venerdì, Novembre 22, 2024

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Bunblefoot nei rapaci

bumblefoot

Da centinaia di anni questa patologia è conosciuta dai falconieri di tutto il mondo e rappresenta uno dei principali problemi dei rapaci, soprattutto falconidi ma non solo, tenuti in cattività ed allevati sia per la riproduzione che per la caccia. In letteratura se ne trova traccia sin dal testo sacro della falconeria scritto da Federico II, il “ De Arte Venandi Cum Avibus”. Bumblefoot o pododermatite è un termine generale per ogni condizione infiammatoria o degenerativa del piede degli uccelli e può andare da un modico arrossamento dei cuscinetti accompagnato da edema ad ascessualizzazione profonda e cronica accompagnata da modificazioni ossee (osteomielite).

Le considerazioni da fare per la prevenzione del bumblefoot sono:

  • Appropriate dimensioni, forma e tipo delle pertiche

  • Materiali adeguati per la costruzione delle voliere e dei loro posatoi e prevenzione dei danni traumatici al piede

  • Nutrizione adeguata sia per tipo che per quantità

  • Pulizia delle gabbie, attrezzature e posatoi

CLASSIFICAZIONE E CAUSE DEL BUMBLEFOOT

Innanzitutto bisogna ben tenere presente che l’evoluzione della malattia dipende strettamente dalla causa che l’ha determinata e dalla specie considerata.

Spesso le lesioni da bumblefoot di grado da I a III, non sono ancora considerate come gravi lesioni del piede dai falconieri, per cui è raro osservarle in un rapace alla visita clinica. Vengono quindi spesso osservate lesioni gravi, di grado IV o V quando per il recupero dell’animale sarà necessario non solo la terapia medica ma anche quella chirurgica.  Le lesioni infatti possono procedere molto velocemente se non trattate adeguatamente in tempo. Ovviamente le prognosi sono tanto più favorevoli quanto prima viene intrapreso il trattamento delle lesioni.

Solitamente le lesioni da Bumblefoot da grado I a III sono determinate da una non corretta gestione degli animali, quindi pertiche inadatte, sovrappeso e materiale di costruzione delle voliere potenzialmente pericoloso ( legature della rete che possono ferire il piede) e spesso ( ma non sempre) con un miglioramento delle condizioni di allevamento e alcune terapie mediche regrediscono più o meno velocemente.

Grado I

Desquamazione di piccole aree della superficie plantare del piede clinicamente evidenti per la presenza di aree piccole aree rosee con desquamazione della pelle del piede o della zampa

Grado II

Aree circoscritte, sottili e lisce sulla superficie plantare del cuscinetto metatarsale di uno o entrambi i piedi con io tessuto sottocutaneo evidente al di sotto della pelle che diventa translucente. Non è evidenziabile distintamente la presenza di ulcere.

Grado III

Ulcerazione del cuscinetto plantare metatarsale. In alcuni uccelli si può evidenziare la formazione di un callo.

Grado IV

Nelle ulcere è presente del materiale necrotico. Molte specie con la presenza di ulcere e materiale necrotico mostrano segni evidenti di dolore e disagio

Grado V

Gonfiore ed edema (cellulite) del tessuto che circonda la necrosi. Le dita o anche la zampa possono essere edematose. I detriti necrotici si accumulano nell’area metatarsale con conseguente infezione dei tendini. E’ comune estremo dolore. Può essere interessato l’intero cuscinetto metatarsale. Questa è generalmente una lesione cronica.

Grado VI

Clinicamente sono evidenti i tendini necrotici, come rigonfiamenti a livello delle dita e rottura dei tendini flessori. Solitamente nella guarigione sono comuni l’artrite e la perdita di funzionalità di una o più dita

Grado VII

Osteomieliti

Abrasioni ed escoriazioni sulla superficie plantare del piede si possono realizzare quando i rapaci saltano continuamente da una pertica a una superficie troppo dura, quando si aggrappano con le zampe sulle sbarre della gabbia, sulle maglie della rete o quando sono costretti a rimanere su delle pertiche in cemento. Anche la non corretta distribuzione del peso sulle zampe è in grado di determinare la patologia e lesioni traumatiche ad una zampa possono determinare un bumblefoot secondario sulla zampa controlaterale per eccessivo carico di peso nel tentativo di risparmiare l’arto che causa dolore. Altri eventi traumatici e non, come unghie troppo lunghe, morsi delle prede, lesioni da poxvirus, danni da freddo o ustioni sono anch’essi in grado di far scoccare la scintilla che porterà allo sviluppo di bumblefoot.

Anche se la precisa patogenesi del bumblefoot non è ancora ben compresa sembra che  una riduzione della circolazione verso il piede, e un danno microepiteliale che comportano una incapacità locale di azione del sistema immunitario che permette ai batteri di prendere il sopravvento sull’organismo nonché la riduzione del ritorno venoso dal piede possano effettivamente esserne la causa. L’inattività a cui sono soggetti gli animali tenuti in gabbia è il fattore scatenante, mentre altri fattori predisponenti inducono la formazione del bumblefoot.

TRATTAMENTO MEDICO-CHIRURGICO

Le prevenzione del bumblefoot consiste nel costante monitoraggio delle condizioni dei piedi per segni precoci di ipercheratosi, desquamazioni e lesioni della cute delle zampe nonché arrossamenti , gonfiori e correzione delle cause sottostanti, nonché la corretta scelta dei materiali per costruire gabbie, voliere e falconiere, una dieta bilanciata ed integrata. Data la difficoltà e la lunga durata del trattamento del bumblefoot che richiede continuo monitoraggio veterinario è consigliabile mettere in atto tutti gli accorgimenti possibili per evitare di dover trattare poi una patologia così potenzialmente invalidante.

Gli obiettivi del trattamento del bumblefoot sono:

§         Ridurre l’infiammazione e il gonfiore

§         Instaurare una dieta adeguata

§         Applicare dei drenaggi se necessario

§         Iniziare una terapia antibiotica per eliminare i germi patogeni

§         Trattare adeguatamente la ferita in modo da permettere un rapida guarigione

§         Trattare le carenze alimentari

Possono essere indicati anche l’incisione chirurgica degli ascessi che si possono formare e l’amputazione di alcune dita gravemente danneggiate.

I gradi dal I al III generalmente rispondono alla pulizia della ferita e del piede, nonché alla correzione delle tecniche gestionali e carenze dietetiche sottostanti.

Il trattamento conservativo consiste nel cambiamento della dieta e nel rivestimento delle pertiche con materiali adatti (Astroturf®), applicazione topica di medicamenti e se necessario anche il bendaggio della zampa. Sono stati usati molti prodotti topici inclusi degli agenti emollienti, DMSO per le infiammazioni acute e pomate antiemorroidali.

I tipi di bendaggio applicabili sono il semplice bendaggio delle dita, bendaggio interdigitale e bendaggio a palla, nonché l’applicazione di scarpette in poliestere, polimetilmetacrilato imbevute di antibiotico per uso locale e precedentemente sterilizzate, o altri materiali idonei.

Il trattamento del IV grado invece prevede il drenaggio, l’irrigazione e la chiusura della ferita solo quando l’infezione è stata risolta. La prognosi è incerta.

Il trattamento del bumblefoot di V e VI grado deve essere aggressivo, e la prognosi riservata. Nei rapaci la terapia per i gradi IV e V comprende l’applicazione topica di  preparazioni a base di DMSO, contenenti anche antibiotici e cortisonici in giuste proporzioni e il composto così preparato può essere conservato per un certo periodo in frigo per le successive applicazioni.

La risoluzione dei gradi superiori al IV è lenta e la guarigione completa può richiedere anche mesi. Il trattamento iniziale comprende la terapia antibiotica che si dovrà protrarre per 7-10 gg. L’intero piede deve subire una buona disinfezione chirurgica, le ferite devono invece essere lasciate umide e su di esse non deve essere applicata nessuna forza. Un tampone prelevato dai tessuti profondi dove sono presenti gli ascessi deve essere inviato per fare l’esame colturale alla ricerca di batteri e funghi. La ferita deve essere lavata copiosamente con soluzione disinfettanti usate anche per lo scrub chirurgico e lasciata a bagno per 5 minuti, deve poi essere risciacquata con soluzione salina sterile e fasciata con garze imbevute della stessa soluzione usata per la disinfezione, ed applicato il bendaggio. Il secondo giorno deve essere praticata la stessa procedura e la maggiorparte delle operazioni può essere effettuata senza l’anestesia.

Il terzo giorno la maggiorparte del gonfiore si sarà ridotto e l’essudazione dalla ferita cessata. Il materiale fibrotico viene rimosso e il piede preparato sterilmente per la chirurgia. Deve essere fatta un’ampia esposizione dell’area e la parete ascessuale deve essere eliminata. I tendini e i legamenti danneggiati devono essere rimossi completamente se non è possibile la loro ricostruzione chirurgica. La ferita deve essere ampiamente irrorata con soluzione disinfettante usata anche in precedenza e lavata con soluzione salina sterile. Questa verrà poi parzialmente suturata per permettere il drenaggio e bendata con un bendaggio non troppo compressivo. Il bendaggio dovrebbe essere cambiato inizialmente dopo 2-6 ore, poi ogni giorno per una settimana e poi ogni 3 giorni e così sino a 3-4 settimane quando inizierà la guarigione e la ferita potrà essere completamente suturata. Mano a mano che avviene la guarigione il bendaggio verrà sempre più alleggerito sino a toglierlo definitivamente. Ovviamente nel post operatorio i posatoi dovranno essere adeguati.

E’ anche possibile eseguire terapie antibiotiche locali mediante l’applicazione di sferule di polimetilmetacrilato imbevute di antibiotici efficaci ed in grado di resistere ai trattamenti termici necessari per la loro sterilizzazione. Tali tipi di terapie sono utili nel caso di animali particolarmente suscettibili allo stress limitando la manipolazione del paziente.

MARCO BEDIN, Dott. Med. Vet.

Libero Professionista, Fabriano (AN)

Professore a Contratto Università degli studi di Padova, Facoltà di Medicina Veterinaria, C.I.P.

Clinica degli Animali Selvatici e Non Convenzionali

338 4009259 dott.bedin@libero.it


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Federico Lavanche
Federico Lavanchehttps://www.falconeria.org
Sono il fondatore di questo sito, pratico la falconeria dal 1992 e mi diletto a scrivere articoli sulla falconeria. Cerco di proporre l'immagine della falconeria per quello che è cioè una Passione Sana, a contatto con la Natura, un mezzo di caccia assolutamente non pericoloso ne invasivo, a zero impatto ambientale. Faccio del mio meglio per far capire, a chi la contrasta, che prima di scrivere sulla falconeria, bisogna conoscerla profondamente ;) Mi considero un po' il "custode" di questo sito che, dal 1997 "racconta"attraverso eventi, informazioni e personaggi, la falconeria in Italia.

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