Inseguire i piccioni, senza ucciderli questo l’ insegnamento dei falconieri
Anna Fumera e Bernardo Bendotti sono i “bird controller” che collaborano al progetto della Provincia
“Per fare al meglio il nostro lavoro è fondamentale capire la psicologia dei piccioni, sapersi mettere nei loro panni”. Anna Flumeri è l’esperta di “bird control” a cui la Provincia di Milano si è affidata per liberare una trentina di scuole superiori del territorio dalle colonie di piccioni che le infestano da anni. Lei e il collega Bernardo Bendotti, i “falconieri di Podestà”, useranno i falchi come “dissuasori naturali” per tenere alla larga i volatili indesiderati.
“Gli animalisti più agguerriti si rifiutano di ammettere questo dato di fatto – spiega Anna – ma i piccioni sono una delle specie più invasive che esistano. Una coppia di questi uccelli genera dieci nidiate l’anno. I loro escrementi danneggiano gli edifici e provocano malattie come salmonellosi e toxoplasmosie i predatori naturali che dovrebbero limitarne il numero, ovvero i falchi, non sono più così diffusi da arrestare questa crescita vertiginosa. Noi puntiamo solo a ristabilire l’equilibrio”.
Peraltro senza provocare vittime, perché i falchi che vengono impiegati nel bird control sono addestrati a inseguire i piccioni, non ad ucciderli. “Mangiano solo dalle nostre mani e, sin dall’età di sei mesi, sono preparati per questo tipo di attività – sottolinea Bernardo Bendotti – Chiaramente non tutti i rapaci sono adatti. Se dopo alcune prove ci rendiamo conto che l’animale non si trova a suo agio, gli affidiamo compiti diversi, a partire dalla tradizionale attività venatoria”.
La coppia di falconieri si dedicano ormai da anni alla bonifica di aree industriali e di luoghi pubblici dove il numero dei piccioni supera il livello di guardia. “Usiamo la tecnica dell’allontanamento – continua Bendotti – Liberiamo i falchi alla sera, quando i piccioni tornano a dormire alla colombaia, per turbarli e costringerli a cercare un altro posto dove nidificare. Di solito dopo le prime quattro o cinque uscite si vedono già i primi risultati, ma la durata degli interventi è variabile”.
Qui entra in gioco la psicologia dei volatili: “La prima sera non ci sono mai problemi perché i piccioni vengono colti di sorpresa dalla presenza di un predatore in città – spiega Anna Flumeri – Poi però si fanno più attenti e sospettosi e i più furbi si spostano in una zona diversa dell’edificio, senza allontanarsi troppo. A quel punto bisogna cambiare la periodicità degli interventi. Non tutte le sere, ma a giorni alterni e in seguito un paio di volte alla settimana per mantenere gli effetti. Bisogna essere il più possibile imprevedibili, in modo da convincerli che fermarsi in quel luogo è veramente pericoloso”.
Tratto da http://milano.repubblica.it
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