A Roma i pellegrini sono di casa. Anche i falchi pellegrini, uccelli divenuti rari nel dopoguerra e la cui popolazione italiana era in passato assai rarefatta ma che riappaiono grazie a regole europee sempre più stringenti, per esempio nella vendita di antiparassitari e pesticidi. A Roma già lo scorso anno da ornitologi non professionisti avevano segnalato un nido «spontaneo» di pellegrini (in una cassetta abbandonata dell’Enel sul Policlinico Umberto Primo). Dopo decenni, rimpiazzano (finalmente!) la classica coppia che nidificava sul «Palazzaccio» di Piazza Cavour, e che l’ecologista Fulco Pratesi aveva allora visto scacciare da una coppia di rissose taccole. In questo weekend sono schiuse ben due uova dal secondo nido di pellegrini romani. Alcuni appassionati ornitologi (Umberto Agrimi, veterinario dell’Istituto Superiore di Sanità e l’ornitologo Giacomo Dell’Omo), grazie a una sponsorizzazione di Terna/Enel, hanno posato una cassetta nido sulla facciata della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università, che affaccia sul cimitero Verano. I pellegrini urbani si nutrono di piccoli mammiferi, rettili, e uccelli, soprattutto storni: quando questi migrano verso nord si accaniscono sui rondoni, arrivati verso Pasquetta. Il caso curioso vuole che la coppia neofita di pellegrini romani abbia nidificato proprio sopra le finestre della Presidenza della facoltà. Gli ornitologi romani sperano che il preside Attilio Celant si senta custode privilegiato di tale felice casualità, e promuova una cultura di rispetto e di ammirazione per il lieto evento.
Perché mai gridare di giubilo per il ritorno dei pellegrini? Innanzitutto perché rappresentano una popolazione sentinella di qualità urbana: se riappaiono specie eco-tossicologicamente delicate come i rapaci (al vertice della catena trofica e dunque bioaccumulatori di tossici ambientali) significa che l’ecosistema è in ripresa: in termini di biodiversità (aumento delle specie animali) e di purificazione da agenti chimici man-made che li avevano precedentemente inquinati. Il meccanismo che aveva fatto scomparire i falchi pellegrini da tanti ecosistemi europei era duplice, e dovuto all’accumulo di pesticidi ingeriti da insetti, a loro volta cibo di piccoli uccelli che costituivano la base della dieta dei rapaci, che perciò accumulavano agenti tossici in questa maligna catena. Tali tossici abbassavano la fertilità dei rapaci, e selettivamente interferivano con il delicato processo di formazione del guscio delle uova nelle femmine. Uova dal guscio troppo sottile significavano molto frequenti rotture nel periodo della cova e dunque hanno sterminato progressivamente questi alati conviventi delle nostre campagne e città. La ricomparsa di falchi e nibbi, di gufi, allocchi e civette certifica del recupero ambientale meglio di tante analisi fisico-chimiche sulle acque, le aree e i suoli.
La novità di quest’anno è che tutti possiamo osservare, grazie a webcam posizionate nel nido, la vita quotidiana di genitori e figli pellegrini romani (basta cliccare su http://www.enelbirdcam.com/). Anche la Polizia municipale a Bologna ha messo due webcam in un nido urbano bolognese (http://www.provincia.bologna.it/polizia/webcam/). Spiamoli dal nostro pc, senza disturbarli.
Oltre a belle immagini in rete, i siti contengono un album delle fotografie della vita nei nidi, informazioni di base su questa specie e soprattutto un calendario interattivo, frequentato da ornitologi professionisti e amatoriali. Il maschio al momento è impegnato nella faticosa opera di reperire il cibo per la femmina e per i pulcini ricoperti di lanugine biancastra: la madre spezzetta il cibo e nutre le loro tenere bocche di rapaci affamati.
Veltroni e Cofferati veglino attenti su questi loro concittadini rapaci, importanti regolatori della fauna urbana; simbolici araldi di una natura che torna vittoriosa in quelle città dove gli amministratori sanno governare l’ecologia.
Enrico Alleva, Daniela Santucci
Fonte: www.ilmanifesto.it
21.04.05
Postato 2006-01-18, 17:18:26 da admin
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