La mia ormai trentennale passione per l’alto volo e più specificatamente per i pellegrini, ha fatto siche da quattro anni puntualmente nel mese di gennaio, io e un’altro “integralista” come me, cidedichiamo, per una decina di giorni, alla caccia della mitica rossa in Spagna, nella regione dellaCastiglia-La Mancia.Il tipo di territorio è molto aperto, enormi estensioni di grano duro con assenza quasi totale di alberi.
Il terreno è molto pietroso tantè che i pietroni raccolti dai contadini vengono ammucchiati qua e la ecostituiscono gli unici ripari naturali per le pernici, che condividono con i conigli selvatici.E’ singolare infatti vedere come l’asprezza del territorio abbia indotto le pernici residenti a sfruttarele profondità delle tane dei conigli per sfuggire ai predatori, umani o di altro genere!
Rispetto alla caccia tradizionale che facciamo da noi , questa è molto diversa. Il cane qui non è cosìfondamentale.
La caccia si svolge prevalentemente dalla macchina: si osserva il terreno, siindividuano le pernici in pastura, e si cerca di approcciarle. Bisogna cercare di non forzarle ma difarle avvicinare il più possibile ai mucchi di pietre o ai cespugli, magari utilizzando proprio lamacchina, andando loro imcontro pianissimo.Questo lavoro è importantissimo in quanto queste pernici sono in costante allarme proprio perchèabituate ad una forte pressione da parte di predatori naturali e anche dai falchi dei falconieripresenti ogni giorno da ottobre a febbraio.
Una volta che le pernici si sono fermate, bisogna essere rapidissimi nel liberare il falco e stare fermivicino alla macchina.Normalmente quando il falco inizia a salire le pernici si fermano definitivamente, allora si aspettal’ascesa del falco fino ad un’altezza ottimale che normalmente non dovrebbe essere inferiore ai 70 –100 metri.
Una volta ottenuta l’altezza ottimale, dobbiamo centrare il falco. La centratura deve essere perfetta,in quanto i rifugi sono ad una distanza di circa duecento metri gli uni dagli altri,quindi la picchiatadeve essere perpendicolare e fulminea. Purtroppo noi, per lo meno noi dell’Italia del nord, dobbiamoscontrarci con un’ostacolo molto difficile da superare: il vento.
In questi altipiani infatti soffia costantemente con un’intensità che varia dai 25 ai 50 Km orari eoltre.Riuscire a centrare ad un’altezza ottimale un falco con queste condizioni implica una potentemuscolatura del falco,che lo renda in grado di contrastare la forza del vento e di in cavalcarlo.Come dicevo prima noi dobbiamo, qualora il falco abbia raggiunto l’altezza desiderata, iniziarel’approccio sopravento e cercare assolutamente di fare partire le pernici col vento in coda. In questafase un buon cane può fare la differenza in quanto ci può segnalare con precisione la posizione deiselvatici.
E’ noto infatti che il coefficente di penetrazione del vento della pernice è maggiore rispetto a quellodi un falco in picchiata contro vento, in quanto il falco più grande avrà una superficie maggioreesposta al vento contrario della pernice più piccola e, nel tempo impiegato nella discesa,il falcoverrà frenato dal vento, mentre la pernice riuscirà a raggiungere il riparo.
Al contrario se noiriusciamo a farle partire col vento in coda (Cosa difficilissima!!) la maggior superficie del falco lofavorirà accellerandolo ulteriormente e riuscirà ,se tutto è stato fatto con precisione, a colpire lapernice.
Normalmente vengono stoccate violentemente e, rotolando sul terreno roccioso, muoiono più perlesioni provocate dalle pietre che dall’impatto del falco. Raramente vengono legate.
Paolo Caprioglio 2007
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