giovedì, Novembre 21, 2024

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L’ Astore

COME UN FANTASMA

astore
astore, Accipiter gentilis
Se le caratteristiche fisiche e mentali del falco pellegrino sono il risultato di un perfetto adattamento alla caccia a velocità estreme in campi aperti, c’è chi ha sviluppato supremi adattamenti alla caccia in velocità nel fitto di conifere e latifoglie, il regno dell’astore.
Questo magnifico predatore territoriale è in grado di sviluppare un’accelerazione folgorante, grazie a un torace particolarmente profondo, con un’ampia area di attacco per i potenti muscoli pettorali (circa il 17% del peso corporeo) ricchi di fibre bianche addette all’esplosività della forza muscolare ed è dotato di ali larghe e arrotondate con penne particolarmente flessibili che permettono un’alta capacità di torsione e di manovra mentre la lunga coda, che si apre come una terza ala, mantiene portanza e velocità.
Munito di un udito acuto (può individuare il rumore di una preda a 5-6 km di distanza, quasi come le albanelle), ipersensibile alla percezione del più piccolo movimento e con riflessi reattivi al centesimo di secondo, vive in un mondo che si muove dieci volte più rapidamente del nostro.
Il piumaggio riecheggia il contrasto angolare di luci e ombre dei luoghi a lui deputati e lo rende praticamente indistinguibile alla vista anche quando è in movimento.
Si sposta con una serie di voli a bassa quota di pochi minuti, “cinque lenti battiti d’ali, poi volo planato”, intervallati da brevi periodi di scansione su posatoi più o meno elevati dai quali spia inosservato i movimenti della preda selezionata, attende il momento giusto e sferra l’attacco, sbucando come un fantasma tra le fessure delle frasche con uno slancio propulsivo e una determinazione impareggiabili: se l’agguato fallisce insegue la preda senza sosta fino a sfiancarla, intercettando e modificando repentinamente traiettorie, infilando passaggi improbabili a oltre 40 km orari con quella gran coda che garantisce sostegno e velocità anche quando le ali si chiudono, fino ad aiutarsi con la spinta propulsiva delle zampe contro i tronchi degli alberi.
Mentre vola misura costantemente la densità proporzionale degli ostacoli, creando una mappa mentale che gli permette di intuire con estrema accuratezza i passaggi utili prima ancora di averli visti.
Grazie alla precisione del sistema utilizzato per guidare il volo sulla preda e a riflessi che rasentano la precognizione è in grado di catturare praticamente tutto quello che gli arrivi a tiro, dagli scoiattoli alle lepri, dai piccoli passeriformi al gallo cedrone, ignora solo i grandi mammiferi.
Generalmente i falchi che cacciano ad alta velocità in spazi aperti e privi di ostacoli sfruttano la legge di guida di navigazione proporzionale°. Questo sistema tuttavia non permette di individuare in egual modo il percorso ottimale all’interno di ambienti disordinati come le foreste o i campi limitrofi dove cacciano gli astori, che utilizzano differenti strategie di inseguimento.
Quando un astore attacca un bersaglio fermo o che corre in linea retta, utilizza un tipo di “inseguimento classico” guardando dritto davanti a sé e tenendo la preda al centro del campo visivo: dal suo punto di vista la preda è immobile al centro dello scenario e diventa sempre più grande e dettagliata man mano che si avvicina, fino a riempire quasi completamente il campo visivo quando è prossimo ad afferrarla.
Se la preda inizia a manovrare obliquamente, tuttavia, il falco dovrà effettuare una serie di adattamenti di traiettoria che ne rallenteranno l’azione e probabilmente non arriverà in tempo.
In questo caso l’astore cambia tattica e passa la visualizzazione del bersaglio in un altro punto fisso del campo visivo, determinato dall’angolazione con cui la preda sta scappando, che gli permette di selezionare il percorso più veloce per intercettarla.
Secondo il fenomeno chiamato “camuffamento del movimento”, così come la preda non si muove nel campo visivo dell’astore, allo stesso modo l’attaccante non si muove nemmeno dalla prospettiva della preda che, a causa dell’angolo obliquo del percorso del rapace, non riesce a percepirne la posizione esatta.
Con questo vantaggio l’astore è in grado di arrivare sulla preda così velocemente che ha una finestra di tempo strettissima per concludere: un piccolo ritardo di manovra e manca il pasto.
Grazie a questa strategia ibrida, l’astore può sfruttare i vantaggi di entrambe le tecniche e massimizzare le possibilità di successo, che possono arrivare a una media del 30% di catture.
La sua proverbiale aggressività è reale ed evidente soprattutto nella implacabile difesa del nido, tanto che il momento migliore per osservare questo rapace così elusivo, a volte fin troppo da vicino, è proprio il periodo riproduttivo durante il quale la coppia non esiterà ad attaccare qualsiasi animale, inclusi uomini e orsi, considerato una minaccia per i piccoli.
Aggressivo, difficile, imprevedibile, quasi impossibile da relazionare, l’astore evoca un mondo a noi lontano, misterioso e primordiale. Alzi la mano chi non prova un po’ di soggezione dinnanzi a quello sguardo di arancio infuocato.
Lara Flisi

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