“Chiunque abbia avuto la fortuna di vedere di veder volare qualcuno dei suoi falchi più memorabili (Borbun, Brujula, Ketchup, Bloody Mary) sarà stato sicuramente segnato per sempre dall’impronta del suo stile personale, difficilmente comparabile con la maggior parte dei voli tradizionali d’altaneria che si siano mai visti fino ad ora.”
Il processo di addestramento inizia con una scrupolosa osservazione dello sviluppo dei pulli durante il periodo dell’allevamento. E’indifferente che questo avvenga con incubazione naturale o artificiale e anche che i pulli siano cresciuti dai genitori, da una balia o per mano dell’uomo, fino al settimo giorno di età.
Da quel momento, i falchi (mai meno di due per favorire il necessario processo di socializzazione intraspecifica) dovranno essere alimentati dai genitori in un lasso di tempo che varia dai 25 ai 30 giorni.
Un periodo inferiore ai 25 giorni può significare un deficit di imprinting parentale, che può causare una permeabilità verso l’essere umano che lo gestirà in futuro. Oltre i 30 giorni invece si può verificare un rifiuto verso il falconiere e la comparsa indesiderata del fattore paura.
Raggiunta questa età, i pulli vengono presi dalla voliera di riproduzione; sarebbe ideale formare coppie di individui dello stesso sesso, che ne agevola la gestione, riducendo al minimo le differenze di comportamento e di progressiva maturazione, che in questo modo raggiungono la massima sincronia. Mettere assieme sessi differenti può significare un risultato diverso dello sviluppo fisico e mentale dei soggetti. E’molto più facile e lineare maneggiare una coppia di falchi dello stesso sesso e di pari età.
I due rapaci vengono posti in un nido artificiale, protetto da uno schermo in plastica trasparente (tipo metacrilato) che consenta loro di guadarsi attorno, senza ricevere aggressioni esterne (da animali domestici, bambini o sconosciuti) e senza lanciare le proprie deiezioni fuori dal cilindro, che deve essere perfettamente progettato e rivestito in modo tale da essere pulito con frequenza e facilità.
I pulli vanno collocati in questa nuova sistemazione, spostandoli nei luoghi più trafficati della casa, in modo che progressivamente si abituino al via vai quotidiano di umani, di cani etc.
Conviene far loro quanta più compagnia possibile e portarli in ambienti diversi, sia in auto che a piedi. Più sono le situazioni che conoscono in questa fase e considerano all’ordine del giorno, meno saranno i problemi che incontreranno successivamente sul campo durante la gestione quotidiana da parte dei futuri falconieri. E’ opportuno iniziare ad utilizzare il cappuccio in modo costante fin dal 35° giorno . Il processo più delicato riguarda il modo in cui vengono alimentati i falchi, che non devono mai associare l’uomo alla fonte di sostentamento quotidiano . E’ altrettanto importante non ripetere il modo in cui si fa arrivare loro il pasto , dato che in brevissimo tempo sono in
grado di sviluppare un condizionamento, associando rapidamente ciò che accade prima del “miracolo“ dell’apparizione con l’apparizione stessa. Il primo giorno si alimentano apertamente con le mani , dando imbeccate durante tutto l’arco della giornata , ,in modo che vadano perdendo la paura .Dal giorno successivo ,senza che vedano chi li alimenta, si da loro da mangiare 4 o 5 volte al giorno posizionando un piattino con la carne tagliata , in modo che possano mangiare da soli e “non abbiano fame“ e quindi non pigolino .
Durante il resto del giorno staranno col falconiere o chi per lui: famiglia, auto , cani , lavoro,etc…adattandosi al tutto in modo completamente naturale.
Vanno mantenuti così, completamente sazi,come farebbe la madre al nido , dando loro pezzi di cibo via via più grandi , sempre con frammenti di osso per il corretto apporto di calcio .Dopo pochi giorni si inizia a mettere il pasto sul logoro , in modo tale che inizino ad associare le due cose . Sarà necessario un piatto per il pasto o un logoro per ogni falco, onde evitare che diventino possessivi e prendano cattive abitudini come quella di coprire . Contemporaneamente si introduce il cappuccio e, sempre se possibile, si prendono al pugno e si portano in giro, o si gioca con loro per terra ; maggiore è il contatto con tutta la famiglia e meglio è.
In men che non si dica, dal 35° giorno di vita , iniziano a giocare tra loro ,a scorrazzare , a battere le ali . E’ importante tirarli fuori dal nido artificiale e posarli in giardino, se possibile, o per terra , in modo tale che abbiano lo spazio sufficiente a fare i loro esercizi; così facendo in breve tempo interagiscono con tutto ciò che li circonda , ottenendo un rapido sviluppo sia fisico che mentale .
In questi giorni si posizionano sulla mensola a parete , in terrazza, in modo che si possano già ambientare e si armano con i braccialetti di sicurezza e riconoscimento in ottone realizzati da Fran Bolinches ; questo tipo di bracciali fa si che non possano mai scappare per averli beccati e ,in caso si smarrissero e qualcuno li ritrovasse, possa immediatamente rintracciare il proprietario . Contemporaneamente si montano i geti super resistenti in kevlar , in grado di girare perfettamente negli occhielli del braccialetto grazie al bottone in ottone, studiato appositamente perché non si aggroviglino. Infine si aggiunge la girella e si legano per la prima volta alla mensola, con la lunga di sicurezza in acciaio ed il moschettone di aggancio rapido, anch’essi disegnati da Fran per questo scopo. Con tutta questa attrezzatura così allestita non occorre tornare indietro a verificare di aver fatto bene il nodo, se il falco è scappato perché ha beccato uno dei lacci di cuoio con cui lo hai armato o se si è annodato i geti con la lunga.
Tutti questi possibili problemi hanno causato diversi incubi ai falconieri. In questo momento si montano anche l’attacco a zainetto e la trasmittente. E’molto importante non lasciare niente al caso in nessuna delle fasi dell’addestramento. E’prioritario fare in modo di prevenire qualsiasi possibile anomalia o incidente provando a socializzare con i nostri rapaci e le loro necessità e mettersi i condizione di affrontare qualsiasi situazione inadeguata fin da subito, cosa che richiede una buona dose di intuizione.
A partire dal 40°giorno si inizia a giardinarli, visto e considerato che vanno di pari passo nella crescita fisica e mentale. In questa fase dobbiamo avere pulli sani che si nutrono autonomamente, crescono, non pigolano, non hanno paura, giocano ed interagiscono, sia coi fratelli che con gli esseri umani e gli altri animali che sono parte integrante dei loro spazi e tempi.
A questa età conviene prenderli al pugno e portarli alla loro futura zona di volo, iniziando l’allevamento controllato all’aperto. Per realizzare l’allevamento si allestisce un nido artificiale sul tetto dell’auto nel quale si fa loro trascorrere un’ora al giorno, in modo che si abituino progressivamente, giochino, si esercitino e familiarizzino con ciò che li circonda e vi si adattino in modo naturale.
In questa fase i falchi maturano, si intrattengono con i voli dei rondoni, dei piccioni e degli storni, sentono il richiamo del vento, e le loro ali iniziano ad identificare la zona come il loro territorio. Nel caso di Fran lui utilizza una zona peri-urbana che potrebbe sembrare inadeguata per gli agglomerati e le infrastrutture che la compongono, ma che si rivela una scuola di apprendimento insuperabile, in base ai chiari risultati ottenuti una stagione venatoria dopo l’altra.
Paradossalmente in altre aree, apparentemente molto più appropriate, come ad esempio il rustico indipendente di montagna di Bolinches, che si trova nell’entroterra, questo tipo di allevamento non può essere effettuato a causa della presenza di aquile del Bonelli (Aquila fasciata) selvatiche, che possono compromettere l’incolumità dei giovani falconi inesperti. La prima volta che i pulli vengono portati alla zona di allevamento campestre, sono già in grado di nutrirsi sul logoro al quale sono già stati introdotti a casa nei giorni precedenti, perciò prima di terminare la sessione, si presenta loro un facile logoro guarnito cadauno, in modo che mangino a volontà col falconiere che rimane in secondo piano per non interferire nel delicato processo di alimentazione. Nei giorni successivi i logori verranno serviti ogni volta più distanti l’unodall’altro: uno sul tettuccio dell’auto e l’altro per terra. Intanto, i pulli, passano dai quattro pasti al giorno, che facevano all’inizio del processo, ai due di adesso: il primo, più leggero, al mattino, ed il secondo, più consistente, nel pomeriggio sul campo di volo. Piano piano i falchi passano dalle svolazzate per esercitarsi ai primi voli e da questo alle prime gare di inseguimento.
Non è difficile dover andare a recuperare gli inesperti alunni dalla cima di qualche albero nei paraggi, prima che imparino ad andare e tornare al proprio nido artificiale. E’di grande aiuto posizionarsi in un punto elevato (se possibile il più elevato di tutti) come la cima di un monte, il bordo di una rupe, etc, cosicché i giovani “studenti di ballo aereo” riescano a trovare più facilmente termiche di rimbalzo che li aiutino a salire meglio e secondariamente evitino la cattiva abitudine di posarsi in punti elevati (torri, edifici, alberi) dato che il luogo più attraente e più visibile sarà proprio il loro nido. In caso di tempo avverso (vento, rischio di tormenta, pioggia) è meglio annullare o posticipare la lezione quotidiana piuttosto che rischiare una brutta esperienza o un possibile incidente. Se tutto avviene normalmente, i pulli si trasformano in falchi di ramo in poche settimane: volano, giocano, si inseguono, crescono e, senza accorgersene, maturano.
Tornano al proprio nido senza indugi e vengono alimentati sui propri rispettivi logori. Una volta incappucciati vengono riportati in falconiera o in giardino fino alla lezione successiva. Si susseguono così gli eventi finché, verso i sessanta giorni di età, i falchi sono soliti trovare la loro prima termica ascendente che li fa salire in modo differente. Queste termiche devono essere sfruttate nel miglior modo possibile, cercando di fissare nella mente del falco che qualsiasi salita rilevante in altezza è sinonimo di un premio e una ricompensa immediata.
Considerando che i falchi montano la prima termica della loro vita, vanno premiati immediatamente con un buon logoro prima che si allontanino svogliati o salgano eccessivamente dato che c’è un alto rischio di perdita in questo primo periodo legato alla scarsa abilità nel volo. Intanto i giovani allievi hanno più fame, avendo ridotto i pasti dai due di prima ad uno solo alla sera, offerto al logoro e come ricompensa nel momento migliore del volo.
Ogni giorno si fanno salire un po’ di più e in una di queste occasioni si sostituisce il logoro con un piccione legato ad una corda estensibile che si può allungare e accorciare a piacere. In questo modo imparano a salire ed ad attaccare il vivo, associando l’ottenimento del risultato alla figura del falconiere. Proveranno a predare qualche selvatico, ma solitamente senza successo, imparando così ad associare il volo e l’atteggiamento di caccia alla posizione del falconiere. In poche sessioni smettono di attaccare in questo modo e si mettono a monte per catturare la facile ricompensa che gli offre il falconiere nel momento migliore del volo.
Nella periferia urbana nella quale Fran abilmente porta avanti questo tipo di addestramento, c’è una grande quantità di piccioni selvatici. Nei primi giorni i falchi li attaccano senza successo, o nel migliore dei casi, arrivano ad artigliarne qualcuno sopra le cime della pineta adiacente, dove li perdono definitivamente.
Quando tornano a posizionarsi in alto, vengono premiati con un piccione legato cosicché smettono di inseguire altre prede e migliorano progressivamente le quote da cui attaccare.
Ad oggi, gli altimetri in tempo reale hanno rivoluzionato questo tipo di addestramento, visto che ci consentono di conoscere con tempismo e precisione quale sia il miglior momento e la posizione idonea per premiare il falco.
Gli altimetri grafici aiutavano molto ma ci condizionavano ad apportare le modifiche ai voli successivi, non a quello che si stava svolgendo in quel momento. I telemetri potevano trarre in inganno o come minimo erano imprecisi. Grazie a questa nuova tecnologia possiamo conoscere il progressivo miglioramento del volo del nostro falco e premiarlo nel momento più adeguato.
Mano a mano che passano i giorni i falchi vanno consolidando questo tipo di volo ed arrivando a posizionarsi ad altezze molto elevate. In quel momento si premierà quello sforzo, quel risultato.
D’ora in poi va favorita la posizione ideale di caccia, cioè col falco becco al vento, leggermente avanzato rispetto alla verticale del falconiere. Se possibile premiamo sempre il falco quando sale in volo battuto. Contemporaneamente stabiliamo una comunicazione aperta col rapace, che consiste nell’utilizzare una scala di premi, dato che non riceverà alcuna punizione; usiamo solo rinforzi positivi. Se il falco si colloca a posizione ed altezza desiderate lo premiamo con un piccione legato. Se un giorno sale meno del solito invece gli diamo il logoro. In entrambi i casi il falco riceverà lo stesso gozzo, ma è evidente come preferisca uccidere un piccione vivo, e soddisfare il proprio istinto piuttosto che scendere su una inerte falsa preda per saziare il suo appetito. Affidandoci a questo desiderio di catturare il vivo, otterremo il massimo sforzo da parte dei giovani falconi. Se arriviamo al giorno in cui tutti i voli saranno buoni alla stessa maniera, lo premiamo in modo alterno con un piccione e un logoro; se qualche falco non fa distinzioni non saremo noi a forzarlo.
Per molti giorni i pulli volano per una o due ore, permettendoci di scegliere i momenti più adeguati per premiarli. Se le condizioni meteo cambiano bruscamente è meglio non forzare ed attendere un tempo migliore per introdurre progressivamente i falchi a situazioni più difficili, nelle quali alla fine sapranno cavarsela con pari o uguale maestria. Arriv
ati a questo punto, è meglio farli volare in momenti diversi, così da poter affinare il momento in cui premiarli, visto che i due rapaci non si troveranno praticamente mai contemporaneamente nella giusta posizione. E’meglio controllare un solo falco e premiarlo a volontà nel momento più appropriato, che volarne due contemporaneamente e dare una ricompensa sbagliata o in controtempo. La cosa migliore è alternare gli orari di volo, così da permettere ad entrambi i falchi di misurarsi con situazioni differenti, considerando che in genere ai rapaci risulta tanto più facile montare quanto più si addestrino intorno alle ore centrali della giornata. Già con falchi altani e ben posizionati , Fran inizia a sviluppare un codice di segni che in seguito può essere applicato a caccia. Ogni volta che va a servire, si mette un vistoso cappello arancione, cosicché, in poche sessioni, i suoi falchi lasciano quello che stanno facendo per posizionarsi nel miglior modo possibile prima del segnale dell’imminente picchiata. Questo consente di evitare di gesticolare o roteare vistosamente il guanto, giacché in futuro, potrebbe significare un indesiderato disordine durante la caccia.
Un altro segnale che utilizza è un nastro colorato che mostra quando logora. Così facendo in poche sessioni, il falco associa il nastro al logoro che gli viene offerto subito e questa associazione lo spinge a salire un po’ di più, dato che ha imparato che se raggiunge una certa altezza gli può essere offerto un piccione legato.
Appena il gesto col nastro è stato fissato, si sostituisce con lo stesso movimento con la mano (quindi senza nastro), ottenendo lo stesso effetto ed ampliando il codice di comunicazione ad effetto. Inoltre succede che, facendo qualche passo in avanti, il falco salga un po’ di più. Così nei giorni di molto vento in cui il falco si stanca e si ferma ad una certa altezza , con qualche passo se ne riattiva il volo. Man mano che passano i giorni e si avvicina l’autunno, i falchi sono via via più forti, più abili , mentre il tempo peggiora, le ore di luce diminuiscono, ci sono meno correnti ascendenti e devono sforzarsi molto di più per ottenere gli stessi risultati. Parallelamente avremo cambiato campi di volo, cosicché possano, vogliano e sappiano volare su altri tipi di terreno e condizioni di altezza, pressione atmosferica, temperatura e umidità relativa, dato che se si stufano o si abituano ad una certa zona o a condizioni meteo sempre uguali, potrebbero in futuro rifiutarsi di volare in condizioni differenti. Tutto questo permette che, arrivato il desiderato giorno dell’apertura, il falconiere si presenta sul campo con falchi completamente sicuri del loro proprio compito, con tutto il potenziale fisico e mentale sviluppato. Ora basta che il campo faccia la sua parte e si può assistere a lanci impressionanti da altezze impensabili. Con l’adattamento progressivo naturale i giovani apprendisti predatori possono raggiungere le altezze e le posizioni che meglio si adattano ai nostri gusti ed obiettivi di cacciatori, in modo tale che la falconeria si sviluppi verso l’aspetto più estetico e spettacolare possibile, ma senza dimenticare mai le sue profonde radici venatorie.
testo e foto di Fran Bolinches
Si ringrazia per la traduzione: Iacopo Stefanini
Riproduzione Riservata – Articolo pubblicato sulla rivista di falconeria “La Alcandara” edita dalla AECCA e pubblicato su www.falconeria.org, con il permesso della AECCA
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Grazie ancora Iacopo per la magnifica trduzione e per la tua collaborazione!:)