IV Corso di Qualifica Professionale per diventare falconieri 2008

IV Corso di Qualifica Professionale
per Diventare Falconieri – 2008
Parte la nuova edizione del corso riconosciuto sul territorio europeo

Museo Ornitologico “Angelo Fabris” – Via Cansignorio della Scala 2 – 36063 Marostica (VI) ITALIA
Tel. 00.39.0424.471097 – www.museoornitologico.org – e-mail: museornitologico@libero.it

La Regione Veneto, Il Museo Ornitologico “Angelo Fabris” di Marostica (Vicenza) e la S.I.F.A. – Scuola Italiana di Falconeria ed Astoreria, visto il grande successo dei corsi con diploma di qualifica professionale, a dicembre rinnova l’opportunità per 25 appassionati di diventare falconieri, con un diploma valido su tutto il territorio europeo, e di poter esercitare una professione oggi richiestissima da aeroporti e amministrazioni pubbliche e private per difendersi da “attacchi” che solo i falchi possono evitare.
Nuova edizione del Corso di Qualifica Professionale per Falconieri 2008. Indetto dalla Regione del Veneto, il Museo Ornitologico “Angelo Fabris” di Marostica (Vicenza) apre le selezioni per il nuovo percorso formativo che, a partire dal 2 marzo 2008, permetterà a 25 appassionati di diventare falconieri e, con il superamento delle prove finali, di ottenere un diploma riconosciuto sul territorio europeo.
Il corso, nato quattro anni fa per rispondere alle esigenze di una nuova figura professionale in grado di intervenire in zone altamente a rischio come aeroporti o siti monumentali, ha riscosso uno straordinario successo tanto che la direzione del Museo ha deciso di fondare una vera e propria Scuola Permanente (la S.I.F.A. – Scuola Italiana di Falconeria ed Astoreria) che permetterà ai diplomati di conseguire diversi livelli di perfezionamento: Falconiere, Esperto Falconiere, Istruttore Falconiere, Maestro Falconiere
(quest’ultimo prevede il superamento di un master).
Il primo livello del corso, invariato nella struttura di 300 ore teoriche e pratiche e 50 ore di uscite didattiche, distribuite nell’arco di un anno, si arricchisce di alcune novità. Ad ogni partecipante verrà data l’opportunità di possedere un falco personale, che si potrà acquistare anche grazie al contributo del Museo.
L’esperienza ha infatti insegnato che solo un rapporto quotidiano con l’animale facilita l’acquisizione della tecniche della falconeria.
Passione e dedizione sono i requisiti fondamentali per la partecipazione, riservata a chi sia in possesso di un diploma di maturità. E’ prevista inoltre l’assegnazione di una borsa di studio e la presenza di un corpo docente ancora più qualificato.

 


Postato 2007-10-26, 16:56:33 da admin

La Passione diventa Lavoro

falconieraLorena Pagnucco è una falconiera. Tutte le mattine, alle 7.30, comincia il suo lavoro nella sede del Servizio Igiene Ambientale di Acm a Mirano.
Con lei l’inseparabile falco, lì per allontanare i gabbiani che planano sui rifiuti del centro di raccolta, in cerca di cibo, disperdendoli poi nelle vicinanze.

Una società per i falchi ad uso deterrente. Viene da Arzene Lorena, nel pordenonese, dove con il marito è titolare di una società che addestra falchi ad uso deterrente. Per lavoro si sposta in tutto il Triveneto al servizio di aziende ospedaliere, ristoranti, imprese ittiche.

Con Acm ha un contratto di un anno e un impegno lavorativo quotidiano, almeno fino alle 14.30, quando sopraggiungono gli ultimi camion. «E’ sorprendente – racconta Lorena – come i gabbiani sappiano perfettamente gli orari dei mezzi e quali siano i più appetibili; li aspettano e piano piano tendono ad avvicinarsi. Ma hanno anche imparato a conoscermi; infatti, appena mi vedono scendere dalla macchina, ancora senza falco e attrezzatura, subito scappano via».

Un trasmettitore per sapere sempre dove sono. Con sé Lorena porta otto falchi ogni giorno, alternandoli nel volo per non stancarli troppo: un po’ di cibo prima di iniziare (ma non molto altrimenti chi glielo fa fare di volare di nuovo?), e poi via in alto fra le nuvole.

Un trasmettitore di pochi grammi legato alla zampina le consente di sapere sempre dove si trova il falco che, al fischio della padrona, si appresta a planare, sapendo che a terra lo aspetta un bel premio: «Al mio richiamo estraggo dalla tasca un simulacro con legato un pezzo di carne che serve esclusivamente per il recupero: è la sua ricompensa per aver volato bene».

E’ un lavoro paziente quello dell’addestramento, che comincia quando i falchi (nati tutti in cattività, così vuole la legge) sono in tenera età, ad appena quaranta giorni di vita.
Poco per volta tra il volatile e la padrona si stabilisce un rapporto di fiducia, una complicità che il falco non tradirà mai: «Se qualcosa non funziona è perché io ho sbagliato da qualche parte. Ma se l’animale si sente protetto e sicuro, non ti tradisce, è leale fino in fondo».

Una passione diventa lavoro. Prima che un lavoro, quella di Lorena e suo marito è una passione vera per gli animali e la natura: «Non ti svegli certo una mattina decidendo di fare il falconiere; è stato mio marito, che è cresciuto in mezzo all’avifauna, a trasmettermi l’amore per questa professione. La falconeria, d’altronde, è un’arte ma non tutti, come diceva Federico II di Svevia (l’imperatore fu un esperto falconiere, ndr), sono in grado di praticarla».

E tolto il cappuccio… Lorena invece deve averla imparata bene quest’arte, a giudicare dall’entusiasmo che emanano le sue parole e dalla compostezza del falco che, legato al suo braccio con un buffo cappuccio simile ad un elmetto (serve a tenerlo tranquillo), assapora placido il meritato riposo.

Salvo poi rivelare la sua vera natura di predatore ben attento a guardarsi alle spalle quando Lorena, per la foto a GV, gli toglie il cappuccio; ed ecco allora l’occhio guardingo, il capo in perenne movimento e lo sbatter d’ali quasi a farsi bello davanti all’obiettivo.

Lorena è orgogliosa del suo falco e quando le chiediamo qual è la soddisfazione più grande del suo lavoro, la risposta non si fa attendere: «E’ quella di vederlo rientrare dal volo, è sapere che lui è lì in alto che aspetta un mio fischio per scendere. Cosa potrei volere di più?».

Paola Vescovi
Tratto da Gente Veneta , no.10 del 2007


Postato 2007-11-18, 16:13:55 da admin

La falconeria e la salute mentale

falconeria

Rapaci e depressione.

Vi sembrano un pò come i cavoli a merenda? Non è cosi per l’Asl 13 di Novara che sta portando avanti un progetto unico, affascinante, che ha già raccolto buoni risultati, sull’utilizzo della falconeria nel trattamento dei pazienti con disagio mentale.

Siamo alla prima esperienza in ambito psichiatrico italiano di utilizzo di questi uccelli, per stimolare la sensibilità affettiva, il ruolo, il gioco del rispetto e della forza nei soggetti con disturbi gravi delle relazioni sociali.

Il Dipartimento di Salute Mentale nord dell’ASL n. 13 – diretto dal dott. Michele Vanetti – attiva numerose iniziative finalizzate all’integrazione ed al superamento di pregiudizi e discriminazioni. Tra i tanti progetti si distinguono quelli del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) di Borgomanero, diretto dalla dott.ssa Piera Macinini, che abbiamo intervistato per approfondire l’argomento.

E’ curiosa l’associazione tra salute mentale e falconeria. Non è la prima volta, infatti, che un’esibizione viene proposta per richiamare l’attenzione sul disagio psichico.

E’ vero, l’ultima manifestazione di falconeria – giunta alla quarta edizione – è avvenuta sabato 13 ottobre, a Bolzano Novarese.
Come si svolge?
L’esibizione, centrata sull’antica arte della Falconeria, rappresenta un’esperienza di grande tradizione ed importanza culturale, oltre che ripropone uno spettacolo affascinante dei tempi antichi.

Come è nata l’idea di associare un’esibizione con i falchi alla salute mentale?
L’iniziativa nasce da un progetto che ha visto coinvolti Angelo La Versa (infermiere professionale del SPDC) e la dottoressa Piera Mainini, in collaborazione con il Maestro Falconiere Fabrizio Piazza.

Perché proprio un’iniziativa di questo tipo?
Innanzi tutto l’evento incuriosisce ed attira l’attenzione sia delle persone che dei mezzi di informazione.
Contribuisce, quindi, a sensibilizzare le persone al disagio psichico che rappresenta ancora oggi purtroppo un problema importante. Si creano momenti di socializzazione tra gli ospiti del Centro e gli utenti del Dipartimento di Salute Mentale nord, attraverso i giochi ed i contatti con i rapaci.
Si creano situazioni che mettono insieme le persone…
Certamente, si dà la possibilità agli ospiti del Centro di confrontarsi con i visitatori, anche in relazione ai loro lavori esposti per l’occasione.
Prosegue nel mondo interiore dei giovani pazienti l’esplorazione, l’osservazione, la valutazione, degli stimoli ed i vissuti rievocati dal falco, simbolo di potenza e di perfezione.
Puo’ aiutarci a capire…
L’esperienza di avere un falco sul proprio pugno protetto da un antico guanto suscita emozioni uniche. Lo sguardo del guerriero alato richiama alla mente antichi codici di onore e rispetto, oggi troppo spesso dimenticati. Il rapace temuto per la sua aggressività crea paura, ma in realtà pretende solo rispetto.

E’ un’esperienza affascinante, unica nel suo genere?
Il programma di terapia tramite l’utilizzo dei rapaci, è un iniziativa unica nel suo genere sul territorio nazionale. E’ un percorso, però, ancora agli inizi della sua esplorazione.

Chi contribuisce all’evento?
Sono molte le persone che lavorano intorno al progetto. Bisogna ringraziare gli ospiti, il personale del Centro ISPAM, i volontari, gli educatori, gli infermieri e gli assistenti sociali.
Per le abilità, la competenza e la disponibilità il Maestro Falconiere Fabrizio Piazza e i suoi cavalieri alati delle antiche famiglie dei: Sacri, Pellegrini, Lanari, Girifalco ed, infine, il maestoso Gufo Reale, fieri testimoni di 3000 anni di storia.
Un lavoro di gruppo…

Con questa iniziativa si vuole dare voce alla sofferenza delle persone con cui lavoriamo, dare voce a chi è difficilmente ascoltato nella vita di tutti i giorni.

ASL 13 Novara – 15/10/2007


Postato 2007-12-03, 21:14:02 da admin

Stretta di vite sui porti d’arma

Rinnovoportodarmi

La Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella seduta del 23 novembre, ha ritenuto di approvare un disegno di legge di «revisione delle norme in materia di porto e detenzione di armi, di accertamento dei requisiti psico-fisici dei detentori, nonché in materia di custodia di armi, munizioni ed esplosivi».
Questi, a grandi linee, i contenuti del DDL, presentati sul sito del Ministero dell’Interno e le reazioni delle principali Associazioni del settore

La Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella seduta del 23 novembre, ha ritenuto di approvare un disegno di legge di «revisione delle norme in materia di porto e detenzione di armi, di accertamento dei requisiti psico-fisici dei detentori, nonché in materia di custodia di armi, munizioni ed esplosivi».
Questi, a grandi linee, i contenuti del DDL, presentati sul sito del Ministero dell’Interno e le reazioni delle principali Associazioni del settore

«Annunciato dal ministro dell’Interno Amato, dopo il caso dell’uomo che aveva aperto il fuoco dal balcone della sua casa di Guidonia, il disegno di legge contiene disposizioni importanti che riguardano anche la cura nella custodia delle armi e la verifica periodica dei requisiti.
[…] Le novità più rilevanti del ddl riguardano l’introduzione del nulla osta alla detenzione, che si aggiunge al vigente nulla osta previsto per l’acquisto dell’arma, nonché il requisito dell’idoneità psicofisica e della capacità tecnica al maneggio dell’arma, anche per chi voglia semplicemente detenerla.
Altre disposizioni importanti riguardano la maggior cura nella custodia delle armi per evitare gravi evenienze e la verifica periodica della idoneità psico-fisica.
Con il ddl vengono modificati alcuni punti del testo unico n.773 del 1931, in particolare, è vietata la vendita o la cessione di armi comuni a privati senza il nulla osta all’acquisto e alla detenzione. Vengono rideterminate, altresì, le sanzioni come l’arresto e l’ammenda per chi aliena le armi, sia per l’acquirente che per il cessionario.
Il questore è l’autorità preposta al rilascio del nulla osta che in nessun caso può essere rilasciato a minori. Il nulla osta abilita all’acquisto dell’arma che deve avvenire entro due mesi dalla data del rilascio. Decorso questo termine senza che l’acquisto sia avvenuto, occorre rinnovare la richiesta.
Il nulla osta all’acquisto è valido per il trasporto non più soltanto nei luoghi di privata dimora ma anche, nei casi di bisogno accertato, all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale. Non è richiesto il nulla osta per i titolari di porto d’armi, di licenza di collezione di armi antiche, artistiche, rare o di interesse storico, limitatamente a tali armi e per le persone che hanno diritto di andare armate per la loro qualità permanente, limitatamente al numero ed alla specie delle armi loro consentite. Non è richiesto il nulla osta per i titolari di licenza di porto d’armi sportivo, per tiro a volo o per l’esercizio dell’attività venatoria solo ed esclusivamente con riguardo all’acquisto e al trasporto delle armi specificamente destinate a tali attività.
[…] La licenza di portare armi ed il nulla osta al loro acquisto e alla loro detenzione non possono essere rilasciati a chi non dimostri di avere l’idoneità psicofisica e la capacità tecnica al maneggio delle armi. Per i titolari di licenza di porto d’armi per uso venatorio e di tiro a volo, l’idoneità psicofisica al maneggio delle armi viene verificata ogni tre anni. L’idoneità psicofisica e la capacità tecnica devono essere comprovate al momento del rilascio, mentre l’idoneità psicofisica deve essere confermata periodicamente per tutta la durata della detenzione.
[…] Rilevanti conseguenze discendono dalla perdita dell’idoneità psicofisica. In tal caso il prefetto adotta i provvedimenti inibitori sul presupposto di un possibile abuso da parte del soggetto che abbia perso i fondamentali requisiti pure per la semplice detenzione. Le armi e le munizioni, infatti, devono essere consegnate senza diritto ad indennizzo all’ufficio di polizia o dei carabinieri, per la successiva cessione ad enti autorizzati o per la distruzione.
[…] Nei confronti di coloro che detengono armi o munizioni acquisite in forza di una licenza di porto d’armi scaduta e non rinnovata, si applicano le disposizioni relative alla detenzione di armi. Per coloro che detengono, invece, armi o parti di esse e munizioni di qualsiasi specie, acquisite legalmente ma non denunciate, è prevista la non punibilità a condizione che, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle relative disposizioni e, comunque, prima dell’accertamento del reato, provvedano a denunciarne la detenzione all’ufficio di polizia o comando dei carabinieri, competenti per territorio oppure cedano le armi o le munizioni a soggetti autorizzati a detenerle, ovvero a consegnarle, senza diritto ad indennizzo, agli uffici di polizia o dei carabinieri, competenti per territorio.
Si è ritenuto, infine, di rivedere la disciplina relativa ai soggetti legittimati a portare senza licenza le armi in un’ottica che miri a limitare il numero delle persone che possono andare armate».


Postato 2007-12-28, 16:03:26 da admin

Bari, sull´aeroporto un´aquila antivolpi

aquila aeroporto bari bird control

Un´aquila reale per la caccia alla volpe che disturba gli aerei. La regina dei cieli è stata arruolata dall´aeroporto di Bari per liberare le piste di volo infestate dall´animale che Esopo ha voluto emblema dell´astuzia. Le scorribande delle volpi sulle piste del “Karol Wojtyla” hanno costretto più volte la torre di controllo a chiudere lo spazio aereo. Cheyenne, una femmina nata sei mesi fa nel Sud della Germania, un´apertura alare di un paio di metri, 5 chili, è l´unica aquila, in Europa, a svolgere un compito del genere in un aeroporto.
L´emergenza volpi, all´aeroporto di Bari, è iniziata un anno fa, quando una colonia di una cinquantina di animali s´è insediata, proliferando nell´area aeroportuale. Durante la caccia, all´alba e al tramonto, le coppie di volpi con i cuccioli inseguono le loro prede, topolini e conigli, anche all´interno dell´aeroporto, invadendo talvolta le piste aeree. Poiché una nuova normativa dell´Enac impone il blocco dei voli in presenza di cani o simili, le razzie delle volpi, segnalate dai piloti e dagli operatori Twr, hanno costretto l´aeroporto pugliese a chiudere talvolta lo spazio aereo. L´aeroporto di Bari (un milione e 400 mila euro di utile, quasi due milioni di passeggeri all´anno), non può permettersi di non far decollare o atterrare i velivoli per colpa di una cinquantina di volpi.
Ma come liberarsi di quegli scomodi intrusi? In America usano veleno, ultrasuoni e trappole mortali. La direzione aeroportuale barese ha seguito una strada meno cruenta, ispirandosi a una politica ambientalista rispettosa degli equilibri dell´ecosistema. E ha deciso di affidare ai falconieri della Cobla, già presenti in aeroporto per liberare il cielo dagli stormi di gabbiani, il compito di convincere le furbe volpi ad allontanarsi dalle piste di volo.
L´idea di portare la regina delle Alpi in riva al mare l´ha avuta Fabio Ferri, il falconiere che ha iniziato ad addestrare rapaci 26 anni fa dopo aver visto i documentari dell´etologo spagnolo Felix Rodriguez de la Fuente. E ammirato il capolavoro del fotografo naturalista Domenico Ruiu, il primo ad aver immortalato un´aquila reale mentre, gli artigli piantati nelle reni, ghermisce una volpe adulta, trascinandola in volo con un possente battito d´ali.
«Ho appreso da quei film – ricorda Fabio Ferri – che le volpi sono terrorizzate dalle aquile, ancora oggi usate per cacciarle in Kazakistan». Se lo stesso Esopo utilizzò proprio “la volpe e l´aquila” per immortalare in una favola la morale secondo la quale un´amicizia tradita va incontro alla vendetta degli dei, significa che già fin dall´antichità era noto l´innato odio fra i due animali. Quella stessa inimicizia atavica è sfruttata, oggi, ma in chiave moderna, dal falconiere di Bari.
«Il rapace che per noi è simbolo di orgoglio – aggiunge – in natura incute terrore alle volpi che temono di vederne l´ombra possente troppo tardi». È sufficiente lanciare in volo periodicamente sull´area aeroportuale Cheyenne, farla scivolare nel vento alla ricerca di una preda, per convincere le volpi a cercarsi un habitat più sicuro. Lontano dall´aeroporto. L´arma di Ferri il falconiere non è il fucile, o la gabbia della morte, bensì un deterrente biologico: l´istinto primordiale delle volpi, quello della sopravvivenza. La sagoma minacciosa dell´aquila reale che si staglia nel cielo basta per convincere le volpi a cercarsi zone di caccia nelle quali non correre il rischio, per gli animali adulti e i cuccioli, di essere a loro volta cacciati dalla micidiale picchiata di Cheyenne. Le volpi fuggono, infatti, non appena ne intravedono l´imponente ombra proiettata a terra.
Non è stato facile, tuttavia, acquistare un´aquila reale in possesso di regolari certificati di nascita. Fabio Ferri, dopo lunghe ricerche, ne ha trovata una a Altomunster, un comune di 7mila abitanti nel land della Baviera, con un pedigree – e un costo: 12mila euro – di tutto rispetto. Cheyenne è nata l´11 maggio del 2007 in cattività da genitori regolarmente “detenuti” con certificazione Cites. Quando a luglio, il piumaggio incompleto, è arrivata a Bari, pesava 3 chili e 700 grammi. Ora, con la livrea completa, ne pesa 5, ma, fra un paio d´anni raggiungerà i 7 chili.
Addestrarla a librarsi superba nel cielo di Bari per la caccia alla volpe, fra un decollo d´aereo e un atterraggio, frastornata dai rombi dei reattori, è la sfida della vita di Ferri il falconiere. «È stato un amore a prima vista – spiega il “papà” di Cheyenne – l´addestramento procede lentamente, al ritmo del metabolismo del rapace. Ha già imparato a saltare sul mio pugno per prendere il cibo, e a volare con la silagna, una cordicella di sicurezza, lungo un raggio di una trentina di metri». Il primo volo operativo sull´aeroporto è previsto fra qualche giorno, proprio nel periodo di procreazione delle volpi. «Spaventandole – è la speranza di Fabio Ferri – speriamo di convincerle che l´aeroporto non è più una zona sicura dove riprodursi, vista la presenza, sopra le loro teste, dell´unico predatore che realmente temono».
Alberto Custodero

Le scorrerie di animali costano 900 milioni di euro l´anno e hanno fatto 200 morti
Dopo i rapaci i border collie così si dà la caccia agli “intrusi”
La protezione degli aeroporti dall´invasione di animali selvatici è un problema sempre più sentito nel mondo, tant´è che ogni anno lo scontro tra aerei e animali produce danni per circa 8-900 milioni di dollari e dal 1988 ad oggi circa 200 morti. La maggior parte degli animali che creano problemi sono gli uccelli e i piccoli mammiferi, ma sulle piste d´atterraggio i piloti hanno incontrato ogni genere di bestie. In Florida, ad esempio, il carrello di un aereo si è fermato a pochi centimetri da un alligatore, in Texas più di una volta gli aerei sono stati accolti da serpenti a sonagli. Eventi rari, questi, mentre la presenza di uccelli e lepri è così generalizzata che gli sforzi per risolvere il problema interessano molti Paesi.
In Spagna, ad esempio, quest´anno è stata assoldata una “flotta” di 98 rapaci per pattugliare l´aeroporto intercontinentale di Madrid. Ma Marco Dinetti, responsabile Ecologia Urbana della Lega Italiana Protezione Uccelli, sottolinea che la soluzione dell´uso dei falchi non è l´unica strada e neppure la più corretta: «L´uso della falconeria ha mostrato numerose controindicazioni, messe in luce anche dall´Enac, che in più posti hanno portato ad abbandonare questo approccio in favore di altri, come l´eliminazione delle discariche, l´uso di sistemi deterrenti ad azione acustica, lo sviluppo di robot radiocomandati dalle fattezze di rapaci e, non ultimo, l´utilizzo di alcune razze di cani, come il Border collie». Ed è proprio al Border collie a cui oggi si rivolgono molti aeroporti internazionali, da quello di Vancouver al Southwest Florida International Airport a quello di Durban. A differenza dei falchi, questi cani possono lavorare con qualunque condizione di tempo e anche di notte. Sanno dove stanare gli uccelli e li fanno fuggire nei momenti in cui non ci sono aerei in arrivo o in partenza.

Luigi Bignami

Sui giornali
La Repubblica
Bari, sull´aeroporto un´aquila antivolpi – 8 gen 08
La prima in Europa, contro gli animali che invadono le piste. Lipu contraria.
tratto da http://www.animalieanimali.it/


Postato 2008-01-14, 21:58:34 da admin

La strana storia di Amedeo Arpa

Una passione che dura da quarant’anni, cominciata con un’aquila in cima al monte di San Fermo.

amedeo arpaUno che prepara la strada per quelli a venire, Amedeo Arpa. Come quando arrivò qui a costruire la sua casa, una cupola in cima a una collina, con la gente a chiedersi che cosa ci fosse andato a fare fin lassù. «Poi hanno fabbricato anche più in alto», ironizza. Parallelepipedi in muratura, però, mica un emisfero. Uno che traccia il cammino, e a sé riserva quel tanto di stravaganza che non si osa emulare. Settantatre anni compiuti, oggi la sua scommessa è quella che si porta dietro da una vita: la falconeria, attività per adepti che in Italia prova a farsi largo. «Ci saranno 250 falconieri, iscritti alla federazione intendo – spiega lui, presidente della Federazione italiana falconieri da tanti anni quanti non rammenta più – Va meglio in Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, ma qui è uno sport in ascesa. Anche grazie a me», scherza, dosando compiacimento e modestia. Quarant’anni sono ormai passati. Era il 1968, con sé aveva soltanto un’aquila e della falconeria nemmeno i rudimenti. «La facevo volare da qui», ricorda, sporgendosi dal terrazzo che un tempo si affacciava sul verde dei prati, oggi guarda su aree residenziali e industriali. «Tra noi si era instaurata un’intesa e una fiducia reciproca. Morì fulminata un brutto giorno, posandosi sul traliccio dell’alta tensione. Non potrò dimenticarla mai, come capita con il primo amore». Circolare lo spiazzo da cui il rapace – un esemplare maschio di rara bellezza, lo descrive chi ne fu padrone – spiccava il volo, circolari il perimetro e le finestre della casa, il tavolo al centro del quale, in inverno, si apre il fuoco del camino. Attorno, dipinti e fotografie, libri e riviste, soggetti privilegiati gli animali. Passione che, assieme a pittura e scultura, nel 1970 finì per preferire alla professione di imprenditore edile cominciata con il fratello. Sue statue, in acciaio inox, sono custodite in Danimarca, Belgio, Germania, Iraq, Egitto, Francia, Svizzera, Stati Uniti; altre si ammirano nel giardino di casa, dove pure ospita cani, piccioni, pesci, un pavone. Nelle voliere, quattro falchi d’alto volo, eredità di un amore cresciuto piano. «La passione arriva poco per volta», sfugge ulteriori chiarimenti, a proteggere un’arte accessibile a pochi e incompresa ai più. «È una passione silenziosa e privata – ammette – Richiede intuito e sensibilità». Ventisei gli anni che gli è capitato di veder vivere un falco, 24 i giorni utili ad addestralo alla caccia. Tutte le istruzioni in un trattato di falconeria «secondo soltanto a quello di Federico II», sorride, alludendo al volume da lui compilato nel 1998, 192 pagine di informazioni e idee scritte sette secoli dopo il “De arte venandi cum avibus” del re di Sicilia. Per intuire le sensazioni, però, serve ascoltare la sua voce. «L’alto volo è lirico – si lascia andare – È una passione sconvolgente. Addestrare un falco richiede disponibilità di tempo, pazienza, consapevolezza: si deve conoscere il falco come si conosce un amico, sforzarsi di pensare come lui». Possedere un falco non è un gioco; non significa contemplarlo in una gabbia o godere delle sue performance acrobatiche, mortificandone però l’istinto di predatore. «Il falco deve conservare integro il suo spirito, libero di volare tra le nuvole e scendere a terra con la sua preda». Trecento chilometri orari in picchiata, una «precisione sbalorditiva» nel puntare fagiani, starne, pernici grazie a un occhio che, rapportato a quello umano, ha un diametro di sedici centimetri. «Portare a caccia il falco è un dovere. La caccia è una ricerca, la preda il compenso – spiega Arpa, scansando la repulsione di chi affianca la caccia con il falco a quella con la doppietta – Il falco agisce secondo natura. In questo senso, chiunque è cacciatore quando va alla ricerca di quel che desidera. Alcuni, invece, condannano la caccia con il falco come un retaggio di un periodo buio e violento». Dimenticata con l’avvento della polvere da sparo, la pratica è infatti un ritorno al passato. «Risale al Medioevo. Preti, cardinali, papi andavano a caccia con il falco. È l’unico animale a essere entrato in una chiesa». Oggi i falchi sono impiegati negli aeroporti, nelle discariche, negli allevamenti ittici: per predare gli uccelli che potrebbero creare danni agli aerei infilandosi nelle turbine, per allontanare gabbiani e corvi dai rifiuti o dai pesci. «Ma guai a farli volare per soldi o per soddisfare la curiosità della gente. Un falco non è un hobby esibizionista», mette in guardia Arpa. Precursore anche nell’allevamento e nella riproduzione con metodi naturali – «Nel 1980 venne alla luce in cattività, per la prima volta in Italia, una femmina di falco “biarmicus erlangerii”: il fortunato allevatore ero io» – oggi si limita ai suoi quattro falchi e si occupa delle nuove leve. «Insegno agli allievi – precisa – Per chi vuole imparare, a Milano c’è anche una scuola di falconeria». Dalla Regione Lombardia ha ricevuto il permesso di addestrare i falchi al di fuori della stagione venatoria: li porta a volare a Gironico, applicando a ogni animale, com’è uso, un trasmettitore radio che permetta di localizzarlo nel caso si allontani e perda. Infine ci sono i raduni. «È il momento culminante della vita associativa. Ci si incontra, si scambiano esperienze, il giovane fa domande e spesso trova giuste risposte, sbaglia e viene corretto». Condivisione e confronto, nessuna competizione. «Svilirebbe il senso e il valore di un’arte».

Sara Bracchetti
La Provincia di Como


Postato 2008-01-14, 22:13:26 da admin

Vigile Falconiere (forse) a Padova

Il problema sono i piccioni, e la soluzione i falchi. Questo è un’articolo pubblicato sul quotidiano locale della Provincia di Padova.Leggi tutto..

Padova
NOSTRA REDAZIONE

Il problema c’è. E comincia ad avere dimensioni preoccupanti. Tali da richiedere una soluzione urgente. Il Comune di Padova ha cercato di trovarne una utilizzando un “metodo naturale”, che consenta cioè di ripristinare l’equilibrio ecologico, senza ricorrere a espedienti drastici.

Paolo VenuleoIl problema sono i piccioni, e la soluzione i falchi. Alle richieste pressanti degli ambulanti di Piazza delle Erbe che ogni giorno devono fare i conti con gli escrementi che i volatili depositano in ogni angolo, infatti, gli assessori Ruggero Pieruz (Commercio) e Ivo Rossi (Arredo urbano) hanno risposto con la proposta di chiedere a Paolo Venuleo, vigile urbano, ma anche falconiere, di dare la disponibilità ad allontanare i colombi utilizzando proprio il suo falco, quello che fa volare ogni pomeriggio e che tratta«come un amico», con tanto di “premi fedeltà”, che consistono in ghiotti bocconcini. Anche in altre realtà sono state avviate campagne analoghe per il contenimento dei colombi nelle città, e ciò vale pure per alcuni aeroporti e certe discariche. In questi casi ai falchi non viene insegnato come andare a caccia, bensì come controllare il territorio, in modo da allontanare gli altri volatili poco graditi che, vedendoli, scappano velocissimamente.

È la prima volta, però, che per questa operazione si ricorre a un agente della Polizia municipale: Paolo Venuleo, infatti, oltre a essere apprezzato per la sua attività di vigile (qualche mese fa ha salvato la vita a un bimbo di 4 anni che stava morendo soffocato per le conseguenze di un incidente stradale), ha ottenuto anche il diploma alla Scuola regionale di falconeria di Marostica.

«Certo – ha commentato il falconiere padovano – quello dei piccioni è un problema grosso, ma per risolverlo bisogna fare un progetto articolato, che parta da un censimento dei colombi per capire quanti sono e dove nidificano. A mio avviso, comunque, non si può pensare di eliminarli del tutto, perché come il mare è dei pesci, il cielo appartiene agli uccelli. Indubbiamente se c’è un predatore come il falco, i piccioni stanno alla larga. Ma c’è da dire che il centro della città può essere però pericoloso per il falco stesso che corre dei rischi per la presenza dei cavi elettrici. E poi non sarebbe uno spettacolo ideale magari per i bambini, o per chi sta passeggiando, vedere un uccello predatore volare in picchiata su un colombo e ucciderlo. Il falco può essere una risorsa importante per risolvere il problema, come peraltro avviene negli aeroporti che possono permettersi la presenza dei falconieri, ma non l’unica. L’idea va studiata e provata. Di sicuro con un solo falco non si risolve il problema».

«Non vogliamo avvelenare i colombi – ha aggiunto Pieruz – e neppure sopprimerli. Ci piacerebbe poterli allontanare con questo sistema e quindi nei prossimi giorni contatteremo il nostro vigile falconiere. I problemi non sono solo quelli prospettati dagli ambulanti preoccupati per i troppi escrementi lasciati dai colombi in ogni angolo del mercato, ma anche il fatto che questo guano sta rovinando i monumenti più belli della città».

Giornalista: Nicoletta Cozza

Da parte Mia Complimenti a Paolo Venuleo.

Fox71
Andrea.


Postato 2008-01-28, 21:23:18 da admin

Prete col falco scaccia-piccioni

Sporcano chiese e case, la trovata di don Costantino
di Matteo Del Nobile
Tratto da “Il Centro”

prete_falcoCASTEL FRENTANO. Ibis si libra in volo ed emette il suo verso acuto. Una, due, tre volte. Poi dall’alto di un tetto i suoi occhi scrutano il territorio. All’improvviso ecco nuovamente il verso. Le grandi ali sicure e forti fendono l’aria e il volatile si posa sul braccio del suo falconiere. Così Ibis, un falco di Harris, e don Costantino Parente, parroco del paese, tutti i giorni perlustrano il centro storico.

Il loro obiettivo? Allontanare piccioni e taccole, uccelli simili ai corvi, dai tetti delle chiese e delle abitazioni. In una caccia molto “naturale”. E i primi risultati già sono evidenti. «I piccioni», afferma il parroco, da 30 anni alla guida della comunità di Castel Frentano, «rappresentano uno dei problemi dei centri storici.

L’acidità e la quantità del guano danneggiano gravemente i tetti e le grondaie». La soluzione di utilizzare i rapaci contro i piccioni è già stata adoperata in alcune città d’arte e aeroporti, dove, all’occorrenza, un falconiere libera i falchi nel cielo. «Invece di fare uso d’ultrasuoni o di metodi farmacologici, i falchi rappresentano un deterrente naturale.

I piccioni sentono il verso del rapace, vedono la loro sagoma in volo e questo è sufficiente per allontanarli», sottolinea don Costantino, un prete al passo con i tempi; in paese è conosciuto come il parroco-inventore, perché appassionato di tecnologia. Ibis è nato in cattività, a giugno dello scorso anno, in un allevamento di Reggio Emilia. Ora vive sulla terrazza della casa del parroco, dopo essere stato addestrato.

«E’ regolarmente immatricolato nei registri della Forestale, che vengono a verificare le sue condizioni di salute e d’allevamento», afferma il parroco di Castel Frentano, «il falco deve vivere secondo le regole della falconeria, che prescrivono, oltre a un’alimentazione appropriata, una serie di regole alle quali attenersi. La falconeria non è solo un allevamento ma un’arte, un rapporto tra falco e uomo, codificata da tempo memorabile».

Ibis, il cui nome scientifico è Parabuteo unicinctus, appartiene a una specie che vive nelle zone semi-desertiche dall’estremo sud degli Usa (Texas), fino al Messico, Cile e Venezuela. Sono quei rapaci che spesso si vedono appollaiati sui cactus. Il suo piumaggio è marrone bruciato, ha una lunghezza di 52 centimetri e il suo peso varia da 570 a 1.130 grammi. L’apertura alare raggiunge anche i 130 centimetri.

«E’ intelligente e facile da addestrare», afferma don Costantino, «in libertà, caccia in gruppo, cosa che nessun falco fa mai. E’ inoltre il più ubbidiente e tranquillo falco da pugno che si conosca. Addirittura si fa accarezzare dai bambini». Questa volta a emettere il richiamo, un fischio acuto, è lo stesso falconiere che prende la strada di casa.

Ibis risponde lesto con il suo verso e fendendo l’aria si posa sul suo braccio. Sa che l’aspetta, come ambita gratificazione, un pezzetto di carne, premio per i suoi servigi, patto antichissimo tra falconiere e il suo falco.


Postato 2008-05-01, 20:47:32 da admin

Legge: Si, si può far volare i falchi senza licenza di caccia.

Di Piero Curci

Per far volare un falco devo essere munito di licenza di caccia anche se con il mio falco non vado a caccia ma ci volo solo, ad esempio, al logoro?

Questa persona ci risponderebbe, erroneamente: Certo! Il falco è menzionato nella legge 157/92 sul prelievo venatorio, è un contemplato come mezzo di caccia, paragonato ad un fucile ad un colpo pertanto per far volare un falco si deve avere la licenza di caccia, il tesserino regionale, il porto d’armi ad uso caccia, l’assicurazione venatoria ecc. ecc..

Questa persona, sempre erroneamente, potrebbe continuare a spiegarci che: Il solo fatto di trovarci in campagna con un falco sul pugno potrebbe essere considerato atteggiamento venatorio quindi passibili di sanzione. Anche se fossimo in regola con la licenza di caccia se ci trovano far volare un falco fuori dal periodi di caccia aperta saremo nuovamente passibili di sanzione. E ancora potrebbe avvertirci che se non siamo in possesso della licenza o pure l’abbiamo ma la caccia è chiusa ed il nostro rapace effettuasse un qualsiasi tipo di predazione, anche su prede da noi rilasciate come ad esempio piccioni viaggiatori… allora si che saremmo nei guai grossi.

Concludendo alla fine, nuovamente sbagliando, che il falco è un mezzo per la caccia pertanto, escludendo quelle regioni che lo permettano, fuori dal periodo venatorio un falco non si può far volare!

Bene, io oggi dopo le situazioni legali a cui sono stato testimone e che ho seguito da vicino posso dire con fermezza che le affermazioni scritte in rosso, sopra riportate che più e più volte mi sono sentito dire e che potete facilmente trovare anche nelle pagine di questo forum sono profondamente errate anche se si basano su principi veri.

I principi veri sono che:

· Il falco è menzionato nella legge 157/92 dove l’articolo 13 cita: “È consentito, altresì, l’uso del fucile … nonché l’uso dell’arco e del falco”

· Al di fuori del periodo venatorio il falco come il fucile non si può utilizzare nell’attività venatoria.

Ma è anche chiaro che non c’è nessuna legge che vieti il semplice volo del falco libero senza il fine venatorio!

Purtroppo la situazione è poco chiara per molti, anche per gli agenti di polizia giudiziaria addetti al controllo.

Ma facciamo un esempio pratico che ci aiuterà ad entrare bene nella storia e capire la situazione. Vi racconto quindi la vera storia del mio amico Pinco Pallino (per riservatezza abbiamo deciso di oscurare alcuni dati che avrebbero identificato la persona)

· Il mio amico Pinco Pallino ha la passione dei rapaci e con loro vorrebbe andare a caccia ma, ahimè, Pinco Pallino non ha fatto il militare in quanto obbiettore quindi non poteva conseguire il porto d’armi, di conseguenza non poteva ottenere la licenza di caccia anche se lui avrebbe cacciato con il falco.

· Il mio amico Pinco Pallino non si da per vinto e decide di frequentare il corso professionale organizzato dalla Regione Veneto ed ottiene il Diploma di Qualifica Professionale come Falconiere (La Regione per dare questo titolo non richiede la licenza di caccia).

· Pinco Pallino acquista il suo falcone, un bellissimo Gyr-Pellegrino e s’impegna come un matto nel suo addestramento, sudando camicie su camicie ma ottenendo ottimi risultati.

· Pinco Pallino è convinto che il suo falcone deve catturare delle prede, pertanto decide di tenere in allenamento l’istinto predatorio del falco liberandogli dei colombi viaggiatori di sua proprietà. Pinco Pallino è convinto che questa non sia attività venatoria in quanto il piccione viaggiatore non è fauna selvatica quindi per effettuare questi allenamenti non gli serve la licenza di caccia e tutto ciò che ne consegue.

Bene proviamo a sottoporre questi fatti a quei falconieri di cui sopra, per i quali il binomio falconeria – caccia è inscindibile anche per le leggi dello stato. Questi signori direbbero, ancora una volta sbagliando:

Tutto fuori legge!

Fuori legge e sanzionabile perché Pinco Pallino pratica all’addestramento all’attività venatoria senza essere in possesso di licenza di caccia! Sanzionabile perché Pinco Pallino non ha il tesserino Regionale e non ha pagato l’assicurazione obbligatoria per l’attività venatoria. Ecc. Ecc.

Beh, non sono state solo queste persone ad interpretare così la legge, infatti il mio amico Pinco Pallino,

alcuni mesi fa, mentre effettuava il suo solito addestramento del suo falcone è stato fermato da due agenti del Corpo Forestale dello Stato che lo hanno sanzionato contestandogli:

1. Di non essere iscritto al registro provinciale dei Falconieri e di non aver quindi fornito alla provincia il programma di addestramento del falco. (Sanzione di 102,00 euro presente nel verbale nr. 2 non allegato)

2. Di aver esercitato l’attività di addestramento del proprio falco con l’ausilio di avifauna viva (colombi viaggiatori) senza essere in possesso della licenza di porto d’armi e senza avere eseguito i relativi versamenti delle tasse di concessione Governativa e Regionale, senza essere in possesso di copertura assicurativa e senza tesserino Regionale. N.B. leggesi sostanzialmente senza essere in possesso di regolare licenza di caccia. (Sanzione di 564,00 euro presente nel verbale nr. 3 qui allegato)

In più è stato posto sotto sequestro il falcone di Pinco Pallino.

Bene, il mio amico Pinco Pallino non si è dato per vinto, era sicuro di essere nel giusto, ha investito tempo e soldi, si è rivolto ad un avvocato ed ha presentato ricorso contro le sanzioni al punto nr. 2.

Sono passati mesi, colloqui, arrabbiature, tristezze nel vedere il suo falco fermo legato al blocco senza poterlo far volare ma alla fine gli è stata ragione!

Ragione data, come dimostrato dal documento allegato dove la sanzione al sopradescritto punto 1 viene confermata me vengono archiviate le sanzioni del punto 2.

L’autorità ha infatti deciso che il semplice volo libero del falco non costituisce attività venatoria per tanto non è richiesta la licenza di caccia.

In oltre, l’autorità ha dichiarato che il piccione viaggiatore non appartiene alla fauna selvatica (ultime righe evidenziate della sentenza n. 2598 della cassazione Sez. III Penale 26 gennaio 2004, qui scaricabile) pertanto utilizzabile nell’addestramento del falco senza obbligatorietà di possedere la licenza di caccia.

Bene, Pinco Pallino ha sudato sangue ma è giunto a una conclusione utile a tutti noi e per questo gli dico:

”GRAZIE PINCO PALLINO”

Dopo tutto questo mi sembra chiaro che:

· Si può utilizzare il piccione viaggiatore nell’allenamento del falco in qualsiasi periodo dell’anno sia da chi è munito di licenza di caccia sia da chi non lo è.

· Si può far volare il falco senza fine venatorio, senza essere in possesso di licenza di caccia ed in qualsiasi periodo dell’anno.

Sono sicuro che dopo tutto quello scritto fin’ora ci sarà ancora qualcuno che dice: “ma si, bisogna vedere, non è detto, dipende, ecc. ecc.”

Come sono sicuro che qualcuno dirà: “dipende sempre dall’agente che ti trovi davanti”

Beh ai primi dico che non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire.

Ai secondi invece dico che con questi documenti in mano sarà facile far valere le proprie ragioni risparmiando le diatribe che ha dovuto percorrere Pinco Pallino.

Sperando che tutto questo sia utile a molti se non a tutti di noi, mi scuso se sono stato prolisso, vi ringrazio e ringrazio ancora Pinco Pallino.

Piero Curci
Si Ringrazia per la collaborazione La Falconeria.it

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IL PICCIONE NON E’ FAUNA SELVATICA (SENTENZA)


Postato 2008-05-27, 20:15:13 da admin

Game Fair 2008

I falconieri

GameFairLogoLa falconeria, una delle arti di caccia più antiche, da sempre trova nel Game Fair un terreno ideale. La presenza della falconeria, è certamente uno degli aspetti maggiormente spettacolari e affascinanti che caratterizzeranno la quattro giorni che registrerà, tra l’altro, l’esibizione di diversi tipi di
rapaci in azione. Uno dei più grandi maestri italiani accompagnerà il pubblico nella scoperta di questi splendidi animali e delle loro caratteristiche. Un appuntamento incredibile con la natura e con la storia.

Data Evento: venerdì, 30 maggio 2008 Ora Inizio: 09:00
Data Finale: lunedì, 02 giugno 2008 Ora Termine: 06:00
Località SPINICCI – TARQUINIA (VT)
Il Game Fair, unico appuntamento in Italia nel suo genere, richiama ogni anno decine di migliaia di visitatori da tutto il Paese (50mila nell’edizione 2007). A partire dal 2008, questa famosa festa campestre riconferma la Località Spinicci, a Tarquinia (Viterbo), come la cornice più adatta alle sue poliedriche manifestazioni: 80 ettari di pinete, radure e macchia mediterranea in una tenuta che arriva sino al mare. Un ambiente straordinario per gli appassionati dell’equitazione, della caccia e dei cani, dei fucili da caccia e da tiro, della pesca e della subacquea. In una parola, della natura e del country style.

Gli spazi “en plein air” capaci di dare dinamismo e spessore a questa ormai tradizionale manifestazione popolare, la presenza di uno scenario naturale ampio, superbo e soprattutto integro, hanno permesso all’evento di radicarsi definitivamente. Complice anche la presenza del mare che permette di sviluppare al massimo le potenzialità connesse alle iniziative in acqua. Gli spazi aperti consentono, inoltre, di poter godere maggiormente di tutte le iniziative e degli spazi relax.

Una cornice che consente anche di accedere e visitare più facilmente lo spazio fiera, dove saranno presenti gli stand di tutte le più importanti case armiere d’Italia, i produttori di articoli per la caccia e per la pesca e tutte le realtà che rappresentano oggi il vivere all’aria aperta e la vita rurale. In esposizione splendidi fucili sportivi, veri e propri gioielli di tecnica e arte, ma anche le attrezzature, la buffetteria, i gadget, gli alimenti per gli ausiliari e molto altro ancora offerto all’attenzione dei visitatori. Non mancherà pure un ricco mercatino con all’interno molte interessanti curiosità e opportunità.

Quattro giorni densi e ricchi di spettacoli e iniziative di ogni genere. Spettacoli con cani, cavalli e falconieri, tiro a volo (prove per il pubblico ed esibizioni dei campioni), percorsi di caccia, tiro ad aria compressa, dimostrazioni e prove di pesca anche in mare, battesimi della subacquea.

L’evento è strutturato per riuscire a dare al pubblico molteplici motivi per passare alcune piacevoli giornate nella piana con una serie di iniziative di ricreazione per le famiglie e per i ragazzi. Totalmente a contatto con la natura. Una buona occasione per fare una vacanza in una località dalle molteplici possibilità di carattere turistico culturale e storico.

Saranno infine presenti tutti i rappresentanti e le federazioni delle diverse aree d’interesse coinvolte. Presenza che conferisce ulteriore importanza e prestigio alla manifestazione.

I numeri del Game Fair:
50.000 visitatori
130 espositori
100 spettacoli in 4 giorni


Postato 2008-05-28, 00:10:38 da admin