Di tutte le specie da piuma cacciabili, il beccaccino è, per certi aspetti, una delle più elusive e suggestive, essendo da sempre una delle più difficili da catturare.
E’difficile da localizzare, si mimetizza magistralmente e resta immobile quando si sente braccato. Non si invola fino all’ultimo secondo.
Cacciare il beccaccino (snipe , in inglese) ,da cui proviene la parola inglese sniper (cecchino), suppone un impegno ed una vera e propria sfida.
Nel libro The Art and Practice of Hawking (Arte e Pratica della Falconeria), scritto nel 1900, l’autore Michell, si riferisce alla caccia al beccaccino molto brevemente. Afferma che si pensa che una buona coppia di smerigli possa cacciare il beccaccino e che un tal successo si ottenne in epoca passata. Ma si deve dubitare molto che uno smeriglio o più possano catturare un beccaccino inglese completamente mutato. Proseguendo nella lettura del libro, quando si parla di altre prede catturate coi rapaci, afferma che occasionalmente il beccaccino, una volta involato, viene catturato da pellegrini centrati, con voli concentrici, non appena la preda parte.
Partendo dal presupposto che la prima picchiata è la più pericolosa, se il beccaccino si da alla fuga, difficilmente potrebbe essere catturato anche da una coppia dei migliori terzuoli.
In un solo caso si racconta di una femmina di shaheen che abbia cacciato il beccaccino con successo.
Secondo tutti i riferimenti storici, la caccia al beccaccino con gli uccelli da preda è difficile, quasi impossibile, più una rarità che una attività che possa essere praticata con regolarità.
Di fatto, testimonianze anteriori confermano che il beccaccino è tanto difficile da cacciare che sono necessari due dei migliori falchi, volati in coppia, per avere anche una minima possibilità concreta e costante di catturare.
Il libro di Michell fu scritto cento anni fa, ma vi furono annotate e registrate molte delle gesta più significative dei falconieri britannici (ed in minor misura irlandesi ed europei) di epoche antecedenti il suo tempo, raccontategli da falconieri anziani.
Ma corriamo rapidamente in avanti di cento anni, fino ad arrivare all’anno 2000, in Irlanda…
Forse, la prima volta che ho sentito parlare con reale interesse della caccia al beccaccino, fu tra il 2000 e il 2001.
Il falconiere irlandese Richard Brown, che ebbe occasione di vivere e lavorare negli Stati Uniti per poi tornare in Irlanda, viveva nella contea di Kerry, nell’estremo nord-est dell’Irlanda.
In quel luogo la quantità di beccaccini era notevole e questo falconiere stava provando ad insidiare con differenti rapaci questi tanto difficili quanto veloci animali.
Nel 2001 Richard scrisse un articolo sulla rivista annuale dell’Irish Hawking Club, intitolato “Reflections on Conditioning Three Falcons for Waiting on Flights” (il titolo poteva essere tradotto come “Riflessioni sul condizionamento di tre falchi nel volo a monte”). L’obiettivo, in ognuno dei tre casi, era quello di preparare il falco ad applicarsi con costanza al difficile volo al beccaccino. Nel suo articolo Richard rifletteva sull’addestramento, in tre tempi differenti, di una femmina di pellegrino imprintata, un terzuolo di pellegrino x prateria e un terzuolo di pellegrino, con l’obiettivo di cacciare il beccaccino.
In precedenza si era concentrato sulla caccia alle cornacchie con una femmina di pellegrino, un sacro maschio ed un ibrido sacro x pellegrino.
Con i tre falchi coi quali aveva sperimentato la caccia al beccaccino, il più promettente fu il terzuolo di pellegrino, dato che al termine della sua prima stagione di caccia insediava questi limicoli con le sue picchiate, seppure non con costanza e, comunque, nella maggior parte dei casi, non ne scaturisse un’azione che rappresentasse una concreta minaccia per una preda così veloce.
In questo stesso periodo, durante una giornata di caccia della IHC (Irish Hawking Club, il principale club di falconeria irlandese), stavamo chiacchierando con un piccolo gruppo di falconieri e Richard uscì dicendo che il giorno che fosse riuscito a fare la sua prima cattura a questa specie, avrebbe scritto un libro sulla caccia al beccaccino. Suppongo che fosse una conseguenza delle difficoltà e della sfida rappresentata da quel tipo di caccia. Uno o due anni più tardi Richard tornò negli Stati Uniti.
Nel 2004 Robert Hutchinson, un falconiere inglese che viveva in Irlanda, ed il suo amico Martin Brereton, un falconiere irlandese, invitarono alcuni compagni di falconeria dall’Inghilterra per andare a caccia in Irlanda. Il gruppo era formato da tre falconieri con Perlin (ibrido pellegrino x smeriglio): Grant Hagger, il cui perlin aveva catturato più di 500 prede, Simon Higham, il cui falco fino a quel momento aveva fatto 339 catture, delle quali 116 in quella stagione (compreso un gallo cedrone che pesava tre volte lui) e Liebenhals Greg, con un perlin alla seconda stagione.
Esistevano comunque altri falconieri che volavano terzuoli e femmine di pellegrino tra cui Martin Brereton, che aveva appena iniziato a volare un terzuolo di pellegrino (se non erro in quel momento si trovava nella sua seconda stagione). Martin era famoso per i suoi astori, ma in quel momento è ovvio che, visti i fatti, il suo interesse fosse rivolto al pellegrino ed alla caccia al beccaccino.
Nella prima di queste giornate, il falco di Grant rimase in ala per più di trenta minuti ed ottenne come ricompensa la cattura di un beccaccino. Io me lo persi, ma ebbi la fortuna di essere lì il secondo giorno. Formammo una squadra ed attraversammo la torbiera con alcuni pointer inglesi.
Ricordo alcune picchiate spettacolari ed emozionanti, nelle quali i beccaccini sembravano schivare o cabrare solo all’ultimo secondo, quando i perlin erano sul punto di raggiungerli. Veramente emozionante! Alzammo diversi Beccaccini ed assistemmo a numerose picchiate da grandi altezze. Quelli erano i nostri primi giorni di caccia al beccaccino e, riflettendoci bene, credo che fossimo un po’ fuori controllo, in quanto, procedendo a rastrello, in diverse occasioni alzavamo le prede nelle più svariate direzioni. In occasione di una picchiata vidi una nube di piume in aria, come se il falco avesse legato la preda, per poi vedere con stupore come il beccaccino continuasse il suo volo verso la libertà! Indubbiamente spettacolare! Ed infine il perlin di Greg Lieben catturò l’unico beccaccino della giornata. Tantissime emozioni, immenso entusiasmo ma… una sola cattura! Tre giorni a caccia di Beccaccini per due sole catture!
Martin Brereton continuò a cacciare beccaccini a Bog of Allen (le estese torbiere che circondano casa sua nella regione centrale dell’Irlanda) ed ottenne grandi risultati dato che il suo falco continuò a cacciare per diversi anni, raggiungendo più di un centinaio di catture in una sola stagione. E’una persona molto impegnata ed attiva, ostinata nel raggiungere la perfezione nell’arte e nella pratica della Falconeria.
Nel corso degli anni sono stato invitato a partecipare a diverse giornate di caccia organizzate da Martin, ed il suo falco si è distinto come un rapace eccezionale sui beccaccini. Martin è stato una fonte di ispirazione affinché gli altri falconieri si cimentassero nella caccia al beccaccino: in essa si è inserito anche un mio caro amico, Ireneusz Mitkowsky (conosciuto col nome di Eric in Irlanda). Eric è un polacco che viveva ad Edenderry, nella stessa città di Martin, seppure adesso viva nella contea di Kerry, che tra l’altro è il luogo dove il prima menzionato Richard Brown aveva iniziato a cacciare i beccaccini coi suoi falchi. Ho trascorso splendide giornate col mio amico Eric. Nella sua prima stagione, nel 2010, il suo terzuolo di pellegrino cacciò dodici beccaccini, due dei quali nello stesso giorno. Questo significa 12 beccaccini in più di quelli che Martin fece nella sua prima stagione col suo terzuolo.
Purtroppo, accadde qualcosa di veramente raro ed il tempo si fece molto freddo, con neve e gelate e temperature sotto lo zero, che spinsero i beccaccini a spostarsi lontano dalle zone aperte e dalle torbiere, verso le coste e le zone di drenaggio con canali che sono molto meno adeguati per la caccia al beccaccino. Comunque ho trascorso splendide giornate di caccia al beccaccino con Eric. Una di queste avvenne al termine di una giornata molto umida, durante una battuta di caccia dell’Irish Hawking Club nella stagione del 2009/10. A causa del maltempo , verso la metà della mattinata del secondo giorno, quasi tutti se ne erano andati, ma l’auto di Eric si ruppe. Quando finimmo di ripararla il tempo era migliorato e ci recammo su uno dei campi che ci avevano detto essere meta dei Beccaccini durante l’inverno. La sua estensione variava dai 5 ai 10 acri (dai 2 a i 4 ettari).
Liberammo il setter irlandese rosso di Eric attraverso i canali e i giunchi e perlustrò tutto il terreno in soli quindici minuti senza trovare la minima traccia dei limicoli. Ad un tratto, mentre tornava su sé stesso per perlustrare la zona restante, il setter si mise in ferma! Appena scappucciato, il terzuolo iniziò a montare, arrivando piuttosto in alto, ma si defilò da noi, sorvolando i campi sopra il paese laddove si riuniva la gente al calare della sera. Il terzuolo si fermò cinque minuti sorando, per poi tornare nuovamente sopra le nostre teste. Appena fu centrato il cane ruppe la ferma e alzò un beccaccino.
I successivi dieci o quindici minuti furono un po’ confusi: il terzuolo di Eric si lanciò in un’energica picchiata sul beccaccino, ma poco dopo se ne alzò un secondo ed il pellegrino iniziò a salire e a scendere come uno jojo. Il terreno non era dei migliori dato che attorno era pieno di filo spinato e siepi molto vicine a noi, ed il terzuolo in un paio di occasioni si avvicinò molto pericolosamente ad esse. Per evitare questi ostacoli, il falco era costretto a modificare il proprio volo, dando quelle frazioni di secondo di vantaggio che servivano ai beccaccini per fuggire.
Alzammo forse quattordici beccaccini in quindici minuti e a rinfrancare il fatto di non averne catturato neanche uno, furono i quindici minuti più divertenti di caccia al beccaccino che io abbia mai visto, col falco che fece alcune picchiate veramente impressionanti.
Diversamente, i lanci più spettacolari al beccaccino ai quali io abbia mai assistito, furono quelli dell’anno precedente (2009) e fino ad oggi non ne ho ancora visti di migliori. Conobbi Sergio Zenere, un falconiere italiano, al festival internazionale di Falconeria, in Inghilterra. Sergio mi chiese se ci fosse qualche falconiere irlandese che cacciasse beccaccini. Ci mantenemmo in contatto telefonico e tramite e-mail ed organizzammo un viaggio per farlo venire in Irlanda verso la metà di Novembre, periodo che avrebbe dovuto essere propizio per incontrare i beccaccini in zona ed avere il Pellegrino in buona condizione e forma. Arrivati a casa di Martin Brereton, incontrammo il simpatico Hagger Grant – a breve di rientro in Inghilterra – che si stava trascorrendo sette settimane con Martin. Il nostro primo giorno di caccia al beccaccino sarebbe stato il suo ultimo giorno in Irlanda, dato che sarebbe rientrato in Inghilterra in serata. In questa fase della stagione il pellegrino di due mute di Martin aveva catturato sei beccaccini, mentre il terzuolo di sette mute di Martin ne aveva catturati 20, numero a mio avviso inferiore a quello della stagione precedente.
Il tempo era perfetto, sereno e senza vento. L’ampia zona di torbiera color bruno si stendeva davanti ai nostri occhi e in lontananza il profilo verde della collina di Croghan si ergeva nel cuore della pianura. Non c’era ombra di dubbio che quello fosse davvero un posto fantastico per i falchi ed in assoluto il migliore per i nostri pellegrini autoctoni.
Grant lanciò il proprio pellegrino e sguinzagliammo 2 dei 3 cani – pointers inglesi – sul terreno. Il falco sembrava in forma, girando in cerchio e salendo con relativa facilità fino ad arrivare ad un’altezza di 150 metri facendo il punto sopra di noi. Continuando a girare e salire si spostò trenta o 40 metri alla mia sinistra (in orizzontale non in verticale) quando un beccaccino si alzò davanti ad uno dei cani, 30 metri alla mia destra. Il terzuolo si chiuse in una goccia perfetta e continuò con potenti battiti d’ala mentre si avvicinava al suolo fino a raggiungere una velocità che potrei solo ipotizzare tra le 100 e le 150 miglia orarie (approssimativamente 160-240 km/h).
Scese con un angolo acuto di circa 70°, e in pochissimi secondi aveva tracciato una “J” nel cielo.
Non arrivò in tempo sul beccaccino, che iniziò a salire molto rapidamente e a volare con giri concentrici attorno a noi e poi nuovamente verso la direzione dalla quale era venuto il pellegrino. Devo ammettere che il terzuolo non si dava per vinto ed inseguì il beccaccino nel cielo. Tuttavia ad un’altezza di circa 80 metri, e quando sembrava ormai essere sul punto di raggiungerlo, a 4 metri di distanza dalla preda, il terzuolo si rese conto che non c’era più partita e mollò, centrandosi sopra il cane che nel frattempo era nuovamente in ferma.
Stavolta, come se si fosse reso conto dell’errore commesso nella precedente occasione, non salì molto (circa 120 metri, potrei stimare) e si mise centrato sul cane. Lanciammo un urlo al cane per farlo muovere dalla ferma ed alzare ed in alcuni secondi il beccaccino si dette alla fuga ed il terzuolo , con una picchiata quasi verticale, scese giù come se fosse sulle montagne russe fino a strappare il beccaccino dal cielo. Aveva raggiunto una tal velocità che il suo istinto naturale sembrava spingerlo a continuare il volo fino a trasportare la preda per quasi 500 metri.
"Alzammo forse 14 beccaccini in 15 minuti ed
a rinfrancare il fatto di non averne catturato
neanche uno, furono i 15 minuti più divertenti
di caccia al beccaccino che io abbia mai visto,
col falco che fece alcune picchiate veramente
impressionanti."
La maggior parte dei falconieri che conosco sarebbe stata tanto ansiosa di sapere dove era il proprio falco che gli sarebbe corsa dietro. Ma non Grant. E’davvero stupefacente vedere un falconiere così rilassato dopo un risultato così eccezionale.
Era tanto disinteressato al resto dell’azione che Grant si voltò verso di noi e disse senza alcuna preoccupazione:
<< Questo lo terrà impegnato per un bel po’, adesso vediamo il falco di Martin in azione >>.
Non fece i tempo a finire queste parole che il falco di Martin si stava dirigendo verso il cielo e i cani correvano in avanti.
Martin ci chiamò entusiasta e ci chiese di restare nei paraggi di modo che se il falco avesse agganciato una preda e non l’avesse trattenuta, avremmo potuto, con un po’ di fortuna trovarla e nasconderla. Sembrava una buona idea. Ad una tratto i suoi due cani si misero in ferma simultaneamente uno a 10 metri dall’altro. Uno dei due si trovava a 15 metri alla mia sinistra, mentre l’altro era quasi alla stessa distanza sulla destra. Il terzuolo si mise esattamente sopra ai cani e … urlo ai cani, beccaccino che si alza in volo, picchiata del pellegrino, preda legata … proprio come il falco di Grant! E questo fu solo il primo giorno. Il mio amico era venuto fino dall’Italia per provare la caccia al beccaccino col falco e in 5 minuti la giornata di caccia era terminata con 3 beccaccini alzati e 2 catturati! Il mio amico Italiano era stupefatto. Non credo che sperasse tanto! I due falconieri avevano fatto si che sembrasse così facile…!
Il giorno seguente dovevo lavorare, e Grant era tornato in Inghilterra. Sergio andò a caccia con Martin. Fece una grande gelata quella notte. Il becco dei beccaccini è morbido in punta e viene utilizzato come sensore durante la ricerca degli insetti nella torba. Non riescono a penetrare il duro terreno gelato, perciò si dirigono verso il fango, nelle zone più protette dei canali e dei fossi di drenaggio, lungo i ruscelli di irrigazione e i fiumi con canali intercalati. Sergio mi raccontò che il falco di Martin rimase in ala per 35 minuti. Ad un certo punto il suo falco si alzò tanto da perdersi di vista, quasi a 300 o 400 metri di altezza. Finalmente, il terzuolo scese fino ad essere visibile e poco dopo ad un’altezza più adeguata alla caccia al beccaccino. Dopo 35 minuti alzarono il primo beccaccino e in quel momento, così come era accaduto il giorno precedente, il falco si trovava in posizione ed altezza perfette per iniziare la sua picchiata verticale, agganciando la sua preda. Almeno in questo giorno Sergio si trovò nel fango per 3 minuti!
Mi ero tenuto libero anche il terzo giorno, nel quale ebbi la fortuna di assistere ad uno spettacolo unico. Ci recammo ad una torbiera poco distante da casa di Martin. Camminammo ai margini mentre i cani lavoravano uno a 50 metri dall’altro, poco distanti da noi, Martin ci chiese di restargli vicino. Procedendo, si alzò un’allodola 4 o 5 metri davanti a me e girò verso sinistra. Ma fu ignorata dal pellegrino, che in quel momento si trovava proprio sopra di me, più o meno a 80 – 100 metri di altezza.
L’allodola era salita di circa 3 metri, ma tutto era avvenuto con tanta rapidità che né Martin né Sergio si accorsero realmente su quale preda il falco stesse picchiando. Fortunatamente i sensi dell’allodola erano più efficaci dei nostri e il fatto che il pellegrino arrivasse a circa 3 metri da terra, restasse un po’in perlustrazione e poi atterrasse mi fece pensare che l’avesse mancata. Aveva forse raggiunto l’allodola? Ripensandoci poteva essere possibile. Ma il pointer inglese di Martin fece la sua prima ferma del giorno e questo fu uno stimolo sufficiente perché il falco si alzasse nuovamente in volo. In un istante il falco salì e salì fino a raggiungere un’altezza di 350 piedi (100 metri). Al grido, i cani ruppero la ferma e il beccaccino si alzò con forza, pochi metri davanti al cane. Con poderosi colpi d’ala si alzò in cerchi concentrici vicino a Martin e me, ad una distanza di non più di 20 metri, ma salendo allo stesso tempo. Il terzuolo picchiò proprio sopra le nostre teste e mi girai per vedere la picchiata verticale e poi verso l’altra per vedere la sua traiettoria e lo vidi agganciare il beccaccino in aria.
Tutto avvenne in meno tempo di quanto serve a leggere questa frase! Martin lanciò un’esclamazione di dissenso perché sperava di avere un po’ di tempo per migliorare la fitness del suo falco: eravamo stati fuori meno di dieci minuti! Il terzuolo, col beccaccino tra gli artigli, continuò per 150 metri ed atterrò su di un piccolo cumulo di torba, iniziando a consumare il meritato pasto. Per l’Italiano, osservare in tre giorni 3 picchiate del falco di Martin su 3 beccaccini con 3 catture significò un inverosimile 100%. Se oltretutto consideriamo i meravigliosi voli di Grant, catturammo in tutto 4 beccaccini su 5 alzati! Niente male, oltre al fatto che fu uno spettacolo incredibile.
Nella sua prima stagione Martin non aveva catturato neanche un beccaccino, ma forse ispirato dagli inglesi e sapendo che era fattibile, vi si era dedicato con fervore. Dedicò 3 anni ad addestrare il suo falco alla caccia al beccaccino in modo costante. In una sola stagione Martin cacciò 136 beccaccini col suo pellegrino che adesso ha 8 anni perciò Dio solo sa quanti altri ne catturerà. Sicuramente più di mille.
Gli ultimi due inverni sono stati più freddi del solito, con temperature sotto lo zero e neve, condizioni per niente buone per i beccaccini. A questo si sommò che il setter irlandese di Eric iniziò a perdere resistenza sul campo e iniziò a tradire falco e falconiere.
Quest’anno Eric ha un nuovo setter e spera di fare una stagione migliore, pari alla prima. Inoltre ha un terzuolo di due mute ed abbiamo impostato un progetto di falconeria insieme, con l’acquisto di un altro terzuolo in comune. Abbiamo addestrato il falco con l’aquilone per farlo stare a monte in modo da tenerlo centrato sopra di noi. Per ora fa il punto a 300 metri di altezza in 7 – 8 minuti ed in questo momento siamo nella fase in cui gli rilasciamo sotto prede in modo da distrarlo dall’aquilone e farlo centrare su falco e cane… E speriamo presto di avere una stagione di emozioni!
Il beccaccino è una bellissima preda.
Speriamo che ci ispiri e che ci tenga impegnati a lungo… con i nostri poderosi pellegrini!
Per maggiori informazioni sulla falconeria in Irlanda potete contattare l’autore tramite e-mail: info@kingdomfalconry.com
Eoghan Ryan, Presidente del’Irish Hawking Club.
Si ringrazia per la traduzione: Iacopo Stefanini
Riproduzione Riservata – Articolo pubblicato sulla rivista di falconeria “La Alcandara” edita dalla AECCA e pubblicato su www.falconeria.org, con il permesso della AECCA
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