarsi. Mandiamo a casa questi signori che stanno distruggendo il Trentino dal punto di vista naturalistico».

Regolamentazione della Falconeria e dei falconieri nella Regione Piemonte

Con grande stupore, leggo direttamente dal sito ufficiale della regione Piemonte dell’approvazione di una delibera regionale che va a regolamentare la pratica della falconeria nella Regione Piemonte nonché a regolamentare i falconieri già presenti e quelli che vorranno diventarlo.

Registro dei falconieri, corso obbligatorio per falconieri, affiancamento, addestramento falchi, requisti per diventare falconiere sono solo alcuni punti inerenti questa delibera. Questa delibera coinvolge chiunque (anche da altre regioni) che intende praticare la falconeria in Piemonte.

Ne eravate al corrente? Cosa ne pensate?

REGIONE PIEMONTE BU32 12/08/2021

Deliberazione della Giunta Regionale 6 agosto 2021, n. 34-3702

Legge regionale 5/2018, articolo 14. Approvazione dei criteri e delle modalita’ di addestramento, allenamento e prove con i falchi (comma 1, lettera b). Approvazione dei requisiti e modalita’ di iscrizione e funzionamento del Registro provinciale dei Falconieri (comma 3).

A relazione dell’Assessore Protopapa:

Premesso che:

  • la legge 7 febbraio 1992, n. 150 reca la disciplina dei reati relativi all’applicazione in Italiadella convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, firmata a Washington il 3 marzo 1973, di cui alla legge 19 dicembre 1975, n. 874, e del regolamento (CEE) n. 3626/82, e successive modificazioni, nonché norme per la commercializzazione e la detenzione di esemplari vivi di mammiferi e rettili che possono costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica;
  • il Regolamento CE n. 338/1997 e s.m.i. del Consiglio del 9 dicembre 1996 tutela la protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio;
  • la legge 11 febbraio 1992, n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), dispone, in particolare, che:
    – all’articolo 2, sono particolarmente protette, anche sotto il profilo sanzionatorio, tutte le specie di rapaci diurni (Accipitriformes e Falconiformes) e tutte le specie di rapaci notturni (Strigiformes);- all’articolo 3, è vietata in tutto il territorio nazionale ogni forma di uccellagione e di cattura di uccelli e di mammiferi selvatici, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati;
    – all’articolo 12, comma 5, ed all’articolo 13, comma 2, l’esercizio venatorio può essere praticato anche con il falco;- all’articolo 21, è vietato a chiunque il commercio di esemplari vivi di specie di avifaunaselvatica nazionale non proveniente da allevamenti;
  • la legge regionale 19 giugno 2018, n. 5 (Tutela della fauna e gestione faunistico – venatoria)prevede, in particolare, che:
    all’articolo 14, comma 1, lettera b), la Giunta regionale, con propria deliberazione definisce i criteri e le modalità di addestramento, allenamento e prove con i falchi, anche in periodo di caccia chiusa senza predazione di fauna selvatica;
    all’articolo 14, comma 3, ai fini delle attività di addestramento, allenamento e prove con i falchi è istituito il Registro provinciale dei falconieri al quale si iscrivono quanti intendono esercitare tale tipo di attività sia ai fini dell’esercizio venatorio che per altre finalità. La Giunta regionale con propri provvedimenti disciplina i requisiti e le modalità di iscrizione e funzionamento.
    Dato atto che il Settore Infrastrutture, territorio rurale, calamità naturali in agricoltura, cacciae pesca della Direzione Agricoltura e Cibo, al fine di definire i criteri, le modalità di addestramento, allenamento e prove con i falchi, i requisiti e le modalità di iscrizione e funzionamento del Registro provinciale dei falconieri, ai sensi del suddetto articolo 14, rispettivamente, comma 1, lettera b) e comma 3, si è confrontato il 23 febbraio 2021 con le Province e la Città Metropolitana di Torino ed ha sentito il 6 aprile 2021 il settore regionale Standard formativi e orientamento professionale.Preso atto che il testo emerso da tale confronto è stato approvato all’unanimità, nella seduta del 27 luglio 2021, dai componenti della Conferenza permanente Regione ed Autonomie locali ex articolo 6 della legge regionale 34/1998.

    Ritenuto, pertanto, di approvare, ai sensi dell’articolo 14 della legge regionale 5/2018, i criteri, le modalità di addestramento, allenamento e prove con i falchi, in attuazione del suo comma 1, lettera b), ed i requisiti e le modalità di iscrizione e funzionamento del Registro provinciale dei

falconieri, in attuazione del suo comma 3, di cui all’allegato A al presente provvedimento, quale parte integrante e sostanziale.

Dato atto che il presente provvedimento non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio regionale.

Visto il Decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 e s.m.i. recante (Riordino della disciplina riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle Pubbliche Amministrazioni) e ritenuto che il presente provvedimento sia soggetto a pubblicazione ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo n. 33/2013, sul sito della Regione Piemonte.

Attestata la regolarità amministrativa del presente provvedimento ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale n. 1-4046 del 17 ottobre 2016, come modificata dalla Deliberazione della Giunta Regionale n. 1- 3361 del 14 giugno 2021.

Tutto ciò premesso e considerato;
la Giunta regionale, con voti unanimi espressi nelle forme di legge,

delibera

di approvare, ai sensi dell’articolo 14 della legge regionale 5/2018, i criteri, le modalità di addestramento, allenamento e prove con i falchi, in attuazione del suo comma 1, lettera b), ed i requisiti e le modalità di iscrizione e funzionamento del Registro provinciale dei Falconieri, in attuazione del suo comma 3, di cui all’allegato A al presente provvedimento, quale parte integrante e sostanziale;

di dare atto che il presente provvedimento non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio regionale. Avverso la presente deliberazione è ammesso ricorso giurisdizionale avanti al TAR entro 60 giorni dalla data di comunicazione o piena conoscenza dell’atto, ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 giorni dalla suddetta data, ovvero l’azione innanzi al Giudice Ordinario,

per tutelare un diritto soggettivo, entro il termine di prescrizione previsto dal Codice civile.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell’art. 61 dello Statuto e dell’articolo 5 della legge regionale 22/2010, nonché, ai sensi

dell’articolo 12 del Decreto legislativo 33/2013, nel sito istituzionale dell’Ente. (omissis)

Allegato

ALLEGATO A

Legge regionale 5/2018, articolo 14. Criteri e modalità di addestramento, allenamento e prove con i falchi (comma 1, lettera b). Requisiti e modalità di iscrizione e funzionamento del Registro provinciale dei falconieri (comma 3).

1. Premesse

1.1. La Regione Piemonte tutela e promuove l’attività della falconeria, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale e immateriale dell’umanità, favorendo l’addestramento e l’allenamento delle specie appartenenti all’Ordine dei Falconiformi, rafforzando il suo aspetto legato alla conservazione della natura, al patrimonio culturale e all’impegno sociale all’interno delle comunità.

1.2. In attuazione della legge regionale 5/2018, l’addestramento e l’allenamento per uso venatorio di falchi (articolo 14, comma 1, lettera b) e il Registro provinciale dei falconieri (articolo 14, comma 3) sono disciplinati dal presente documento in conformità alle leggi vigenti, nel rispetto delle convenzioni internazionali, delle direttive e dei regolamenti comunitari.

2. Definizione di falconiere e detentore

2.1. Ai fini della presente disciplina è definito falconiere colui che impiega il falco nell’esercizio dell’attività venatoria; è definito detentore colui che possiede un falco con cui non esercita l’attività venatoria.

3. Criteri, modalità di addestramento, allenamento e prove con i falchi
3.1. I falconieri e i detentori sono tenuti a realizzare un corretto addestramento dei falchi, nonché

mantenerli in allenamento ed esercizio di volo, nel rispetto della vigente disciplina di settore.

3.2. Per l’addestramento, l’allenamento e le prove dei falchi è possibile l’utilizzo di specifici strumenti di gestione, quali ad esempio, cappucci, geti, girelle, lunghe, blocchi, pertiche. Tali strumenti solo utilizzabili anche durante la detenzione e la fase di riposo del rapace.

3.3. Durante l’addestramento, l’allenamento e le prove dei falchi, così come durante l’esercizio venatorio, è obbligatorio l’utilizzo di apparecchiature che permettono il controllo dell’animale, esclusivamente tramite sistemi di posizionamento volti ad una corretta e continua verifica della posizione dell’animale durante le attività di volo e maneggio.

3.4. È vietato l’addestramento o l’allenamento di falchi all’interno di aree protette e zone a tutela (oasi di protezione e zone di ripopolamento e cattura) individuate dalla normativa vigente.

4. Registro provinciale dei falconieri

4.1. È istituito, presso le Province e la Città Metropolitana di Torino, il Registro provinciale dei falconieri residenti nella Regione Piemonte, al quale si iscrivono, in due distinte sezioni (falconieri e detentori), quanti intendono esercitare attività di addestramento, allenamento e prove con i falchi, sia ai fini dell’esercizio venatorio che per altre attività.

4.2. Alla Provincia e Città Metropolitana di Torino compete l’attività istruttoria inerente alla gestione del rispettivo Registro provinciale dei falconieri.

5. Modalità ed effetti dell’iscrizione al Registro provinciale dei falconieri

5.1. I candidati che intendono iscriversi al Registro provinciale dei falconieri devono presentare domanda alla Provincia o Città Metropolitana di Torino. Alla domanda vanno allegati:

– curriculum vitae e professionale con particolare riferimento alle competenze ed esperienze in materia di falconeria;

– documentazione attestante la provenienza e il regolare possesso dei rapaci di proprietà;

– documentazione attestante il rispetto della normativa sanitaria in materia di benessere animale durante tutte le fasi di possesso, trasporto, lavoro e riposo.

5.2. Ai fini dell’iscrizione al Registro, sezione falconieri, l’interessato deve sostenere un esame consistente in una prova scritta e un colloquio riguardante tutte le materie già previste per l’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria e le principali nozioni di gestione, mantenimento, addestramento del falco. Il candidato deve in ogni caso fornire alla commissione d’esame l’attestazione dell’avvenuta formazione in materia di falconeria, ottenuta con la frequentazione di un corso della durata di 40 ore di cui almeno 20 costituite da prove pratiche, organizzato da un ente di formazione o da un’associazione avente comprovata esperienza nel settore.

5.3. Se il candidato supera la parte di esame attinente l’esercizio dell’attività venatoria, ma non quella relativa alle principali nozioni di gestione, mantenimento, addestramento del falco può, in una sessione successiva, sostenere soltanto la prova scritta ed il colloquio per tale ultima parte.

5.4. Coloro che richiedono iscrizione alla sezione detentori o la richiedono alla sezione falconieri e sono già in possesso dell’abilitazione venatoria, possono, in alternativa all’esame disciplinato dal punto 5.2., sostenere solo un colloquio atto a dimostrare le principali nozioni di gestione, mantenimento, addestramento del falco e fornire l’attestazione dell’avvenuta formazione in materia di falconeria di cui al precedente punto 5.2.

5.5. L’esame di cui al punto 5.2. e i colloqui di cui ai punti 5.4. e 6.1. si svolgono presso le sedi delle Province e Città Metropolitana di Torino, avanti alle commissioni per l’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria, di cui alla legge regionale 5/2018, integrate con un esperto in materia di falconeria. Nelle fasi preliminari di attuazione della presente disciplina è ammessa, in sostituzione dell’esperto in materia di falconeria, l’integrazione delle commissioni per l’abilitazione all’esercizio dell’attività venatoria con funzionari, competenti per materia, interni alle amministrazioni.

5.6. L’attestazione dell’avvenuta formazione in materia di falconeria di cui al precedente punto 5.2. può essere rilasciata anche a soggetti non residenti nella Regione Piemonte purché essi siano in grado di dimostrare l’operatività nel territorio regionale piemontese.

5.7. Al superamento dell’esame e dei colloqui di cui ai punti 5.2., 5.4. e 6.1. è rilasciato un apposito attestato di falconiere o detentore, conseguito il quale, l’interessato è tenuto a seguire un periodo, non inferiore a un anno, di affiancamento ad un soggetto già iscritto al Registro di cui al punto 4.

5.8. A condizione di reciprocità con la Regione Piemonte, ai fini dell’iscrizione al Registro provinciale dei falconieri, sono idonee attestazioni rilasciate anche da altre regioni italiane.

5.9. Ai fini dell’esercizio dell’attività venatoria con il falco è altresì necessario il possesso del tesserino venatorio su cui va riportata l’iscrizione al Registro provinciale dei falconieri e gli ambiti di caccia in cui si è ammessi.

5.10. Sono esclusi dall’obbligo di possesso del tesserino venatorio i detentori di cui al punto 2.1.

5.11. Con l’iscrizione al Registro di cui al punto 4, il falconiere e il detentore possono esercitare l’attività di addestramento ed allenamento e gare dei falchi durante l’intero periodo dell’anno nelle zone del territorio piemontese:

– di cui all’articolo 14, comma 1, della legge regionale 19 giugno 2018, n. 5;

– istituite nelle aziende faunistico venatorie e agrituristico venatorie, per esercitare l’attività di addestramento ed allenamento e gare.

5.12. Tali attività sono svolte, nel rispetto di quanto previsto dalla lettera a) del medesimo articolo 14, comma 1, della legge regionale 19 giugno 2018, n. 5, senza predazione di fauna selvatica nei periodi di caccia chiusa; fanno eccezione le zone di addestramento e allenamento con facoltà di sparo con l’utilizzo di fauna da allevamento.

5.13. I falconieri e i detentori iscritti al Registro di cui al punto 4 per partecipare a manifestazioni, fiere e Parchi a tema devono essere muniti dei relativi permessi rilasciati, nel rispetto della normativa di settore, dagli enti territoriali competenti, nel rispetto delle tempistiche previste dagli enti stessi.

5.14. L’iscrizione al Registro provinciale dei falconieri ha durata di dieci anni. Al fine di ottenere il rinnovo dell’attestato di falconiere o detentore, l’interessato deve presentare la stessa documentazione, aggiornata, di cui al punto 5.1.

Il falconiere o il detentore vengono cancellati dal Registro provinciale dei falconieri per una delle seguenti cause:

a) Rinunzia – l’interessato può in ogni momento rinunciare all’iscrizione mediante comunicazione scritta alla Provincia o alla Città Metropolitana di Torino;

b) Decadenza – l’interessato decade da ogni suo diritto relativo all’iscrizione qualora non abbia provveduto a richiedere il rinnovo almeno tre mesi prima della scadenza;

c) Revoca – la revoca dell’iscrizione è disposta, previa diffida della Provincia o della Città Metropolitana di Torino, per ripetuta inosservanza degli obblighi previsti dalla presente deliberazione e dalla normativa vigente in materia.

5.15. Con proprio provvedimento il settore regionale competente in materia di caccia definisce il format unico del Registro provinciale dei falconieri gestito dalle Province e dalla Città Metropolitana di Torino.

6. Norme transitorie

6.1. Fino al 31 dicembre 2022, in alternativa al superamento dell’esame di cui al punto 5.2. e al colloquio di cui al punto 5.4., possono chiedere l’iscrizione ad entrambe le sezioni del Registro provinciale dei falconieri coloro che attestano il possesso dell’animale e contestualmente possiedono documentabili esperienze pregresse almeno biennali nell’attività di falconeria idonee a dimostrare una comprovata capacità nella detenzione o maneggio di rapaci. È obbligatorio in ogni caso sostenere un colloquio atto a dimostrare le principali nozioni di gestione, mantenimento, addestramento del falco.

6.2. Il periodo di affiancamento di cui al punto 5.7. non è richiesto fino al 31 dicembre 2022.

http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2021/32/attach/dgr_03702_1050_06082021.pdf

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Falconeria in Italia e lo stile all’italiana

La falconeria raggiungeva l’Italia  da tre diverse rotte; dai falconieri arabi attraverso la corte normanna in Sicilia; dal nord attraverso l’influenza tedesca, e attraverso i contatti veneziani con i falconieri in Asia e in Oriente. Esiste una ricchezza di letteratura, arte e documenti sulla falconeria sia nel medioevo che nella prima età moderna.

Tra i falconieri più famosi o famigerati del periodo ci sono Lorenzo di Medici, Lucrezia Borgia, Francesco Foscari, il Doge di Venezia e il cardinale Orsini. E, naturalmente, il falconiere più famoso, rivendicato sia dall’Italia che dalla Germania, Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero (1154-1250).

A partire dal 1700 assistiamo ad un progressivo declino della falconeria in Italia. Nel 1900 la falconeria era quasi estinta. Un nuovo interesse ravvivato all’inizio del Novecento e la pubblicazione dei libri di falconeria di Chiorino e Filastori nel 1906 e nel 1908 contribuì a risvegliare l’interesse per questo sport. Lo stile “Coppaloni” o “all’italiana”, era uno stile di addestramento e di volo oltre che un nuovo modo “filosofico” di interpretare la magia della falconeria.

Il Dott. Coppaloni fu farmacista, medico, scultore eclettico, cinofilo e giudice di cani da corsa, allevatore di pointer, e non lasciò mai una carta sul suo lavoro o sulle sue tecniche di caccia. Il consiglio di Coppaloni è stato quello di cercare innanzitutto la purezza dello stile di volo, da perseguire sempre anche a costo di limitare il numero di uccisioni. Negli anni Sessanta, ha dimostrato il suo stile di caccia durante un incontro in Spagna, dove  Felix Rodriguez de la Fuente  stava volando cul levé alla pernice rossa con i falchi; la sua esibizione è stata accolta con entusiasmo.  Fulco Tosti di Valminuto , il primo discepolo di Coppaloni, trascorse due anni sul campo di volo di Torrejon vicino a Madrid esibendo ai falconieri spagnoli la tecnica del Coppaloni.

Nell’anno 1967 Coppaloni organizzò un incontro a Settevene, vicino Roma. Tra le persone presenti all’incontro c’era il grande  Renz Waller , presidente della German Falconers, Jack Mavrogordato , la  signora Woodford , Charles De Ganay e altri. Alla fine, dopo tanti voli di caccia, c’è stato l’indimenticabile volo del  pellegrino Frikki Pratesi  , di nome Fulvia. Eseguì tutto il suo passo sopra il falconiere, ma rimanendo completamente nascosta, fino alla discesa per piegare in modo sorprendente la sua starna.

Oggi i falconieri italiani volano con i falconi su fagiani, pernici, quaglie, corvi e gazze, e gli astori su conigli e lepri. La caccia alla selvaggina classica è eccezionalmente difficile da praticare, a causa della competizione per la terra con forti interessi di tiro.

I musei italiani con importanti collezioni di falconeria includono il Castel del Monte e il Castello di Melfi, entrambi in Puglia, la Fortezza del Girifalco ad Arezzo, il Museo del Bargello a Firenze e la Biblioteca Vaticana a Roma. Particolare importanza riveste il Castello di Melfi; era il castello di Frederick von Hohenstaufen e continua a ospitare un incontro annuale sul campo di falconeria.

Ci sono molti club di falconeria locali e due nazionali. Come in altri paesi, i falconieri hanno aperto la strada ai programmi di reintroduzione della conservazione per pellegrini e gufi reali.

La Falconeria oggi

Lo sviluppo umano colpisce la fauna selvatica attraverso l’agricoltura e la silvicoltura intensificate, l’edilizia, l’inquinamento, il disturbo e il cambiamento climatico. Alcuni animali selvatici possono essere protetti per il futuro nelle riserve. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi sviluppati sono rimaste poche terre incontaminate da riservare e pochissime riserve abbastanza grandi da contenere popolazioni vitali di rapaci. La maggior parte dei rapaci e altri animali selvatici devono quindi condividere aree che sono già state modificate dall’uomo.

Per preservare i diversi sistemi selvatici in queste aree sono necessarie conoscenze, abilità e risorse per la gestione. I falconieri hanno già ampiamente contribuito alla conoscenza dell’ecologia e della gestione dei rapaci selvatici.

I falconieri moderni continuano una tradizione di ricerca che si estende da Frederich di Hohenstauffen, attraverso studi fondamentali del secolo scorso dai Craigheads, Hamerstrom e Heinz Brüll, a molte pubblicazioni recenti di falconieri-ecologi. Non meno importanti sono le conoscenze veterinarie che i falconieri hanno accumulato nel corso dei secoli.

Le numerose pubblicazioni di falconieri veterinari forniscono la base per il trattamento e la riabilitazione di molti rapaci selvatici feriti ogni anno, spesso in centri gestiti da falconieri. I falconieri diventano psicologi dei rapaci. Ciò ha dato ai falconieri moderni le capacità per sviluppare l’allevamento di rapaci in cattività.

Quando i pesticidi organoclorurati hanno spazzato via i falchi pellegrini in vaste aree e hanno minacciato l’estinzione totale, i falconieri-biologi Tom Cade negli Stati Uniti e Christian Saar in Europa si sono ispirati ai precedenti allevatori di falconieri Heinz Meng e Renz Waller per costruire grandi programmi di allevamento e ripristino. Questi programmi hanno fornito una base di conoscenza per altri progetti di pellegrini in Svezia e Canada, programmi di nidificazione del pellegrino in Germania e Polonia e per programmi cruciali per il salvataggio di altre specie.

Le tecniche sviluppate dai falconieri per liberare i rapaci sono anche abilità importanti per ripristinare la popolazione perduta.

Rapaci addestrati sono stati utilizzati negli studi per progettare linee di trasmissione dell’elettricità con un rischio minimo di fulminare la fauna selvatica.

I falconieri hanno utilizzato rapaci rilasciati per incoraggiare la nidificazione sulle strutture umane, per acquisire una comprensione della predazione che può essere necessaria per preservare specie rare nei paesaggi gestiti e per sviluppare tecniche di tracciamento radio che sono così importanti per gli studi sui rapaci selvatici.

I Falconieri hanno fondato organizzazioni attive a livello internazionale appositamente per distribuire le conoscenze e le competenze che hanno sviluppato, tra cui il Peregrine Fund e la Raptor Research Foundation. Naturalmente, la conoscenza può essere preservata per iscritto e per immagini, ma le abilità pratiche sono meglio conservate dal vivo.

La falconeria fornisce una risorsa autofinanziata per preservare e sviluppare le capacità di gestione dei rapaci, con centri di formazione e programmi di apprendistato per garantire che i principianti soddisfino le esigenze di benessere dei rapaci addomesticati.

La falconeria fornisce anche le risorse per mantenere le popolazioni riproduttive domestiche di rari rapaci. Questi stock domestici sono un’assicurazione contro l’estinzione che potrebbe arrivare alle popolazioni selvatiche da inquinanti o malattie impreviste.

Un altro potenziale grande valore della falconeria è come risorsa per preservare la fauna selvatica attraverso il concetto di uso sostenibile della World Conservation Union. Popolazioni sane di rapaci selvatici possono sostenere rese elevate di giovani uccelli, specialmente nell’ambito della pratica tradizionale di prendere in prestito per la falconeria e poi restituirli allo stato selvatico. Questa relazione con i rapaci selvatici si è dimostrata sostenibile per secoli in alcune parti del mondo.

Sebbene l’allevamento domestico possa eliminare la necessità di rapaci selvatici, sono ora disponibili nuovi metodi di rilevamento delle mappature digitali del DNA e di etichettatura elettronica per controllare i raccolti il ​​cui valore può motivare la conservazione degli habitat della fauna selvatica.

La falconeria è anche una potenziale risorsa per la conservazione attraverso l’uso sostenibile delle specie di prede. La falconeria rappresenta un metodo naturale di predazione.

La falconeria fornisce già un incentivo per preservare alcune aree che ospitano poca selvaggina perché altri usi sostenibili della fauna selvatica siano economici. La falconeria moderna ha sviluppato molti vantaggi per la gestione della fauna selvatica e rimane una risorsa unica per la conservazione.

fonte: Iaf.org