“La tradizione della falconeria ha origini molto antiche e i falchi sono un simbolo culturale importante”
La falconeria, un tempo, era praticata da beduini per cacciare. Oggi, è uno sport ad Abu Dhabi.
Non è una disciplina facile, perchè i falchi non sono semplici da domare. I falconieri impiegano molto tempo, diversi mesi, per addestrarli a cacciare.
Cerchiamo di capire insieme come ci si prende cura di questi rapaci, come vengono impiegati nelle gare, il loro addestramento, la distinzione di sesso, il loro valore in termini monetari ed affettivi, il rapporto con l’uomo, la loro provenienza, di cosa si nutrono e le attività turistiche organizzate con loro.
Il The Abu Dhabi Falcon Hospital è l’unica clinica governativa presente ad Abu Dhabi.
Margit Gabriele Muller, la dottoressa veterinaria e direttrice della clinica, con 18 anni di esperienza alle spalle nella cura dei falchi, un dottorato in “studi sul bumblefoot, una malattia che colpisce i falchi usati per la caccia negli Emirati Arabi”, ci spiega, e autrice di un libro dal titolo ‘Manuale pratico di Zootecnia della medicina dei falchi‘, ci parla della clinica: “ilthe Abu Dhabi Falcon Hospital ha aperto nel 1999 e, ad oggi, è l’ospedale più grande del mondo specializzato nella cura dei falchi. Vengono persone da tutto il mondo, inclusi i campioni che fanno competizioni con i falchi, portando con sè i rapaci per curarne da eventuali malattie o infezioni, disponendo il centro di trattamenti high tech e potendo seguire il volatile con l’uso di tecniche di riabilitazione ad hoc. Ospitiamo i falchi in aree apposite, molto spaziose e il falconiere ha una scelta ampia sulle dimensioni della voliera che preferisce, in base alla disponibilità ovviamente”.
“I servizi che proponiamo hanno costi ragionevoli. Possiamo ‘ospitare’ fino a 250 falchi alla volta e la nostra struttura fa ricerche in merito alle malattie contratte dai falchi (conseguendo ottimi risultati, due malattie sono state scoperte di recente con relative pubblicazioni); ci occupiamo anche della riproduzione di questi animali, così per chi fosse interessato possiamo seguire questa fase passo passo e dare tutte le informazioni del caso; tramite programmi di stage e pubblicazioni cerchiamo di sensibilizzare le persone all’attenzione e alla conoscenza di questi animali meravigliosi, anche per quanto riguarda il loro allevamento; dal 2007 abbiamo aperto le porte a chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo e conoscerlo più da vicino, quindi la clinica è una delle maggiori attrazioni quando si visita Abu Dhabi”.
Tradizione vuole anche che ci siano competizioni tra i falchi, ammaestrati da esperti falconieri. Uno di questi, Hamdan Bin Mejren, ha conseguito molte vittorie sul campo.Vincere è semplicemente una soddisfazione per il duro lavoro fatto dal falco e il falconiere che si addestrano senza sosta per mesi. Insieme hanno raggiunto risultati al top nei campionati di falconeria organizzati dall’HHC, ossia l’Hamdan Bin Mohammed Heritage Centre, e sotto il patrocinio di Shaikh Hamdan bin Mohammed bin Rashid bin Saeed Al Maktoum, principe ereditario di Dubai.
Hamdan Bin Mejren in un’intervista al ‘Khaleej Times‘ ha affermato: «Il mio falco si chiama Yerrat, dalla parola araba che descrive i movimenti rapidi e fluidi delle ali del falco. Yerrat, fino ad oggi, ha impressionato tutti con la sua velocità e le sue abilità. Credo sia uno dei falchi più veloci della storia. Per dare qualche esempio: quest’anno su 400 metri ha impiegato 18.035 secondi, l’anno scorso 15.555. Un tempo raggiunto ad Abu Dhabi, dove non ci sono giacche da vento per i rapaci, come a Dubai. Quindi il vento può fare la differenza nelle competizioni. E quando il vento è della parte del falco, spingendolo ancora di più, si ha anche fortuna e non sempre succede. Trascorro 6 mesi l’anno con i falchi, dalla fine di agosto all’inizio di aprile. Quindi devi essere davvero in simbiosi con loro e ti devono piacere moltissimo. Così è per me. È davvero un lavoro immenso, da mattina a sera in compagnia dei miei amici. Poi, per i restanti mesi dell’anno, mi rilasso. Questa è la mia vita: 6 mesi di lavoro e 6 mesi di riposo. Ad oggi sto crescendo 40 volatili, selezionando in modo accurate i migliori. Me ne accorgo da come interagiscono quando do loro da mangiare: se non sono collaborativi, non perdo troppo tempo e li cedo (senza pretendere soldi in cambio) ad altri».
Non avendo molto tempo, Hamdan deve focalizzare la propria attenzione solo sui falchi in grado di vincere delle gare. Non potendosi occupare di tutti, preferisce dare via quelli che non ritiene opportuno seguire a persone che possano prendersene cura in modo appropriato.
Al centro arrivano quando hanno pochi mesi di vita, oppure un pò più grandi, ma massimo due anni. Non crescono moltissimo in dimensioni, ma invecchiano e si nota osservando le ossa.
Inizialmente, allo stato ancora brado, sono selvaggi e spaventati per loro natura. Provengono da una voliera o da una gabbia ed hanno avuto pochi contatti con umani. Hamdan dice anche che: «è quando si nega loro da mangiare che diventano davvero affamati, tanto che si avvicinano loro a me a pretendere il cibo. Iniziano a mangiare dalla mia mano e piano piano mi riconoscono, diventando tutto più semplice. Quindi la prima fase dell’addestramento è difficile sì, ma molto eccitante. È come aprire una scatola: solo una volta scartata si capisce se sono falchi per cui vale la pena perdere tempo o meno».
Di solito i maschi sono più aggressivi delle femmine. Anche se si passa molto tempo con i maschi, questi tendono ad essere vivaci ed irrequieti. Hamdan ha sempre graffi sulle mani. Non attaccano mai l’uomo, se non per proteggere il loro nido.
E’ difficile farsi dire il valore dei falchi dai falconieri, che sembrano molto affezionati agli animali. Possono costare anche 20.000 dollari, il prezzo varia a seconda delle caratteristiche e delle abilità nella caccia e nelle performance durante le competizioni. Per esempio Hamdan, in un’intervista, sempre al ‘Khaleej Times‘ rivela che non venderebbe mai uno dei suoi falchi, per nessun prezzo, anche fosse molto alto. «Mi innamoro del falco dal momento in cui apre gli occhietti. A casa mia ci sono più falchi di persone».
Alcuni campioni hanno iniziato la loro carriera con la caccia, quando non c’erano ancora le gare. Hamdan ha una fattoria dove si trovano quasi tutti i rapaci, alcuni li ha anche in casa, tra cui uno che non ha mai vinto una gara, ma che è molto caro af Hamadan, perché ha un legame affettivo molto stretto, che nemmeno Hamdan sa spiegare. Purtroppo non tutti i falchi riconoscono i propri addestratori, ma alcuni sì e quando succede è magia.
I falchi migliori provengono dalla Scozia, dove l’aria fresca e pulita fvorisce l’allevamento dei rapaci. Darren Chilton è un fornitore e contatto chiave per Dubai. Fornisce a Dubai i migliori falchi, i girfalchi, che sono simili ai pellegrini, ma maggiori in dimensioni, con un piumaggio più chiaro e la coda più allungata. Si affeziona ai rapaci, ma quando è tempo di darli via lì mette su un volo in direzione UAE. Alleva falchi dal 1989. Spesso questi volatili si ammalano in Scozia, perchè, stando in stanze con aria condizionata per la maggior parte del tempo, prendendo spesso delle infezioni alle vie respiratorie e ai polmoni chiamate ‘aspergillosis’.
Ci sono anche falchi che vengono dall’Artico. Lì l’aria fredda e sterile aiuta i falchi a sviluppare un sistema immunitario più forte.
I veterinari, sempre più specializzati, riescono a curare al meglio questi animali, come nel caso del the Abu Dhabi Falcon Hospital.
I falchi cacciano le loro prede, che di solito sono le pernici bianche, conigli, oche,donnole, lemming e scoiattoli. Se si trovano sulle rive di corsi d’acqua e del mare igabbiani e le anatre sono il loro cibo preferito. Le tecniche di caccia sono leggermente diverse se si parla di girflachi o pellegrini: i primi inseguono la preda anche per un lungo periodo, i secondi sono più rinunciatari e si stancano presto di cacciare la preda, quindi devono essere lanciati dal falconiere molto più vicino ad essa.
Ci sono strutture negli Emirati Arabi che propongono attività molto particolari per gli ospiti dell’albergo che vedono protagonisti i falchi.
Uno di questi è il Qasr Al Sarab Desert Rose & Spa by Antara, tra le dune del deserto di Liwa, che fa parte del deserto del Rub al Khali. Qui, oltre a passeggiate nel deserto, yoga immersi tra le dune, gite in dromedario e a cavallo anche verso l’oasi di Liwa, giri con fat bike, bici ad hoc per il deserto, e tiro con l’arco, vengono organizzati spettacoli con falchi e saluki. Questo, di solito programmato due volte al giorno a partire dal mese di ottobre, è un evento molto gettonato, che piace al pubblico, perchè formativa, in quanto avvicina alla tradizione della caccia in deserto.
“Gli ospiti hanno la possibilità di sperimentare un’esperienza molto tradizionale interagendo con i locali e imparando tecniche tradizionali della caccia e ascoltando storie sulla caccia stessa usando questi meravigliosi falchi. Il tutto in un contesto spettacolare, il deserto Liwa. Sia adulti che bambini adorano questo spettacolo, il più apprezzato tra tutti quelli che abbiamo da offrire, lo devo ammettere. Il costo è anche abbastanza contenuto: circa 310 AED (75 Euro) per gli adulti e 235 AED (57 Euro) per i bambini. Per la tradizione degli Emirati è molto importante lo sport della falconeria, perchè ha origini molto antiche. È praticato da millenni. I falchi sono dunque diventati un simbolo culturale della regione per via delle loro abilità e della loro personalità”, ci racconta il responsabile marketing della struttura, Sammar Hattab. Quattro falchi cacciano prede prelibate in uno spettacolo di voli in picchiata, il tutto mentre due saluki, cani di una razza molto antica, corrono a prendere la preda. I saluki sono molto particolari e, come i falchi, hanno tradizioni importanti: viaggiando per in lungo e in largo per il Medio Oriente e la via della seta insieme alle carovane e i nomadi, a loro molto fedeli, sono da sempre conosciuti come ottimi cacciatori, perchè sono velocissimi, correndo anche più di 75 km. orari. Hanno da sempre rappresentato un aiuto fondamentale per la sopravvivenza delle tribù beduine.
fonte: http://www.lindro.it/
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